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DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI PELLEGRINI DALL'ARGENTINA PER LA CANONIZZAZIONE
DELLA BEATA MARIA ANTONIA DI SAN GIUSEPPE DE PAZ Y FIGUEROA

Sala Clementina
Venerdì, 9 febbraio 2024

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Cari fratelli e sorelle,

Buongiorno, e grazie per essere qui oggi. Sono felice di avere questo incontro con tutti voi in occasione della canonizzazione di María Antonia de San José, la nostra Madre Antula, alla quale siete venuti a manifestare la vostra devozione.

Saluto i miei fratelli Vescovi provenienti dall’Argentina — dalla diocesi primaziale, che poi hanno lasciato senza nulla — e tutti i sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli che li accompagnano. La carità di Mama Antula, soprattutto nel servizio ai più bisognosi, oggi si impone con grande forza, in mezzo a questa società che corre il rischio di dimenticare che «l’individualismo radicale è il virus più difficile da sconfiggere. Un virus che inganna. Ci fa credere che tutto consiste nel dare briglia sciolta alle proprie ambizioni» (Lettera enciclica Fratelli tutti, n. 105). In questa beata troviamo un esempio e un’ispirazione che ravviva «l’opzione per gli ultimi, per quelli che la società scarta e getta via» (Esortazione apostolica Evangelii gaudium, n. 195). Che il Signore ci dia la grazia di seguire il suo esempio e che questo esempio ci aiuti a essere questo segno di amore e di tenerezza tra i nostri fratelli.

Ricordiamo anche che il cammino della santità implica fiducia, abbandono, come quando la beata María Antonia giunse soltanto con un crocifisso e scalza a Buenos Aires, perché non aveva posto la sua sicurezza in sé stessa, ma in Dio, confidava che il suo arduo apostolato fosse opera di Lui. Lei sperimentò ciò che Dio vuole da ognuno di noi, che possiamo scoprire la sua chiamata, ognuno nel proprio stato di vita, poiché qualunque esso sia, si sintetizzerà sempre nel realizzare “tutto per la maggior gloria di Dio e la salvezza delle anime”. Questa premessa, che è alla base della spiritualità ignaziana, della quale la beata Mama Antula si nutrì, la mosse sempre in ogni sua opera. Tanto è vero che una delle sue principali preoccupazioni quando fu soppressa la Compagnia di Gesù fu di impartire lei stessa gli esercizi spirituali, cercando così di aiutare tutti a scoprire la bellezza della sequela di Cristo. Ma ciò non fu facile, poiché, per l’avversione che si era creata contro i Gesuiti, giunsero a proibirle di dare gli esercizi, di modo che decise di impartirli clandestinamente. Questa dimensione della clandestinità non possiamo dimenticarla, è molto importante. In tal senso, un altro messaggio che ci dà la beata nel nostro mondo di oggi è di non arrenderci di fronte alle avversità, di non desistere dai nostri buoni propositi di portare il Vangelo a tutti, nonostante le sfide che questo può rappresentare. Spesso anche la «propria famiglia o il proprio luogo di lavoro possono essere quell’ambiente arido dove si deve conservare la fede e cercare di irradiarla» (Ibidem, n. 86). Saldamente radicati nel Signore, dobbiamo vedere in questo un’occasione in cui possiamo sfidare il nostro ambiente per portare la gioia del Vangelo.

Oltre alla devozione che la Beata nutriva per san Giuseppe, da cui prese il nome, mi piacerebbe sottolineare il suo grande fervore per l’Eucaristia, la quale deve essere il centro della nostra vita, e dalla quale scaturisce la forza per realizzare il nostro apostolato (cfr. Costituzione Sacrosanctum Concilium, n. 10). Vi invito a partecipare seriamente, domenica, alla celebrazione di Cristo, morto e risorto, nella quale proclameremo santa Mama Antula. Vi invito a essere testimoni di questo dono per il popolo argentino, ma anche per tutta la Chiesa. A lei, che tanto promosse i pellegrinaggi, chiediamo che ci aiuti nel nostro peregrinare insieme verso la casa del Padre.

Che la Vergine di Luján interceda per tutti i fedeli che peregrinano in Argentina, e per la Chiesa universale. E non dimenticatevi di pregare per me. Che Dio vi benedica. Grazie.

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L'Osservatore Romano, Anno CLXIV n. 33, venerdì 9 febbraio 2024, p. 8.



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