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CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DELL’ISTRUZIONE DELLA CONGREGAZIONE PER IL CLERO "IL PRESBITERO, PASTORE E GUIDA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE", 18.10.2002


CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DELL’ISTRUZIONE DELLA CONGREGAZIONE PER IL CLERO "IL PRESBITERO, PASTORE E GUIDA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE"

INTERVENTO DELL’EM.MO CARD. DARÍO CASTRILLÓN HOYOS

INTERVENTO DI S.E. MONS. CSABA TERNYÁK

Alle ore 11.30 di oggi, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, si tiene la Conferenza Stampa di presentazione dell’Istruzione della Congregazione per il Clero "Il presbitero, pastore e guida della comunità parrocchiale".

Prendono parte alla Conferenza Stampa l’Em.mo Card. Darío Castrillón Hoyos, Prefetto della Congregazione per il Clero, e S.E. Mons. Csaba Ternyák, Segretario della medesima Congregazione. Ne pubblichiamo di seguito gli interventi:

INTERVENTO DELL’EM.MO CARD. DARÍO CASTRILLÓN HOYOS

1) Il Documento che oggi presentiamo, dal titolo "Il presbitero pastore e guida della comunità parrocchiale", è concepito in continuità dinamica con altri importanti Documenti come il Direttorio per il ministero e la vita dei presbiteri (anno 1994), l’Istruzione elaborata da otto Dicasteri con approvazione specifica del Papa, dal titolo Ecclesiae de mysterio (anno 1997) che tratta della collaborazione dei laici al ministero dei sacerdoti, e la Lettera di questo Dicastero ai sacerdoti dal titolo Il presbitero maestro della parola, ministro dei sacramenti, guida della comunità in vista del Terzo Millennio cristiano pubblicata in occasione del Grande Giubileo. Tutti questi Documenti, come è normale, fanno riferimento al decreto conciliare sui presbiteri, Presbyterorum Ordinis, e all’Esortazione post-sinodale Pastores dabo vobis.

Innanzi all’azione pastorale nel nuovo millennio risulta prioritaria una nuova riflessione sulla natura e la missione del sacerdozio ministeriale.

2) Questo Documento, Istruzione, potrebbe definirsi una ripresentazione e un puntuale approfondimento della dottrina del Concilio Vaticano II sulla vita e il ministero dei presbiteri chiamati ad essere pastori e guide delle comunità parrocchiali. Sull’argomento c’è una ricca tradizione che va dal Concilio Lateranense fino al Concilio di Trento e da questo al Vaticano II.

Lo scopo principale di questa Istruzione è di far risaltare, davanti alla comunità ed al clero, il ruolo di pastore, leader sacramentale, che dalla parrocchia anima e conduce verso Cristo, Via al Padre.

Abbiamo voluto aiutare i parroci a vivere meglio i loro compiti pastorali e a collaborare fruttuosamente per il bene della comunità, ed a far sì che questa scopra meglio l’importanza insostituibile del proprio parroco. Alla luce dell'intenso magistero pontificio viene centrato il posto del presbitero nella parrocchia, unitamente agli obiettivi missionari prioritari, alla metodologia di lavoro più idonea e ai mezzi necessari per l'impegno dei ministri sacri nelle parrocchie.

Il Documento ha una prima parte dottrinale, quasi compendio dell’argomento che abbiamo ritenuto utile ribadire, presentandola con la novità che richiedono le circostanze.

Era giusto e doveroso dedicare un Documento specificamente al parroco e, per analogia, a tutti quei sacerdoti che, in qualche modo, potrebbero essere a lui comparati e, in parte, a quelli che collaborano con lui.

3) Il parroco in mezzo ai suoi fedeli è presenza del Cristo storico. È da sottolineare come prioritaria l'esigenza della configurazione a Cristo in quanto il sacerdote è abilitato ad agire "in persona Christi Capitis", nella persona di Cristo Capo.

Il parroco deve essere uno specialista del "sensus Ecclesiae", del senso della Chiesa. È l'uomo della comunione, con la Chiesa particolare e con la Chiesa universale. Pertanto deve essere un modello di adesione al Magistero della Chiesa e sentirsi veramente padre della comunità e dei singoli membri che la compongono. Egli, infatti, è una autentica guida delle anime. Nella attuale crisi vocazionale la direzione spirituale dei giovani è più che mai "luogo teologico" dell'orientamento vocazionale.

Il parroco è un sacerdote consacrato a tempo pieno e, da tale consacrazione, scaturisce la dedizione paterna a tutta la famiglia parrocchiale.

Dal dopo-guerra si è presentata all’opinione pubblica una tipologia multiforme di sacerdoti: dal sociologo al terapeuta, all’operaio, al "pensionato" che, in taluni luoghi, si ritira non solo dall’ufficio ma addirittura dal ministero.

L'identità del presbitero è tutt’altro; essa va ricercata nella grazia pastorale, che deriva dal conferimento dell'Ordine. Perciò il parroco – e il presbitero in generale – dovrebbe occuparsi di tutto ciò che riguarda la dilatazione del Regno di Cristo e, conseguentemente, della salvezza eterna delle anime. Molte cose poi dovrà compiere direttamente o indirettamente connesse con tale fine; altre dovrà fare, in talune circostanze, per supplenza ma, essenzialmente, deve saper fare tutto e sempre in quanto prete. Come affermava San Giovanni Bosco: prete all'altare, prete al confessionale, prete a scuola, prete per strada.

Lo si deve poter riconoscere dal modo di essere; lo si deve poter vedere dal modo di fare, dal modo di esprimersi, dallo stile di vita, dal modo di presentarsi anche esternamente. Si tratta, infatti, di una consacrazione che assume tutto l’uomo e per sempre e non soltanto di una professione che può anche coinvolgere fortemente la persona ma che rimane al di fuori di essa.

Non si "fa" il prete ma si "è" prete! Le implicanze sono facili ad intuirsi. Si comprende allora la logica degli assoluti evangelici che lo riguardano, della disciplina ecclesiastica e di tutto il resto.

E’ proprio il parroco il sacerdote che, normalmente, tutti incontrano nella loro vita. È lui, infatti, che vive quanto mai immerso fra la gente, nel mezzo dei quartieri, fra i problemi di ogni giorno e con tutti i ceti di persone, giovani e adulti, bambini ed anziani, fra chiesa, case, luoghi di lavoro, ambienti ricreativi, luoghi di sofferenza; è lui che visita tanto le ville di gran lusso quanto i tuguri e le baracche, con lo stesso cuore; è lui accanto alla vita nascente e in crescita con i sacramenti dell'iniziazione cristiana, come accanto agli sposi o alle vocazioni ed infine accanto agli agonizzanti. Sempre per recare la parola di verità, per accendere e far crescere la vita sacramentale, per essere strumento dell’amore misericordioso del Signore.

4) La presenza dei parroci – ricchezza inestimabile della Chiesa – è capillare fino a coprire, praticamente, l'intera superficie del mondo.

È principalmente – se non certo esaustivamente – nella parrocchia che risiede la vitalità della Chiesa; è lì che essa si fa comunemente presente. Pertanto, sotto quel campanile, anche il più modesto e sperduto, sta la grande speranza del futuro, sia della nuova evangelizzazione, sia del conseguente impegno per la pace e l'unità autentiche del genere umano.

Mi riferisco – come è ovvio – alla parrocchia nella guida della quale ci si apre doverosamente all'autentica creatività dello Spirito Santo che, fra l'altro, si manifesta anche attraverso la multiformità dell'aggregarsi. Penso alle associazioni, ai movimenti, alle confraternite, ai vari tipi di aggregazioni; tutte realtà complementari, mai esclusiviste ma che, incoraggiate ed intelligentemente coordinate dal parroco, possono costituire una formidabile risorsa per l'opera missionaria di nuova evangelizzazione. Sono doni particolari e, come tali, vanno valorizzati e sapientemente armonizzati nell’insieme.

5) L’Istruzione, così concreta, può aiutare a far sì che il ministero del parroco come guida della comunità e la sua specifica funzione di governo pastorale, non spariscano o non vengano snaturate in mezzo ad altre strutture che vorrebbero prendere o, di fatto, prendono il suo posto di guida; anche se si tratta di strutture valide e rispettabili.

In situazioni di scarsità di clero possono essere poste in atto tutte le soluzioni possibili, in conformità con la normativa canonica nell’orientamento chiaramente esposto dall’Istruzione "Ecclesiae de mysterio", tenendo sempre ben presente che il presbitero-parroco non è semplicemente il "coordinatore" o l’ "animatore" ma è il "pastore" proprio, tanto è vero che a nessun altro può essere conferito legittimamente tale titolo. Egli rende presente la paternità del Vescovo fra quella determinata porzione di popolo.

Ci possono essere fedeli non ordinati molto più colti, molto più capaci e galvanizzanti del presbitero che rende il servizio di parroco ma il Corpo ecclesiale ha una colonna vertebrale sulla quale si regge che non è di tipo "managiariale" bensì misterico-sacramentale.

Sia questa un’opportunità per esprimere ai parroci del mondo l’affetto e l’ammirazione per il loro lavoro nell’edificazione del Regno!

[01608-01.02] [Testo originale: Italiano]

INTERVENTO DI S.E. MONS. CSABA TERNYÁK

1) L’Istruzione presentata ora da Sua Eminenza il Cardinale Castrillón è frutto di una Assemblea Plenaria della Congregazione per il Clero, riunitasi nel mese di novembre dello scorso anno. A sua volta la Plenaria è stata preceduta da una lunga consultazione a livello universale, di vescovi, di parroci particolarmente rappresentativi delle diverse situazioni, di specialisti in materia pastorale, di teologi, di canonisti. C’è poi l’esperienza quotidiana della Congregazione che, nel suo lavoro ordinario, ha presenti le tematiche pastorali attinenti alla parrocchia, alla figura e al ruolo del parroco e, comunque, del presbitero come guida delle comunità.

La stesura del testo è frutto di tutto questo "iter"; ha avuto tappe di confronto e di revisione, di rilettura collegiale. La bozza è stata inviata a tutti i Membri della Congregazione, è stata discussa in sede di Plenaria, è stata sottoposta all’attenzione di altri Dicasteri della Curia Romana per gli aspetti che potevano, in qualche modo, interessare anche altre specifiche competenze ed è stata, infine, sottoposta al Santo Padre. Ecco che siamo addivenuti così finalmente alla presentazione di questa mattina.

2) Siamo sulla linea di un servizio che la Congregazione per il Clero, ben conscia delle attuali circostanze, pone in atto con l’intento di evidenziare sempre più l’identità sacerdotale, la natura, la connotazione e la fecondità del ministero pastorale proprio dei ministri ordinati, l’assoluta insostituibilità di essi. Anche la redazione di una rivista semestrale (Sacrum Ministerium), un corso annuale per quei presbiteri che potranno seguire la formazione permanente dei confratelli del proprio presbiterio, un sito Internet continuamente arricchito, la trasmissione di videoconferenze mensili in collegamento con i diversi continenti, sono altrettanti aspetti promozionali per venire incontro alle attuali circostanze, tenendo presente la situazione a raggio mondiale, sapendo che i presbiteri, uniti ai loro vescovi, costituiscono l’ossatura della nuova evangelizzazione e che la santità specifica del presbitero – e la santità mostra in pienezza l’identità e il conseguente stile del ministero – costituisce il primo, essenziale propellente per una pastorale vocazionale realistica.

E’ in questo quadro globale che va letta, compresa ed applicata la presente Istruzione.

3) Nel lavoro di redazione si è cercato di offrire nuovamente alla riflessione dei sacerdoti quei valori teologici fondamentali che spingono alla missione e che, talvolta, vengono offuscati. Si è cercato altresì di porre in evidenza la relazione tra la dimensione ecclesiologico-pneumatica, che tocca l’essenza del ministero sacerdotale, e la dimensione ecclesiologica, che aiuta a comprendere il significato della sua funzione specifica.

Attesi non pochi disorientamenti, con conseguenti abusi, al proposito della stessa identità sacerdotale, del suo fondamento sacramentale - come ha chiaramente esposto il Cardinale Prefetto – in considerazione anche di numerose richieste provenienti da più parti, è sembrato necessario riproporre una parte dottrinale rispondente alle diffuse esigenze di chiarezza ancora anche nella distinzione essenziale fra sacerdozio battesimale e ordinato.

Poiché la maggior parte di talune situazioni di abuso, si verificano in circostanziate aree di circoscrizioni ecclesiastiche, il testo si è proposto di rispondere in una prospettiva realisticamente costruttiva. Attualmente la facilità delle comunicazioni e degli interscambi – come documenta l’esperienza – favorisce, insieme con il bene, anche la rapida "esportazione" delle idee e delle prassi pastoralmente nocive. Per questo, taluni potrebbero dirsi attualmente non interessati, ma la comune responsabilità pastorale richiede motivazione ed attenta opera di prevenzione. L’occasione della Plenaria, con la convergenza di esperienze diversificate, ha certamente giovato alla completezza del quadro e ad un impulso sempre più fortemente missionario.

4) Non mancherà forse chi, scorrendo qualche parte, potrebbe dire che si tratta anche di elementi evidenti (si pensi al fatto che si chiede al parroco di curare la confessione dei bambini in preparazione alla prima comunione). Desidero allora chiarire, al proposito, che questa è una obiezione che spesso si muove a molti documenti della Santa Sede perché non si pensa al fatto che qui si deve avere uno sguardo universale e quello che è evidente qui, non sempre lo è ovunque. La necessità di servire sul piano universale è la ragione di talune scelte redazionali.

Per quanto riguarda la natura del documento, si tratta di una Istruzione e, come tale, non imparte nuove normative ma si prefigge di chiarire e di favorire l’esecuzione delle leggi esistenti.

Per i presbiteri in genere, come sapete, è già in vigore, dal Giovedì Santo del 1994 un Direttorio per il loro ministero e la loro vita. Un Direttorio costituisce una sorta di legge quadro, per cui Direttorio ed Istruzione sono complementari.

Oggi, tutti i chierici hanno opportuni testi di riferimento, guide autorevoli per la loro vita e per il loro agire ministeriale. E’ fondamentale, pertanto, che tali testi vengano presentati ovunque, approfonditi, diffusi, applicati e vengano a far parte sostanziale di qualsiasi programma di formazione permanente, in connessione con la formazione previa all’ordinazione.

5) Dalla lettura del testo si coglie come un filo che lo percorre interamente e che costituisce il fine dell’Istruzione stessa: fare emergere il ruolo di "guida sacramentale", proprio del presbitero-parroco. Ciò non intende minimamente sottovalutare il ruolo attivo e propositivo dei fedeli laici all’interno della comunità parrocchiale. Esso sta a cuore a tutti ed è chiaro che verrà tanto più promosso quanto più rifulgerà l’identità del presbitero e verrà esercitato integralmente il suo specifico ministero pastorale.

Non mancherà chi osserverà che già i precedenti documenti citati da Sua Eminenza ("Direttorio per il ministero e la vita dei presbiteri", Istruzione interdicasteriale "Ecclesiae de mysterio", Lettera "Il Presbitero maestro della parola, ministro dei sacramenti, guida della comunità in vista del terzo Millennio cristiano") hanno toccato l’argomento ma, poiché i problemi permangono, sembra pastoralmente urgente ribadire gli stessi concetti sotto diverse rifrazioni.

6) Infine, il documento ora presentato, costituisce anche un atto di omaggio agli innumerevoli parroci che, in ogni parte del mondo, svolgono silenziosamente e fedelmente il loro ministero, anche fra difficoltà, incomprensioni ed umiliazioni.

La Congregazione intende valutare al massimo tutti i sacerdoti impegnati nella cura d’anime ed incoraggiarli nell’essere icone del Buon Pastore per il popolo al quale l’obbedienza li ha inviati.

Poiché il Vangelo ci insegna che c’è più gioia nel dare che nel ricevere, auguro a tutti i parroci e loro confratelli collaboratori, questa gioia profonda!

[01609-01.01] [Testo originale: Italiano]