Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


Udienza ai Rappresentanti di altre Chiese e Comunità ecclesiali e di altre religioni, 19.05.2025


 

Discorso del Santo Padre

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Traduzione in lingua araba

 

Questa mattina, nel Palazzo Apostolico, il Santo Padre Leone XIV ha ricevuto in Udienza i Rappresentanti di altre Chiese e Comunità ecclesiali e di altre religioni convenuti a Roma per la Celebrazione Eucaristica di inizio del Suo ministero petrino.

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto loro nel corso dell’Udienza:

Discorso del Santo Padre

Cari fratelli e sorelle!

Con grande gioia rivolgo il mio saluto cordiale a tutti voi, Rappresentanti di altre Chiese e Comunità ecclesiali, come pure di altre religioni, che avete voluto prendere parte alla celebrazione inaugurale del mio ministero di Vescovo di Roma e Successore di Pietro. Mentre esprimo affetto fraterno a Sua Santità Bartolomeo, a Sua Beatitudine Theofilos III e a Sua Santità Mar Awa III, a ciascuno di voi sono sentitamente grato: la vostra presenza e la vostra preghiera sono per me di grande conforto e incoraggiamento.

Uno dei punti forti del pontificato di Papa Francesco è stato quello della fraternità universale. Su questo lo Spirito Santo lo ha davvero “spinto” a far avanzare a grandi passi le aperture e le iniziative già intraprese dai Pontefici precedenti, soprattutto a partire da San Giovanni XXIII. Il Papa della Fratelli tutti ha promosso sia il cammino ecumenico sia il dialogo interreligioso, e lo ha fatto soprattutto coltivando le relazioni interpersonali, in modo tale che, senza nulla togliere ai legami ecclesiali, fosse sempre valorizzato il tratto umano dell’incontro. Dio ci aiuti a fare tesoro della sua testimonianza!

La mia elezione è avvenuta mentre ricorre il 1700° anniversario del Primo Concilio Ecumenico di Nicea. Quel Concilio rappresenta una tappa fondamentale per l’elaborazione del Credo condiviso da tutte le Chiese e Comunità ecclesiali. Mentre siamo in cammino verso il ristabilimento della piena comunione tra tutti i cristiani, riconosciamo che questa unità non può che essere unità nella fede. In quanto Vescovo di Roma, considero uno dei miei doveri prioritari la ricerca del ristabilimento della piena e visibile comunione tra tutti coloro che professano la medesima fede in Dio Padre e Figlio e Spirito Santo.

In realtà, quella per l’unità è sempre stata una mia costante preoccupazione, come testimonia il motto che ho scelto per il ministero episcopale: In Illo uno unum, un’espressione di Sant’Agostino di Ippona che ricorda come anche noi, pur essendo molti, «in Quell’unico – cioè Cristo – siamo uno» (Enarr. in Ps., 127, 3). La nostra comunione si realizza, infatti, nella misura in cui convergiamo nel Signore Gesù. Più siamo fedeli e obbedienti a Lui, più siamo uniti tra di noi. Perciò, come cristiani, siamo tutti chiamati a pregare e lavorare insieme per raggiungere passo dopo passo questa meta, che è e rimane opera dello Spirito Santo.

Consapevole, inoltre, che sinodalità ed ecumenismo sono strettamente collegati, desidero assicurare la mia intenzione di proseguire l’impegno di Papa Francesco nella promozione del carattere sinodale della Chiesa Cattolica e nello sviluppo di forme nuove e concrete per una sempre più intensa sinodalità in campo ecumenico.

Il nostro cammino comune può e deve essere inteso anche in un senso largo, che coinvolge tutti, nello spirito di fraternità umana a cui accennavo sopra. Oggi è tempo di dialogare e di costruire ponti. E pertanto sono lieto e riconoscente per la presenza dei Rappresentanti di altre tradizioni religiose, che condividono la ricerca di Dio e della sua volontà, che è sempre e solo volontà d’amore e di vita per gli uomini e le donne e per tutte le creature.

Voi siete stati testimoni dei notevoli sforzi compiuti da Papa Francesco in favore del dialogo interreligioso. Attraverso le sue parole e le sue azioni, ha aperto nuove prospettive di incontro, per promuovere «la cultura del dialogo come via; la collaborazione comune come condotta; la conoscenza reciproca come metodo e criterio» (Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, Abu Dhabi, 4 febbraio 2019). E ringrazio il Dicastero per il Dialogo Interreligioso per il ruolo essenziale che svolge in questo paziente lavoro di incoraggiamento agli incontri e agli scambi concreti, volti a costruire relazioni basate sulla fratellanza umana.

Desidero rivolgere un saluto particolare ai fratelli e alle sorelle ebrei e musulmani. A motivo delle radici ebraiche del cristianesimo, tutti i cristiani hanno una relazione particolare con l’ebraismo. La Dichiarazione conciliare Nostra aetate (n. 4) sottolinea la grandezza del patrimonio spirituale comune a cristiani ed ebrei, incoraggiando alla mutua conoscenza e stima. Il dialogo teologico tra cristiani ed ebrei rimane sempre importante e mi sta molto a cuore. Anche in questi tempi difficili, segnati da conflitti e malintesi, è necessario continuare con slancio questo nostro dialogo così prezioso.

I rapporti tra la Chiesa Cattolica e i musulmani sono stati segnati da un crescente impegno per il dialogo e la fraternità, favorito dalla stima per questi fratelli e sorelle «che adorano l’unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini» (ibid., 3). Tale approccio, fondato sul rispetto reciproco e sulla libertà di coscienza, rappresenta una solida base per costruire ponti tra le nostre comunità.

A tutti voi, Rappresentanti delle altre tradizioni religiose, esprimo la mia gratitudine per la vostra partecipazione a questo incontro e per il vostro contributo alla pace. In un mondo ferito dalla violenza e dai conflitti, ognuna delle comunità qui rappresentate reca il proprio apporto di saggezza, di compassione, di impegno per il bene dell’umanità e la salvaguardia della casa comune. Sono convinto che, se saremo concordi e liberi da condizionamenti ideologici e politici, potremo essere efficaci nel dire “no” alla guerra e “sì” alla pace, “no” alla corsa agli armamenti e “sì” al disarmo, “no” a un’economia che impoverisce i popoli e la Terra e “sì” allo sviluppo integrale.

La testimonianza della nostra fraternità, che mi auguro potremo mostrare con gesti efficaci, contribuirà certamente a edificare un mondo più pacifico, come desiderano in cuor loro tutti gli uomini e le donne di buona volontà.

Carissimi, grazie ancora della vostra vicinanza. Invochiamo nei nostri cuori la benedizione di Dio: la sua infinita bontà e sapienza ci aiuti vivere come figli suoi e fratelli e sorelle tra di noi, perché cresca nel mondo la speranza. Vi ringrazio di cuore.

[00555-IT.01] [Testo originale: Italiano]

 

Traduzione in lingua francese

 

Chers frères et sœurs !

C'est avec une grande joie que je vous adresse mes salutations cordiales, à vous tous, représentants d'autres Églises et Communautés ecclésiales, ainsi que d'autres religions, qui avez voulu prendre part à la célébration inaugurale de mon ministère d'Évêque de Rome et de Successeur de Pierre. Tout en exprimant mon affection fraternelle à Sa Sainteté Bartholomée, à Sa Béatitude Théophile III et à Sa Sainteté Mar Awa III, je suis sincèrement reconnaissant à chacun d'entre vous : votre présence et votre prière sont pour moi un grand réconfort et un encouragement.

L'un des points forts du Pontificat du Pape François a été celui de la fraternité universelle. Sur ce point, le Saint-Esprit l'a vraiment « poussé » à faire avancer à grands pas les ouvertures et les initiatives déjà entreprises par les Papes précédents, surtout à partir de Saint Jean XXIII. Le Pape de Fratelli tutti a promu tant le chemin œcuménique que le dialogue interreligieux, et il l'a fait surtout en cultivant les relations interpersonnelles, de manière à ce que, sans rien enlever aux liens ecclésiaux, l'aspect humain de la rencontre soit toujours valorisé. Que Dieu nous aide à tirer profit de son témoignage !

Mon élection a eu lieu en l’année du 1700ème anniversaire du premier Concile œcuménique de Nicée. Ce Concile représente une étape fondamentale dans l'élaboration du Credo commun à toutes les Églises et Communautés ecclésiales. Alors que nous sommes en chemin vers le rétablissement de la pleine communion entre tous les chrétiens, nous reconnaissons que cette unité ne peut être qu'une unité dans la foi. En tant qu'Évêque de Rome, je considère comme l'un de mes devoirs prioritaires la recherche du rétablissement de la pleine et visible communion entre tous ceux qui professent la même foi en Dieu Père, Fils et Saint-Esprit.

En réalité, l'unité a toujours été une préoccupation constante pour moi, comme en témoigne la devise que j'ai choisie pour mon ministère épiscopal : In Illo uno unum, une expression de saint Augustin d'Hippone qui rappelle que nous aussi, bien que nous soyons nombreux, « dans l'Unique – c'est-à-dire le Christ – nous sommes un » (Enarr. in Ps., 127, 3). Notre communion se réalise en effet dans la mesure où nous convergeons vers le Seigneur Jésus. Plus nous lui sommes fidèles et obéissants, plus nous sommes unis entre nous. C'est pourquoi, en tant que chrétiens, nous sommes tous appelés à prier et à travailler ensemble pour atteindre pas à pas ce but qui est et reste l'œuvre de l'Esprit Saint.

Conscient, en outre, que la synodalité et l'œcuménisme sont étroitement liés, je tiens à assurer mon intention de poursuivre l'engagement du Pape François à promouvoir le caractère synodal de l'Église catholique et à développer des formes nouvelles et concrètes pour une synodalité toujours plus intense dans le domaine œcuménique.

Notre cheminement commun peut et doit être compris également dans un sens large, qui implique tout le monde, dans l'esprit de fraternité humaine que j'évoquais plus haut. Aujourd'hui, le temps est venu de dialoguer et de construire des ponts. Je suis donc heureux et reconnaissant de la présence des représentants d'autres traditions religieuses, qui partagent la recherche de Dieu et de sa volonté, qui est toujours et uniquement une volonté d'amour et de vie pour les hommes et les femmes ainsi que pour toutes les créatures.

Vous avez été témoins des efforts considérables déployés par le Pape François en faveur du dialogue interreligieux. Par ses paroles et ses actions, il a ouvert de nouvelles perspectives de rencontre, afin de promouvoir « la culture du dialogue comme voie, la collaboration commune comme conduite, la connaissance réciproque comme méthode et critère » (Document sur la fraternité humaine pour la paix mondiale et la coexistence commune, Abu Dhabi, 4 février 2019). Et je remercie le Dicastère pour le Dialogue Interreligieux pour le rôle essentiel qu'il joue dans ce travail patient d'encouragement aux rencontres et aux échanges concrets, visant à construire des relations fondées sur la fraternité humaine.

Je souhaite adresser un salut particulier aux frères et sœurs juifs et musulmans. En raison des racines juives du christianisme, tous les chrétiens ont une relation particulière avec le judaïsme. La déclaration conciliaire Nostra aetate (n° 4) souligne la grandeur du patrimoine spirituel commun aux chrétiens et aux juifs, encourageant la connaissance et l'estime mutuelles. Le dialogue théologique entre chrétiens et juifs reste toujours important et me tient très à cœur. Même en ces temps difficiles, marqués par des conflits et des malentendus, il est nécessaire de poursuivre avec élan ce dialogue si précieux.

Les relations entre l'Église catholique et les musulmans ont été marquées par un engagement croissant en faveur du dialogue et de la fraternité, favorisé par l'estime pour ces frères et sœurs « qui adorent le Dieu unique, vivant et subsistant, miséricordieux et tout-puissant, créateur du ciel et de la terre, qui a parlé aux hommes » (ibid., n. 3). Cette approche, fondée sur le respect mutuel et la liberté de conscience, constitue une base solide pour construire des ponts entre nos communautés.

À vous tous, représentants des autres traditions religieuses, j'exprime ma gratitude pour votre participation à cette rencontre et pour votre contribution à la paix. Dans un monde blessé par la violence et les conflits, chacune des communautés ici représentées apporte sa contribution de sagesse, de compassion, d'engagement pour le bien de l'humanité et la sauvegarde de la maison commune. Je suis convaincu que, si nous sommes en accord et libres de tout conditionnement idéologique et politique, nous pourrons dire efficacement « non » à la guerre et « oui » à la paix, « non » à la course aux armements et « oui » au désarmement, « non » à une économie qui appauvrit les peuples et la Terre et « oui » au développement intégral.

Le témoignage de notre fraternité, que j'espère nous pourrons manifester par des gestes efficaces, contribuera certainement à édifier un monde plus pacifique, comme le désirent dans leur cœur tous les hommes et toutes les femmes de bonne volonté.

Très chers amis, merci encore de votre proximité. Invoquons dans nos cœurs la bénédiction de Dieu : que son infinie bonté et sa sagesse nous aident à vivre comme ses enfants et comme des frères et sœurs entre nous, afin que l'espérance grandisse dans le monde. Je vous remercie de tout coeur !

[00555-FR.01] [Texte original: Italien]

 

Traduzione in lingua inglese

 

Dear brothers and sisters,

With great joy I extend my cordial greetings to all of you, Representatives of other Churches and Ecclesial Communities, as well as of other religions, who participated in the inaugural celebration of my ministry as Bishop of Rome and Successor of Peter.  I express fraternal affection to His All Holiness Bartholomew, His Beatitude Theophilos III and His Holiness Mar Awa III, and to each of you I am deeply grateful for your presence and prayers, which are a great comfort and encouragement.

One of the strong emphases of Pope Francis’ pontificate was that of universal fraternity.  In this regard the Holy Spirit really “urged” him to advance with great strides the initiatives already undertaken by previous Pontiffs, especially since Saint John XXIII.  The Pope of Fratelli Tutti promoted both the ecumenical path and interreligious dialogue.  He did so above all by cultivating interpersonal relations, in such a way that, without taking anything away from ecclesial bonds, the human trait of the encounter was always valued.  May God help us to treasure his witness!

My election has taken place during the year of the 1700th anniversary of the First Ecumenical Council of Nicaea.  That Council represents a milestone in the formulation of the Creed shared by all Churches and Ecclesial Communities.  While we are on the journey to re-establishing full communion among all Christians, we recognise that this unity can only be unity in faith.  As Bishop of Rome, I consider one of my priorities to be that of seeking the re-establishment of full and visible communion among all those who profess the same faith in God the Father, the Son and the Holy Spirit.

Indeed, unity has always been a constant concern of mine, as witnessed by the motto I chose for my episcopal ministry: In Illo uno unum, an expression of Saint Augustine of Hippo that reminds us how we too, although we are many, “in the One — that is Christ — we are one” (Enarr. in Ps., 127, 3).  What is more, our communion is realised to the extent that we meet in the Lord Jesus.  The more faithful and obedient we are to him, the more united we are among ourselves.  We Christians, then, are all called to pray and work together to reach this goal, step by step, which is and remains the work of the Holy Spirit.

            Aware, moreover, that synodality and ecumenism are closely linked, I would like to assure you of my intention to continue Pope Francis’ commitment to promoting the synodal nature of the Catholic Church and developing new and concrete forms for an ever stronger synodality in ecumenical relations.

Our common path can and must also be understood in the broad sense of involving everyone, in the spirit of human fraternity that I mentioned above.  Now is the time for dialogue and building bridges.   I am therefore pleased and grateful for the presence of representatives of other religious traditions, who share the search for God and his will, which is always and only the will of love and life for men and women and for all creatures.

You have witnessed the remarkable efforts made by Pope Francis in favour of interreligious dialogue.  Through his words and actions, he opened new avenues of encounter, to promote “the culture of dialogue as the path; mutual collaboration as the code of conduct; reciprocal understanding as the method and standard” (A Document on Human Fraternity for World Peace and Living Together, Abu Dhabi, 4 February 2019).  I thank the Dicastery for Interreligious Dialogue for the essential role it plays in this patient work of encouraging meetings and concrete exchanges aimed at building relationships based on human fraternity.

In a special way I greet our Jewish and Muslim brothers and sisters.  Because of the Jewish roots of Christianity, all Christians have a special relationship with Judaism.  The conciliar Declaration Nostra Aetate (no. 4) emphasises the greatness of the spiritual heritage shared by Christians and Jews, encouraging mutual knowledge and esteem.  The theological dialogue between Christians and Jews remains ever important and close to my heart.  Even in these difficult times, marked by conflicts and misunderstandings, it is necessary to continue the momentum of this precious dialogue of ours.

Relations between the Catholic Church and Muslims have been marked by a growing commitment to dialogue and fraternity, fostered by esteem for these our brothers and sisters who “worship God, who is one, living and subsistent, merciful and almighty, the Creator of heaven and earth, who has also spoken to humanity” (ibid., 3).  This approach, based on mutual respect and freedom of conscience, is a solid foundation for building bridges between our communities.

To all of you, representatives of other religious traditions, I express my gratitude for your participation in this meeting and for your contribution to peace.  In a world wounded by violence and conflict, each of the communities represented here brings its own contribution of wisdom, compassion and commitment to the good of humanity and the preservation of our common home.  I am convinced that if we are in agreement, and free from ideological and political conditioning, we can be effective in saying “no” to war and “yes” to peace, “no” to the arms race and “yes” to disarmament, “no” to an economy that impoverishes peoples and the Earth and “yes” to integral development.

The witness of our fraternity, which I hope we will be able to show with effective gestures, will certainly contribute to building a more peaceful world, something that all men and women of good will desire in their hearts.

Dear friends, thank you again for your closeness.  Let us ask for God’s blessing in our hearts: may his infinite goodness and wisdom help us to live as his children and as brothers and sisters to each other, so that hope may grow in the world.  I offer you my heartfelt gratitude.

[00555-EN.01] [Original text: Italian]

 

Traduzione in lingua tedesca

 

Liebe Brüder und Schwestern!

Mit großer Freude richte ich meinen herzlichen Gruß an Sie alle, die Vertreter anderer Kirchen und kirchlicher Gemeinschaften sowie anderer Religionen, die Sie an der Feier zu meiner Amtseinführung als Bischof von Rom und Nachfolger Petri haben teilnehmen wollen. Seiner Heiligkeit Bartholomäus, Seiner Seligkeit Theophilos III. und Seiner Heiligkeit Mar Awa III. drücke ich meine brüderliche Zuneigung aus, und jedem von Ihnen bin ich von Herzen dankbar: Ihre Anwesenheit und Ihr Gebet sind für mich ein großer Trost und eine große Ermutigung.

Eines der starken Themen des Pontifikats von Papst Franziskus war die universale Geschwisterlichkeit. In dieser Hinsicht hat der Heilige Geist ihn wirklich „gedrängt“, die Öffnungen und Initiativen, die bereits von früheren Päpsten, insbesondere seit Johannes XXIII., unternommen worden sind, mit großen Schritten voranzubringen. Der Papst der Enzyklika Fratelli tutti hat sowohl den ökumenischen Weg als auch den interreligiösen Dialog gefördert, vor allem durch die Pflege der zwischenmenschlichen Beziehungen, und zwar so, dass der menschliche Charakter der Begegnung immer hervortat, ohne die kirchlichen Bindungen zu relativieren. Möge Gott uns helfen, sein Zeugnis zu beherzigen!

Meine Wahl geschah in dieser Zeit, da sich das Erste Ökumenische Konzil von Nizäa zum 1700. Mal jährt. Dieses Konzil war einen Meilenstein auf dem Weg der Formulierung des gemeinsamen Glaubensbekenntnisses aller Kirchen und kirchlichen Gemeinschaften. Während wir auf dem Weg sind, die volle Gemeinschaft unter allen Christen wiederherzustellen, erkennen wir, dass diese Einheit nur eine Einheit im Glauben sein kann. Als Bischof von Rom betrachte ich es als eine meiner vorrangigen Aufgaben, mich um die Wiederherstellung der vollen und sichtbaren Gemeinschaft unter all jenen zu bemühen, die denselben Glauben an Gott, den Vater, den Sohn und den Heiligen Geist bekennen.

In der Tat war mir das Streben nach Einheit stets ein wichtiges Anliegen, wie der Wahlspruch bezeugt, den ich für meinen bischöflichen Dienst gewählt habe: In Illo uno unum, ein Ausdruck des heiligen Augustinus von Hippo, der uns daran erinnert, dass auch wir, obwohl wir viele sind, »in jenem einen – also Christus – eins sind« (Enarr. in Ps., 127, 3). In der Tat verwirklicht sich unsere Gemeinschaft in dem Maße, in dem wir in Jesus, dem Herrn, zusammenfinden. Je treuer und gehorsamer wir ihm gegenüber sind, desto mehr sind wir untereinander vereint. Deshalb sind wir als Christen alle aufgerufen, gemeinsam zu beten und zu arbeiten, um dieses Ziel, das das Werk des Heiligen Geistes ist und bleibt, Schritt für Schritt zu erreichen.

Im Bewusstsein, dass Synodalität und Ökumene zudem eng miteinander verbunden sind, möchte ich Ihnen versichern, dass ich beabsichtige, die Bemühungen von Papst Franziskus zur Förderung des synodalen Charakters der katholischen Kirche fortzusetzen und neue und konkrete Formen für eine immer intensivere Synodalität im ökumenischen Bereich zu entwickeln.

Unser gemeinsamer Weg kann und muss auch in einem weiten Sinne verstanden werden, der alle einbezieht, im Sinne der Geschwisterlichkeit aller Menschen, die ich zuvor angesprochen habe. Heute ist Zeit für den Dialog und den Bau von Brücken. Und deshalb bin ich froh und dankbar für die Anwesenheit von Vertretern anderer religiöser Traditionen, die die Suche nach Gott und seinem Willen teilen, der immer und ausschließlich ein Wille der Liebe und des Lebens für alle Männer und Frauen und für alle Geschöpfe ist.

Sie haben die beachtlichen Bemühungen von Papst Franziskus um den interreligiösen Dialog miterlebt. Durch seine Worte und Taten hat er neue Perspektiven der Begegnung eröffnet, um »die Kultur des Dialogs als Weg, die allgemeine Zusammenarbeit als Verhaltensregel und das gegenseitige Verständnis als Methode und Maßstab« zu fördern (Dokument über die menschliche Brüderlichkeit, Abu Dhabi, 4. Februar 2019). Und ich danke dem Dikasterium für den interreligiösen Dialog für seinen maßgeblichen Beitrag, den es bei dieser geduldigen Arbeit zur Förderung von Begegnungen und konkretem Austausch leistet, die darauf abzielen, Beziehungen aufzubauen, die auf der Geschwisterlichkeit aller Menschen gründen.

Ich möchte einen besonderen Gruß an unsere jüdischen und muslimischen Brüder und Schwestern richten. Aufgrund der jüdischen Wurzeln des Christentums haben alle Christen eine besondere Beziehung zum Judentum. Die Konzilserklärung Nostra aetate (Nr. 4) unterstreicht die Größe des gemeinsamen geistigen Erbes von Christen und Juden und ermutigt zu gegenseitiger Kenntnis und Wertschätzung. Der theologische Dialog zwischen Christen und Juden bleibt stets wichtig und liegt mir am Herzen. Auch in diesen schwierigen Zeiten, die von Konflikten und Missverständnissen geprägt sind, ist es nötig, diesen wertvollen Dialog kraftvoll fortzuführen.

Die Beziehungen zwischen der katholischen Kirche und den Muslimen sind durch ein wachsendes Engagement für den Dialog und die Geschwisterlichkeit gekennzeichnet, das begünstigt wird von der Wertschätzung gegenüber diesen Brüdern und Schwestern, »die den alleinigen Gott anbeten, den lebendigen und in sich seienden, barmherzigen und allmächtigen, den Schöpfer Himmels und der Erde, der zu den Menschen gesprochen hat« (ebd., 3). Ein solcher Ansatz, der auf gegenseitigem Respekt und Gewissensfreiheit beruht, ist eine solide Grundlage, um Brücken zwischen unseren Gemeinschaften zu bauen.

Ihnen allen, den Vertretern anderer religiöser Traditionen, spreche ich meine Dankbarkeit für Ihre Teilnahme an diesem Treffen und für Ihren Beitrag zum Frieden aus. In einer Welt, die von Gewalt und Konflikten verwundet ist, bringt jede der hier vertretenen Gemeinschaften ihren eigenen Beitrag an Weisheit, Mitgefühl und Engagement für das Wohl der Menschheit und den Schutz des gemeinsamen Hauses ein. Ich bin überzeugt, dass wir, wenn wir einig und frei von ideologischen und politischen Konditionierungen sind, wirksam „Nein“ zum Krieg und „Ja“ zum Frieden, „Nein“ zum Rüstungswettlauf und „Ja“ zur Abrüstung, „Nein“ zu einer Wirtschaft, die die Menschen und die Erde auslaugt, und „Ja“ zu einer ganzheitlichen Entwicklung sagen können.

Das Zeugnis unserer Geschwisterlichkeit, das wir, wie ich hoffe, mit wirksamen Gesten werden unter Beweis stellen können, wird sicher zum Aufbau einer friedlicheren Welt beitragen, wie es sich alle Männer und Frauen guten Willens von Herzen wünschen.

Liebe Anwesende, ich danke Ihnen erneut für Ihre Verbundenheit. Bitten wir Gott in unseren Herzen um seinen Segen: Seine unendliche Güte und Weisheit mögen uns helfen, als seine Kinder, als Brüder und Schwestern zu leben, auf dass in der Welt die Hoffnung wachse. Ich danke Ihnen von Herzen!

[00555-DE.01] [Original sprache: Italienisch]

 

Traduzione in lingua spagnola

 

Queridos hermanos y hermanas:

            Con gran alegría les dirijo mi cordial saludo a todos ustedes, representantes de otras Iglesias y Comunidades eclesiales, así como también a los de otras religiones, que han querido participar en la celebración inaugural de mi ministerio como Obispo de Roma y Sucesor de Pedro. Mientras expreso mi afecto fraterno a Su Santidad Bartolomé, a Su Beatitud Teófilo III y a Su Santidad Mar Awa III, les hago llegar también mi más sentido agradecimiento a cada uno de ustedes. Su presencia y su oración me sirven de gran consuelo y aliento.

            Uno de los puntos clave del pontificado del Papa Francisco ha sido el de la fraternidad universal. En este tema, de verdad que el Espíritu Santo lo ha “impulsado” a dar grandes pasos hacia adelante en las aperturas e iniciativas que ya habían comenzado a asumir los Pontífices precedentes, sobre todo desde san Juan XXIII. El Papa de la Fratelli tutti promovió tanto el camino ecuménico como el diálogo interreligioso, y lo hizo sobre todo cultivando las relaciones interpersonales de modo que, salvaguardando los vínculos eclesiales, se valorizara siempre el aspecto humano del encuentro.  Que Dios nos ayude a atesorar su testimonio.

            Mi elección ha tenido lugar mientras se conmemora el 1700 aniversario del Primer Concilio Ecuménico de Nicea. Ese Concilio representa una etapa fundamental para la elaboración del credo compartido por todas las Iglesias y Comunidades eclesiales. Conforme estamos caminando hacia el restablecimiento de la plena comunión entre todos los cristianos, reconocemos que esta unidad debe ser unidad en la fe. En cuanto Obispo de Roma, considero uno de mis deberes prioritarios la búsqueda del restablecimiento de la plena y visible comunión entre todos aquellos que profesan la misma fe en Dios Padre, Hijo y Espíritu Santo.

            En realidad, la preocupación por la unidad ha sido siempre una constante en mí, como atestigua el lema que he elegido para mi ministerio episcopal: In Illo uno unum, una expresión de san Agustín de Hipona que recuerda que también nosotros, aun siendo muchos, «en Aquel uno —o sea en Cristo—, somos uno» (Enarr. in Ps., 127,3). Nuestra comunión se realiza, en efecto, en la medida que convergemos en el Señor Jesús. Cuanto más le somos fieles y obedientes, más unidos estamos entre nosotros. Por eso, como cristianos, estamos llamados a orar y trabajar juntos para alcanzar paso a paso esta meta, que es y será siempre obra del Espíritu Santo.

Consciente, además, de que sinodalidad y ecumenismo están estrechamente relacionados, deseo asegurar mi intención de proseguir el compromiso del Papa Francisco en la promoción del carácter sinodal de la Iglesia Católica y en el desarrollo de formas nuevas y concretas para una sinodalidad cada vez más intensa en el ámbito ecuménico.

Nuestro camino común puede y debe entenderse también en un sentido amplio, que involucra a todos, según el espíritu de fraternidad humana al que me refería antes. Hoy es tiempo de dialogar y de construir puentes. Y por eso me alegra y agradezco la presencia de los representantes de otras tradiciones religiosas, que comparten la búsqueda de Dios y de su voluntad, que es siempre y únicamente voluntad de amor y de vida para los hombres y mujeres y para todas las criaturas.

Ustedes han sido testigos de los notables esfuerzos realizados por el Papa Francisco en favor del diálogo interreligioso. A través de sus palabras y acciones, ha abierto nuevas perspectivas de encuentro, para promover «la cultura del diálogo como camino; la colaboración común como conducta; el conocimiento recíproco como método y criterio» (Documento sobre la fraternidad humana por la paz mundial y la convivencia común, Abu Dabi, 4 de febrero de 2019). Y agradezco al Dicasterio para el Diálogo Interreligioso por el papel esencial que desempeña en esta labor paciente de alentar los encuentros y los intercambios concretos, orientados a construir relaciones basadas en la fraternidad humana.

Deseo dirigir un saludo especial a los hermanos y hermanas judíos y musulmanes. Debido a las raíces judías del cristianismo, todos los cristianos tienen una relación particular con el judaísmo. La Declaración conciliar Nostra aetate (cf. n. 4) subraya la grandeza del patrimonio espiritual común entre cristianos y judíos, alentando al conocimiento y la estima mutuos. El diálogo teológico entre cristianos y judíos sigue siendo siempre importante y es muy valioso para mí. Incluso en estos tiempos difíciles, marcados por conflictos y malentendidos, es necesario continuar con entusiasmo este diálogo tan valioso.

Las relaciones entre la Iglesia Católica y los musulmanes han estado marcadas por un compromiso creciente con el diálogo y la fraternidad, favorecido por el aprecio hacia estos hermanos y hermanas «que adoran al único Dios, viviente y subsistente, misericordioso y todo poderoso, Creador del cielo y de la tierra, que habló a los hombres» (íbid., 3).  Este enfoque, basado en el respeto mutuo y en la libertad de conciencia, representa una base sólida para construir puentes entre nuestras comunidades.

A todos ustedes, representantes de las demás tradiciones religiosas, les expreso mi gratitud por su participación en este encuentro y por su contribución a la paz. En un mundo herido por la violencia y los conflictos, cada una de las comunidades aquí representadas aporta su sabiduría, su compasión y su compromiso con el bien de la humanidad y el cuidado de la casa común. Estoy convencido de que, si estamos unidos y libres de condicionamientos ideológicos y políticos, podremos ser eficaces al decir “no” a la guerra y “sí” a la paz, “no” a la carrera armamentista y “sí” al desarme, “no” a una economía que empobrece a los pueblos y a la tierra y “sí” al desarrollo integral.

El testimonio de nuestra fraternidad, que espero podamos manifestar con gestos concretos, sin duda contribuirá a construir un mundo más pacífico, como lo desean en lo más profundo de su corazón todos los hombres y mujeres de buena voluntad.

Queridos amigos, gracias nuevamente por su cercanía. Invoquemos en nuestros corazones la bendición de Dios: que su infinita bondad y sabiduría nos ayude a vivir como hijos suyos y como hermanos y hermanas entre nosotros, para que crezca la esperanza en el mundo. Les agradezco de corazón.

[00555-ES.01] [Texto original: Italiano]

 

Traduzione in lingua portoghese

 

Queridos irmãos e irmãs!

Dirijo, com grande alegria, uma cordial saudação a todos vós, Representantes de outras Igrejas e Comunidades eclesiais, bem como de outras religiões, que quisestes participar na celebração inaugural do meu ministério como Bispo de Roma e Sucessor de Pedro. Ao mesmo tempo que expresso afeto fraterno a Sua Santidade Bartolomeu, a Sua Beatitude Teófilo III e a Sua Santidade Mar Awa III, estou sinceramente grato a cada um de vós: a vossa presença e orações são para mim de grande conforto e encorajamento.

Um dos pontos fortes do pontificado do Papa Francisco foi o da fraternidade universal. A este respeito, o Espírito Santo realmente “impulsionou-o” para fazer avançar a passos largos a abertura e as iniciativas já empreendidas pelos Pontífices precedentes, sobretudo a partir de São João XXIII. O Papa da Irmandade promoveu o caminho ecumênico e o diálogo inter-religioso, e fê-lo sobretudo cultivando as relações interpessoais, de tal modo que o traço humano do encontro foi sempre valorizado, sem diminuir em nada os vínculos eclesiais. Que Deus nos ajude a valorizar o seu testemunho!

A minha eleição ocorreu no 1700º aniversário do Primeiro Concílio Ecumênico de Niceia. Este Concílio representa um marco na elaboração do Credo partilhado por todas as Igrejas e Comunidades eclesiais. Enquanto estamos a caminho de restabelecer a plena comunhão entre todos os cristãos, reconhecemos que esta unidade só pode ser a unidade na fé. Como Bispo de Roma, considero ser um dos meus deveres prioritários procurar o restabelecimento da comunhão plena e visível entre todos aqueles que professam a mesma fé em Deus Pai, Filho e Espírito Santo.

Com efeito, a unidade foi sempre para mim uma preocupação constante, como o testemunha o lema que escolhi para o ministério episcopal: In Illo uno unum, expressão de Santo Agostinho de Hipona que nos recorda como também nós, embora sejamos muitos, «n’Aquele que é um [ou seja, Cristo], somos um só» (Comentários aos Salmos, 127, 3). A nossa comunhão realiza-se efetivamente na medida em que convergimos no Senhor Jesus. Quanto mais formos fiéis e obedientes a Ele, mais unidos estaremos entre nós. Por isso, como cristãos, todos somos chamados a rezar e a trabalhar juntos para, passo a passo, alcançarmos este objetivo, que é e permanece obra do Espírito Santo.

Consciente, além disso, de que sinodalidade e ecumenismo estão intimamente ligados, desejo assegurar-vos a minha intenção de continuar o compromisso do Papa Francisco de promover o carácter sinodal da Igreja Católica e de desenvolver novas e concretas formas para uma sinodalidade cada vez mais intensa no campo ecumênico.

O nosso caminho comum pode e deve ser entendido também em sentido amplo, envolvendo todos, no espírito de fraternidade humana a que acima me referi. O tempo presente é de diálogo e de construção de pontes. Por isso, congratulo-me e agradeço a presença dos representantes de outras tradições religiosas, que partilham a busca de Deus e da sua vontade, que é sempre e simplesmente a vontade de amor e de vida para os homens e as mulheres e todas as criaturas.

Vós fostes testemunhas dos notáveis esforços feitos pelo Papa Francisco a favor do diálogo inter-religioso. Com as suas palavras e ações, ele abriu novas perspectivas de encontro, para promover «a cultura do diálogo como caminho; a colaboração comum como conduta; o conhecimento mútuo como método e critério» (Documento sobre a fraternidade humana para a paz mundial e a convivência comum, Abu Dhabi, 4 de fevereiro de 2019). Agradeço ao Dicastério para o Diálogo Inter-religioso o papel essencial que desempenha neste trabalho paciente de encorajar encontros e intercâmbios concretos, destinados a construir relações baseadas na fraternidade humana.

Gostaria de dirigir uma saudação especial aos nossos irmãos e irmãs judeus e muçulmanos. Devido às raízes judaicas do cristianismo, todos os cristãos têm uma relação especial com o judaísmo. A Declaração conciliar Nostra Aetate (n. 4) sublinha a grandeza do patrimônio espiritual partilhado por cristãos e judeus, encorajando o conhecimento e a estima recíprocos. O diálogo teológico entre cristãos e judeus, que é sempre importante, eu tomo-o muito a peito. Mesmo nestes tempos difíceis, marcados por conflitos e incompreensões, é necessário prosseguir com coragem este nosso precioso diálogo.

As relações entre a Igreja Católica e os muçulmanos têm sido marcadas por um crescente empenho no diálogo e na fraternidade, fomentado pela estima por estes irmãos e irmãs, pois «adoram eles o Deus Único, vivo e subsistente, misericordioso e omnipotente, criador do céu e da terra, que falou aos homens» (ibid., 3). Esta abordagem, baseada no respeito mútuo e na liberdade de consciência, é uma base sólida para construir pontes entre as nossas comunidades.

A todos vós, representantes de outras tradições religiosas, expresso a minha gratidão pela vossa participação neste encontro e pelo vosso contributo para a paz. Num mundo ferido pela violência e pelo conflito, cada uma das comunidades aqui representadas traz o seu próprio contributo de sabedoria, compaixão e empenho para o bem da humanidade e para a preservação da casa comum. Estou convencido de que, se estivermos de acordo e livres de condicionamentos ideológicos e políticos, poderemos ser eficazes em dizer “não” à guerra e “sim” à paz, “não” à corrida ao armamento e “sim” ao desarmamento, “não” a uma economia que empobrece os povos e a Terra e “sim” ao desenvolvimento integral.

O testemunho da nossa fraternidade, que espero possamos demonstrar com gestos eficazes, contribuirá certamente para a construção de um mundo mais pacífico, como todos os homens e mulheres de boa vontade desejam em seu coração.

Caríssimos, mais uma vez obrigado pela vossa proximidade. Invoquemos nos nossos corações a bênção de Deus: que a sua infinita bondade e sabedoria nos ajudem a viver como seus filhos e, entre nós, como irmãos e irmãs, para que a esperança cresça no mundo. Agradeço-vos de coração!

[00555-PO.01] [Texto original: Italiano]

 

Traduzione in lingua polacca

 

Drodzy Bracia i Siostry!

Z wielką radością kieruję moje serdeczne pozdrowienie do was wszystkich – Przedstawicieli innych Kościołów i Wspólnot kościelnych, a także innych religii – którzy zechcieliście wziąć udział w uroczystej inauguracji mojej posługi jako Biskupa Rzymu i Następcy Piotra. Wyrażając braterską miłość Jego Świątobliwości Bartłomiejowi, Wielce Błogosławionemu Teofilowi III oraz Jego Świątobliwości Mar Awie III, jestem szczerze wdzięczny każdemu z was. Wasza obecność i wasza modlitwa są dla mnie wielką pociechą i umocnieniem.

Jednym z mocnych punktów pontyfikatu Papieża Franciszka była [idea] powszechnego braterstwa. W tym względzie Duch Święty rzeczywiście „popchnął” go, aby wielkimi krokami posuwał naprzód otwarcie i inicjatywy podjęte już przez poprzednich Papieży, począwszy, przede wszystkim, od św. Jana XXIII. Papież encykliki Fratelli tutti promował zarówno drogę ekumenizmu, jak i dialog międzyreligijny, czyniąc to przede wszystkim poprzez pielęgnowanie relacji międzyludzkich – w taki sposób, aby nie ujmując niczego więzom kościelnym, zawsze był doceniany ludzki wymiar spotkania. Niech Bóg dopomoże [nam czerpać] ze skarbu jego świadectwa!

Mój wybór zbiegł się z 1700. rocznicą Pierwszego Soboru Powszechnego w Nicei. Ten Sobór stanowi fundamentalny etap w kształtowaniu się wyznania wiary, które jest wspólne wszystkim Kościołom i wspólnotom kościelnym. Podczas gdy zmierzamy ku przywróceniu pełnej komunii między wszystkimi chrześcijanami, uznajemy, że jedność ta może dokonać się jedynie w wierze. Jako Biskup Rzymu, uważam za jedno z moich priorytetowych zadań, poszukiwanie przywrócenia pełnej i widzialnej komunii między tymi wszystkimi, którzy wyznają tę samą wiarę w Boga Ojca i Syna i Ducha Świętego.

W istocie, jedność zawsze była moją nieustanną troską, o czym świadczy motto, które wybrałem dla mojej posługi biskupiej: In Illo uno unum – wyrażenie św. Augustyna z Hippony, które przypomina, że także my, choć liczni jesteśmy, „w Tym Jedynym – to znaczy w Chrystusie – jesteśmy jedno” (Enarr. in Ps. 127, 3). Nasza komunia urzeczywistnia się bowiem w takiej mierze, w jakiej zbliżamy się do Pana Jezusa. Im bardziej jesteśmy wierni i posłuszni Jemu, tym bardziej jesteśmy zjednoczeni między sobą. Dlatego, jako chrześcijanie, wszyscy jesteśmy wezwani do tego, aby modlić się i wspólnie działać – krok po kroku – na rzecz osiągnięcia tego celu, który jest i pozostaje dziełem Ducha Świętego.

Świadomy ponadto, że synodalność i ekumenizm są ze sobą ściśle powiązane, pragnę zapewnić o mojej woli kontynuowania wysiłków Papieża Franciszka na rzecz promowania synodalnego charakteru Kościoła Katolickiego oraz rozwijania nowych i konkretnych form dla coraz intensywniejszej synodalności na płaszczyźnie ekumenicznej.

Nasza wspólna droga może i powinna być pojmowana także w szerszym znaczeniu, obejmującym wszystkich – w duchu ludzkiego braterstwa, o którym wspomniałem wcześniej. Dziś jest czas dialogu i budowania mostów. Dlatego z radością i wdzięcznością przyjmuję obecność Przedstawicieli innych tradycji religijnych, którzy dzielą z nami poszukiwanie Boga i Jego woli, która jest zawsze i jedynie wolą miłości i życia dla mężczyzn i kobiet oraz dla wszystkich stworzeń.

Wy byliście świadkami znaczących wysiłków podejmowanych przez Papieża Franciszka na rzecz dialogu międzyreligijnego. Poprzez swoje słowa i czyny, otworzył on nowe perspektywy spotkania, aby promować „kulturę dialogu jako drogę; wzajemną współpracę jako kodeks postępowania; wzajemne porozumienie jako metodę i standard” (Dokument o ludzkim braterstwie dla pokoju światowego i współistnienia, Abu Zabi, 4 lutego 2019). Dziękuję również Dykasterii ds. Dialogu Międzyreligijnego za istotną rolę, jaką odgrywa w tej cierpliwej pracy na rzecz zachęcania do spotkań i konkretnych form wymiany, ukierunkowanych na budowanie relacji opartych na ludzkim braterstwie.

Pragnę skierować szczególne pozdrowienie do braci i sióstr wyznania mojżeszowego i muzułmańskiego. Ze względu na żydowskie korzenie chrześcijaństwa, wszyscy chrześcijanie pozostają w szczególnej relacji z judaizmem. Soborowa Deklaracja Nostra aetate (por. n. 4) podkreśla wielkość duchowego dziedzictwa wspólnego chrześcijanom i Żydom, zachęcając do wzajemnego poznania i szacunku. Dialog teologiczny między chrześcijanami a Żydami pozostaje zawsze ważny i bardzo leży mi na sercu. Również w tych trudnych czasach, naznaczonych konfliktami i nieprozumieniami, konieczne jest kontynuowanie z zapałem, tego, tak cennego, naszego dialogu.

Relacje między Kościołem Katolickim a muzułmanami naznaczone są rosnącym zaangażowaniem na rzecz dialogu i braterstwa, któremu sprzyja szacunek wobec tych braci i sióstr, „którzy czczą Boga Jedynego, żyjącego i samoistnego, miłosiernego i wszechmocnego, Stworzyciela nieba i ziemi, który przemówił do ludzi” (tamże, n. 3). Takie podejście, oparte na wzajemnym szacunku i wolności sumienia, stanowi solidna bazę dla budowania mostów między naszymi wspólnotami.

Wam wszystkim, Przedstawicielom innych tradycji religijnych, wyrażam moją wdzięczność za udział w tym spotkaniu oraz za wasz wkład na rzecz pokoju. W świecie poranionym przez przemoc i konflikty, każda ze wspólnot, tu reprezentowanych, wnosi swój dar mądrości, współczucia oraz zaangażowania na rzecz dobra ludzkości i ochrony wspólnego domu. Jestem przekonany, że jeśli będziemy zgodni i wolni od uwarunkowań ideologicznych i politycznych, możemy być skuteczni w mówieniu „nie” wojnie, a „tak” pokojowi, „nie” wyścigowi zbrojeń, a „tak” rozbrojeniu, „nie” gospodarce, która zubaża narody i Ziemię, a „tak” integralnemu rozwojowi.

Świadectwo naszego braterstwa – które, mam nadzieję, będziemy mogli okazać poprzez skuteczne gesty – z pewnością przyczyni się do budowania bardziej pokojowego świata, jakiego w głębi serca pragną wszyscy mężczyźni i kobiety dobrej woli.

Najdrożsi, jeszcze raz dziękuję za waszą bliskość. Wzywajmy w naszych sercach błogosławieństwa Boga: niech Jego nieskończona dobroć i mądrość pomogą nam żyć jako Jego dzieci oraz bracia i siostry między sobą, aby nadzieja mogła wzrastać na świecie. Z serca wam dziękuję!

[00555-PL.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua araba

 

كلمة قداسة البابا لاوُن الرَّابع عشر

إلى ممثِّلي الكنائس الأخرى والجماعات الكنسيّة والأديان الأخرى

19 أيّار/مايو 2025

 

أيّها الإخوة والأخوات الأعزّاء،

ببالغ الفرح أُوجِّه تحيّتي القلبية إلى جميعكم، ممثّلي الكنائس والجماعات الكنسيّة الأخرى، وكذلك ممثّلي الدّيانات الأخرى، الذين أردتم أن تشاركوا في الاحتفال الافتتاحي لبداية خدمتي أسقفًا لروما وخليفة بطرس. أُعبِّر عن محبّتي الأخويّة لقداسة البطريرك برثلماوس، وغبطة البطريرك ثيوفيلوس الثّالث، وقداسة البطريرك مار آوا الثّالث، وأُعبِّر لكلّ واحد منكم عن امتناني العميق: حضوركم وصلواتكم هما لي مصدر عزاء وتشجيع كبيرَين.

كانت الأخوّة الإنسانيّة الشّاملة من أهمّ سمات حبريّة البابا فرنسيس. وفي هذا المجال، دفعه الرّوح القدس حقًّا إلى التّقدُّم بخطى واسعة في الانفتاح والمبادرات التي بدأها أسلافي من الباباوات، لا سيّما منذ البابا القدّيس يوحنّا الثّالث والعشرين. وقد شجّع البابا، كاتب الرّسالة البابويّة العامّة، ”كلّنا إخوة“، المسيرة المسكونيّة والحوار بين الأديان، وقام بذلك بشكل خاص بتنمية العلاقات الشّخصيّة، بطريقة تُعطي قيمة دائمًا للبعد الإنساني للّقاء، دون أن تُنقص شيئًا من الرّوابط الكنسيّة. ليَمنَحْنا الله أن نقتدي بشهادته!

حَدَثَ انتخابي في الوقت الذي نُحيي فيه الذّكرى الـ1700 لانعقاد أوّل مجمع مسكوني في نيقية. وهذا المجمع يُمثِّل محطةً أساسيّة في صياغة قانون الإيمان الذي تتشاركه جميع الكنائس والجماعات الكنسيّة. وبينما نسير نحو استعادة الشّركة والوَحدة الكاملة بين جميع المسيحيّين، من جديد، نعترف بأنّ هذه الوَحدة لا يمكن أن تكون إلّا وحدةً في الإيمان. وبكوني أسقفًا لروما، أعتبر أنّ من أولوياتي الأساسيّة السّعي إلى استعادة الشّركة والوَحدة الكاملة والمرئية بين جميع الذين يُعلِنون الإيمان نفسه بالله الآب والابن والرّوح القدس.

في الواقع، كانت وَحدة المسيحيّين هاجسًا دائمًا في قلبي، كما يشهد على ذلك الشّعار الذي اخترته لخدمتي الأسقفيّة: ”في الواحد، نصير واحدًا“، وهو تعبير للقدّيس أغسطينس أسقف عنابة، الذي يُذكّرنا، مع كوننا كثيرين، بأنّنا "في الواحد – أي المسيح – نحن واحد" (تأمّلات في المزامير، 127، 3). شركتنا وَوحدتنا تتحقّق بقدر ما نتّحد في الرّب يسوع. وكلّما كنّا أكثر أمانة وطاعة له، ازددنا اتّحادًا فيما بيننا. لذلك، بكوننا مسيحيّين، نحن مدعوّون جميعًا إلى أن نصلّي ونعمل معًا لبلوغ هذه الغاية خطوة خطوة، ويبقى بلوغ هذه الغاية من عمل الرّوح القدس.

وإذ أُدرك أنّ السّينوديّة والمسكونيّة مرتبطتان ارتباطًا وثيقًا، أودّ أن أؤكّد عزمي على مواصلة التزام البابا فرنسيس في تعزيز الميزة السّينوديّة في الكنيسة الكاثوليكيّة، وفي تطوير أشكال جديدة وعمليّة من السّينوديّة لزيادة وترسيخ العمل في المجال المسكوني.

ويمكننا بل يجب علينا أن نفهم مسيرتنا المشتركة أيضًا بمعناها الواسع، الذي يشمل الجميع، في روح الأخوّة الإنسانيّة التي أشرتُ إليها أعلاه. اليوم هو زمن الحوار وبناء الجسور. ومن ثمّ، يسعدني وجود ممثّلي التّقاليد الدّينيّة الأخرى، الذين يشاركوننا في البحث عن الله وعن إرادته، التي هي دائمًا وأبدًا إرادة محبّة وحياة للبشر جميعًا ولكلّ الخليقة.

أنتم شهودٌ على الجهود الكبيرة التي بذلها البابا فرنسيس في سبيل الحوار بين الأديان. فمن خلال كلامه وأعماله، فتح آفاقًا جديدة للّقاء، من أجل تعزيز "ثقافةِ الحوارِ دَرْبًا، والتعاوُنِ المُشتركِ سبيلًا، والتعارُفِ المُتَبادَلِ نَهْجًا وطَرِيقًا" (وثيقة الأخوّة الإنسانيّة من أجل السّلام العالمي والعيش المشترك، أبو ظبي، 4 شباط/فبراير 2019). وأنا أشكر دائرة الحوار بين الأديان على الدّور الجوهري الذي تؤدّيه في هذا العمل الصّابر من تشجيع اللقاءات والتبادلات العمليّة، الهادفة إلى بناء علاقات تقوم على الأخوّة الإنسانيّة.

وأريد توجيه تحيّة خاصّة إلى الإخوة والأخوات اليهود والمسلمين. وبسبب الجذور اليهوديّة للمسيحيّة، فإنّ جميع المسيحيّين لهم علاقة خاصّة باليهوديّة. وقد شدّدت الوثيقة المجمعيّة، ”في عصرنا - Nostra aetate (رقم 4)“ على سموّ التّراث الرّوحي المشترك بين المسيحيّين واليهود، وشجّعت على المعرفة المتبادلة والتّقدير المتبادل. الحوار اللاهوتي بين المسيحيّين واليهود يبقى دائمًا مهمًّا وهو عزيزٌ على قلبي. وحتّى في هذه الأزمنة الصّعبة، التي تميّزها النّزاعات وسوء الفهم، من الضّروري أن نستمرّ مندفعين في هذا الحوار الجزيل الأهمّيّة.

أمّا العلاقات بين الكنيسة الكاثوليكيّة والمسلمين، فقد تميّزت بالتزام متزايد من أجل الحوار والأخوّة، مدفوعًا بالتّقدير للإخوة والأخوات "الذين يعبدون الإله الواحد، الحيّ القيّوم، الرّحيم القدير، خالق السّماء والأرض، الذي تكلّم إلى البشر" (الوثيقة نفسها، رقم 3). هذا النّهج، المبني على الاحترام المتبادل وحريّة الضّمير، يُشكِّل أساسًا متينًا لبناء الجسور بين جماعاتنا.

ولجميعكم، ممثِّلي التّقاليد الديّنية الأخرى، أُعبِّر عن شكري لمشاركتكم في هذا اللقاء، ولمساهمتكم في تحقيق السّلام. ففي عالمٍ مجروح بسبب العنف والنّزاعات، تحمل كلّ جماعة من الجماعات الممثّلة هنا مساهمتها الخاصّة من الحكمة، والرّحمة، والالتزام من أجل خير البشريّة والحفاظ على بيتنا المشترك. وأنا على يقين، إن كنّا على وفاق وأحرارًا من مسايرة الأيديولوجيّة والعوامل السّياسيّة، أنّنا سنكون قادرين على أن نقول بفعّالية ”لا“ للحرب و”نعم“ للسّلام، و”لا“ لسباق التّسلّح و”نعم“ لنزع السّلاح، و”لا“ لاقتصاد يُفقِر الشّعوب والأرض و”نعم“ للتنمية المتكاملة.

شهادة أخوّتنا، التي أرجو أن نُظهِرها بأعمال فعّالة، ستُسهم بالتّأكيد في بناء عالم فيه مزيد من السّلام، كما يريد ذلك جميع الرّجال والنّساء ذوي الإرادة الصّالحة، في أعماق نفوسهم.

أعزّائي، شكرًا مجدّدًا لقربكم. لنطلب في قلوبنا بركة الله: ليساعدنا صلاحه اللامحدود وحكمته أن نعيش أبناءً له، وإخوةً وأخواتٍ فيما بيننا، لكي ينمو الرّجاء في العالم. أشكركم من قلبي!

[00555-AR.01] [Testo originale: Italiano]

[B0326-XX.02]