Questa mattina, dopo aver celebrato la Santa Messa in privato, il Santo Padre Francesco si è congedato dal personale e dai benefattori della Nunziatura Apostolica e si è trasferito in auto al Centro de Convenções de Dili per l’Incontro con i Giovani.
Al Suo arrivo, alle ore 9.50 (2.50 ora di Roma), il Papa è stato accolto dal Presidente Esecutivo della Commissione Nazionale Cattolica della Gioventù di Timor-Leste, Padre Francisco Indra Tey Seran, e da alcuni giovani che gli hanno recato in dono dei fiori e la sciarpa tradizionale, il tais. Papa Francesco è entrato poi nella Sala Grande e, prima di raggiungere il palco, ha sostato in preghiera dinanzi alla statua della Madonna, lasciando un omaggio floreale.
Dopo una danza tradizionale e il saluto di benvenuto del Presidente Esecutivo della Commissione Nazionale Cattolica per la Gioventù di Timor-Leste (CNJCTL), quattro giovani hanno portato la loro testimonianza. Quindi il Santo Padre ha pronunciato a braccio il Suo discorso, dialogando con i giovani presenti.
Al termine dell’incontro, dopo la preghiera dei fedeli, la benedizione, il dono dei giovani, il Papa ha rivolto ai giovani alcune parole a braccio di saluto e di ringraziamento. Quindi il Santo Padre ha raggiunto l’ingresso principale dove due giovani gli hanno porto delle colombe da liberare come simbolo di pace. Poi si è recato nel piazzale antistante l’ingresso principale per salutare i giovani che lo attendevano all’esterno. Quindi Papa Francesco ha raggiunto in auto l’Aeroporto Internazionale Presidente Nicolau Lobato per la cerimonia di congedo da Timor-Leste.
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha pronunciato nel corso dell’incontro e le parole a braccio che ha rivolto ai giovani presenti prima di lasciare la sala del Centro de Convenções de Dili:
Dadeer di’ak! (Buongiorno!)
Prima di tutto faccio una domanda, vediamo chi sa rispondere: cosa fanno i giovani? Cosa fanno i giovani? Tu [indica una ragazza].
[la ragazza] “Annunciare Cristo”.
Molto bene. Cos’altro fanno i giovani? Quale altra cosa?
[un altro giovane] “Proclamare la Parola di Dio”.
Benissimo. Che altro fanno i giovani?
[un altro giovane] “Amarsi gli uni gli altri”.
Amare, e i giovani hanno una grande capacità di amare. Che altro fanno i giovani?
[un altro giovane] “Dobbiamo coltivare la pace nel nostro Paese”.
Questo non scordatelo mai! Molto bene, molto bene. Ma c’è una cosa che fanno sempre i giovani, i giovani di diverse nazionalità, i giovani di diverse religioni. Sapete cosa fanno sempre i giovani? I giovani fanno chiasso, i giovani fanno confusione. Siete d’accordo? Siete d’accordo su questo? [rispondono: “Sì!]
Vi ringrazio per i saluti, le testimonianze e le domande. Vi ringrazio per i balli. Perché sapete che ballare è esprimere un sentimento con tutto il corpo. Conoscete qualche giovane che non sa ballare? La vita viene con la danza. E voi siete un Paese di gente giovane.
C’è una cosa che dicevo stamattina a un vescovo: non dimenticherò mai i vostri sorrisi. Non smettete di sorridere! E voi giovani siete la maggioranza della popolazione di questa terra, e la vostra presenza riempie di vita questa terra, la riempie di speranza e la riempie di futuro. Non perdete l’entusiasmo della fede! Immaginate un giovane senza fede, con una faccia triste. Ma voi sapete cos’è che butta giù un giovane? I vizi. State attenti. Perché arrivano quelli che si definiscono venditori di felicità. E ti vendono la droga, ti vendono tante cose che ti danno felicità per mezz’ora e basta. Lo sapete meglio di me, vero? Voi conoscete questa situazione meglio di me. La conoscete o no?... Non “sento”... [“Sì”] Bene, molto bene, grazie.
Vi auguro di andare avanti con la gioia della gioventù. Ma non dimenticatevi una cosa: voi siete gli eredi di coloro che vi hanno preceduto nella fondazione di questa Nazione. Pertanto, non perdete la memoria! La memoria di quelli che vi hanno preceduto e che con tanto sacrificio hanno costruito questa Nazione.
E ci sono due cose che mi hanno toccato il cuore mentre camminavo per le strade. Mi hanno davvero toccato il cuore. La gioventù di questo Paese e il sorriso. Siete un popolo che sa sorridere! Continuate così! Non dimenticatelo.
Un giovane deve sognare. “E come si fa, Padre, per sognare?”. Si beve alcol? [“No!”] No! Se fai questo, avrai degli incubi! Vi invito a sognare, a sognare cose grandi. Un giovane che non sogna è un pensionato della vita. E qualcuno di questi giovani, di voi, è un pensionato? [“No!”] I giovani devono fare confusione, per mostrare la vita che hanno. Ma un giovane è nel mezzo del cammino della vita, è a metà, nel mezzo della strada della vita. Tra i ragazzi e i grandi. E sapete qual è una delle più belle ricchezze di una società? Lo sapete? Gli anziani, i nonni! Voi giovani, e l’altra punta sono gli anziani. Ma sono i nonni, sono gli anziani che danno la saggezza ai giovani. Voi rispettate gli anziani? [“Sì!] Gli anziani precedono sempre noi giovani nella storia, non è vero? Gli anziani sono un tesoro: i due tesori di un popolo sono i bambini e gli anziani. Capito? Vediamo, ripetetelo voi. Quali sono i due più grandi tesori di un popolo? [“I bambini e gli anziani”] I bambini e gli anziani. Ecco perché una società che ha tanti bambini come la vostra deve prendersi cura di loro. E una che ha tanti anziani che sono la memoria deve rispettarli e prendersene cura.
Vi racconto una storia. C’era una famiglia, il papà, la mamma, i bambini e il nonno molto anziano stavano mangiando insieme. E il nonno, poverino molto anziano, quando mangiava si sporcava e rovesciava il cibo. Allora il papà decise di mettere un tavolo in cucina, in modo che il nonno mangiasse lì da solo. E spiegò alla famiglia che così, visto che il nonno non c’era, avrebbero potuto invitare gente senza essere in imbarazzo per il nonno. Pensate a questo. Passano alcuni giorni e il papà arriva e trova il figlio di cinque anni che sta giocando con dei legni. Il papà gli chiede: “Cosa stai facendo con quel legno?” – “Sto facendo un tavolo” – “Perché?” – “Per te, quando sarai vecchio e dovrai mangiare da solo”.
I due più grandi tesori di una società sono i bambini e i nonni. Insieme: quali sono i due tesori più grandi della società? [“I bambini e i nonni”] Prendetevi cura dei bambini e dei nonni, d’accordo? E ora facciamo un grande applauso ai nostri nonni!
Voi, in questo Paese così sorridente, avete una storia meravigliosa, di eroismo, di fede, di martirio e, soprattutto, di perdono e di riconciliazione. Vi faccio una domanda: chi è la persona, in tutta la storia, che è stata capace di perdonare e voler riconciliare? Pensateci bene, chi è questa persona? Chi è? [“Gesù!”] Gesù! Gesù nostro fratello che ama tutti noi, giusto? E questa riconciliazione mi porta a raccomandare a voi giovani tre cose: libertà, impegno, fraternità.
Nella lingua tetum c’è un detto: “ukun rasik-an”, cioè essere in grado di governare sé stessi. Un giovane che non è in grado, una giovane, un giovane che non è in grado di governarsi, che non è in grado di vivere “ukun rasik-an”, che cos’è? Cosa dite? Uno che dipende dagli altri. Molto bene. E un uomo, una donna, un giovane, un ragazzo che non governa sé stesso è schiavo, è dipendente, non è libero. E di cosa può essere schiavo un giovane? Vediamo, qualcuno risponda… Di che cosa? Del peccato, del telefonino – dopo vi racconto qualcosa sul telefonino – , un’altra cosa… Di cosa può essere schiavo? Essere schiavo del proprio desiderio, credersi onnipotente. Di cos’altro può essere schiavo un giovane? [qualcuno risponde] Certo, dell’arroganza: un giovane sempre così è un giovane arrogante. Invece, un giovane impegnato, un giovane che lavora, com’è? Ditemi, com’è un giovane che lavora? [qualcuno risponde] Bene, uno che ama la semplicità. E poi? Che ha responsabilità. Un giovane che ama la compagnia dei fratelli, delle sorelle, che ha responsabilità, è un giovane che ama il suo Paese. Questo è molto importante.
E c’è un’altra cosa che [hanno detto] Rogéria e Cecilia Efranio riferendosi all’importanza di prendersi cura della casa comune e di coltivare l’unità della famiglia. Un giovane deve capire che essere libero non significa fare ciò che si vuole, ma che un giovane è responsabile. E una delle responsabilità è imparare a prendersi cura della casa comune. E per questo il giovane deve impegnarsi. Un proverbio orientale dice: i tempi difficili creano uomini forti. Guardate i vostri genitori, i vostri nonni, che hanno dovuto affrontare tempi difficili per dare la libertà al Paese. Ecco perché dovete imparare a gestire i momenti difficili.
Un’ultima cosa prima di andare via. È un valore che dovete imparare: la fraternità. Essere fratelli, non essere nemici. I vostri anziani, i vostri genitori e nonni, magari con idee diverse, ma erano fratelli. Ed è bene che i giovani abbiano idee diverse? [“Sì”] E questo perché? Per litigare con gli altri? O per rispettarci? [rispondono] Io credo che tu pensi questo: se io sono di questa religione e tu sei di quest’altra religione, ci scontreremo. Non è così, bisogna rispettarsi. Ripetiamo questa parola: rispettarsi.
E una domanda: l’odio è un buon atteggiamento? [“No!”] L’amore e il servizio, questo è l’atteggiamento giusto. Adesso ripetiamo tutti insieme: odio no, amore e servizio sì [ripetono] Ancora una volta, non ho sentito bene [ripetono] E se un giovane, una giovane, litiga con un altro, cosa deve fare?... Non sento, cos’hanno detto? Ripetiamolo tutti insieme: amore e riconciliazione!… [ripetono] Amore e riconciliazione.
C’è una cosa che non so se succede in questo Paese, ma in altri Paesi sì: il bullismo. C’è bullismo qui? Il bullismo è un atteggiamento che si approfitta del più debole. Perché è brutto, perché è grasso, perché cammina male… Ma è sempre un atteggiamento brutto perché usa la debolezza degli altri. Ma qui, a Timor Leste, c’è bullismo? Per favore, d’ora in poi niente bullismo!
Cari giovani, siate eredi della storia tanto bella che vi ha preceduto! Siate eredi della storia così bella che vi ha preceduto. E portatela avanti. Abbiate coraggio, abbiate coraggio per portare avanti le cose. E se litigate, riconciliatevi. Vi ringrazio per tutto quello che fate per la patria, per il popolo di Dio. E ricordiamo quello che ci ha detto Ilham, che ha parlato poco fa: che dobbiamo amarci al di là di tutte le differenze etniche o religiose. Avete capito questo? [“Sì!”] Riconciliazione, convivenza con tutte le differenze. È importante. Siamo d’accordo? [“Sì!”]
E prima di finire devo darvi un consiglio: fate chiasso, fate confusione! Il mio secondo consiglio: rispettate e ascoltate gli anziani, d’accordo? Il primo consiglio qual era? [rispondono] Bene. E il secondo consiglio? [rispondono]
Dio vi benedica tanto. Grazie per questa presenza! Grazie per il canto e il ballo, molto bello. E com’era? Scusate, mi dimentico io. Quali erano i due consigli? Il primo? Il secondo? Fate chiasso, fate confusione e rispettate gli anziani. Che Dio vi conservi questa gioia. Che Dio vi custodisca sempre!
Alla fine, dopo i saluti, ha aggiunto:
Grazie per la vostra gioia, grazie per il vostro sorriso!
E vi ho dato due consigli, il primo, qual era? [rispondono] Confusione. E il secondo? [rispondono] I giovani devono fare confusione e i giovani devono rispettare gli anziani, d’accordo? Tutti insieme, primo: confusione. Secondo: rispetto per gli anziani.
Grazie per la vostra presenza. Lascio questa terra che è un sorriso con i vostri volti e con le vostre speranze. Che Dio vi benedica tutti!