ORDINAZIONE EPISCOPALE DI S.E. MONS. JOSEPH SPITERI, NUNZIO APOSTOLICO IN SRI LANKA OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE, Domenica, 24 maggio 2009
“Esulti di santa gioia la tua Chiesa, o Padre”. Non poteva esserci invocazione più bella e opportuna in apertura di questa celebrazione eucaristica; invocazione che ben si adatta ai sentimenti che tutti proviamo per l’eccelso dono dell’episcopato che viene conferito ad un sacerdote, Monsignor Joseph Spiteri, figlio di questa terra maltese. La liturgia della solennità dell’Ascensione del Signore ci aiuta nella nostra riflessione sul ministero episcopale. Nella Prima Lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli, l’Ascensione è vista come il punto di partenza dell’espansione missionaria della Chiesa. Oggi, la Chiesa in Malta mostra la sua generosità, perché questo sacerdote maltese, da lunghi anni a servizio della Santa Sede, accetta di svolgere il ministero episcopale come rappresentante del Papa in una terra lontana. Le parole di Gesù si avverano: “... avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra”. Questa realtà è motivo di gioia per la Chiesa di Malta e per la Chiesa Universale. Intensa e commossa è la gioia anche dei familiari di Monsignor Spiteri che salutiamo con grande affetto. Una famiglia, quella di Monsignor Joseph Spiteri, profondamente cristiana, in seno alla quale sono sbocciate vocazioni di speciale consacrazione a Dio. Di cinque fratelli, due sono focolarini: Mariella che da diversi anni vive in Pakistan, e Andrew, mentre le altre due sorelle, le Signore Teresa e Graziella, sono sposate e presenti oggi con i loro figli. Due sue cugine sono religiose francescane e un cugino, Mons. Laurence Spiteri, è padrino del nuovo Vescovo durante il rito dell’ordinazione. I cari genitori, che hanno raggiunto ormai da tempo la patria celeste, sono presenti con i segni tangibili di una fede profonda tramandata ai loro figli. Si trova fra noi il parroco, Monsignor Innocenzo Borg, che cinquanta anni fa battezzò il piccolo Joseph e che gli diede la prima comunione nella parrocchia dedicata a sant’Andrea, nel villaggio di Luqa. La Chiesa di Malta deve la sua fecondità alle profonde radici del culto paolino e, con grande passione, durante questo anno dedicato all’Apostolo delle Genti, ha messo in atto numerose iniziative. So che, a partire da domani, il clero diocesano e numerosi laici avranno la possibilità di partecipare ad un corso di aggiornamento spirituale, pastorale e culturale, con il contributo prezioso, fra gli altri, di uno dei collaboratori del Santo Padre, Sua Ecc.za Monsignor Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura. Rivolgo il mio fervido augurio affinché questo convegno porti abbondanti frutti. Mons. Joseph Spiteri ha ricevuto la sua formazione cristiana, oltre che in famiglia, anche presso la Società della dottrina cristiana, associazione di catechisti laici consacrati fondata dal grande sacerdote maltese don Giorgio Preca, canonizzato da Benedetto XVI il 3 giugno 2007. Il suo esempio sarà da valorizzare durante l’ “Anno Sacerdotale” che Benedetto XVI inaugurerà a partire dal 19 giugno di quest’anno, festa del Sacro Cuore di Gesù. Sarebbe bello poter nominare qui tutti i formatori, che hanno seguito il giovane Joseph, prima nel Seminario Minore arcidiocesano e poi nel Seminario Maggiore, fino al percorso degli studi filosofici e teologici nella Facoltà di Teologia dell’Università di Malta. Studi che ha proseguito poi presso la Pontificia Accademia Ecclesiastica e la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino a Roma. Soffermandoci sulla narrazione degli Atti degli Apostoli, che abbiamo appena ascoltata, non possiamo non trovare il legame con l’evento che stiamo vivendo in questa splendida Concattedrale della Valletta. Attraverso l’ordinazione episcopale, Mons. Joseph Spiteri entra nel Collegio degli apostoli, di quelle persone, cioè, scelte “per mezzo dello Spirito Santo”, alle quali il Signore affida il compito di continuare la sua missione. La successione apostolica del ministero episcopale è la via che garantisce la fedele trasmissione della testimonianza apostolica. Quello che rappresentano gli Apostoli nel rapporto fra il Signore Gesù e la Chiesa delle origini, lo rappresenta analogamente la successione ministeriale nel rapporto fra la Chiesa delle origini e la Chiesa attuale. Non è una semplice concatenazione materiale; è piuttosto lo strumento storico di cui si serve lo Spirito per rendere presente il Signore Gesù, Capo del suo popolo, attraverso quanti sono ordinati per il ministero attraverso l'imposizione delle mani e la preghiera dei Vescovi. Colgo quindi l’occasione per salutare gli Arcivescovi con-consacranti e gli altri Vescovi qui riuniti per invocare sull’eletto i santi doni promessi. Con deferenza ringrazio sentitamente tutte le Autorità civili, che con la loro presenza conferiscono onore e dignità alla nostra Assemblea. Il Santo Padre Benedetto XVI mi ha incaricato di portarvi la Sua benedizione apostolica. Durante il recente pellegrinaggio in Terra Santa, abbiamo parlato di questa mia venuta a Malta ed Egli ha assicurato il Suo ricordo nella preghiera. Infatti si deve proprio al Santo Padre Benedetto XVI, Successore dell’Apostolo Pietro, la scelta della destinazione del nostro novello Vescovo; destinazione che lo porterà nello Sri Lanka. Egli sarà, dunque, Nunzio Apostolico in quella lontana nazione del continente asiatico, dove il Signore non mancherà di fargli sentire la sua presenza, secondo la promessa data agli Apostoli: “Il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano”. Possiamo anche affermare che, anche attraverso questa sua missione, si rinsalda un legame fra la generosa Chiesa in Malta e la Chiesa in Sri Lanka. In quel Paese, infatti, hanno svolto, in passato, il loro servizio missionario numerose religiose maltesi. In merito a ciò non è superfluo ricordare che la Chiesa di Malta ha sempre mantenuto viva la dimensione missionaria del ministero, seguendo fedelmente la “tradizione” ispirata all’Apostolo delle Genti. Sono numerosi i sacerdoti, religiosi, religiose e laici che si dedicano all’evangelizzazione in tutto il mondo. Ogni Nunzio Apostolico è chiamato a consolidare i legami di comunione tra le Chiese particolari e il Successore di Pietro, ed a lui è affidata la responsabilità di promuovere il dialogo e la collaborazione con la società civile della Nazione in cui opera. Mons. Spiteri si è preparato a lungo per questo compito, svolgendo il proprio servizio nelle Nunziature Apostoliche di Panama, Iraq, Giordania, Messico, Portogallo, Grecia e, infine, Venezuela, prima di rientrare in Vaticano presso la Segreteria di Stato, per essere poi nominato Nunzio nello Sri Lanka. Lo Sri Lanka è tormentato da ben 37 anni da sanguinosi conflitti e la stampa internazionale ha dato recente notizia della resa di una delle parti in lotta, anche se lo scenario resta alquanto preoccupante. Il Santo Padre ha lanciato un accorato appello durante la recita del Regina Coeli di domenica scorsa, affinché le istituzioni umanitarie, comprese quelle cattoliche, non lascino nulla d’intentato per venire incontro alle urgenti necessità alimentari e mediche della popolazione civile sfinita e abbandonata a se stessa. I cattolici sono il 7%, su una popolazione di circa 20 milioni di abitanti e appartengono alle due etnie maggiori del Paese. La Chiesa è chiamata quindi a giocare un ruolo importante nella promozione della difficile e agognata riconciliazione. Per questo delicato compito, di cui il Nunzio Apostolico dovrà farsi carico, in sintonia con la Chiesa locale, uniamo la nostra preghiera a quella del Santo Padre: “Affido quel caro Paese – ha detto - alla materna protezione della Vergine Santa di Madhu, amata e venerata da tutti i srilankesi, ed elevo le mie preghiere al Signore affinché affretti il giorno della riconciliazione e della pace”. Questa supplica alla Vergine ci induce a riflettere sul ruolo che Ella è chiamata a svolgere nelle lotte dei cristiani per la conquista della pace e della fratellanza fra popoli, etnie e razze. Maria accompagna la vita della Chiesa ovunque e si può ben dire, come scriveva il teologo svizzero Von Balthasar, che “l'elemento mariano governa nascostamente nella Chiesa, come la donna nel focolare domestico", [cfr. Punti fermi, Ed. Rusconi]. “Maria - ha affermato Benedetto XVI – è così intrecciata nel grande mistero della Chiesa che lei e la Chiesa sono inseparabili come sono inseparabili lei e Cristo” (Omelia, 8 dicembre 2005). E’ significativo meditare questo profondo intreccio che unisce Maria e la Chiesa, anche in relazione alla fisionomia, alla costituzione e alla missione specifica del Vescovo, chiamato a incarnare, in comunione con il Successore di Pietro, un servizio di governo nella Chiesa. Giovanni Paolo II, rivolgendosi tempo fa ai Cardinali, suoi collaboratori alla guida dei Dicasteri della Curia Romana, aveva espresso l’auspicio che Maria li aiuti a scoprire sempre meglio, e a vivere sempre più autenticamente questa ricchezza, che per i ministri ordinati è vitale. “Ci aiuti – diceva - a inserirci consapevolmente in questa simbiosi tra la dimensione mariana e quella apostolico-petrina, da cui la Chiesa quotidianamente trae orientamento e sostegno. L’attenzione a Maria ed ai suoi esempi porti un di più di amore, di tenerezza, di docilità alla voce dello Spirito, perché si arricchisca interiormente la dedizione di ciascuno al servizio del ministero di Pietro” (Giovanni Paolo II, Discorso alla Curia Romana, 22 dicembre 1987). Forte di questo aiuto materno, caro Joseph, esprimerai davanti alla Chiesa le tue solenni promesse e riceverai le insegne episcopali: l’anello, la mitra e il pastorale. L’anello episcopale è un dono che ti invia il Santo Padre affinché sia costantemente vivo in te il dovere di fedeltà alla Chiesa, Sposa di Cristo. Ricevere l’anello – ricordava Benedetto XVI – è come rinnovare il «sì», è come pronunciare nuovamente l’«eccomi», rivolto al tempo stesso al Signore Gesù e alla sua santa Chiesa, che ogni Vescovo è chiamato a servire con amore sponsale. Noi tutti qui riuniti, testimoni del tuo impegno, ti assicuriamo che la nostra preghiera e il nostro affetto non ti mancheranno mai. La condivisione della fede, della speranza e della carità, virtù teologali e colonne portanti della vita cristiana e dello zelo pastorale, che hai voluto evidenziare nel tuo stemma episcopale, farà si che, seppur distanti geograficamente saremo uniti, con Gesù, il Risorto, in mezzo a noi, nostra forza e salvezza per il mondo intero.
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