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CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DELL’ESORTAZIONE APOSTOLICA POSTSINODALE DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI VERBUM DOMINI, 11.11.2010


CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DELL’ESORTAZIONE APOSTOLICA POSTSINODALE DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI VERBUM DOMINI

INTERVENTO DELL’EM.MO CARD. MARC OUELLET, P.S.S.

INTERVENTO DI S.E. MONS. NIKOLA ETEROVI

INTERVENTO DEL REV.MO MONS. FORTUNATO FREZZA

Alle ore 12 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, ha luogo la Conferenza Stampa di presentazione dell’Esortazione Apostolica Postsinodale di Sua Santità Benedetto XVI Verbum Domini, che raccoglie le riflessioni e le proposte emerse dalla XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi svoltasi in Vaticano nell’ottobre del 2008 sul tema: La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa.
Intervengono alla Conferenza Stampa: l’Em.mo Card. Marc Ouellet, P.S.S., Prefetto della Congregazione per i Vescovi; S.E. Mons. Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura; S.E. Mons. Nikola Eteroviƒ, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi e Mons. Fortunato Frezza, Sotto-Segretario del Sinodo dei Vescovi.
Pubblichiamo di seguito gli interventi dell’Em.mo Card. Marc Ouellet, P.S.S., di S.E. Mons. Nikola Eteroviƒ e del Rev.mo Mons. Fortunato Frezza:

INTERVENTO DELL’EM.MO CARD. MARC OUELLET, P.S.S.

"Mentre diceva questo, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!». Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!»1. Alla folla che sente il grido di ammirazione di questa donna, colpita dalla sua predicazione, Gesù replica: Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano.

L’Esortazione apostolica post-sinodale Verbum Domini su la Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa, è la ripresa da parte della Chiesa di questa risposta di Gesù, nella coscienza ch’essa da venti secoli ha di dare testimonianza nel mondo e per il mondo della Parola di Dio. Al Concilio Vaticano II, la Chiesa esprimeva in questo modo il contenuto essenziale della Rivelazione: «Dio invisibile nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi, per invitarli e ammetterli alla comunione con sé»2.

L’Esortazione apostolica Verbum Domini riprende lo stesso messaggio a quarantacinque anni di distanza: «Dio si fa conoscere a noi come mistero di amore infinito in cui il Padre dall’eternità esprime la sua Parola nello Spirito Santo. Perciò il Verbo, che dal principio è presso Dio ed è Dio, ci rivela Dio stesso nel dialogo di amore tra le Persone divine e ci invita a partecipare ad esso»3.

A. Il paradigma mariano della rivelazione

Prendendo ispirazione dalla Parola di Dio così come essa è svelata nella sua profondità trinitaria e cristologica nel prologo di San Giovanni e negli scritti paolini4, l’Esortazione post-sinodale sviluppa una visione dinamica e dialogica della Rivelazione, nella linea della Costituzione conciliare Dei Verbum. In effetti, la rivelazione cristiana non offre in primo luogo un’informazione privilegiata nei riguardi di Dio, questo Dio sconosciuto che tutte le religioni del mondo si sforzano di avvicinare a tentoni5. La rivelazione cristiana è essenzialmente una chiamata al dialogo, una Parola creatrice di evento e di incontro, di cui la Chiesa fa esperienza sin dalle sue origini.

Papa Benedetto XVI ha tradotto in una celebre formula questo carattere di evento della rivelazione: «Abbiamo creduto all'amore di Dio - scrive il Santo Padre - così il cristiano può esprimere la scelta fondamentale della sua vita. All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva»6. Il cristianesimo non è dunque il frutto d’una saggezza umana o d’una idea geniale ma di un incontro e di una alleanza con una Persona che dà all’esistenza umana il suo decisivo orientamento e la sua forma.

In quest’ottica, la figura della Vergine Maria che ha cooperato al mistero dell’Incarnazione del Verbo, rimane l’insuperabile paradigma del fecondo rapporto della Chiesa alla Parola di Dio. Ecco perché il Santo Padre assume in modo molto esplicito al numero 28 della Verbum Domini la prospettiva mariana formulata dal Sinodo: «L’attenzione devota e amorosa alla figura di Maria come modelle e archetipo della fede della Chiesa, è di importanza capitale per operare anche oggi un concreto cambiamento di paradigma nel rapporto della Chiesa con la Parola, tanto nell’atteggiamento di ascolto orante quanto nella generosità dell’impegno per la missione e l’annuncio».

L’Esortazione Verbum Domini risponde così a ciò di cui ha bisogno la Chiesa in questo inizio di millennio. Poiché seppure nel secolo scorso la conoscenza della Parola di Dio ha progredito in maniera notevole, particolarmente grazie agli studi biblici, alla riforma liturgica, alla catechesi, all’ecumenismo ed alla più ampia diffusione della Parola di Dio, rimane ancora un deficit da colmare in ciò che riguarda la vita spirituale del popolo di Dio. Questi ha il diritto d’esser maggiormente ispirato e nutrito da un approccio più orante e più ecclesiale alle Sacre Scritture. È almeno ciò che i Padri sinodali hanno avvertito nell’azione dello Spirito Santo in mezzo a loro e ch’essi hanno espresso negli orientamenti pastorali.

Se è vero che occorre conoscere le Scritture per conoscere il Cristo, occorre soprattutto pregare con le Sacre Scritture per incontrarvi personalmente il Cristo. Di qui I numerosi sviluppi di Verbum Domini sulla Santa Liturgia, sulla lettura orante e assidua dei testi sacri, sull’ascolto e sul silenzio, sulla condivisione della fede riguardo ai testi biblici, in modo particolare quelli della liturgia domenicale.

È una buona novella per gli uomini e le donne del giorno d’oggi che sono sollecitati dai contrastanti messaggi dei potenti mezzi di comunicazione, a volte a danno della loro ricerca di senso e di felicità. « Pertanto – afferma sin dal suo esordio la Verbum Domini – fatti ad immagine e somiglianza di Dio amore, possiamo comprendere noi stessi solo nell’accoglienza del Verbo e nella docilità all’opera dello Spirito Santo. È alla luce della Rivelazione operata del Verbo divino che si chiarisce definitivamente l’enigma della condizione umana »7.

L’uomo trova nell’incontro con Gesù molto più di un suo insegnamento come Maestro di dottrina; trova la sua amicizia personale e personalizzante. La fede cristiana è comunione personale ed ecclesiale con il Verbo di Dio nato dalla fede di una donna.

Invito i lettori a meditare con attenzione I sostanziali passaggi sulla Vergine Maria e la Parola di Dio che danno il tono all’intera Esortazione. Maria è «Madre del Verbo di Dio» e «Madre della fede»8, l’Icona per eccellenza della Lectio divina9, Maria, «Mater Verbi et Mater laetitiae»10.

B. Il senso spirituale delle Scritture

Uno dei temi di rilievo delle Assise sinodali fu l’ermeneutica della Sacra Scrittura nella Chiesa11. Oggetto di accesi dibattiti e d’un autorevole intervento del Santo Padre, questo tema è stato ripreso e sviluppato nella Verbum Domini su quasi 40 pagine. Non è agevole riassumerle in poche frasi. Diciamo tuttavia che l’orientamento dato all’ermeneutica biblica è chiaro e costruttivo, situando la scienza biblica, esegetica e teologica, all’interno e al servizio della fede della Chiesa. Le scienze sacre, siano esse filologiche, letterarie, storiche, patristiche o speculativamente teologiche, non possono fare astrazione dalla fede della Chiesa in alcun momento del loro sviluppo e della loro metodologia.

Di qui l’insistenza del Documento post-sinodale, di fronte al «pericolo di dualismo» tra esegesi scientifica e teologia, sull’unità e la complementarità delle due discipline e sul loro legame con la vita spirituale. In effetti – richiama la Verbum Domini citando la Pontificia Commissione Biblica, «Con la crescita della vita nello Spirito cresce anche, nel lettore, la comprensione delle realtà di cui parla il testo biblico»12. «La Bibbia è il Libro della Chiesa13» e la sua interpretazione scaturisce dalla vita e dalla crescita della Chiesa, a tal punto che si potrebbe ripetere con san Gregorio Magno: «le parole divine crescono con colui che le legge»14.

Sullo stesso filone, l’Esortazione apostolica Verbum Domini lancia un appello per una rinnovata ricezione dell’«ermeneutica biblica conciliare»15 richiamando in particolar modo i criteri fondamentali per render dovuto conto della dimensione divina della Bibbia: «1) interpretare il testo tenendo presente l’unità di tutta la Scrittura; questo oggi si chiama esegesi canonica; […] 2) si deve poi tener presente la viva tradizione di tutta la Chiesa, e finalmente 3) bisogna osservare l’analogia della fede». L’Esortazione completa questo richiamo della Dei Verbum citando il papa Benedetto XVI in occasione della sua allocuzione all’Assemblea sinodale: «Solo dove i due livelli metodologici, quello storico-critico e quello teologico, sono osservati, si può parlare di una esegesi teologica – di una esegesi adeguata a questo Libro»16.

Questi elementi sono in seguito ripresi con maggior dettaglio segnalando i meriti e i limiti dell’esegesi storico-critica, richiamando il valore dell’esegesi patristica ed esortando gli esegeti, I teologi e I pastori ad un dialogo costruttivo per la vita e la missione della Chiesa17. Ciò che nella nostra epoca importa, è infatti sviluppare il senso spirituale delle Scritture, nella continuità della Tradizione, e nella linea ridefinita dalla Pontificia Commissione Biblica. Il senso spirituale della Scrittura è «il senso espresso dai testi biblici quando vengono letti sotto l’influsso dello Spirito Santo nel contesto del mistero pasquale di Cristo e della vita nuova che ne risulta. Questo contesto esiste effettivamente. Il Nuovo Testamento riconosce in esso il compimento delle Scritture. È perciò normale rileggere le Scritture alla luce di questo nuovo contesto, quello della vita nello Spirito»18.

Questo orientamento fondamentale è ripreso in chiusura della sezione sull’ermeneutica ecclesiale delle Scritture con l’evocazione di numerosi esempi di santi che si sono lasciati plasmare dalla Parola di Dio nella storia della Chiesa. Basta menzionare sant’Antonio Abate, san Benedetto, san Francesco d’Assisi e le tre ben note Teresa per comprendere che la «La santità in rapporto alla Parola di Dio si iscrive così, in un certo modo, nella tradizione profetica, in cui la Parola di Dio prende a servizio la vita stessa del profeta. In questo senso la santità nella Chiesa rappresenta un’ermeneutica della Scrittura dalla quale nessuno può prescindere. Lo Spirito Santo che ha ispirato gli autori sacri è lo stesso che anima i Santi a dare la vita per il Vangelo. Mettersi alla loro scuola costituisce una via sicura per intraprendere un’ermeneutica viva ed efficace della Parola di Dio»19.

C. Questioni da approfondire

L’Esortazione Apostolica Postsinodale Verbum Domini accoglie tutte le 55 Proposizioni approvate dai Padri sinodali e sottomesse alla benevola considerazione del Santo Padre Benedetto XVI. Il loro contenuto è stato inserito e sviluppato nel testo del Documento. Alcuni punti devono essere studiati ulteriormente. Per esempio, i temi dell’ispirazione e della verità delle Scritture che la riflessione teologica ha sempre considerato "come due concetti chiave per un’ermeneutica ecclesiale delle sacre Scritture. Tuttavia, si deve riconoscere l’odierna necessità di un approfondimento adeguato di queste realtà, così da poter rispondere meglio alle esigenze riguardanti l’interpretazione dei testi sacri secondo la loro natura" 20. Altro argomento da approfondire è la sacramentalità della Parola di Dio che "può favorire una comprensione maggiormente unitaria del mistero della Rivelazione in ‘eventi e parole intimamente connessi’, giovando alla vita spirituale dei fedeli e all’azione pastorale della Chiesa"21. Bisogna approfondire anche "il rapporto tra mariologia e teologia della Parola. Da ciò potrà venire grande beneficio sia per la vita spirituale che per gli studi teologici e biblici"22. Inoltre la Proposizione N. 17 sul Ministero della Parola e donna viene sviluppata nei NN. 58 e 85. Al riguardo, si afferma: "Come è noto, mentre il Vangelo è proclamato dal sacerdote o dal diacono, la prima e la seconda lettura nella tradizione latina vengono proclamate dal lettore incaricato, uomo e donna. Vorrei qui farmi voce dei Padri sinodali che anche in questa circostanza hanno sottolineato la necessità di curare con una formazione adeguata l’esercizio del munus di lettore nella celebrazione liturgica ed in modo particolare il ministero del lettorato, che, come tale, nel rito latino, è ministero laicale"23. L’auspicio dei Padri sinodali che "il ministero del lettorato sia aperto anche alle donne" è stato quindi preso in considerazione e il Santo Padre sta studiando attentamente la questione.

L’Esortazione post-sinodale mira a rinnovare la fede della Chiesa nella Parola di Dio24. Essa comporta una visione dialogica, addirittura nuziale, della rivelazione25; comporta inoltre un’ermeneutica ecclesiale della Scrittura ed auspica un approfondimento del rapporto tra la Parola di Dio e i sacramenti, ed in modo speciale il sacramento della Santa Eucaristia.

L’Esortazione apostolica evoca da un lato il carattere performativo della Parola che scaturisce particolarmente dal suo legame con i sacramenti. Nella celebrazione dei sacramenti come nella storia della salvezza la Parola di Dio – "dabar" – indica nello stesso tempo una Parola che è un’Azione divina: «Dio dice e fa, la sua stessa Parola è viva ed efficace»26. Questo carattere performativo della Parola culmina nelle parole della consacrazione eucaristica.

Da qui l’idea della sacramentalità della Parola, in analogia con la presenza reale di Cristo nell’Eucaristia27. «La proclamazione della Parola di Dio nella celebrazione comporta il riconoscere che sia Cristo stesso as essere presente e a rivolgersi a noi»28.

Inoltre, la profonda unità tra la Parola di Dio proclamata e l’Eucaristia manifesta una circolarità tra le due per l’intelligenza delle Scritture: "L’Eucaristia ci apre all’intelligenza della sacra Scrittura, così come la sacra Scrittura a sua volta illumina e spiega il Mistero eucaristico. In effetti, senza il riconoscimento della presenza reale del Signore nell’Eucaristia, l’intelligenza della Scrittura rimane incompiuta29". Educare il popolo di Dio a cogliere questo legame intrinseco tra la Parola di Dio e il sacramento lo aiuta anche a "cogliere l’agire di Dio nella storia della salvezza e nella vicenda personale di ogni suo membro"30.

Tutti gli aspetti sumenzionati rimangono da approfondire nella vita della Chiesa, nella convinzione profonda che colui che legge la Bibbia o ascolta la Parola pregando incontra personalmente Cristo. La Scrittura è infatti una ed unica la Parola di Dio che interpella la nostra vita alla conversione. «Tutta la divina Scrittura costituisce un unico Libro – scrive Ugo di San Vittore – e quest’unico Libro è il Cristo, parla di Cristo e trova in Cristo il suo compimento»31.

Conclusione

Dio parla nelle Sacre Scritture della Chiesa per radunare il suo popolo, nutrirlo della sua vita e per accoglierlo nella sua comunione. Quest’appello divino è indirizzato all’umanità tutta intera.

L’Esortazione apostolica post-sinodale Verbum Domini pone risolutamente l’accento sulla dimensione divina della Parola e propone un nuovo paradigma, dialogico e pneumatologico, ispirato dal mistero trinitario e dalla risposta della Vergine Maria.

Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano. L’Esortazione post-sinodale rilancia dunque la contemplazione personale ed ecclesiale della Parola di Dio nelle Sacre Scritture, nella Divina Liturgia e nella vita personale e comunitaria dei credenti. Essa rilancia altresì l’attività missionaria e l’evangelizzazione, dal momento che rinnova la coscienza della Chiesa d’essere amata e la sua missione di annunciare la Parola di Dio con audacia e confidenza nella forza dello Spirito Santo. Possa questa Esortazione tanto attesa essere l’oggetto d’una ricezione autentica e ad un tempo entusiasta.

____________________________________

1 Lc 11, 27-28.

2 Costituzione pastorale Dei Verbum 2.

3 Benedetto XVI, Esortazione apostolica post-sinodale Verbum Domini, 30 settembre 2010, n. 6.

4 VD 5-17.

5 Cfr. At 17, 23.27.

6 Benedetto XVI, Lettera enciclica Deus Caritas est, 1.

7 Verbum Domini (VD), 6.

8 VD 27-28.

9 Ibid., 86-87.

10 Ibid., 124.

11 VD 29-49.

12 Pontificia Commmissione Biblica (PCB), L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa, 15 aprile 1993, II, A, 2 : Ench. Vat. 13, n. 2991.

13 VD 29.

14 Homiliae in Ezechielem, I, VII, 8: CCL 142, 87 (PL 76, 843 D).

15 VD 34-35.

16 Benedetto XVI, Ai partecipanti alla XIVe Congregazione Generale del Sinodo dei Vescovi (14 ottobre 2008); La DC n. 2412, pp. 1015-1016; proposition 26.

17 VD 45.

18

VD37; PCB, ibid.; Ench Vat. n. 2987.

19 VD 49.

20 VD 19.

21 VD 56.

22 VD 27.

23 VD 58.

24 VD 27.

25 VD 51.

26 Cf. Eb 4, 12.

27 VD 56.

28 Cf. Sacrosanctum Concilium, 7

29 VD 55

30 VD 53.

31 VD 39; De arca Noe, 2, 8: PL 176, 642 C-D.

[01594-01.01]

INTERVENTO DI S.E. MONS. NIKOLA ETEROVI

I) Introduzione

L’Esortazione Apostolica Postsinodale Verbum Domini presenta alla Chiesa universale, ai membri di altre Chiese e comunità cristiane, ai credenti di denominazioni religiose non cristiane, come pure agli uomini di buona volontà, i risultati della XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi su La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa, che si è tenuta in Vaticano dal 5 al 26 ottobre 2008. Al termine dell’Assise, i Padri sinodali hanno pregato il Santo Padre Benedetto XVI di "offrire un documento sul mistero della Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa, anche alla luce dell’Anno dedicato a San Paolo, Apostolo delle genti, nel bimillenario della sua nascita" (Propositio 1). L’Esortazione Apostolica è il risultato di tale voto che il Santo Padre Benedetto XVI ha volentieri accolto, servendosi del contributo del XII Consiglio Ordinario della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi.

La Verbum Domini è divisa in tre parti, seguendo la struttura del tema dell’Assemblea sinodale: La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. Pertanto, la prima parte è intitolata Verbum Dei, la seconda Verbum in Ecclesia e la terza Verbum mundo. Evidentemente, il Documento incomincia con una Introduzione che fornisce utili indicazioni preliminari, tra cui lo scopo dell’Esortazione, e si chiude con la Conclusione in cui sono sintetizzate le idee portanti.

Prima di presentare brevemente la struttura della Verbum Domini, desidero soffermarmi sul significato del titolo e sullo scopo dell’Esortazione Apostolica Postsinodale.

II) Titolo dell’Esortazione Apostolica

Il titolo Verbum Domini è preso dalle antiche parole del profeta Isaia, nella maniera in cui le ha riproposte san Pietro nella sua Prima Lettera.

"Verbum autem Dei nostri manet in aeternum" ["La parola del nostro Dio dura per sempre"] (Is 40, 8). Con tale versetto del capitolo 40 del profeta Isaia, inizia il cosiddetto Libro della Consolazione del "Secondo-Isaia", "Deutero-Isaia". Il profeta annuncia la liberazione del popolo eletto. La sua schiavitù è terminata e, sotto la guida di Dio, si prepara un nuovo esodo. Nella contingenza della natura: "secca l’erba, appassisce il fiore" (Is 40, 8), e dell’uomo: "ogni uomo è come l’erba e tutta la sua grazia è come un fiore del campo" (Is 40, 6), l’unica forza stabile è la Parola di Dio che rimane per sempre.

Nella prima Lettera di san Pietro viene riportata la citazione del profeta Isaia, per esortare i cristiani a lasciarsi rigenerare "non da un seme corruttibile ma incorruttibile, per mezzo della parola di Dio viva ed eterna" perché "ogni carne è come l’erba e tutta la sua gloria come un fiore di campo. L’erba inaridisce, i fiori cadono, ma la parola del Signore rimane in eterno" ["Verbum autem Domini manet in aeternum"] (1 Pt 1, 24-25). L’autore della Lettera conclude: "Hoc est autem verbum, quod evangelizatum est in vos" ["E questa è la parola del Vangelo che vi è stato annunciato"] (1 Pt 1, 25).

Nel titolo dell’Esortazione Apostolica Postsinodale Verbum Domini si può, dunque, facilmente percepire la concordanza e quindi la continuità tra l’Antico e il Nuovo Testamento come pure il suo compimento e superamento nella Persona di Gesù Cristo, testimoniata nei 27 libri del Nuovo Testamento. In effetti, il Vangelo di cui parla san Pietro è il Vangelo "di Gesù, Cristo, Figlio di Dio" (Mc 1, 1). È la Buona Notizia del mistero pasquale di Gesù. "Mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti" (1 Pt 1, 3), Dio suo Padre ci ha rigenerati nella sua grande misericordia "per una speranza viva, per un’eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce" (1 Pt 1, 4). Tale è il contenuto del Vangelo annunciato da san Pietro e da tutti gli Apostoli che l’Esortazione Apostolica Postsinodale mette ben in evidenza.

Il titolo dell’Esortazione Apostolica, pertanto, riprende la versione latina della 1 Lettera di san Pietro, nella traduzione attribuita a san Gerolamo, la Volgata. Per la Divina provvidenza, la Verbum Domini porta la data del giorno della sua memoria liturgica, 30 settembre. È doveroso ricordare che un altro importante documento sulla Bibbia fu pubblicato nella stessa data 67 anni fa. Si tratta dell’enciclica Divino Afflante Spiritu del Servo di Dio Pio XII, pubblicata il 30 settembre 1943. San Gerolamo è menzionato anche nella Dei Verbum, una della quattro Costituzioni dommatiche del Concilio Ecumenico Vaticano II. In particolare, è citata la nota espressione "L'ignoranza delle Scritture, infatti, è ignoranza di Cristo" (DV 25), ripresa anche dalla Verbum Domini (cfr VD 30), documento che abbonda di citazioni patristiche. La Dei Verbum è spesso rievocata nell’Esortazione Apostolica Postsinodale, come del resto lo è stata anche nel corso dell’Assise sinodale. Anche per la somiglianza linguistica Dei Verbum - Verbum Domini l’Esortazione Apostolica Postsinodale rimanda alla Costituzione conciliare. La Verbum Domini riconosce il grande impulso che la Dei Verbum ha avuto nella riscoperta della Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. Al contempo, sotto l’azione dello Spirito Santo che guida la Chiesa nella continuità del proprio cammino, indicato dal Signore Gesù, il Sinodo sulla Parola di Dio ha voluto "approfondire ulteriormente il tema della divina Parola, sia come verifica dell’attuazione delle indicazioni conciliari, sia per affrontare le nuove sfide che il tempo presente pone ai credenti in Cristo" (VD 3). Di tale intento testimonia da Verbum Domini. È significativo che la Verbum Domini cominci con la citazione biblica con la quale si chiude la Dei Verbum: "Come dall'assidua frequenza del mistero eucaristico si accresce la vita della Chiesa, così è lecito sperare nuovo impulso alla vita spirituale dall'accresciuta venerazione per la parola di Dio, che ‘permane in eterno’ (Is 40, 8; cfr. 1 Pt 1, 23-25)" (DV 26).

Il titolo, poi, della Verbum Domini ha un importante rilievo liturgico. Infatti, dopo ogni lettura del brano della Sacra Scrittura nelle celebrazioni liturgiche, soprattutto nell’Eucaristia, il popolo di Dio ringrazia per il cibo della Parola esclamando Verbum Domini, rendendo grazie alla Persona del Verbo incarnato, Gesù di Nazaret, presente nella Parola proclamata. Il titolo, pertanto, indica la liturgia come luogo privilegiato della divina Parola.

III) Scopo dell’Esortazione Apostolica

Lo scopo della Verbum Domini è molteplice:

1) Comunicare i risultati dell’Assemblea sinodale, "far conoscere a tutto il Popolo di Dio la ricchezza emersa nell’assise sinodale vaticana e le indicazioni espresse dal lavoro comune" (VD 1). Il Santo Padre Benedetto XVI desidera presentare i risultati del Sinodo sulla Parola di Dio perché influiscano efficacemente sulla vita ecclesiale e sulla sua missione nel mondo.

2) Riscoprire la Parola di Dio, fonte di costante rinnovamento ecclesiale. "Indicare alcune linee fondamentali per una riscoperta della divina Parola nella vita della Chiesa, sorgente di costante rinnovamento" (VD 1). Le acquisizioni del Sinodo sulla Parola influiranno "sul personale rapporto con le sacre Scritture, sulla loro interpretazione nella Liturgia e nella catechesi come anche nella ricerca scientifica, affinché la Bibbia non rimanga una Parola del passato, ma la sua vitalità e attualità siano lette e dischiuse nella vastità delle dimensioni dei suoi significati" (VD 5). Intesa in tale senso, "la divina Parola sarà sempre di più il movente del rinnovamento della Chiesa chiamata a ringiovanire grazie alla Parola del Signore che rimane in eterno (1 Pt 1, 25; Is 40, 8)" (VD 124). Il rinnovamento presuppone l’ascolto, la meditazione, la conversione del cuore, attitudini indispensabili per poter osservare la Parola di Dio (cfr Lc 11, 28), sorgente di una Pentecoste anche oggi. Si tratta di "una Pentecoste ancora in cammino" (VD 4), dato che tuttora molte persone e popoli attendono la Parola di Dio nella propria lingua e cultura, fatto che rende urgente la missio ad gentes.

3) Promuovere l’animazione biblica della pastorale. La Parola di Dio, infatti, dovrebbe diventare "sempre più il cuore di ogni attività ecclesiale" (VD 1). Perché ciò diventi realtà, bisogna favorire un’adeguata formazione biblica a tutti i livelli. Al riguardo, "occorre potenziare l’apostolato biblico, metodo assai valido per tale finalità, come dimostra l’esperienza ecclesiale" (VD 75).

4) Essere testimoni della Parola. I fedeli sono chiamati a riscoprire "l’incontro personale e comunitario con Cristo, Verbo della vita che si è reso visibile, e a farsi suoi annunciatori perché il dono della vita divina, la comunione, si dilati sempre più in tutto il mondo" (VD 2). "L’annuncio della Parola crea comunione e realizza la gioia" (VD 123). I cristiani hanno il dovere di "comunicare la gioia che viene dall’incontro con la Persona di Cristo", grande urgenza pastorale del nostro tempo. "Non esiste priorità più grande di questa: riaprire all’uomo di oggi l’accesso a Dio, al Dio che parla e ci comunica il suo amore perché abbiamo vita in abbondanza (cfr Gv 10, 10)" (VD 2).

5) Intraprendere una nuova evangelizzazione, "nella certezza dell’efficacia della divina Parola" (VD 96). "Il nostro dev’essere sempre più il tempo di un nuovo ascolto della Parola di Dio e di una nuova evangelizzazione" (VD 122). Riscoprire la centralità della divina Parola richiede di continuare, con rinnovato slancio, la missio ad gentes e "intraprendere con tutte le forze la nuova evangelizzazione, soprattutto in quelle nazioni dove il Vangelo è stato dimenticato o soffre l’indifferenza dei più a causa di un diffuso secolarismo" (VD 122). Nei Paesi della nuova evangelizzazione, la Parola di Dio deve essere proposta anche agli immigrati (cfr VD 105).

6) Favorire il dialogo ecumenico, sottolineando la centralità degli studi biblici in vista della piena unità di tutti i cristiani, convinti "che ascoltare e meditare insieme le Scritture ci fa vivere una comunione reale, anche se non ancora piena" (VD 46). È stato toccante ascoltare i delegati fraterni che hanno partecipato all’Assemblea sinodale, tra cui in modo particolare Sua Santità Bartolomeo I, Patriarca ecumenico di Costantinopoli (cfr VD 4). Occorre incrementare "lo studio, il confronto e le celebrazioni ecumeniche della Parola di Dio, nel rispetto delle regole vigenti e delle diverse tradizioni" (VD 46). Nel lavoro ecumenico di grande importanza sono le trduzioni comuni della Bibbia nelle diverse lingue.

7) Amare la Parola di Dio. Le precedenti indicazioni potrebbero essere sintetizzate nell’attitudine propria dei cristiani di lasciarsi guidare dallo Spirito Santo "per poter amare sempre di più la Parola di Dio" (VD 5) che, in definitiva, è la Persona di Gesù Cristo, Verbo incarnato. Ad amare la Bibbia sono invitati tutti i cristiani. La Verbum Domini ha, pertanto, notevole portata ecumenica.

IV) Struttura della Verbum Domini

L’Esortazione Apostolica Postsinodale è divisa in tre parti che a sua volta sono composte da alcuni capitoli. Essa trae l’ispirazione dallo stupendo Prologo del Vangelo di San Giovanni.

1) La prima parte, Verbum Dei, sottolinea il ruolo fondamentale di Dio Padre, fonte e origine della Parola (cfr VD 20-21), come pure la dimensione trinitaria della rivelazione. È divisa in tre capitoli. Nel primo, Il Dio che parla, si mette in risalto la volontà di Dio di aprire e intrattenere un dialogo con l’uomo, nel quale Dio prende l’iniziativa e si rivela in vari modi. Pertanto, adoperando la categoria dell’analogia, il Documento analizza diversi significati della divina Parola. Dio parla per mezzo della creazione, in particolare dell’uomo e della donna creati a sua immagine. Egli ha parlato per mezzo dei profeti. I libri dell’Antico e del Nuovo Testamento sono la sua Parola attestata e divinamente ispirata. La Tradizione viva della Chiesa è pure sua Parola. La Parola di Dio è anche il suo silenzio che ha avuto l’espressione culminante nella croce del Signore Gesù (cfr VD 21). Tutti i significati della Parola di Dio conducono a Lui, Verbo incarnato, espressione piena e perfetta della Parola di Dio. Pertanto, la Verbum Domini mette in risalto l’aspetto cristologico della Parola, sottolineando al contempo anche la dimensione pneumatologica, per evidenziare la sua fonte e termine in Dio Padre. In questa parte si affronta il rapporto tra Tradizione e Scrittura come pure il tema dell’ispirazione e verità della Bibbia.

La risposta dell’uomo al Dio che parla è il titolo del secondo capitolo. L’uomo è chiamato ad entrare nell’Alleanza con il suo Dio che lo ascolta e risponde alle sue domande. A Dio che parla, l’uomo risponde con la fede. La preghiera più indicata è quella fatta mediante le parole che lo stesso Dio ha rivelato e che sono mantenute scritte nella Bibbia. Essa spesso descrive il peccato dell’uomo come non ascolto della Parola di Dio. Tale peccato è stato vinto nell’obbedienza radicale di Gesù Cristo, fino alla morte di croce (cfr Fil 2, 8). La Vergine Maria, Mater Verbi e Mater fidei, offre l’esempio del compimento perfetto della reciprocità tra la Parola di Dio e la fede.

Il terzo capitolo è dedicato al tema L’Ermeneutica della sacra Scrittura nella Chiesa. È la parte più teorica del Documento, ma assai importante per la retta comprensione della Parola di Dio. La sacra Scrittura dovrebbe essere, come auspicato dalla Dei Verbum, "l’anima della sacra Teologia". La Chiesa è il luogo originario dell’interpretazione della Bibbia. Dopo alcune riflessioni sullo sviluppo della ricerca biblica e il Magistero della Chiesa, si presenta l’ermeneutica biblica del Concilio Vaticano II che occorre riscoprire anche per evitare un certo dualismo dell’ermeneutica secolarizzata. Esso potrebbe portare ad un’interpretazione fondamentalista o spiritualista della sacra Scrittura. La retta ermeneutica richiede la complementarità del senso letterale e spirituale, una armonia tra la fede e la ragione. Nel ribadire l’unità intrinseca della Bibbia, la Verbum Domini esamina il rapporto tra l’Antico e il Nuovo Testamento, senza trascurare le cosiddette pagine "oscure" della Bibbia, concentrandosi, poi, sul rapporto tra i cristiani e gli ebrei in riferimento alle sacre Scritture. Un rapporto del tutto speciale esiste tra i cristiani e gli ebrei, che condividono buona parte delle Scritture, che i cristiani denominano Antico Testamento. Inoltre, per comprendere in modo adeguato la persona stessa di Gesù Cristo, è necessario riconoscerlo come figlio del popolo ebreo, della sua cultura ed esperienza religiosa.

L’Esortazione Apostolica Postsinodale riflette anche su Bibbia ed ecumenismo, dato che la sacra Scrittura è un vincolo importante di unità tra i cattolici e gli altri cristiani, membri delle Chiese e comunità cristiane. La venerazione della Bibbia e l’amministrazione del sacramento del battesimo, rappresentano legami fondamentali tra tutti coloro che credono in Dio Uno e Trino, Padre, Figlio e Spirito Santo, il cui mistero è stato rivelato nella sacra Scrittura.

Il Documento poi fornisce validi contributi per un dialogo tra pastori, teologi ed esegeti, come pure sull’impostazione degli studi teologici. La parte dedicata all’ermeneutica della sacra Scrittura termina menzionando alcuni santi, rilevando che i santi sono i migliori interpreti della Parola di Dio.

2) La seconda parte, Verbum in Ecclesia, mette in risalto che, per la divina Provvidenza, la Chiesa è la casa della Parola di Dio che accoglie il Verbo fatto carne e che ha posto la sua tenda tra noi (cfr Gv 1, 14). Questa parte è divisa in tre capitoli. Il primo, La Parola di Dio e la Chiesa, sottolinea che grazie alla Parola di Dio e all’azione sacramentale, Gesù Cristo è contemporaneo agli uomini nella vita della Chiesa.

Liturgia luogo privilegiato della Parola di Dio è il titolo del secondo capitolo che riflette sulla Parola di Dio nella sacra Liturgia. Si sottolinea qui il nesso vitale tra la sacra Scrittura e i sacramenti, in particolare l’Eucaristia, dato che la Liturgia della Parola costituisce la prima parte della santa Messa. Il Documento prende in considerazione la Parola di Dio ed anche i sacramenti della Riconciliazione e dell’unzione degli Infermi. Il nesso tra i Sacramenti e la Parola di Dio apre la riflessione circa la sacramentalità della Parola, che ha bisogno di ulteriore approfondimento. Facendosi eco del pensiero dei Padri sinodali, la Verbum Domini richiama l’importanza del Lezionario che la riforma del Concilio Vaticano II ha arricchito con abbondanti brani della sacra Scrittura. In tale contesto, non si poteva omettere l’importanza della proclamazione della Parola e del ministero del lettorato e, soprattutto, dell’omelia, tema che ha notevole importanza nell’Esortazione Apostolica Postsinodale. La Verbum Domini sottolinea inoltre la grande rilevanza della Parola di Dio e della Liturgia delle Ore. Offre, poi, validi suggerimenti per l’animazione liturgica, la celebrazione e la proclamazione della Parola di Dio, il silenzio, il tempo liturgico cristiano, l’esclusività dei testi biblici nella liturgia, il canto biblicamente ispirato, l’attenzione particolare ai non vedenti e ai non udenti.

Il terzo capitolo è dedicato a La Parola di Dio nella vita ecclesiale, mettendo in risalto l’importanza dell’animazione biblica della pastorale, la dimensione biblica della catechesi, la formazione biblica dei cristiani, la sacra Scrittura nei grandi raduni ecclesiali, la Parola di Dio in rapporto alle vocazioni. Particolare attenzione è dedicata alla Parola di Dio e ai Pastori - vescovi, presbiteri, diaconi, candidati all’Ordine sacro -, ai membri di vita consacrata, come pure ai fedeli laici e, soprattutto, in seno al matrimonio e alla famiglia. Notevole parte del capitolo è riservata alla lettura orante della sacra Scrittura, in particolare, alla Lectio divina, e alla preghiera mariana. Il capitolo termina con appropriate riflessioni sulla Parola di Dio e la Terra Santa, ove la Parola di Dio si è incarnata, è stata rivelata e gelosamente custodita nella forma orale e scritta.

3) La terza parte, Verbum mundo, sottolinea il dovere dei cristiani di annunciare la Parola di Dio nel mondo in cui vivono ed operano. Essa è divisa in quattro capitoli. Il primo, La missione della Chiesa: annunciare la Parola di Dio, riflette sulla missione della Chiesa che ha come punto di partenza e di arrivo il mistero di Dio Padre. Il Verbo di Dio ci ha comunicato la vita divina. La sua Parola ci coinvolge non soltanto come destinatari ma anche come suoi annunciatori. Infatti, tutti i battezzati sono responsabili dell’annuncio della Parola di Dio dalla quale proviene la missione della Chiesa. Essa è orientata al primo annuncio, ad gentes, a coloro che tuttora non conoscono il Verbo, Parola di Dio, ma anche a coloro che sono stati battezzati ma non sufficientemente evangelizzati e che hanno bisogno di una nuova evangelizzazione per riscoprire la Parola di Dio. La credibilità dell’annuncio della Buona Notizia dipende dalla testimonianza della vita cristiana.

Parola di Dio e impegno nel mondo è il titolo del secondo capitolo. In esso sono indicate piste per un’animazione della complessa realtà del mondo tramite la Parola di Dio. I cristiani sono chiamati a servire il Verbo di Dio nei fratelli più piccoli e, dunque, ad impegnarsi nella società per la riconciliazione, la giustizia e la pace tra i popoli. La Parola di Dio è sorgente di una carità operosa e creativa per alleviare le sofferenze dei poveri in senso materiale e spirituale. La Verbum Domini si rivolge, con la luce della Parola di Dio, ai giovani, ai migranti, ai sofferenti, ai poveri. Essa ha pure importanti connotazioni ecologiche nella visione cristiana del creato che è anche, in modo analogico, Parola di Dio.

Il terzo capitolo è dedicato alla Parola di Dio e culture, dato che la Bibbia è giustamente percepita come grande codice per la cultura dell’umanità, sorgente inesauribile di espressioni artistiche fino ai nostri giorni. Pertanto, sarebbe auspicabile che la Bibbia fosse meglio conosciuta nelle scuole e università e che i mezzi di comunicazione sociale siano adoperati sempre meglio nella sua divulgazione, usufruendo di tutte le attuali possibilità tecniche. Il tema dell’inculturazione della sacra Scrittura è legato anche alle traduzioni e alla diffusione della Bibbia, che bisogna ulteriormente incrementare. Ad ogni modo, la Parola di Dio ha bisogno di esprimersi nelle culture dei popoli, ma essa supera abbondantemente i limiti delle culture umane.

Parola di Dio e dialogo interreligioso è il tema del quarto capitolo. Dopo aver stabilito il valore e l’attualità del dialogo interreligioso, la Verbum Domini, alla luce della Parola di Dio che si è pienamente rivelata nella Persona di Gesù Cristo, fornisce valide indicazioni circa il dialogo tra cristiani e musulmani, come pure con gli appartenenti ad altre religioni non cristiane, nel quadro della libertà religiosa che implica non solamente la libertà di professare la propria fede in privato e in pubblico, ma anche la libertà di coscienza e cioè di scegliere la propria religione.

Nella Conclusione, il Santo Padre Benedetto XVI ribadisce l’esortazione a tutti i cristiani "ad impegnarsi per diventare sempre più familiari con le sacre Scritture" (VD 121). La Parola di Dio spinge alla missione, come mostra l’esempio di san Paolo, Apostolo delle genti. "Così anche oggi lo Spirito Santo non cessa di chiamare ascoltatori e annunciatori convinti e persuasivi della Parola del Signore" (VD 122). Essi sono chiamati ad essere "annunciatori credibili della Parola di salvezza", comunicando "la fonte della vera gioia... che scaturisce dalla consapevolezza che solo il Signore Gesù ha parole di vita eterna (cfr Gv 6, 68)" (VD 123). "Questa intima relazione tra la Parola di Dio e la gioia è posta in evidenza proprio nella Madre di Dio, ‘Mater Verbi et Mater laetitiae’" (VD 124).

V) Contributo del Papa Benedetto XVI

Al termine, occorre rilevare il grande contributo del Santo Padre Benedetto XVI all’Esortazione Apostolica Postsinodale. In essa è raccolto il suo ricco Magistero sulla Parola di Dio, espresso anche durante la XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Oltre l’intervento del 14 ottobre 2008 nell’Aula sinodale, che è stato accolto dai Padri sinodali e elaborato nella Verbum Domini, particolarmente dense di contenuto sono state le omelie all’inizio e alla fine della celebrazione dell’Assise sinodale che, arricchendo le riflessioni sinodali, hanno qualificato la presente Esortazione Apostolica Postinodale. Essa infatti non solamente comunica le riflessioni dell’Assise sinodale e i consigli rivolti al Santo Padre, bensì su vari aspetti ne rappresenta un vero approfondimento. Tenendo presenti le numerose citazioni e i richiami all’illuminato Magistero di Sua Santità, è doveroso riconoscere il contributo qualificato del Vescovo di Roma, Presidente del Sinodo dei Vescovi, alle discussioni sinodali, che poi ha sviluppato nella Verbum Domini. Esso evidenzia ancora una volta, la priorità della Parola di Dio nel suo Pontificato. Prendendo in considerazione tali fatti, si potrebbe concludere che il Santo Padre Benedetto XVI può essere definito il Papa della Parola di Dio.

INTERVENTO DEL REV.MO MONS. FORTUNATO FREZZA 

Se è vero che «considerando la Chiesa come "casa della Parola", si deve innanzitutto porre attenzione alla sacra liturgia. È questo infatti l’ambito privilegiato in cui Dio parla a noi nel presente della nostra vita, parla oggi al suo popolo, il quale ascolta e risponde» (VD, 52), appare del tutto coerente che nell’Esortazione Apostolica Postsinodale di Sua Santità Benedetto XVI Verbum Domini, successiva alla XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio, quella dichiarazione si trovi nel cuore stesso del documento, al suo centro fisico e programmatico.

Delle tre parti che compongono il testo pontificio, la seconda, «Verbum in Ecclesia», dopo i due titoli generali d’esordio, La Chiesa accoglie la Parola, Contemporaneità di Cristo nella Chiesa, mette immediatamente a tema l’argomento centrale: «Liturgia, luogo privilegiato della parola di Dio», esattamente alle pagine mediane del volume. Il significato simbolico di questa collocazione tipografica procura un supplemento d’attenzione alle parole, citate nella Verbum Domini, della costituzione sulla sacra Liturgia del Concilio Vaticano II: «Nella celebrazione liturgica la Sacra Scrittura ha una importanza estrema. Da essa infatti si attingono le letture […]; da essa infine prendono significato le azioni e i simboli liturgici» (SC 24). «Pertanto occorre comprendere e vivere il valore essenziale dell’azione liturgica per la comprensione della Parola di Dio» (VD 52). E questa non sembri una semplice raccomandazione contenuta nel documento, perché essa si presenta come una vera e propria dichiarazione programmatica, come un principio primo che governa non solo la comprensione come esclusiva attività intellettiva, ma soprattutto il "comprendere e vivere" la liturgia in vista della comprensione della Parola di Dio. Questo avviene perché Liturgia e Parola di Dio si compenetrano in stringente reciprocità: la Parola di Dio divinizza l’azione liturgica, la Liturgia è luogo privilegiato per la comprensione della Parola di Dio, comprensione che si qualifica secondo il dinamismo paolino del conoscere per essere conosciuto (cfr. 1Cor 13, 12) e del conoscere per operare nella vita secondo lo spirito (cfr. Fil 3, 8; Ef 3, 16-20).

Questa sezione centrale, che riguarda appunto la Parola di Dio annunciata nella Liturgia, sotto il titolo generale VERBUM IN ECCLESIA con il successivo sottotitolo LITURGIA LUOGO PRIVILEGIATO DELLA PAROLA DI DIO contiene in una serie di ben diciannove voci, nei numeri da 52 a 71, uno specifico inserto sull’articolazione della professione della Parola di Dio nei diversi momenti liturgici:

1. La Parola di Dio nella sacra Liturgia

2. Sacra Scrittura e sacramenti

3. Parola di Dio ed Eucaristia

4. La sacramentalità della Parola

5 La sacra Scrittura e il Lezionario

6. Proclamazione della Parola e ministero del lettorato

7. L’importanza dell’omelia

8. Opportunità di un Direttorio omiletico

9. Parola di Dio, Riconciliazione e Unzione degli infermi

10. Parola di Dio e Liturgia delle Ore

11. Parola di Dio e Benedizionale

12. Suggerimenti e proposte concrete per l’animazione liturgica

13. a) Celebrazioni della Parola di Dio

14. b) La Parola e il silenzio

15. c) Proclamazione solenne della Parola di Dio

16. d) La Parola di Dio nel tempio cristiano

17. e) Esclusività dei testi biblici nella liturgia

18. f) Canto liturgico biblicamente ispirato

19. g) Particolare attenzione ai non vedenti/udenti

Così, alle affermazioni dottrinali circa il rapporto originario tra Parola di Dio e Liturgia del n. 52, tra Parola di Dio e Sacramenti del n. 53, segue la spiegazione dei diversi modi in cui in alcuni sacramenti la Parola di Dio è proclamata.

Poiché la liturgia costituisce per la fede l’orizzonte ermeneutico della Parola di Dio, significa che anche nei singoli atti liturgici, come sono i sacramenti, l’annuncio biblico rivela la sua verità sia nella proclamazione liturgica sia negli effetti del sacramento celebrato. In questo modo si raggiunge quella comprensione totale della mente e della vita che connota l’esistenza cristiana.

La liturgia della Parola è un elemento essenziale nella celebrazione di ciascun sacramento della Chiesa e nella relazione tra parola e gesto sacramentale si mostra in forma liturgica l’agire proprio di Dio nella storia mediante quello che viene chiamato il carattere performativo della Parola stessa, che realizza ciò che dice (VD 53).

La parte che il documento riserva alla celebrazione eucaristica è preponderante e si svolge su sette numeri, da 54 a 60, toccando argomenti dottrinali costitutivi, quali Parola di Dio ed Eucaristia (nn. 54-55), Sacramentalità della Parola (n. 56), e proponendo applicazioni concrete in riferimento a lezionario (n. 57), ministero del lettorato (n. 58) , omelia (nn. 59-60).

Inoltre, se al centro della relazione tra Parola di Dio e sacramenti sta indubbiamente l’Eucaristia, tuttavia è bene sottolineare l’importanza della sacra Scrittura anche negli altri sacramenti, in particolare quelli di guarigione: ossia il sacramento della riconciliazione, o confessione, e il sacramento dell’unzione degli infermi. Nella celebrazione di quest’ultimo agisce la forza sanante della Parola di Dio. La Sacra Scrittura narra intensi momenti di conforto, sostegno e guarigione vissuti da Gesù a favore dei sofferenti, dimostrazione di come Egli si sia caricato della sofferenza umana, dando così senso al dolore e al morire (VD 61).

Nella vita di preghiera della Chiesa la Liturgia delle Ore occupa il posto dovuto alla stessa opera di Dio per eccellenza, nella quale lo Spirito del Signore risorto suggerisce ai fedeli parole e gesti di lode, supplica, adorazione, rendimento di grazie, nell’ascolto della Parola di Dio che viene proclamata, ascoltata, trasformata in preghiera dall’intera comunità della Chiesa. Nella liturgia delle Ore, come preghiera quotidiana pubblica della Chiesa, si mostra l’ideale cristiano di santificazione della giornata scandita dalle diverse ore. È giusto, pertanto, che si diffonda maggiormente nel popolo di Dio questo tipo di preghiera, specialmente la recita delle Lodi e dei Vesperi. Tale incremento non potrà che aumentare tra i fedeli la familiarità con la Parola di Dio (VD 62).

Dal libro biblico l’attenzione si sposta ai libri liturgici che ne raccolgono e proclamano il messaggio nei diversi atti e momenti. In questa prospettiva, il Lezionario assume una propria evidenza per la dignità che riveste come deposito fisico della Parola di Dio; esso favorisce la comprensione dell’unità del piano divino, mediante la correlazione tra le letture dell’Antico e del Nuovo Testamento (VD 57). Alle letture del Legionario segue l’omelia come «attualizzazione del messaggio scritturistico, in modo tale che i fedeli siano indotti a scoprire la presenza e l’efficacia della Parola di Dio nell’oggi della propria vita». Essa è parte dell’azione liturgica; ha il compito di favorire una più piena comprensione ed efficacia della Parola di Dio nella vita dei fedeli; deve condurre alla comprensione del mistero che si celebra, invitare alla missione e alla comunione (VD 59).

Si dà poi rilievo anche al Benedizionale, nel quale appare evidente il vincolo tra benedizione e Parola di Dio. Infatti, il gesto della benedizione non è da isolare, ma da collegare alla vita liturgica del popolo di Dio. In questo senso la benedizione, come vero segno sacro, attinge senso ed efficacia dalla proclamazione della Parola di Dio (VD 63).

L’Esortazione, nella parte finale della sezione dedicata alla liturgia come luogo privilegiato della Parola di Dio, propone diversi suggerimenti e proposte concrete per l’animazione liturgica con raccomandazioni pratiche atte a favorire nel popolo di Dio una sempre maggiore familiarità con la Parola di Dio nell’ambito delle azioni liturgiche. A questo scopo il centro di attenzione si sposta sulle Celebrazioni della Parola di Dio distinte e diverse dagli atti liturgici veri e propri. Esse assumono particolare importanza in preparazione alla celebrazione eucaristica domenicale, sono significative soprattutto nei tempi liturgici di Avvento e Natale, Quaresima e Pasqua, si raccomandano in quelle comunità in cui, a causa della scarsità di sacerdoti, non è possibile celebrare il sacrificio eucaristico nei giorni di precetto festivo, come anche in occasione di pellegrinaggi, feste particolari, missioni al popolo, ritiri spirituali e giorni speciali di penitenza, riparazione e perdono.

Un particolare modo di onorare la Parola è il silenzio che segue la proclamazione di essa, in quanto permette la migliore attitudine per un profondo ascolto del cuore. Al conseguimento di tale scopo è necessaria un’azione educativa specifica, poiché raccoglimento e quiete interiore sono minacciati dal genere di vita concitata e dispersiva della società odierna (VD 66).

Un’attenzione ulteriore è dedicata ai luoghi: il tempio, l’ambone, l’altare, e agli stessi strumenti di diffusione acustica delle letture bibliche, per rendere accessibile l’ascolto anche a persone le cui condizioni di salute riducono la partecipazione attiva alla liturgia, come sono, ad esempio, i non vedenti e i non udenti (VD 68).

Nel grande atto di venerazione della Parola di Dio, all’interno della celebrazione liturgica, il canto occupa un posto privilegiato come elemento di bellezza che accompagna l’atto liturgico. L’ispirazione biblica dei canti favorisce la percezione unitaria della liturgia, che si alimenta della Parola di Dio dall’inizio e nello svolgimento delle diverse parti celebrative. Il canto e tutti gli altri elementi dell’arte cristiana mostrano sensibilmente l’Invisibile e l’Inudibile mistero di Dio (VD 70-71).

Un’ultima annotazione. La Verbum Domini manifesta una evidente relazione con la Dei Verbum, costituzione del Concilio Vaticano II sulla divina Rivelazione, che risulta essere ambito e matrice di pensiero e di continuità feconda per gli sviluppi propri del documento attuale. In esso risalta inoltre la caratteristica di un linguaggio piano, persuasivo che esprime adeguatamente la sua stessa natura esortativa. Infine esso rivela un’attenzione costante ad atti concreti ed esecutivi della testimonianza di ascolto e accoglienza che la Chiesa rende nel tempo alla eterna Parola del Signore.

[01585-01.01]

[B0694-XX.02]