Il Cardinale Louis-Marie Ling Mangkhanekhoun, dell'Istituto Voluntas Dei, (I.V.D.), Vicario Apostolico di Ventiane (Laos) incarcerato tra il 1984 e il 1987, battezzato dalla mamma quando aveva otto anni e ordinato sacerdote in un campo profughi, nel pieno della guerriglia che insanguinava il suo Laos: ecco cosa ha raccontato Louis-Marie Ling Mangkhanekhoun a Papa Francesco quando lo ha conosciuto di persona per la visita ad limina Apostolorum. Un racconto mite e sereno nonostante i contenuti tragici, perché il primo cardinale laotiano riconosce la mano di Dio nelle sue sofferenze: «Il carcere è stato un tempo di privazione materiale ma non spirituale: non potevo celebrare messa ma ero io stesso un sacrificio vivente gradito a Dio, cioè quello che ogni battezzato è chiamato a essere nella vita».
Vicario apostolico di Paksé e amministratore apostolico della capitale Vientiane, Mangkhanekhoun vuol essere la voce di una piccola Chiesa – circa quarantacinquemila persone, meno dell’uno per cento dei 7 milioni di abitanti - formata da comunità sparse nei villaggi rurali, nella foresta pluviale e sulle impervie montagne. Gruppi tribali, composti anche da poche famiglie, molto diversi tra loro per etnia, usi, costumi: sono gli indigeni hmong, khmou, akha, oltre a mon, khmer, tibeto-birmani e altri ancora.
Proprio a una di queste etnie, i khmou – presenti nel nord del Laos e nel sud della Cina – appartiene Mangkhanekhoun. Unico figlio maschio in una famiglia con cinque sorelle, è nato il 5 aprile 1944 a Bonha-Louan, nel territorio del vicariato apostolico di Vientiane. A battezzarlo nel 1952 è stata proprio la mamma, che si era convertita al cattolicesimo dopo l’arrivo dei missionari nel suo villaggio. La famiglia ha assecondato con un po' di difficoltà il suo desiderio di entrare in seminario. Per gli studi di filosofia e teologia è stato inviato in Canada, dove si è unito all’istituto secolare di diritto pontificio Voluntas Dei. Tornato in Asia, ha trovato un Paese nel pieno della guerriglia. Tanto che la sua ordinazione sacerdotale è avvenuta il 5 novembre 1972 in un campo profughi.
Nel 1975 è stato nominato parroco e pro vicario del vicario apostolico di Vientiane. Proprio in quello stesso anno, il 2 dicembre, viene proclamata la Repubblica popolare democratica del Laos, governata dal partito unico comunista. Per Mangkhanekhoun questo significa spostarsi senza permesso per portare il Vangelo nei villaggi, nelle prigioni. Ma alla fine del 1984 in cella ci è finito proprio lui. E ci è restato fino al 1987, insieme con il confratello Tito Bachong. “Sono stato arrestato perché lavoravo troppo” ricorda. Con l'accusa di “far propaganda a Gesù'” è stato mandato in prigione e sottoposto a un duro regime carcerario, con tanto di “catene alle braccia e alle gambe”. Un'esperienza che lo ha segnato profondamente e gli è servita a comprendere che “anche la prigione è un apostolato: la mia presenza era una necessità per la mia conversione e purificazione, e anche per quella degli altri”.
Tornato in libertà, ha ripreso l'azione pastorale nella provincia natale, Paksé, prima come semplice sacerdote e poi come vicario apostolico, incarico ricevuto il 30 ottobre 2000 insieme con l'elezione alla Chiesa titolare vescovile di Acque nuove di Proconsolare. Il 22 aprile 2001 ha ricevuto l'ordinazione episcopale.
Il 2 febbraio 2017 Papa Francesco lo ha nominato Amministratore Apostolico sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis del Vicariato Apostolico di Vientiane (Laos).
A caratterizzare la sua pastorale sono la “scuola di catechisti” e le visite a ogni villaggio, compresi quelli delle montagne. Con un'attenzione particolare alle famiglie: un'esperienza che ha portato anche alle due ultime assemblee del Sinodo dei vescovi, alle quali ha partecipato nel 2014 e nel 2015. Nel suo vicariato di Paksé vivono un milione e trecentomila persone: i cattolici sono appena quindicimila, con sette preti, tutti autoctoni, nove religiosi e sedici suore. Ma entro l'anno i preti diventeranno otto, con l'ordinazione di un altro giovane laotiano. Un piccolo evento di speranza per un uomo di speranza che ama chiamare teneramente «bambina» la sua piccola Chiesa.
Dal 2000 al 2017, come Vicario Apostolico di Paksé, ha visto crescere gradualmente la comunità nella testimonianza evangelica, resa con uno spirito di mitezza e benevolenza in un contesto a volte ostile, con una legislazione sulla libertà religiosa che – sia pur sancita pienamente nella Costituzione del 1991 – risente ancora di un approccio restrittivo. Da alcuni anni la condizione dei cattolici è migliorata: i vescovi hanno un’unica Conferenza episcopale con i presuli cambogiani (Ling Mangkhanekhoun ne è stato presidente tra il 2009 e il 2014), godono di libertà di movimento, possono partecipare alle attività organizzate dalla Santa Sede, come il Sinodo e le visite ad Limina, e hanno intessuto buone relazioni con le autorità civili.
Un fatto di grande rilievo è stata la celebrazione pubblica di beatificazione di diciassette martiri, tra missionari e laici laotiani, avvenuta l'11 dicembre 2016. Un avvenimento impensabile fino a pochi fa, una festa, con oltre settemila fedeli, che il nuovo cardinale non esita a definire «un vero miracolo per noi».
Da Papa Francesco creato e pubblicato Cardinale nel Concistoro del 28 giugno 2017, del Titolo di San Silvestro in Capite.
È Membro:
- dei Dicasteri: per l'Evangelizzazione; per il Dialogo Interreligioso; per il Servizio dello Sviluppo Umano e Integrale.