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Messaggio del Santo Padre e Benedizione “Urbi et Orbi” nella Solennità del Natale, 25.12.2024


Messaggio natalizio del Santo Padre

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Traduzione in lingua araba

Alle ore 12 di oggi, Solennità del Natale del Signore, dalla Loggia Centrale della Basilica Vaticana, il Santo Padre Francesco, prima di impartire la Benedizione “Urbi et Orbi”, ha rivolto il tradizionale Messaggio natalizio ai fedeli presenti in Piazza San Pietro e a quanti lo ascoltavano attraverso la radio, la televisione e gli altri mezzi di comunicazione.

Questo il testo del Messaggio del Santo Padre per il Natale 2024:

Messaggio natalizio del Santo Padre

Care sorelle e cari fratelli, buon Natale!

Questa notte si è rinnovato il mistero che non cessa di stupirci e di commuoverci: la Vergine Maria ha dato alla luce Gesù, il Figlio di Dio, lo ha avvolto in fasce e lo ha deposto in una mangiatoia. Così lo hanno trovato i pastori di Betlemme, pieni di gioia, mentre gli angeli cantavano: “Gloria a Dio e pace agli uomini” (cfr Lc 2,6-14). Pace agli uomini.

Sì, questo avvenimento, accaduto più di duemila anni fa, si rinnova per opera dello Spirito Santo, lo stesso Spirito d’Amore e di Vita che fecondò il grembo di Maria e dalla sua carne umana formò Gesù. E così oggi, nel travaglio di questo nostro tempo, si incarna nuovamente e realmente la Parola eterna di salvezza, che dice ad ogni uomo e ogni donna, che dice al mondo intero – questo è il messaggio -: “Io ti amo, io ti perdono, ritorna a me, la porta del mio cuore è aperta per te!”.

Sorelle, fratelli, la porta del cuore di Dio è sempre aperta, ritorniamo a Lui! Ritorniamo al cuore che ci ama e ci perdona! Lasciamoci perdonare da Lui, lasciamoci riconciliare con Lui! Dio perdona sempre! Dio perdona tutto. Lasciamoci perdonare da Lui.

Questo significa la Porta Santa del Giubileo, che ieri sera ho aperto qui a San Pietro: rappresenta Gesù, Porta di salvezza aperta per tutti. Gesù è la Porta; è la Porta che il Padre misericordioso ha aperto in mezzo al mondo, in mezzo alla storia, perché tutti possiamo ritornare a Lui. Tutti siamo come pecore smarrite e abbiamo bisogno di un Pastore e di una Porta per ritornare alla casa del Padre. Gesù è il Pastore, Gesù è la Porta.

Fratelli, sorelle, non abbiate paura! La Porta è aperta, la Porta è spalancata! Non è necessario bussare alla Porta. È aperta. Venite! Lasciamoci riconciliare con Dio, e allora saremo riconciliati con noi stessi e potremo riconciliarci tra di noi, anche con i nostri nemici. La misericordia di Dio può tutto, scioglie ogni nodo, abbatte ogni muro di divisione, la misericordia di Dio dissolve l’odio e lo spirito di vendetta. Venite! Gesù è la Porta della pace.

Spesso noi ci fermiamo solo sulla soglia; non abbiamo il coraggio di oltrepassarla, perché ci mette in discussione. Entrare per la Porta richiede il sacrificio di fare un passo – piccolo sacrificio; fare un passo per una cosa così grande -, richiede di lasciarsi alle spalle contese e divisioni, per abbandonarsi alle braccia aperte del Bambino che è il Principe della pace. In questo Natale, inizio dell’Anno giubilare, invito ogni persona, ogni popolo e nazione ad avere il coraggio di varcare la Porta, a farsi pellegrini di speranza, a far tacere le armi e a superare le divisioni!

Tacciano le armi nella martoriata Ucraina! Si abbia l’audacia di aprire la porta al negoziato e a gesti di dialogo e d’incontro, per arrivare a una pace giusta e duratura.

Tacciano le armi in Medio Oriente! Con gli occhi fissi sulla culla di Betlemme, rivolgo il pensiero alle comunità cristiane in Palestina e in Israele, e in particolare alla cara comunità di Gaza, dove la situazione umanitaria è gravissima. Cessi il fuoco, si liberino gli ostaggi e si aiuti la popolazione stremata dalla fame e dalla guerra. Sono vicino anche alla comunità cristiana in Libano, soprattutto al sud, e a quella di Siria, in questo momento così delicato. Si aprano le porte del dialogo e della pace in tutta la regione, lacerata dal conflitto. E voglio ricordare qui anche il popolo libico, incoraggiando a cercare soluzioni che consentano la riconciliazione nazionale.

Possa la nascita del Salvatore portare un tempo di speranza alle famiglie di migliaia di bambini che stanno morendo per un’epidemia di morbillo nella Repubblica Democratica del Congo, come pure alle popolazioni dell’Est di quel Paese e a quelle del Burkina Faso, del Mali, del Niger e del Mozambico. La crisi umanitaria che le colpisce è causata principalmente dai conflitti armati e dalla piaga del terrorismo ed è aggravata dagli effetti devastanti del cambiamento climatico, che provocano la perdita di vite umane e lo sfollamento di milioni di persone. Penso pure alle popolazioni dei Paesi del Corno d’Africa per le quali imploro i doni della pace, della concordia e della fratellanza. Il Figlio dell’Altissimo sostenga l’impegno della comunità internazionale nel favorire l’accesso agli aiuti umanitari per la popolazione civile del Sudan e nell’avviare nuovi negoziati in vista di un cessate-il-fuoco.

L’annuncio del Natale rechi conforto agli abitanti del Myanmar, che, a causa dei continui scontri armati, patiscono gravi sofferenze e sono costretti a fuggire dalle proprie case.

Il Bambino Gesù ispiri le autorità politiche e tutte le persone di buona volontà nel continente americano, affinché si trovino al più presto soluzioni efficaci nella verità e nella giustizia, per promuovere l’armonia sociale, in particolare penso ad Haiti, in Venezuela, Colombia e Nicaragua, e ci si adoperi, specialmente in quest’Anno giubilare, per edificare il bene comune e riscoprire la dignità di ogni persona, superando le divisioni politiche.

Il Giubileo sia l’occasione per abbattere tutti i muri di separazione: quelli ideologici, che tante volte segnano la vita politica, e anche quelli fisici, come la divisione che interessa da ormai cinquant’anni l’isola di Cipro e che ne ha lacerato il tessuto umano e sociale. Auspico che si possa giungere a una soluzione condivisa, una soluzione che ponga fine alla divisione nel pieno rispetto dei diritti e della dignità di tutte le comunità cipriote.

Gesù, il Verbo eterno di Dio fatto uomo, è la Porta spalancata; è la Porta spalancata che siamo invitati ad attraversare per riscoprire il senso della nostra esistenza e la sacralità di ogni vita – ogni vita è sacra -, e per recuperare i valori fondanti della famiglia umana. Egli ci attende sulla soglia. Attende ciascuno di noi, specialmente i più fragili: attende i bambini, tutti i bambini che soffrono per la guerra e soffrono per la fame; attende gli anziani, costretti spesso a vivere in condizioni di solitudine e abbandono; attende quanti hanno perso la propria casa o fuggono dalla propria terra, nel tentativo di trovare un rifugio sicuro; attende quanti hanno perso o non trovano un lavoro; attende i carcerati che, nonostante tutto, rimangono figli di Dio, sempre figli di Dio; attende quanti sono perseguitati per la propria fede. Ce ne sono tanti.

In questo giorno di festa, non manchi la nostra gratitudine verso chi si prodiga per il bene in modo silenzioso e fedele: penso ai genitori, agli educatori, e agli insegnanti, che hanno la grande responsabilità di formare le generazioni future; penso agli operatori sanitari, alle forze dell’ordine, a quanti sono impegnati in opere di carità, specialmente ai missionari sparsi nel mondo, che portano luce e conforto a tante persone in difficoltà. A tutti loro vogliamo dire: grazie!

Fratelli e sorelle, il Giubileo sia l’occasione per rimettere i debiti, specialmente quelli che gravano sui Paesi più poveri. Ciascuno è chiamato a perdonare le offese ricevute, perché il Figlio di Dio, che è nato nel freddo e nel buio della notte, rimette ogni nostro debito. Egli è venuto per guarirci e perdonarci. Pellegrini di speranza, andiamogli incontro! Apriamogli le porte del nostro cuore. Apriamogli le porte del nostro cuore, come Lui ci ha spalancato la porta del suo Cuore.

A tutti auguro un sereno santo Natale.

[02073-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Chers sœurs et chers frères, joyeux Noël !

Cette nuit le mystère, qui ne cesse de nous étonner et de nous émouvoir, s’est renouvelé: la Vierge Marie a donné naissance à Jésus le Fils de Dieu, elle l’a enveloppé de langes et l’a déposé dans une mangeoire. C’est ainsi que les bergers de Bethléem l’ont trouvé, pleins de joie, tandis que les anges chantaient : “Gloire à Dieu et paix aux hommes” (cf. Lc 2, 6-14). Paix aux hommes.

Oui, cet événement, qui s’est produit il y a plus de deux mille ans, se renouvelle par l’œuvre du Saint-Esprit, le même Esprit d’Amour et de Vie qui a fécondé le sein de Marie et, de sa chair humaine, a formé Jésus. Ainsi, aujourd’hui, dans l’enfantement de notre temps, la Parole éternelle du salut s’incarne à nouveau et réellement, elle dit à chaque homme et à chaque femme, elle dit au monde entier - voici le message - : Je t’aime, je te pardonne, reviens vers moi, la porte de mon cœur est ouverte pour toi !

Sœurs, frères, la porte du cœur de Dieu est toujours ouverte, revenons à Lui ! Revenons à ce cœur qui nous aime et nous pardonne ! Laissons-nous pardonner par Lui, laissons-nous réconcilier avec Lui ! Dieu pardonne toujours! Dieu pardonne tout. Laissons-nous pardonner par Lui.

C’est le sens de la Porte Sainte du Jubilé, que j’ai ouverte hier soir, ici à Saint-Pierre : elle représente Jésus, la Porte du salut ouverte à tous. Jésus est la Porte; il est la Porte que le Père miséricordieux a ouverte au milieu du monde, au coeur de l’histoire, pour que nous puissions tous revenir à Lui. Nous sommes tous comme des brebis égarées et nous avons besoin d’un Berger et d’une Porte pour retourner à la maison du Père. Jésus est le berger, Jésus est la Porte.

Frères, sœurs, n’ayez pas peur ! La Porte est ouverte, la Porte est grande ouverte ! Il n'est pas nécessaire de frapper à la Porte. Elle est ouverte. Venez ! Laissons-nous réconcilier avec Dieu, et alors nous nous serons réconciliés avec nous-mêmes et nous pourrons nous réconcilier les uns avec les autres, y compris avec nos ennemis. La miséricorde de Dieu peut tout, elle défait tous les nœuds, elle abat tous les murs de division, la miséricorde de Dieu dissout la haine et l’esprit de vengeance. Venez ! Jésus est la Porte de la paix.

Souvent, nous ne nous arrêtons qu’au seuil, nous n’avons pas le courage de le franchir, parce qu’il nous interpelle. Entrer par la Porte exige le sacrifice de faire un pas - un petit sacrifice ; faire un pas pour quelque chose de si grand -, cela requiert de laisser derrière soi les litiges et les divisions, pour s’abandonner aux bras ouverts de l’Enfant qui est le Prince de la Paix. En ce Noël, début de l’Année jubilaire, j’invite chaque personne, chaque peuple et chaque nation à avoir le courage de franchir la Porte, à devenir des pèlerins de l’espérance, à faire taire les armes et à surmonter les divisions !

Que les armes se taisent dans l’Ukraine martyrisée ! Qu’on ait l’audace d’ouvrir la porte à la négociation et aux gestes de dialogue et de rencontre, pour parvenir à une paix juste et durable.

Que les armes se taisent au Moyen-Orient ! Les yeux fixés sur le berceau de Bethléem, ma pensée va aux communautés chrétiennes en Palestine et en Israël, et en particulier à la chère communauté de Gaza, où la situation humanitaire est désastreuse. Que cesse le feu, que les otages soient libérés et que la population épuisée par la faim et la guerre soit aidée. Je suis également proche de la communauté chrétienne au Liban, particulièrement au sud, et de celle de Syrie, en cette période si délicate. Que les portes du dialogue et de la paix s’ouvrent dans toute la région déchirée par les conflits. Je veux également rappeler ici le peuple libyen, en l’encourageant à rechercher des solutions qui permettent la réconciliation nationale.

Puisse la naissance du Sauveur apporter un temps d’espérance aux familles de milliers d’enfants qui meurent d’une épidémie de rougeole en République Démocratique du Congo, ainsi qu’aux populations de l’Est du pays et à celles du Burkina Faso, du Mali, du Niger et du Mozambique. La crise humanitaire qui les frappe est principalement causée par les conflits armés et le fléau du terrorisme. Elle est aggravée par les effets dévastateurs du changement climatique qui entraînent des pertes en vies humaines et le déplacement de millions de personnes. Je pense aussi aux populations des pays de la Corne de l’Afrique pour lesquels j’implore les dons de la paix, de la concorde et de la fraternité. Que le Fils du Très-Haut soutienne les efforts de la Communauté internationale pour favoriser l’accès aux aides humanitaires à la population civile du Soudan et entamer de nouvelles négociations en vue d’un cessez-le-feu.

Que l’annonce de Noël apporte un réconfort aux habitants du Myanmar qui, à cause des affrontements armés continuels, souffrent gravement et sont contraints à fuir leurs foyers.

Que l’Enfant Jésus inspire les autorités politiques et toutes les personnes de bonne volonté du continent américain, afin que des solutions efficaces soient trouvées au plus vite, dans la vérité et la justice, afin de promouvoir l’harmonie sociale, en particulier je pense à Haïti, au Venezuela, en Colombie et au Nicaragua, et que l’on s’efforce, surtout en cette année jubilaire, de construire le bien commun et de redécouvrir la dignité de chaque personne, au-delà des clivages politiques.

Que le Jubilé soit l’occasion de briser tous les murs de séparation : les murs idéologiques, qui marquent si souvent la vie politique, et aussi les murs physiques, comme la division qui affecte depuis maintenant cinquante ans l’île de Chypre et qui a déchiré son tissu humain et social. Je souhaite qu’une solution commune puisse être trouvée, une solution pour mettre fin à la division, dans le plein respect des droits et de la dignité de toutes les communautés chypriotes.

Jésus, le Verbe éternel de Dieu fait homme, est la Porte grande ouverte; Il est la Porte grande ouverte que nous sommes invités à franchir pour redécouvrir le sens de notre existence et le caractère sacré de toute vie – toute vie est sacrée -, et pour redécouvrir les valeurs fondatrices de la famille humaine. Il nous attend sur le seuil. Il attend chacun de nous, spécialement les plus fragiles. Il attend les enfants, tous les enfants qui souffrent de la guerre et qui souffrent de la faim; Il attend les personnes âgées, souvent contraintes à vivre dans des conditions de solitude et d’abandon; Il attend ceux qui ont perdu leur maison ou qui fuient leur terre dans le but de trouver un refuge sûr; Il attend ceux qui ont perdu ou ne trouvent pas de travail; Il attend les prisonniers qui, malgré tout, restent des enfants de Dieu, toujours des enfants de Dieu. Il attend ceux qui sont persécutés pour leur foi. Il y en a tellement.

En ce jour de fête, notre gratitude va à l’endroit de ceux qui font le bien de manière silencieuse et fidèle : je pense aux parents, aux éducateurs, aux enseignants, qui ont la grande responsabilité de former les générations futures; je pense aux agents de santé, aux forces de l’ordre, à ceux qui sont engagés dans des œuvres de charité, en particulier aux missionnaires répandus de par le monde qui apportent lumière et réconfort à tant de personnes en difficulté. À tous, nous voulons dire : merci !

Frères et sœurs, que le Jubilé soit l’occasion de remettre les dettes, en particulier celles qui pèsent sur les pays les plus pauvres. Chacun est appelé à pardonner les offenses reçues, car le Fils de Dieu, qui est né dans le froid et l’obscurité de la nuit, remet toutes nos dettes. Il est venu pour nous guérir et nous pardonner. Pèlerins de l’espérance, allons à sa rencontre ! Ouvrons-Lui les portes de nos cœurs, comme Il nous a ouvert la porte de son Cœur.

Je vous souhaite à tous un joyeux et saint Noël.

[02073-FR.02] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

Dear sisters and brothers, happy Christmas!

The mystery that never ceases to amaze and move us was renewed this night: the Virgin Mary gave birth to Jesus, the Son of God, wrapped him in swaddling clothes and laid him in a manger. That is how the shepherds of Bethlehem, filled with joy, found him, as the angels sang: “Glory to God and peace to men” (cf. Lk 2:6-14). Peace to men and women.

This event, which took place over two thousand years ago, is indeed made new thanks to the Holy Spirit, the same Spirit of Love and Life who made fruitful the womb of Mary and from her human flesh formed Jesus. Today, amid the travail of our times, the eternal Word of salvation is once more truly made incarnate, and speaks to every man and woman, to the whole world. This is the message: “I love you, I forgive you; come back to me, the door of my heart is open for you!”

Brothers and sisters, the door of God’s heart is always open; let us return to him! Let us go back to the heart that loves and forgives us! Let us be forgiven by him; let us be reconciled with him! God always forgives! God forgives everything. Let us allow ourselves to be forgiven by him.

This is the meaning of the Holy Door of the Jubilee, which I opened last night here in Saint Peter’s Basilica: it represents Jesus, the Door of salvation open for all. Jesus is the Door; the Door that the Father of mercies has opened in the midst of our world, in the midst of history, so that all of us can return to him. We are all like lost sheep; we need a Shepherd and a Door to return to the house of the Father. Jesus is that Shepherd; Jesus is the Door.

Brothers and sisters, do not be afraid! The Door is open, the door is wide open! There is no need to knock on the door. It is open. Come! Let us be reconciled with God, and then we will be reconciled with ourselves and able to be reconciled with one another, even our enemies. God’s mercy can do all things. It unties every knot; it tears down every wall of division; God’s mercy dispels hatred and the spirit of revenge. Come! Jesus is the Door of Peace.

Often we halt at the threshold of that Door; we lack the courage to cross it, because it challenges us to examine our lives. Entering through that Door calls for the sacrifice involved in taking a step forward, a small sacrifice. Taking a step towards something so great calls us to leave behind our disputes and divisions, and surrendering ourselves to the outstretched arms of the Child who is the Prince of Peace. This Christmas, at the beginning of the Jubilee Year, I invite every individual, and all peoples and nations, to find the courage needed to walk through that Door, to become pilgrims of hope, to silence the sound of arms and overcome divisions!

May the sound of arms be silenced in war-torn Ukraine! May there be the boldness needed to open the door to negotiation and to gestures of dialogue and encounter, in order to achieve a just and lasting peace.

May the sound of arms be silenced in the Middle East! In contemplating the Crib of Bethlehem, I think of the Christian communities in Palestine and in Israel, particularly the dear community in Gaza, where the humanitarian situation is extremely grave. May there be a ceasefire, may the hostages be released and aid be given to the people worn out by hunger and by war. I express my closeness to the Christian community in Lebanon, especially in the south, and to that of Syria, at this most delicate time. May the doors of dialogue and peace be flung open throughout the region, devastated by conflict. Here I also think of the Libyan people and encourage them to seek solutions that enable national reconciliation.

May the birth of the Saviour bring a new season of hope to the families of thousands of children who are dying from an outbreak of measles in the Democratic Republic of Congo, for the people of the East of that country, and of Burkina Faso, Mali, Niger and Mozambique. The humanitarian crisis that affects them is caused mainly by armed conflicts and the scourge of terrorism, aggravated by the devastating effects of climate change, resulting in the loss of life and the displacement of millions of people. My thoughts also turn to the peoples of the nations of the Horn of Africa, for whom I implore the gifts of peace, concord and fraternity. May the Son of the Most High sustain the efforts of the international community to facilitate access to humanitarian aid for the civilian population of Sudan and to initiate new negotiations for a ceasefire.

May the proclamation of Christmas bring comfort to the people of Myanmar, who, due to the ongoing clash of arms, suffer greatly and are forced to flee their homes.

May the Infant Jesus inspire the political authorities and all people of good will on the American continent to find as soon as possible effective solutions, in justice and truth, to promote social harmony, particularly in Haiti, Venezuela, Colombia and Nicaragua. May they work, particularly during this Jubilee Year, to advance the common good and respect the dignity of each person, surmounting political divisions.

May the Jubilee be an opportunity to tear down all walls of separation: the ideological walls that so often mark political life, and also physical walls, such as the division that has affected the island of Cyprus for fifty years now and has rent its human and social fabric. It is my hope that a mutually agreed solution will be found, a solution that can put an end to the division in full respect for the rights and dignity of all the Cypriot communities.

Jesus, the eternal Word of God made incarnate, is the wide-open Door; he is the wide-open Door that we are invited to enter, in order to rediscover the meaning of our existence and the sacredness of all life – for every life is sacred – and to recover the foundational values of the human family. He awaits us at the threshold. He awaits each one of us, especially the most vulnerable. He awaits the children, all those children who suffer from war and hunger. He awaits the elderly, so often forced to live in conditions of solitude and abandonment. He awaits those who have lost their homes or are fleeing their homelands in an effort to find a safe haven. He awaits all those who have lost their jobs or are unable to find work. He awaits prisoners who, everything notwithstanding, are still children of God, always children of God. He awaits all those – and there are many of them – who endure persecution for their faith.

On this festive day, let us not fail to express our gratitude to those who spend themselves, quietly and faithfully, in doing good and in serving others. I think of parents, educators and teachers, who have the great responsibility of forming future generations. I think too of healthcare workers, the forces of order and all those men and women who carry out works of charity, especially missionaries throughout the world: they bring light and comfort to so many people in difficulty. To all of them we want to say: Thank you!

Brothers and sisters, may the Jubilee be an opportunity to forgive debts, especially those that burden the poorest countries. Each of us is called to forgive those who have trespassed against us, because the Son of God, born in the cold and darkness of the night, has forgiven our own. He came to heal us and forgive us. As pilgrims of hope, let us go out to meet him! Let us open to him the doors of our hearts. Let us open to him the doors of our hearts, as he has opened to us the door of his heart.

I wish everyone a serene and blessed Christmas.

[02073-EN.02] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

Liebe Schwestern und liebe Brüder, frohe Weihnachten!

In dieser Nacht hat sich das Geheimnis erneut zugetragen, das nicht aufhört, uns zu erstaunen und zu berühren: Die Jungfrau Maria hat Jesus geboren, den Sohn Gottes, ihn in Windeln gewickelt und in eine Krippe gelegt. So haben ihn die Hirten von Betlehem voll Freude aufgefunden, während die Engel sangen: „Ehre sei Gott und Friede den Menschen“ (vgl. Lk 2,6-14). Friede den Menschen

Ja, dieses Ereignis, das vor mehr als zweitausend Jahren stattfand, erneuert sich durch das Wirken des Heiligen Geistes, desselben Geistes der Liebe und des Lebens, der Marias Schoß befruchtete und aus ihrem menschlichen Fleisch Jesus formte. Und so wird heute, in der Mühsal unserer Zeit, das ewige Wort der Erlösung noch einmal und wirklich Mensch und sagt zu jedem Mann und jeder Frau, zu der ganzen Welt – dies ist die Botschaft –: Ich liebe dich, ich vergebe dir, kehr zu mir zurück, die Tür meines Herzens ist offen für dich!

Schwestern, Brüder, die Tür des Herzens Gottes steht immer offen, kehren wir zu ihm zurück! Kehren wir zu jenem Herzen zurück, das uns liebt und uns vergibt! Lassen wir uns von ihm vergeben, lassen wir uns mit ihm versöhnen! Gott vergibt immer! Gott vergibt alles. Lassen wir uns von ihm vergeben.

Das ist die Bedeutung der Heiligen Pforte im Jubiläumsjahr, die ich gestern Abend hier in Sankt Peter geöffnet habe: Sie steht für Jesus, die Pforte des Heils, die für alle offen steht. Jesus ist die Pforte, er ist die Pforte, die der barmherzige Vater inmitten der Welt, inmitten der Geschichte, geöffnet hat, damit wir alle zu ihm zurückkehren können. Wir alle sind wie verlorene Schafe und brauchen einen Hirten und eine Pforte, um zum Haus des Vaters zurückzukehren. Jesus ist der Hirte, Jesus ist die Pforte.

Brüder, Schwestern, habt keine Angst! Die Pforte ist geöffnet, die Pforte steht weit offen! Es ist nicht nötig, an der Pforte zu klopfen. Sie ist geöffnet. Kommt! Lassen wir uns mit Gott versöhnen, dann werden wir auch mit uns selbst versöhnt sein und werden uns untereinander versöhnen können, sogar mit unseren Feinden. Die Barmherzigkeit Gottes vermag alles, sie löst jeden Knoten, sie reißt jede trennende Mauer ein, die Barmherzigkeit Gottes lässt Hass und Rachegelüste verschwinden. Kommt! Jesus ist die Pforte des Friedens.

Oft bleiben wir auf der Schwelle stehen; wir haben nicht den Mut, sie zu überschreiten, weil sie uns in Frage stellt. Durch die Pforte hindurchzugehen erfordert das Opfer, einen Schritt zu gehen – ein kleines Opfer; einen Schritt für etwas so Großes zu gehen –, es erfordert, Streitigkeiten und Spaltungen hinter sich zu lassen, um sich den offenen Armen des Kindes, das der Friedensfürst ist, zu überlassen. An diesem Weihnachtsfest, dem Beginn des Heiligen Jahres, lade ich alle Menschen, alle Völker und Nationen ein, den Mut zu haben, durch die Pforte hindurchzugehen, zu Pilgern der Hoffnung zu werden, die Waffen zum Schweigen zu bringen – die Waffen zum Schweigen zu bringen – und die Spaltungen zu überwinden!

Die Waffen sollen in der gemarterten Ukraine schweigen! Habt den Mut, die Tür für Verhandlungen sowie für Gesten des Dialogs und der Begegnung zu öffnen, um zu einem gerechten und dauerhaften Frieden zu gelangen.

Die Waffen sollen im Nahen Osten schweigen! Mit festem Blick auf die Krippe von Betlehem denke ich an die christlichen Gemeinden in Palästina und Israel, und insbesondere an die liebe Gemeinde in Gaza, wo die humanitäre Lage äußerst ernst ist. Es gebe eine Waffenruhe, die Geiseln sollen freigelassen und die von Hunger und Krieg zermürbte Bevölkerung versorgt werden. Ich bin auch der christlichen Gemeinschaft im Libanon nahe, vor allem im Süden, und derjenigen Syriens in diesem besonders heiklen Moment. Es sollen sich die Türen des Dialogs und des Friedens in der ganzen durch Konflikte zerrissenen Region öffnen. Und ich möchte an dieser Stelle auch an das libysche Volk denken und dazu ermutigen, Lösungen zu suchen, die eine nationale Versöhnung ermöglichen.

Die Geburt des Erlösers möge den Familien von Tausenden Kindern, die an einer Masernepidemie in der Demokratischen Republik Kongo sterben, sowie den Menschen im Osten des Landes und denen in Burkina Faso, Mali, Niger und Mosambik eine Zeit der Hoffnung bringen. Die humanitäre Krise, von der sie betroffen sind, wird hauptsächlich durch bewaffnete Konflikte und die Geißel des Terrorismus verursacht sowie durch die verheerenden Auswirkungen des Klimawandels verschärft, die zum Verlust von Menschenleben und zur Flucht von Millionen von Menschen führen. Ich denke auch an die Völker in den Ländern am Horn von Afrika, für die ich das Geschenk des Friedens, der Eintracht und der Geschwisterlichkeit erflehe. Der Sohn des Allmächtigen Gottes unterstütze die Bemühungen der internationalen Gemeinschaft, den Zugang der Zivilbevölkerung im Sudan zu humanitärer Hilfe zu begünstigen und neue Verhandlungen im Hinblick auf einen Waffenstillstand einzuleiten. Die Botschaft von Weihnachten möge den Menschen in Myanmar Trost spenden, die aufgrund der anhaltenden bewaffneten Auseinandersetzungen schwer leiden und zur Flucht aus ihren Wohnorten gezwungen sind.

Das Christkind erleuchte die politischen Verantwortlichen und alle Menschen guten Willens auf dem amerikanischen Kontinent, um in der Wahrheit und in der Gerechtigkeit so schnell wie möglich wirkungsvolle Lösungen zu finden, um die soziale Eintracht zu fördern, insbesondere denke ich an Haiti, Venezuela, Kolumbien und Nicaragua. Gerade in diesem Heiligen Jahr sollen sie sich dafür einsetzen, das Gemeinwohl aufzubauen, die Würde eines jeden Menschen wiederzuentdecken und die politischen Spaltungen zu überwinden.

Das Heilige Jahr soll eine Gelegenheit sein, alle trennenden Mauern einzureißen: die ideologischen, die oft das politische Leben prägen, und auch die tatsächlichen, wie die Teilung, die seit fünfzig Jahren die Insel Zypern betrifft und deren menschliches und soziales Gefüge zerrissen hat. Ich hoffe, dass eine einvernehmliche Lösung gefunden werden kann, eine Lösung, die der Teilung ein Ende setzt und gleichzeitig die Rechte und die Würde aller Gemeinschaften Zyperns vollumfänglich respektiert.

Jesus, das menschgewordene, ewige Wort Gottes, ist die weit geöffnete Pforte; er ist die weit geöffnete Pforte und wir sind eingeladen, durch sie hindurchzugehen, um den Sinn unseres Daseins und die Heiligkeit jeglichen Lebens wiederzuentdecken – jedes Leben ist heilig –, um zu den Grundwerten der Menschheitsfamilie zurückzufinden. Er erwartet uns auf der Schwelle. Er erwartet jeden von uns, besonders die Schwächsten. Er erwartet die Kinder, alle Kinder, die unter Krieg leiden und unter Hunger leiden. Er erwartet die alten Menschen – unsre Vorfahren –, die oft gezwungen sind, in Einsamkeit und Verlassenheit zu leben. Er erwartet diejenigen, die ihr Zuhause verloren haben oder aus ihrer Heimat fliehen, um eine sichere Zufluchtsstätte zu finden. Er erwartet diejenigen, die ihre Arbeit verloren haben oder keine finden können. Er erwartet die Gefangenen, die trotz allem Kinder Gottes bleiben, immer Kinder Gottes bleiben. Er erwartet diejenigen, die wegen ihres Glaubens verfolgt werden. Davon gibt es viele.

An diesem Festtag dürfen wir es nicht versäumen, all jenen zu danken, die im Stillen und in Treue so viel Gutes tun: Ich denke an die Eltern, Erzieher, Lehrer, die die große Verantwortung tragen, die künftigen Generationen heranzubilden. Ich denke an die Mitarbeiter im Gesundheitswesen, an die Ordnungskräfte, an diejenigen, die in Wohltätigkeitsorganisationen arbeiten, und besonders an die Missionare, die über die ganze Welt verstreut sind und so vielen Menschen in Not Licht und Trost bringen. Ihnen allen sagen wir: danke! Danke.

Brüder und Schwestern, das Heilige Jahr soll eine Gelegenheit sein, um Schulden zu erlassen, insbesondere solche, die die ärmsten Länder belasten. Alle sind aufgerufen, erfahrenes Unrecht zu vergeben, denn der Sohn Gottes, der in der Kälte und Dunkelheit der Nacht geboren wurde, vergibt uns all unsere Schuld. Er ist gekommen, um uns zu heilen und um uns zu vergeben. Lasst uns ihm als Pilger der Hoffnung entgegengehen! Öffnen wir ihm die Türen unserer Herzen. Öffnen wir ihm die Türen unserer Herzen, so wie er die Tür seines Herzens für uns weit geöffnet hat.

Allen wünsche ich ein friedvolles, heiliges Weihnachtsfest.

[02073-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

Queridos hermanas y hermanos: ¡Feliz Navidad!

Anoche se ha renovado el misterio que no cesa de asombrarnos y conmovernos: la Virgen María dio a luz a Jesús, el Hijo de Dios, lo envolvió en pañales y lo acostó en un pesebre. Así lo encontraron los pastores de Belén, llenos de alegría, mientras los ángeles cantaban: “Gloria a Dios y paz a los hombres” (cf. Lc 2,6-14). Paz a los hombres.

Sí, este acontecimiento, ocurrido hace más de dos mil años, se renueva por obra del Espíritu Santo, el mismo Espíritu de amor y de vida que fecundó el seno de María y de su carne humana formó a Jesús. Y así hoy, en los afanes de nuestro tiempo, realmente se encarna de nuevo la Palabra eterna de salvación, que dice a cada hombre y a cada mujer; que dice al mundo entero este es el mensaje—: Yo te amo, yo te perdono, vuelve a mí, la puerta de mi corazón está abierta para ti.

Hermanas y hermanos, la puerta del corazón de Dios está siempre abierta, regresemos a Él. Volvamos al corazón que nos ama y nos perdona. Dejémonos perdonar por Él, dejémonos reconciliar con Él. Dios perdona siempre, Dios perdona todo. Dejémonos perdonar por Él.

Este es el significado de la Puerta Santa del Jubileo, que ayer por la noche abrí aquí en San Pedro: representa a Jesús, Puerta de salvación abierta a todos. Jesús es la Puerta; es la Puerta que el Padre misericordioso ha abierto en medio del mundo, en medio de la historia, para que todos podamos volver a Él. Todos somos como ovejas perdidas y tenemos necesidad de un Pastor y de una Puerta para regresar a la casa del Padre. Jesús es el Pastor, Jesús es la Puerta.

Hermanas y hermanos, no tengan miedo. La Puerta está abierta, la puerta está abierta de par en par. No es necesario tocar a la puerta. Está abierta. Vengan, dejémonos reconciliar con Dios, y entonces nos reconciliaremos con nosotros mismos y podremos reconciliarnos entre nosotros, incluso con nuestros enemigos. La misericordia de Dios lo puede todo, desata todo nudo, abate todo muro que divide, la misericordia de Dios disipa el odio y el espíritu de venganza. Vengan, Jesús es la Puerta de la paz.

Con frecuencia nos detenemos en el umbral; no tenemos el valor para atravesarlo, porque nos interpela. Entrar por la Puerta requiere el sacrificio de dar un paso adelante, de dejar atrás contiendas y divisiones, para abandonarnos en los brazos abiertos del Niño que es el Príncipe de la paz. En esta Navidad, inicio del Año jubilar, invito a todas las personas, a todos los pueblos y naciones a armarse de valor para cruzar la Puerta, a hacerse peregrinos de esperanza, a silenciar las armas y superar las divisiones.

Que callen las armas en la martirizada Ucrania. Que se tenga la audacia de abrir la puerta a las negociaciones y a los gestos de diálogo y de encuentro, para llegar a una paz justa y duradera.

Que callen las armas en Oriente Medio. Con los ojos fijos en la cuna de Belén, dirijo mi pensamiento a las comunidades cristianas de Palestina e Israel, y en particular a la comunidad de Gaza, donde la situación humanitaria es gravísima. Que cese el fuego, que se liberen los rehenes y se ayude a la población extenuada por el hambre y la guerra. Llevo en el corazón también a la comunidad cristiana del Líbano, sobre todo del sur, y a la de Siria, en este momento tan delicado. Que se abran las puertas del diálogo y de la paz en toda la región, lacerada por el conflicto. Y quiero recordar aquí también al pueblo libio, animándolo a buscar soluciones que permitan la reconciliación nacional.

Que el nacimiento del Salvador traiga un tiempo de esperanza a las familias de miles de niños que están muriendo a causa de la epidemia de sarampión en la República Democrática del Congo, así como a las poblaciones del oriente de ese país y a las de Burkina Faso, de Malí, de Níger y de Mozambique. La crisis humanitaria que las golpea está causada principalmente por conflictos armados y por la plaga del terrorismo y se agrava por los efectos devastadores del cambio climático, que provoca la pérdida de vidas humanas y el desplazamiento de millones de personas. Pienso también en las poblaciones de los países del Cuerno de África para los que imploro los dones de la paz, la concordia y la fraternidad. Que el Hijo del Altísimo sostenga el compromiso de la comunidad internacional para favorecer el acceso de la población civil de Sudán a las ayudas humanitarias y poner en marcha nuevas negociaciones con el propósito de un alto el fuego.

Que el anuncio de la Navidad traiga consuelo a los habitantes de Myanmar, que, a causa de los continuos enfrentamientos armados, padecen grandes sufrimientos y son obligados a huir de sus casas.

Que el Niño Jesús inspire a las autoridades políticas y a todas las personas de buena voluntad del continente americano, con el fin de encontrar lo antes posible soluciones eficaces en la verdad y la justicia, para promover la armonía social, en particular pienso en Haití, Venezuela, Colombia y Nicaragua, y se trabaje, especialmente durante este Año jubilar, para edificar el bien común y redescubrir la dignidad de cada persona, superando las divisiones políticas.

Que el Jubileo sea ocasión para derribar todos los muros de separación: los ideológicos, que tantas veces marcan la vida política, y también los materiales, como la división que afecta desde hace ya cincuenta años a la isla de Chipre y que ha lacerado el tejido humano y social. Hago votos para que se pueda alcanzar una solución compartida, una solución que ponga fin a la división respetando plenamente los derechos y la dignidad de todas las comunidades chipriotas.

Jesús, el Verbo eterno de Dios hecho hombre, es la Puerta abierta de par en par; es la Puerta abierta de par en par que estamos invitados a pasar para redescubrir el sentido de nuestra existencia y la sacralidad de cada vida —cada vida es sagrada—, y para recuperar los valores fundamentales de la familia humana. Él nos espera en ese umbral. Nos espera a cada uno de nosotros, especialmente a los más frágiles. Espera a los niños, a todos los niños que sufren por la guerra y sufren por el hambre. Espera a los ancianos —nuestros ancestros—, obligados muchas veces a vivir en condiciones de soledad y abandono. Espera a cuantos han perdido la propia casa o huyen de su tierra, tratando de encontrar un refugio seguro. Espera a cuantos han perdido o no encuentran trabajo. Espera a los encarcelados que, a pesar de todo, son hijos de Dios, siguen siendo hijos de Dios. Espera a cuantos son perseguidos por su fe. Que son muchos.

En este día de fiesta, que no falte nuestra gratitud hacia quien se esmera al máximo por el bien de manera silenciosa y fiel. Pienso en los padres, los educadores y los maestros, que tienen la gran responsabilidad de formar a las nuevas generaciones; pienso en el personal sanitario, en las fuerzas del orden, en cuantos llevan adelante obras de caridad, especialmente en los misioneros esparcidos por el mundo, que llevan luz y consuelo a tantas personas en dificultad. A todos ellos queremos decirles: ¡gracias!

Hermanos y hermanas, que el Jubileo sea la ocasión para perdonar las deudas, especialmente aquellas que gravan sobre los países más pobres. Cada uno de nosotros está llamado a perdonar las ofensas recibidas, porque el Hijo de Dios, que nació en la fría oscuridad de la noche, perdona todas nuestras ofensas. Él ha venido a curarnos y perdonarnos. Peregrinos de esperanza, vayamos a su encuentro. Abrámosle las puertas de nuestro corazón. Abrámosle las puertas de nuestro corazón, como Él nos ha abierto de par en par la puerta del suyo.

A todos les deseo una serena y santa Navidad.

[02073-ES.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

Queridas irmãs, queridos irmãos, Feliz Natal!

Nesta noite, renovou-se o mistério que não cessa de nos maravilhar e comover: a Virgem Maria deu à luz Jesus, o Filho de Deus, envolveu-O em panos e recostou-O numa manjedoura. Foi assim que os pastores de Belém, cheios de alegria, O encontraram, enquanto os anjos cantavam: “Glória a Deus e paz aos homens” (cf. Lc 2, 6-14). E paz aos homens!

Este acontecimento, que teve lugar há mais de dois mil anos, renova-se por obra do Espírito Santo, o mesmo Espírito de Amor e de Vida que fecundou o ventre de Maria e da sua carne humana formou Jesus. E assim, hoje, nas tribulações do nosso tempo, se encarna de novo e realmente a Palavra eterna de salvação, que diz a cada homem, a cada mulher, e ao mundo inteiro – é esta a mensagem –: Eu amo-te, perdoo-te, volta para mim, a porta do meu coração está aberta para ti!

Irmãs, irmãos, a porta do coração de Deus está sempre aberta: voltemos para Ele! Regressemos ao coração que nos ama e perdoa! Deixemo-nos perdoar por Ele, deixemo-nos reconciliar com Ele! Deus perdoa sempre! Deus perdoa tudo! Deixemo-nos perdoar por Ele!

É este o significado da Porta Santa do Jubileu, que abri ontem à noite aqui em São Pedro: ela representa Jesus, a Porta da salvação aberta para todos. Jesus é a Porta; é a Porta que o Pai misericordioso abriu no meio do mundo, no meio da história, para que todos possamos voltar para Ele. Todos nós somos como ovelhas tresmalhadas e precisamos de um Pastor e de uma Porta para regressar à casa do Pai. Jesus é o Pastor, Jesus é a Porta.

Irmãos e irmãs, não tenhais medo! A Porta está aberta, a porta está escancarada! Não é necessário bater à porta. Ela está aberta! Vinde! Deixemo-nos reconciliar com Deus, e então reconciliar-nos-emos connosco mesmos e poderemos reconciliar-nos uns com os outros, até com os nossos inimigos. A misericórdia de Deus tudo pode, desfaz todos os nós, derruba todos os muros de divisão, a misericórdia de Deus dissolve o ódio e o espírito de vingança. Vinde! Jesus é a Porta da Paz.

Muitas vezes paramos apenas na soleira da porta e não temos a coragem de a atravessar, porque ela nos interpela. Entrar pela Porta exige o sacrifício de dar um passo – pequeno sacrifício; dar um passo para uma coisa tão grande –, exige deixar para trás contendas e divisões, para se abandonar nos braços abertos do Menino que é o Príncipe da Paz. Neste Natal, início do Ano jubilar, convido todas as pessoas, todos os povos e nações a terem a coragem de atravessar a Porta, a tornarem-se peregrinos da esperança, a calarem as armas – a calarem as armas! – e a superarem as divisões!

Calem-se as armas na martirizada Ucrânia! Tenha-se a audácia de abrir a porta às negociações e aos gestos de diálogo e de encontro, para alcançar uma paz justa e duradoura.

Calem-se as armas no Médio Oriente! Com os olhos postos no berço de Belém, dirijo o meu pensamento para as comunidades cristãs da Palestina e de Israel e, em particular, à querida comunidade de Gaza, onde a situação humanitária é gravíssima. Haja um cessar-fogo, libertem-se os reféns e ajude-se a população esgotada por causa da fome e da guerra. Sinto-me próximo também da comunidade cristã no Líbano, especialmente a do sul, e da que se encontra na Síria, neste momento tão delicado. Abram-se as portas do diálogo e da paz em toda a região, dilacerada pelo conflito. E quero ainda aqui recordar o povo líbio, encorajando-o a procurar soluções que permitam a reconciliação nacional.

Que o nascimento do Salvador traga um tempo de esperança às famílias de milhares de crianças que estão a morrer devido a uma epidemia de sarampo na República Democrática do Congo, bem como às populações do leste do país e às do Burkina Faso, Mali, Níger e Moçambique. A crise humanitária que os afeta é causada principalmente por conflitos armados e pelo flagelo do terrorismo, e é agravada pelos efeitos devastadores das alterações climáticas, que provocam a perda de vidas humanas e o deslocamento forçado de milhões de pessoas. Penso também nos povos dos países do Corno de África, para os quais imploro os dons da paz, da concórdia e da fraternidade. Que o Filho do Altíssimo sustente os esforços da comunidade internacional para facilitar o acesso da população civil do Sudão à ajuda humanitária e para suscitar novas negociações em vista de um cessar-fogo.

O anúncio do Natal traga conforto aos habitantes de Myanmar, que sofrem imenso, devido aos contínuos confrontos armados, e são obrigados a fugir das próprias casas.

Que o Menino Jesus inspire as autoridades políticas e todas as pessoas de boa vontade do continente americano, para que, na verdade e na justiça, encontrem quanto antes soluções eficientes, para promover a harmonia social; penso especialmente no Haiti, na Venezuela, na Colômbia e na Nicarágua, e se trabalhar, sobretudo neste Ano Jubilar, na construção do bem comum e na redescoberta da dignidade de cada pessoa, superando as divisões políticas.

O Jubileu seja uma oportunidade para derrubar todos os muros de separação: os ideológicos, que tantas vezes marcam a vida política, e também os físicos, como a divisão que há cinquenta anos atinge a ilha do Chipre e que dilacerou o seu tecido humano e social. Desejo que seja possível alcançar uma solução compartilhada, uma solução que ponha termo à divisão, respeitando plenamente os direitos e a dignidade de todas as comunidades cipriotas.

Jesus, o Verbo eterno de Deus feito homem, é a Porta escancarada; é a Porta escancarada que somos convidados a atravessar para redescobrir o sentido da existência e a sacralidade de todas as vidas – todas as vidas são sagradas –, e para recuperar os valores basilares da família humana. Ele espera-nos na soleira da porta. Espera por cada um de nós, sobretudo pelos mais frágeis: espera as crianças, todas as crianças que sofrem por causa da guerra e da fome; espera os idosos, os nossos antepassados, muitas vezes obrigados a viver em condições de solidão e abandono; espera aqueles que perderam a própria casa ou fogem da sua terra para tentar encontrar um refúgio seguro; espera os que perderam ou não encontram trabalho; espera os prisioneiros que, apesar de tudo, continuam a ser filhos de Deus, sempre a ser filhos de Deus; espera aqueles que são perseguidos por causa da sua fé e são tantos!

Neste dia de festa, não pode faltar a nossa gratidão para com aqueles que, de forma silenciosa e fiel, se dedicam ao bem: estou a pensar nos pais, educadores e professores, que têm a grande responsabilidade de formar as gerações futuras; estou a pensar nos profissionais de saúde, nas forças de segurança, naqueles que se empenham em obras de caridade, especialmente nos missionários espalhados pelo mundo, que levam luz e conforto a tantas pessoas em dificuldade. A todos eles queremos dizer: obrigado, obrigado!

Irmãos e irmãs, que o Jubileu seja uma ocasião para perdoar as dívidas, sobretudo as que oneram os países mais pobres. Cada um é chamado a perdoar as ofensas recebidas, porque o Filho de Deus, que nasceu no frio e na escuridão da noite, nos perdoa tudo. Ele veio para nos curar e perdoar. Peregrinos de esperança, saiamos ao seu encontro! Abramos-Lhe as portas do nosso coração. Abramos-Lhe as portas do nosso coração, tal como Ele nos escancarou a porta do seu Coração.

Desejo a todos um Feliz e Santo Natal.

[02073-PO.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

Drogie Siostry i drodzy Bracia, dobrych Świąt Bożego Narodzenia!

Tej nocy na nowo dokonało się misterium, które nigdy nie przestaje nas zadziwiać i wzruszać: Dziewica Maryja wydała na świat Jezusa, Syna Bożego, owinęła Go w pieluszki i złożyła w żłobie. Tak znaleźli Go pasterze z Betlejem, pełni radości, podczas gdy aniołowie śpiewali: „Chwała Bogu, a ludziom pokój” (por. Łk 2, 6-14). A ludziom pokój.

Tak, to wydarzenie, które miało miejsce ponad dwa tysiące lat temu, na nowo dokonuje się poprzez działanie Ducha Świętego, tego samego Ducha Miłości i Życia, który uczynił brzemiennym łono Maryi i z Jej ludzkiego ciała ukształtował Jezusa. I tak jest dzisiaj, w bólach naszych czasów, odwieczne Słowo zbawienia ponownie prawdziwie przyjmuje ciało, mówiąc do każdego mężczyzny i każdej kobiety, mówiąc do całego świata – to jest orędzie – „Ja cię miłuję, ja ci przebaczam, powróć do mnie, drzwi mojego Serca są otwarte!

Siostry, bracia, drzwi Serca Boga są zawsze otwarte, powróćmy do Niego! Powróćmy do Serca, które nas miłuje i nam przebacza! Pozwólmy, aby nam przebaczył, pozwólmy, aby pojednał nas ze Sobą! Bóg zawsze przebacza! Bóg wszystko przebacza! Przyjmijmy Jego przebaczenie.

To oznaczają Drzwi Święte Jubileuszu, które otworzyłem wczoraj wieczorem tutaj, u Świętego Piotra: przedstawiają one Jezusa, Bramę zbawienia otwartą dla wszystkich. Jezus jest Bramą; jest Bramą, którą miłosierny Ojciec otworzył pośrodku świata, pośrodku historii, abyśmy wszyscy mogli do Niego powrócić. Wszyscy jesteśmy jak zagubione owce i potrzebujemy Pasterza oraz Bramy, aby powrócić do domu Ojca. Jezus jest Pasterzem, Jezus jest Bramą.

Bracia, siostry, nie lękajcie się! Drzwi są otwarte, Drzwi są szeroko otwarte! Nie potrzeba kołatać do Drzwi. Są otwarte. Przyjdźcie! Pojednajmy się z Bogiem, a wówczas będziemy pojednani z samym sobą i będziemy mogli pojednać się między nami, nawet z naszymi nieprzyjaciółmi. Boże miłosierdzie może wszystko, rozwiązuje każdy węzeł, burzy wszelki mur podziału, Boże miłosierdzie gasi nienawiść i ducha zemsty. Przyjdźcie! Jezus jest Bramą pokoju.

Często zatrzymujemy się jedynie na progu; nie mamy odwagi go przekroczyć, ponieważ stanowi dla nas wyzwanie. Wejście przez Drzwi wymaga ofiary postawienia kroku – małej ofiary; zrobienia kroku ku czemuś tak wielkiemu – wymaga pozostawienia za sobą sporów i podziałów, aby powierzyć się otwartym ramionom Dzieciątka, które jest Księciem Pokoju. W te Święta Bożego Narodzenia, na początku Roku Jubileuszowego, zachęcam każdą osobę, każdy naród i kraj, aby mieli odwagę przekroczyć Drzwi, żeby stali się pielgrzymami nadziei, aby uciszyli broń i przezwyciężyli podziały!

Niech zamilknie broń na udręczonej Ukrainie! Niech nie zabraknie odwagi, aby otworzyć drzwi do negocjacji i gestów dialogu i spotkania, żeby osiągnąć sprawiedliwy i trwały pokój.

Niech zamilknie broń na Bliskim Wschodzie! Ze wzrokiem utkwionymi w kolebce betlejemskiej, kieruję moje myśli ku wspólnotom chrześcijańskim w Palestynie i Izraelu, a szczególnie w drogiej wspólnocie w Gazie, gdzie sytuacja humanitarna jest niezwykle poważna. Niech wstrzymany będzie ogień, niech zostaną uwolnieni zakładnicy, i niech dotrze pomoc dla ludności wyczerpanej głodem i wojną. Jestem również blisko wspólnoty chrześcijańskiej w Libanie, zwłaszcza na południu, oraz w Syrii, w tym bardzo delikatnym momencie. Niech drzwi dialogu i pokoju zostaną otwarte w całym regionie, rozdartym konfliktem. Pragnę również wspomnieć tutaj naród libijski, zachęcając go do poszukiwania rozwiązań, które pozwolą na pojednanie narodowe.

Niech narodziny Zbawiciela przyniosą czas nadziei rodzinom tysięcy dzieci, które umierają z powodu epidemii odry w Demokratycznej Republice Konga, a także mieszkańcom jej wschodniej części i ludności Burkina Faso, Mali, Nigru i Mozambiku. Kryzys humanitarny, który ich dotyka, jest spowodowany głównie konfliktami zbrojnymi i plagą terroryzmu, a pogłębiają go niszczycielskie następstwa zmian klimatycznych, skutkujące utratą życia i przesiedleniem milionów ludzi. Myślę również o ludach krajów Rogu Afryki, dla których błagam o dary pokoju, zgody i braterstwa. Niech Syn Najwyższego wspiera wysiłki społeczności międzynarodowej, aby ułatwić dostęp do pomocy humanitarnej dla ludności cywilnej Sudanu oraz zainicjować nowe negocjacje, mające na celu zawieszenie broni. Niech zwiastowanie Bożego Narodzenia przyniesie pociechę mieszkańcom Mjanmy, którzy z powodu ciągłych starć zbrojnych doświadczają wielkich cierpień i są zmuszeni do ucieczki ze swoich domów.

Niech Dzieciątko Jezus natchnie władze polityczne i wszystkich ludzi dobrej woli na kontynencie amerykańskim, do jak najszybszego znalezienia skutecznych rozwiązań, w prawdzie i sprawiedliwości, w celu wspierania harmonii społecznej – myślę szczególnie o Haiti, Wenezueli, Kolumbii i Nikaragui – oraz do działań, zwłaszcza w tym Roku Jubileuszowym, na rzecz budowania dobra wspólnego i ponownego odkrycia godności każdej osoby, przezwyciężając podziały polityczne.

Niech ten Jubileusz będzie okazją do zburzenia wszystkich murów podziału: ideologicznych, które tak często naznaczają życie polityczne, i także fizycznych, takich jak podział, który od pięćdziesięciu lat dotyka wyspę Cypr i rozdziera jej tkankę ludzką i społeczną. Żywię nadzieję, że uda się osiągnąć wspólnie uzgodnione rozwiązanie, rozwiązanie, które położy kres podziałowi z pełnym poszanowaniem praw i godności wszystkich wspólnot cypryjskich.

Jezus, odwieczne Słowo Boga, które stało się człowiekiem, jest szeroko otwartymi Drzwiami; jest szeroko otwartymi Drzwiami, do których przejścia jesteśmy zaproszeni, aby odkryć na nowo sens naszego istnienia i świętości każdego życia – każde życie jest święte – oraz aby odzyskać wartości leżące u podstaw rodziny ludzkiej. On czeka na nas u progu. Czeka na każdego z nas, zwłaszcza na tych najsłabszych: czeka na dzieci, wszystkie dzieci, które cierpią z powodu wojny i cierpią z powodu głodu; czeka na osoby starsze, często zmuszone do życia w warunkach samotności i opuszczenia; czeka na tych, którzy utracili swoje domy lub uciekają ze swojej ziemi, próbując znaleźć bezpieczne schronienie; czeka na tych, którzy stracili lub nie mogą znaleźć pracy; czeka na więźniów, którzy, mimo wszystko, pozostają dziećmi Bożymi, zawsze dziećmi Bożymi; czeka na tych, którzy są prześladowani z powodu swej wiary. Jest ich wielu.

W ten świąteczny dzień niech nie zabraknie naszej wdzięczności tym, którzy czynią dobro w sposób cichy i wierny: myślę o rodzicach, wychowawcach i nauczycielach, na których spoczywa wielka odpowiedzialność formowania przyszłych pokoleń; myślę o pracownikach służby zdrowia, funkcjonariuszach służb mundurowych, osobach zaangażowanych w dzieła miłosierdzia, a zwłaszcza o misjonarzach rozsianych po całym świecie, którzy niosą światło i pociechę bardzo wielu osobom, znajdującym się w trudnościach. Im wszystkim chcemy powiedzieć: dziękujemy!

Bracia i siostry, niech Jubileusz będzie okazją do darowania długów, zwłaszcza tych, które obciążają kraje najuboższe. Każdy jest wezwany do przebaczenia doznanych krzywd, ponieważ Syn Boży, który narodził się w zimnie i ciemności nocy, daruje wszystkie nasze winy. On przyszedł, aby nas uzdrowić i nam przebaczyć. Jako pielgrzymi nadziei, wyjdźmy Mu na spotkanie! Otwórzmy Mu drzwi naszych serc. Otwórzmy Mu drzwi naszych serc, tak jak On otworzył nam na oścież drzwi swojego Serca.

Życzę wszystkim spokojnych Świąt Bożego Narodzenia.

[02073-PL.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua araba

رسالة قداسة البابا فرنسيس

إلى مدينة روما والعالم

في مناسبة عيد الميلاد

الأربعاء 25 كانون الأوّل/ديسمبر 2024

أيّها الإخوة والأخوات الأعزّاء، عيد ميلاد مجيد!

في هذه الليلة تجدّد السّرّ الذي لا يتوقّف عن إدهاشنا والتأثير فينا: مريم العذراء ولدت يسوع، ابن الله، ولفّته باللفائف ووضعته في مذود. هكذا وجده رعاة بيت لحم، الذين غمرهم الفرح، بينما كانت الملائكة ترنّم: ”المجد لله والسّلام للنّاس“ (راجع لوقا 2، 6-14). السّلام للنّاس.

نعم، هذا الحدث الذي وقع منذ أكثر من ألفي سنة، يتجدّد بقوّة الرّوح القدس، روح المحبّة والحياة نفسه الذي أخصب أحشاء مريم وكوَّن يسوع من جسدها البشريّ. واليوم أيضًا، في وسط معاناة هذا الزّمن، يتجسّد كلمة الخلاص الأزليّ حقًّا من جديد، ويقول لكلّ رجل ولكلّ امرأة، ولكلّ العالم: أنا أحبّك، وأنا أغفر لك، عُد إليّ، فباب قلبي مفتوح لك!

أيّها الإخوة والأخوات، باب قلب الله مفتوح دائمًا، لِنَعُد إليه! لِنَعُد إلى القلب الذي يحبّنا ويغفر لنا! لِنَقبَل المغفرة منه، ولنتصالح معه. الله يغفر دائمًا! الله يغفر كلّ شيء. لِنَقبَل المغفرة منه.

هذا هو معنى الباب المقدّس لليوبيل، الذي فتحته الليلة الماضيّة هنا في كنيسة القدّيس بطرس: إنّه يمثّل يسوع، باب الخلاص المفتوح للجميع. يسوع هو الباب الذي فتحه الآب الرّحيم في وسط العالم، وفي وسط التّاريخ، حتّى يستطيع الجميع أن يعودوا إليه. كلّنا مثل الخراف الضّالّة، نحتاج إلى راعٍ وباب لنعود إلى بيت الآب. يسوع هو الرّاعي، ويسوع هو الباب.

أيّها الإخوة والأخوات، لا تخافوا! الباب مفتوح، ومفتوح على مصراعيه! تعالوا! لنتصالح مع الله، فنتصالح مع أنفسنا ونتمكّن من أن نتصالح في ما بيننا، حتّى مع أعدائنا. نعم، رحمة الله قادرة على كلّ شيء، وتحلّ كلّ عقدة، وتهدم كلّ جدار يفصلنا، وتذيب الكراهية وروح الانتقام. تعالوا! يسوع هو باب السّلام.

نحن نتوقّف مرارًا عند العتبة فقط، ولا نملك الشّجاعة لنتجاوزها، لأنّها تبدأ بمساءلتنا. الدّخول من الباب يتطلّب منّا أن نضحّي فنخطو خطوة، ونترك وراءنا الخلافات والانقسامات، لكي نستسلم بين ذراعَي الطّفل يسوع المفتوحة، الذي هو أمير السّلام. في عيد الميلاد هذا، بداية سنة اليوبيل، أدعو كلّ شخص، وكلّ شعب وأمّة إلى أن يتحلّوا بالشّجاعة ليعبروا الباب، ويكونوا حجّاج رجاء، ويُسكتوا الأسلحة ويتغلّبوا على الانقسامات!

لتصمت الأسلحة في أوكرانيا المعذّبة! وليكن لنا الجرأة لنفتح الباب أمام التّفاوض وأعمال الحوار واللقاء، للوصول إلى سلام عادل ودائم.

لتصمت الأسلحة في الشّرق الأوسط! ومع عيوننا مركّزة على مهد بيت لحم، أوجّه فكري إلى الجماعات المسيحيّة في فلسطين وإسرائيل، ولا سيّما إلى الجماعة العزيزة في غزّة، حيث الوضع الإنسانيّ خطير جدًّا. ليتوقّف إطلاق النّار، ولتُحرَّر الرّهائن، ولتُقدَّم المساعدة للسّكان المنهكين من الجوع والحرب. أنا قريبٌ أيضًا من الجماعة المسيحيّة في لبنان، وخاصّة في الجنوب، والجماعة المسيحيّة في سورية، في هذه اللحظة الحسّاسة كثيرًا. لتُفتَح أبواب الحوار والسّلام في كلّ المنطقة التي يمزّقها الصّراع. وأريد أن أذكر هنا أيضًا الشّعب الليبيّ، وأشجّع على البحث عن حلول تحقّق المصالحة الوطنيّة.

لتحمل ولادة المخلص زمن رجاءٍ لعائلات آلاف الأطفال الذين يموتون بسبب وباء الحِصبة في جمهوريّة الكونغو الديمقراطيّة، وأيضًا لشعوب شرق البلاد وشعوب بوركينا فاسو، ومالي، والنّيجر وموزمبيق. الأزمة الإنسانيّة التي تؤثّر عليهم ناجمة أساسًا عن النّزاعات المسلّحة وآفة الإرهاب، وتفاقمت بسبب الآثار المدمّرة لتغيّر المناخ، التي تتسبّب في فقدان الأرواح البشريّة ونزوح الملايين. وأفكّر أيضًا في شعوب دول القرن الأفريقيّ وألتمس لهم عطيّة السّلام والوئام والأخوّة. ليسند ابن الله العليّ جهود المجتمع الدوليّ لتعزيز وصول المساعدات الإنسانيّة للسّكان المدنيّين في السّودان، والشّروع في مفاوضات جديدة لوقف إطلاق النّار.

ليحمِل إعلان عيد الميلاد العزاء لسُكّان الميانمار، الذين يتألّمون آلامًا شديدة بسبب الاشتباكات المسلّحة المستمرّة، ويُجبرون على الهروب من بيوتهم.

ليلهم الطّفل يسوع السُّلُطات السّياسيّة وكلّ الأشخاص ذوي النّوايا الحسنة في القارّة الأمريكيّة، لكي يجدوا حلولًا فعّالة قريبًا في الحقّ والعدل، لتعزيز الانسجام الاجتماعيّ، خاصّة في هاييتي، وفنزويلا وكولومبيا ونيكاراغوا، ويعملوا، خصوصًا في سنة اليوبيل هذه، لبناء الخير العام ورؤية وتأييد كرامة كلّ إنسان، متجاوزين الانقسامات السّياسيّة.

لتكن سنة اليوبيل فرصةً لهدم كلّ الجدران الفاصلة: سواء كانت أيديولوجيّة، وهي التي تَسِمُ مرارًا الحياة السّياسيّة، أو جسديّة، مثل الانقسام الذي طال أمده منذ خمسين سنة في جزيرة قبرص ومزّق نسيجها البشريّ والاجتماعيّ. آمل أن يتمكّنوا من الوصول إلى حلّ مشترك ينهي الانقسام مع احترام كامل لحقوق وكرامة جميع الجماعات القبرصيّة.

يسوع، كلمة الله الأزليّ الذي صار بشّرًا، هو الباب المفتوح على مصراعيه، ونحن مدعوّون إلى أن نعبره لنكتشف من جديد معنى حياتنا وقدسيّة كلّ حياة، ونستعيد القِيَم الأساسيّة للعائلة البشريّة. إنّه واقف على العتبة ينتظرنا. ينتظر كلّ واحد منّا، وخاصّة المستضعفين: ينتظر الأطفال، جميع الأطفال الذين يتألّمون من الحرب والجوع، وينتظر كبار السّنّ الذين يُجبرون مرارًا على العيش في ظروف العزلة والخذلان، وينتظر الذين فقدوا بيوتهم أو هربوا من أرضهم في محاولة للبحث عن مأوى آمن، وينتظر الذين فقدوا عملهم أو لا يجدون عملًا، وينتظر السّجناء، فهم أبناء الله دائمًا، رغم كلّ شيء، وينتظر المضطهدين بسبب إيمانهم.

في يوم العيد هذا، لا يَغِبْ عنا أن نشكر ونعبِّر عن تقديرنا للذين يبذلون قصارى جهدهم لعمل الخير بهدوء وأمانة: أفكّر في الوالدين والمربّين والمعلّمين، الذين تقع على عاتقهم مسؤوليّة كبيرة في تنشئة أجيال المستقبل، وأفكّر في العاملين في مجال الصّحّة، وقوات الأمن، وكلّ الذين يلتزمون في أعمال المحبّة، خاصّة المرسلين المنتشرين في العالم، الذين يحملون النّور والعزاء للكثيرين الغارقين في الصّعاب. لهم جميعًا نريد أن نقول: شكرًا!

إخوتي وأخواتي، ليكن اليوبيل فرصةً لإلغاء الدّيون، خاصّة تلك التي تُثقِلُ كاهل البلدان الفقيرة. كلّ واحد مدعوٌ إلى أن يغفر الإساءات التي أصابته، لأنّ ابن الله، الذي وُلِدَ في البرد وظلام الليل، يغفر كلّ ديوننا. جاء ليشفينا ويغفر لنا. كلّنا حجّاج رجاء، لنذهب للقائه! ولنفتح له أبواب قلبنا، كما فتح هو لنا باب قلبه على مصراعيه.

أتمنّى للجميع عيد ميلاد مجيد في الصّفاء والطّمأنينة.

[02073-AR.02] [Testo originale: Italiano]

[B1033-XX.02]