Omelia del Cardinale Giovanni Battista Re
Traduzione in lingua francese
Traduzione in lingua inglese
Traduzione in lingua tedesca
Traduzione in lingua spagnola
Traduzione in lingua portoghese
Traduzione in lingua polacca
Traduzione in lingua araba
Alle 10 di questa mattina, nella Basilica Vaticana, ha avuto luogo la Santa Messa "pro eligendo Romano Pontifice".
La Messa è stata concelebrata dai Cardinali elettori e presieduta dal Decano del Collegio Cardinalizio, Em.mo Cardinale Giovanni Battista Re.
Pubblichiamo di seguito l’omelia dell’Em.mo Card. Giovanni Battista Re.
Omelia del Cardinale Giovanni Battista Re
Negli Atti degli Apostoli si legge che, dopo l’ascensione di Cristo al cielo e in attesa della Pentecoste, tutti erano perseveranti e concordi nella preghiera insieme con Maria, la Madre di Gesù (cfr. At 1,14).
È proprio quello che anche noi stiamo facendo a poche ore dall’inizio del Conclave, sotto lo sguardo della Madonna posta a fianco dell’altare, in questa Basilica che si eleva sopra la tomba dell’Apostolo Pietro.
Percepiamo unito a noi l’intero popolo di Dio col suo senso di fede, di amore al Papa e di fiduciosa attesa.
Siamo qui per invocare l’aiuto dello Spirito Santo, per implorare la sua luce e la sua forza perché sia eletto il Papa di cui la Chiesa e l’umanità hanno bisogno in questo tornante della storia tanto difficile e complesso.
Pregare, invocando lo Spirito Santo, è l’unico atteggiamento giusto e doveroso, mentre i Cardinali elettori si preparano ad un atto di massima responsabilità umana ed ecclesiale e ad una scelta di eccezionale importanza; un atto umano per il quale si deve lasciar cadere ogni considerazione personale, e avere nella mente e nel cuore solo il Dio di Gesù Cristo e il bene della Chiesa e dell’umanità.
Nel Vangelo che è stato proclamato sono risuonate parole che ci portano al cuore del supremo messaggio-testamento di Gesù, consegnato ai suoi Apostoli nella sera della Cena di Addio nel Cenacolo: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amato”. Quasi a precisare quel “come io vi ho amato” e indicare fino dove deve giungere il nostro amore, Gesù di seguito afferma: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13).
È il messaggio dell’amore, che Gesù definisce comandamento “nuovo”. Nuovo perché trasforma in positivo e amplia grandemente l’ammonimento dell’Antico Testamento, che diceva: “Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”.
L’amore, che Gesù rivela, non conosce limiti e deve caratterizzare i pensieri e l’azione di tutti i suoi discepoli, i quali nel loro comportamento devono sempre mostrare un amore autentico e impegnarsi per la costruzione di una nuova civiltà, quella che Paolo VI chiamò “civiltà dell’amore”. L’amore è la sola forza capace di cambiare il mondo.
Gesù ci ha dato l’esempio di questo amore all’inizio dell’ultima cena con un gesto sorprendente: si è abbassato al servizio degli altri, lavando i piedi agli Apostoli, senza discriminazioni, non escludendo Giuda che lo avrebbe tradito.
Questo messaggio di Gesù si ricollega a quanto abbiamo ascoltato nella prima lettura della Messa, nella quale il Profeta Isaia ci ha ricordato che la qualità fondamentale dei Pastori è l’amore fino al dono completo di sé.
Dai testi liturgici di questa celebrazione eucaristica ci viene pertanto un invito all’amore fraterno, all’aiuto vicendevole e all’impegno per la comunione ecclesiale e per la fraternità umana universale. Fra i compiti di ogni successore di Pietro vi è quello di far crescere la comunione: comunione di tutti i cristiani con Cristo; comunione dei Vescovi col Papa; comunione dei Vescovi fra di loro. Non una comunione autoreferenziale, ma tutta tesa alla comunione fra le persone, i popoli e le culture, avendo a cuore che la Chiesa sia sempre “casa e scuola di comunione”.
È inoltre forte il richiamo a mantenere l’unità della Chiesa nel solco tracciato da Cristo agli Apostoli. L’unità della Chiesa è voluta da Cristo; un’unità che non significa uniformità, ma salda e profonda comunione nelle diversità, purché si rimanga nella piena fedeltà al Vangelo.
Ogni Papa continua a incarnare Pietro e la sua missione e così rappresenta Cristo in terra; egli è la roccia su cui è edificata la Chiesa (cfr. Mt 16,18).
L’elezione del nuovo Papa non è un semplice avvicendarsi di persone, ma è sempre l’Apostolo Pietro che ritorna.
I Cardinali elettori esprimeranno il loro voto nella Cappella Sistina, dove - come dice la Costituzione Apostolica Universi dominici gregis - “tutto concorre ad alimentare la consapevolezza della presenza di Dio, al cui cospetto ciascuno dovrà presentarsi un giorno per essere giudicato”.
Nel Trittico Romano Papa Giovanni Paolo II auspicava che, nelle ore della grande decisione mediante il voto, l’incombente immagine michelangiolesca di Gesù Giudice ricordasse a ciascuno la grandezza della responsabilità di porre le “somme chiavi” (Dante) nelle mani giuste.
Preghiamo quindi perché lo Spirito Santo, che negli ultimi cento anni ci ha donato una serie di Pontefici veramente santi e grandi, ci regali un nuovo Papa secondo il cuore di Dio per il bene della Chiesa e dell’umanità.
Preghiamo perché Dio conceda alla Chiesa il Papa che meglio sappia risvegliare le coscienze di tutti e le energie morali e spirituali nella società odierna, caratterizzata da grande progresso tecnologico, ma che tende a dimenticare Dio.
Il mondo di oggi attende molto dalla Chiesa per la salvaguardia di quei valori fondamentali, umani e spirituali, senza i quali la convivenza umana non sarà migliore né portatrice di bene per le generazioni future.
La Beata Vergine Maria, Madre della Chiesa, intervenga con la sua materna intercessione, perché lo Spirito Santo illumini le menti dei Cardinali elettori e li renda concordi nell’elezione del Papa di cui ha bisogno il nostro tempo.
[00523-IT.01] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua francese
On lit dans les Actes des Apôtres qu’après l’Ascension du Christ au ciel, et dans l’attente de la Pentecôte, tous étaient assidus à la prière avec Marie, la Mère de Jésus (cf. Ac 1, 14).
C’est exactement ce que nous faisons nous aussi, peu avant le début du Conclave, sous le regard de la Vierge Marie placée à côté de l’autel, en cette Basilique qui s’élève sur la tombe de l’Apôtre Pierre.
Nous sentons que tout le peuple de Dieu est uni à nous, avec sa foi, son amour pour le Pape et son attente confiante.
Nous sommes ici pour invoquer l’aide de l’Esprit Saint, pour implorer sa lumière et sa force afin que soit élu le Pape dont l’Église et l’humanité ont besoin en ce tournant si difficile et si complexe de l’histoire.
Prier, en invoquant l’Esprit Saint, est la seule attitude juste qui convienne, alors que les Cardinaux électeurs se préparent à un acte de la plus haute responsabilité humaine et ecclésiale, et à un choix d’une importance exceptionnelle; un acte humain pour lequel toute considération personnelle doit être abandonnée, en n’ayant que le Dieu de Jésus-Christ et le bien de l’Église et de l’humanité dans l’esprit et dans le cœur.
Dans l’Évangile qui a été proclamé, résonnent des paroles qui nous conduisent au cœur du message suprême, le testament de Jésus, remis à ses apôtres le soir de la Cèn au Cénacle: «Mon commandement, le voici: Aimez-vous les uns les autres comme je vous ai aimés» (Jn 15, 12). Afin de préciser ce «comme je vous ai aimés» et indiquer jusqu’où doit aller notre amour, Jésus ajoute : «Il n’y a pas de plus grand amour que de donner sa vie pour ceux qu’on aime» (Jn 15, 13).
C’est le message d’amour que Jésus définit comme un “nouveau” commandement. Nouveau parce qu’il transforme en positif et élargit considérablement l’avertissement de l’Ancien Testament qui disait: «Ne fais pas à autrui ce que tu ne voudrais pas qu’on te fasse».
L’amour que Jésus révèle ne connaît pas de limites et doit caractériser les pensées et l’action de tous ses disciples qui doivent toujours, dans leur comportement, manifester un amour authentique et s’engager à construire une nouvelle civilisation, celle que Paul VI a appelée “civilisation de l’amour”. L’amour est la seule force capable de changer le monde.
Jésus nous a donné l’exemple de cet amour au début de la dernière Cène par un geste surprenant: Il s’est abaissé au service des autres, lavant les pieds des apôtres, sans discrimination, n’excluant pas Judas qui allait le trahir.
Ce message de Jésus fait écho à ce que nous avons entendu dans la première lecture de la messe, où le Prophète Isaïe nous a rappelé que la qualité fondamentale des pasteurs est l’amour jusqu’au don total de soi.
Les textes liturgiques de cette célébration eucharistique nous invitent donc à l’amour fraternel, à l’aide mutuelle et à l’engagement en faveur de la communion ecclésiale et de la fraternité humaine universelle. Parmi les tâches de chaque successeur de Pierre, il y a celle de faire grandir la communion: communion de tous les chrétiens avec le Christ; communion des évêques avec le Pape; communion des évêques entre eux. Il ne s’agit pas d’une communion autoréférentielle mais tendue vers la communion entre les personnes, les peuples et les cultures, soucieuse que l’Église soit toujours “maison et école de communion”.
L’appel est fort à maintenir l’unité de l’Église dans la voie tracée par le Christ aux Apôtres. L’unité de l’Église est voulue par le Christ; une unité qui ne signifie pas uniformité, mais une communion solide et profonde dans la diversité, à condition de rester dans la pleine fidélité à l’Évangile.
Chaque Pape continue d’incarner Pierre et sa mission et représente ainsi le Christ sur terre; il est le roc sur lequel l’Église est édifiée (cf. Mt 16, 18).
L’élection du nouveau Pape n’est pas une simple succession de personnes, mais c’est toujours l’Apôtre Pierre qui revient.
Les Cardinaux électeurs exprimeront leur vote dans la Chapelle Sixtine où, comme le dit la Constitution apostolique Universi dominici gregis, «tout concourt à nourrir la conscience de la présence de Dieu, devant lequel chacun devra un jour se présenter pour être jugé».
Dans le Triptyque romain, le Pape Jean-Paul II souhaitait que, au moment de la grande décision à travers le vote, l’image imposante de Jésus Juge rappelle à chacun la grandeur de la responsabilité de remettre les “clés suprêmes” (Dante) entre de bonnes mains.
Prions pour que l’Esprit Saint, qui nous a donné au cours des cent dernières années une série de Pontifes vraiment saints et grands, nous donne un nouveau Pape selon le cœur de Dieu, pour le bien de l’Église et de l’humanité.
Prions pour que Dieu accorde à l’Église le Pape qui saura le mieux réveiller les consciences de tous ainsi que les énergies morales et spirituelles dans la société actuelle, caractérisée par de grands progrès technologiques mais qui tend à oublier Dieu.
Le monde d’aujourd’hui attend beaucoup de l’Église pour la sauvegarde de ces valeurs fondamentales, humaines et spirituelles, sans lesquelles la coexistence humaine ne pourra s’améliorer ni porter du bien aux générations futures.
Que la Bienheureuse Vierge Marie, Mère de l’Église, intervienne par sa maternelle intercession, afin que l’Esprit Saint éclaire l’esprit des Cardinaux électeurs et les rende unanimes dans l’élection du Pape dont notre temps a besoin.
[00523-FR.01] [Texte original: Italien]
Traduzione in lingua inglese
We read in the Acts of the Apostles that after Christ’s ascension into heaven and while waiting for Pentecost, all were united and persevering in prayer together with Mary, the Mother of Jesus (cf. Acts 1:14).
This is precisely what we are doing a few hours before the beginning of the Conclave, under the gaze of Our Lady beside the altar, in this Basilica which rises above the tomb of the Apostle Peter.
We feel united with the entire People of God in their sense of faith, love for the Pope and confident expectation.
We are here to invoke the help of the Holy Spirit, to implore his light and strength so that the Pope elected may be he whom the Church and humanity need at this difficult and complex turning point in history.
To pray, by invoking the Holy Spirit, is the only right and proper attitude to take as the Cardinal electors prepare to undertake an act of the highest human and ecclesial responsibility and to make a choice of exceptional importance. This is a human act for which every personal consideration must be set aside, keeping in mind and heart only the God of Jesus Christ and the good of the Church and of humanity.
In the Gospel that has been proclaimed, words resound that bring us to the heart of the supreme message and testament of Jesus, delivered to his Apostles on the evening of the Last Supper in the Upper Room: “This is my commandment, that you love one another as I have loved you.” As if to clarify this “as I have loved you,” and to indicate how far our love must go, Jesus goes on to say: “No one has greater love than this, to lay down one’s life for one’s friends” (Jn 15:12-13).
This is the message of love, which Jesus calls a “new” commandment. It is new because it transforms into something positive, and greatly expands, the admonition of the Old Testament that said, “Do not do to others what you would not want done to you.”
The love that Jesus reveals knows no limits and must characterise the thoughts and actions of all his disciples, who must always show authentic love in their behaviour and commit themselves to building a new civilisation, what Paul VI called the “civilisation of love.” Love is the only force capable of changing the world.
Jesus gave us an example of this love at the beginning of the Last Supper with a surprising gesture: he humbled himself in the service of others, washing the feet of the Apostles, without discrimination, and not excluding Judas, who would betray him.
This message of Jesus connects to what we heard in the first reading of the Mass, in which the prophet Isaiah reminded us that the fundamental quality of pastors is love to the point of complete self-giving.
The liturgical texts of this Eucharistic celebration, then, invite us to fraternal love, to mutual help and to commitment to ecclesial communion and universal human fraternity. Among the tasks of every successor of Peter is that of fostering communion: communion of all Christians with Christ; communion of the Bishops with the Pope; communion of the Bishops among themselves. This is not a self-referential communion, but one that is entirely directed towards communion among persons, peoples and cultures, with a concern that the Church should always be a “home and school of communion.”
This is also a strong call to maintain the unity of the Church on the path traced out by Christ to the Apostles. The unity of the Church is willed by Christ; a unity that does not mean uniformity, but a firm and profound communion in diversity, provided that full fidelity to the Gospel is maintained.
Each Pope continues to embody Peter and his mission and thus represents Christ on earth; he is the rock on which the Church is built (cf. Mt 16:18).
The election of the new Pope is not a simple succession of persons, yet it is always the Apostle Peter who returns.
The Cardinal electors will cast their votes in the Sistine Chapel, the place, as the Apostolic Constitution Universi Dominici Gregis states, “where everything is conducive to an awareness of the presence of God, in whose sight each person will one day be judged.”
In his Roman Triptych, Pope John Paul II expressed the hope that during the hours of voting on this weighty decision, Michelangelo’s looming image of Jesus the Judge would remind everyone of the greatness of the responsibility of placing the “supreme keys” (Dante) in the correct hands.
Let us pray, then, that the Holy Spirit, who in the last hundred years has given us a series of truly holy and great Pontiffs, will give us a new Pope according to God’s heart for the good of the Church and of humanity.
Let us pray that God will grant the Church a Pope who knows how best to awaken the consciences of all and the moral and spiritual energies in today’s society, characterised by great technological progress but which tends to forget God.
Today’s world expects much from the Church regarding the safeguarding of those fundamental human and spiritual values without which human coexistence will not be better nor bring good to future generations.
May the Blessed Virgin Mary, Mother of the Church, intercede with her maternal intercession, so that the Holy Spirit will enlighten the minds of the Cardinal electors and help them agree on the Pope that our time needs.
[00523-EN.01] [Original text: Italian]
Traduzione in lingua tedesca
In der Apostelgeschichte lesen wir, dass alle nach der Himmelfahrt Christi und in Erwartung des Pfingstfestes beständig und einmütig im Gebet verharrten, zusammen mit Maria, der Mutter Jesu (vgl. Apg 1,14).
Genau das tun auch wir gerade, wenige Stunden vor Beginn des Konklaves, unter dem Blick der Muttergottes dort neben dem Altar, in dieser Basilika, die sich über dem Grab des Apostels Petrus erhebt.
Wir erleben uns verbunden mit dem gesamten Volk Gottes, mit seinem Glauben, seiner Liebe zum Papst und seiner vertrauensvollen Erwartung.
Wir sind hier, um den Beistand des Heiligen Geistes zu erbitten, um sein Licht und seine Kraft zu erflehen, damit der Papst gewählt wird, den die Kirche und die Menschheit an diesem schwierigen und komplexen Wendepunkt der Geschichte benötigen.
Das Gebet unter Anrufung des Heiligen Geistes ist die einzig richtige und gebotene Haltung, während sich die wahlberechtigten Kardinäle auf einen Vorgang von höchster menschlicher und kirchlicher Verantwortung vorbereiten, auf eine Entscheidung von herausragender Bedeutung; es ist eine menschliche Handlung, bei der alle persönlichen Erwägungen zurückgestellt werden müssen und bei der man nur den Gott Jesu Christi sowie das Wohl der Kirche und der Menschheit im Sinn und im Herzen haben darf.
Im eben verkündeten Evangelium haben wir Worte gehört, die uns zum Kern des wichtigsten Vermächtnisses Jesu führen, das er seinen Aposteln beim letzten Abendmahl im Abendmahlssaal anvertraut hat: „Das ist mein Gebot, dass ihr einander liebt, so wie ich euch geliebt habe.“ Und als ob er das „wie ich euch geliebt habe“ verdeutlichen wollte und um aufzuzeigen, wie weit unsere Liebe gehen muss, fügt Jesus hinzu: „Es gibt keine größere Liebe, als wenn einer sein Leben für seine Freunde hingibt“ (Joh 15,12).
Das ist die Botschaft der Liebe, die Jesus als „neues“ Gebot bezeichnet. Neu ist es, weil es die Ermahnung des Alten Testaments, die lautete „Was du hasst, das tu niemand anderem an!“, ins Positive kehrt und erheblich erweitert.
Die Liebe, die Jesus offenbart, kennt keine Grenzen und muss das Denken und Handeln all seiner Jünger kennzeichnen, die in ihrem Verhalten stets echte Liebe zeigen und sich für den Aufbau jener neuen Zivilisation einsetzen müssen, die Paul VI. „Zivilisation der Liebe“ genannt hat. Die Liebe ist die einzige Kraft, die in der Lage ist, die Welt zu verändern.
Mit einer überraschenden Geste hat uns Jesus am Beginn des letzten Abendmahls ein Beispiel dieser Liebe gegeben: um den anderen zu dienen, hat er sich herabgebeugt und den Aposteln die Füße gewaschen, ohne Unterschiede zu machen, ohne Judas auszuschließen, der ihn verraten sollte.
Diese Botschaft Jesu knüpft an das an, was wir in der ersten Lesung dieser Messfeier gehört haben, in der der Prophet Jesaja uns daran erinnert hat, dass die grundlegende Eigenschaft der Hirten die Liebe bis zur völligen Selbsthingabe ist.
Aus den liturgischen Texten dieser Eucharistiefeier ergeht daher eine Aufforderung an uns: zur geschwisterlichen Liebe, zur gegenseitigen Hilfe und zum Engagement für die kirchliche Gemeinschaft und die Geschwisterlichkeit aller Menschen. Zu den Aufgaben eines jeden Nachfolgers Petri gehört es, die Gemeinschaft zu festigen: die Gemeinschaft aller Christen mit Christus, die Gemeinschaft der Bischöfe mit dem Papst; die Gemeinschaft der Bischöfe untereinander. Keine selbstbezogene Gemeinschaft, sondern eine, die ganz auf die Gemeinschaft zwischen Menschen, Völkern und Kulturen ausgerichtet ist und der es am Herzen liegt, dass die Kirche stets „eine Wohnstatt und eine Schule der Gemeinschaft“ ist.
Des Weiteren ist der Aufruf zur Wahrung der Einheit der Kirche sehr eindringlich, so wie Christus es den Aposteln aufgetragen hat. Die Einheit der Kirche ist von Christus gewollt; eine Einheit, die nicht Gleichförmigkeit bedeutet, sondern eine feste und tiefe Gemeinschaft in der Verschiedenheit, solange man dem Evangelium ganz treu bleibt.
Jeder Papst verkörpert weiterhin Petrus und seine Sendung und vertritt auf diese Weise Christus auf Erden; er ist der Fels, auf dem die Kirche gebaut ist (vgl. Mt 16,18).
Die Wahl des neuen Papstes ist nicht nur ein einfacher Wechsel von Personen, sondern es ist stets der Apostel Petrus, der zurückkehrt.
Die wahlberechtigten Kardinäle werden ihre Stimme in der Sixtinischen Kapelle abgeben, wo – wie es in der Apostolischen Konstitution Universi dominici gregis heißt – „alles dazu beiträgt, das Bewusstein der Gegenwart Gottes zu fördern, vor dessen Angesicht ein jeder eines Tages treten muss, um gerichtet zu werden“.
Im Römischen Triptychon verlieh Papst Johannes Paul II. seiner Hoffnung Ausdruck, dass während der Stunden der großen Wahlentscheidung das über allen befindliche Fresko Michelangelos mit der Darstellung Jesu als Richter jedem Einzelnen die Größe der Verantwortung vergegenwärtigen möge, die „erhabensten Schlüssel“ (Dante) in die richtigen Hände zu legen.
Beten wir also, dass der Heilige Geist, der uns in den vergangenen hundert Jahren eine Reihe wahrhaft heiliger und großer Päpste geschenkt hat, uns zum Wohl der Kirche und der Menschheit einen neuen Papst nach dem Herzen Gottes schenken möge.
Beten wir, dass Gott der Kirche den Papst gebe, der es am besten vermag, die Gewissen aller wie auch die moralischen und spirituellen Kräfte in der modernen Gesellschaft zu wecken, die von großem technologischen Fortschritt geprägt ist, aber dazu neigt, Gott zu vergessen.
Die heutige Welt erwartet viel von der Kirche im Hinblick auf die Bewahrung jener grundlegenden menschlichen und geistlichen Werte, ohne die das Zusammenleben der Menschen weder besser noch für künftige Generationen zuträglich sein wird.
Die selige Jungfrau Maria, Mutter der Kirche, trete mit ihrer mütterlichen Fürsprache für uns ein, auf dass der Heilige Geist den Verstand der wählenden Kardinäle erleuchte und sie einmütig den zum Papst wählen lasse, den unsere Zeit braucht.
[00523-DE.01] [Original sprache: Italienisch]
Traduzione in lingua spagnola
En los Hechos de los Apóstoles se lee que, después de la ascensión de Cristo al cielo y en espera de Pentecostés, todos perseveraban unidos en la oración junto con María, la Madre de Jesús (cf. Hch 1,14).
Es precisamente lo que también nosotros estamos haciendo a pocas horas del inicio del cónclave, bajo la mirada de la Virgen colocada al lado del altar, en esta Basílica que se eleva sobre la tumba del apóstol Pedro.
Notamos como todo el pueblo de Dios está unido a nosotros con su sentido de fe, su amor al Papa y su confiada esperanza.
Estamos aquí para invocar el auxilio del Espíritu Santo, para implorar su luz y su fuerza, a fin de que sea elegido el Papa que la Iglesia y la humanidad necesitan en este momento de la historia tan difícil y complejo.
Rezar, invocando al Espíritu Santo, es la única actitud justa y necesaria, mientras los cardenales electores se preparan a un acto de máxima responsabilidad humana y eclesial, y a una decisión de gran importancia; un acto humano por el cual se debe abandonar cualquier consideración personal, y tener en la mente y en el corazón sólo al Dios de Jesucristo y el bien de la Iglesia y de la humanidad.
En el Evangelio que ha sido proclamado han resonado palabras que nos conducen al corazón del mensaje-testamento supremo de Jesús, entregado a sus Apóstoles en la tarde de la última cena en el Cenáculo: «Este es mi mandamiento: Ámense los unos a los otros, como yo los he amado» (Jn 15,12). Y para precisar ese “como yo los he amado” e indicar hasta dónde debe llegar nuestro amor, Jesús afirma a continuación: «No hay amor más grande que dar la vida por los amigos» (Jn 15,13).
Es el mensaje del amor, que Jesús define mandamiento “nuevo”. Nuevo porque transforma en positivo y amplía en gran medida la exhortación del Antiguo Testamento, que decía: “No hagas a los demás lo que no quisieras que te hagan a ti”.
El amor que Jesús revela no conoce límites y debe caracterizar los pensamientos y la acción de todos sus discípulos, que en su conducta siempre deben manifestar un amor auténtico y comprometerse en la construcción de una nueva civilización, que Pablo VI llamó “civilización del amor”. El amor es la única fuerza capaz de cambiar el mundo.
Jesús nos ha dado ejemplo de este amor al comienzo de la última cena con un gesto sorprendente: se abajó al servicio de los demás, lavando los pies a los Apóstoles, sin discriminaciones, sin excluir a Judas que lo iba a traicionar.
Este mensaje de Jesús se enlaza con lo que hemos escuchado en la primera lectura de la Misa, en la que el profeta Isaías nos ha recordado que la cualidad fundamental de los Pastores es el amor hasta el don total de sí.
De los textos litúrgicos de esta celebración eucarística nos llega, por tanto, una invitación al amor fraterno, a la ayuda mutua y al compromiso por la comunión eclesial y la fraternidad humana universal. Entre las tareas de todo sucesor de Pedro está la de acrecentar la comunión: comunión de todos los cristianos con Cristo; comunión de los obispos con el Papa; comunión entre los obispos. No una comunión autorreferencial, sino dirigida totalmente a la comunión entre las personas, los pueblos y las culturas, velando para que la Iglesia sea siempre “casa y escuela de comunión”.
También es fuerte la llamada a mantener la unidad de la Iglesia en la senda trazada por Cristo a los Apóstoles. La unidad de la Iglesia es querida por Cristo; una unidad que no significa uniformidad, sino una firme y profunda comunión en la diversidad, siempre que se mantenga en plena fidelidad al Evangelio.
Todo Papa sigue encarnando a Pedro y su misión, y de esa manera representa a Cristo en la tierra; él es la roca sobre la cual se edifica la Iglesia (cf. Mt 16,18).
La elección del nuevo Papa no es una simple sucesión de personas, sino que es siempre el apóstol Pedro que regresa.
Los cardenales electores expresarán su voto en la Capilla Sixtina, donde —como dice la Constitución apostólica Universi dominici gregis— «todo contribuye a hacer más viva la presencia de Dios, ante el cual cada uno deberá presentarse un día para ser juzgado».
En Tríptico Romano, el Papa Juan Pablo II expresaba el deseo de que, en las horas de la gran decisión mediante el voto, la majestuosa imagen de Miguel Ángel que representa a Jesús Juez recordase a cada uno la grandeza de la responsabilidad de poner las “soberanas llaves” (Dante) en las manos adecuadas.
Recemos, por tanto, para que el Espíritu Santo, que en los últimos cien años nos ha dado una serie de Pontífices verdaderamente santos y grandes, nos regale un nuevo Papa según el corazón de Dios para el bien de la Iglesia y de la humanidad.
Recemos para que Dios conceda a la Iglesia el Papa que mejor sepa despertar las conciencias de todos y las fuerzas morales y espirituales en la sociedad actual, caracterizada por un gran progreso tecnológico, pero que tiende a olvidarse de Dios.
El mundo de hoy espera mucho de la Iglesia para la tutela de esos valores fundamentales, humanos y espirituales, sin los cuales la convivencia humana no será mejor ni portadora de bien para las generaciones futuras.
Que la Bienaventurada Virgen María, Madre de la Iglesia, intervenga con su intercesión maternal, para que el Espíritu Santo ilumine las mentes de los cardenales electores y los haga concordes en la elección del Papa que necesita nuestro tiempo.
[00523-ES.01] [Texto original: Italiano]
Traduzione in lingua portoghese
Nos Atos dos Apóstolos, lê-se que após a ascensão de Cristo ao céu, e enquanto aguardavam o dia de Pentecostes, todos perseveravam e estavam unidos em oração com Maria, a Mãe de Jesus (cf. Act 1, 14).
É exatamente isso o que nós também estamos a fazer, a poucas horas do início do Conclave, sob o olhar da Virgem Maria colocada ao lado do altar, nesta Basílica que se ergue sobre o túmulo do Apóstolo Pedro.
Sentimos unido a nós todo o povo de Deus, com o seu sentido de fé, de amor ao Papa e de espera confiante.
Estamos aqui para invocar a ajuda do Espírito Santo, para implorar a sua luz e a sua força, a fim de que seja eleito o Papa que a Igreja e a humanidade precisam neste momento tão difícil e complexo da história.
Rezar, invocando o Espírito Santo, é a única atitude justa e necessária, enquanto os Cardeais eleitores se preparam para um ato de máxima responsabilidade humana e eclesial e para uma escolha de excepcional importância; um ato humano pelo qual se deve deixar de lado qualquer consideração pessoal, tendo na mente e no coração apenas o Deus de Jesus Cristo e o bem da Igreja e da humanidade.
No Evangelho que foi proclamado, ressoaram palavras que nos conduzem ao coração da suprema mensagem-testamento de Jesus, confiada aos seus Apóstolos na noite da Última Ceia, no Cenáculo: «É este o meu mandamento: que vos ameis uns aos outros como Eu vos amei» (Jo 15, 12). E quase para precisar este «como Eu vos amei» e indicar até onde deve chegar o nosso amor, Jesus afirma a seguir: «Ninguém tem mais amor do que quem dá a vida pelos seus amigos» (Jo 15, 13).
É a mensagem do amor, que Jesus define como «novo» mandamento. Novo porque amplia grandemente, transformando-a em positiva, a advertência do Antigo Testamento, que dizia: “Não faças aos outros o que não queres que te façam a ti”.
O amor que Jesus revela não conhece limites e deve caracterizar os pensamentos e as ações de todos os seus discípulos, que devem sempre demonstrar amor autêntico em seu comportamento e empenhar-se na construção de uma nova civilização, aquela que Paulo VI chamou de “civilização do amor”. O amor é a única força capaz de mudar o mundo.
Jesus deu-nos o exemplo desse amor no início da Última Ceia com um gesto surpreendente: abaixou-se para servir os outros, lavando os pés dos Apóstolos, sem discriminação, sem excluir Judas, que o trairia.
Esta mensagem de Jesus está relacionada com o que ouvimos na primeira leitura da Missa, na qual o profeta Isaías nos lembrou que a qualidade fundamental dos Pastores é o amor até à entrega total de si mesmo.
Surge, portanto, dos textos litúrgicos desta celebração eucarística, um convite ao amor fraterno, à ajuda recíproca e ao empenho em favor da comunhão eclesial e da fraternidade humana universal. Entre as tarefas de cada Sucessor de Pedro conta-se a de fazer crescer a comunhão: comunhão de todos os cristãos com Cristo, comunhão dos bispos com o Papa e comunhão dos Bispos entre si. Não uma comunhão autorreferencial, mas totalmente orientada para a comunhão entre as pessoas, os povos e as culturas, tendo sempre em vista que a Igreja seja “casa e escola de comunhão”.
Além disso, é forte o apelo à manutenção da unidade da Igreja segundo o caminho indicado por Cristo aos Apóstolos. A unidade da Igreja é desejada por Cristo, uma unidade que não significa uniformidade, mas comunhão sólida e profunda na diversidade, desde que se permaneça plenamente fiel ao Evangelho.
Cada Papa continua a encarnar Pedro e a sua missão e, assim, representa Cristo na terra; ele é a rocha sobre a qual a Igreja é edificada (cf. Mt 16, 18).
A eleição do novo Papa não é uma simples sucessão de pessoas, mas é sempre o Apóstolo Pedro que retorna.
Os Cardeais eleitores expressarão o seu voto na Capela Sistina, onde, como diz a Constituição Apostólica Universi Dominici Gregis, «tudo concorre para avivar a consciência da presença de Deus, diante do qual deverá cada um apresentar-se um dia para ser julgado».
No Tríptico Romano, o Papa João Paulo II desejava que, nas horas da grande decisão através do voto, a imagem imponente de Cristo Juiz, pintada por Michelangelo, lembrasse a cada um a grande responsabilidade de colocar as “chaves supremas” (Dante) nas mãos certas.
Rezemos, portanto, para que o Espírito Santo, que nos últimos cem anos nos deu uma série de Pontífices verdadeiramente santos e notáveis, nos conceda um novo Papa segundo o coração de Deus, para o bem da Igreja e da humanidade.
Oremos para que Deus conceda à Igreja o Papa que melhor saiba despertar as consciências de todos e as energias morais e espirituais na sociedade atual, caracterizada por um grande progresso tecnológico, mas que tende a esquecer Deus.
O mundo de hoje espera muito da Igreja para a salvaguarda daqueles valores fundamentais, humanos e espirituais, sem os quais a convivência humana nem será melhor nem beneficiará as gerações futuras.
Que a Bem-Aventurada Virgem Maria, Mãe da Igreja, nos auxilie com a sua materna intercessão, para que o Espírito Santo ilumine as mentes dos Cardeais eleitores e os torne concordes na eleição do Papa de que o nosso tempo necessita.
[00523-PO.01] [Texto original: Italiano]
Traduzione in lingua polacca
W Dziejach Apostolskich czytamy, że po wniebowstąpieniu Chrystusa i w oczekiwaniu na Zesłanie Ducha Świętego, wszyscy trwali jednomyślnie na modlitwie razem z Maryją, Matką Jezusa (por. Dz 1, 14).
Właśnie to robimy również my, kilka godzin przed rozpoczęciem Konklawe, pod spojrzeniem Matki Bożej umieszczonej obok ołtarza, w tej Bazylice, która wznosi się nad grobem Apostoła Piotra.
Czujemy, że cały Lud Boży jest z nami zjednoczony w wierze, miłości do Papieża i ufnym oczekiwaniu.
Jesteśmy tutaj, aby wzywać pomocy Ducha Świętego, błagać o Jego światło i moc, aby został wybrany Papież, którego Kościół i ludzkość tak potrzebują znajdując się na tym trudnym i złożonym zakręcie historii.
Modlić się, przywołując Ducha Świętego, jest jedyną słuszną i właściwą postawą, w czasie gdy Kardynałowie elektorzy przygotowują się do aktu najwyższej odpowiedzialności ludzkiej i kościelnej, oraz do wyboru o wyjątkowym znaczeniu; aktu ludzkiego, dla którego należy odrzucić wszelkie osobiste względy i mieć w umyśle i sercu tylko Boga Jezusa Chrystusa oraz dobro Kościoła i ludzkości.
W Ewangelii, która została odczytana, wybrzmiały słowa, które prowadzą nas do sedna najwyższego przesłania-testamentu Jezusa, przekazanego Jego Apostołom, wieczorem podczas Ostatniej Wieczerzy w Wieczerniku: „To jest moje przykazanie, abyście się wzajemnie miłowali, tak jak Ja was umiłowałem”. Jakby dla wyjaśnienia słów „jak Ja was umiłowałem” i wskazania, jak daleko ma sięgać nasza miłość, Jezus dodaje: „Nikt nie ma większej miłości od tej, gdy ktoś życie swoje oddaje za przyjaciół swoich” (J 15, 12-13).
Jest to przesłanie miłości, które Jezus definiuje jako „nowe” przykazanie. Nowe, ponieważ przekształca w coś pozytywnego i znacznie rozszerza przestrogę Starego Testamentu, która brzmiała: „Nie czyń innym tego, czego nie chcesz, aby czyniono tobie”.
Miłość, którą objawia Jezus, nie zna granic i musi charakteryzować myśli i działania wszystkich Jego uczniów, którzy w swoim postępowaniu powinni zawsze okazywać autentyczną miłość i angażować się w budowanie nowej cywilizacji, którą Paweł VI nazwał „cywilizacją miłości”. Miłość jest jedyną siłą zdolną zmienić świat.
Jezus dał nam przykład tej miłości na początku Ostatniej Wieczerzy poprzez zaskakujący gest: uniżył się, aby służyć innym, myjąc stopy Apostołom, bez dyskryminacji, nie wykluczając Judasza, który miał Go zdradzić.
To przesłanie Jezusa nawiązuje do tego, co usłyszeliśmy w pierwszym czytaniu Mszy św., w którym prorok Izajasz przypomniał nam, że podstawową cechą Pasterzy jest miłość aż do całkowitego oddania siebie.
Z tekstów liturgicznych tej celebracji eucharystycznej płynie zatem zaproszenie do braterskiej miłości, wzajemnej pomocy i zaangażowania na rzecz komunii kościelnej i powszechnego braterstwa ludzkiego. Wśród zadań każdego następcy Piotra jest rozwijanie komunii: komunii wszystkich chrześcijan z Chrystusem; komunii biskupów z Papieżem; komunii biskupów między sobą. Nie jest to wspólnota autoreferencyjna, ale całkowicie nastawiona na wspólnotę między ludźmi, narodami i kulturami, mająca na sercu, aby Kościół był zawsze „domem i szkołą komunii”.
Mocne jest również wezwanie do zachowania jedności Kościoła na drodze wytyczonej przez Chrystusa Apostołom. Jedność Kościoła jest upragniona przez Chrystusa; jedność, która nie oznacza uniformizacji, ale trwałą i głęboką komunię w różnorodnościach, o ile pozostaje się w pełnej wierności Ewangelii.
Każdy Papież nadal ucieleśnia Piotra i jego misję, a tym samym reprezentuje Chrystusa na ziemi; jest on skałą, na której zbudowany jest Kościół (por. Mt 16, 18).
Wybór nowego Papieża nie jest zwykłą wymianą osób, ale to zawsze powraca Apostoł Piotr.
Kardynałowie elektorzy wyrażą swój głos w Kaplicy Sykstyńskiej, gdzie – jak mówi Konstytucja apostolska Universi Dominici gregis – „wszystko sprzyja uświadomieniu sobie obecności Boga, przed którego obliczem pewnego dnia każdy będzie musiał stanąć na sąd”.
W Tryptyku rzymskim, Papież Jan Paweł II wyraził nadzieję, że w godzinach wielkiej decyzji, poprzez głosowanie, górujący obraz Jezusa Sędziego, autorstwa Michała Anioła, przypomni każdemu o wielkości odpowiedzialności za powierzenie „kluczy najwyższej władzy” (Dante) we właściwe ręce.
Módlmy się zatem, aby Duch Święty, który w ciągu ostatnich stu latach obdarzył nas kolejnymi prawdziwie świętymi i wielkimi Papieżami, obdarzył nas nowym Papieżem według serca Bożego, dla dobra Kościoła i ludzkości.
Módlmy się, aby Bóg dał Kościołowi Papieża, który najlepiej będzie potrafił obudzić sumienia wszystkich oraz wyzwolić energie moralne i duchowe w dzisiejszym społeczeństwie, charakteryzującym się wielkim postępem technologicznym, ale mającym tendencję do zapominania o Bogu.
Dzisiejszy świat wiele oczekuje od Kościoła w zakresie ochrony tych fundamentalnych wartości ludzkich i duchowych, bez których współżycie ludzkie nie będzie lepsze ani nie przyniesie dobra przyszłym pokoleniom.
Niech Najświętsza Maryja Panna, Matka Kościoła, wyjedna swoim macierzyńskim wstawiennictwem, aby Duch Święty oświecił umysły Kardynałów elektorów i sprawił, aby byli zgodni w wyborze Papieża, którego potrzebują nasze czasy.
[00523-PL.01] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua araba
عظة الكاردينال جيوفانّي باتّيستا ري
عميد مجمع الكرادلة
في القدّاس الإلهيّ لانتخاب الحَبر الأعظم
7 أيّار/مايو 2025
بازيليكا القدّيس بطرس
في سفر أعمال الرّسل نقرأ أنّه بعد صعود يسوع المسيح إلى السّماء، وبينما كان الرّسل ينتظرون العنصرة، كانوا جميعًا يُواظِبونَ على الصّلاة بقلب واحد مع مريم، أمّ يسوع (راجع أعمال الرّسل 1، 14).
وهذا بالضّبط ما نقوم به نحن أيضًا، قبل بدء مجمع انتخاب البابا (الكونكلاف) بساعاتٍ قليلة، تحت نظر سيّدتنا مريم العذراء، التي وُضعت إلى جانب المذبح، في هذه البازيليكا المشيَّدة فوق قبر الرّسول بطرس.
نشعر أنّ شعب الله كلّه متَّحد معنا، بإيمانه، وبمحبّته للبابا، وبانتظاره المليء بالثّقة.
نحن هنا لنطلب معونة الرّوح القدس، ولنلتمس نوره وقوّته كي يُنتخب البابا الذي تحتاج إليه الكنيسة والبشريّة في هذا المنعطف التّاريخيّ الصّعب والمعقَّد.
الصّلاة، والابتهال إلى الرّوح القدس، هو الموقف الوحيد الصّحيح والواجب، بينما يستعد الكرادلة النّاخبون للقيام بعمل يحمل أقصى درجات المسؤوليّة الإنسانيّة والكنسيّة، وبخيار بالغ الأهميّة. إنّه فعل بشري يجب أن يُترك فيه كلّ اعتبار شخصيّ، ولا يبقى في العقل والقلب سوى إلهِ يسوع المسيح، وخير الكنيسة والبشريّة.
في الإنجيل الذي أُعلن، تردّدت كلمات تحملنا إلى قلب الرّسالة السّامية التي هي وصيّة يسوع التي سلّمها إلى رسله في مساء العشاء الوداعي في العليّة: "وصيَّتي هي: أَحِبُّوا بَعْضُكم بَعضًا كما أَحبَبتُكم" (يوحنّا 15، 12). ولكي يوضّح يسوع معنى ”كما أَحبَبتُكم“، ويُبَيِّن إلى أيِّ مدى يجب أن يكون الحبّ، قال بعد ذلك: "لَيسَ لأَحَدٍ حُبٌّ أَعظمُ مِن أَن يَبذِلَ نَفسَه في سَبيلِ أَحِبَّائِه" (يوحنّا 15، 13).
إنّها رسالة الحبّ الذي وصفه يسوع بأنّه ”الوصيّة الجديدة“. هي جديدة لأنّها تحوِّل وتوسِّع إيجابًا تنبيه العهد القديم القائل: ”لا تفعل للآخرين ما لا تريده أن يُفعلوه بك“.
الحبّ الذي يكشف عنه يسوع لا يعرف حدودًا، ويجب أن يميِّز فكر وعمل جميع تلاميذه، الذين يجب أن يُظهروا في سلوكهم محبّة حقيقيّة، وأن يلتزموا ببناء حضارة جديدة، تلك التي سمّاها البابا بولس السّادس ”حضارة المحبّة“. لأنّ المحبّة هي القوّة الوحيدة القادرة على تغيير العالم.
وقد أعطانا يسوع مثالًا على هذه المحبّة في بداية العشاء الأخير بعلامة عجيبة: إذ انحنى ليخدم الآخرين، فغسل أقدام الرّسل، دون أن يميّز واحدًا عن الآخر، ودون أن يستثني يهوذا الذي خانه لاحقًا.
وترتبط رسالة يسوع هذه بما سمعناه في القراءة الأولى من القداس، حيث ذكّرنا النّبي أشعيا بأنّ الصّفة الأساسيّة للرّعاة هي المحبّة حتّى بذل الذّات كاملة.
من النّصوص الليتورجيّة لهذا الاحتفال الافخارستيّ، تأتينا الدّعوة إلى المحبّة الأخويّة، والمساعدة المتبادلة، والالتزام بالوَحدة والشّركة الكنسيّة، والأخوّة الإنسانيّة العالميّة. ومن بين مهام كلّ خليفة لبطرس، مهمّة تنمية الوَحدة والشّركة: وَحدة وشركة جميع المسيحيّين مع المسيح، ووَحدة وشركة الأساقفة مع البابا، ووَحدة وشركة الأساقفة فيما بينهم. ليست وَحدة وشركة ترجع إلى الذات، بل هي موجّهة نحو الوَحدة والشّركة بين الأشخاص، والشّعوب، والثّقافات، مع الحرص على أن تبقى الكنيسة دائمًا ”بيتًا ومدرسة للوَحدة والشّركة“.
بالإضافة إلى ذلك، ما زال قويًّا النّداء للحفاظ على وَحدة الكنيسة، في المسار الذي رسمه المسيح للرّسل. فوَحدة الكنيسة هي إرادة المسيح. وهي وَحدة لا تعني تسوية شاملة، بل وَحدة وشركة متينة وعميقة في التّنوّع، شريطة أن تبقى في أمانة تامّة للإنجيل.
كلّ ”بابا“ يواصل تجسيد بطرس ورسالته، وهكذا يُمثِّل المسيح على الأرض. فهو الصّخرة التي بُنيت عليها الكنيسة (راجع متّى 16، 18).
انتخاب البابا الجديد ليس مجرّد تناوب للأشخاص، بل هو دائمًا عودة الرّسول بطرس.
سيُدلي الكرادلة النّاخبون بأصواتهم في ”الكابيلا سيستينا“، حيث ”كلّ شيء يساهم في تغذيّة الوعي بحضور الله، الذي سيقف كلّ واحد أمامه يومًا ما للدّينونة“، كما يقول الدّستور الرّسوليّ ”كلّ قطيع الرّبّ - Universi dominici gregis“.
في تأمّلات ”الثّلاثيّة الرّومانيّة - Trittico Romano“، كان البابا يوحنّا بولس الثّاني يَأْمَلُ أنّ الصّورة المهيبة للمسيح الدّيّان، المرسومة بيد ميكيل أنجيلو، تذكِّر كلّ واحد، في ساعة اتّخاذ القرار الكبير عبر التّصويت، بجسامة المسؤوليّة الملقاة على عاتقه لوضع ”المفاتيح السّامية“ (كما قال دانتي) في اليدَين الصّحيحَتَين.
لذا لنُصلِّ كي يمنحنا الرّوح القدس، الذي وهبنا خلال المائة سنة الأخيرة سلسلة من الباباوات القدّيسين والعظماء، حَبرًا جديدًا بحسب قلب الله، من أجل خير الكنيسة والبشريّة.
ولنُصلِّ كي يمنح الله الكنيسة ”بابا“ قادرًا على أن يوقظ ضمائر الجميع، وينشِّط الطّاقات الأخلاقيّة والرّوحيّة في المجتمع المعاصر، الذي يتميَّز بتقدُّم تكنولوجي كبير، لكنّه يميل إلى نسيان الله.
عالم اليوم يتوقّع الكثير من الكنيسة في سبيل الحفاظ على القِيَم الأساسيّة، الإنسانيّة والرّوحيّة، التي بدونها لن يكون العيش المشترك بين النّاس أفضل، ولن يجلب الخير للأجيال القادمة.
سيِّدتنا مريم العذراء، أمّ الكنيسة، لتتَدخَّلْ بشفاعتها الوالديّة، حتّى يُنير الرّوح القدس عقول الكرادلة النّاخبين، ويمنحهم الوفاق في انتخاب البابا الذي يحتاج إليه زمننا هذا.
[00523-AR.01] [Testo originale: Italiano]
Documento di lavoro: confronta con testo pronunciato.
[B0298-XX.02]