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PAPA FRANCESCO

MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA
DOMUS SANCTAE MARTHAE

Risposte di compromesso a domande scomode

Lunedì, 18 febbraio 2019

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(da: www.osservatoreromano.va)

Basta con le nostre risposte di compromesso alle domande scomode di Dio, il quale ci chiede dov’è il nostro fratello che ha fame — non basta dargli un «buono mensa» della Caritas — o che è malato da solo in ospedale, o è in carcere, o non può andare a scuola, o è tossicodipendente. Non si deve scappare dalla «domanda scomoda di Dio» scaricandoci la coscienza e trovando mille scuse generiche, ha affermato Papa Francesco nella messa celebrata lunedì 18 febbraio a Santa Marta. Oltretutto, ha puntualizzato, l’impegno in prima linea della Chiesa nel sociale è voluto dal Signore e non è certo l’attività di «un partito comunista».

«Il brano del libro della Genesi che abbiamo ascoltato nella prima lettura — ha fatto subito notare Francesco riferendosi al passo liturgico dell’Antico testamento (4, 1-15.25) — fa parte di quel genere letterario che si ripete tante volte nella Bibbia: possiamo chiamarlo “domande scomode e risposte di compromesso”».

In effetti, ha affermato il Pontefice, «è proprio una domanda imbarazzante, quella rivolta da Dio a Caino: “Dov’è tuo fratello?”». E «la risposta è una risposta, in questo caso un po’ di compromesso, ma anche una risposta per difendersi: ma cosa c’entro io, nella vita di mio fratello? Forse sono io il suo custode? Io me ne lavo le mani. Così Caino cerca di fuggire lo sguardo di Dio».

Il Papa ha ricordato che «Gesù ha fatto tante volte queste domande scomode a Pietro, per esempio: “Mi ami?”, tre volte. Alla fine Pietro non sapeva cosa più rispondere». Oppure «ai discepoli: “La gente cosa dice di me?”. E loro dicono “che sei un profeta, il Battista” — “Ma voi, cosa dite?”». Sicuramente è «una domanda imbarazzante»

Ecco, dunque, che «Dio a Caino» fa questa domanda: «Dov’è tuo fratello?». E «davvero — ha affermato Francesco — questa è una domanda scomoda: meglio non farla». Del resto, «noi conosciamo tante risposte: è la sua vita, io la rispetto, me ne lavo le mani, io non mi immischio nella vita altrui, ognuno è libero di scegliere la propria strada». E «così — ha fatto presente il Pontefice — nella vita di tutti i giorni a queste domande scomode del Signore rispondiamo un po’ con principi generici che non dicono niente ma dicono tutto, tutto quello che c’è nel cuore».

«Vorrei prendere adesso questa domanda applicandola a noi» ha rilanciato il Papa. «Il Signore — ha detto — oggi a ognuno di noi fa questa domanda: “Dove è tuo fratello?”». E «forse qualcuno che è un po’ distratto può dire: “È a casa, con sua moglie!”. No, no, “dov’è tuo fratello?”». In lui, ha insistito Francesco, si identifica «l’affamato, l’ammalato, il carcerato, il perseguitato per la giustizia: “Dov’è tuo fratello?” — “Non lo so” — “Ma tuo fratello è affamato!” — “Sì, sì, sicuramente è a pranzo nella Caritas della parrocchia, sì, sicuramente gli daranno da mangiare”». Così «con questa risposta di compromesso — ha commentato — salvo la pelle».

E ancora: «dov’è l’altro tuo fratello, l’ammalato” — “Sicuro che è in ospedale!” — “Ma non c’è posto in ospedale! E ha le medicine?” — “Ma è una cosa sua, io non posso immischiarmi nella vita altrui, avrà dei parenti che gli danno le medicine”. E me ne lavo le mani».

Di più: «Dov’è tuo fratello, il carcerato?” — “Ah, sta pagando quello che si merita. L’ha fatta grossa, che la paghi. Noi siamo stanchi di tanti delinquenti per strada: paghi”».

«Magari, mai tu senti questa risposta detta a te dalla bocca del Signore» ha affermato il Pontefice, che ha insistito: «Dov’è tuo fratello? Dov’è tuo fratello sfruttato, quello che lavora in nero, nove mesi l’anno per riprendere, dopo tre mesi, un altro anno? E così non c’è sicurezza, non c’è vacanze” — “Eh, oggi non c’è lavoro e uno prende quello che può”». Ma questa è «un’altra risposta di compromesso».

«Vorrei anche che adesso — ha suggerito Francesco — ognuno di noi prendesse questa parola del Signore come se fosse rivolta a ognuno di noi personalmente — il Signore a me domanda: “dov’è tuo fratello?” — e mettere poi il nome dei fratelli che il Signore nomina nel capitolo 25 di Matteo: l’ammalato, l’affamato, l’assetato, quello che non ha vestiti, quel fratellino piccolino che non può andare a scuola, il drogato, il carcerato». Dov’è ciascuno di loro, ciascuno di questi fratelli?

Il Papa ha proposto anche domande essenziali e dirette, nello stile dell’esame di coscienza: «Dov’è tuo fratello nel tuo cuore? C’è posto per queste persone nel nostro cuore? O noi parliamo, sì, della gente, scarichiamo un po’ la coscienza dando un’elemosina, ma che non disturbino troppo, per favore, perché con queste cose sociali dalla Chiesa finisce che sembri un partito comunista e questo ci fa male. Va bene, ma il Signore lo ha detto: dov’è tuo fratello? Non è il partito, è il Signore».

«Siamo abituati — ha riconosciuto il Pontefice — a dare delle risposte di compromesso, risposte per scappare dal problema, per non vedere il problema, per non toccare il problema». Per questo, ha aggiunto, «oggi ci farà bene ripetere: dov’è mio fratello? Fare la lista di tutti questi che il Signore nomina in Matteo 25. Al contrario, da noi incomincia a farsi una vita oscura: il peccato è accovacciato alla tua porta, dice il Signore a Caino, e quando portiamo questa vita oscura senza prendere in mano quello che il Signore Gesù ci ha insegnato, alla porta c’è il peccato, accovacciato, aspettando per entrare. E distruggerci». Ecco la forza della domanda: «dov’è tuo fratello?».

Ma «c’è un’altra domanda del libro della Genesi dopo il peccato di Adamo» ha fatto presente il Papa. Il Signore chiede: «“Adamo, dove sei?”. E Adamo si nascose di vergogna, di paura. Magari noi sentissimo questa vergogna» ha detto Francesco, suggerendo nuove domande per l’esame di coscienza personale: «Dov’è tuo fratello? Dove sei? In quale mondo vivi che non te ne accorgi di queste cose, di queste sofferenze, di questi dolori? Dov’è tuo fratello? Prendilo per mano. Dove sei? Non nasconderti dalla realtà».

In conclusione, il Pontefice ha chiesto di «rispondere apertamente, con lealtà, con gioia anzi, a queste due domande del Signore: «Dov’è tuo fratello? Dove sei?».



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