A un anno dalla Statio Orbis celebrata da Papa Francesco in Vaticano,
il Dicastero per la Comunicazione pubblica un libro
che racchiude il significato di quel momento straordinario di preghiera
Il Papa solo sul sagrato di piazza San Pietro, con la pioggia battente. È passato un anno dal “momento straordinario di preghiera in tempo di epidemia”, la Statio Orbis celebrata dal Vescovo di Roma nella piazza deserta sotto lo sguardo del Crocifisso di San Marcello al Corso, portato in processione lungo i secoli dai romani per invocare la fine delle epidemie, e della Salus Populi Romani, l’antica icona mariana che protegge la Città Eterna. È passato un anno e ancora il mondo vive il dramma della pandemia, con il quotidiano bollettino dei morti e le conseguenze sulle vite dei singoli cittadini e sulle nostre società. Il Papa pregò affinché il grido dell’umanità risvegliatasi dal torpore dell’indifferenza venisse ascoltato, e invitò a rendersi conto che siamo “tutti sulla stessa barca”, bisognosi gli uni degli altri, bisognosi dell’aiuto di Dio. Quell’evento non fu soltanto mediatico. Fu una preghiera in grado di unire il mondo, il modo con cui Francesco si fece vicino a tutti. Un gesto di preghiera straordinario, preceduto e seguito dall’accompagnamento quotidiano della Messa celebrata nella cappella di Santa Marta, conforto per milioni di persone in tutto il mondo. Un gesto unito a parole che hanno reso il Papa prossimo a tutti.
Per non dimenticare quelle parole e quei gesti, il Dicastero per la Comunicazione, con la Libreria Editrice Vaticana, in collaborazione con l’editore francese Bayard e tramite questo con altri editori in tutto il mondo (Piemme per l’Italia, OSV per la lingua inglese, Encuentro per la lingua spagnola, Leya-D. Quixote per la lingua portoghese, Edições CNBB per la lingua portoghese per il Brasile, Novalis per il Quebec, la Oficina del libro per l’Argentina, il CELAM per l’America Latina e i Caraibi) ha curato un libro di immagini e testi, che racchiudono il significato di quel momento straordinario di preghiera. Sono accompagnate da un breve ma intenso dialogo con lo stesso Papa Francesco, il quale, a un anno di distanza dalla Statio Orbis, ricorda: “Ero in contatto con la gente. Non sono stato solo, in nessun momento...”. E alla domanda su che cosa gli abbia dato forza e speranza in quel momento così intenso e drammatico Francesco risponde: “Baciare i piedi del Crocifisso dà sempre speranza. Lui sa cosa significa camminare e conosce la quarantena perché Gli misero due chiodi lì per tenerlo fermo. I piedi di Gesù̀ sono una bussola nella vita della gente”.
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