CELEBRAZIONE EUCARISTICA PRESIEDUTA DAL CARDINALE TARCISIO BERTONE NELLA CATTEDRALE CATTOLICA DI ASTANA IN KAZAKHSTAN E CONSEGNA DELLE RELIQUIE DI S. ANDREA APOSTOLO ● OMELIA DELL’EM.MO CARDINALE SEGRETARIO DI STATO
● PAROLE DELL’EM.MO CARD. TARCISIO BERTONE PER LA CONSEGNA DELLE RELIQUIE DI S. ANDREA APOSTOLO
Nel corso della visita pastorale che sta compiendo in Kazakhstan a margine del Vertice dell’OSCE a cui ha preso parte nei giorni scorsi, il Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone ha presieduto oggi - memoria liturgica di san Francesco Saverio - una Celebrazione Eucaristica nella Cattedrale Cattolica di Astana.
Al termine della Santa Messa iniziata alle ore 18 locali (le 13 ora di Roma), il Card. Bertone consegna, come già fatto nella Cattedrale ortodossa di Astana il 30 novembre scorso, un frammento delle Reliquie dell’apostolo sant’Andrea, che sono conservate ad Amalfi, in Italia.
Pubblichiamo di seguito l’omelia pronunciata dal Cardinale Tarcisio Bertone, S.D.B., e il suo saluto al momento della consegna delle reliquie dell’apostolo sant’Andrea:
● OMELIA DELL’EM.MO CARDINALE SEGRETARIO DI STATO
Cari Confratelli nell’episcopato e nel sacerdozio,
cari fratelli e sorelle nel Signore!
Con viva gioia celebro con voi questa solenne Liturgia nella memoria liturgica di san Francesco Saverio, infaticabile predicatore del Vangelo ai popoli dell’Asia. Il mio saluto va anzitutto a Sua Eccellenza Monsignor Tomash Peta, Arcivescovo Metropolita di Maria Santissima in Astana, che ringrazio per le cordiali parole che mi ha rivolto; saluto fraternamente il Nunzio Apostolico Sua Eccellenza Monsignor Miguel Maury Buendía e tutti i Presuli presenti, provenienti dai Paesi limitrofi. Porgo il mio deferente pensiero alle distinte Autorità che ci onorano con la loro partecipazione. Un caloroso saluto porgo, inoltre, ai religiosi e alle religiose e a ciascuno di voi, carissimi fratelli e sorelle, che avete voluto prendere parte a questa solenne celebrazione eucaristica, nella quale, a nome di Sua Santità Benedetto XVI, consegnerò solennemente a voi, come ho già fatto nella Cattedrale ortodossa, le Reliquie dell’apostolo sant’Andrea. A questa amata Chiesa e a tutti voi trasmetto l’affettuosa benedizione del Santo Padre, benedizione che Egli estende alle vostre famiglie e ai vostri cari, particolarmente a coloro che sono malati o stanno vivendo momenti di prova e di difficoltà.
Nei giorni scorsi ho partecipato al Vertice dei Capi di Stato e di Governo dei Paesi dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa; approfittando di questa occasione, si è tenuta una visita bilaterale con le autorità del vostro Paese, nel cui contesto ho potuto incontrare il Presidente della Repubblica, S.E. il Signor Nursultan A. Nazarbayev; questi incontri si inseriscono nel quadro della necessaria collaborazione tra la Chiesa e lo Stato, volta all’edificazione di una società giusta e solidale, a vantaggio di tutti. Per questo, anche in un Paese multireligioso, multietnico e multiculturale come il Kazakhstan, in cui i fedeli cattolici sono cittadini in senso pieno di questa terra, non si manca di porre in essere ogni forma di intesa con le istituzioni civili, per il maggior bene dell’intera popolazione. In pari tempo, ho voluto incontrare i Responsabili delle principali Comunità religiose del Paese, l’Islam e l’Ortodossia. Occorre infatti incoraggiare la collaborazione, in particolare quella tra cristiani e musulmani, perché, nel rispetto reciproco, ci si impegni ogni giorno, fianco a fianco, nell’umile ricerca della volontà di Dio.
Nel recarmi in questo amato Paese, ho desiderato ardentemente di poter celebrare l’Eucarestia con Voi, vescovi, sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, fedeli laici, per condividere quanto abbiamo di più caro, il Sacrificio eucaristico, che, al di là di ogni lontananza, ci unisce nella carità e, quali membra dello stesso corpo, ci rende comunità e famiglia di Dio. Senza l’odierna celebrazione eucaristica, momento ecclesiale così importante e significativo, la mia visita nel vostro Paese sarebbe stata incompleta. Infatti, l’Eucaristia è la fonte da cui scaturisce la Comunità ecclesiale e il fondamento su cui essa si edifica (cfr Conc. Vat. II, Cost. Lumen gentium, 11); per questo ci siamo riuniti attorno all’altare, per cibarci dell’unico Corpo del Signore, esprimendo così l’unità che c’è tra di noi, la comunione della Chiesa del Kazakhstan con il successore dell’apostolo Pietro, che presiede alla carità. Questa unità si fonda sulla fede di Gesù, testimoniata nei secoli, in questa terra asiatica, da numerosi cristiani, anche attraverso dure persecuzioni; alcuni di questi, fedeli servitori della Chiesa, che avevano manifestato la loro fede nel Signore Risorto, sono stati chiamati alla testimonianza suprema attraverso il sacrificio della propria vita. La consegna delle Reliquie dell’apostolo Andrea, oltre a significare l’apostolicità della fede professata da questa Chiesa particolare, ci richiama la necessità di conformare in tutto la nostra vita a Gesù, nostro Signore; la necessità di testimoniare il Vangelo con il dono totale di noi stessi, fosse anche fino all’effusione del sangue. Nell’odierna celebrazione eucaristica vogliamo unirci alla preghiera della Chiesa intera, che intercede per la salvezza di ogni uomo, e nel rendere lode al Padre per la vita che ci ha donato nel suo Figlio Gesù, invochiamo dal Signore abbondant
i doni spirituali per questa terra che, attraverso i suoi martiri, nei secoli ha dato una così significativa testimonianza di fedeltà al Vangelo. Dalla quotidiana celebrazione del Mistero pasquale la Chiesa in Kazakhstan è chiamata ad attingere ispirazione e forza, per poter continuare a testimoniare efficacemente la fede anche nel mondo secolarizzato di oggi. Anche a noi l’apostolo Pietro raccomanda: "adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi" (1Pt 3,15).
All’inizio di questa celebrazione abbiamo invocato da Dio, per la Comunità cristiana del Kazakhstan, così come per tutta la Chiesa, la grazia di ardere dello stesso fervore di carità che animò san Francesco Saverio. Siamo qui radunati nel giorno della memoria liturgica del grande apostolo del continente Asiatico. Francesco nacque a Xavier il 7 aprile del 1506 da una famiglia nobile, da cui ricevette una educazione solida e accurata; studiò Teologia alla Sorbona di Parigi, ove conobbe Ignazio di Loyola, con il quale strinse amicizia e condivise la vocazione di spendersi totalmente per la maggior gloria di Dio. Con lui fondò il nucleo primitivo da cui ebbe origine la Compagnia di Gesù, una fraternità sacerdotale a servizio del Vescovo di Roma, a lui legata dalla disponibilità incondizionata. Fu così che, divenuto sacerdote, Francesco partì come Legato Pontificio per le Indie Orientali, dove, negli 11 anni seguenti, cioè fino alla morte, si spese totalmente per il Vangelo e il suo messaggio salvifico di amore e di pace. Il motivo che ha spinto il Saverio a lasciare la sua patria e l’Europa, e a raggiungere luoghi sconosciuti, in mezzo a popoli di culture totalmente diverse, è stato, in ultima istanza, il Vangelo, la passione per la verità, il desiderio di far incontrare ad ogni uomo il suo Salvatore, di fargli conoscere il senso della propria vita; oggi lo veneriamo come l’apostolo del continente Asiatico, e lo invochiamo perché, in questa sua regione centrale, "la parola del Signore corra e sia glorificata" (2Ts 3,1).
Cari fratelli e sorelle, in questo tempo liturgico di Avvento ci stiamo preparando alla contemplazione del mistero di Dio che si è fatto uomo per la nostra salvezza. Gesù si è fatto uno di noi per svelarci il volto del Padre, che è Amore: "Dio si fa conoscere a noi come mistero di amore infinito" (BENEDETTO XVI, Esort. ap. Verbum Domini, 6). Gesù poi ha manifestato questo amore donando se stesso per noi, fino al sacrificio della Croce, per donarci una vita che non ha fine. Al mistero dell’Incarnazione fa riferimento il profeta Isaia nella prima lettura che abbiamo ascoltato: i figli di Giacobbe vedranno "l’opera delle mie mani tra loro, santificheranno il mio nome …e temeranno il Dio di Israele" (cfr Is 29,23-24). L’Emmanuele, il Dio con noi, è Colui che compie l’opera di Dio, Colui che ci fa passare dalle tenebre del peccato ad una vita illuminata dalla sua grazia; egli nasce nella grotta di Betlemme per portare all’uomo la luce della Verità. Profittiamo di questo tempo, che la provvidenza divina ci dona, per disporci ad accogliere la sua venuta. A lui chiediamo, come i due ciechi di cui ci parla l’evangelista Matteo nel Vangelo, di avere pietà anche di noi, di aprire i nostri occhi, perché sappiamo riconoscere i segni della sua venuta, perché possiamo vedere di quale grande amore ci ha amato.
Cari fratelli e sorelle, in questa Eucaristia ci accostiamo al Vivente che ha vinto la morte, partecipiamo della sua morte e della sua resurrezione, riceviamo il suo Spirito datore di vita, attingiamo dal suo Cuore sostegno e consolazione, per camminare verso l’incontro definitivo con il nostro Salvatore. Il Signore Gesù ci doni, nel suo nuovo avvento, di sperimentare nell’intimo la sua presenza purificatrice, ci liberi dalle nostre tenebre e, nel comunicarci la sua vita, ci doni la santità. Maria, Regina della Pace, a cui il Kazakhstan si è consacrato, ottenga a questa Chiesa di essere sempre fedele al Signore nella comunione fraterna e la guidi alla pienezza del banchetto del Cielo.
Dio benedica il Kazakhstan e doni a tutti voi la sua pace!
[01744-01.01] [Testo originale: Italiano]
● PAROLE DELL’EM.MO CARD. TARCISIO BERTONE PER LA CONSEGNA DELLE RELIQUIE DI S. ANDREA APOSTOLO
Cari fratelli e sorelle!
Prima di procedere alla consegna delle venerate Reliquie dell’Apostolo sant’Andrea, da voi particolarmente amato, desidero esprimervi la mia viva gratitudine per la vostra partecipazione così attenta e devota a questa solenne Celebrazione eucaristica. Come ho già accennato, per incarico del Santo Padre Benedetto XVI, sono lieto di consegnare al vostro Arcivescovo Metropolita, Mons. Tomash Peta, un frammento delle Reliquie di sant’Andrea, conservate in Italia, nella città di Amalfi. Analogo gesto ho compiuto nei giorni scorsi nella Cattedrale ortodossa dell’Assunzione. D’ora in poi, le due Chiese sorelle di Astana saranno accomunate anche dalla venerazione di queste Reliquie, i cui due frammenti, affidati uno alla Comunità ortodossa e l’altro a quella cattolica, provengono da un unico nucleo.
Questa significativa coincidenza esprime, ancor meglio delle parole, il fervido impegno che deve caratterizzare i Cristiani per progredire nel cammino verso l’unità voluta dal Signore. L’unità è la nostra comune vocazione; è la condizione perché la luce di Cristo si diffonda più efficacemente in ogni angolo del mondo e gli uomini si convertano e siano salvati. Sì, cari amici, noi abbiamo il compito di essere, sempre e in ogni luogo, "sale della terra" e "luce del mondo" (Mt 5,13.14). La piena ricomposizione dell’unità dei cristiani darà maggiore efficacia all’evangelizzazione. Voglia Iddio concederci di raggiungere presto tale auspicato traguardo!
[01745-01.01] [Testo originale: Italiano]
[B0756-XX.01]