Santa Messa nell’ex Stadio Romagnoli a Campobasso
Saluto agli ammalati nella Cattedrale di Campobasso
Pranzo con i poveri nella "Casa degli Angeli" a Campobasso
Santa Messa nell’ex Stadio Romagnoli a Campobasso
Alle ore 10 di questa mattina, nell’ex Stadio Romagnoli di Campobasso, il Santo Padre Francesco ha presieduto la Concelebrazione Eucaristica per i fedeli dell’arcidiocesi di Campobasso-Boiano. Al termine della Santa Messa l’Arcivescovo S.E. Mons. Giancarlo Maria Bregantini ha rivolto al Papa un indirizzo di saluto.
Nel corso del rito, dopo la proclamazione del Santo Vangelo, il Papa ha pronunciato l’omelia che riportiamo di seguito:
Omelia del Santo Padre
«La sapienza liberò dalle sofferenze coloro che la servivano» (Sap 10,9).
La prima Lettura ci ha ricordato le caratteristiche della sapienza divina, che libera dal male e dall’oppressione quanti si pongono al servizio del Signore. Egli, infatti, non è neutrale, ma con la sua sapienza sta dalla parte delle persone fragili, delle persone discriminate e oppresse che si abbandonano fiduciose a Lui. Questa esperienza di Giacobbe e di Giuseppe, narrata nell’Antico Testamento, fa emergere due aspetti essenziali della vita della Chiesa: la Chiesa è un popolo che serve Dio; e la Chiesa è un popolo che vive nella libertà donata da Lui.
Anzitutto noi siamo un popolo che serve Dio. Il servizio a Dio si realizza in diversi modi, in particolare nella preghiera e nell’adorazione, nell’annuncio del Vangelo e nella testimonianza della carità. E sempre l’icona della Chiesa è la Vergine Maria, la «serva del Signore» (Lc 1,38; cfr 1,48). Subito dopo aver ricevuto l’annuncio dell’Angelo e aver concepito Gesù, Maria parte in fretta per andare ad aiutare l’anziana parente Elisabetta. E così mostra che la via privilegiata per servire Dio è servire i fratelli che hanno bisogno.
Alla scuola della Madre, la Chiesa impara a diventare ogni giorno "serva del Signore", ad essere pronta a partire per andare incontro alle situazioni di maggiore necessità, ad essere premurosa verso i piccoli e gli esclusi. Ma il servizio della carità siamo chiamati tutti a viverlo nelle realtà ordinarie, cioè in famiglia, in parrocchia, al lavoro, con i vicini… E’ la carità di tutti i giorni, la carità ordinaria.
La testimonianza della carità è la via maestra dell’evangelizzazione. In questo la Chiesa è sempre stata "in prima linea", presenza materna e fraterna che condivide le difficoltà e le fragilità della gente. In questo modo, la comunità cristiana cerca di infondere nella società quel "supplemento d’anima" che consente di guardare oltre e di sperare.
È quello che anche voi, cari fratelli e sorelle di questa Diocesi, state facendo con generosità, sostenuti dallo zelo pastorale del vostro Vescovo. Vi incoraggio tutti, sacerdoti, persone consacrate, fedeli laici, a perseverare su questa strada, servendo Dio nel servizio ai fratelli, e diffondendo dappertutto la cultura della solidarietà. C’è tanto bisogno di questo impegno, di fronte alle situazioni di precarietà materiale e spirituale, specialmente di fronte alla disoccupazione, una piaga che richiede ogni sforzo e tanto coraggio da parte di tutti. Quella del lavoro è una sfida che interpella in modo particolare la responsabilità delle istituzioni, del mondo imprenditoriale e finanziario. È necessario porre la dignità della persona umana al centro di ogni prospettiva e di ogni azione. Gli altri interessi, anche se legittimi, sono secondari. Al centro c’è la dignità della persona umana! Perché? Perché la persona umana è immagine di Dio, è stata creata ad immagine di Dio e tutti noi siamo immagine di Dio!
Dunque la Chiesa è il popolo che serve il Signore. Per questo è il popolo che sperimenta la sua liberazione e vive in questa libertà che Egli le dona. La vera libertà la dà sempre il Signore. La libertà anzitutto dal peccato, dall’egoismo in tutte le sue forme: la libertà di donarsi e di farlo con gioia, come la Vergine di Nazareth che è libera da sé stessa, non si ripiega sulla sua condizione – e ne avrebbe ben avuto il motivo! – ma pensa a chi in quel momento ha più bisogno. E’ libera nella libertà di Dio, che si realizza nell’amore. E questa è la libertà che ci ha donato Dio, e noi non dobbiamo perderla: la libertà di adorare Dio, di servire Dio e di servirlo anche nei nostri fratelli.
Questa è la libertà che, con la grazia di Dio, sperimentiamo nella comunità cristiana, quando ci mettiamo al servizio gli uni degli altri. Senza gelosie, senza partiti, senza chiacchiere... Servirci gli uni gli altri, servirci! Allora il Signore ci libera da ambizioni e rivalità, che minano l’unità della comunione. Ci libera dalla sfiducia, dalla tristezza – questa tristezza è pericolosa, perché ci butta giù; è pericolosa, state attenti! Ci libera dalla paura, dal vuoto interiore, dall’isolamento, dai rimpianti, dalle lamentele. Anche nelle nostre comunità infatti non mancano atteggiamenti negativi, che rendono le persone autoreferenziali, preoccupate più di difendersi che di donarsi. Ma Cristo ci libera da questo grigiore esistenziale, come abbiamo proclamato nel Salmo responsoriale: «Sei tu il mio aiuto e la mia liberazione». Per questo i discepoli, noi discepoli del Signore, pur rimanendo sempre deboli e peccatori - tutti lo siamo! -, ma pur rimanendo deboli e peccatori, siamo chiamati a vivere con gioia e coraggio la nostra fede, la comunione con Dio e con i fratelli, l’adorazione a Dio e ad affrontare con fortezza la fatiche e le prove della vita.
Cari fratelli e sorelle, la Vergine Santa, che venerate in particolare col titolo di "Madonna della Libera", vi ottenga la gioia di servire il Signore e di camminare nella libertà che Egli ci ha donato: nella libertà dell’adorazione, della preghiera e del servizio agli altri. Maria vi aiuti ad essere Chiesa materna, Chiesa accogliente e premurosa verso tutti. Ella sia sempre accanto a voi, ai vostri malati, ai vostri anziani, che sono la saggezza del popolo, ai vostri giovani. Per tutto il vostro popolo sia segno di consolazione e di sicura speranza. Che la "Madonna della Libera" ci accompagni, ci aiuti, ci consoli, ci dia pace e ci dia gioia!
[01099-01.01] [Testo originale: Italiano]
Saluto agli ammalati nella Cattedrale di Campobasso
Terminata la Celebrazione della Santa Messa, Papa Francesco ha raggiunto in auto la Cattedrale di Campobasso. Qui, dopo l’adorazione del Santissimo Sacramento e un momento di preghiera sulle tombe dei Vescovi Alberto Romita (morto nel 1939) e Secondo Bologna (Arcivescovo di Campobasso dal 1940 al 1943, morto sotto il bombardamento della Città il 10 ottobre 1943), ha salutato una rappresentanza di ammalati.
[01100-01.01]
Pranzo con i poveri nella "Casa degli Angeli" a Campobasso
Concluso l’incontro con gli ammalati in Cattedrale, il Santo Padre si è trasferito in auto alla "Casa degli Angeli" di Campobasso dove ha pranzato insieme ai poveri assistiti dalla Caritas diocesana e inaugurato così la nuova struttura caritativa della diocesi, che prende da ora il nome di Casa degli Angeli Papa Francesco.
Dopo il pranzo con i poveri, il Papa si è recato all’eliporto dell’Università del Molise da dove, verso le 14.45, è decollato alla volta del Santuario di Castelpetroso.
[01101-01.01]
[B0496-XX.02]