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L’UDIENZA GENERALE, 30.06.2010


L’UDIENZA GENERALE

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE  

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE  

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di pellegrini e di fedeli giunta dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana, il Papa si è soffermato sulla figura di San Giuseppe Cafasso, presbitero italiano.

Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.

L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA  

Cari fratelli e sorelle,

abbiamo da poco concluso l’Anno Sacerdotale: un tempo di grazia, che ha portato e porterà frutti preziosi alla Chiesa; un’opportunità per ricordare nella preghiera tutti coloro che hanno risposto a questa particolare vocazione. Ci hanno accompagnato in questo cammino, come modelli e intercessori, il Santo Curato d’Ars ed altre figure di santi sacerdoti, vere luci nella storia della Chiesa. Oggi, come ho annunciato mercoledì scorso, vorrei ricordarne un’altra, che spicca sul gruppo dei "Santi sociali" nella Torino dell’Ottocento: si tratta di san Giuseppe Cafasso.

Il suo ricordo appare doveroso perché proprio una settimana fa ricorreva il 150° anniversario della morte, avvenuta nel capoluogo piemontese il 23 giugno 1860, all’età di 49 anni. Inoltre, mi piace ricordare che il Papa Pio XI, il 1° novembre 1924, approvando i miracoli per la canonizzazione di san Giovanni Maria Vianney e pubblicando il decreto di autorizzazione per la beatificazione del Cafasso, accostò queste due figure di sacerdoti con le seguenti parole: "Non senza una speciale e benefica disposizione della Divina Bontà abbiamo assistito a questo sorgere sull’orizzonte della Chiesa cattolica di nuovi astri, il parroco d’Ars, ed il Venerabile Servo di Dio, Giuseppe Cafasso. Proprio queste due belle, care, provvidamente opportune figure ci si dovevano oggi presentare; piccola e umile, povera e semplice, ma altrettanto gloriosa la figura del parroco d’Ars, e l’altra bella, grande, complessa, ricca figura di sacerdote, maestro e formatore di sacerdoti, il Venerabile Giuseppe Cafasso". Si tratta di circostanze che ci offrono l’occasione per conoscere il messaggio, vivo e attuale, che emerge dalla vita di questo santo. Egli non fu parroco come il curato d’Ars, ma fu soprattutto formatore di parroci e preti diocesani, anzi di preti santi, tra i quali san Giovanni Bosco. Non fondò, come gli altri santi sacerdoti dell’Ottocento piemontese, istituti religiosi, perché la sua "fondazione" fu la "scuola di vita e di santità sacerdotale" che realizzò, con l’esempio e l’insegnamento, nel "Convitto Ecclesiastico di S. Francesco d’Assisi" a Torino.

Giuseppe Cafasso nasce a Castelnuovo d’Asti, lo stesso paese di san Giovanni Bosco, il 15 gennaio 1811. E’ il terzo di quattro figli. L’ultima, la sorella Marianna, sarà la mamma del beato Giuseppe Allamano, fondatore dei Missionari e delle Missionarie della Consolata. Nasce nella Piemonte ottocentesca caratterizzata da gravi problemi sociali, ma anche da tanti Santi che si impegnavano a porvi rimedio. Essi erano legati tra loro da un amore totale a Cristo e da una profonda carità verso i più poveri: la grazia del Signore sa diffondere e moltiplicare i semi di santità! Il Cafasso compì gli studi secondari e il biennio di filosofia nel Collegio di Chieri e, nel 1830, passò al Seminario teologico, dove, nel 1833, venne ordinato sacerdote. Quattro mesi più tardi fece il suo ingresso nel luogo che per lui resterà la fondamentale ed unica "tappa" della sua vita sacerdotale: il "Convitto Ecclesiastico di S. Francesco d’Assisi" a Torino. Entrato per perfezionarsi nella pastorale, qui egli mise a frutto le sue doti di direttore spirituale e il suo grande spirito di carità. Il Convitto, infatti, non era soltanto una scuola di teologia morale, dove i giovani preti, provenienti soprattutto dalla campagna, imparavano a confessare e a predicare, ma era anche una vera e propria scuola di vita sacerdotale, dove i presbiteri si formavano nella spiritualità di sant’Ignazio di Loyola e nella teologia morale e pastorale del grande Vescovo sant’Alfonso Maria de’ Liguori. Il tipo di prete che il Cafasso incontrò al Convitto e che egli stesso contribuì a rafforzare – soprattutto come Rettore - era quello del vero pastore con una ricca vita interiore e un profondo zelo nella cura pastorale: fedele alla preghiera, impegnato nella predicazione, nella catechesi, dedito alla celebrazione dell’Eucarestia e al ministero della Confessione, secondo il modello incarnato da san Carlo Borromeo, da san Francesco di Sales e promosso dal Concilio di Trento. Una felice espressione di san Giovanni Bosco, sintetizza il senso del lavoro educativo in quella Comunità: "al Convitto si imparava ad essere preti".

San Giuseppe Cafasso cercò di realizzare questo modello nella formazione dei giovani sacerdoti, affinché, a loro volta, diventassero formatori di altri preti, religiosi e laici, secondo una speciale ed efficace catena. Dalla sua cattedra di teologia morale educava ad essere buoni confessori e direttori spirituali, preoccupati del vero bene spirituale della persona, animati da grande equilibrio nel far sentire la misericordia di Dio e, allo stesso tempo, un acuto e vivo senso del peccato. Tre erano le virtù principali del Cafasso docente, come ricorda san Giovanni Bosco: calma, accortezza e prudenza. Per lui la verifica dell’insegnamento trasmesso era costituita dal ministero della confessione, alla quale egli stesso dedicava molte ore della giornata; a lui accorrevano vescovi, sacerdoti, religiosi, laici eminenti e gente semplice: a tutti sapeva offrire il tempo necessario. Di molti, poi, che divennero santi e fondatori di istituti religiosi, egli fu sapiente consigliere spirituale. Il suo insegnamento non era mai astratto, basato soltanto sui libri che si utilizzavano in quel tempo, ma nasceva dall’esperienza viva della misericordia di Dio e dalla profonda conoscenza dell’animo umano acquisita nel lungo tempo trascorso in confessionale e nella direzione spirituale: la sua era una vera scuola di vita sacerdotale.

Il suo segreto era semplice: essere un uomo di Dio; fare, nelle piccole azioni quotidiane, "quello che può tornare a maggior gloria di Dio e a vantaggio delle anime". Amava in modo totale il Signore, era animato da una fede ben radicata, sostenuto da una profonda e prolungata preghiera, viveva una sincera carità verso tutti. Conosceva la teologia morale, ma conosceva altrettanto le situazioni e il cuore della gente, del cui bene si faceva carico, come il buon pastore. Quanti avevano la grazia di stargli vicino ne erano trasformati in altrettanti buoni pastori e in validi confessori. Indicava con chiarezza a tutti i sacerdoti la santità da raggiungere proprio nel ministero pastorale. Il beato don Clemente Marchisio, fondatore delle Figlie di san Giuseppe, affermava: "Entrai in Convitto essendo un gran birichino e un capo sventato, senza sapere cosa volesse dire essere prete, e ne uscii affatto diverso, pienamente compreso della dignità del sacerdote". Quanti sacerdoti furono da lui formati nel Convitto e poi seguiti spiritualmente! Tra questi – come ho già detto - emerge san Giovanni Bosco, che lo ebbe come direttore spirituale per ben 25 anni, dal 1835 al 1860: prima come chierico, poi come prete e infine come fondatore. Tutte le scelte fondamentali della vita di san Giovanni Bosco ebbero come consigliere e guida san Giuseppe Cafasso, ma in un modo ben preciso: il Cafasso non cercò mai di formare in don Bosco un discepolo "a sua immagine e somiglianza" e don Bosco non copiò il Cafasso; lo imitò certo nelle virtù umane e sacerdotali - definendolo "modello di vita sacerdotale" -, ma secondo le proprie personali attitudini e la propria peculiare vocazione; un segno della saggezza del maestro spirituale e dell’intelligenza del discepolo: il primo non si impose sul secondo, ma lo rispettò nella sua personalità e lo aiutò a leggere quale fosse la volontà di Dio su di lui. Cari amici, è questo un insegnamento prezioso per tutti coloro che sono impegnati nella formazione ed educazione delle giovani generazioni ed è anche un forte richiamo di quanto sia importante avere una guida spirituale nella propria vita, che aiuti a capire ciò che Dio vuole da noi. Con semplicità e profondità, il nostro Santo affermava: "Tutta la santità, la perfezione e il profitto di una persona sta nel fare perfettamente la volontà di Dio (…). Felici noi se giungessimo a versare così il nostro cuore dentro quello di Dio, unire talmente i nostri desideri, la nostra volontà alla sua da formare ed un cuore ed una volontà sola: volere quello che Dio vuole, volerlo in quel modo, in quel tempo, in quelle circostanze che vuole Lui e volere tutto ciò non per altro se non perché così vuole Iddio".

Ma un altro elemento caratterizza il ministero del nostro Santo: l’attenzione agli ultimi, in particolare ai carcerati, che nella Torino ottocentesca vivevano in luoghi disumani e disumanizzanti. Anche in questo delicato servizio, svolto per più di vent’anni, egli fu sempre il buon pastore, comprensivo e compassionevole: qualità percepita dai detenuti, che finivano per essere conquistati da quell’amore sincero, la cui origine era Dio stesso. La semplice presenza del Cafasso faceva del bene: rasserenava, toccava i cuori induriti dalle vicende della vita e soprattutto illuminava e scuoteva le coscienze indifferenti. Nei primi tempi del suo ministero in mezzo ai carcerati, egli ricorreva spesso alle grandi predicazioni che arrivavano a coinvolgere quasi tutta la popolazione carceraria. Con il passare del tempo, privilegiò la catechesi spicciola, fatta nei colloqui e negli incontri personali: rispettoso delle vicende di ciascuno, affrontava i grandi temi della vita cristiana, parlando della confidenza in Dio, dell’adesione alla Sua volontà, dell’utilità della preghiera e dei sacramenti, il cui punto di arrivo è la Confessione, l’incontro con Dio fattosi per noi misericordia infinita. I condannati a morte furono oggetto di specialissime cure umane e spirituali. Egli accompagnò al patibolo, dopo averli confessati ed aver amministrato loro l’Eucaristia, 57 condannati a morte. Li accompagnava con profondo amore fino all’ultimo respiro della loro esistenza terrena.

Morì il 23 giugno 1860, dopo una vita offerta interamente al Signore e consumata per il prossimo. Il mio Predecessore, il venerabile servo di Dio Papa Pio XII, il 9 aprile 1948, lo proclamò patrono delle carceri italiane e, con l’Esortazione apostolica Menti nostrae, il 23 settembre 1950, lo propose come modello ai sacerdoti impegnati nella Confessione e nella direzione spirituale.

Cari fratelli e sorelle, san Giuseppe Cafasso sia un richiamo per tutti ad intensificare il cammino verso la perfezione della vita cristiana, la santità; in particolare, ricordi ai sacerdoti l’importanza di dedicare tempo al Sacramento della Riconciliazione e alla direzione spirituale, e a tutti l’attenzione che dobbiamo avere verso i più bisognosi. Ci aiuti l’intercessione della Beata Vergine Maria, di cui san Giuseppe Cafasso era devotissimo e che chiamava "la nostra cara Madre, la nostra consolazione, la nostra speranza".

[00972-01.01] [Testo originale: Italiano]

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE  

Sintesi della catechesi in lingua francese

Sintesi della catechesi in lingua inglese  

Sintesi della catechesi in lingua tedesca  

Sintesi della catechesi in lingua spagnola  

Sintesi della catechesi in lingua portoghese 

Sintesi della catechesi in lingua francese  

Chers Frères et Sœurs, nous venons de célébrer le 150eme anniversaire de la mort de saint Joseph Cafasso. Né près d’Asti en 1811, ce prêtre piémontais rejoint à Turin, quatre mois après son ordination à l’âge de 22 ans, l’Internat ecclésiastique de Saint François d’Assise pour se perfectionner en pastorale. Il ne quittera plus ce lieu où il deviendra professeur de théologie morale et directeur spirituel, puis recteur. Animé d’une riche vie intérieure et d’un grand zèle pastoral, il accompagna de nombreux prêtres, parmi lesquels plusieurs saints et fondateurs dont Jean Bosco. Pendant 25 ans, il aida celui-ci à donner la réponse personnelle que le Seigneur attendait de lui. Compétent en théologie morale, il acquit sa profonde connaissance du cœur humain pendant les nombreuses heures passées au confessionnal. Il développa aussi un apostolat très fécond auprès des prisonniers dont beaucoup rencontrèrent à travers lui la miséricorde de Dieu, ce qui lui valut plus tard le titre de patron des prisons italiennes. Mort en 1860, le Pape Pie XII le proposa comme modèle à tous les prêtres qui se consacrent à la confession et à la direction spirituelle.

Je suis heureux d’accueillir les pèlerins francophones, particulièrement ceux qui sont venus accompagner les nouveaux Archevêques métropolitains à qui j’ai eu la joie de remettre le pallium. Je salue cordialement Monseigneur Albert Le Gatt, Archevêque de Saint-Boniface, Monseigneur Samuel Kleda, Archevêque de Douala, Monseigneur Joseph Atanga, Archevêque de Bertoua, Monseigneur André-Joseph Léonard, Archevêque de Malines-Bruxelles, Monseigneur Désiré Tsarahazana Archevêque de Toamasina et Monseigneur Pierre Nguyen Van Nhon, Archevêque de Hanoï. Je vous donne avec affection, ainsi qu’à tous les prêtres et aux fidèles de vos archidiocèses la Bénédiction Apostolique, en gage de paix et de joie dans le Seigneur !

[00973-03.01] [Texte original: Français]

Sintesi della catechesi in lingua inglese  

Dear Brothers and Sisters,

In these days we celebrate the one hundred and fiftieth anniversary of the death of a great model of priestly holiness and apostolic zeal, Saint Joseph Cafasso, a priest of Turin, Italy, in the nineteenth century. Saint Joseph devoted his entire ministry to the formation of priests, spiritual direction and service to the poor, especially prisoners condemned to death. May his example encourage all priests in faithful witness to the Gospel.

 

Yesterday, on the Solemnity of Saints Peter and Paul, I conferred the Pallium upon thirty-eight Archbishops from throughout the world. I would now like to greet the English-speaking Archbishops present at today’s Audience, together with their family members and the pilgrimage groups which accompanied them to the Tombs of the Apostles:

Archbishop Alex Thomas Kaliyanil of Bulawayo (Zimbabwe),

Archbishop Gerard Tlali Lerotholi of Maseru (Lesotho),

Archbishop Socrates Villegas of Lingayen-Dagupan (Philippines),

Archbishop Bernard Longley of Birmingham (England),

Archbishop Jerome Edward Listecki of Milwaukee (USA),

Archbishop Stephen Brislin of Cape Town (South Africa),

Archbishop Dennis Schnurr of Cincinnati (USA),

Archbishop Francis Kallarakal of Verapoly (India),

Archbishop Hyginus Kim Hee-joong of Kwangju (Korea),

Archbishop Thomas Wenski of Miami (USA),

Archbishop Peter Smith of Southwark (England),

and Archbishop Matthias Kobena Nketsiah of Cape Coast (Ghana).

 

Dear Brothers, I ask the Lord to strengthen all of you in your witness to the apostolic faith and in generous service to the flocks entrusted to your care.

 

I also greet the many other English-speaking visitors and pilgrims present at today’s Audience, especially the groups from England, Scotland, Ireland, Ghana, Palestine, the Philippines, South Korea, Canada and the United States of America. I thank the Schola Cantorum of Saint Peter’s Cathedral, Belfast, for their praise of God in song. Upon all of you I invoke an abundance of joy and peace in our Lord Jesus Christ.

[00974-02.01] [Original text: English]

Sintesi della catechesi in lingua tedesca  

Liebe Brüder und Schwestern!

Vor kurzem ist das Priesterjahr zu Ende gegangen, durch das uns der heilige Pfarrer von Ars und andere heilige Priester als Vorbilder und Fürsprecher begleitet haben. Heute möchte ich eine weitere Priestergestalt vorstellen, deren 150. Todestag wir genau vor einer Woche begangen haben: Es ist der heilige Giuseppe Cafasso. 1811 in Castelnuovo d’Asti im Piemont geboren, kam er nach seiner Priesterweihe zur weiteren Ausbildung an ein kirchliches Konvikt in Turin. Dort wurde er Lehrer für Moraltheologie und dann auch Rektor dieser Einrichtung. Es war eine richtige Schule des priesterlichen Lebens für junge Kleriker, wo „man lernte, Priester zu sein", wie es sein Schüler Don Bosco einmal ausdrückte. Giuseppe Cafasso wirkte besonders als geistlicher Leiter und trug dazu bei, die Priester zu echten Hirten zu formen mit einem tiefen geistlichen Leben und einem großen pastoralen Eifer. Er selbst war über 25 Jahre lang der Beichtvater und geistliche Ratgeber des heiligen Don Bosco. Seine Lehre war nicht abstrakt, aus Büchern geholt, sondern kam aus seiner Erfahrung der Barmherzigkeit Gottes und aus einer tiefen Kenntnis des menschlichen Herzens. Dabei hatte er ein einfaches und zugleich ganz wirkungsvolles „Geheimnis": ein Mensch Gottes zu sein und in den kleinen Dingen des täglichen Lebens immer zu suchen, das zu tun, was Gottes Willen entspricht und was den Menschen hilft. Viele Jahre war der heilige Giuseppe Cafasso auch als Gefängnisseelsorger tätig und hat 57 Menschen zur Hinrichtung begleitet und ihnen bis zum letzten Augenblick beigestanden. Papst Pius XII. erklärte ihn später zum Patron der italienischen Gefangenenseelsorge und zu einem Vorbild für die Beichtväter und Leiter des geistlichen Lebens.

Einen frohen Gruß richte ich an alle Pilger und Besucher deutscher Sprache. Der heilige Giuseppe Cafasso zeigt uns, wie wichtig die Beichte und geistliche Führung sind, um zu erkennen, was Gott konkret von einem jeden einzelnen von uns will. Bitten wir den Herrn um gute Priester, die auf dem Weg der Heiligkeit, auf dem Weg zu Gott weiterhelfen. Der Herr schenke euch allen seine Gnade und seine Liebe und die Freude, ihn zu kennen.

[00975-05.01] [Originalsprache: Deutsch]

Sintesi della catechesi in lingua spagnola  

Queridos hermanos y hermanas:

A la luz del recién clausurado Año sacerdotal, quisiera hoy recordar la figura de un presbítero ejemplar, San José Cafasso, del que hace una semana celebramos el ciento cincuenta aniversario de su fallecimiento. Había nacido en Castelnuovo d’Asti. Estudió filosofía y teología en el Colegio de Chieri. Cuatro meses después de ser ordenado sacerdote, ingresó en el Convictorio Eclesiástico "San Francisco de Asís", de Turín, para perfeccionarse en la pastoral. Allí desarrolló grandes cualidades como predicador y director espiritual, estudiando con ahínco la teología moral y pasando muchas horas en el confesionario. Formó a numerosos sacerdotes, entre ellos san Juan Bosco. Destacó también por su ardiente caridad, en particular hacia los encarcelados.

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, en particular a los Señores Arzobispos metropolitanos de Medellín y Nueva Pamplona, en Colombia; de Cuenca, en Ecuador; de Sevilla, Oviedo y Valladolid, en España; de Chihuahua y Acapulco, en México; y de Panamá. Ayer, en la solemne Misa de los santos Apóstoles Pedro y Pablo, tuve el gozo de imponerles el palio, como signo de estrecha comunión con el Papa, Sucesor de San Pedro y Pastor de la Iglesia universal. Invito a todos los que los acompañan a pedir a Dios por ellos, para que ejerzan su ministerio episcopal con los mismos sentimientos de Cristo, Buen Pastor. Muchas gracias.

[00976-04.01] [Texto original: Español]

Sintesi della catechesi in lingua portoghese  

Queridos irmãos e irmãs,

Na semana passada, fez cento e cinquenta anos que morreu São José Cafasso, que resplandece na Igreja pelos seus dotes de director espiritual e o seu grande espírito de caridade. Este levou-o a privilegiar os últimos, os encarcerados: durante mais de vinte anos, foi o pastor compreensivo e compassivo dos reclusos de Turim. Por isso depois foi proclamado pelo Papa Pio XII patrono dos estabelecimentos carcerários. São José Cafasso não foi pároco como o Santo Cura d’Ars, mas formador de párocos e sacerdotes diocesanos; mais ainda, formador de sacerdotes santos, entre os quais se conta São João Bosco. O seu segredo era simples: ser um homem de Deus, procurando, nas acções humildes de cada dia, fazer tudo aquilo que pode servir para a maior glória de Deus e o bem das almas.

Amados peregrinos de língua portuguesa, em particular quantos vieram de Angola e do Brasil para acompanhar os seus Arcebispos que ontem receberam o pálio, símbolo de uma especial união com Cristo Bom Pastor e com o seu Vigário e Sucessor de Pedro no governo do povo de Deus: saúdo os fiéis de Lubango com Dom Gabriel Mbilingi, de Belém do Pará com Dom Alberto Corrêa, e de Olinda e Recife com Dom António Saburido. À Virgem Maria confio as vossas vidas, famílias e dioceses, para todos implorando o precioso dom do amor e da unidade sobre a rocha de Pedro, ao dar-vos a Bênção Apostólica.

[00977-06.01] [Texto original: Português]

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE  

Saluto in lingua polacca

Saluto in lingua ungherese

Saluto in lingua ceca

Saluto in lingua slovacca

Saluto in lingua slovena

Saluto in lingua croata

Saluto in lingua italiana

Saluto in lingua polacca  

Serdecznie witam obecnych tu Polaków, a szczególnie Metropolitę Gnieźnieńskiego, Prymasa Polski Józefa Kowalczyka i jego gości. Od ponad tysiąca lat Kościół w Polsce i Stolicę Apostołów Piotra i Pawła jednoczy więź wiary, nadziei i miłości. Dziękujemy Bogu za tę komunię i prosimy, aby stale ją umacniał mocą Ducha Świętego. Wszystkim życzę obfitości Bożego błogosławieństwa. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus!

[Do il cordiale benvenuto ai polacchi, e in modo particolare al Metropolita di Gniezno, Primate della Polonia Józef Kowalczyk e ai suoi ospiti. Da oltre mille anni, il legame della fede, della speranza e della carità unisce la Chiesa in Polonia e la Sede degli Apostoli Pietro e Paolo. Ringraziamo il Signore per questa comunione e chiediamo che la rafforzi sempre con la potenza dello Spirito Santo. A tutti auguro l’abbondanza delle benedizioni di Dio. Sia lodato Gesù Cristo!]

[00978-09.01] [Testo originale: Polacco]

Saluto in lingua ungherese  

Isten hozta a magyar híveket, elsősorban azokat, akik Miskolcról érkeztek. Tegnap ünnepeltük Szent Péter és Pál apostolok ünnepét. Az ő hitvallásuk és vértanúságuk legyen erőforrásunk a mindennapok során.

Szívesen adom rátok apostoli áldásomat.

Dicsértessék a Jézus Krisztus!

[Saluto cordialmente i fedeli di lingua ungherese, specialmente i Membri del gruppo di Miskolc. Ieri abbiamo celebrato la festa degli Santi Apostoli, Pietro e Paolo. Il loro martirio e la loro confessione siano per noi di conforto nel cammino di ogni giorno.

Volentieri vi imparto la Benedizione apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!]

[00979-AA.01] [Testo originale: Ungherese]

Saluto in lingua ceca  

O včerejší slavnosti svatých apoštolů Petra a Pavla jsem předal posvátné pallium i zde přítomnému pražskému arcibiskupovi, milému Monsignoru Dominiku Dukovi.

Nechť Bůh provází jeho i vás všechny svým hojným požehnáním!

Chvála Kristu!

[Ieri, nella solennità degli Apostoli Pietro e Paolo ho consegnato il Sacro Pallio anche al qui presente Arcivescovo di Praga, il caro Monsignor Dominik Duka.

Possa il Signore accompagnare Lui, e voi tutti, con la Sua benedizione!

Sia lodato Gesù Cristo!]

[00980-AA.01] [Testo originale: Ceco]

Saluto in lingua slovacca  

Srdečne pozdravujem pútnikov zo Slovenska: z Belže, Habury, Radvane a Čertižného. Osobitne pozdravujem nového Košického arcibiskupa Bernarda Bobera, a tých ktorí ho sprevádzajú.

Bratia a sestry, pálium, ktoré včera prijal tento nový metropolita je znakom osobitného spoločenstva s Petrovým nástupcom. Pán nech vás všetkých žehná a chráni na príhovor svätých apoštolov Petra a Pavla.

Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Saluto cordialmente i pellegrini provenienti dalla Slovacchia: da Belža, Habura, Radvaň e Čertižné. In particolare saluto l’Arcivescovo di Košice S.E.Mons. Bernard Bober e quelli che lo accompagnano.

Fratelli e sorelle, il Pallio che ha ricevuto ieri questo nuovo Metropolita è segno della comunione speciale con il Successore di Pietro. Il Signore vi benedica e protegga tutti per l’intercessione dei Santi Apostoli Pietro e Paolo.

Sia lodato Gesù Cristo!]

[00981-AA.01] [Testo originale: Slovacco]

Saluto in lingua slovena  

Pozdravljam ljubljanskega nadškofa monsignorja Antona Stresa, ki sem mu včeraj podelil palij. Dragi brat v škofovski službi! Sveta apostola Peter in Pavel sta neutrudno delala za evangelij in skrbela za edinost Cerkve. Naj Vas njun svetel zgled vodi pri odgovorni službi, ki Vam je zaupana. Vam in vsem slovenskim romarjem, ki so danes tukaj z Vami, podeljujem apostolski blagoslov!

[Rivolgo il mio saluto all'Arcivescovo di Ljubljana Mons. Anton Stres, al quale ieri ho conferito il pallio. Caro fratello nell'Episcopato! I santi Apostoli Pietro e Paolo lavoravano instancabilmente per il vangelo e curavano l’unità della Chiesa. Il loro fulgido esempio La guidi nel ministero che Le è stato affidato. A Lei e a tutti i pellegrini sloveni qui presenti imparto l’Apostolica Benedizione!]

[00982-AA.01] [Testo originale: Sloveno]

Saluto in lingua croata  

Srdačno pozdravljam sve hrvatske hodočasnike. Dragi prijatelji, o svetkovini apostola Petra i Pavla, došli ste na njihove grobove očitovati svoju vjernost Apostolskoj Stolici. Neka vam blagoslov, koji rado podjeljujem, pomogne da ustrajete u vjeri. Hvaljen Isus i Marija!

[Di cuore saluto tutti i pellegrini Croati. Cari amici, in occasione della solennità degli apostoli Pietro e Paolo, siete venuti alle loro tombe a manifestare la vostra fedeltà alla Sede Apostolica. La Benedizione, che volentieri vi imparto, vi aiuti a perseverare nella fede. Siano lodati Gesù e Maria!]

[00983-AA.01] [Testo originale: Croato]

Saluto in lingua italiana  

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Mi rivolgo innanzitutto agli Arcivescovi Metropoliti che ieri hanno ricevuto il Pallio e che sono lieto di accogliere in questa Udienza, unitamente ai loro familiari ed amici che li accompagnano. Saluto Monsignor Gualtiero Bassetti, Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve; Monsignor Andrea Bruno Mazzocato, Arcivescovo di Udine; Monsignor Antonio Lanfranchi, Arcivescovo di Modena-Nonantola; e Monsignor Luigi Moretti, Arcivescovo di Salerno-Campagna-Acerno. Colui che vi ha scelto come Pastori del suo gregge, il Signore Gesù, vi sostenga nel vostro quotidiano servizio e con la forza dello Spirito Santo vi renda fedeli araldi del Vangelo. Saluto le Suore Mercedarie del Santissimo Sacramento, che ricordano il primo Centenario di fondazione del loro Istituto e i fedeli della parrocchia Santa Lucia a Mare, in Napoli. Tutti esorto a testimoniare con gioia l’amore che Cristo ha riversato nei nostri cuori.

Il mio pensiero si rivolge infine ai giovani, agli ammalati ed agli sposi novelli. Alla solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo celebrata ieri, segue oggi la memoria dei Primi Martiri Romani. Cari giovani, imitate la loro eroica testimonianza evangelica e siate fedeli a Cristo in ogni situazione della vita. Incoraggio voi, cari ammalati, ad accogliere l'esempio dei Protomartiri per trasformare la vostra sofferenza in atto di donazione per amore a Dio ed ai fratelli. Voi, cari sposi novelli, sappiate aderire al progetto che il Creatore ha stabilito per la vostra vocazione, così da giungere a realizzare un’unione familiare feconda e duratura.

[00984-01.01] [Testo originale: Italiano]

[B0432-XX.02]