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L’UDIENZA GENERALE, 27.01.2010


L’UDIENZA GENERALE

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE  

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE 

APPELLO DEL SANTO PADRE

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana, il Papa, riprendendo la catechesi sulla cultura cristiana nel Medioevo, si è soffermato sulla figura di San Francesco d’Assisi.

Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.

Quindi ha pronunciato un appello in ricordo delle vittime della Shoah, nel "Giorno della memoria".

L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

in una recente catechesi, ho già illustrato il ruolo provvidenziale che l’Ordine dei Frati Minori e l’Ordine dei Frati Predicatori, fondati rispettivamente da san Francesco d’Assisi e da san Domenico da Guzman, ebbero nel rinnovamento della Chiesa del loro tempo. Oggi vorrei presentarvi la figura di Francesco, un autentico "gigante" della santità, che continua ad affascinare moltissime persone di ogni età e di ogni religione.

"Nacque al mondo un sole". Con queste parole, nella Divina Commedia (Paradiso, Canto XI), il sommo poeta italiano Dante Alighieri allude alla nascita di Francesco, avvenuta alla fine del 1181 o agli inizi del 1182, ad Assisi. Appartenente a una ricca famiglia – il padre era commerciante di stoffe –, Francesco trascorse un’adolescenza e una giovinezza spensierate, coltivando gli ideali cavallereschi del tempo. A vent’anni prese parte ad una campagna militare, e fu fatto prigioniero. Si ammalò e fu liberato. Dopo il ritorno ad Assisi, cominciò in lui un lento processo di conversione spirituale, che lo portò ad abbandonare gradualmente lo stile di vita mondano, che aveva praticato fino ad allora. Risalgono a questo periodo i celebri episodi dell’incontro con il lebbroso, a cui Francesco, sceso da cavallo, donò il bacio della pace, e del messaggio del Crocifisso nella chiesetta di San Damiano. Per tre volte il Cristo in croce si animò, e gli disse: "Va’, Francesco, e ripara la mia Chiesa in rovina". Questo semplice avvenimento della parola del Signore udita nella chiesa di S. Damiano nasconde un simbolismo profondo. Immediatamente san Francesco è chiamato a riparare questa chiesetta, ma lo stato rovinoso di questo edificio è simbolo della situazione drammatica e inquietante della Chiesa stessa in quel tempo, con una fede superficiale che non forma e non trasforma la vita, con un clero poco zelante, con il raffreddarsi dell’amore; una distruzione interiore della Chiesa che comporta anche una decomposizione dell’unità, con la nascita di movimenti ereticali. Tuttavia, in questa Chiesa in rovina sta nel centro il Crocifisso e parla: chiama al rinnovamento, chiama Francesco ad un lavoro manuale per riparare concretamente la chiesetta di san Damiano, simbolo della chiamata più profonda a rinnovare la Chiesa stessa di Cristo, con la sua radicalità di fede e con il suo entusiasmo di amore per Cristo. Questo avvenimento, accaduto probabilmente nel 1205, fa pensare ad un altro avvenimento simile verificatosi nel 1207: il sogno del Papa Innocenzo III. Questi vede in sogno che la Basilica di San Giovanni in Laterano, la chiesa madre di tutte le chiese, sta crollando e un religioso piccolo e insignificante puntella con le sue spalle la chiesa affinché non cada. E’ interessante notare, da una parte, che non è il Papa che dà l’aiuto affinché la chiesa non crolli, ma un piccolo e insignificante religioso, che il Papa riconosce in Francesco che Gli fa visita. Innocenzo III era un Papa potente, di grande cultura teologica, come pure di grande potere politico, tuttavia non è lui a rinnovare la Chiesa, ma il piccolo e insignificante religioso: è san Francesco, chiamato da Dio. Dall’altra parte, però, è importante notare che san Francesco non rinnova la Chiesa senza o contro il Papa, ma solo in comunione con lui. Le due realtà vanno insieme: il Successore di Pietro, i Vescovi, la Chiesa fondata sulla successione degli Apostoli e il carisma nuovo che lo Spirito Santo crea in questo momento per rinnovare la Chiesa. Insieme cresce il vero rinnovamento.

Ritorniamo alla vita di san Francesco. Poiché il padre Bernardone gli rimproverava troppa generosità verso i poveri, Francesco, dinanzi al Vescovo di Assisi, con un gesto simbolico si spogliò dei suoi abiti, intendendo così rinunciare all’eredità paterna: come nel momento della creazione, Francesco non ha niente, ma solo la vita che gli ha donato Dio, alle cui mani egli si consegna. Poi visse come un eremita, fino a quando, nel 1208, ebbe luogo un altro avvenimento fondamentale nell’itinerario della sua conversione. Ascoltando un brano del Vangelo di Matteo – il discorso di Gesù agli apostoli inviati in missione –, Francesco si sentì chiamato a vivere nella povertà e a dedicarsi alla predicazione. Altri compagni si associarono a lui, e nel 1209 si recò a Roma, per sottoporre al Papa Innocenzo III il progetto di una nuova forma di vita cristiana. Ricevette un’accoglienza paterna da quel grande Pontefice, che, illuminato dal Signore, intuì l’origine divina del movimento suscitato da Francesco. Il Poverello di Assisi aveva compreso che ogni carisma donato dallo Spirito Santo va posto a servizio del Corpo di Cristo, che è la Chiesa; pertanto agì sempre in piena comunione con l’autorità ecclesiastica. Nella vita dei santi non c’è contrasto tra carisma profetico e carisma di governo e, se qualche tensione viene a crearsi, essi sanno attendere con pazienza i tempi dello Spirito Santo.

In realtà, alcuni storici nell’Ottocento e anche nel secolo scorso hanno cercato di creare dietro il Francesco della tradizione, un cosiddetto Francesco storico, così come si cerca di creare dietro il Gesù dei Vangeli, un cosiddetto Gesù storico. Tale Francesco storico non sarebbe stato un uomo di Chiesa, ma un uomo collegato immediatamente solo a Cristo, un uomo che voleva creare un rinnovamento del popolo di Dio, senza forme canoniche e senza gerarchia. La verità è che san Francesco ha avuto realmente una relazione immediatissima con Gesù e con la parola di Dio, che voleva seguire sine glossa, così com’è, in tutta la sua radicalità e verità. E’ anche vero che inizialmente non aveva l’intenzione di creare un Ordine con le forme canoniche necessarie, ma, semplicemente, con la parola di Dio e la presenza del Signore, egli voleva rinnovare il popolo di Dio, convocarlo di nuovo all’ascolto della parola e all’obbedienza verbale con Cristo. Inoltre, sapeva che Cristo non è mai "mio", ma è sempre "nostro", che il Cristo non posso averlo "io" e ricostruire "io" contro la Chiesa, la sua volontà e il suo insegnamento, ma solo nella comunione della Chiesa costruita sulla successione degli Apostoli si rinnova anche l’obbedienza alla parola di Dio.

E’ anche vero che non aveva intenzione di creare un nuovo ordine, ma solamente rinnovare il popolo di Dio per il Signore che viene. Ma capì con sofferenza e con dolore che tutto deve avere il suo ordine, che anche il diritto della Chiesa è necessario per dar forma al rinnovamento e così realmente si inserì in modo totale, col cuore, nella comunione della Chiesa, con il Papa e con i Vescovi. Sapeva sempre che il centro della Chiesa è l'Eucaristia, dove il Corpo di Cristo e il suo Sangue diventano presenti. Tramite il Sacerdozio, l'Eucaristia è la Chiesa. Dove Sacerdozio e Cristo e comunione della Chiesa vanno insieme, solo qui abita anche la parola di Dio. Il vero Francesco storico è il Francesco della Chiesa e proprio in questo modo parla anche ai non credenti, ai credenti di altre confessioni e religioni.

Francesco e i suoi frati, sempre più numerosi, si stabilirono alla Porziuncola, o chiesa di Santa Maria degli Angeli, luogo sacro per eccellenza della spiritualità francescana. Anche Chiara, una giovane donna di Assisi, di nobile famiglia, si mise alla scuola di Francesco. Ebbe così origine il Secondo Ordine francescano, quello delle Clarisse, un’altra esperienza destinata a produrre frutti insigni di santità nella Chiesa.

Anche il successore di Innocenzo III, il Papa Onorio III, con la sua bolla Cum dilecti del 1218 sostenne il singolare sviluppo dei primi Frati Minori, che andavano aprendo le loro missioni in diversi paesi dell’Europa, e persino in Marocco. Nel 1219 Francesco ottenne il permesso di recarsi a parlare, in Egitto, con il sultano musulmano Melek-el-Kâmel, per predicare anche lì il Vangelo di Gesù. Desidero sottolineare questo episodio della vita di san Francesco, che ha una grande attualità. In un’epoca in cui era in atto uno scontro tra il Cristianesimo e l’Islam, Francesco, armato volutamente solo della sua fede e della sua mitezza personale, percorse con efficacia la via del dialogo. Le cronache ci parlano di un’accoglienza benevola e cordiale ricevuta dal sultano musulmano. È un modello al quale anche oggi dovrebbero ispirarsi i rapporti tra cristiani e musulmani: promuovere un dialogo nella verità, nel rispetto reciproco e nella mutua comprensione (cfr Nostra Aetate, 3). Sembra poi che nel 1220 Francesco abbia visitato la Terra Santa, gettando così un seme, che avrebbe portato molto frutto: i suoi figli spirituali, infatti, fecero dei Luoghi in cui visse Gesù un ambito privilegiato della loro missione. Con gratitudine penso oggi ai grandi meriti della Custodia francescana di Terra Santa.

Rientrato in Italia, Francesco consegnò il governo dell’Ordine al suo vicario, fra Pietro Cattani, mentre il Papa affidò alla protezione del Cardinal Ugolino, il futuro Sommo Pontefice Gregorio IX, l’Ordine, che raccoglieva sempre più aderenti. Da parte sua il Fondatore, tutto dedito alla predicazione che svolgeva con grande successo, redasse una Regola, poi approvata dal Papa.

Nel 1224, nell’eremo della Verna, Francesco vede il Crocifisso nella forma di un serafino e dall’incontro con il serafino crocifisso, ricevette le stimmate; egli diventa così uno col Cristo crocifisso: un dono, quindi, che esprime la sua intima identificazione col Signore.

La morte di Francesco – il suo transitus - avvenne la sera del 3 ottobre 1226, alla Porziuncola. Dopo aver benedetto i suoi figli spirituali, egli morì, disteso sulla nuda terra. Due anni più tardi il Papa Gregorio IX lo iscrisse nell’albo dei santi. Poco tempo dopo, una grande basilica in suo onore veniva innalzata ad Assisi, meta ancor oggi di moltissimi pellegrini, che possono venerare la tomba del santo e godere la visione degli affreschi di Giotto, pittore che ha illustrato in modo magnifico la vita di Francesco.

È stato detto che Francesco rappresenta un alter Christus, era veramente un’icona viva di Cristo. Egli fu chiamato anche "il fratello di Gesù". In effetti, questo era il suo ideale: essere come Gesù; contemplare il Cristo del Vangelo, amarlo intensamente, imitarne le virtù. In particolare, egli ha voluto dare un valore fondamentale alla povertà interiore ed esteriore, insegnandola anche ai suoi figli spirituali. La prima beatitudine del Discorso della Montagna - Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli (Mt 5,3) - ha trovato una luminosa realizzazione nella vita e nelle parole di san Francesco. Davvero, cari amici, i santi sono i migliori interpreti della Bibbia; essi, incarnando nella loro vita la Parola di Dio, la rendono più che mai attraente, così che parla realmente con noi. La testimonianza di Francesco, che ha amato la povertà per seguire Cristo con dedizione e libertà totali, continua ad essere anche per noi un invito a coltivare la povertà interiore per crescere nella fiducia in Dio, unendo anche uno stile di vita sobrio e un distacco dai beni materiali.

In Francesco l’amore per Cristo si espresse in modo speciale nell’adorazione del Santissimo Sacramento dell’Eucaristia. Nelle Fonti francescane si leggono espressioni commoventi, come questa: "Tutta l’umanità tema, l’universo intero tremi e il cielo esulti, quando sull’altare, nella mano del sacerdote, vi è Cristo, il Figlio del Dio vivente. O favore stupendo! O sublimità umile, che il Signore dell’universo, Dio e Figlio di Dio, così si umili da nascondersi per la nostra salvezza, sotto una modica forma di pane" (Francesco di Assisi, Scritti, Editrici Francescane, Padova 2002, 401).

In quest’anno sacerdotale, mi piace pure ricordare una raccomandazione rivolta da Francesco ai sacerdoti: "Quando vorranno celebrare la Messa, puri in modo puro, facciano con riverenza il vero sacrificio del santissimo Corpo e Sangue del Signore nostro Gesù Cristo" (Francesco di Assisi, Scritti, 399). Francesco mostrava sempre una grande deferenza verso i sacerdoti, e raccomandava di rispettarli sempre, anche nel caso in cui fossero personalmente poco degni. Portava come motivazione di questo profondo rispetto il fatto che essi hanno ricevuto il dono di consacrare l’Eucaristia. Cari fratelli nel sacerdozio, non dimentichiamo mai questo insegnamento: la santità dell’Eucaristia ci chiede di essere puri, di vivere in modo coerente con il Mistero che celebriamo.

Dall’amore per Cristo nasce l’amore verso le persone e anche verso tutte le creature di Dio. Ecco un altro tratto caratteristico della spiritualità di Francesco: il senso della fraternità universale e l’amore per il creato, che gli ispirò il celebre Cantico delle creature. È un messaggio molto attuale. Come ho ricordato nella mia recente Enciclica Caritas in veritate, è sostenibile solo uno sviluppo che rispetti la creazione e che non danneggi l’ambiente (cfr nn. 48-52), e nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace di quest’anno ho sottolineato che anche la costruzione di una pace solida è legata al rispetto del creato. Francesco ci ricorda che nella creazione si dispiega la sapienza e la benevolenza del Creatore. La natura è da lui intesa proprio come un linguaggio nel quale Dio parla con noi, nel quale la realtà diventa trasparente e possiamo noi parlare di Dio e con Dio.

Cari amici, Francesco è stato un grande santo e un uomo gioioso. La sua semplicità, la sua umiltà, la sua fede, il suo amore per Cristo, la sua bontà verso ogni uomo e ogni donna l’hanno reso lieto in ogni situazione. Infatti, tra la santità e la gioia sussiste un intimo e indissolubile rapporto. Uno scrittore francese ha detto che al mondo vi è una sola tristezza: quella di non essere santi, cioè di non essere vicini a Dio. Guardando alla testimonianza di san Francesco, comprendiamo che è questo il segreto della vera felicità: diventare santi, vicini a Dio!

Ci ottenga la Vergine, teneramente amata da Francesco, questo dono. Ci affidiamo a Lei con le parole stesse del Poverello di Assisi: "Santa Maria Vergine, non vi è alcuna simile a te nata nel mondo tra le donne, figlia e ancella dell’altissimo Re e Padre celeste, Madre del santissimo Signor nostro Gesù Cristo, sposa dello Spirito Santo: prega per noi... presso il tuo santissimo diletto Figlio, Signore e Maestro" (Francesco di Assisi, Scritti, 163).

[00120-01.01] [Testo originale: Italiano]

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

Sintesi della catechesi in lingua francese

Sintesi della catechesi in lingua inglese  

Sintesi della catechesi in lingua tedesca  

Sintesi della catechesi in lingua spagnola  

Sintesi della catechesi in lingua portoghese  

Sintesi della catechesi in lingua francese  

Chers frères et sœurs,

François d’Assise est un authentique géant de sainteté qui attire encore aujourd’hui une multitude de personnes de tous âges et de toutes croyances. Dans un choix radical de vie, après avoir entendu par trois fois le Crucifié lui dire « Va, François, et répare mon église en ruine », il se consacre à Dieu dans la pauvreté et l’annonce de l’Évangile. Son intuition et son idéal étaient d’être comme Jésus, de le contempler, de l’aimer intensément en l’imitant et en l’adorant. François avait un respect immense pour les prêtres qui ont reçu le don de consacrer l’Eucharistie et il avait pour eux une grande exigence de pureté. Puisse son message et son exigence, en cette année sacerdotale, aider de nombreux prêtres à vivre leur vocation. En rencontrant un Sultan, il ouvre, dès 1219, la voie d’un dialogue efficace entre chrétiens et musulmans. Chantre de la création, car il vivait en harmonie avec la nature, le message de fraternité universelle et d’amour pour la création de son célèbre Cantique est très actuel.

A la suite de ses nombreux fils spirituels, cultivons nous aussi la pauvreté intérieure pour grandir dans la confiance en Dieu et trouver un style de vie sobre et détaché des biens matériels. Le Poverello était joyeux en toute situation : il y a, en effet, un lien étroit entre la sainteté et la joie. Le secret du vrai bonheur est là : devenir un saint.

Je suis heureux de saluer les pèlerins francophones présents, en particulier Mgr Perrier, Evêque de Tarbes et Lourdes qui accompagne un groupe de l’Hospitalité Notre-Dame de Lourdes. Prions Dieu afin qu’il donne à son Église des saints, qui soient eux-aussi des ‘autres Christ’. Bon pèlerinage à tous !

[00121-03.01] [Texte original: Français]

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

Continuing our catechesis on the Christian culture of the Middle Ages, we now turn to Saint Francis of Assisi, one of the greatest figures of the Church’s history. The story of Saint Francis’ life and conversion, and his complete devotion to Christ, poor and suffering, is well known. After gathering a small group of companions and followers, including Saint Clare, Francis sought the approval of Pope Innocent III for his movement which was completely committed to the renewal of the Church in holiness and to the preaching of the Gospel. Near the end of his life, Francis’ configuration to the Crucified Lord culminated in his reception of the stigmata at La Verna. His deep piety found expression in a great devotion to the Eucharist, as the sacrament of Christ’s real presence, and his love for creation as God’s handiwork. The life and teaching of Saint Francis has inspired countless people to the imitation of Christ through the embrace of inward and outward poverty. May his example teach us ever greater love for the Lord and his Church, and help us to know the immense spiritual joy born of the imitation of Christ and the pursuit of holiness.

A warm welcome to all of the English speaking pilgrims present at today’s audience! I particularly greet high school students from Jordan and Israel, members of the initiative Aqabat Eilat: "one more step towards peace", students and faculty from the Bossey Graduate School of Ecumenical Studies, as well as pilgrims from England, Gibraltar, Hong Kong and the United States. God bless you all!

[00122-02.01] [Original text: English]

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Bei der heutigen Audienz möchte ich von einem mittelalterlichen Heiligen sprechen, der eigentlich keiner Vorstellung bedarf. Wer kennt nicht den hl. Franz von Assisi, den Gründer der Franziskaner? Viele Menschen – auch über die Grenzen der Kirche hinweg – sind davon fasziniert, wie er die Ideale der Armut, der Hilfsbereitschaft, der Fröhlichkeit, der Brüderlichkeit und der Liebe zur Schöpfung gelebt hat. Aber wer Franz von Assisi verstehen will, muß nach der Wurzel von all dem fragen: Franziskus wollte wie Christus sein; er wollte Jesus im Evangelium betrachten, ihn von ganzem Herzen lieben und seine Tugenden nachahmen. Die Etappen seiner Biographie zeigen uns, wie Gott diesen reichen Kaufmannssohn und ehrgeizigen Ritter allmählich zur Bekehrung führte. Nach dem Verzicht auf sein Erbe lebte er zunächst als Einsiedler bei einer kleinen, verfallenen Kirche außerhalb von Assisi. 1208, mit 27 Jahren, verspürte er den Ruf Christi, das Wort Gottes zu verkünden. Bald schlossen sich ihm Gefährten an, aus denen – mit der wohlwollenden Unterstützung des Papstes – der Franziskanerorden hervorging. Der Glaube des hl. Franz und sein Eifer für das Evangelium kannten keine Grenzen, so daß er – trotz der bestehenden Konflikte – im Jahr 1219 dem muslimischen Sultan in Ägypten einen Besuch abstattete, wohl auch das Heilige Land besuchte und dem bewaffneten Kampf zwischen Christen und Muslimen in den Kreuzzügen den Dialog der Liebe und der Wahrheit entgegenstellte und damit eine neue Epoche eröffnet hat, die wir nun eigentlich so richtig angehen sollten. Nachdem er schon zwei Jahre lang die Zeichen des Leidens Christi in der Form der Stigmata an Händen und Füßen trug, starb Franz am 3. Oktober 1226 in Assisi.

Ganz herzlich grüße ich alle deutschsprachigen Brüder und Schwestern. Die Heiligen, die Freunde Jesu, sind die besten Kenner und Ausleger der Heiligen Schrift. Das können wir gerade an Franz sehen. Sie machen das Wort Gottes in ihrem Leben sichtbar, machen es gegenwärtig, geben ihm gleichsam wieder Fleisch und Blut und laden uns ein, nach ihrem Beispiel eine tiefe und persönliche Beziehung zu Christus zu suchen, besonders in der Eucharistie, in der der Sohn Gottes in der demütigen Gestalt des Brotes wahrhaft unter uns ist und uns Freude schenkt. Heiligkeit bedeutet Freude. An Franziskus sehen wir das ganz besonders. Diese Freude wünsche ich euch allen und eine gesegnete Pilgerschaft!

Ein besonderes Anliegen ist es mir heute, an den Holocaust-Gedenktag zu erinnern. Vor genau 65 Jahren, am 27. Januar 1945, wurde das Konzentrationslager Auschwitz durch die Rote Armee befreit. Die erschütternden Berichte der Überlebenden zeigen der Welt, zu welchen abscheulichen Verbrechen der menschenverachtende Größenwahn und Rassenhaß der Nazi-Ideologie in Deutschland geführt hat. Das Gedenken an diese Taten, insbesondere die Tragödie der Shoah am jüdischen Volk, wie auch das Zeugnis all jener, die sich unter Einsatz ihres Lebens diesem Wahnsinn widersetzt haben, gemahnt uns stets aufs neue an den absoluten Respekt vor der Würde der Person und des menschlichen Lebens. Alle Menschen jedes Volkes und jedes Erdteils sollen sich als eine einzige große Familie verstehen. Der Allmächtige Gott erleuchte die Herzen und den Verstand, auf daß sich solche furchtbaren Vergehen nie wiederholen. Der Segen und der Friede des Herrn begleite uns allezeit.

[00123-05.02] [Originalsprache: Deutsch]

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

Hoy quisiera presentaros la figura de San Francisco de Asís, de familia rica y juventud azarosa. Sin embargo, joven aún, inició un proceso de conversión que le llevó a una vida de santidad que, después de ochocientos años, sigue fascinando a tanta gente de toda edad y de diferentes credos religiosos. Su ideal era ser como Jesús, contemplarlo en el Evangelio, amarlo e imitar sus virtudes. En especial la pobreza interior y exterior, según la Bienaventuranza evangélica. Como del amor a Cristo nace el amor universal, Francisco progresó de manera eminente en el sentido de fraternidad con todos y de amor a las criaturas, que nos hablan de la bondad de Dios, y a través de las cuales podemos en cierto modo hablar con Él. Este mensaje de Francisco es hoy muy actual ante los problemas del respeto por el medio ambiente. Muy amante de la Eucaristía, recordó a los sacerdotes la necesidad de vivir santamente, en coherencia con el Misterio que celebran, y exhortó a todos a respetar a los sacerdotes. Muchos se unieron a Francisco en sus ideales y forma de vida, y él puso este carisma al servicio de la Iglesia, que el Papa aprobó en mil doscientos nueve, y que ha dado abundantes frutos de santidad y de servicio a la Iglesia y a la paz.

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, venidos de España, México y otros países latinoamericanos. Que el ejemplo de San Francisco aumente la confianza en Dios y fomente un estilo de vida sobrio, sin apego a los bienes materiales.

Muchas gracias.

[00124-04.01] [Texto original: Español]

Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Queridos irmãos e irmãs,

São Francisco de Assis, nascido no final do século XII, foi um autêntico "gigante da santidade", que continua a fascinar inúmeras pessoas de todas as idades e credos religiosos. Depois de viver uma juventude leviana, Francisco passou por um lento processo de conversão espiritual que culminou na sua decisão de viver na pobreza e de dedicar-se à pregação, sempre em comunhão com a autoridade eclesiástica. Seu ardor missionário o levou até as terras sob o domínio do islã onde conseguiu, armado somente da sua fé e mansidão, estabelecer um diálogo frutuoso com os muçulmanos, o qual ainda hoje é modelo para nós. Com efeito, Francisco não procurou outra coisa senão ser como Jesus: contemplando-O no Evangelho, amando-O intensamente na Eucaristia e imitando Suas virtudes, até o ponto de receber o dom sobrenatural dos estigmas, demonstrando assim, visivelmente, sua conformação total a Cristo humilde, pobre e sofredor.

Amados peregrinos de língua portuguesa, o testemunho da vida de São Francisco de Assis ensina que o segredo da verdadeira felicidade é tornar-se santo. Que a Virgem Maria conceda este dom a vós e aos vossos familiares que de coração abençôo. Ide em paz!

[00125-06.01] [Texto original: Português]

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

Saluto in lingua polacca

Saluto in lingua slovacca

Saluto in lingua italiana

Saluto in lingua polacca  

Serdecznie witam polskich pielgrzymów. Wpatrzeni w postać świętego Franciszka, uczmy się od niego ewangelicznej prostoty i radości, miłości dla ludzi i poszanowania dzieł stworzenia, głębokiej modlitwy i dążenia do świętości. Bądźmy ludźmi pokoju i nieśmy innym prawdziwe szczęście, które odnajdujemy w Bogu. Niech Jego błogosławieństwo stale wam towarzyszy.

[Do un cordiale benvenuto ai pellegrini polacchi. Fissando lo sguardo sulla figura di San Francesco impariamo da lui la semplicità e la gioia, l’amore per gli uomini e il rispetto per il creato, la profonda preghiera e l’aspirazione alla santità. Siamo uomini della pace e portiamo agli altri la vera felicità che ritroviamo in Dio. La Sua benedizione vi accompagni sempre.]

[00126-09.01] [Testo originale: Polacco]

Saluto in lingua slovacca

S láskou pozdravujem slovenských pútnikov, osobitne z farností Čadca – Kýčerka, Kysucké Nové Mesto a Žilina. Bratia a sestry, prajem vám, aby vaša návšteva posvätných miest Ríma znamenala pre každého z vás obnovu kresťanskej viery. Zo srdca vás žehnám. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Saluto con affetto i pellegrini slovacchi, particolarmente quelli provenienti dalle parrocchie di Čadca – Kýčerka, Kysucké Nové Mesto a Žilina. Fratelli e sorelle, auguro che la vostra visita ai luoghi sacri di Roma rappresenti per ciascuno di voi il rinnovamento della fede cristiana. Di cuore vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!]

[00127-AA.01] [Testo originale: Slovacco]

Saluto in lingua italiana

Rivolgo un cordiale benvenuto a i pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i vari gruppi di militari qui presenti, augurando a ciascuno di arricchire il proprio servizio al paese con la personale testimonianza.

Saluto, infine, voi, cari giovani, cari malati e cari sposi novelli, ed auspico che ciascuno nella propria condizione, contribuisca con generosità a diffondere la gioia di amare e servire Gesù Cristo.

[00129-01.01] [Testo originale: Italiano]

APPELLO DEL SANTO PADRE

Sessantacinque anni fa, il 27 gennaio 1945, venivano aperti i cancelli del campo di concentramento nazista della città polacca di Oświęcim, nota con il nome tedesco di Auschwitz, e vennero liberati i pochi superstiti. Tale evento e le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono al mondo l'orrore di crimini di inaudita efferatezza, commessi nei campi di sterminio creati dalla Germania nazista.

Oggi, si celebra il "Giorno della memoria", in ricordo di tutte le vittime di quei crimini, specialmente dell’annientamento pianificato degli Ebrei, e in onore di quanti, a rischio della propria vita, hanno protetto i perseguitati, opponendosi alla follia omicida. Con animo commosso pensiamo alle innumerevoli vittime di un cieco odio razziale e religioso, che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte in quei luoghi aberranti e disumani. La memoria di tali fatti, in particolare del dramma della Shoah che ha colpito il popolo ebraico, susciti un sempre più convinto rispetto della dignità di ogni persona, perché tutti gli uomini si percepiscano una sola grande famiglia. Dio onnipotente illumini i cuori e le menti, affinché non si ripetano più tali tragedie!

[00128-01.01] [Testo originale: Italiano]

[B0056-XX.01]