PAPA FRANCESCO
MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA
DOMUS SANCTAE MARTHAE
La festa della Parola
Giovedì, 3 ottobre 2019
Aprire il cuore all’incontro con la Parola di Dio che ci rende gioiosi. È l’esortazione che giovedì mattina, 3 ottobre, Papa Francesco rivolge nell’omelia della messa mattutina a Casa Santa Marta. Il Papa invita, quindi, ad ascoltare con attenzione, senza lasciare che la Parola entri da un orecchio ed esca dall’altro. La sua riflessione si snoda a partire dalla prima lettura della liturgia, tratta dal Libro di Neemia (8, 1-4a.5-6.7b-12). È la «storia dell’incontro del popolo di Dio con la Parola di Dio. È tutta una storia di ricostruzione».
Il riferimento è al contesto in cui si svolge la storia narrata: la ricostruzione del Tempio e il ritorno dall’esilio. Neemia, il governatore, parla con il sacerdote e scriba Esdra per «intronizzare» la Parola di Dio: tutto il popolo si radunò sulla piazza davanti alla Porta delle Acque. Il sacerdote Esdra leggeva: «Aprì il libro in presenza di tutto il popolo, poiché stava più in alto di tutti; come ebbe aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi». I leviti spiegavano la legge. «Una cosa bella», nota Papa Francesco mettendo in luce come «noi siamo abituati ad avere questo libro che è la Parola di Dio, ma siamo, direi, male abituati» mentre al popolo «mancava la Parola, aveva fame della Parola di Dio, per questo quando vide il libro della Parola si alzò in piedi». «Ma pensate che da decenni non succedeva questo, è l’incontro del popolo con il suo Dio, l’incontro del popolo con la Parola di Dio».
«Neemia, che era il governatore, Esdra, sacerdote e scriba, e i leviti che ammaestravano il popolo dissero a tutto il popolo: “Questo giorno è consacrato al Signore”. Per noi è la domenica», sottolinea il Papa ricordando appunto che «la domenica è il giorno dell’incontro del popolo con il Signore, il giorno dell’incontro della mia famiglia con il Signore. Il giorno dell’incontro mio con il Signore, è un giorno di incontro. “Questo giorno è consacrato al Signore”».
Per questo, Neemia, Esdra e i leviti esortavano a non fare lutto e a non piangere. La prima lettura narra, infatti, come tutto il popolo piangesse mentre ascoltava. «Piangeva dall’emozione», «piangeva di gioia», sottolinea Francesco.
Quindi, il Papa pone alcuni interrogativi: «Quando noi sentiamo la Parola di Dio cosa succede nel mio cuore? Sto attento alla Parola di Dio? Lascio che tocchi il mio cuore o sto lì a guardare il soffitto pensando altre cose e la Parola entra da un orecchio ed esce dall’altro, non arriva al cuore? Cosa faccio io per prepararmi perché la Parola arrivi al cuore?». «E — prosegue — quando la Parola arriva al cuore c’è il pianto di gioia e c’è la festa. Non si capisce la festa della domenica senza la Parola di Dio, non si capisce». Il Papa torna, dunque, al testo della lettura odierna: «Poi Neemia disse loro: “Andate, fate festa — e dà una bella ricetta della festa — mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno — ai poveri». «Sempre i poveri — nota — sono i chierichetti della festa cristiana, i poveri! — perché questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza».
Papa Francesco torna poi sul messaggio della liturgia ricordando che la tristezza, invece, non è la nostra forza. «La Parola di Dio — osserva — ci fa gioiosi, l’incontro con la Parola di Dio ci riempie di gioia e questa gioia è la mia forza, è la nostra forza. I cristiani sono gioiosi perché hanno accettato, hanno ricevuto nel cuore la Parola di Dio e continuamente incontrano la Parola, la cercano. Questo è il messaggio di oggi, per tutti noi», afferma ancora, esortando a «un esame di coscienza breve: Come io ascolto la Parola di Dio? O semplicemente non la ascolto? Come mi incontro io con il Signore nella sua Parola che è la Bibbia? E poi: sono convinto che la gioia del Signore è la mia forza? La tristezza non è la nostra forza».
«I cuori rattristati», prosegue Francesco, il diavolo li butta giù subito mentre la gioia del Signore «ci fa alzare, guardare e cantare e piangere di gioia». Uno dei salmi dice che nel momento della liberazione da Babilonia, il popolo ebreo pensava di sognare: non poteva crederlo. La stessa esperienza succede «quando noi incontriamo il Signore nella sua Parola», quando pensiamo: «Ma questo è un sogno...», e «non possiamo credere tanta bellezza». «Che il Signore — conclude — dia a tutti noi la grazia di aprire il cuore per questo incontro con la sua Parola e non avere paura della gioia, non avere paura di fare la festa della gioia», quella gioia, torna a sottolineare Papa Francesco, che scaturisce proprio da questo incontro con la Parola di Dio.
L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIX, n.225, 4/10/2019
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