Basilica Papale di S. Maria Maggiore L’AKATHISTOS A SANTA MARIA MAGGIORE L’Akathistos, uno trai più famosi inni che la Chiesa Orientale dedica alla Theotokos (Genitrice di Dio), sarà eseguito sabato 29 ottobre 2022 alle ore 21 sul sagrato della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore anticipato dal suono della campana detta della “Sperduta”. A presiedere il momento di preghiera sarà S.E.R Mons. Flaviano Rami Al Kabalan, Visitatore Apostolico dei Siri in Europa e Procuratore del Patriarcato di Antiochia dei Siri presso la Santa Sede. L’esecuzione, a cura delle Suore Compassioniste Serve di Maria, si inserisce nell’ampio programma “Un mese con Maria” che la Basilica propone in occasione del tradizionale mese di ottobre alla recita del Rosario. Ancora una settimana per vivere gli appuntamenti di spiritualità mariana, proposti della Basilica Papale che custodisce l’Icona della Salus Populi Romani, per il mese di ottobre. Tutti i giorni tre appuntamenti con recita del Santo Rosario: alle ore 11.30 presso la Cappella Sforza alle ore 17.00 presso la Cappella Paolina (la domenica alle ore 16.30) e alle ore 21.00 sul sagrato della Basilica in seguito al suono della campana detta della “Sperduta”. “Un mese con Maria” si concluderà con la recita del Santo Rosario sul sagrato della Basilica lunedì 31 ottobre 2022 alle ore 21.00 presieduto dal Cardinale Stanislaw Ryłko, Arciprete della Basilica e sarà animato dalla Cappella Musicale Liberiana. Brevi note tecniche circa l’Akathistos L'inno consta di 24 stanze, quante sono le lettere dell'alfabeto greco con le quali progressivamente ogni stanza comincia. La prima parte dell'Akathistos (stanze 1-12) segue il ciclo del Natale, ispirato ai Vangeli dell'Infanzia (Lc 1-2; Mt 1-2); la seconda parte (stanze 13-24) propone e canta ciò che la Chiesa al tempo di Efeso e di Calcedonia professava di Maria, nel mistero del Figlio Salvatore e della Chiesa dei salvati. Circa l’autore, quasi tutta la tradizione manoscritta trasmette anonimo l’inno Akathistos. La versione latina redatta dal Vescovo Cristoforo di Venezia intorno all’anno 800, che tanto influsso esercitò sulla pietà del medioevo occidentale, porta il nome di Germano di Costantinopoli (733). Oggi la critica scientifica propende ad attribuirne la composizione ad uno dei Padri di Calcedonia: in tal modo, questo testo sarebbe il frutto maturo della tradizione più antica della Chiesa ancora indivisa delle origini, degno di essere assunto e cantato da tutte le Chiese e comunità ecclesiali. |