Omelia dell’Em.mo Card. Giovanni Battista Re
Traduzione in lingua francese
Traduzione in lingua inglese
Traduzione in lingua tedesca
Traduzione in lingua spagnola
Traduzione in lingua portoghese
Traduzione in lingua polacca
Traduzione in lingua araba
Alle ore 10 di questa mattina, sul sagrato della Patriarcale Basilica Vaticana, ha avuto luogo la Santa Messa Esequiale per il defunto Romano Pontefice Francesco.
La Liturgia Esequiale è stata concelebrata dai Cardinali e dai Patriarchi delle Chiese Orientali. Ha presieduto la Concelebrazione il Decano del Collegio Cardinalizio, l’Em.mo Card. Giovanni Battista Re.
Al termine della solenne Celebrazione Eucaristica hanno avuto luogo l’Ultima Commendatio (ultima raccomandazione) e la Valedictio (commiato). Il Cardinale Vicario per la diocesi di Roma ha guidato la supplica della Chiesa di Roma. Quindi i Patriarchi, gli Arcivescovi Maggiori e i Metropoliti delle Chiese Metropolitane "sui iuris" orientali cattoliche, si sono recati davanti al feretro per la supplica delle Chiese Orientali. Poi il Cardinale Decano ha asperso con l’acqua benedetta la salma del Pontefice defunto e l’ha incensata.
Al termine dei funerali di Papa Francesco, secondo i dati ufficiali, erano presenti oltre 250.000 persone.
Il feretro del Santo Padre Francesco è stato traslato alla Basilica di Santa Maria Maggiore per la sepoltura e la tumulazione.
Lungo il percorso dal Vaticano alla Basilica di Santa Maria Maggiore, si stima fossero presenti, per l’ultimo saluto a Papa Francesco, circa 150.000 persone.
Pubblichiamo di seguito l’omelia dell’Em.mo Card. Giovanni Battista Re:
Omelia dell’Em.mo Card. Giovanni Battista Re
In questa maestosa piazza di San Pietro, nella quale Papa Francesco tante volte ha celebrato l’Eucarestia e presieduto grandi incontri nel corso di questi 12 anni, siamo raccolti in preghiera attorno alle sue spoglie mortali col cuore triste, ma sorretti dalle certezze della fede, che ci assicura che l’esistenza umana non termina nella tomba, ma nella casa del Padre in una vita di felicità che non conoscerà tramonto.
A nome del Collegio dei Cardinali ringrazio cordialmente tutti per la vostra presenza. Con intensità di sentimento rivolgo un deferente saluto e vivo ringraziamento ai Capi di Stato, ai Capi di Governo e alle Delegazioni ufficiali venute da numerosi Paesi ad esprimere affetto, venerazione e stima verso il Papa che ci ha lasciati.
Il plebiscito di manifestazioni di affetto e di partecipazione, che abbiamo visto in questi giorni dopo il suo passaggio da questa terra all’eternità, ci dice quanto l’intenso Pontificato di Papa Francesco abbia toccato le menti ed i cuori.
La sua ultima immagine, che rimarrà nei nostri occhi e nel nostro cuore, è quella di domenica scorsa, Solennità di Pasqua, quando Papa Francesco, nonostante i gravi problemi di salute, ha voluto impartirci la benedizione dal balcone della Basilica di San Pietro e poi è sceso in questa piazza per salutare dalla papamobile scoperta tutta la grande folla convenuta per la Messa di Pasqua.
Con la nostra preghiera vogliamo ora affidare l’anima dell’amato Pontefice a Dio, perché Gli conceda l’eterna felicità nell’orizzonte luminoso e glorioso del suo immenso amore.
Ci illumina e ci guida la pagina del Vangelo, nella quale è risuonata la voce stessa di Cristo che interpellava il primo degli Apostoli: “Pietro, mi ami tu più di costoro?”. E la risposta di Pietro era stata pronta e sincera: “Signore, Tu conosci tutto; Tu sai che ti voglio bene!”. E Gesù gli affidò la grande missione: “Pasci le mie pecore”. Sarà questo il compito costante di Pietro e dei suoi Successori, un servizio di amore sulla scia del Maestro e Signore Cristo che “non era venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per tutti” (Mc.10,45).
Nonostante la sua finale fragilità e sofferenza, Papa Francesco ha scelto di percorrere questa via di donazione fino all’ultimo giorno della sua vita terrena. Egli ha seguito le orme del suo Signore, il buon Pastore, che ha amato le sue pecore fino a dare per loro la sua stessa vita. E lo ha fatto con forza e serenità, vicino al suo gregge, la Chiesa di Dio, memore della frase di Gesù citata dall’Apostolo Paolo: “C’è più gioia nel dare che nel ricevere” (Atti, 20,35).
Quando il Card. Bergoglio, il 13 marzo del 2013, fu eletto dal Conclave a succedere a Papa Benedetto XVI, aveva alle spalle gli anni di vita religiosa nella Compagnia di Gesù e soprattutto era arricchito dall’esperienza di 21 anni di ministero pastorale nell’Arcidiocesi di Buenos Aires, prima come Ausiliare, poi come Coadiutore e in seguito, soprattutto, come Arcivescovo.
La decisione di prendere il nome Francesco apparve subito come la scelta di un programma e di uno stile su cui egli voleva impostare il suo Pontificato, cercando di ispirarsi allo spirito di San Francesco d’Assisi.
Conservò il suo temperamento e la sua forma di guida pastorale, e diede subito l’impronta della sua forte personalità nel governo della Chiesa, instaurando un contatto diretto con le singole persone e con le popolazioni, desideroso di essere vicino a tutti, con spiccata attenzione alle persone in difficoltà, spendendosi senza misura, in particolare per gli ultimi della terra, gli emarginati. È stato un Papa in mezzo alla gente con cuore aperto verso tutti. Inoltre è stato un Papa attento al nuovo che emergeva nella società ed a quanto lo Spirito Santo suscitava nella Chiesa.
Con il vocabolario che gli era caratteristico e col suo linguaggio ricco di immagini e di metafore, ha sempre cercato di illuminare con la sapienza del Vangelo i problemi del nostro tempo, offrendo una risposta alla luce della fede e incoraggiando a vivere da cristiani le sfide e le contraddizioni di questi nostri anni di cambiamenti, che amava qualificare “cambiamento di epoca”.
Aveva grande spontaneità e una maniera informale di rivolgersi a tutti, anche alle persone lontane dalla Chiesa.
Ricco di calore umano e profondamente sensibile ai drammi odierni, Papa Francesco ha realmente condiviso le ansie, le sofferenze e le speranze del nostro tempo della globalizzazione, e si è donato nel confortare e incoraggiare con un messaggio capace di raggiungere il cuore delle persone in modo diretto e immediato.
Il suo carisma dell’accoglienza e dell’ascolto, unito ad un modo di comportarsi proprio della sensibilità del giorno d’oggi, ha toccato i cuori, cercando di risvegliare le energie morali e spirituali.
Il primato dell’evangelizzazione è stato la guida del suo Pontificato, diffondendo, con una chiara impronta missionaria, la gioia del Vangelo, che è stata il titolo della sua prima Esortazione Apostolica Evangelii gaudium. Una gioia che colma di fiducia e speranza il cuore di tutti coloro che si affidano a Dio.
Filo conduttore della sua missione è stata anche la convinzione che la Chiesa è una casa per tutti; una casa dalle porte sempre aperte. Ha più volte fatto ricorso all’immagine della Chiesa come “ospedale da campo” dopo una battaglia in cui vi sono stati molti feriti; una Chiesa desiderosa di prendersi cura con determinazione dei problemi delle persone e dei grandi affanni che lacerano il mondo contemporaneo; una Chiesa capace di chinarsi su ogni uomo, al di là di ogni credo o condizione, curandone le ferite.
Innumerevoli sono i suoi gesti e le sue esortazioni in favore dei rifugiati e dei profughi. Costante è stata anche l’insistenza nell’operare a favore dei poveri.
È significativo che il primo viaggio di Papa Francesco sia stato quello a Lampedusa, isola simbolo del dramma dell’emigrazione con migliaia di persone annegate in mare. Nella stessa linea è stato anche il viaggio a Lesbo, insieme con il Patriarca Ecumenico e con l’Arcivescovo di Atene, come pure la celebrazione di una Messa al confine tra il Messico e gli Stati Uniti, in occasione del suo viaggio in Messico.
Dei suoi 47 faticosi Viaggi Apostolici resterà nella storia in modo particolare quello in Iraq nel 2021, compiuto sfidando ogni rischio. Quella difficile Visita Apostolica è stata un balsamo sulle ferite aperte della popolazione irachena, che tanto aveva sofferto per l’opera disumana dell’ISIS. È stato questo un Viaggio importante anche per il dialogo interreligioso, un’altra dimensione rilevante della sua opera pastorale. Con la Visita Apostolica del 2024 a quattro Nazioni dell’Asia-Oceania, il Papa ha raggiunto “la periferia più periferica del mondo”.
Papa Francesco ha sempre messo al centro il Vangelo della misericordia, sottolineando ripetutamente che Dio non si stanca di perdonarci: Egli perdona sempre qualunque sia la situazione di chi chiede perdono e ritorna sulla retta via.
Volle il Giubileo Straordinario della Misericordia, mettendo in luce che la misericordia è “il cuore del Vangelo”.
Misericordia e gioia del Vangelo sono due parole chiave di Papa Francesco.
In contrasto con quella che ha definito “la cultura dello scarto”, ha parlato della cultura dell’incontro e della solidarietà. Il tema della fraternità ha attraversato tutto il suo Pontificato con toni vibranti. Nella Lettera Enciclica “Fratelli tutti” ha voluto far rinascere un’aspirazione mondiale alla fraternità, perché tutti figli del medesimo Padre che sta nei cieli. Con forza ha spesso ricordato che apparteniamo tutti alla medesima famiglia umana.
Nel 2019, durante il viaggio negli Emirati Arabi Uniti, Papa Francesco ha firmato un documento sulla “Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune”, richiamando la comune paternità di Dio.
Rivolgendosi agli uomini e alle donne di tutto il mondo, con la Lettera Enciclica Laudato si’ ha richiamato l’attenzione sui doveri e sulla corresponsabilità nei riguardi della casa comune. “Nessuno si salva da solo”.
Di fronte all’infuriare delle tante guerre di questi anni, con orrori disumani e con innumerevoli morti e distruzioni, Papa Francesco ha incessantemente elevata la sua voce implorando la pace e invitando alla ragionevolezza, all’onesta trattativa per trovare le soluzioni possibili, perché la guerra – diceva - è solo morte di persone, distruzioni di case, ospedali e scuole. La guerra lascia sempre il mondo peggiore di come era precedentemente: essa è per tutti sempre una dolorosa e tragica sconfitta.
“Costruire ponti e non muri” è un’esortazione che egli ha più volte ripetuto e il servizio di fede come Successore dell’Apostolo Pietro è stato sempre congiunto al servizio dell’uomo in tutte le sue dimensioni.
In unione spirituale con tutta la Cristianità siamo qui numerosi a pregare per Papa Francesco perché Dio lo accolga nell’immensità del suo amore.
Papa Francesco soleva concludere i suoi discorsi ed i suoi incontri dicendo: “Non dimenticatevi di pregare per me”.
Caro Papa Francesco, ora chiediamo a Te di pregare per noi e che dal cielo Tu benedica la Chiesa, benedica Roma, benedica il mondo intero, come domenica scorsa hai fatto dal balcone di questa Basilica in un ultimo abbraccio con tutto il popolo di Dio, ma idealmente anche con l’umanità che cerca la verità con cuore sincero e tiene alta la fiaccola della speranza.
[00506-IT.01] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua francese
Sur cette majestueuse place Saint-Pierre, où le pape François a célébré tant de fois l’Eucharistie et présidé de grandes rencontres au cours de ces 12 années, nous sommes rassemblés en prière autour de sa dépouille mortelle, le cœur triste, mais soutenus par les certitudes de la foi, qui nous assure que l’existence humaine ne s’achève pas dans la tombe, mais dans la maison du Père, dans une vie de bonheur qui ne connaîtra pas de crépuscule.
Au nom du Collège des Cardinaux, je remercie cordialement chacun d’entre vous pour votre présence. Avec une profonde émotion, j’adresse un salut respectueux et mes vifs remerciements aux chefs d’État, aux chefs de gouvernement et aux délégations officielles venus de nombreux pays pour exprimer leur affection, leur vénération et leur estime envers le Pape qui nous a quittés.
Le plébiscite des manifestations d’affection et de participation, que nous avons vu ces derniers jours après son passage de cette terre vers l’éternité, nous montre à quel point le pontificat intense du pape François a touché les esprits et les cœurs.
Sa dernière image, qui restera gravée dans nos yeux et dans nos cœurs, est celle de dimanche dernier, jour de la solennité de Pâques, lorsque le pape François, malgré ses graves problèmes de santé, a voulu nous donner la bénédiction depuis le balcon de la basilique Saint-Pierre, puis est descendu sur cette place pour saluer depuis la papamobile découverte toute la foule venue assister à la messe de Pâques.
Par notre prière, nous voulons maintenant confier l’âme du bien-aimé Pontife à Dieu, afin qu’Il lui accorde la félicité éternelle dans l’horizon lumineux et glorieux de son immense amour.
La page de l’Évangile, où résonne la voix même du Christ interpellant le premier des Apôtres, nous éclaire et nous guide : “Pierre, m’aimes-tu plus que ceux-ci ?”. Et la réponse de Pierre fut immédiate et sincère : “Seigneur, tu sais tout, tu sais que je t’aime”. Et Jésus lui confia la grande mission : “Pais mes brebis”. Ce sera là la tâche constante de Pierre et de ses successeurs, un service d’amour à la suite du Maître et Seigneur Jésus-Christ qui « n’est pas venu pour être servi, mais pour servir, et donner sa vie en rançon pour la multitude » (Mc 10, 45).
Malgré sa fragilité dernière et sa souffrance, le pape François a choisi de suivre cette voie du don jusqu’au dernier jour de sa vie terrestre. Il a suivi les traces de son Seigneur, le bon Pasteur, qui a aimé ses brebis jusqu’à donner sa vie pour elles. Et il l’a fait avec force et sérénité, proche de son troupeau, l’Église de Dieu, en se souvenant de la phrase de Jésus citée par l’apôtre Paul : « Il y a plus de bonheur à donner qu’à recevoir» (Ac 20, 35).
Lorsque le Cardinal Bergoglio a été élu le 13 mars 2013 par le Conclave pour succéder au pape Benoît XVI, il avait derrière lui des années de vie religieuse dans la Compagnie de Jésus et surtout il était enrichi par l’expérience de 21 ans de ministère pastoral dans l’archidiocèse de Buenos Aires, d’abord comme auxiliaire, puis comme coadjuteur et enfin, surtout, comme archevêque.
La décision de prendre le nom de François est immédiatement apparue comme le choix d’un programme et d’un style sur lesquels il souhaitait fonder son pontificat, en cherchant à s’inspirer de l’esprit de saint François d’Assise.
Il a conservé son tempérament et sa manière de guider son troupeau, et a immédiatement imprimé sa forte personnalité dans la gouvernance de l’Église, en établissant un contact direct avec les individus et les populations, désireux d’être proche de tous, avec une attention particulière pour les personnes en difficulté, se dépensant sans compter, en particulier pour les plus démunis, les exclus. Il a été un pape parmi les gens, avec un cœur ouvert à tous. Il a également été un pape attentif à ce qui émergeait de nouveau dans la société et à ce que l’Esprit Saint suscitait dans l’Église.
Avec son vocabulaire caractéristique et son langage riche en images et en métaphores, il a toujours cherché à éclairer les problèmes de notre temps par la sagesse de l’Évangile, en offrant une réponse à la lumière de la foi et en encourageant à vivre en chrétiens les défis et les contradictions de ces années de changements, qu’il aimait qualifier de “changement d’époque”.
Il avait une grande spontanéité et une manière informelle de s’adresser à chacun, même aux personnes éloignées de l’Église.
Riche de chaleur humaine et profondément sensible aux drames actuels, le pape François a véritablement partagé les angoisses, les souffrances et les espoirs de notre époque de mondialisation, et s’est dépensé pour réconforter et encourager chacun par un message capable de toucher le cœur des gens de manière directe et immédiate.
Son charisme de l’accueil et de l’écoute, unis à une manière d’être en phase avec la sensibilité d’aujourd’hui, a touché les cœurs, cherchant à réveiller les énergies morales et spirituelles.
Le primat de l’évangélisation a été le guide de son pontificat, diffusant, avec une empreinte missionnaire évidente, la joie de l’Évangile, qui a été le titre de sa première exhortation apostolique Evangelii gaudium. Une joie qui remplit de confiance et d’espérance le cœur de tous ceux qui se confient à Dieu.
Le fil conducteur de sa mission a également été la conviction que l’Église est une maison pour tous, une maison dont les portes sont toujours ouvertes. Il a souvent utilisé l’image de l’Église comme “hôpital de campagne” après une bataille qui a fait de nombreux blessés ; une Église désireuse de prendre en charge avec détermination les problèmes des personnes et les grandes souffrances qui déchirent le monde contemporain ; une Église capable de se pencher sur chaque homme, au-delà de toute croyance ou condition, pour soigner ses blessures.
Ses gestes et ses exhortations en faveur des réfugiés et des personnes déplacées sont innombrables. Son insistance à œuvrer en faveur des pauvres a également été constante.
Il est significatif que le premier voyage du pape François ait été celui à Lampedusa, île symbole du drame de l’émigration avec des milliers de personnes noyées en mer. Dans la même ligne, il y a eu également le voyage à Lesbos, avec le patriarche œcuménique et l’archevêque d’Athènes, ainsi que la célébration d’une messe à la frontière entre le Mexique et les États-Unis, à l’occasion de son voyage au Mexique.
Parmi ses 47 voyages apostoliques intenses, celui qu’il a effectué en Irak en 2021, au péril de sa vie, restera particulièrement gravé dans les mémoires. Cette difficile visite apostolique a été un baume sur les plaies ouvertes du peuple irakien, qui a tant souffert des actes inhumains de Daech. Ce voyage a également été important pour le dialogue interreligieux, autre dimension importante de son œuvre pastorale. Avec sa visite apostolique de 2024 dans quatre pays d’Asie-Océanie, le pape a atteint “la périphérie la plus périphérique du monde”.
Le pape François a toujours mis au centre l’Évangile de la miséricorde, soulignant à plusieurs reprises que Dieu ne se lasse pas de nous pardonner : Il pardonne toujours, quelle que soit la situation de celui qui demande pardon et revient sur le droit chemin.
Il a voulu le Jubilé extraordinaire de la Miséricorde, afin de mettre en évidence que la miséricorde est “le cœur de l’Évangile”.
Miséricorde et joie de l’Évangile sont deux mots clés du pape François.
En opposition à ce qu’il a défini comme “la culture du déchet”, il a parlé de la culture de la rencontre et de la solidarité. Le thème de la fraternité a traversé tout son pontificat avec des accents vibrants. Dans la lettre encyclique Fratelli tutti, il a voulu faire renaître une aspiration mondiale à la fraternité, car nous sommes tous enfants du même Père qui est aux cieux. Il a souvent rappelé avec force que nous appartenons tous à la même famille humaine.
En 2019, lors de son voyage aux Émirats arabes unis, le pape François a signé un document sur la “Fraternité humaine pour la paix mondiale et la coexistence commune”, rappelant la paternité commune de Dieu.
S’adressant aux hommes et aux femmes du monde entier, la lettre encyclique Laudato si’ a attiré l’attention sur les devoirs et la coresponsabilité envers notre maison commune. “Personne ne peut se sauver seul”.
Face à la fureur des nombreuses guerres de ces dernières années, avec leurs horreurs inhumaines, leurs innombrables morts et destructions, le pape François n'a cessé d'élever la voix pour implorer la paix et appeler à la raison, à des négociations honnêtes afin de trouver les solutions possibles, car la guerre, disait-il, n'est que mort d'êtres humains, destruction de maisons, d'hôpitaux et d'écoles. La guerre laisse toujours le monde pire qu'il n'était auparavant : elle est toujours une défaite douloureuse et tragique pour tous.
“Construire des ponts et non des murs” est une exhortation qu’il a répétée à plusieurs reprises et son service de foi en tant que Successeur de l’Apôtre Pierre a toujours été lié au service de l’homme dans toutes ses dimensions.
En union spirituelle avec toute la Chrétienté, nous sommes nombreux ici à prier pour le pape François afin que Dieu l’accueille dans l’immensité de son amour.
Le pape François avait l’habitude de conclure ses discours et ses rencontres en disant : “N’oubliez pas de prier pour moi”.
Cher Pape François, nous te demandons maintenant de prier pour nous et que, du ciel, tu bénisses l’Église, bénisses Rome, bénisses le monde entier, comme tu l’as fait dimanche dernier depuis le balcon de cette basilique, dans une dernière étreinte avec tout le peuple de Dieu, mais aussi, idéalement, avec l’humanité qui cherche la vérité avec un cœur sincère et qui tient haut le flambeau de l’espérance.
[00506-FR.01] [Texte original: Italien]
Traduzione in lingua inglese
In this majestic Saint Peter’s Square, where Pope Francis celebrated the Eucharist so many times and presided over great gatherings over the past twelve years, we are gathered with sad hearts in prayer around his mortal remains. Yet, we are sustained by the certainty of faith, which assures us that human existence does not end in the tomb, but in the Father’s house, in a life of happiness that will know no end.
On behalf of the College of Cardinals, I cordially thank all of you for your presence. With deep emotion, I extend respectful greetings and heartfelt thanks to the Heads of State, Heads of Government and Official Delegations who have come from many countries to express their affection, veneration and esteem for our late Holy Father.
The outpouring of affection that we have witnessed in recent days following his passing from this earth into eternity tells us how much the profound pontificate of Pope Francis touched minds and hearts.
The final image we have of him, which will remain etched in our memory, is that of last Sunday, Easter Sunday, when Pope Francis, despite his serious health problems, wanted to give us his blessing from the balcony of Saint Peter’s Basilica. He then came down to this Square to greet the large crowd gathered for the Easter Mass while riding in the open-top Popemobile.
With our prayers, we now entrust the soul of our beloved Pontiff to God, that he may grant him eternal happiness in the bright and glorious gaze of his immense love.
We are enlightened and guided by the passage of the Gospel, in which the very voice of Christ resounded, asking the first of the Apostles: “Peter, do you love me more than these?” Peter’s answer was prompt and sincere: “Lord, you know everything; you know that I love you!” Jesus then entrusted him with the great mission: “Feed my sheep.” This will be the constant task of Peter and his successors, a service of love in the footsteps of Christ, our Master and Lord, who “came not to be served but to serve, and to give his life a ransom for many” (Mk 10:45).
Despite his frailty and suffering towards the end, Pope Francis chose to follow this path of self-giving until the last day of his earthly life. He followed in the footsteps of his Lord, the Good Shepherd, who loved his sheep to the point of giving his life for them. And he did so with strength and serenity, close to his flock, the Church of God, mindful of the words of Jesus quoted by the Apostle Paul: “It is more blessed to give than to receive” (Acts 20:35).
When Cardinal Bergoglio was elected by the Conclave on 13 March 2013 to succeed Pope Benedict XVI, he already had many years of experience in religious life in the Society of Jesus and, above all, was enriched by twenty-one years of pastoral ministry in the Archdiocese of Buenos Aires, first as Auxiliary, then as Coadjutor and, above all, as Archbishop.
The decision to take the name Francis immediately appeared to indicate the pastoral plan and style on which he wanted to base his pontificate, seeking inspiration from the spirit of Saint Francis of Assisi.
He maintained his temperament and form of pastoral leadership, and through his resolute personality, immediately made his mark on the governance of the Church. He established direct contact with individuals and peoples, eager to be close to everyone, with a marked attention to those in difficulty, giving himself without measure, especially to the marginalised, the least among us. He was a Pope among the people, with an open heart towards everyone. He was also a Pope attentive to the signs of the times and what the Holy Spirit was awakening in the Church.
With his characteristic vocabulary and language, rich in images and metaphors, he always sought to shed light on the problems of our time with the wisdom of the Gospel. He did so by offering a response guided by the light of faith and encouraging us to live as Christians amid the challenges and contradictions in recent years, which he loved to describe as an “epochal change.”
He had great spontaneity and an informal way of addressing everyone, even those far from the Church.
Rich in human warmth and deeply sensitive to today’s challenges, Pope Francis truly shared the anxieties, sufferings and hopes of this time of globalisation. He gave of himself by comforting and encouraging us with a message capable of reaching people’s hearts in a direct and immediate way.
His charisma of welcome and listening, combined with a manner of behaviour in keeping with today’s sensitivities, touched hearts and sought to reawaken moral and spiritual sensibilities.
Evangelisation was the guiding principle of his pontificate. With a clear missionary vision, he spread the joy of the Gospel, which was the title of his first Apostolic Exhortation, Evangelii gaudium. It is a joy that fills the hearts of all those who entrust themselves to God with confidence and hope.
The guiding thread of his mission was also the conviction that the Church is a home for all, a home with its doors always open. He often used the image of the Church as a “field hospital” after a battle in which many were wounded; a Church determined to take care of the problems of people and the great anxieties that tear the contemporary world apart; a Church capable of bending down to every person, regardless of their beliefs or condition, and healing their wounds.
His gestures and exhortations in favour of refugees and displaced persons are countless. His insistence on working on behalf of the poor was constant.
It is significant that Pope Francis’ first journey was to Lampedusa, an island that symbolises the tragedy of emigration, with thousands of people drowning at sea. In the same vein was his trip to Lesbos, together with the Ecumenical Patriarch and the Archbishop of Athens, as well as the celebration of a Mass on the border between Mexico and the United States during his journey to Mexico.
Of his 47 arduous Apostolic Journeys, the one to Iraq in 2021, defying every risk, will remain particularly memorable. That difficult Apostolic Journey was a balm on the open wounds of the Iraqi people, who had suffered so much from the inhuman actions of ISIS. It was also an important trip for interreligious dialogue, another significant dimension of his pastoral work. With his 2024 Apostolic Journey to four countries in Asia-Oceania, the Pope reached “the most peripheral periphery of the world.”
Pope Francis always placed the Gospel of mercy at the centre, repeatedly emphasising that God never tires of forgiving us. He always forgives, whatever the situation might be of the person who asks for forgiveness and returns to the right path.
He called for the Extraordinary Jubilee of Mercy in order to highlight that mercy is “the heart of the Gospel.”
Mercy and the joy of the Gospel are two key words for Pope Francis.
In contrast to what he called “the culture of waste,” he spoke of the culture of encounter and solidarity. The theme of fraternity ran through his entire pontificate with vibrant tones. In his Encyclical Letter Fratelli tutti, he wanted to revive a worldwide aspiration to fraternity, because we are all children of the same Father who is in heaven. He often forcefully reminded us that we all belong to the same human family.
In 2019, during his trip to the United Arab Emirates, Pope Francis signed A Document on Human Fraternity for World Peace and Living Together, recalling the common fatherhood of God.
Addressing men and women throughout the world, in his Encyclical Letter Laudato si’ he drew attention to our duties and shared responsibility for our common home, stating, “No one is saved alone.”
Faced with the raging wars of recent years, with their inhuman horrors and countless deaths and destruction, Pope Francis incessantly raised his voice imploring peace and calling for reason and honest negotiation to find possible solutions. War, he said, results in the death of people and the destruction of homes, hospitals and schools. War always leaves the world worse than it was before: it is always a painful and tragic defeat for everyone.
“Build bridges, not walls” was an exhortation he repeated many times, and his service of faith as Successor of the Apostle Peter always was linked to the service of humanity in all its dimensions.
Spiritually united with all of Christianity, we are here in large numbers to pray for Pope Francis, that God may welcome him into the immensity of his love.
Pope Francis used to conclude his speeches and meetings by saying, “Do not forget to pray for me.”
Dear Pope Francis, we now ask you to pray for us. May you bless the Church, bless Rome, and bless the whole world from heaven as you did last Sunday from the balcony of this Basilica in a final embrace with all the people of God, but also embrace humanity that seeks the truth with a sincere heart and holds high the torch of hope.
[00506-EN.01] [Original text: Italian]
Traduzione in lingua tedesca
Auf diesem majestätischen Petersplatz, auf dem Papst Franziskus viele Male die Eucharistie gefeiert und im Lauf dieser 12 Jahre vielen großen Versammlungen vorgestanden hat, sind wir nun traurigen Herzens im Gebet um seine sterblichen Überreste versammelt, getragen jedoch von der Gewissheit des Glaubens, dass das menschliche Dasein nicht im Grab endet, sondern im Haus des Vaters, in einem Leben voller Glückseligkeit, das nie vergeht.
Im Namen des Kardinalskollegiums danke ich Ihnen allen herzlich für Ihre Anwesenheit. Voller Hochachtung grüße ich die Staats- und Regierungschefs sowie die offiziellen Delegationen aus zahlreichen Ländern, die gekommen sind, um ihre Verbundenheit, ihre Verehrung und ihre Wertschätzung, für den verstorbenen Papst zum Ausdruck zu bringen.
Die überwältigende Zuneigung und Anteilnahme, die wir in den letzten Tagen nach seinem Tod erlebt haben, zeigt uns, wie sehr das ereignisreiche Pontifikat von Papst Franziskus den Geist und die Herzen der Menschen berührt hat.
Das letzte Bild von ihm, das wir weiterhin vor Augen und in unseren Herzen haben werden, ist das vom letzten Sonntag, dem Hochfest der Auferstehung des Herrn, als Papst Franziskus uns trotz seiner schweren gesundheitlichen Probleme vom Balkon des Petersdoms aus den Segen erteilen wollte und sich dann auf den Platz begab, um vom offenen Papamobil aus die vielen Menschen zu begrüßen, die zur Ostermesse versammelt waren.
Wir wollen nun mit unserem Gebet die Seele des geliebten Papstes Gott anvertrauen, auf dass er ihm ewige Glückseligkeit im herrlichen Licht seiner grenzenlosen Liebe gewähre.
Wir lassen uns von dem Evangelium erleuchten und leiten, in dem Christus den Ersten der Apostel fragte: »Petrus, liebst du mich mehr als diese?«. Und die Antwort des Petrus kam prompt und aufrichtig: »Herr, Du weißt alles; du weißt, dass ich dich liebe!« Und Jesus vertraute ihm die große Aufgabe an: »Weide meine Schafe!«. Das wird die beständige Aufgabe des Petrus und seiner Nachfolger sein, ein Dienst der Liebe nach der Art Christi, des Meisters und Herrn, der »nicht gekommen ist, um sich dienen zu lassen, sondern um zu dienen und sein Leben hinzugeben als Lösegeld für viele« (Mk 10,45).
Ungeachtet seiner Gebrechlichkeit und seines Leidens hat sich Papst Franziskus entschieden, diesen Weg der Hingabe bis zum letzten Tag seines irdischen Lebens zu gehen. Er folgte dem Weg seines Herrn, des guten Hirten, der seine Schafe so sehr liebte, dass er sein Leben für sie gab. Und er tat dies mit Kraft und Gelassenheit, in Nähe zu seiner Herde, der Kirche Gottes, eingedenk des Wortes Jesu, das der Apostel Paulus bezeugt: »Geben ist seliger als nehmen« (Apg, 20,35).
Als Kardinal Bergoglio am 13. März 2013 im Konklave zum Nachfolger von Papst Benedikt XVI. gewählt wurde, hatte er bereits viele Jahre des Ordenslebens in der Gesellschaft Jesu hinter sich und brachte vor allem die Erfahrung seines 21-jährigen pastoralen Dienstes in der Erzdiözese Buenos Aires mit, wo er zunächst als Weihbischof, dann als Koadjutor und schließlich vor allem als Erzbischof wirkte.
Die Entscheidung, den Namen Franziskus anzunehmen, war sofort erkennbar als eine Entscheidung für ein Programm und einen Stil, auf den er sein Pontifikat ausrichten wollte, indem er sich vom Geist des heiligen Franz von Assisi inspirieren ließ.
Er bewahrte sein Temperament und seine Art der pastoralen Amtsführung und prägte mit seiner starken Persönlichkeit schnell den Leitungsstil der Kirche, indem er einen direkten Kontakt mit den einzelnen Menschen und Völkern herstellte und bestrebt war, allen nahe zu sein, wobei er besonders den Menschen in Not seine Aufmerksamkeit widmete und sich unermüdlich vor allem für die Geringsten und Ausgegrenzten einsetzte. Er war ein Papst, der mitten unter den Menschen war und für alle ein offenes Herz hatte. Darüber hinaus war er ein Papst, der achtsam war für das Neue, das in der Gesellschaft aufkam, und für das, was der Heilige Geist in der Kirche weckte.
Mit dem für ihn charakteristischen Vokabular und seiner an Bildern und Metaphern reichen Sprache hat er stets versucht, die Probleme unserer Zeit mit der Weisheit des Evangeliums zu beleuchten, eine Antwort im Lichte des Glaubens zu geben und dazu zu ermutigen, die Herausforderungen und Widersprüche in diesen Jahren des Wandels, die er gern als „Epochenwechsel“ bezeichnete, als Christen zu leben.
Er war sehr spontan und hatte eine ungezwungene Art, sich allen zuzuwenden, auch den Menschen, die der Kirche fernstanden.
Mit großer menschlicher Wärme und zutiefst empfindsam für die Dramen unserer Zeit hat Papst Franziskus die Ängste, Leiden und Hoffnungen unserer Zeit der Globalisierung wirklich geteilt. Hingebungsvoll tröstete und ermutigte er mit einer Botschaft, die die Herzen der Menschen direkt und unmittelbar zu erreichen vermochte.
Mit seinem Charisma der Offenheit und des Zuhörens, verbunden mit einem Stil, der dem heutigen Empfinden entspricht, hat er die Herzen berührt und versucht die moralischen und geistlichen Kräfte neu zu beleben.
Der Vorrang der Evangelisierung war das Leitmotiv seines Pontifikats, indem er mit einer klaren missionarischen Ausrichtung die Freude des Evangeliums vermittelte, wie auch der Titel seines ersten Apostolischen Schreibens Evangelii gaudium lautete. Eine Freude, die das Herz all derer mit Zuversicht und Hoffnung erfüllt, die sich Gott anvertrauen.
Ein Leitmotiv seiner Mission war auch die Überzeugung, dass die Kirche ein Zuhause für alle ist; ein Haus mit stets offenen Türen. Wiederholt hat er für die Kirche das Bild eines „Feldlazaretts“ nach einer Schlacht mit vielen Verwundeten gebraucht; einer Kirche, die sich entschlossen um die Probleme der Menschen und die großen Nöte, die die heutige Welt zerreißen, kümmern will; einer Kirche, die sich zu einem jeden Menschen herabbeugen kann, um über alle Glaubensüberzeugungen oder Lebensumstände hinaus seine Wunden zu versorgen.
Unzählig sind seine Gesten und Ermahnungen zugunsten von Flüchtlingen und Vertriebenen. Und auch in seinem Einsatz für die Armen war er unermüdlich.
Es ist bezeichnend, dass die erste Reise von Papst Franziskus jene nach Lampedusa war, einer Insel, die mit Tausenden im Meer ertrunkenen Menschen zum Symbol für das Drama der Emigration geworden ist. In dieselbe Richtung ging auch die Reise nach Lesbos zusammen mit dem Ökumenischen Patriarchen und dem Erzbischof von Athen sowie die Feier einer Messe an der Grenze zwischen Mexiko und den Vereinigten Staaten anlässlich seiner Mexiko-Reise.
Von seinen 47 anstrengenden Apostolischen Reisen wird insbesondere seine Reise in den Irak in die Geschichte eingehen, die er im Jahr 2021 unter hohen Risiken unternommen hat. Dieser herausfordernde Apostolische Besuch war Balsam für die offenen Wunden der irakischen Bevölkerung, die so sehr unter den unmenschlichen Taten des IS gelitten hatte. Diese Reise war auch für den interreligiösen Dialog von großer Bedeutung, einer weiteren wichtigen Dimension seines pastoralen Wirkens. Mit dem Apostolischen Besuch in vier Ländern Asiens und Ozeaniens im Jahr 2024 erreichte der Papst „die äußerste Peripherie der Welt“.
Papst Franziskus hat stets das Evangelium der Barmherzigkeit in den Mittelpunkt gestellt und wiederholt betont, dass Gott nicht müde wird, uns zu vergeben: Er vergibt immer, egal in welcher Situation sich derjenige auch befinden mag, der um Vergebung bittet und auf den rechten Weg zurückkehrt.
Er wollte das außerordentliche Heilige Jahr der Barmherzigkeit und betonte, dass die Barmherzigkeit „das Herz des Evangeliums“ ist.
Barmherzigkeit und Freude des Evangeliums sind zwei Schlüsselbegriffe von Papst Franziskus.
Im Gegensatz zu dem, was er als „Wegwerfkultur“ bezeichnet hat, sprach er von einer Kultur der Begegnung und der Solidarität. Das Thema der Geschwisterlichkeit hat mit leidenschaftlichen Tönen sein gesamtes Pontifikat durchzogen. In der Enzyklika Fratelli tutti wollte er ein weltweites Streben nach Geschwisterlichkeit neu beleben, weil wir alle Kinder desselben Vaters im Himmel sind. Er hat oft mit Nachdruck daran erinnert, dass wir alle zur selben Menschheitsfamilie gehören.
Während seiner Reise in die Vereinigten Arabischen Emirate im Jahr 2019 hat Papst Franziskus ein Dokument über die „Brüderlichkeit aller Menschen für ein friedliches Zusammenleben in der Welt“ unterzeichnet, das daran erinnert, dass Gott der Vater aller ist.
Mit der Enzyklika Laudato si’ hat Papst Franziskus sich an die Männer und Frauen in aller Welt gewandt und auf die Pflichten und die gemeinsame Verantwortung für unser gemeinsames Haus hingewiesen. „Niemand kann sich alleine retten“.
Angesichts der vielen Kriege, die in diesen Jahren wüten, mit ihren unmenschlichen Gräueln, mit ihren unzähligen Toten und ihrer unermesslichen Zerstörung, hat Papst Franziskus unaufhörlich seine Stimme erhoben, um Frieden zu erbitten und zur Vernunft aufzurufen, zu ehrlichen Verhandlungen, um mögliche Lösungen zu finden, da der Krieg – wie er sagte – bloß den Tod von Menschen, die Zerstörung von Häusern, Krankenhäusern und Schulen bedeutet. Nach dem Krieg geht es der Welt stets schlechter als vorher. Er ist für alle immer eine schmerzhafte und dramatische Niederlage.
„Brücken bauen und keine Mauern“ ist eine Aufforderung, die er mehrfach wiederholt hat, und als Nachfolger des Apostels Petrus war sein Dienst für den Glauben stets mit dem Dienst für den Menschen in all seinen Dimensionen verbunden.
In geistlicher Verbundenheit mit der ganzen Christenheit sind wir hier zahlreich versammelt, um für Papst Franziskus zu beten, auf dass Gott ihn in seine unendliche Liebe aufnehme.
Papst Franziskus pflegte seine Ansprachen und Begegnungen mit den Worten zu beenden: „Vergesst nicht, für mich zu beten.“
Lieber Papst Franziskus, nun bitten wir dich, für uns zu beten und vom Himmel aus die Kirche, Rom und die ganze Welt zu segnen, so wie du es letzten Sonntag vom Balkon dieser Basilika aus getan hast, in einer letzten Umarmung mit dem ganzen Volk Gottes, aber auch im Geiste mit der gesamten Menschheit, die mit aufrichtigem Herzen nach der Wahrheit sucht und die Fackel der Hoffnung hochhält.
[00506-DE.01] [Original sprache: Italienisch]
Traduzione in lingua spagnola
En esta majestuosa plaza de San Pedro, en la que el Papa Francisco ha celebrado tantas veces la Eucaristía y presidido grandes encuentros a lo largo de estos 12 años, estamos reunidos en oración en torno a sus restos mortales con el corazón triste, pero sostenidos por las certezas de la fe, que nos asegura que la existencia humana no termina en la tumba, sino en la casa del Padre, en una vida de felicidad que no conocerá el ocaso.
En nombre del Colegio de Cardenales agradezco cordialmente a todos por su presencia. Con gran intensidad de sentimiento dirijo un respetuoso saludo y un profundo agradecimiento a los Jefes de Estado, Jefes de Gobierno y Delegaciones oficiales venidas de numerosos países para expresar afecto, veneración y estima hacia el Papa que nos ha dejado.
La masiva manifestación de afecto y participación que hemos visto en estos días, después de su paso de esta tierra a la eternidad, nos muestra cuánto ha tocado mentes y corazones el intenso pontificado del Papa Francisco.
Su última imagen, que permanecerá en nuestros ojos y en nuestro corazón, es la del pasado domingo, solemnidad de Pascua, cuando el Papa Francisco, a pesar de los graves problemas de salud, quiso impartirnos la bendición desde el balcón de la Basílica de San Pedro y luego bajó a esta plaza para saludar desde el papamóvil descubierto a toda la gran multitud reunida para la Misa de Pascua.
Con nuestra oración queremos ahora confiar el alma del amado Pontífice a Dios, para que le conceda la felicidad eterna en el horizonte luminoso y glorioso de su inmenso amor.
Nos ilumina y guía la página del Evangelio, en la cual resonó la misma voz de Cristo que interpelaba al primero de los Apóstoles: “Pedro, ¿me amas más que estos?”. Y la respuesta de Pedro fue inmediata y sincera: “Señor, tú lo sabes todo; sabes que te quiero”. Y Jesús le confió la gran misión: “Apacienta mis ovejas” (cf. Jn 21,16-17). Será esta la tarea constante de Pedro y de sus sucesores, un servicio de amor a imagen de Cristo, Señor y Maestro, que «no vino para ser servido, sino para servir y dar su vida en rescate por una multitud» (Mc10,45).
A pesar de su fragilidad y sufrimiento final, el Papa Francisco eligió recorrer este camino de entrega hasta el último día de su vida terrenal. Siguió las huellas de su Señor, el buen Pastor, que amó a sus ovejas hasta dar por ellas su propia vida. Y lo hizo con fuerza y serenidad, cercano a su rebaño, la Iglesia de Dios, recordando la frase de Jesús citada por el Apóstol Pablo: «La felicidad está más en dar que en recibir» (Hch 20,35)
Cuando el Cardenal Bergoglio, el 13 de marzo de 2013, fue elegido por el Cónclave para suceder al Papa Benedicto XVI, llevaba sobre sus hombros años de vida religiosa en la Compañía de Jesús y, sobre todo, estaba enriquecido por la experiencia de 21 años de ministerio pastoral en la Arquidiócesis de Buenos Aires, primero como Auxiliar, luego como Coadjutor y después, especialmente, como Arzobispo.
La decisión de tomar por nombre Francisco pareció de inmediato una elección programática y de estilo con la que quiso proyectar su Pontificado, buscando inspirarse en el espíritu de san Francisco de Asís.
Conservó su temperamento y su forma de guía pastoral, y dio de inmediato la impronta de su fuerte personalidad en el gobierno de la Iglesia, estableciendo un contacto directo con las personas y con los pueblos, deseoso de estar cerca de todos, con especial atención hacia las personas en dificultad, entregándose sin medida, en particular por los últimos de la tierra, los marginados. Fue un Papa en medio de la gente con el corazón abierto hacia todos. Además, fue un Papa atento a lo nuevo que surgía en la sociedad y a lo que el Espíritu Santo suscitaba en la Iglesia.
Con el vocabulario que le era característico y su lenguaje rico en imágenes y metáforas, siempre buscó iluminar con la sabiduría del Evangelio los problemas de nuestro tiempo, ofreciendo una respuesta a la luz de la fe y animando a vivir como cristianos los desafíos y contradicciones de estos años de cambio, que él solía calificar como “cambio de época”.
Tenía gran espontaneidad y una manera informal de dirigirse a todos, incluso a las personas alejadas de la Iglesia.
Lleno de calidez humana y profundamente sensible a los dramas actuales, el Papa Francisco realmente compartió las preocupaciones, los sufrimientos y las esperanzas de nuestro tiempo de globalización, buscando consolar y alentar con un mensaje capaz de llegar al corazón de las personas de forma directa e inmediata.
Su carisma de acogida y escucha, unido a un modo de actuar propio de la sensibilidad de hoy, tocó los corazones, tratando de despertar las fuerzas morales y espirituales.
El primado de la evangelización fue la guía de su Pontificado, difundiendo con una clara impronta misionera la alegría del Evangelio, que fue el título de su primera Exhortación apostólica Evangelii gaudium. Una alegría que llena de confianza y esperanza el corazón de todos los que se confían a Dios.
El hilo conductor de su misión fue también la convicción de que la Iglesia es una casa para todos; una casa de puertas siempre abiertas. Recurrió varias veces a la imagen de la Iglesia como “hospital de campaña” después de una batalla con muchos heridos; una Iglesia determinada y deseosa de hacerse cargo de los problemas de las personas y los grandes males que desgarran el mundo contemporáneo; una Iglesia capaz de inclinarse ante cada persona, más allá de todo credo o condición, sanando sus heridas.
Innumerables son sus gestos y exhortaciones a favor de los refugiados y desplazados. También fue constante su insistencia en actuar a favor de los pobres.
Es significativo que el primer viaje del Papa Francisco fuera a Lampedusa, isla símbolo del drama de la emigración con miles de personas ahogadas en el mar. En la misma línea fue también el viaje a Lesbos, junto con el Patriarca Ecuménico y el Arzobispo de Atenas, así como la celebración de una Misa en la frontera entre México y Estados Unidos, con ocasión de su viaje a México.
De sus 47 agotadores Viajes Apostólicos quedará especialmente en la historia el de Irak en 2021, realizado desafiando todo riesgo. Esa difícil Visita Apostólica fue un bálsamo sobre las heridas abiertas de la población iraquí, que tanto había sufrido por la obra inhumana del ISIS. Fue también un viaje importante para el diálogo interreligioso, otra dimensión relevante de su labor pastoral. Con la Visita Apostólica de 2024 a cuatro países de Asia-Oceanía, el Papa alcanzó “la periferia más periférica del mundo”.
El Papa Francisco siempre puso en el centro el Evangelio de la misericordia, resaltando constantemente que Dios no se cansa de perdonarnos: Él perdona siempre, cualquiera sea la situación de quien pide perdón y vuelve al buen camino.
Quiso el Jubileo Extraordinario de la Misericordia, destacando que la misericordia es “es el corazón del Evangelio”.
Misericordia y alegría del Evangelio son dos conceptos clave del Papa Francisco.
En contraste con lo que definió como “la cultura del descarte”, habló de la cultura del encuentro y de la solidaridad. El tema de la fraternidad atravesó todo su Pontificado con tonos vibrantes. En la Carta encíclica Fratelli tutti quiso hacer renacer una aspiración mundial a la fraternidad, porque todos somos hijos del mismo Padre que está en los cielos. Con fuerza recordó a menudo que todos pertenecemos a la misma familia humana.
En 2019, durante su viaje a los Emiratos Árabes Unidos, el Papa Francisco firmó un documento sobre la “Fraternidad Humana por la Paz Mundial y la Convivencia Común”, recordando la común paternidad de Dios.
Dirigiéndose a los hombres y mujeres de todo el mundo, con la Carta encíclica Laudato si’ llamó la atención sobre los deberes y la corresponsabilidad respecto a la casa común. “Nadie se salva solo”.
Frente al estallido de tantas guerras en estos años, con horrores inhumanos e innumerables muertos y destrucciones, el Papa Francisco elevó incesantemente su voz implorando la paz e invitando a la sensatez, a la negociación honesta para encontrar soluciones posibles, porque la guerra —decía— no es más que muerte de personas, destrucción de casas, hospitales y escuelas. La guerra siempre deja al mundo peor de como era en precedencia: es para todos una derrota dolorosa y trágica.
“Construir puentes y no muros” es una exhortación que repitió muchas veces y su servicio a la fe como sucesor del Apóstol Pedro estuvo siempre unido al servicio al hombre en todas sus dimensiones.
En unión espiritual con toda la cristiandad, estamos aquí numerosos para rezar por el Papa Francisco, para que Dios lo acoja en la inmensidad de su amor.
El Papa Francisco solía concluir sus discursos y encuentros diciendo: “No se olviden de rezar por mí”.
Querido Papa Francisco, ahora te pedimos a ti que reces por nosotros y que desde el cielo bendigas a la Iglesia, bendigas a Roma, bendigas al mundo entero, como hiciste el pasado domingo desde el balcón de esta Basílica en un último abrazo con todo el Pueblo de Dios, pero idealmente también con la humanidad que busca la verdad con corazón sincero y mantiene en alto la antorcha de la esperanza.
[00506-ES.01] [Texto original: Italiano]
Traduzione in lingua portoghese
Nesta majestosa praça de São Pedro, onde o Papa Francisco celebrou tantas vezes a Eucaristia e presidiu a grandes encontros ao longo destes 12 anos, encontramo-nos reunidos em oração à volta dos seus restos mortais com o coração triste, mas sustentados pelas certezas da fé, que nos garante que a existência humana não termina no túmulo, mas na casa do Pai, numa vida de felicidade que não terá ocaso.
Em nome do Colégio Cardinalício, agradeço de coração a presença de todos vós. Com grande emoção, dirijo uma deferente saudação e um vivo agradecimento aos Chefes de Estado, aos Chefes de Governo e às Delegações oficiais que vieram de muitos países para manifestar afeto, veneração e estima pelo Papa que nos deixou.
A manifestação popular de afeto e adesão, a que assistimos nos últimos dias, após a sua passagem desta terra para a eternidade, mostram-nos quanto o intenso pontificado do Papa Francisco tocou mentes e corações.
Com a nossa oração, queremos agora entregar a alma do nosso amado Pontífice a Deus, para que Ele lhe conceda a felicidade eterna no horizonte luminoso e glorioso do seu imenso amor.
Somos iluminados e guiados pela página do Evangelho, na qual ressoou a voz do próprio Cristo quando interpelou o primeiro dos Apóstolos: «Pedro, tu amas-me mais do que estes?» (cf. Jo 21, 15). E a resposta de Pedro foi pronta e sincera: «Senhor, Tu sabes tudo, Tu bem sabes que Te amo!». E Jesus confiou-lhe a grande missão: «Apascenta as minhas ovelhas» (cf. 17). Esta será constantemente a tarefa de Pedro e dos seus Sucessores, um serviço de amor na senda do Mestre e Senhor Jesus Cristo que «não veio para ser servido, mas para servir e dar a sua vida em resgate por todos» (Mc 10, 45).
Apesar da sua fragilidade nesta reta final e do seu sofrimento, o Papa Francisco escolheu percorrer este caminho de entrega até ao último dia da sua vida terrena. Seguiu as pegadas do seu Senhor, o bom Pastor, que amou as suas ovelhas até dar a própria vida por elas. E fê-lo com força e serenidade, junto do seu rebanho, a Igreja de Deus, ciente da frase de Jesus citada pelo Apóstolo Paulo: «A felicidade está mais em dar do que em receber» (Act 20, 35).
Quando, a 13 de março de 2013, o Cardeal Bergoglio foi eleito pelo Conclave para suceder ao Papa Bento XVI, trazia consigo os anos de vida religiosa na Companhia de Jesus e, sobretudo, vinha enriquecido pela experiência de 21 anos de ministério pastoral na Arquidiocese de Buenos Aires, primeiro como Bispo auxiliar, depois como Coadjutor e de seguida, especialmente, como Arcebispo.
A decisão de adotar o nome Francisco manifestou-se logo como a escolha do programa e do estilo em que queria basear o seu Pontificado, procurando inspirar-se no espírito de São Francisco de Assis.
Conservou o seu temperamento e a sua forma de orientação pastoral, imprimindo de imediato a marca da sua forte personalidade no governo da Igreja, estabelecendo um contacto direto com cada pessoa e com as populações, desejoso de ser próximo a todos, com uma atenção especial às pessoas em dificuldade, gastando-se sem medida, em particular pelos últimos da terra, os marginalizados. Foi um Papa no meio do povo, com um coração aberto a todos. Foi também um Papa atento àquilo que de novo estava a surgir na sociedade e àquilo que o Espírito Santo estava a suscitar na Igreja.
Com o vocabulário que lhe era caraterístico e com a sua linguagem rica de imagens e metáforas, procurou sempre iluminar os problemas do nosso tempo com a sabedoria do Evangelho, oferecendo uma resposta à luz da fé e encorajando-nos a viver como cristãos os desafios e as contradições destes anos cheios de mudanças, que ele gostava de descrever como uma “mudança de época”.
Tinha uma grande espontaneidade e uma maneira informal de se dirigir a todos, mesmo às pessoas afastadas da Igreja.
Dotado de grande calor humano e profundamente sensível aos dramas de hoje, o Papa Francisco partilhou em pleno as angústias, os sofrimentos e as esperanças do nosso tempo da globalização e, com uma mensagem capaz de chegar ao coração das pessoas de forma direta e imediata, dedicou-se a confortar e a encorajar.
O seu carisma de acolhimento e de escuta, associado a um modo de se comportar que é próprio da sensibilidade dos nossos dias, tocou os corações, procurando despertar energias morais e espirituais.
O primado da evangelização foi o guia do seu Pontificado, difundindo, com um claro cunho missionário, a alegria do Evangelho, que foi o título da sua primeira Exortação Apostólica Evangelii gaudium. Uma alegria que enche de confiança e esperança o coração de todos aqueles que se entregam a Deus
O fio condutor da sua missão foi também a convicção de que a Igreja é uma casa para todos; uma casa com as portas sempre abertas. Várias vezes utilizou a imagem da Igreja como um “hospital de campanha” depois de uma batalha em que houve muitos feridos; uma Igreja desejosa de cuidar com determinação dos problemas das pessoas e das grandes angústias que dilaceram o mundo contemporâneo; uma Igreja capaz de se inclinar sobre cada homem, independentemente da sua fé ou condição, curando as suas feridas.
São inúmeros os seus gestos e exortações a favor dos refugiados e deslocados. Constante foi também a sua insistência em agir a favor dos pobres.
É significativo que a primeira viagem do Papa Francisco tenha sido a Lampedusa, ilha-símbolo do drama da emigração, com milhares de pessoas afogadas no mar. Na mesma linha se inscreve a viagem a Lesbos, com o Patriarca Ecuménico e o Arcebispo de Atenas, e a celebração de uma Missa junto da fronteira mexicana com os Estados Unidos, por ocasião da sua viagem ao México.
Das suas 47 cansativas Viagens Apostólicas, ficará para a história, de modo especial, a que fez ao Iraque em 2021, desafiando todos os riscos. Essa difícil Visita Apostólica foi um bálsamo para as feridas do povo iraquiano, que tanto tinha sofrido com a ação desumana do Estado Islâmico. Foi uma Viagem importante também para o diálogo inter-religioso, outra dimensão relevante do seu trabalho pastoral. Com a Visita Apostólica a quatro nações da Ásia-Oceânia, em 2024, o Papa chegou “à periferia mais periférica do mundo”.
O Papa Francisco sempre deu centralidade ao Evangelho da misericórdia, sublinhando repetidamente que Deus não se cansa de nos perdoar: Ele perdoa sempre, seja qual for a situação de quem pede perdão e regressa ao bom caminho.
Ele quis o Jubileu Extraordinário da Misericórdia, destacando que a misericórdia é “o coração do Evangelho”.
Misericórdia e alegria do Evangelho são duas palavras-chave do Papa Francisco.
Em contraste com o que ele designou por “cultura do descarte”, falou da cultura do encontro e da solidariedade. O tema da fraternidade atravessou todo o seu pontificado com tons vibrantes. Na sua Carta Encíclica Fratelli tutti, pretendeu reanimar a aspiração mundial à fraternidade, porque todos somos filhos do mesmo Pai que está nos céus. Com força, recordou-nos muitas vezes que todos pertencemos à mesma família humana.
Em 2019, durante a Viagem aos Emirados Árabes Unidos, o Papa Francisco assinou um documento sobre “a Fraternidade Humana em prol da Paz Mundial e da Convivência Comum”, evocando a comum paternidade de Deus.
Dirigindo-se a homens e mulheres de todo o mundo, na sua Carta Encíclica Laudato si', chamou a atenção para os deveres e a corresponsabilidade em relação à casa comum. “Ninguém se salva sozinho”.
Perante o eclodir de tantas guerras nos últimos anos, com horrores desumanos e inúmeras mortes e destruições, o Papa Francisco levantou incessantemente a sua voz implorando a paz e convidando à sensatez, a uma negociação honesta para encontrar soluções possíveis, porque a guerra – dizia ele – é apenas morte de pessoas e destruição de casas, hospitais e escolas. A guerra deixa sempre o mundo pior do que estava: é sempre uma derrota dolorosa e trágica para todos.
“Construir pontes e não muros” é uma exortação que ele repetiu muitas vezes, e o serviço da fé como Sucessor do Apóstolo Pedro esteve sempre unido ao serviço do homem em todas as suas dimensões.
Em união espiritual com toda a comunidade cristã, estamos aqui em grande número a rezar pelo Papa Francisco, para que Deus o acolha na imensidão do seu amor.
O Papa Francisco costumava concluir os seus discursos e encontros dizendo: “Não vos esqueçais de rezar por mim”.
Querido Papa Francisco, agora pedimos-Vos que rezeis por nós e que, do céu, abençoeis a Igreja, abençoeis Roma, abençoeis o mundo inteiro, como fizestes no domingo passado, do balcão central desta Basílica, num último abraço a todo o povo de Deus, mas também, idealmente, à humanidade que procura a verdade de coração sincero e segura bem alto a chama da esperança.
[00506-PO.01] [Texto original: Italiano]
Traduzione in lingua polacca
Na tym majestatycznym Placu Świętego Piotra, gdzie w ciągu ostatnich 12 lat Papież Franciszek tak często celebrował Eucharystię i przewodniczył wielkim zgromadzeniom, zebraliśmy się na modlitwie przy jego doczesnych szczątkach z sercami pełnymi smutku, lecz umocnieni pewnością wiary, która nas zapewnia, że ludzkie życie nie kończy się w grobie, ale w domu Ojca, w życiu pełnym szczęścia, które nie zna zmierzchu.
W imieniu Kolegium Kardynalskiego serdecznie dziękuję wszystkim za obecność. Z głębokim wzruszeniem pozdrawiam i kieruję wyrazy wdzięczności do głów państw, szefów rządów i oficjalnych delegacji, przybyłych z wielu państw, aby wyrazić swoje przywiązanie, cześć i szacunek wobec Papieża, który nas opuścił.
Ogrom oddania i zjednoczenia, które widzieliśmy w tych dniach po jego przejściu z tej ziemi do wieczności, świadczą o tym, jak bardzo bogaty pontyfikat Papieża Franciszka dotykał umysłów i serc.
Ostatni obraz, który pozostanie przed naszymi oczami i w naszych sercach, to ten z ostatniej niedzieli, Uroczystości Zmartwychwstania Pańskiego, kiedy Papież Franciszek, pomimo poważnych problemów zdrowotnych, pragnął nam udzielić błogosławieństwa z balkonu Bazyliki Świętego Piotra. Potem pojawił się na placu, aby pozdrowić z otwartego papamobile licznie zgromadzonych na Mszy św. Wielkanocnej.
Naszą modlitwą pragniemy teraz powierzyć Bogu duszę umiłowanego Papieża, aby obdarzył go wiecznym szczęściem w świetlistym i chwalebnym bezkresie Jego nieskończonej miłości.
Światłem i przewodnikiem jest dla nas fragment Ewangelii, w którym rozbrzmiewa głos samego Chrystusa, który zwrócił się do pierwszego z Apostołów: „Piotrze, czy miłujesz Mnie więcej aniżeli ci?”. Odpowiedź Piotra była natychmiastowa i szczera: „Panie, Ty wszystko wiesz, Ty wiesz, że Cię kocham!”. Jezus powierzył mu wielką misję: „Paś owce moje” (por. J 21). Będzie to stałe zadanie Piotra i jego następców, służba miłości na wzór Mistrza i Chrystusa Pana, który „nie przyszedł, aby Mu służono, ale aby służyć i dać swoje życie jako okup za wielu” (Mk 10, 45).
Pomimo słabości i cierpienia ostatniego czasu, Papież Franciszek wybrał drogę poświęcenia aż do ostatniego dnia swojego życia na ziemi. Podążał śladami swojego Pana, Dobrego Pasterza, który umiłował swoje owce aż do oddania za nie swojego życia. Uczynił to z mocą i spokojem, blisko swojej owczarni, Kościoła Bożego, pamiętając słowa Jezusa przytoczone przez Apostoła Pawła: „Więcej szczęścia jest w dawaniu aniżeli w braniu” (Dz 20, 35).
Kiedy 13 marca 2013 r. kardynał Bergoglio został wybrany podczas konklawe następcą Papieża Benedykta XVI, miał za sobą lata życia zakonnego w Towarzystwie Jezusowym, a przede wszystkim miał bogate doświadczenie 21 lat posługi duszpasterskiej w Archidiecezji Buenos Aires, najpierw jako biskup pomocniczy, następnie jako koadiutor, a szczególnie jako arcybiskup.
Decyzja o przyjęciu imienia Franciszek od razu okazała się wyborem programu i stylu, który chciał nadać swemu pontyfikatowi, starając się czerpać inspirację z ducha św. Franciszka z Asyżu.
Zachował swój temperament i styl pasterskiego przewodzenia, a także od razu nadał zarządzaniu Kościołem wyraźne rysy swojej silnej osobowości. Nawiązywał bezpośredni kontakt z poszczególnymi osobami i społeczeństwami, pragnąc być blisko wszystkich. Szczególnie troszczył się o osoby w trudnej sytuacji, poświęcał się bezgranicznie, zwłaszcza dla ostatnich tego świata, dla wykluczanych. Był Papieżem pośród ludzi, miał serce otwarte dla wszystkich. Był również Papieżem, który dostrzegał nowe zjawiska w społeczeństwie i to, co Duch Święty wzbudzał w Kościele.
Swoim charakterystycznym słownictwem oraz językiem bogatym w obrazy i metafory, Papież zawsze starał się oświecać problemy naszych czasów mądrością Ewangelii. Proponował odpowiedzi w świetle wiary i zachęcał do chrześcijańskiego życia w obliczu wyzwań i sprzeczności naszych zmieniających się czasów, które lubił określać mianem „zmiany epoki”.
Charakteryzowała go wielka spontaniczność i nieformalny sposób zwracania się do wszystkich, nawet do osób dalekich od Kościoła.
Pełen ludzkiego ciepła i głęboko wrażliwy na codzienne dramaty, Papież Franciszek prawdziwie dzielił niepokoje, cierpienia i nadzieje czasów globalizacji i poświęcał się dodawaniu otuchy i odwagi przesłaniem, które potrafiło dotrzeć do serc ludzi w bezpośredni i natychmiastowy sposób.
Jego charyzmat gościnności i słuchania, w połączeniu ze stylem odpowiadającym współczesnej wrażliwości, poruszały serca, aby budzić siły moralne i duchowe.
Pierwszeństwo ewangelizacji wyznaczało kierunek jego pontyfikatu. Z wyraźnie misyjnym podejściem szerzył radość Ewangelii, którą zawarł w tytule swojej pierwszej adhortacji apostolskiej Evangelii gaudium. To radość, która napełnia ufnością i nadzieją serca wszystkich, którzy zawierzają się Bogu.
Motywem przewodnim jego misji było również przekonanie, że Kościół jest domem dla wszystkich, domem o zawsze otwartych drzwiach. Wielokrotnie odwoływał się do obrazu Kościoła jako „szpitala polowego” po bitwie, w której wielu odniosło ranny. Kościoła, który konsekwentnie pragnie pochylać się nad ludzkimi problemami i wielkimi niepokojami rozdzierającymi współczesny świat. Kościoła zdolnego pochylać się nad każdym człowiekiem, niezależnie od jego wiary czy życiowej sytuacji, aby opatrywać jego rany.
Niezliczone są jego gesty i apele na rzecz uchodźców i uciekinierów. Niezmienna była również jego determinacja w działaniu na rzecz ubogich.
Wymowne, że Papież Franciszek pierwszą podróżą odbył na Lampedusę – wyspę, będącą symbolem dramatu emigracji i tysięcy ludzi pochłoniętych przez morze. W tym samym duchu odbyła się także jego podróż na Lesbos, wspólnie z Patriarchą Ekumenicznym i Arcybiskupem Aten, jak również celebracja Mszy św. przy granicy między Meksykiem a Stanami Zjednoczonymi podczas pielgrzymki do Meksyku
Spośród jego 47 wymagających Podróży Apostolskich, szczególne miejsce w historii zajmie ta do Iraku w 2021 roku – podjęta pomimo wszelkich zagrożeń. Ta trudna wizyta apostolska była balsamem na otwarte rany ludności Iraku, która tak bardzo ucierpiała wskutek nieludzkich działań ISIS. Była to również ważna podróż dla dialogu międzyreligijnego, kolejnego istotnego wymiaru jego posługi pasterskiej. Podczas podróży apostolskiej do czterech krajów Azji i Oceanii w 2024 r., Papież dotarł do „najbardziej peryferyjnych peryferii świata”.
Papież Franciszek zawsze stawiał w centrum Ewangelię miłosierdzia, wielokrotnie podkreślając, że Bóg nie męczy się przebaczaniem – On przebacza zawsze, niezależnie od sytuacji tego, kto prosi o przebaczenie i powraca na drogę prawdy.
Ogłosił Nadzwyczajny Jubileusz Miłosierdzia, podkreślając, że miłosierdzie jest „sercem Ewangelii”.
Miłosierdzie i radość Ewangelii to dwa słowa klucze Papieża Franciszka.
W przeciwieństwie do tego, co nazwał „kulturą odrzucenia”, mówił o kulturze spotkania i solidarności. Temat braterstwa przewijał się przez całą jego pontyfikat w poruszających tonach. W encyklice Fratelli tutti pragnął odrodzić światowe pragnienie braterstwa, ponieważ wszyscy jesteśmy dziećmi tego samego Ojca, który jest w niebie. Często z mocą przypominał, że wszyscy należymy do tej samej rodziny ludzkiej.
W 2019 roku, podczas podróży do Zjednoczonych Emiratów Arabskich, Papież Franciszek podpisał Dokument o ludzkim braterstwie dla pokoju i światowego współistnienia, odwołując się wspólnego [dla wszystkich] ojcostwa Boga.
Zwracając się do mężczyzn i kobiet na całym świecie, w encyklice Laudato si' zwrócił uwagę na obowiązki i współodpowiedzialność w trosce o wspólny dom. „Nikt nie zbawi się sam”.
W obliczu szalejących w ostatnich latach licznych wojen, niosących ze sobą nieludzkie okrucieństwa, niezliczone ofiary i zniszczenia, Papież Franciszek nieustannie zabierał głos, błagając o pokój. Wzywał do rozsądku i uczciwych negocjacji, aby szukać możliwych rozwiązań, ponieważ – jak mawiał – wojna to jedynie śmierć ludzi, zniszczenie domów, szpitali i szkół. Wojna zawsze pozostawia świat gorszym niż był wcześniej – dla wszystkich jest zawsze bolesną i tragiczną porażką.
„Budujcie mosty, a nie mury” – to wezwanie powtarzał wielokrotnie, a jego posługa wiary jako Następcy Apostoła Piotra zawsze była związana ze służbą człowiekowi we wszystkich jego wymiarach.
W duchowej jedności z całym chrześcijaństwem gromadzimy się tutaj licznie na modlitwie za Papieża Franciszka, prosząc, aby Bóg przyjął go w ogromie swojej miłości.
Papież Franciszek zwykł kończyć swoje przemówienia i spotkania słowami: „Nie zapominajcie modlić się za mnie”.
Kochany Papieżu Franciszku, teraz my prosimy Ciebie, abyś modlił się za nas i z nieba błogosławił Kościół, błogosławił Rzym, błogosławił cały świat, tak jak to uczyniłeś w minioną niedzielę z balkonu tej Bazyliki, w ostatnim geście objęcia całego Ludu Bożego, ale także całej ludzkości, która szczerym sercem poszukuje prawdy i trzyma wysoko pochodnię nadziei.
[00506-PL.01] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua araba
عظة الكاردينال جيوفانّي باتّيستا ري
عميد مجمع الكرادلة
في القدّاس الإلهي وجنازة الحبر الأعظم
البابا فرنسيس
26 نيسان/أبريل 2025
ساحة القدّيس بطرس
في هذه السّاحة المهيبة، ساحة القدّيس بطرس، حيث احتفل البابا فرنسيس مرّات كثيرة بالإفخارستيّا وترأّس فيها لقاءات كبرى مدة اثنتي عشرة سنة، نجتمع اليوم للصّلاة حول رفاته، وقلوبنا حزينة، لكن إيماننا يعزّينا ويمنحنا اليقين بأنّ الحياة البشريّة لا تنتهي في القبر، بل تكتمل في بيت الآب، في حياة سعيدة لا غروب لها.
باسم مجمع الكرادلة، أشكركم جميعًا من كلّ قلبي على حضوركم. وأتوجّه بتحيّة احترام وشكر عميق إلى رؤساء الدّول والحكومات والوفود الرّسمية التي جاءت من بلدان عديدة لتعبّر عن المودّة والتّقدير والإجلال للبابا الذي رحل عنّا.
بيّنت لنا موجة المحبّة والمشاركة الواسعة التي شهدناها في الأيّام الأخيرة بعد انتقاله من هذه الدّنيا إلى الأبديّة، مدى تأثير حبريّة البابا فرنسيس العميقة في عقول وقلوب النّاس.
آخر صورة له ستبقى في عيوننا وقلوبنا هي صورة الأحد الماضي، أحد القيامة المجيدة، حين أراد البابا فرنسيس أن يمنحنا البركة من شرفة بازيليكا القدّيس بطرس، رغم المشاكل الصّحيّة الخطيرة التي كان يعاني منها، ثمّ نزل إلى السّاحة في السّيّارة البابويّة المكشوفة ليحيّي الجموع الغفيرة التي حضرت قدّاس الفصح.
لنوكل الآن إلى الله بصلاتنا نفس الحَبر الذي نحبّه، حتّى يمنحه السّعادة الأبديّة في أفق محبّته اللامتناهية، المنيرة والمجيدة.
نصّ الإنجيل الذي أصغينا إليه ينيرنا ويقودنا، وفيه يتردّد صدى صوت المسيح الذي يسأل هامة الرُّسل: "يا بطرس، أَتُحِبُّني أَكثَرَ مِمَّا يُحِبُّني هؤلاء؟" (يوحنّا 21، 15)، وكان جواب بطرس صادقًا وسريعًا: "يا رَبّ، أَنتَ تَعلَمُ كُلَّ شَيء، أَنتَ تَعلَمُ أَنِّي أُحِبُّكَ حُبًّا شَديدًا!" (يوحنّا 21، 17)، فأوكل إليه يسوع الرّسالة الكبيرة. قال له: "إِرْعَ خِرافي" (يوحنّا 21، 17). هذه ستكون مهمّة بطرس وخلفائه الدّائمة، وهي خدمة قائمة على المحبّة، وعلى خطى المعلِّم والرّبّ يسوع المسيح الذي "لم يَأتِ لِيُخدَم، بل لِيَخدُمَ ويَفدِيَ بِنَفْسِه جَماعةَ النَّاس" (مرقس 10، 45).
على الرّغم من ضعف البابا فرنسيس وألمه في أيّامه الأخيرة، اختار أن يسير على طريق العطاء حتّى آخر يوم من حياته على الأرض. تَبِعَ خُطى سيّده وربّه يسوع، الرّاعي الصّالح، الذي أحبّ خرافه حتّى بذل ذاته لأجلهم. وعمل ذلك بقوّة وهدوء، وكان قريبًا من رعيّته، كنيسة الله، وكان يذكِّر بكلام يسوع الذي استشهد به بولس الرّسول: "السَّعادَةُ في العَطاءِ أَعظَمُ مِنها في الأَخْذ" (أعمال الرّسل 20، 35).
عندما تمّ انتخاب الكاردينال برغوليو في المجمع الانتخابيّ، في 13 آذار/مارس 2013، خلفًا للبابا بندكتس السّادس عشر، كان قد قضى سنوات في الحياة الرهبانيّة في الرّهبنة اليسوعيّة، ثمّ كان قد اغتنى بخبرة 21 سنة في الخدمة الرّعويّة في أبرشيّة بوينس آيرس، كان أوّلًا أسقفًا مساعدًا، ثمّ معاونًا (بحق الوراثة)، ثمّ رئيس أساقفة.
قراره الفوري في اتّخاذ اسم فرنسيس كان اختيارًا لبرنامج وأسلوب أراد أن يؤسّس عليه حبريّته، مستلهمًا روح القدّيس فرنسيس الأسّيزي.
حافَظَ على طبعه الخاصّ وأسلوبه الرّعوي، وترك فورًا بصمته الشّخصيّة القويّة في إدارة الكنيسة، باتّصاله المباشر مع الأفراد والشّعوب، وكان حريصًا على أن يكون قريبًا من الجميع، مع اهتمام خاصّ بالذين يعانون، وبذل ذاته بلا حدود، لا سيّما من أجل الفقراء والمهمّشين. كان ”بابا“ متواجدًا بين النّاس، وقلبه منفتح للجميع. وكان أيضًا ”بابا“ متنبّهًا لكلّ جديد ينشأ في المجتمع ولكلّ ما يوحي به الرّوح القدس في الكنيسة.
بمفرداته المميّزة ولغته الغنيّة بالصّور والتّشابيه، سعى دائما لأن يسلّط الضّوء على مشاكل عصرنا بحكمة الإنجيل، وقدّم إجابات بنور الإيمان، وشجّعنا أن نواجه كمسيحيّين التّحدّيات والتّناقضات في سنوات التّغيير هذه، التي أحبّ أن يسمّيها ”تغيير العصر“.
كان عفويًّا، وله طريقة غير رسميّة في مخاطبة الجميع، حتّى الأشخاص البعيدين عن الكنيسة.
غِنَاه بالدّفء الإنسانيّ، وإحساسه العميق بآلام اليوم، شارك البابا فرنسيس بصدق هموم وآلام وآمال عصرنا المعولم، وبذل نفسه في تعزية وتشجيع الآخرين برسالة قادرة أن تصل إلى قلوب النّاس بطريقة مباشرة.
موهبته على لقاء الآخرين والإصغاء إليهم، إلى جانب طريقته في التّعامل التي تتناسب مع حساسيّة اليوم، مسّت قلوب النّاس، وسعت إلى إيقاظ الطّاقات الأخلاقيّة والرّوحية لديهم.
كانت أولويّة إعلان البشارة دليلًا لحبريّته، ونشر فرح الإنجيل بطابع إرساليّ واضح، وكان هذا عنوان إرشاده الرّسوليّ الأوّل ”فرح الإنجيل“. وهو الفرح الذي يملأ قلب كلّ من يتّكل على الله بالثّقة والرّجاء.
كان المحور الرّئيسيّ لرسالته هو قناعته أيضًا بأنّ الكنيسة هي بيت للجميع، وبيت أبوابه مفتوحة دائمًا. استخدم كثيرًا صورة الكنيسة باعتبارها ”مستشفى ميدانيًّا“ بعد معركة أصيب فيها جرحى كثيرون، وكنيسة تريد أن تهتمّ بمشاكل النّاس والهموم الكبرى التي تمزّق العالم المعاصر بكلّ عزم وتصميم، وكنيسة قادرة على أن تنحني فوق كلّ إنسان، بغضّ النّظر عن عقيدته أو حالته، وتشفي جراحه.
كانت أعماله وإرشاداته من أجل اللاجئين والنّازحين كثيرة. وإصراره على العمل من أجل الفقراء أيضًا كان مستمرًّا.
لا شكّ أنّ أوّل زيارة رسوليّة للبابا فرنسيس إلى لامبيدوزا كان لها أهمّيّة كبيرة، وهي جزيرة رمز للمأساة والهجرة، حيث غرق الآلاف في البحر. وعلى الخطّ نفسه أيضًا كانت زيارته إلى ليسبوس، مع البطريرك المسكونيّ ومع رئيس أساقفة أثينا، وكذلك الاحتفال بالقدّاس على الحدود بين المكسيك والولايات المتّحدة، في مناسبة زيارته الرّسوليّة إلى المكسيك.
بلغ عدد زياراته الرّسوليّة سبعًا وأربعين رحلة، كانت متعبة. من بينها ستبقى في التّاريخ وبشكلّ خاصّ زيارته إلى العراق سنة 2021، لكونها تحدّت كلّ المخاطر. كانت هذه الزّيارة الرّسوليّة الصّعبة بلسمًا لجراح الشّعب العراقيّ، الذي تألّم كثيرًا من أعمال داعش اللاإنسانيّة. وكانت هذه الزّيارة مهّمة أيضًا من أجل الحوار بين الأديان، وهو بُعد آخر مهمّ في أعماله الرّعويّة. ومع زيارته الرّسوليّة في سنة 2024 إلى أربع دول في آسيا وأوقيانيا، وصل البابا إلى ”أقصى أطراف العالم“.
وضع البابا فرنسيس دائمًا إنجيل الرّحمة في وسط رسالته، وأكّد مرارًا أنّ الله لا يتعب من أن يغفر لنا: فهو يغفر دائمًا ومهما كان الظّرف، ويغفر لمن يطلب المغفرة ويعود إلى الطّريق القويم.
أراد أن يقيم يوبيل الرّحمة الاستثنائي، وأكّد أنّ الرّحمة هي ”قلب الإنجيل“.
الرّحمة وفرح الإنجيل هما كلمتان- مفتاح لدى البابا فرنسيس.
في وجه ما وصفه بـ”ثقافة الإقصاء“، تكلّم على ثقافة اللقاء والتّضامن. وساد موضوع الأخوّة في كلّ حبريته بنبرة مؤثّرة. في الرّسالة البابويّة العامّة ”كلّنا إخوة“، أراد أن يُحيي تطلّعًا عالميًا للأخوّة، لأنّ الجميع هم أبناء الآب نفسه الذي في السّموات. وذكّر مرارًا وبقوّة أننا كلّنا ننتمي إلى العائلة البشريّة نفسها.
في سنة 2019، خلال زيارته الرّسوليّة إلى دولة الإمارات العربيّة المتّحدة، وقّع البابا فرنسيس على وثيقة ”الأخوّة الإنسانيّة من أجل السّلام العالمي والعيش المشترك“، مستندًا إلى أبوّة الله المشتركة.
وفي رسالته البابويّة العامّة، ”كُنْ مُسَبَّحًا“، وجّه نداءً إلى جميع الرّجال والنّساء في العالم، وسلّط الضّوء على الواجبات والمسؤوليّات تجاه البيت المشترك. ”فلا أحد يخلُص وحده“.
أمام اشتعال الحروب العديدة في هذه السّنوات، والأهوال غير الإنسانيّة والوفَيَات والدّمار والويلات التي لا تعد ولا تحصى، رفع البابا فرنسيس صوته بلا انقطاع، ونادى بالسّلام ودعا إلى التعقّل والمفاوضات الصّادقة لإيجاد الحلول الممكنة، لأنّ الحرب - كما قال - ليست سوى موتٍ للنّاس وتدميرٍ للبيوت والمستشفيات والمدارس. الحرب تترك العالم دائمًا أسوأ ممّا كان عليه من قبل: فهي بالنّسبة للجميع دائمًا هزيمة مؤلمة ومأساويّة.
”ابنوا الجسور، وليس الجدران“ هذه دعوة كرّرها مرّات عديدة، وكانت خدمة الإيمان كخليفة للرّسول بطرس مرتبطة دائمًا بخدمة الإنسان في جميع أبعاده.
نحن هنا وبأعداد كبيرة، ومتّحدين روحيًّا مع الكنيسة جمعاء، لنصلّي من أجل البابا فرنسيس، حتّى يقبله الله في فيض محبّته.
كان البابا فرنسيس يختتم كلامه ولقاءاته ويقول: ”لا تنسوا أن تصلّوا من أجلي“.
أيّها البابا فرنسيس العزيز، نطلب منك الآن أن تصلّي من أجلنا، وأن تبارك من السّماء الكنيسة، وروما، والعالم أجمع، كما باركت يوم الأحد الماضي من شرفة هذه البازيليكا، في عناق أخير مع شعب الله كلّه، ومع الإنسانيّة أيضًا التي تبحث عن الحقّ بقلب صادق، وتُبقي شعلة الرّجاء حيّة.
[00506-AR.01] [Testo originale: Italiano]
[B0281-XX.02]