Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i partecipanti all’Assemblea Plenaria Straordinaria del Dicastero per l’Evangelizzazione - Sezione per la prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari e ha rivolto loro il discorso che riportiamo di seguito:
Cari fratelli e sorelle, benvenuti!
Saluto il Cardinale Tagle e tutti voi, e vi ringrazio per il servizio che state offrendo in questi giorni. Siete convenuti a Roma da tutti i Continenti per riflettere sull’identità, la missione, le aspettative e il futuro della Pontificia Università Urbaniana. C’è qualche progetto di “scioglierla” con le altre università: no, questo non va. Mi congratulo anche per la modalità sinodale che avete adottato, raccogliendo prima i contributi provenienti dalle Conferenze Episcopali dei Paesi di competenza del Dicastero.
Desidero anch’io offrire alcune considerazioni in merito, partendo dalla prospettiva con cui l’Università Urbaniana risponde all’autorità e all’attività del Dicastero per l’Evangelizzazione, nella configurazione stabilita dalla Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium. L’Urbaniana ha una propria identità.
Mi soffermo dapprima sul binomio identità-missione. La vocazione di questa Istituzione accademica fa sì che la sua identità coincida da sempre con la sua missione. La formazione, l’insegnamento, la ricerca e la vitalità dell’Università sono parte del mandato che abbiamo ricevuto di annunciare la Buona Novella a tutte le genti (cfr Mc 16,15) e loro attuazione non può mai essere considerata definitiva – sempre in movimento! –. Sono dimensioni aperte, che devono lasciarsi costantemente guidare dal soffio dello Spirito Santo che guida la storia e ci chiama a interpretare il tempo che stiamo vivendo. E a farlo pure con criteri propri.
L’intuizione e i valori fondativi dell’Istituzione rimangono sempre validi, come pure il cammino di quattrocento anni che dall’antico Collegio Urbano giunge all’Università Urbaniana. È necessario, tuttavia, che tale patrimonio si traduca in risposte adeguate alle questioni che la realtà odierna pone alla Chiesa e al mondo: «Gli studi ecclesiastici non possono limitarsi a trasferire conoscenze, competenze, esperienze, agli uomini e alle donne del nostro tempo, […] ma devono acquisire l’urgente compito di elaborare strumenti intellettuali in grado di proporsi come paradigmi d’azione e di pensiero, utili all’annuncio in un mondo contrassegnato dal pluralismo etico-religioso» (Cost. ap. Veritatis gaudium, 5). Non viviamo in una società cristiana, ma siamo chiamati a vivere da cristiani nell’odierna società plurale. Da cristiani e aperti.
In merito all’altro binomio aspettative-futuro, la riflessione si innesta nel discernimento richiesto alle Istituzioni universitarie in Roma che a titolo speciale sono dipendenti dalla Sede Apostolica.
Qui devono convergere l’esigenza di elevare la qualità dell’offerta formativa e della ricerca, e la necessaria razionalizzazione delle risorse umane ed economiche. Per questo è necessaria una visione capace di guardare oltre l’oggi, che sappia considerare la situazione ecclesiale e sociale, la vitalità delle strutture ecclesiastiche e la loro sostenibilità, le esigenze delle Chiese locali, le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata, gli indici demografici delle diverse regioni. Sappiamo bene che «una individuazione dei fini senza un’adeguata ricerca comunitaria dei mezzi per raggiungerli è condannata a tradursi in mera fantasia» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 33). Ci vuole una sana creatività per trovare i percorsi adeguati. Non avere paura della creatività: ci vuole, questa sana creatività. L’indicazione a “fare coro”, data nell’incontro con tutte le Università e Istituzioni accademiche pontificie in Roma, nel febbraio dell’anno scorso, non si esaurisce in una soluzione tecnica; essa esprime la preoccupazione che un modello rinnovato di Università, come comunità di sapere e conoscenza, eviti il rischio che gli studi siano ridotti al mero adempimento di lezioni, crediti ed esami.
Rendere un’Istituzione accademica attraente e competitiva richiede docenti dediti, investigazione scientifica e capacità di dare un apporto significativo alla dottrina. Far buon uso delle risorse significa unificare percorsi uguali, condividere i docenti delle sei Istituzioni, eliminare gli sprechi, programmare in modo oculato le attività, abbandonare prassi e progetti ormai superati. E per questo voglio ringraziare il Signor Cardinale e il Segretario, che stanno facendo un vero lavoro per evitare queste cose brutte, sporche che ho detto adesso. Grazie per quello che state facendo.
Nel caso specifico dell’Urbaniana è importante che, nella qualità dell’offerta formativa, emerga ancor più la sua specificità missionaria e interculturale, perché coloro che si formano siano in grado di mediare con originalità il messaggio cristiano nella relazione con le altre culture e religioni. Quanto abbiamo bisogno di pastori, di consacrati e di laici che sappiano incarnare uno slancio missionario per evangelizzare le culture e così inculturare il Vangelo! Queste due cose vanno sempre insieme: evangelizzazione della cultura e inculturazione del Vangelo.
Auspico che, come già avvenuto per l’area asiatica e cinese, si possano costituire più centri di ricerca per le diverse regioni geografiche e culturali e rafforzare quelli esistenti. Inoltre, si favorisca l’affiliazione dei Seminari e degli Istituti di Teologia presenti nelle Circoscrizioni ecclesiastiche missionarie; quando essa non è possibile, si garantisca un diverso ma costante accompagnamento.
Cari fratelli e sorelle, vi ringrazio tanto per il lavoro che state facendo in questi giorni. E grazie per l’impegno che profondete nei vari contesti ecclesiali in cui esercitate il vostro ministero. Lo Spirito Santo, con il dono della sapienza, possa ispirare le vostre riflessioni. La Vergine Maria, Regina della Missione, vi accompagni con la sua materna intercessione. Io prego per voi, ma per favore fatelo per me, perché questo lavoro è divertente ma non facile!