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APPELLO DEI VESCOVI CATTOLICI DELL’ERITREA, 20.05.2000


APPELLO DEI VESCOVI CATTOLICI DELL’ERITREA

Il Consiglio dei Vescovi della Chiesa Cattolica di Eritrea ha pubblicato, in data 18 maggio 2000, il seguente comunicato riguardante il conflitto in corso tra Eritrea ed Etiopia:

Dopo due anni di alterne vicende, di speranze e di delusioni, di scontri più o meno sanguinosi, la guerra che oppone l'Eritrea e 1'Etiopia, è entrata, negli ultimi pochi giorni, nella sua fase più tragica. Svanito 1'ultimo barlume di speranza legato ai tentativi di mediazione, le armi hanno preso 1'ultima parola.

La guerra si è rivelata ancora quell'inutile strage che il Santo Padre Giovanni Paolo II ha ripetutamente denunciato e condannato. Ancora una volta sulla pelle di popolazioni povere ed innocenti si è tragicamente confermata la saggezza dell'assioma: "se l'umanità non porrà fine alla guerra, la guerra porrà fine all'umanità".

Regioni intere trasformate in unico campo di battaglia, incessanti bombardamenti su città e villaggi, popolazioni in movimento verso mete ignote, migliaia e migliaia di feriti e di morti... ecco in breve la terrificante scena che il territorio offre all'osservatore. Il bilancio dei danni umani e materiali di questa guerra è ancora tutto da fare, ma un rapido giro d'orizzonte rivela già che ormai ci si avvicina alle proporzioni delle macerie accumulate nei precedenti trent'anni di guerra. Che cosa non ha funzionato nei tentativi di fermare questa folle corsa alle armi? E’ l'angoscioso interrogativo che tormenta la coscienza di tutti noi. Ma non è più né il momento né il caso di attardarsi su analisi di responsabilità e recriminazioni. E’ dovere grave di chiunque poteva fare qualcosa chiedersi, con una mano sulla coscienza, perché non lo abbia fatto e quali interessi siano prevalsi nelle modalità con cui è stata affrontata questa crisi.

Pastori di una popolazione che si trova a subire le conseguenze di una guerra che non ha mai voluto, noi ci limitiamo a una sola constatazione: un solo giorno di ritardo potrebbe significare lo sterminio di una popolazione intera e la devastazione del territorio. Non possiamo comprendere, e tanto meno giustificare, il fatto che, una volta riprese le ostilità, si ritenga esaurita ogni possibilità di intervento o ci si ripari dietro misure di limitata efficacia. Di qui il nostro angoscioso appello: si blocchi immediatamente la via alla possibilità di ulteriori stragi, si facciano tacere le armi senza indugio, non si permetta che la violenza continui a prevalere sulla razionalità. Domani sarà già troppo tardi.

Il nostro appello si indirizza a chi, a livello internazionale, ha responsabilità istituzionali e possibilità di intervento, così come a istituzioni, gruppi e individui che hanno a cuore le sorti di uomini, donne e bambini condannati all'estinzione per violenza, fame e stenti. Basterà, se non altro, lo sguardo triste ed innocente di migliaia di bambini senza padre e madre per non dormire con la coscienza tranquilla.

In quest'ora, una delle più buie della nostra recente storia, mentre ci si attende che la comunità internazionale si muova ed agisca, è più che mai viva nel cuore della nostra gente la fiducia nel Signore che regge le sorti dei popoli. Insieme con il nostro popolo, a Lui gridiamo: donaci la tua pace, quella pace che il mondo non può dare, ma che è l'unica vera pace! La Vergine Madre Kidane Mehret, patrona del nostro paese, sostenga e corrobori la nostra implorazione.

Abune Zeccarias Yohannes, Eparca di Asmara

Abune Luca Milesi, Eparca di Barentu

Abune Tesfamariam Bedho, Eparca di Keren

[01151-01.02]