XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi
Seconda Sessione
RITIRO
INDIRIZZO DI SALUTO
di Sua Em.za il Card. Mario Grech
Segretario Generale del Sinodo
(30 settembre 2024)
Carissimi fratelli e sorelle,
Accogliendovi mi viene da dire con il Salmista «come è bello e come è piacevole che i fratelli siedano insieme» (Salmo 133). La frase “stare seduti insieme” appare in Dt 25,5 nel contesto della legislazione sul levirato ed è una espressione tecnica che implica il vivere insieme in una terra unita che prende senso in un contesto sociale e storico che mirava alla conservazione dei beni del gruppo attraverso un’eredità indivisa! Non è questo lo scopo per cui il Santo Padre ci ha chiamato in questa assemblea sinodale? Nonostante arriviamo da varie Chiese locali tutte con le loro ricchezze, tutte con le loro sfide, tutte impegnate per rinnovarsi e per trovare nuove vie e un nuovo linguaggio per parlare di Gesù agli uomini e alle donne di oggi, siamo “seduti insieme” per conservare i beni della Chiesa attraverso un’eredità indivisa da condividere con tutti, nessuno escluso.
Ci apprestiamo a intraprendere il cammino della seconda sessione dell’Assemblea sinodale. Siamo come Mosè sul Sinai alla presenza del Signore. Anche a noi oggi il Signore ripete: «togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale stai è suolo santo» (Es 3,6). Sì, l’Assemblea sinodale è “luogo santo” di incontro con il Signore che è presente lì dove «due o tre» sono riuniti nel suo nome (cf. Mt 18,20). O entriamo in questa prospettiva di preghiera, di fede, di incontro con Dio, o non assumiamo un autentico stile sinodale, non viviamo una esperienza di sinodalità. Infatti il Sinodo non può che essere una preghiera, una liturgia, nella quale l’attore principale non siamo noi, ma lo Spirito Santo. Ce lo ha ricordato il Santo Padre, proprio all’inizio del percorso sinodale: «il Sinodo è un momento ecclesiale, e il protagonista del Sinodo è lo Spirito Santo. Se non c’è lo Spirito, non ci sarà Sinodo» (Papa Francesco, Discorso, 9 ottobre 2021).
Per questo motivo iniziamo il nostro percorso con i giorni del ritiro. Essi non sono una preparazione al Sinodo, ma ne fanno parte integrante. In questi giorni di ascolto della Parola di Dio e di preghiera noi, come Mosè, che pure era messo alla guida di un popolo, ci togliamo i sandali dai piedi, ci spogliamo da ogni nostra resistenza alla voce dello Spirito Santo, per poter attraversare il deserto e camminare insieme con il popolo di Dio verso la terra della Promessa di Dio. Senza l’incontro di Mosè con il Dio dei Padri sul santo monte non ci sarebbe stato l’esodo verso la libertà; senza quella spogliazione di Mosè non ci sarebbe stato il cammino della salvezza. Ci spogliamo da “abiti”, approcci e schemi che magari avevano significato ieri, ma oggi sono diventati un peso per la missione e mettono a rischio la credibilità della Chiesa. Così questi nostri giorni di ritiro sono ciò che fa emergere il fondamento di ciò che viviamo. L’aula del sinodo è suolo santo e perciò abbiamo bisogno di toglierci i sandali per ascoltare. Dobbiamo essere disposti a spogliarci, poiché l’ascolto è una azione radicale di spoliazione di fronte all’altro e di fronte a Dio.
Cari fratelli e sorelle, ispirato dall’appello che aveva fatto Hugo Rahner quando aveva invitato a «reimparare ciò che era così familiare e caro alla chiesa primitiva: vedere la chiesa in Maria e Maria nella chiesa», vorrei proporvi di affidare questo nuovo tratto del percorso sinodale alla Vergine Maria. La Vergine Maria è modello della Chiesa: «la madre di Dio è figura della Chiesa, come già insegnava sant’Ambrogio, nell’ordine cioè della fede, della carità e della perfetta unione con Cristo» (LG 63; cf. LG 53). Scrive Ivo di Chartres «Sicut enim Christi mater, sic mater Ecclesiae».
Il Concilio Vaticano II ci esorta ad «innalzare gli occhi» a Maria (LG 65) per imparare ad essere una Chiesa dallo stile sinodale. Maria infatti è innanzitutto donna dell’ascolto e dell’obbedienza alla volontà di Dio. Come affermava san Paolo VI nella Marialis Cultus, «Maria è la Vergine in ascolto, che accoglie la Parola di Dio con fede; e questa fu per lei premessa e via alla maternità divina» (MC 17). In lei, l’ascolto si fa celebrazione della Parola, gesto concreto di carità e di premurosa presenza, coraggiosa fedeltà nel momento della prova, comunione nella preghiera e nella speranza con la Chiesa missionaria. Il documento dei vescovi tedeschi Maria, die Mutter des Herrn dell’anno 1979, propone ai fedeli la Vergine Maria come modello e immagine della Chiesa nella sua apertura alla volontà di Dio: «Essa pone il vero atto costitutivo della Chiesa; tutto ciò che è venuto successivamente, il ministero apostolico, i sacramenti, l’invio in missione nel mondo, presuppone questo fondamento mariano. Senza di esso la Chiesa sarebbe ciò che purtroppo a molti sembra essere: nient’altro che un’organizzazione».
Come ci ricorda Papa Francesco: «i cambiamenti nella Chiesa senza preghiera non sono cambiamenti di Chiesa, sono cambiamenti di gruppo». Senza la preghiera non siamo una assemblea sinodale ma un “gruppo di imprenditori della fede”. Maria è donna di preghiera (cf. MC 17). La Vergine di Nazareth è modello di una Chiesa che prega, ringrazia, canta la gloria del suo Signore. Negli Atti vediamo Maria in preghiera con gli Apostoli radunati nel Cenacolo in attesa del dono dello Spirito Santo (At 1,14). Maria è per noi oggi modello di preghiera nel vivere questi intensi giorni dell’Assemblea sinodale.
Maria è inoltre donna sinodale perché con la sua vita ci insegna che la Chiesa – come emerge dall’insegnamento e dalla riflessione teologica di Benedetto XVI – non è opera delle nostre mani, ma opera di Dio: la Chiesa non è il prodotto del nostro fare, del nostro impegno, ma è un organismo vivente che matura e cresce in modo misterioso in forza della grazia. Maria è una povera del Signore, che sa accogliere tutto da lui come dono e grazia. Nella sua concezione verginale vediamo il segno più eloquente del primato di Dio nella sua vita e per la sua fecondità. Anche la Chiesa è feconda se sa mettere al primo posto l’azione dello Spirito Santo in lei.
Invochiamo l’intercessione di Maria per essere anche noi oggi, nell’Assemblea sinodale che inauguriamo, «terra buona» nella quale la Parola di Dio può portare frutto abbondante. Vorrei invitare tutti, in questo mese di ottobre dedicato a Maria, a pregare con il Santo Rosario durante il Sinodo. Riceverete tutti una corona del Rosario, perché questa preghiera possa accompagnarci nel cammino di questi giorni. Il Rosario è un incessante ruminare la Parola di Dio, un’invocazione che non si stanca di «bussare» alla porta. Attraverso il Rosario anche noi, non solo ci rivolgiamo a Maria nella preghiera, ma custodiamo insieme a lei la Parola di Dio: «Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19). Attraversando i misteri del Santo Rosario, noi ripercorriamo la vita di Gesù, la sua incarnazione e la sua Pasqua. Preghiera «di orientamento nettamente cristologico» (MC 46), il Rosario ci invita a mettere al centro Cristo, a generarlo al mondo, sull’esempio di Maria. Con il Rosario impariamo, come Maria, ad essere discepoli e discepole del Signore.
Cari fratelli e sorelle, invochiamo insieme in questo mese la Vergine Maria, modello della Chiesa, perché l’Assemblea sinodale che inizia oggi il suo percorso sia una rinnovata Pentecoste, affinché il Vangelo di Gesù possa continuare a fecondare la vita dell’intera umanità e possiamo essere una Chiesa sinodale e missionaria.