Messaggio del Santo Padre Francesco
a firma del Cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin,
per l'incontro dei Seminaristi di Francia
Sono lieto, cari seminaristi di Francia, di potermi rivolgere a voi in
occasione del vostro incontro, e di trasmettervi i calorosi pensieri che Sua
Santità Papa Francesco formula per ognuno di voi nella preghiera. Egli rende
grazie per la chiamata singolare che il Signore vi ha rivolto, avendovi
scelti tra molti altri, amati di un amore privilegiato e preservato; e rende
grazie anche per la risposta coraggiosa che desiderate dare a questa
chiamata. È di fatto motivo di rendimento di grazie, di speranza e di gioia
constatare che molti giovani — e meno giovani — osano ancora, con la
generosità e l’audacia della fede, e nonostante i tempi difficili che le
nostre Chiese e le nostre società occidentali secolarizzate stanno
attraversando, impegnarsi nella sequela del Signore per il suo servizio e
per quello dei propri fratelli e sorelle.
È per questo che vi dico:
grazie! Grazie perché donate gioia e speranza alla Chiesa in Francia che vi
attende e ha bisogno di voi. E ha bisogno di voi affinché siate ciò che il
sacerdote deve essere, ciò che è sempre stato e che sarà sempre per volontà
divina: partecipe “della autorità con la quale Cristo stesso fa crescere,
santifica e governa il proprio corpo " (Presbyterorum
ordinis, n. 2); e questo mediante un’ineffabile configurazione a
Cristo, Capo della sua Chiesa, che lo pone di fronte al Popolo di Dio —
benché egli ne faccia sempre parte — per istruirlo con autorità, guidarlo
con sicurezza e trasmettergli efficacemente la grazia attraverso la
celebrazione dei sacramenti (cfr. Ibidem.
n. 4, 5, 6). Nel momento più alto, fonte e apice della vita della Chiesa e
della sua vita personale, il sacerdote celebra la messa dove, rendendo
presente il sacrificio di Cristo, si offre in unione con Lui sull’altare e
vi depone l’offerta di tutto il Popolo di Dio e di ogni fedele.
Vi invito, cari seminaristi, a radicare bene nella vostra anima queste
verità fondamentali che saranno alla base della vostra vita e della vostra
stessa identità. E al cuore di questa identità, configurata al Signore Gesù,
si trova il celibato. Il sacerdote è celibe — e vuole esserlo —
semplicemente perché Gesù lo era. L’esigenza del celibato non è anzitutto
teologica, ma mistica: «chi può capire, capisca!» (Mt 19, 12). Si
sentono molte cose sui sacerdoti oggi, la figura sacerdotale viene molto
spesso distorta in alcuni ambienti, relativizzata, talvolta considerata
subalterna. Non spaventatevi troppo: nessuno ha il potere di cambiare la
natura del sacerdozio e nessuno la cambierà mai, anche se le modalità del
suo esercizio devono necessariamente tener conto delle evoluzioni della
società attuale e della situazione di grave crisi vocazionale che stiamo
vivendo.
E una di queste evoluzioni societali, relativamente nuova in Francia, è
che l’istituzione ecclesiale, e con essa la figura del sacerdote, non viene
più riconosciuta; ha perso agli occhi della maggior parte della gente ogni
prestigio, ogni autorità naturale, e, purtroppo, è addirittura infangata.
Non bisogna quindi più contare su di essa per trovare ascolto presso le
persone che incontriamo. Perciò, l’unico modo possibile di procedere alla
nuova evangelizzazione richiesta da Papa Francesco, affinché ognuno abbia un
incontro personale con Cristo (cfr. Evangelii
gaudium, Introduzione, III), è l’adozione di uno stile pastorale di
vicinanza, compassione, umiltà, gratuità, pazienza, dolcezza, dono radicale
di sé agli altri, semplicità e povertà. Un sacerdote che conosca “l’odore
delle pecore” (Messa
crismale, 28 marzo 2013) e che cammini con esse, al loro ritmo. È
così che il sacerdote toccherà il cuore dei suoi fedeli, conquisterà la loro
fiducia e farà loro incontrare Cristo. Tutto ciò non è nuovo, ovviamente;
innumerevoli santi sacerdoti hanno adottato questo stile in passato, ma
oggi è diventato una necessità per evitare di non essere credibili né
ascoltati.
Per vivere questa esigente, e talvolta dura, perfezione sacerdotale, e
affrontare le sfide e le tentazioni che incontrerete sulla vostra strada,
c’è, cari seminaristi, una sola soluzione: alimentare una relazione
personale, forte, viva e autentica con Gesù. Amate Gesù più di ogni altra
cosa, che il suo amore vi basti, e uscirete vittoriosi da tutte le crisi, da
tutte le difficoltà. Perché se Gesù mi basta, non ho bisogno di grandi
consolazioni nel ministero, né di grandi successi pastorali, né di sentirmi
al centro di vaste reti relazionali; se Gesù mi basta, non ho bisogno di
affetti disordinati, né di notorietà, né di avere grandi responsabilità, né
di fare carriera, né di risplendere agli occhi del mondo, né di essere
migliore degli altri; se Gesù mi basta, non ho bisogno di grandi beni
materiali, né di godere delle seduzioni del mondo, né di sicurezze per il
mio futuro. Se, al contrario, soccombo a una di queste tentazioni o
debolezze, è perché Gesù non mi basta e io vengo meno all’amore.
Quindi, cari seminaristi, «fedele è Dio, dal quale siete stati chiamati
alla comunione del Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!» (1 Cor 1,
3-9). Abbiate sempre come prima preoccupazione rispondere a questa chiamata
e rafforzare la vostra unione con Colui che si degna di fare di voi degli
amici (cfr. Gv 15, 15). Egli è fedele e vi renderà felici. E non
posso che raccomandarvi, come maestra di vita spirituale, Santa Teresa del
Bambino Gesù e del Volto Santo, in questo 150° anniversario della sua
nascita, Dottore in scientia amoris di cui avete il
privilegio di poter leggere l’ammirevole dottrina nella lingua d’origine.
Lei che “respira” costantemente il Nome di Gesù, il suo “unico amore” (cfr. C’est
la confiance, n. 8), vi guiderà sulla via della fiducia che vi
sosterrà ogni giorno e vi farà restare in piedi sotto lo sguardo del Signore
quando vi chiamerà a sé (cfr. Ibidem,
n. 3).
Papa Francesco affida alla sua intercessione e alla protezione di Nostra
Signora dell’Assunzione, Patrona della Francia, voi e tutti i membri delle
vostre comunità di seminari. Vi concede di cuore la Benedizione Apostolica.
Cardinale Pietro Parolin
Segretario di Stato di Sua Santità
___________________________________
L'Osservatore Romano, Anno CLXIII n. 276, 2 dicembre 2023, p. 12.