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Atto Commemorativo nel 40° Anniversario del Trattato di Pace e di Amicizia tra Argentina e Cile, 25.11.2024


Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, ha avuto luogo l’Atto Commemorativo del 40° Anniversario del Trattato di Pace e di Amicizia tra Argentina e Cile.

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Santo Padre Francesco ha rivolto ai presenti alla Cerimonia:

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Signori Ministri,
Eminenze, Eccellenze,Membri del Corpo Diplomatico,
Signore, Signori!

Sono lieto di accogliervi in occasione del 40° anniversario del Trattato di Pace e Amicizia tra Argentina e Cile, che pose fine alla lunga controversia territoriale tra i due Paesi.È questa una felice commemorazione di quegli intensi negoziati che, con la mediazione pontificia, evitarono il conflitto armato che stava per contrapporre due popoli fratelli e si conclusero con una soluzione degna, ragionevole ed equanime.

Ringrazio le Ambasciate del Cile e dell’Argentina per questa iniziativa commemorativa. Saluto le rispettive Delegazioni e le Autorità presenti, come anche i rappresentanti dei mediatori che parteciparono a quel avvenimento.

Ho voluto dare speciale risalto alla commemorazione, anche con la presenza dei Signori Cardinali e del Corpo Diplomatico – che ringrazio di cuore –, sia per la ricorrenza stessa, sia per lanciare al mondo, in questo momento, un rinnovato appello alla pace e al dialogo. L’impegno che coinvolse i due Paesi durante i lunghi negoziati, che furono difficili, così come il frutto della pace e dell’amicizia, costituiscono infatti un modello da imitare.

Nel 2009, nella prefazione al libro del compianto Arcivescovo Carmelo Juan Giaquinta sul tema del Trattato di Pace e Amicizia [1], scrissi: « El tratado fue posible gracias a la mediación del Papa Juan Pablo II, y a la confianza depositada en él por nuestros pueblos y autoridades. Pero, como se llegó a la mediación papal? […] Estuvo, en primer lugar, la oración de nuestro pueblo – de nuestros pueblos –, que aborrece la guerra. […]Una vez lograda la intervención pacificadora del Papa Juan Pablo II, en la Navidad de 1978, el esfuerzo de los dos Episcopados no cesó. Sin intervenir en la mediación, que fue una actividad exclusiva del Papa y de los Gobiernos de la Argentina y Chile, hubo que cultivar, sostener y defender la mediación papal de no pocos peligros externos, para que ésta llegase a buen término en noviembre de 1984, prácticamente seis años después de comenzada» [2].

San Giovanni Paolo II, fin dai primi giorni del suo Pontificato, ebbe la sua preoccupazione e il suo impegno non solo per evitare che la disputa tra Argentina e Cile «giungesse a degenerare in un disgraziato conflitto armato, ma anche per trovare il modo di risolvere definitivamente questa controversia» [3]. Avendo poi ricevuto la richiesta dei due Governi, accompagnata da impegni concreti ed esigenti, il Papa accettò di mediare avendo come scopo quello di suggerire e proporre «una soluzione giusta ed equa, e pertanto onorevole» [4]. Infatti, nel corso della mediazione, il Pontefice manifestò in questi termini il suo intento: «Che si trovi, grazie alla buona volontà di ambedue le parti, una soluzione soddisfacente basata sulla giustizia e il diritto internazionale, che escluda il ricorso alla forza» [5]. Oggi stiamo vivendo come è triste il ricorso alla forza.

Il titolo del Trattato tra Argentina e Cile lo definisce con due parole: pace e amicizia. Soffermiamoci un poco su di esse.

La prima: pace. In occasione della Ratifica del Trattato, il 2 maggio 1985, Giovanni Paolo II espresse la propria gioia,perché – affermò – con l’intesa «si consolida la pace e in un modo tale che può giustamente dare la fondata fiducia della sua stabilità» [6]. Questo dono della pace – sottolineava il Papa – avrebbe richiesto, nondimeno, uno sforzo quotidiano per preservarlo dagli ostacoli che si sarebbero potuti opporre e per incoraggiare tutto ciò che potesse arricchirlo. Infatti, il Trattato offre i mezzi adatti per il conseguimento di una duplice finalità, tanto per ciò che si riferisce al superamento delle eventuali divergenze, quanto per la promozione di «un’armoniosa amicizia attraverso una collaborazione in tutti i campi, finalizzata a una più stretta integrazione delle due Nazioni» [7]. Perciò, questo modello di completa e definitiva soluzione di una controversia con mezzi pacifici merita di essere riproposto – come ho detto poc’anzi – nell’attuale situazione mondiale, in cui tanti conflitti perdurano e si aggravano, senza l’effettiva volontà di risolverli con l’assoluta esclusione del ricorso alla forza o alla minaccia del suo uso. E questo lo stiamo vivendo in un modo piuttosto tragico.

La seconda parola: amicizia. «Mentre soffiano i gelidi venti della guerra, aggiungendosi a ricorrenti fenomeni di ingiustizia, violenza e disuguaglianza, nonché alla grave emergenza climatica e a una mutazione antropologica senza precedenti, è imprescindibile fermarsi e chiedersi: c’è qualcosa per cui vale la pena vivere e sperare?» [8]. In effetti, le resistenze, le fatiche e le cadute le possiamo leggere come un appello a riflettere, perché il cuore si apra all’incontro con Dio e ciascuno prenda coscienza di sé stesso, del prossimo e della realtà. Non dimentichiamo la nostra condizione di “mendicanti”, siamo veri e propri mendicanti. Siamo chiamati a farci “mendicanti dell’essenziale”, di ciò che dà senso alla nostra vita. «Così facendo, scopriamo che il valore dell’esistenza umana non consiste nelle cose, nei successi ottenuti, nella corsa della competizione, ma anzitutto in quella relazione d’amore che ci sostiene, radicando il nostro cammino nella fiducia e nella speranza». Sorelle, fratelli, «è l’amicizia con Dio, che si riflette poi in tutte le altre relazioni umane, a fondare la gioia che non verrà mai meno» [9].

Qualche settimana fa, in occasione di questo 40° anniversario, i Vescovi dell’Argentina e del Cile hanno firmato una nuova dichiarazione ricordando come il Trattato «ha impedito la guerra tra popoli fratelli» [10]. I Vescovi di entrambi i Paesi ringraziano Dio perché, con quell’accordo, prevalsero il dialogo e la pace. Nello stesso tempo, hanno espresso la loro gratitudine a San Giovanni Paolo II, che offrì la sua mediazione tra i due Paesi, mediazione che fu portata avanti dai Cardinali Antonio Samorè e Agostino Casaroli, due grandi.

Faccio miei i sentimenti dei Vescovi cileni e argentini, rendendo grazie a Dio per averci protetto e salvato dalla guerra! E insieme con i Porporati e i Presuli dei due Paesi, siamo grati per la pace e la cooperazione tra le due Nazioni, confidando che questo percorso possa essere ulteriormente approfondito per il bene dei due popoli. Auspico che lo spirito di incontro e di concordia tra le Nazioni, in America Latina e in tutto il mondo desideroso di pace, possa favorire il moltiplicarsi di iniziative e politiche coordinate, per risolvere le numerose crisi sociali e ambientali che interessano le popolazioni in tutti i continenti, danneggiando certamente i più poveri.

In occasione del 25° anniversario del Trattato, il 28 novembre 2009, si tenne un atto commemorativo qui in Vaticano, avvalorato dalla visita delle Presidenti dell’Argentina, Signora Cristina Fernández Kirchner, e del Cile, Signora Michelle Bachelet. In quella circostanza il Papa Benedetto XVI mise in rilievo come il Cile e l’Argentina non siano solamente due Nazioni vicine, ma molto di più. «Sono – disse – due popoli fratelli con una vocazione comune di fraternità, di rispetto e di amicizia, che è frutto in gran parte della tradizione cattolica che è alla base della loro storia e del loro ricco patrimonio culturale e spirituale» [11].

Ora, a distanza di quarant’anni, rinnoviamo la nostra gratitudine per gli sforzi di tutte le persone che, nei Governi e nelle delegazioni diplomatiche di entrambi i Paesi, diedero il loro positivo contributo per portare avanti quel cammino di risoluzione pacifica, realizzando così gli aneliti di pace del popolo argentino e di quello cileno.Il Trattato di Pace e Amicizia, come disse ancora Papa Benedetto, «è un esempio luminoso della forza dello spirito umano e della volontà di pace di fronte alla barbarie e all’assurdità della violenza e della guerra come mezzo per risolvere le divergenze» [12]. È un esempio più che mai attuale di come è necessario «perseverare in ogni momento, con volontà ferma e fino alle estreme conseguenze, nel cercare di risolvere le controversie con vera volontà di dialogo e di accordo, attraverso pazienti negoziati e necessari impegni, e tenendo sempre conto delle giuste esigenze e dei legittimi interessi di tutti» [13].

Non posso a questo proposito non fare riferimento ai numerosi conflitti armati in corso, che ancora non si riesce ad estinguere, malgrado costituiscano lacerazioni dolorosissime per i Paesi in guerra e per l’intera famiglia umana. E qui voglio evidenziale l’ipocrisia di parlare di pace e giocare alla guerra. In alcuni Paesi dove si parla molto di pace, gli investimenti che rendono di più sono sulle fabbriche di armi. Questa ipocrisia ci porta sempre a un fallimento. Il fallimento della fraternità, il fallimento della pace. Dio voglia che la Comunità internazionale faccia prevalere la forza del diritto attraverso il dialogo, perché il dialogo dev’essere l’anima della Comunità internazionale [14]. Menziono semplicemente due fallimenti dell’umanità di oggi: Ucraina e Palestina, dove si soffre, dove la prepotenza dell’invasore prevale sul dialogo.

Eccellenze, Signore e Signori, vi ringrazio sentitamente per la vostra partecipazione a questo atto commemorativo. Per intercessione di Maria, Regina della pace, nostra Madre, invoco la benedizione di Dio sulle dilette Nazioni del Cile e dell’Argentina, e la estendo a tutti i popoli desiderosi di pace e di concordia, ad ogni uomo e ogni donna che si fa artigiano di fraternità e di amicizia sociale. Grazie!

La benedizione del Signore per i nostri popoli!



[1] Carmelo Juan Giaquinta, El tratado de paz y amistad entre Argentina y Chile. Cómo se gestó y preservó la mediación de Juan Pablo II, Buenos Aires 2009.

[2] Ivi, 9-11.

[3] S. Giovanni Paolo II, Mediazione tra Argentina e Cile nella controversia sulla zona australe, 23 aprile 1982.

[4] Ibid..

[5] Ibid..

[6] S. Giovanni Paolo II, Ratifica del Trattato di Pace e di Amicizia tra Argentina e Cile. Mediazione nella controversia sulla zona australe, 2 maggio 1985.

[7] Ibid.

[8] Messaggio in occasione del XLV Meeting per l’amicizia tra i popoli (Rimini, 20-25 agosto 2024), 19 luglio 2024.

[9] Ibid.

[10] En el 40 Aniversario del Tratado de Paz y Amistad entre Argentina y Chile. Declaración de las Conferencias Episcopales de ambos países, Buenos Aires, 6 de noviembre de 2024.

[11] Discorso alle Delegazioni dell’Argentina e del Cile in occasione del XXV anniversario del Trattato di Pace e di Amicizia fra i due Paesi, 28 novembre 2009.

[12] Ibid.

[13] Ibid.

[14] Cfr Discorso ai membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede per la presentazione degli auguri per il nuovo anno, 8 gennaio 202

 

[01853-ES.02] [Texto original: Español]

[B0925-XX.02]