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Buonomo: una riforma che vuole dare un rinnovato slancio missionario al Vaticano

Il rettore della Lateranense spiega, in una intervista a Radio Vaticana-Vatican News, il senso della nuova Legge fondamentale dello Stato della Città del Vaticano: garantire la missionarietà dello Stato, in quanto direttamente funzionale al ministero del Papa

Giancarlo La Vella

La nuova Legge fondamentale dello Stato della Città del Vaticano, voluta da Papa Francesco, risponde alla necessità di seguire le riforme promosse dal Pontificato nella prospettiva di un nuovo slancio missionario di tutta la Chiesa. Questo, in sintesi, quanto affermato, in una intervista a Radio Vaticana-Vatican News, dal professor Vincenzo Buonomo, docente di diritto internazionale e rettore della Pontificia Università Lateranense. In particolare, c’è da sottolineare la nuova composizione della Pontificia Commissione che non sarà più formata solo da cardinali, ma sarà aperta anche a laiche e laici.

Professor Buonomo, la nuova “Costituzione” vaticana come si inserisce nel quadro delle riforme del Pontificato di Papa Francesco?

Si inserisce in un quadro di riforme che - come sempre ha detto Papa Francesco - non ha la presunzione di modificare in modo astratto e soprattutto che tiene sempre conto di ciò che è stato fatto in precedenza, ma che vuole valorizzare alcuni aspetti importanti che sono oggi necessari. Anche nel caso dello Stato della Città del Vaticano diventa necessario non solo appellarsi ad una tradizione, che va dal 1929 fino ad oggi, ma anche capire quali sono i continui sviluppi a cui lo Stato stesso è sottoposto e anche in relazione a realtà esterne allo Stato stesso, per cui diventa necessario ed è diventato necessario e reale avere una nuova Legge fondamentale, cioè delle norme che possono regolare il funzionamento dello Stato e anche l’operatività delle altre leggi che nello Stato esistono.

Con questa riforma entra nella Legge fondamentale il principio di adeguare le norme vaticane agli impegni internazionali presi dalla Santa Sede per lo Stato della Città del Vaticano…

Io credo che in questo caso rientri un po’ anche la funzione strumentale dello Stato. Quando Pio XI definì questa funzione come importante per garantire la libertà, l’indipendenza alla Sede Apostolica, e quindi anche un territorio, in quel momento come oggi, diventava e diventa necessario per poter in qualche modo operare senza avere interferenze dall’esterno. Ma questo non significa non accettare ciò che sul piano internazionale viene proposto per la regolazione di tanti aspetti. E negli ultimi anni sempre di più la Santa Sede e l’ordinamento dello Stato vaticano si sono adeguati alle nuove normative e soprattutto a quelle normative che possono dare allo Stato lo slancio necessario per garantire quella che è l’attività missionaria dello Stato perché questo è un aspetto che va fortemente sottolineato e che la Legge riprende: cioè, la missionarietà dello Stato, perché è direttamente funzionale al magistero della Chiesa e il munus del Sommo Pontefice. Gli aspetti internazionali vengono recepiti anche rispetto alle competenze del Governatorato. La Legge definisce alcuni compiti esclusivi del Governatorato che sono compiti che il Governatorato può esercitare soltanto e anche con riferimento alle regole internazionali. La sicurezza, la tutela ambientale, le attività economiche, la tutela del patrimonio artistico, la connettività per esempio in termini di reti sia dal punto di vista tecnico che gestionale, oggi sono determinati e sono legati a normative o regole di condotta a livello internazionale. Quindi ancora di più c’è questa volontà di poter uniformare e collegarsi ad una realtà che è uno spazio globale in cui anche lo Stato Città del Vaticano è inserito.

Come cambiano la Pontificia Commissione e gli altri organi dello Stato?

Una lettura della Legge ci porta subito ad individuare che c’è stato un cambiamento della terminologia. Si usa la parola “poteri” riferendola soltanto al Sommo Pontefice. Diversamente gli altri organi dello Stato esercitano “funzioni”: funzione legislativa, esecutiva e giudiziaria. Credo che questa sia una prima novità che la Legge introduce. Comparandola con quella che è attualmente vigente, la Commissione non è più solo commissione cardinalizia ma accanto ai cardinali possono esserci altri membri nominati dal Papa: quindi potrà farvi parte ogni componente del popolo di Dio, nei diversi status e genere. E poi alla Commissione viene attribuito in modo esclusivo il compito di interpretare autenticamente le leggi dello Stato. Una terza novità è il fatto che la Commissione è assistita dai consiglieri dello Stato che però adesso vanno a costituire un apposito Collegio, quindi un organo collegiale che è presieduto dal consigliere generale dello Stato. Questa è una novità. Riguardo alla funzione del presidente del Governatorato, non è più soltanto esecutiva ma è anche una funzione di controllo ed è poi il ponte tra la Pontificia Commissione e il Governatorato, quindi è il collegamento diretto per le questioni che sono maggiormente rilevanti e importanti per la vita dello Stato: il presidente è il collegamento diretto con il Santo Padre.

Nella Legge fondamentale c’è ora una precisa regolamentazione del bilancio preventivo e consuntivo del Vaticano…

La strada indicata da Papa Francesco è molto semplice ma è una strada che richiede condivisione. Lui parla di chiarimento, di trasparenza, di correttezza nell’attività economica. Quindi, adesso, la nuova Legge prevede un bilancio dello Stato che non è più soltanto il bilancio che veniva annualmente presentato dal Governatorato ma una legge che è legata ai criteri di contabilità internazionale e di programmazione. Infatti, si parla nella Legge di una programmazione triennale del bilancio preventivo dello Stato. E credo che sia un passo avanti proprio in ragione di una razionalizzazione dell’uso delle risorse e delle funzioni che le stesse devono avere in termini sia di allocazione che in termini poi di utilizzo. Allo stesso tempo si introduce un meccanismo interno allo Stato che ha il compito di fare il cosiddetto controllo e la verifica contabile che poi si andrà ad armonizzare con altre forme di controllo che esistono nel contesto della realtà della Santa Sede.

 

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