MESSAGGIO DEL SANTO PADRE AL SUPERIORE GENERALE DEI PASSIONISTI Pubblichiamo di seguito il Messaggio che Giovanni Paolo II ha inviato al Rev. P. José Agustin Orbegozo, Superiore Generale della Congregazione della Passione di Cristo (Passionisti), in occasione del 44° Capitolo Generale della Congregazione della Passione di Cristo, attualmente in corso a Itaici, presso São Paulo del Brasile:
● MESSAGGIO DEL SANTO PADRE
Al Reverendissimo Padre
JOSÉ AGUSTIN ORBEGOZO
Superiore Generale dei Passionisti
1. Sono lieto di indirizzarLe questo mio Messaggio in occasione del 44° Capitolo Generale della Congregazione della Passione di Cristo, convocato a Itaici, nello Stato brasiliano di São Paulo. Le rivolgo il mio cordiale saluto, che estendo con affetto ai Padri Capitolari, impegnati insieme con Lei in uno sforzo di riflessione e di progettazione di grande rilevanza per la Famiglia spirituale passionista.
Il Capitolo Generale è sempre un evento di grazia e costituisce un forte richiamo a ricercare le autentiche radici dell'Istituto, garantendo così la fedeltà al proprio carisma. Per la vostra Congregazione si tratta di approfondire meglio come vivere oggi la preziosa eredità affidata a tutti i suoi figli da San Paolo della Croce. Per fare questo, è necessario porsi in umile ascolto dello Spirito Santo, con amorevole attenzione ai segni dei tempi, verificando, adattando e rilanciando il singolare dono che Iddio ha accordato alla Chiesa e al mondo attraverso il vostro santo Fondatore.
2. La vostra Assemblea capitolare si svolge durante il Grande Giubileo dell'Anno Santo 2000. Essa è riunita per la prima volta nel Continente latino-americano, lontano dalla Casa Generalizia dei Santi Giovanni e Paolo al Celio, che il mio predecessore Clemente XIV vi affidò nel 1773. Con tale scelta, avete voluto rendere omaggio al grande Continente nel 500° anniversario della sua evangelizzazione, sottolineando l'indole missionaria e universale della vostra Congregazione ed esprimendo al tempo stesso solidarietà verso regioni particolarmente segnate, purtroppo, da povertà ed ingiustizia. Con questo significativo "pellegrinaggio della carità" intendete, altresì, corrispondere a quanto ho rilevato nella Bolla d'indizione del Grande Giubileo: "L'ingresso nel nuovo millennio incoraggia la Comunità cristiana ad allargare il proprio sguardo di fede su orizzonti nuovi nell'annuncio del Regno di Dio" (Incarnationis mysterium, 2), e spinge i discepoli di Cristo ad abbracciare con fervore l'"impegno missionario della Chiesa dinanzi alle odierne esigenze dell'evangelizzazione" (Ibid.).
Come non porre in evidenza che sin dalle origini le ricorrenze giubilari hanno costituito per i Passionisti significative tappe di rinnovata dedizione al servizio della Chiesa? Nell'Anno Santo 1725 il vostro Fondatore, mentre era pellegrino a Roma, ottenne dal mio venerato predecessore Benedetto XIII la prima approvazione verbale della nuova Famiglia religiosa e, nell'Anno Santo 1750, con alcuni Confratelli egli predicò con fervore la missione giubilare nella chiesa romana di san Giovanni de' Fiorentini, ricevendo gli elogi del Papa Benedetto XIV.
3. La riflessione teologica e il clima spirituale di questo Giubileo, anno della "glorificazione della Trinità" ed anno "intensamente eucaristico" (cfr Tertio millennio adveniente, 55), offrono una provvidenziale opportunità di arricchimento spirituale alla vostra Famiglia religiosa che, nata nella Chiesa per "promuovere la grata memoria della beata Passione di Nostro Signore Gesù Cristo" (Regole di san Paolo della Croce, del 1775), suprema e definitiva rivelazione del Mistero Trinitario, attinge nell'Eucaristia l'energia necessaria perché tutta la vita diventi memoria e sequela del Crocifisso risorto.
Tale sintonia con l'evento giubilare traspare anche dal tema del Capitolo: "Passione di Gesù Cristo, passione per la vita", che intende sottolineare come, alla luce del Crocifisso, il senso dell'esistenza sia fare dono della vita per il servizio dei fratelli: "Il Figlio dell'uomo, infatti, è venuto per servire e per dare la propria vita in riscatto per molti" (Mc 10,45).
La morte di Gesù sulla croce costituisce la massima espressione della vita che si dona. Essa apre l'ingresso alla pienezza di quella vita senza fine che il Padre accorda al Figlio, accettandone il totale sacrificio: "La croce è la sovrabbondanza dell'amore di Dio che trabocca su questo mondo" (Vita consecrata, 24).
La vita donata per noi sulla Croce ci è offerta in cibo nell'Eucaristia. E' vita umano-divina: è la vita che il Verbo ha assunto dalla Vergine Maria nel momento dell'Incarnazione; è la vita glorificata nella risurrezione e nell'ascensione al cielo; è la vita che il Figlio riceve dal Padre nell'eternità.
Accogliendo con fede, per mezzo del Figlio, la vita del Padre nella potenza dello Spirito Santo, nell'Eucaristia il credente viene collocato nel cuore stesso del Mistero Trinitario.
4. E', questa, una profonda realtà di fede a cui ognuno di voi, cari Passionisti, non manca sicuramente di tornare sovente nella preghiera e nella meditazione, in atteggiamento di umile adesione alla volontà salvifica di Cristo. Nell'Eucaristia Gesù chiama ogni suo discepolo ad essere, come Lui e con il suo aiuto, "pane spezzato" e "vino versato" per i fratelli, sempre mantenendo fisso lo sguardo sul mistero della sua morte e risurrezione.
In effetti, sin dalle origini i Passionisti hanno reso ai fedeli il prezioso servizio di insegnare a contemplare la Passione di Cristo, che il venerato Fondatore definiva "la più grande e stupenda opera dell'amore di Dio". Molti di loro l'hanno testimoniata fino al martirio, come il Vescovo bulgaro Eugenio Bossilkov, Innocenzo Canaura Arnau, Niceforo Diez e 25 compagni, che ho avuto la gioia di elevare all'onore degli altari.
Guardando al bene compiuto, come non chiedervi di continuare ad essere maestri di preghiera e speciali testimoni di Cristo crocifisso, attingendo dal mistero della Croce la forza per coltivare generosamente la passione per la vita, soprattutto attraverso il dialogo e la condivisione nelle vostre Comunità? Come non ricordarvi che tale missione esige coraggio e gioia nell'affrontare il peso dei problemi della vita religiosa in ogni particolare momento storico? Per il credente il momento vissuto riveste sempre le caratteristiche di un "cammino esodale", in cui "è incluso inevitabilmente ciò che appartiene al mysterium Crucis" (Vita consecrata, 40).
Il Crocifisso ci ha amati "sino alla fine" (Gv 13,1), oltre la misura e le possibilità umane dell'amore. Ecco la sorgente alla quale il Passionista, in modo del tutto particolare, deve attingere la propria spiritualità: amare là dov'è più difficile amare; amare dove c'è più bisogno d'amore. L'odierna società offre spazi sterminati per questo speciale apostolato.
In tale contesto si colloca anche la predicazione delle Missioni al popolo, apostolato tradizionale della vostra Congregazione sin dai tempi del Fondatore. Attraverso questo singolare metodo apostolico voi potete propagare la devozione alla Passione di Cristo fra la gente e in ogni ambiente. Certo, talora sarà necessario pensare a nuovi metodi pastorali secondo le diverse culture e tradizioni, ma vostra primaria cura resti sempre l'annuncio di Cristo che dalla Croce rinnova all'uomo d'ogni tempo il suo invito a seguirLo con fedele e docile abbandono. Sull'esempio di San Paolo della Croce, il Passionista senta come suo speciale dovere quello di offrire al popolo cristiano questa eccezionale occasione di evangelizzazione e di conversione. Le Missioni popolari, tra l'altro, appaiono quanto mai opportune anche nel contesto dell'Anno Giubilare. Ed accanto a quest'impegno non tralasciate mai, anzi intensificate, gli Esercizi spirituali al Clero e al popolo, educando a coltivare lo spirito di raccoglimento e di preghiera. Ogni vostra casa religiosa, a cui sin dall'inizio è stato dato il significativo nome di "ritiro", sia luogo di contemplazione e di silenzio per favorire l'incontro con Cristo, nostro divino Redentore.
5. Nel programma dei lavori capitolari avete riservato un particolare spazio alla riflessione sulla condivisione del carisma passionista con i laici. Si tratta di "uno dei frutti della dottrina della Chiesa come comunione", maturato in tempi recenti, che costituisce "un nuovo capitolo, ricco di speranze, nella storia delle relazioni tra le persone consacrate e il laicato" (Vita consecrata, 54). Esso rappresenta un segno di crescita della vitalità ecclesiale che urge accogliere e sviluppare. Auspico di cuore che quanti lo Spirito chiama ad attingere alle stesse fonti della vostra sorgente carismatica possano trovare in voi dei fratelli e, soprattutto, delle guide capaci non solo di condividere con loro il carisma, ma soprattutto di formarli ad un'autentica spiritualità passionista.
Affido volentieri i lavori capitolari ed ogni vostro generoso proposito alla Vergine Santa, a San Paolo della Croce ed ai numerosi Santi e Beati che impreziosiscono la storia secolare del vostro Istituto, perché vi aiutino a riproporre oggi il carisma delle origini, quale efficace fermento di fecondità evangelica nel mondo contemporaneo.
Con questi voti, mentre assicuro il mio ricordo nella preghiera per ciascuno di voi, per l'intera Famiglia passionista e per quanti incontrate nel vostro quotidiano ministero apostolico, imparto di cuore a tutti una speciale Benedizione Apostolica.
Da Castel Gandolfo, 21 Agosto 2000
IOANNES PAULUS II
[01734-01.01] [Testo originale: Italiano]