Alle ore 8:10 (ora locale), dopo essersi congedato dalla Nunziatura Apostolica, il Santo Padre Leone XIV si è trasferito in auto alla Congregazione delle Suore Francescane della Croce a Jal ed Dib, per la visita agli operatori e assistiti dell’Ospedale de la Croix.
Al suo arrivo, all’ingresso principale della residenza della Congregazione, il Papa è stato accolto dalla Madre Superiora della Congregazione delle Suore Francescane della Croce del Libano, dalla Superiora del Convento e dalla Direttrice dell’Ospedale, che lo hanno accompagnato al teatro della struttura, dove erano presenti gli operatori e gli assistiti dell’Ospedale de la Croix.
Dopo le parole di benvenuto della Superiora Generale e la testimonianza di una malata e di un malato, il Papa ha salutato i presenti.
Al termine, dopo la benedizione e lo scambio dei doni, il Santo Padre ha visitato privatamente il padiglione Saint Dominique.
Conclusa la visita privata, Leone XIV è salito in auto e si è trasferito al luogo dell’esplosione del Porto di Beirut.
Pubblichiamo di seguito il saluto pronunciato da Papa Leone XIV nel corso della visita:
[01695-FR.02] [Texte original: Français]
[B0941-XX.02]
Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Buongiorno! (in arabo)
Grazie per la vostra calorosa accoglienza! Grazie! (in arabo)
Sono contento di incontrarvi, era un mio desiderio, perché qui abita Gesù: sia in voi ammalati, sia in voi che ne avete cura, le Suore, i medici e tutti gli operatori sanitari e il personale. Vorrei anzitutto salutarvi con affetto e assicurarvi che siete nel mio cuore e nelle mie preghiere. E vi ringrazio per il bell’inno che avete cantato! Grazie al coro e ai compositori: è un messaggio di speranza!
Questo ospedale è stato fondato dal Beato Padre Jacques, Padre Yaakub, instancabile apostolo della carità di cui ricordiamo la santità della vita, che si è manifestata in particolare nell’amore per i più poveri e sofferenti. Le Suore Francescane della Croce, da lui fondate, continuano la sua opera e svolgono un prezioso servizio: grazie, care Sorelle, per la missione che portate avanti con gioia e dedizione!
Vorrei anche salutare con tanta gratitudine il personale dell’Ospedale. La vostra presenza competente e premurosa e la cura degli ammalati sono un segno tangibile dell’amore compassionevole di Cristo. Siete come il buon samaritano, che si ferma presso chi è ferito e se ne prende cura per sollevarlo e guarirlo. A volte può sopraggiungere la stanchezza o lo scoraggiamento, soprattutto per le condizioni non sempre favorevoli in cui vi trovate a lavorare; vi incoraggio a non perdere la gioia di questa missione e, nonostante qualche difficoltà, vi invito ad avere sempre davanti a voi il bene che avete possibilità di realizzare. È una grande opera agli occhi di Dio!
Quanto si vive in questo luogo è un monito per tutti, per la vostra terra ma anche per l’intera umanità: non possiamo dimenticarci dei più fragili, non possiamo immaginare una società che corre a tutta velocità aggrappandosi ai falsi miti del benessere, ignorando tante situazioni di povertà e di fragilità. In particolare noi cristiani, che siamo la Chiesa del Signore Gesù, siamo chiamati a prenderci cura dei poveri: il Vangelo stesso ce lo chiede e – non dimentichiamolo – il grido dei poveri che attraversa anche la Scrittura ci interpella: «Sul volto ferito dei poveri troviamo impressa la sofferenza degli innocenti e, perciò, la stessa sofferenza del Cristo» (Esort. ap. Dilexi te, 9).
A voi, cari fratelli e sorelle segnati dalla malattia, vorrei solo ricordare che siete nel cuore di Dio nostro Padre. Egli vi porta sul palmo delle sue mani, vi accompagna con amore, vi offre la sua tenerezza attraverso le mani e i sorrisi di chi si prende cura della vostra vita. A ciascuno di voi oggi il Signore ripete: ti amo, ti voglio bene, sei mio figlio! Non dimenticatelo mai!
Grazie a tutti! Shukrán! Allah ma’akum (Grazie! Dio sia con voi)
[01695-FR.02] [Texte original: Français]
[B0941-XX.02]