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Comunicato Stampa Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione

Evento “100 Presepi in Vaticano”

Nuova veste per l’evento dei “100 Presepi in Vaticano”, per vivere il Natale come momento di gioia nonostante le difficoltà che sono presenti per la pandemia. In ottemperanza alle disposizioni generali, quest’anno l’ormai tradizionale appuntamento si svolgerà all’aperto, raccolto nella bellezza del Colonnato del Bernini. Domenica 13 dicembre alle 16.30 sarà inaugurata la manifestazione che si protrarrà fino a domenica 10 gennaio 2021. Ad animare l’evento sarà quest’anno l’Ambasciata Ucraina presso la Santa Sede, presente con una Delegazione ufficiale accompagnata da una rappresentanza della comunità ucraina a Roma. Tutti potranno soffermarsi per ammirare la bellezza di tanti presepi provenienti da diverse parti del mondo, e comprendere quanto amore e fantasia sono stati immessi nella realizzazione del presepe. L’orario della visita gratuita ha inizio alle 10.00 per concludersi alle 20.00 (ultimo ingresso alle ore 19.45). Con eccezione dei giorni 25 e 31 dicembre in cui l’orario sarà dalle ore 10.00 alle ore 17.00 (ultimo ingresso alle ore 16.45). L’iniziativa del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione è stata resa possibile per il sostegno offerto da UnipolSai Assicurazioni, da Regia Congressi e da The Media Company Store che con generosità hanno creduto a questa bella tradizione a cui va il nostro ringraziamento.

Soffermandosi sui vari presepi, tante persone potranno sentirsi toccate e cogliere il significato profondo che proviene dalla semplicità della scena descritta. Il pensiero e l’affetto per i propri familiari e amici coinvolti nella sofferenza della pandemia potrà estendersi per raccogliere i volti di tanti medici e personale infermieristico che ogni giorno stanno vicino ai malati e danno sollievo, dei molti cappellani degli ospedali che portano conforto anche a nome di quanti non possono accedere ai reparti. Senza dimenticare la gratitudine per gli uomini e le donne di scienza che non danno tregua alla loro sperimentazione per raggiungere risultati che possano invertire finalmente la curva della pandemia fino a vincerla. Il presepe parla anche di tutte queste vite ed esprime la solidarietà che non viene mai meno e diventa più tangibile nei momenti di maggior bisogno, testimonianza della solidarietà che Dio ha voluto condividere con tutta l’umanità attraverso l’incarnazione del Figlio.

Papa Francesco nella sua Lettera sul significato e valore del presepe ha offerto l’immagine di come vivere questo Natale con sincera speranza: “La nascita di un bambino suscita gioia e stupore perché pone dinanzi al grande mistero della vita… Il presepe ci fa vedere, ci fa toccare questo evento unico e straordinario che ha cambiato il corso della storia, e a partire dal quale anche si ordina la numerazione degli anni, prima e dopo la nascita di Cristo. Il modo di agire di Dio quasi tramortisce, perché sembra impossibile che Egli rinunci alla sua gloria per farsi uomo come noi. Che sorpresa vedere Dio che assume i nostri stessi comportamenti: dorme, prende il latte dalla mamma, piange e gioca come tutti i bambini! Come sempre, Dio sconcerta, è imprevedibile, continuamente fuori dai nostri schemi. Dunque il presepe, mentre ci mostra Dio così come è entrato nel mondo, ci provoca a pensare alla nostra vita inserita in quella di Dio; invita a diventare suoi discepoli se si vuole raggiungere il senso ultimo della vita” (Admirabile signum 8).

In queste feste natalizie non avrebbe senso voltare lo sguardo dall’altra parte come se non esistesse il drammatico momento che il mondo intero sta vivendo. La fede impone di guardare la realtà e dare significato a quanto accade nella storia personale e dell’umanità. Vivere il Natale come una parentesi non darebbe ragione del significato che esso riveste per la fede.

Non sappiamo a che ora nacque Gesù a Betlemme. L’unica indicazione che si possiede riguardo la sua nascita è fornita dall’evangelista Luca il quale afferma che nella regione si trovavano dei pastori che “pernottavano nei campi” e “di notte vegliavano sul gregge” (Lc 2,8). Il Vangelo racconta che era sera e c’era il buio. Quando il figlio di Dio vide la luce, Maria sua mamma “lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia” (Lc 2,7). L’essenzialità del racconto nulla toglie alla grandezza del mistero che si sta realizzando. Dio si fa uomo. La promessa antica trova finalmente la sua realizzazione. Se si vuole, le parole dell’Apocalisse esprimono al meglio l’evento con il suo significato: “Non vi sarà più notte, non hanno bisogno di luce di lampada né di luce del sole; poiché il Signore Dio spanderà su loro la sua luce” (Ap 22,5).

Natale è la luce che viene nel mondo per diradare le tenebre del male. Aveva colto questo significato con la sua consueta lucidità e profondità di pensiero Sant’Agostino che ripetutamente commentava: “Il giorno però non l’ha scelto come lo scelgono coloro che fanno dipendere i destini dell’uomo dalla disposizione delle stelle. Infatti Cristo non è divenuto felice per il giorno nel quale è nato; ma ha fatto beato quel giorno nel quale si è degnato di nascere… Riconosciamo il vero giorno e diventiamo giorno! Eravamo infatti notte quando vivevamo senza la fede in Cristo. E poiché la mancanza della fede aveva avvolto come una notte il mondo intero, aumentando la fede la notte doveva diminuire. Perciò con il giorno del Natale del Signore nostro Gesù la notte comincia a diminuire e il giorno a crescere… Perciò è nato in questo giorno: giorno del quale nessun altro giorno dell’anno è più corto, ma a partire dal quale i giorni cominciano a diventare più lunghi. Colui che si è chinato fino a noi e ci ha sollevato ha scelto il giorno più piccolo, ma a partire dal quale i giorni cominciano ad allungarsi” (Discorsi, 190,1; 192,3).

La Chiesa ha voluto vivere con la liturgia questo stesso percorso celebrando la Santa Eucaristia nella notte. Questa tradizione è radicata nel cuore del popolo che fin dai primi secoli ha voluto rappresentare anche la scena del presepe nelle proprie chiese.

La festa di Natale viene vissuta in famiglia perché è una festa di famiglia. Tutti la percepiscono come un momento in cui si rinsaldano i sentimenti e l’incontro tra le persone che si vogliono bene permette di guardare con maggior intensità alle tante cose belle e positive che la vita riserva. In questo Natale, tuttavia, molte famiglie vivranno con tristezza la perdita dei propri cari che la pandemia ha strappato in modo drammatico dai loro affetti e spesso con forme di violenza e disumanità senza neppure permettere di stare loro vicini per un ultimo saluto. Molte altre famiglie avranno il pensiero fisso ai familiari che si trovano in ospedale costretti a stare soli in questi giorni. La preoccupazione e l’ansia per la loro sorte sarà al centro dei loro pensieri tesi a far giungere un segno di amore e di affetto. Molte altre famiglie vivranno questo Natale separate perché impedite di raggiungere i propri cari per le difficoltà più disparate. Tutte queste limitazioni non possono impedire di vivere la nascita del Figlio di Dio come un momento di speranza per guardare al futuro con la serenità necessaria. Costruire un piccolo presepe nelle nostre case sarà

un segno ulteriore per sostenere in questo frangente la gioia di trasmettere una tradizione familiare alle generazioni più giovani.