Index   Back Top Print

[ DE  - EN  - ES  - FR  - IT  - PT ]

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
PER IL LANCIO DELLA DECADE ONU SUL RIPRISTINO DELL'ECOSISTEMA

 

A Sua Eccellenza la Signora
INGER ANDERSEN
Direttore esecutivo dell’UNEP,
e a Sua Eccellenza il Signor
QU DONGYU
Direttore Generale della FAO

 

Eccellenze,

Domani celebreremo la Giornata Mondiale dell’Ambiente. Questa commemorazione annuale ci incoraggia a ricordare che tutto è collegato. L’autentica «preoccupazione per l’ambiente [deve essere] unita al sincero amore per gli esseri umani e un costante impegno riguardo ai problemi della società» (Lettera enciclica Laudato si’, 24 maggio 2015, n. 91)

La celebrazione di domani, avrà però un significato particolare, poiché si svolgerà nell’anno in cui inizia il Decennio delle Nazioni Unite per il Ripristino dell’Ecosistema. Questo decennio ci invita ad assumere impegni decennali volti alla cura della nostra casa comune «sostenendo e aumentando gli sforzi per prevenire, arrestare e rovesciare il degrado di ecosistemi in tutto il mondo e sensibilizzare verso l’importanza della riuscita del ripristino di ecosistemi» (Risoluzione 73/284 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottata il 1° marzo 2019: «Decennio delle Nazioni Unite per il Ripristino dell’Ecosistema (2021-2030)», p.o. 1).

Nella Bibbia leggiamo che: «I cieli narrano la gloria di Dio, e l’opera delle sue mani annunzia il firmamento. Il giorno al giorno ne affida il messaggio e la notte alla notte ne trasmette notizia. Non è linguaggio e non sono parole, di cui non si oda il suono» (Salmi  19, 2-4).

Siamo tutti parte di questo dono della creazione. Siamo parte della natura, non separati da essa. È questo che ci dice la Bibbia.

L’attuale situazione ambientale ci invita ad agire ora con urgenza per diventare custodi sempre più responsabili del creato e restituire alla natura ciò che per troppo tempo abbiamo danneggiato e sfruttato. Altrimenti rischiamo di distruggere la base stessa dalla quale dipendiamo. Rischiamo inondazioni, e fame, e gravi conseguenze per noi stessi e per le generazioni future. È questo che tanti scienziati ci dicono.

Dobbiamo prenderci cura gli uni degli altri, e dei più deboli tra noi. Proseguire su questo cammino di sfruttamento e distruzione — di esseri umani e della natura — è ingiusto e sconsiderato. È ciò che ci direbbe una coscienza responsabile.

Abbiamo la responsabilità di lasciare una casa comune abitabile per i nostri figli e per le generazioni future.

Tuttavia, quando ci guardiamo intorno, che cosa vediamo? Vediamo crisi che porta a crisi. Vediamo la distruzione della natura, nonché una pandemia globale che sta causando la morte di milioni di persone. Vediamo le conseguenze ingiuste di alcuni aspetti dei nostri sistemi economici attuali e tante crisi climatiche catastrofiche che producono gravi effetti sulle società umane e perfino l’estinzione di massa di diverse specie.

Eppure c’è speranza. «La libertà umana è capace di limitare la tecnica, di orientarla, e di metterla al servizio di un altro tipo di progresso, più sano, più umano, più sociale e più integrale» (Lettera enciclica Laudato si’, 24 maggio 2015, n. 112).

Stiamo assistendo a una nuova attenzione e un nuovo impegno da parte di molti Stati e attori non governativi: autorità locali, settore privato, società civile, giovani... sforzi volti a promuovere quella che potremmo definire “ecologia integrale”, che è un concetto complesso e multidimensionale: esige una visione a lungo termine; evidenzia l’inscindibilità della «preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore» (Ibidem, n. 10); è tesa a «recuperare i diversi livelli dell’equilibrio ecologico: quello interiore con sé stessi, quello solidale con gli altri, quello naturale con tutti gli esseri viventi, quello spirituale con Dio» (Ibidem, n. 210). Rende ognuno di noi consapevole della sua responsabilità come essere umano verso se stesso, verso il prossimo, verso il creato e verso il Creatore.

Tuttavia, veniamo avvertiti che ci resta poco tempo — gli scienziati dicono i prossimi dieci anni, il lasso di tempo di questo Decennio delle Nazioni Unite — per ripristinare l’ecosistema, che significherà il recupero integrale del nostro rapporto con la natura.

I numerosi “avvertimenti” che stiamo vivendo, tra i quali possiamo individuare il Covid-19 e il riscaldamento globale, ci spingono ad agire con urgenza. Spero che la cop 26 sul cambiamento climatico, che si terrà il prossimo novembre a Glasgow, contribuirà a darci le risposte giuste per ripristinare gli ecosistemi sia attraverso un’azione rafforzata per il clima sia accrescendo la sensibilità e la consapevolezza.

Siamo anche spinti a ripensare le nostre economie. Abbiamo bisogno di «una nuova e approfondita riflessione sul senso dell’economia e dei suoi fini, nonché una revisione profonda e lungimirante del modello di sviluppo, per correggerne le disfunzioni e le distorsioni» (Benedetto XVI, Lettera enciclica Caritas in veritate, 29 giugno 2009, n. 32). Il degrado dell’ecosistema è un chiaro risultato di una disfunzione economica.

Ripristinare la natura che abbiamo danneggiato significa, in primo luogo, recuperare noi stessi. Mentre diamo il benvenuto a questo Decennio delle Nazioni Unite per il Ripristino dell’Ecosistema, siamo compassionevoli, creativi e audaci. Che possiamo occupare il nostro giusto posto come “Generazione del Ripristino”.

Dal Vaticano, 27 maggio 2021

 

Francesco

___________________________

da L'Osservatore Romano, Anno CLXI n. 125, sabato 5 giugno 2021, p. 10.



Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana