UDIENZA AI PARTECIPANTI ALL’INCONTRO DELLE FAMIGLIE ADOTTIVE PROMOSSO DALLE MISSIONARIE DELLA CARITÀ Questa mattina alle ore 11.30, il Santo Padre ha ricevuto in Udienza, nella Patriarcale Basilica Vaticana, i partecipanti all’Incontro delle Famiglie adottive promosso dalle Missionarie della Carità, nel terzo anniversario della morte di Madre Teresa di Calcutta ed ha rivolto loro il discorso che segue:
● DISCORSO DEL SANTO PADRE
Carissimi Missionari e Missionarie della Carità,
genitori e ragazzi delle famiglie adottive,
amici e collaboratori dell’opera di Madre Teresa di Calcutta!
1. Sono lieto di incontrarvi così numerosi, e ringrazio Suor Mary Simon per le gentili parole che mi ha rivolto, dando voce ai vostri sentimenti.
Avete voluto celebrare il vostro Giubileo nella giornata che coincide col terzo anniversario della morte di Madre Teresa. È un modo molto significativo per esprimere la vostra volontà di seguire Cristo sulle orme di questa singolare figlia della Chiesa, che si è spesa interamente per la carità. Come dimenticarla? Col passare degli anni, il suo ricordo resta più vivo che mai. La ricordiamo col suo sorriso, i suoi occhi profondi, la sua corona del Rosario. Ci sembra ancora di vederla in cammino per il mondo alla ricerca dei più poveri tra i poveri, sempre pronta ad aprire nuovi spazi di carità, accogliente verso tutti come una vera madre.
2. Chiamare "madre" una religiosa è piuttosto abituale. Ma questo appellativo assumeva per Madre Teresa una speciale intensità. Una madre si riconosce dalla capacità di donarsi. Osservare Madre Teresa nel tratto, negli atteggiamenti, nel modo di essere, aiutava a capire che cosa significasse per lei, al di là della dimensione puramente fisica, l’essere madre; aiutava ad andare alla radice spirituale della maternità.
Sappiamo bene qual era il suo segreto: si era riempita di Cristo, e perciò guardava tutti con gli occhi e con il cuore di Cristo. Aveva preso sul serio le sue parole: "Io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare…" (Mt 25,35). Per questo non faticava ad "adottare" come figli i suoi poveri. Il suo amore era concreto, intraprendente; la spingeva dove pochi avevano il coraggio di arrivare, dove la miseria era talmente grande da far paura.
Non meraviglia che gli uomini del nostro tempo ne siano rimasti come affascinati. Ella ha incarnato quell’amore che Gesù ha indicato come segno distintivo per i suoi discepoli: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri" (Gv 13, 35).
3. Tra le opere sgorgate dal cuore di Madre Teresa, una delle più significative è il movimento per le adozioni. Per questo oggi sono qui tante famiglie adottive.
Vi saluto con affetto, cari genitori e ragazzi! Sono lieto di questo incontro, che mi consente di riflettere con voi sul cammino che state percorrendo. Adottare un bambino è una grande opera di amore. Quando la si compie, si dà molto, ma anche si riceve molto. È un vero scambio di doni.
Il nostro tempo conosce purtroppo, anche in questo ambito, non poche contraddizioni. A fronte di numerosi bambini che, per la morte o l’inabilità dei genitori, restano senza famiglia, ci sono tante coppie che decidono di restare senza figli per motivi non di rado egoistici. Altre si lasciano scoraggiare da difficoltà economiche, sociali o burocratiche. Altre ancora, nel desiderio di avere un bambino "proprio" a qualunque costo, vanno ben oltre il legittimo aiuto che la scienza medica può assicurare alla procreazione, spingendosi a pratiche moralmente riprensibili. Nei confronti di tali tendenze occorre ribadire che le indicazioni della legge morale non si risolvono in astratti principi, ma tutelano il vero bene dell’uomo, e in questo caso il bene del bambino, rispetto all’interesse degli stessi genitori.
In alternativa a queste discutibili vie, l’esistenza stessa di tanti bambini senza famiglia suggerisce l’adozione come una via concreta dell’amore. Famiglie come le vostre sono qui a dire che questa è una strada possibile e bella, pur con le sue difficoltà; una strada, peraltro, praticabile ancor più di ieri, nell’era della globalizzazione, che accorcia tutte le distanze.
4. Adottare dei bambini, sentendoli e trattandoli come veri figli, significa riconoscere che il rapporto tra genitori e figli non si misura solo sui parametri genetici. L’amore che genera è innanzitutto dono di sé. C’è una "generazione" che avviene attraverso l’accoglienza, la premura, la dedizione. Il rapporto che ne scaturisce è così intimo e duraturo, da non essere per nulla inferiore a quello fondato sull’appartenenza biologica. Quando esso, come nell’adozione, è anche giuridicamente tutelato, in una famiglia stabilmente legata dal vincolo matrimoniale, esso assicura al bambino quel clima sereno e quell’affetto, insieme paterno e materno, di cui egli ha bisogno per il suo pieno sviluppo umano.
Proprio questo emerge dalla vostra esperienza. La vostra scelta e il vostro impegno sono un invito al coraggio e alla generosità per tutta la società, perché questo dono sia sempre più stimato, favorito e anche legalmente sostenuto.
5. Vi ringrazio per la vostra testimonianza! Celebrando i duemila anni dalla nascita di Cristo, in questo Grande Giubileo, ricordiamo anche che ogni uomo che viene al mondo, in qualunque condizione, porta il segno dell’amore di Dio. Per ciascun bimbo del mondo Cristo è nato e ha dato la vita. Non c’è pertanto nessun bimbo che non gli appartenga.
"Lasciate che i bambini vengano a me" (Mc 10,14). A queste parole di Cristo Madre Teresa fece, in certo senso, eco, quando alle madri tentate di abortire disse: "Portate a me i vostri bambini". Sulle sue orme, voi vi siete messi con Cristo dalla parte dei bambini. Voglia il Signore colmarvi di ogni consolazione e vi sostenga nelle difficoltà del cammino.
Nel suo nome tutti vi abbraccio e benedico.
[01802-01.01] [Testo originale: Italiano]