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Viaggio Apostolico di Sua Santità Francesco in Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor-Leste, Singapore (2 - 13 settembre 2024) –Santa Messa nel Sir John Guise Stadium, 08.09.2024


Santa Messa nel Sir John Guise Stadium

Omelia del Santo Padre

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Traduzione in lingua araba

Questa mattina, lasciata la Nunziatura Apostolica, il Santo Padre Francesco si è trasferito in auto al Sir John Guise Stadium per la celebrazione della Santa Messa.

Al Suo arrivo, dopo aver effettuato un giro in golf-cart tra i circa 35.000 fedeli presenti e dopo l’esecuzione iniziale di una danza tradizionale, alle ore 8.10 (00.10 ora di Roma), il Papa ha presieduto la Celebrazione Eucaristica in lingua inglese nella XXIII Domenica del Tempo Ordinario.

Nel corso della Santa Messa, dopo la proclamazione del Vangelo, il Santo Padre ha pronunciato l’omelia.

Al termine della Celebrazione, dopo le parole di ringraziamento dell’Arcivescovo di Port Moresby, Em.mo Card. John Ribat, M.S.C., il Papa ha guidato la recita dell’Angelus. Quindi, dopo la benedizione finale, Papa Francesco ha incontrato brevemente il Primo Ministro di Papua Nuova Guinea, S.E. il Signor James Marape, e successivamente, dopo essersi congedato dalle Autorità civili e religiose, è rientrato in auto alla Nunziatura Apostolica.

Pubblichiamo di seguito l’omelia che il Santo Padre ha pronunciato nel corso della Celebrazione Eucaristica:

Omelia del Santo Padre

La prima parola che oggi il Signore ci rivolge è: «Coraggio, non temete!» (Is 35,4). Il profeta Isaia lo dice a tutti coloro che sono smarriti di cuore. Egli in questo modo incoraggia il suo popolo e, pur in mezzo alle difficoltà e alle sofferenze, lo invita a levare lo sguardo in alto, verso un orizzonte di speranza e di futuro: Dio viene a salvarci, Egli verrà e, in quel giorno, «si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi» (Is 35,5).

Questa profezia si realizza in Gesù. Nel racconto di San Marco vengono messe in evidenza soprattutto due cose: la lontananza del sordomuto e la vicinanza di Gesù.

La lontananza del sordomuto. Quest’uomo si trova in una zona geografica che, con il linguaggio di oggi, chiameremmo “periferia”. Il territorio della Decapoli si trova oltre il Giordano, lontano dal centro religioso che è Gerusalemme. Ma quell’uomo sordomuto vive anche un altro tipo di lontananza; egli è lontano da Dio e, è lontano dagli uomini perché non ha la possibilità di comunicare: è sordo e quindi non può ascoltare gli altri, è muto e quindi non può parlare con gli altri. Quest’uomo è tagliato fuori dal mondo, è isolato, è prigioniero della sua sordità e del suo mutismo e, perciò, non può aprirsi agli altri per comunicare.

E allora possiamo leggere questa condizione di sordomuto anche in un altro senso, perché può accaderci di essere tagliati fuori dalla comunione e dell’amicizia con Dio e con i fratelli quando, più che le orecchie e la lingua, ad essere bloccato è il cuore. Ci sono una sordità interiore e un mutismo del cuore che dipendono da tutto ciò che ci chiude in noi stessi, ci chiude a Dio e, ci chiude agli altri: l’egoismo, l’indifferenza, la paura di rischiare e di metterci in gioco, il risentimento, l’odio, e l’elenco potrebbe continuare. Tutto ciò ci allontana: da Dio, ci allontana dai fratelli, e anche da noi stessi; e ci allontana dalla gioia di vivere.

A questa lontananza, fratelli e sorelle, Dio risponde con il contrario, con la vicinanza di Gesù. Nel suo Figlio, Dio vuole mostrare anzitutto questo: che Egli è il Dio vicino, il Dio compassionevole, che si prende cura della nostra vita, che supera tutte le distanze. E nel brano del Vangelo, infatti, vediamo Gesù che si reca in quei territori periferici, uscendo dalla Giudea, per andare incontro ai pagani (cfr Mc 7,31).

Con la sua vicinanza, Gesù guarisce, guarisce il mutismo e la sordità dell’uomo: quando infatti ci sentiamo lontani, oppure scegliamo di tenerci a distanza – a distanza da Dio, a distanza dai fratelli, a distanza da chi è diverso da noi – allora ci chiudiamo, ci barrichiamo in noi stessi e finiamo per ruotare solo intorno al nostro io, sordi alla Parola di Dio e al grido del prossimo e perciò incapaci di parlare con Dio e col prossimo.

E voi, fratelli e sorelle, che abitate questa terra così lontana, forse avete l’immaginazione di essere separati, separati dal Signore, separati dagli uomini, e questo non va, no: voi siete uniti, uniti nello Spirito Santo, uniti nel Signore! E il Signore dice ad ognuno di voi: “Apriti!”. Questa è la cosa più importante: aprirci a Dio, aprirci ai fratelli, aprirci al Vangelo e farlo diventare la bussola della nostra vita.

Anche a voi oggi il Signore dice: “Coraggio, non temere, popolo papuano! Apriti! Apriti alla gioia del Vangelo, apriti all’incontro con Dio, apriti all’amore dei fratelli”. Che nessuno di noi rimanga sordo e muto dinanzi a questo invito. E in questo cammino vi accompagni il Beato Giovanni Mazzucconi: tra tanti disagi e ostilità, egli ha portato Cristo in mezzo a voi, perché nessuno restasse sordo dinanzi al gioioso Messaggio della salvezza, e a tutti si potesse sciogliere la lingua per cantare l’amore di Dio. Che sia così, oggi, anche per voi!

[01319-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

La première parole que le Seigneur nous adresse aujourd’hui est : « Soyez forts, ne craignez pas » (Is 35, 4). Le prophète Isaïe dit cela à tous ceux qui ont le cœur égaré. Il encourage ainsi son peuple et, même au milieu des difficultés et des souffrances, il l’invite à regarder vers le haut, vers un horizon d’espérance et d’avenir : Dieu vient nous sauver, il viendra et, ce jour-là, « se dessilleront les yeux des aveugles, et s’ouvriront les oreilles des sourds » (Is 35, 5).

Cette prophétie s’accomplit en Jésus. Dans le récit de saint Marc, deux éléments sont particulièrement soulignés : l’éloignement du sourd-muet et la proximité de Jésus.

L’éloignement du sourd-muet. Cet homme se trouve dans une zone géographique que nous appellerions dans le langage d’aujourd’hui “périphérie”. Le territoire de la Décapole se situe au-delà du Jourdain, loin du centre religieux qu’est Jérusalem. Mais cet homme sourd-muet vit aussi un autre type d’éloignement. Il est loin de Dieu, il est loin des hommes parce qu’il ne peut pas communiquer : il est sourd et ne peut donc pas entendre les autres, il est muet et ne peut donc pas parler aux autres. Cet homme est coupé du monde, il est isolé, il est prisonnier de sa surdité et de son mutisme et, par conséquent, il ne peut pas s’ouvrir aux autres pour communiquer.

Nous pouvons aussi lire cette condition de sourd-muet dans un autre sens, car il peut nous arriver d’être coupés de la communion et de l’amitié avec Dieu ou avec nos frères lorsque, plus que les oreilles et la langue, c’est le cœur qui est bloqué. Il y a une surdité intérieure et un mutisme du cœur qui dépendent de tout ce qui nous enferme en nous-mêmes, nous ferme à Dieu et nous ferme aux autres : l’égoïsme, l’indifférence, la peur de prendre des risques et de s’impliquer, le ressentiment, la haine, et la liste pourrait continuer. Tout cela nous éloigne de Dieu, nous éloigne de nos frères, et aussi de nous-mêmes ; et nous éloigne de la joie de vivre.

À cette éloignement, frères et sœurs, Dieu répond par le contraire, par la proximité de Jésus. En son Fils, Dieu veut nous montrer avant tout ceci : qu’Il est le Dieu proche, le Dieu compatissant, qui prend soin de nos vies et surmonte toutes les distances. Dans ce passage de l’Évangile, en effet, nous voyons Jésus se rendre dans ces territoires périphériques, sortir de Judée pour aller à la rencontre des païens (cf. Mc 7, 31).

Par sa proximité, Jésus guérit, il guérit le mutisme et la surdité de l’homme : lorsqu’en effet nous nous sentons éloignés, ou que nous choisissons de nous tenir à distance – à distance de Dieu, à distance de nos frères, à distance de ceux qui sont différents de nous – alors nous nous refermons, nous nous barricadons en nous-mêmes et nous finissons par tourner uniquement autour de notre ego, sourds à la Parole de Dieu et au cri de notre prochain, et donc incapables de parler avec Dieu et avec notre prochain.

Et vous, frères et sœurs, qui habitez cette terre si lointaine, peut-être pensez-vous être séparés, séparés du Seigneur, séparés des hommes, non ! Vous êtes unis, unis dans l’Esprit Saint, unis dans le Seigneur ! Et le Seigneur dit à chacun de vous : “Ouvre-toi !”. C’est la chose la plus importante : s’ouvrir à Dieu, s’ouvrir aux frères, s’ouvrir à l’Évangile et en faire la boussole de notre vie.

À vous aussi, aujourd’hui, le Seigneur dit : “Courage, ne craignez pas, peuple papou ! Ouvrez-vous ! Ouvrez-vous à la joie de l’Évangile, ouvrez-vous à la rencontre avec Dieu, ouvrez-vous à l’amour des frères”. Qu’aucun de nous ne reste sourd et muet devant cette invitation. Et que le bienheureux Jean-Baptiste Mazzucconi vous accompagne sur ce chemin : au milieu de nombreuses difficultés et d’hostilité, il a apporté le Christ parmi vous, afin que personne ne reste sourd devant le joyeux Message du salut, et que tous puissent avoir leur langue déliée pour chanter l’amour de Dieu. Qu’il en soit ainsi également pour vous aujourd’hui !

[01319-FR.02] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

The first words the Lord addresses to us today are, “Be strong, do not fear!” (Is 35:4).  In this way, the prophet Isaiah addresses all those who have lost heart.  He likewise encourages his people and, even amid difficulties and suffering, invites them to raise their eyes to a horizon of hope and to a future where God is coming to save us.  For the Lord will indeed come, and on that day, “the eyes of the blind shall be opened, and the ears of the deaf unstopped” (Is 35:5).

This prophecy is fulfilled in Jesus.  In Saint Mark’s account, two things in particular are emphasized: the distance of the deaf man and the nearness of Jesus.  

The distance of the deaf man.  We see him in a geographical area that we would call, in today’s language, the “periphery”.  The territory of the Decapolis lies beyond the Jordan, far from the religious centre of Jerusalem.  What is more, this deaf man also experiences another kind of distance: he is far from God and from others because he cannot communicate, he is deaf and thus unable to hear, and he is also mute and so cannot speak.  He is cut off from the world, isolated, a prisoner of his deaf and mute condition, so he cannot reach others or communicate with them.

We can also interpret the man’s situation in another sense, for we too can become cut off from communion and friendship with God and with our brothers and sisters when, instead of our ears and tongue, our hearts become blocked.  Indeed, there is a kind of inner deafness and muteness of heart that occurs whenever we close in on ourselves, or shut ourselves off from God and others through selfishness, indifference, fear of taking risks or putting ourselves on the line, resentment, hatred, and the list could go on.  All of this distances us from God, from our brothers and sisters, from ourselves and from the joy of living.

Brothers and sisters, God responds to such distance in the complete opposite way, with the nearness of Jesus.  Through his Son, God wishes to show first of all that he is near and compassionate, that he cares for us and overcomes any distance.  In fact, in the Gospel passage we see Jesus going to territories on the peripheries, leaving Judea in order to meet the pagans (cf. Mk 7:31).  

Through his nearness, Jesus heals human muteness and deafness.  Indeed, whenever we feel distant, or we choose to keep ourselves at a distance from God, from our brothers and sisters or from those who are different from us, we close ourselves off, barricading ourselves from the outside.  We end up, then, revolving only around our own ego, deaf to the word of God and to the cry of our neighbour, and therefore unable to speak to God or our neighbour.  

And you, brothers and sisters, who live in this land so far away, perhaps you may imagine that you are separated from the Lord and from one another.  This is not true, no: you are united in the Holy Spirit and in the Lord!  And the Lord says to each one of you, “be opened”!  The most important thing is to open ourselves to God and our brothers and sisters, and to open ourselves to the Gospel, making it the compass of our lives.  

Today, the Lord also says to you, “Courage, people of Papua New Guinea, do not be afraid!  Open yourselves!  Open yourselves to the joy of the Gospel; open yourselves to encounter God; open yourselves to the love of your brothers and sisters”.  May none of us remain deaf or mute before this invitation.  Moreover, may Blessed John Mazzucconi accompany you on this journey, for amid much difficulty and hostility he brought Christ into your midst, so that no one would remain deaf before the joyful message of salvation, and that all might loosen their tongues to sing of God’s love.  May this indeed be so for you today!

[01319-EN.02] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

Das erste Wort, das der Herr heute an uns richtet, lautet: »Seid stark, fürchtet euch nicht!« (Jes 35,4). Der Prophet Jesaja sagt dies zu all jenen, die im Herzen verzagt sind. Auf diese Weise ermutigt er sein Volk und lädt es ein, auch inmitten von Schwierigkeiten und Leiden den Blick nach oben zu richten, zu einem Horizont der Hoffnung und der Zukunft: Gott kommt, um uns zu retten, er wird kommen, und an jenem Tag »werden die Augen der Blinden aufgetan und die Ohren der Tauben werden geöffnet« (Jes 35,5).

Diese Prophezeiung erfüllt sich in Jesus. Im Bericht des heiligen Markus werden zwei Dinge besonders hervorgehoben: die Ferne des Taubstummen und die Nähe Jesu.

Die Ferne des Taubstummen. Dieser Mann befindet sich in einem geografischen Gebiet, das wir in der heutigen Sprache als „Peripherie“ bezeichnen würden. Das Gebiet der Dekapolis liegt jenseits des Jordans, weit entfernt vom religiösen Zentrum Jerusalem. Der Taubstumme erfährt aber auch eine andere Art von Ferne; er ist fern von Gott, er ist fern von den Menschen, weil er nicht kommunizieren kann. Er ist taub und kann daher die anderen nicht hören, er ist stumm und kann daher nicht mit den anderen sprechen. Dieser Mensch ist von der Welt abgeschnitten, er ist isoliert, er ist ein Gefangener seiner Taubheit und seiner Stummheit, und deshalb kann er sich den anderen nicht öffnen, um zu kommunizieren.

Wir können diesen Zustand der Taubstummheit also auch in einem anderen Sinn verstehen, denn es kann uns passieren, dass wir von der Gemeinschaft und der Freundschaft mit Gott und unseren Brüdern und Schwestern abgeschnitten sind, nämlich dann wenn, mehr als unsere Ohren und unsere Zunge, das Herz blockiert ist. Es gibt eine innere Taubheit und Stummheit des Herzens, die von all dem abhängt, was uns in uns selbst verschließt, uns von Gott abschottet, uns von den anderen abschottet: der Egoismus, die Gleichgültigkeit, die Angst, Risiken einzugehen und sich ganz in etwas hineinzugeben, der Groll, der Hass, und die Liste ließe sich fortsetzen. All das entfernt uns von Gott, entfernt uns von unseren Brüdern und Schwestern und auch von uns selbst; es entfernt uns von der Freude am Leben.

Auf diese Ferne, Brüder und Schwestern, antwortet Gott mit dem Gegenteil, mit der Nähe Jesu. In seinem Sohn will Gott vor allem dies zeigen: Dass er der nahe Gott, der mitfühlende Gott ist, der sich um unser Leben kümmert, der alle Entfernung überwindet. Und so sehen wir im Evangelium, dass Jesus in jene Randgebiete geht und aus Judäa fortzieht, um auf die Heiden zuzugehen (vgl. Mk 7,31).

Mit seiner Nähe heilt Jesus, er heilt die Stummheit und Taubheit des Menschen. Wenn wir uns nämlich fern fühlen oder uns dafür entscheiden uns fernzuhalten – fern von Gott, fern von unseren Brüdern und Schwestern, fern von denen, die anders sind als wir – dann verschließen wir uns, verbarrikadieren wir uns in uns selbst und am Ende kreisen wir nur noch um unser Ich, taub für das Wort Gottes und für den Schrei unseres Nächsten und deswegen unfähig, mit Gott und mit unserem Nächsten zu sprechen.

Und ihr, Brüder und Schwestern, die ihr dieses so ferne Land bewohnt, habt vielleicht die Vorstellung, abgetrennt zu sein, abgetrennt vom Herrn, abgetrennt von den Menschen, und das geht nicht, nein: ihr seid vereint, vereint im Heiligen Geist, vereint im Herrn! Und der Herr sagt zu jedem von euch: „Öffne dich!“ Das ist das Wichtigste: dass wir uns Gott öffnen, dass wir uns unseren Brüdern und Schwestern gegenüber öffnen, dass wir uns dem Evangelium öffnen und es zum Kompass unseres Lebens werden lassen.

Auch zu euch sagt der Herr heute: „Seid stark, fürchtet euch nicht, ihr Bewohner von Papua! Öffnet euch! Öffnet euch für die Freude des Evangeliums, öffnet euch für die Begegnung mit Gott, öffnet euch für die Liebe der Brüder und Schwestern. Keiner von uns möge angesichts dieser Einladung taub und stumm bleiben. Und möge der selige Giovanni Mazzucconi euch auf diesem Weg begleiten. Unter vielen Unannehmlichkeiten und Anfeindungen hat er Christus in eure Mitte gebracht, damit niemand taub bleibt für die frohe Botschaft des Heils und sich allen die Zungen löst, um die Liebe Gottes besingen zu können. So sei es auch für euch heute!

[01319-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]

 

Traduzione in lingua spagnola

Las primeras palabras que nos dirige hoy el Señor son: «¡Sean fuertes, no teman!» (Is 35,4). El profeta Isaías lo dice a todos aquellos que tienen el corazón quebrantado. De este modo, anima e invita a su pueblo para que, aún en medio de las dificultades y los sufrimientos, levante la mirada hacia un horizonte de esperanza y de futuro. Les dice que Dios viene a salvar, que Él vendrá y en aquel día «se abrirán los ojos de los ciegos y se destaparán los oídos de los sordos» (Is 35,5).

Esta profecía se realiza en Jesús. En el relato de san Marcos, particularmente, se ponen en evidencia dos cosas: la lejanía del sordomudo y la cercanía de Jesús.

La lejanía del sordomudo. Este hombre se encontraba en una zona geográfica que, en el lenguaje actual, llamaríamos “periferia”. El territorio de la Decápolis se situaba al otro lado del Jordán y lejos de Jerusalén, que era el centro religioso. Pero ese hombre sordomudo experimentaba además otro tipo de lejanía; se encontraba lejos de Dios, estaba lejos de los hombres porque no tenía la posibilidad de comunicarse. Era sordo y por eso no podía escuchar a los demás, era mudo y a causa de ello no podía hablar con nadie. Este hombre era un marginado del mundo, estaba aislado, era un prisionero de su sordera y de su mudez y, por lo tanto, no podía abrirse para comunicarse con los demás.

Ahora bien, podemos leer esta condición de sordomudez en otro sentido, pues pudiera ocurrirnos que nos encontremos apartados de la comunión y de la amistad con Dios y con los hermanos cuando, más que los oídos y la lengua, sea el corazón el que esté obstruido. Existe una sordera interior y un mutismo del corazón que dependen de todo aquello que nos encierra en nosotros mismos, que nos cierra a Dios nos cierra a los demás: el egoísmo, la indiferencia, el miedo a arriesgarse e involucrarse, el resentimiento, el odio, y la lista podría continuar. Todo esto nos aleja de Dios, nos aleja de los hermanos y también de nosotros mismos; y nos aleja de la alegría de vivir.

Hermanos y hermanas, ante esta lejanía, Dios responde con lo puesto, con la cercanía de Jesús. En su Hijo, Dios nos quiere mostrar sobre todo esto: que Él es el Dios cercano, el Dios compasivo, que cuida nuestra vida, que supera toda distancia. Y en el pasaje del Evangelio, en efecto, vemos cómo Jesús se dirige a esos territorios de las periferias saliendo de Judea para encontrarse con los paganos (cf. Mc 7,31).

Con su cercanía, Jesús sana la sordera, sana la mudez del hombre; en efecto, cuando nos sentimos alejados, y decidimos distanciarnos —de Dios, de los hermanos y de quienes son diferentes a nosotros—, entonces nos encerramos, nos atrincheramos en nosotros mismos y terminamos girando sólo entorno a nuestro yo, nos hacemos sordos a la Palabra de Dios y al grito del prójimo y, por lo tanto, incapaces de dialogar con Dios y con el prójimo.

Y ustedes hermanos y hermanas que habitan en esta tierra tan lejana, tal vez tienen la impresión de estar separados, separados del Señor, separados de los hombres, y esto no es así, no: ¡ustedes están unidos, unidos en el Espíritu Santo, unidos en el Señor! Y el Señor dice a cada uno de ustedes: “Ábrete”. Esto es lo más importante: abrirse a Dios, abrirse a los hermanos, abrirse al Evangelio y hacer de él la brújula de nuestra vida.

También a ustedes hoy les dice el Señor: “¡Ánimo, no temas, pueblo papú! ¡Ábrete! Ábrete a la alegría del Evangelio, ábrete al encuentro con Dios, ábrete al amor de los hermanos”. Que ninguno de ustedes permanezca sordo y mudo frente a esta invitación. En este camino los acompaña el beato Juan Mazzucconi que, entre tantos inconvenientes y hostilidades, trajo a Cristo en medio de ustedes, para que ninguno quedara sordo frente al alegre mensaje de salvación, y a todos se les pudiera soltar la lengua para cantar el amor de Dios. Que así sea, hoy, también para ustedes.

[01319-ES.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

A primeira palavra que o Senhor nos dirige hoje é: «Tomai ânimo, não temais!» (Is 35, 4). O profeta Isaías di-lo a todos os que sentem o coração perturbado. Deste modo, ele encoraja o seu povo e convida-o, mesmo no meio de dificuldades e sofrimentos, a olhar para o alto, para um horizonte de esperança e futuro: Deus vem salvar-nos, Ele virá e, nesse dia, «se abrirão os olhos do cego, os ouvidos do surdo ficarão a ouvir» (Is 35, 5).

Esta profecia cumpre-se em Jesus. Na narração de São Marcos, são sublinhados particularmente dois aspectos: a distância do surdo-mudo e a proximidade de Jesus. Detenhamo-nos sobre estes dois elementos essenciais.

A distância do surdo-mudo. Este homem encontra-se numa zona geográfica que, hoje em dia, chamaríamos “periferia”. O território da Decápole situa-se para lá do Jordão, longe do centro religioso de Jerusalém. Porém, aquele homem surdo-mudo experimenta um outro tipo de distância: está longe de Deus, está longe dos homens porque não tem a possibilidade de comunicar. É surdo e, portanto, não pode ouvir os outros, é mudo e, por conseguinte, não pode falar com os demais. Este homem está separado do mundo e isolado, é prisioneiro da sua surdez e da sua mudez, devido às quais não pode abrir-se aos outros para comunicar.

Porém, podemos interpretar esta condição de surdo-mudo num outro sentido, porque pode acontecer-nos ficar afastados da comunhão e da amizade com Deus e os irmãos quando, mais do que os ouvidos e a língua, for o coração a fechar-se. Há uma surdez interior e uma mudez do coração que dependem de tudo aquilo que nos encerra em nós mesmos, impede a relação com Deus e nos fecha aos outros: egoísmo, indiferença, medo de arriscar e de comprometer-se, ressentimento, ódio, e a lista poderia continuar. Tudo isto afasta-nos de Deus, dos irmãos e também de nós mesmos; e afasta-nos da alegria de viver.

Face a esta distância, irmãos e irmãs, Deus responde com o oposto, com a proximidade de Jesus. No seu Filho, Ele quer mostrar, primeiramente, que é o Deus próximo, compassivo, solícito com a nossa vida, vencedor de todas as distâncias. E, efetivamente, no trecho do Evangelho, vemos Jesus dirigir-se a esses territórios periféricos, saindo da Judeia, para ir ao encontro dos pagãos (cf. Mc 7, 31).

Com a sua proximidade, Jesus cura a mudez e a surdez do homem: quando nos sentimos distantes, ou escolhemos manter-nos à distância – de Deus, dos irmãos, daqueles que são diferentes de nós – então fechamo-nos, encerramo-nos em nós mesmos e acabamos por girar apenas em torno do nosso eu, surdos à Palavra de Deus e ao grito do próximo e, por conseguinte, incapazes de falar com Deus e com o próximo.

E vós, irmãos e irmãs que habitais esta terra tão distante, talvez tenhais a ideia de estar separados, separados do Senhor, separados dos outros homens, e isso não é verdade. Vós estais unidos, unidos no Espírito Santo, unidos no Senhor! E o Senhor diz a cada um de vós: «Abre-te!». É isto o mais importante: abrirmo-nos a Deus, abrirmo-nos aos irmãos, abrirmo-nos ao Evangelho e fazer dele a bússola da nossa vida.

Também a vós, hoje, o Senhor diz: “Coragem, não temais, povo papuano! Abre-te! Abre-te à alegria do Evangelho, abre-te ao encontro com Deus, abre-te ao amor dos irmãos”. Que nenhum de nós fique surdo e mudo perante este convite. E que o Bem-aventurado João Mazzucconi vos acompanhe neste caminho: ele, no meio de tanto desconforto e hostilidade, trouxe Cristo para o meio de vós, para que ninguém fique surdo diante da alegre Mensagem da salvação, e em todos a língua se possa soltar para cantar o amor de Deus. Que o mesmo aconteça, hoje, também convosco!

[01319-PO.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

Prva riječ koju nam Gospodin danas upućuje je: „Budite jaki, ne bojte se!“ (Iz 35, 4). Prorok Izaija to govori svima koji lutaju u srcu. Na taj način on hrabri svoj narod i poziva ga da, i usred teškoća i patnje, uzdigne svoj pogled prema gore, prema horizontu nade i budućnosti: Bog dolazi spasiti nas, On će doći i, u onaj dan, „sljepačke će oči progledati, uši će se gluhih otvoriti“ (Iz 35,5).

To proroštvo se ispunilo u Isusu. U izvješću svetog Marka ističu se prije svega dvije stvari: udaljenost gluhog mucavca i Isusova blizina.

Udaljenost gluhog mucavca. Taj se čovjek nalazi u geografskom području koje bismo, današnjim rječnikom, nazvali „predgrađe“. Teritorij Dekapolisa nalazi se s druge strane Jordana, daleko od vjerskog središta Jeruzalema. No, taj je gluhonijemi čovjek proživljavao i drugu vrstu udaljenosti; daleko je od Boga i daleko od ljudi zato što je uskraćen za mogućnost komuniciranja: gluh je pa ne može čuti druge, nijem je pa ne može razgovarati s drugima. Taj je čovjek odsječen od svijeta, izoliran je, zarobljenik je svoje gluhoće i nijemosti i stoga se ne može otvoriti drugima za komunikaciju.

To stanje gluhonijemosti možemo, dakle, čitati i u drugom smislu, jer nam se može dogoditi da budemo odijeljeni od zajedništva i prijateljstva s Bogom i našom braćom kad je, više no uši i jezik, srce blokirano. Postoji unutarnja gluhoća i nijemost srca koji su povezani sa svim onim što nas zatvara u nas same, što nas zatvara za Boga i zatvara nas za druge: egoizam, ravnodušnost, strah od preuzimanja rizika i uložiti svega sebe, ogorčenost, mržnja, i tako redom. Sve nas to udaljava: od Boga, od naše braće, a i od nas samih i od radosti življenja.

Na tu udaljenost, braćo i sestre, Bog odgovara nečim sasvim suprotnim: Isusovom blizinom. Bog nam u svome Sinu želi pokazati prije svega ovo: da je On Bog koji je bliz, Bog koji je suosjećajan, koji se brine za naše živote, koji nadilazi sve udaljenosti. A u evanđeoskom odlomku, naime, vidimo Isusa kako odlazi na ta periferna područja, napuštajući Judeju, kako bi se susreo s poganima (usp. Mk 7, 31).

Svojom blizinom Isus ozdravlja, ozdravlja nijemost i gluhoću tog čovjeka: kad, naime, osjećamo da smo se udaljili ili se odlučimo držati na distanci – na distanci od Boga, od braće, od onih koji su drugačiji od nas – tada se zatvaramo u sebe same i na kraju se vrtimo oko svoga „ja“, gluhi na Božju riječ i na vapaj bližnjega i, stoga, nesposobni razgovarati s Bogom i s drugima.

A vi, braćo i sestre, koji živite u ovoj tako dalekoj zemlji, možda imate osjećaj i predodžbu da ste odvojeni, odvojeni od Gospodina, odvojeni od ljudi, ali tomu nije tako, ne: vi ste ujedinjeni, ujedinjeni u Duhu Svetom, ujedinjeni u Gospodinu! A Gospodin svakom pojedinom od vas govori: „Otvori se!“ To je najvažnije: otvoriti se Bogu, otvoriti se braći, otvoriti se evanđelju i učiniti ga kompasom našega života.

I vama danas Gospodin govori: „Hrabro, ne boj se, papuanski narode! Otvori se! Otvori se radosti evanđelja, otvori se susretu s Bogom, otvori se ljubavi braće“. Neka nitko od nas ne ostane gluh i nijem na taj poziv. I neka vas na tom putu prati blaženi Giovanni Mazzucconi: usred mnogih nevolja i neprijateljstava on je donosio Krista među vas, da nitko ne ostane gluh na radosnu Poruku spasenja i da se svakome može razriješiti jezik da pjeva o Božjoj ljubavi. Neka danas bude tako i za vas!

[01319-PL.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua araba

الزيارة الرّسوليّة إلى إندونيسيا، وبابوا غينيا الجديدة، وتيمور الشّرقيّة، وسنغافورة

2-13 أيلول/سبتمبر 2024

عظة قداسة البابا فرنسيس

في القداس الإلهيّ

في مدرج ”Sir John Guise“ - بورت مورسبي

8 أيلول/سبتمبر 2024

الكلمة الأولى التي يوجّهها الرّبّ يسوع إلينا اليوم هي: "تَقَوَّوا ولا تَخافوا!" (أشعيا 35، 4). يقول أشعيا النّبي هذا الكلام لكلّ الذين تاهت قلوبهم. ويشجّع بهذه الطّريقة شعبه، فيدعوه إلى أن يرفع نظره إلى العُلَى، إلى أفق الرّجاء والمستقبل، ولو في وسط الصّعوبات والآلام: الله يأتي ليخلّصنا، هو سيأتي، وفي ذلك اليوم، "تَتَفَتَّحُ عُيونُ العُمْيان، وآذانُ الصُّمِّ تَتَفَتَّح" (أشعيا 35، 5).

تحقّقت هذه النّبوءة في يسوع. رواية القدّيس مرقس، تركِّز خصّوصًا على أمرَين: بُعد الأصمّ معقود اللّسان وقُرب يسوع.

بُعد الأصمّ معقود اللّسان. كان هذا الرّجل يعيش في منطقة جغرافيّة نسمّيها بلغة اليوم ”الضّواحي“ أو الأطراف. تقع منطقة ”المدن العشر“ ما وراء نهر الأردن، وبعيدة عن المركز الدّيني أي أورشليم. كان هذا الرّجل الأصمّ معقود اللّسان يعيش أيضًا نوعًا آخر من البُعد، فقد كان بعيدًا عن الله وعن النّاس لأنّه لم يكن باستطاعته أن يتواصل: كان أصمّ، فلم يكن باستطاعته أن يسمع الآخرين، وكان أخرس، فلم يكن باستطاعته أن يتكلّم مع الآخرين. كان هذا الرّجل مقطوعًا عن العالم، ومعزولًا، أسيرَ صممِه وعقدةِ لسانه، لذلك، لم يكن باستطاعته أن ينفتح على الآخرين للتّواصل.

لهذا، يمكننا أن ننظر إلى حالة الأصّم الأخرس، بمعنى آخر أيضًا، لأنّه يمكن أن يحدث لنا أن نكون مقطوعين عن التّواصل والصّداقة مع الله ومع إخوتنا عندما يكون قلبنا هو الأصمّ، أكثر من آذاننا ولساننا. هناك صممّ داخليّ وبُكمٌ في القلب ناجمان عن كلّ ما يجعلنا ننغلق على أنفسنا، وعلى الله وعلى الآخرين: الأنانيّة، واللامبالاة، والخوف من المخاطرة والمجازفة، والاستياء، والكراهية، والقائمة تطول. كلّ هذا يبعدنا عن الله، وعن إخوتنا، وأيضًا عن أنفسنا، ويبعدنا عن فرح الحياة.

على هذا البُعد، أيّها الإخوة والأخوات، أجاب الله بقرب يسوع. الله يريد أن يبيِّن لنا بابنه قبل كلّ شيء، ما يلي: أنّ يسوع هو الله القريب والرّؤوف، الذي يعتني بحياتنا، ويتجاوز كلّ المسافات. في الواقع، في مقطع الإنجيل، نرى يسوع يذهب إلى هذه الضّواحي، ويخرج من اليهوديّة ليلتقي بالوثنيّين (راجع مرقس 7، 31).

شفى يسوع بقربه صمّم الإنسان وعقدة لسانه: في الواقع، عندما نشعر بأنّنا بعيدون، أو نختار أن نكون بعيدين – بعيدين عن الله، وعن إخوتنا، وعن الذين يختلفون عنّا - فإنّنا ننغلق على أنفسنا، ونتحصّن في أنفسنا وينتهي بنا الأمر إلى أن ندور فقط حول أنفسنا، صُمًّا عن كلمة الله وعن صراخ القريب، وغير قادرين على الكلام مع الله ومع القريب.

وأنتم، أيّها الإخوة والأخوات، الذين تعيشون في هذه الأرض البعيدة، ربّما شعرتم بأنّكم منفصلون، منفصلّون عن الرّبّ، ومنفصلّون عن النّاس، وهذا ليس صحيحًا، لا: أنتم متّحدون، متّحدون في الرّوح القدس وفي الله. والرّبّ يسوع يقول لكلّ واحد منكم: ”إنفتح!“. هذا هو الأمر الأهمّ: أن نفتح أنفسنا على الله، وعلى الإخوة، وعلى الإنجيل ونجعله بوصلة حياتنا.

لكم أيضًا يقول الرّبّ يسوع اليوم: ”تقوَّ، لا تخف، يا شعب بابوا! انفتح! انفتح على فرح الإنجيل، وعلى اللقاء مع الله، وعلى محبّة الإخوة“. لا يبقَ أحدٌ منّا أصمّ ومعقود اللّسان أمام هذه الدّعوة. وليرافقكم في هذه المسيرة الطّوباوي جيوفانّي ماتزوكّوني: فإنّه حمل المسيح إليكم وسط صعوباتٍ وعداواتٍ كثيرة، حتّى لا يبقى أحدٌ أصمّ أمام رسالة الخلاص وفرحها، ويستطيع الجميع أن يحرّروا ألسنتهم ويترنّموا بمحبّة الله. ليكن ذلك لكم أيضًا، اليوم!

[01319-AR.02] [Testo originale: Italiano]

[B0667-XX.02]