Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


Solennità della Dedicazione della Basilica di Santa Maria Maggiore – Secondi Vespri alla presenza del Santo Padre Francesco, 05.08.2024


Omelia del Santo Padre

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Traduzione in lingua araba

Questo pomeriggio, alle ore 17.30, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, alla presenza del Santo Padre Francesco, ha avuto luogo la Celebrazione dei Secondi Vespri nella Solennità della Dedicazione della Basilica.

Pubblichiamo di seguito l’omelia che il Papa ha pronunciato nel corso della Celebrazione:

Omelia del Santo Padre

Ci sono due segni che caratterizzano questa celebrazione: il primo è la tradizionale “nevicata”, che avverrà tra poco, durante il Magnificat; il secondo è l’icona della Salus populi romani. Questi due segni, ben interpretati, ci possono aiutare a cogliere il messaggio della Parola di Dio che abbiamo pregato nei salmi e ascoltato nella Lettura.

La “nevicata”. È solo folclore o ha un valore simbolico? Dipende da noi, da come la percepiamo e dal senso che le diamo. Tutti sappiamo che essa rievoca il fenomeno prodigioso che indicò a Papa Liberio il luogo dove costruire la primitiva basilica. Il fatto però che questo segno venga ripetuto nella ricorrenza della solennità odierna, all’interno della Basilica e durante la liturgia, invita a leggerlo piuttosto in chiave simbolica.

E allora suggerisco di lasciarsi guidare da due versetti del libro del Siracide che, a proposito della neve che Dio fa cadere dal cielo, dice così: «L’occhio ammira la bellezza del suo candore / e il cuore stupisce nel vederla fioccare» (Sir 43,18). Qui il sapiente evidenzia il duplice sentimento che il fenomeno naturale suscita nell’animo umano: ammirazione e stupore. Vedendo scendere la neve, “l’occhio ammira” e “il cuore stupisce”. E questo ci orienta nell’interpretazione del segno della nevicata: essa può essere intesa come simbolo della grazia, cioè di una realtà che unisce la bellezza e la gratuità. È qualcosa che non si può meritare, né tanto meno comprare, si può solo ricevere in dono, e come tale è anche del tutto imprevedibile, proprio come una nevicata a Roma in piena estate. La grazia suscita ammirazione e stupore. Non dimentichiamo queste due parole: capacità di ammirare e capacità di stupirsi. E queste due capacità non dobbiamo perderle, perché entrano nell’esperienza della nostra fede.

E con questo atteggiamento interiore, il nostro sguardo può ora rivolgersi al secondo segno, molto più importante: l’antica Icona mariana che è, per così dire, la gemma di questa Basilica. In essa la grazia acquista pienamente la sua forma cristiana nell’immagine della Vergine Madre col Bambino. La Santa Madre di Dio. Qui la grazia appare nella sua concretezza, spogliata di ogni rivestimento mitologico, o magico, o spiritualistico, sempre in agguato nella religione. Nell’Icona c’è solo l’essenziale: Donna e Figlio, come nel testo di San Paolo che abbiamo ascoltato poco fa: «Dio mandò il suo Figlio, nato da donna» (Gal 4,4). La Donna è la piena di grazia, concepita senza peccato, immacolata come la neve appena caduta. Dio l’ha guardata con ammirazione e stupore – anche Dio si stupisce … –, e l’ha scelta come Madre perché è figlia del suo Figlio: generata in Lui prima dei tempi è diventata Madre sua nella pienezza del tempo. Il Bambino regge il Libro Santo col braccio sinistro e col destro benedice; e la prima benedetta è lei, la Madre, la Benedetta fra tutte le donne. Il suo manto scuro lascia risaltare la veste dorata del Figlio: in Lui solo abita tutta la pienezza della divinità; lei, a viso scoperto, riflette la sua gloria. Prendiamoci un po’ di tempo per andare a guardare la Madonna. Guardiamola in silenzio, vedendo tutte queste cose, guardando questa icona che ci santifica tanto, a tutti noi. Prendiamoci un po’ di tempo per andare, dopo, a guardarla.

Per questo il popolo fedele viene a chiedere la benedizione alla Santa Madre di Dio, perché lei è la mediatrice della grazia che sgorga sempre e solo da Gesù Cristo, per opera dello Spirito Santo. Specialmente nel corso del prossimo anno, Anno Santo del Giubileo, moltissimi saranno i pellegrini che verranno in questa Basilica a chiedere la benedizione alla Madre. Oggi, noi siamo qui radunati come una specie di avanguardia, e invochiamo la sua intercessione per la città di Roma, la nostra città, e per il mondo intero, specialmente per la pace: la pace che è vera e duratura solo se parte da cuori pentiti e da cuori perdonati; il perdono fa la pace, perché è l’atteggiamento tanto nobile del Signore, perdonare; la pace che viene dalla Croce di Cristo, dal suo Sangue, che Egli prese da Maria ed effuse in remissione dei peccati.

Vorrei concludere rivolgendomi alla Vergine Santa con le parole di San Cirillo di Alessandria al termine del Concilio di Efeso: «Ti saluto, o Maria, Madre di Dio, tu che hai portato la luce, tu purissima. Ti saluto, Vergine Maria, Madre e serva. Vergine, per mezzo di Colui che è nato da te; Madre, per Colui che hai tenuto tra le tue braccia. […] Ti saluto, Maria tesoro della terra; lampada che non si spegne; da te è nato il sole di giustizia» (Omelia 11: PG 77). Santa Madre di Dio, prega per noi.

E adesso vi invito, tutti insieme – vediamo se siete capaci di farlo – tutti insieme, a ripetere tre volte: “Ti saluto, Santa Madre di Dio”. Tutti insieme: [tutti] “Ti saluto, Santa Madre di Dio”. [tutti] “Ti saluto, Santa Madre di Dio”. Un’altra volta, più forte: [tutti] “Ti saluto, Santa Madre di Dio”.

[01220-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Il y’a deux signes qui caractérisent cette célébration: le premier est la traditionnelle “chute de neige”, qui aura lieu tout à l’heure, durant le Magnificat; le second est l’icône de la Salus populi romani. Ces deux signes, bien interprétés, peuvent nous aider à saisir le message de la Parole de Dieu que nous avons priée dans les psaumes et entendue dans la Lecture.

La “chute de neige”. Est-elle seulement du folklore ou a-t-elle une valeur symbolique? Cela dépend de nous, de la façon dont nous la percevons et du sens que nous lui donnons. Nous savons tous qu’elle évoque le phénomène prodigieux qui indiqua au Pape Libère l’endroit où devait être construite la basilique primitive. Cependant, le fait que ce signe soit répété dans la solennité d’aujourd’hui, à l’intérieur de la Basilique et au cours de la liturgie, nous invite à en faire une lecture plutôt symbolique.

Je vous propose donc de nous laisser guider par deux versets du livre du Siracide, qui dit à propos de la neige que Dieu fait tomber du ciel: «L’œil s’émerveille de l’éclat de sa blancheur / et l’esprit reste ébahi de la voir tomber» (Si 43, 18). Le sage souligne ici le double sentiment que le phénomène naturel suscite dans l’âme humaine: l’admiration et l’émerveillement. En voyant tomber la neige, “l’œil admire” et “le cœur s’émerveille”. Cela nous guide dans l’interprétation du signe de la chute de neige: celle-ci peut être comprise comme un symbole de la grâce, c’est-à-dire d’une réalité qui unit beauté et gratuité. C’est quelque chose qui ne se mérite pas, qui ne s’achète pas, elle peut seulement être reçue en don et, en tant que tel, elle est totalement imprévisible, comme une chute de neige à Rome en plein été. La grâce suscite l’admiration et l’émerveillement. N’oublions pas ces deux mots : capacité d’admirer et capacité de s’émerveiller. Et ces deux capacités, nous ne devons pas les perdre, car elles entrent dans l’expérience de notre foi

Et avec cette attitude intérieure, notre regard peut maintenant se tourner vers le deuxième signe, beaucoup plus important: l’ancienne Icône mariale qui est, pour ainsi dire, le joyau de cette Basilique. En elle, la grâce acquiert pleinement sa forme chrétienne dans l’image de la Vierge Mère avec l’Enfant. La Sainte Mère de Dieu. La grâce apparaît ici dans son caractère concret, dépouillée de toutes les couvertures mythologiques, ou magiques, ou spiritualistes, qui sont toujours à l’affût dans la religion. Dans l’Icône, il n’y a que l’essentiel: Femme et Enfant, comme dans le texte de saint Paul que nous avons entendu il y a un instant: «Dieu a envoyé son Fils, né d’une femme» (Ga 4, 4). La Femme est pleine de grâce, conçue sans péché, immaculée comme la neige qui vient de tomber. Dieu l’a regardée avec admiration et émerveillement – Dieu aussi s’émerveille… – et l’a choisie comme Mère parce qu’elle est la fille de son Fils: engendrée en Lui avant le temps, elle est devenue sa Mère dans la plénitude des temps. L’Enfant tient le Livre Saint de son bras gauche et de son bras droit il bénit; et c’est elle, la Mère, la première bénie, la Bienheureuse entre toutes les femmes. Son manteau noir fait ressortir le vêtement d’or de son Fils: en Lui seul réside toute la plénitude de la divinité; elle, à visage découvert, reflète sa gloire. Prenons le temps d’aller regarder la Vierge. Regardons-la en silence, en voyant toutes ces choses, en regardant cette icône qui nous sanctifie tant, nous tous. Prenons le temps d’aller, après, la regarder.

C’est pourquoi le peuple fidèle vient demander la bénédiction à la Sainte Mère de Dieu, parce qu’elle est la médiatrice de la grâce qui jaillit toujours et uniquement de Jésus-Christ, par l’action de l’Esprit Saint. En particulier au cours de l’année prochaine, l’Année Sainte du Jubilé, ils seront nombreux à venir dans cette Basilique pour demander une bénédiction à la Mère. Aujourd’hui, nous sommes réunis ici comme une sorte d’avant-garde et nous invoquons son intercession pour la ville de Rome, notre ville, et pour le monde entier, en particulier pour la paix: la paix qui n’est vraie et durable que si elle part des cœurs repentants et des cœurs pardonnés; le pardon fait la paix, car c’est l’attitude si noble du Seigneur, pardonner, la paix qui vient de la Croix du Christ, de son Sang, qu’Il a pris de Marie et répandu en rémission des péchés.

Je voudrais conclure en m’adressant à la Sainte Vierge avec les mots de saint Cyrille d’Alexandrie à la fin du Concile d’Éphèse «Je te salue, ô Marie, Mère de Dieu, toi qui as porté la lumière, toi qui es la plus pure. Je te salue, Vierge Marie, Mère et servante. Vierge, par Celui qui est né de toi; Mère, par Celui que tu as tenu dans tes bras. […] Je te salue, Marie, Mère de Dieu, trésor vénéré de tout l’univers, lumière qui ne s’éteint pas, toi de qui est né le soleil de la justice» (Homélie 11: PG 77). Sainte Mère de Dieu, prie pour nous.

Et maintenant, je vous invite, tous ensemble – voyons si vous êtes capables de le faire – tous ensemble, à répéter trois fois : “Je te salue, Sainte Mère de Dieu”. Tous ensemble : [tous] “Je te salue, Sainte Mère de Dieu”. [tous] “Je te salue, Sainte Mère de Dieu”. Une fois encore, plus fort : [tous] “Je te salue, Sainte Mère de Dieu”.

[01220-FR.02] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

There are two signs that characterize this celebration. The first is the traditional “snowfall”, which will soon take place during the Magnificat. The second is the icon of the Salus Populi Romani. If we interpret these two signs well, they can help us grasp the message of the word of God that we prayed in the Psalms and heard in the Reading.

The “snowfall”. Is it merely folklore or does it have symbolic value? This depends on us, on how we perceive it and the meaning we give it. We all know that it evokes the extraordinary phenomenon that pointed out to Pope Liberius the place where the original basilica was to be built. Yet, the re-presentation of this sign on today’s solemnity, inside the basilica and during the liturgy, invites us to understand it symbolically.

I suggest, then, that we allow ourselves to be guided by a verse from the book of Sirach, which says the following about the snow that God causes to fall from the sky: “The eye marvels at the beauty of its whiteness, and the mind is amazed at its falling” (Sir 43:18). Here the book’s author highlights the twofold feeling aroused in the human soul by the natural phenomenon: marvel and amazement. Seeing the snow fall, “the eye marvels” and “the mind is amazed”. This leads us to interpret the sign of the snowfall, understanding it as a symbol of grace, that is, of a reality that combines beauty and gratuitousness. Grace cannot be deserved, let alone bought, it can only be received as a gift. As such, it is also totally unpredictable, just like a midsummer snowfall in Rome. Indeed, grace arouses marvel and amazement. Let us not forget these two words. We cannot lose the ability to marvel and the ability to be amazed, as they are part of our experience of faith.

With this interior attitude, we can now turn to the second, much more important sign: the ancient Marian Icon which, as it were, is the gem of this Basilica. Here, grace fully acquires its Christian form in the image of the Virgin Mother with Child. The Holy Mother of God. Grace appears in its concreteness, stripped of every mythological, magical, and spiritualistic vesture always lurking in religion. In this Icon appears only what is essential: the Woman and the Son, as in the text of Saint Paul that we heard a moment ago, “God sent his Son, born of a woman” (Gal 4:4). The Woman is full of grace, conceived without sin, immaculate as the freshly fallen snow. God looked upon her with marvel and amazement – God also amazes himself –, and chose her as Mother because she is the daughter of his Son, who was begotten of him before time began, and whose Mother she became in the fullness of time. The Child holds the Holy Book with his left hand, and blesses with his right; and the first one to be blessed is his Mother, Blessed among all women. Her dark coloured mantle allows her Son’s golden garment to stand out. In him alone dwells all the fullness of divinity; and she, with uncovered face, reflects his glory. Let us all take time to look at Mary. Look at her in silence, seeing all these things in an icon through which all of us are made holy. Afterward, let us take some time to look at it.

This is why the faithful come to ask the Holy Mother of God for a blessing, for she is the mediatrix of the grace that always and only flows through Jesus Christ, by the action of the Holy Spirit. In a special way, during the forthcoming Holy Year of the Jubilee, many pilgrims will come to this Basilica to ask our Blessed Lady for a blessing. Today, we are gathered here as a kind of vanguard, invoking her intercession for the city of Rome, our city, and for the whole world, particularly for peace, that peace which is true and lasting only when it flows from repentant and forgiven hearts; forgiveness brings about peace because to forgive is the noble approach of the Lord; that peace which comes from the Cross of Christ, and from his Blood that he took from Mary and shed for the remission of sins.

I would like to conclude by addressing the Blessed Virgin in the words of Saint Cyril of Alexandria at the end of the Council of Ephesus: “Hail, Mary, Virgin Mother of God, light bearer, incorrupt vessel. Hail, O Virgin Mary, Mother and handmaid; Virgin, for the sake of him who was born from you; Mother, for the sake of him whom you carried in your arms… Hail, Mary, you are the most precious creature in the whole world… inextinguishable lamp; for from you was born the sun of justice” (Homily 11, PG 77). Holy Mother of God, pray for us.

And now I invite all of you – let us see if you are able to do it – to repeat together three times: Hail Holy Mother of God. All together, Hail Holy Mother of God. Hail Holy Mother of God. One more time but louder: Hail Holy Mother of God.

[01220-EN.02] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

Es gibt zwei Zeichen, die dieses Fest kennzeichnen: Das erste ist der traditionelle „Schneefall“, der sich in Kürze während des Magnifikats ereignen wird; das zweite ist die Ikone der Salus populi romani. Diese beiden Zeichen, wenn sie gut interpretiert werden, können uns helfen, die Botschaft des Wortes Gottes zu verstehen, die wir in den Psalmen gebetet und in der Lesung gehört haben.

Der „Schneefall“. Ist er nur Folklore oder hat er eine symbolische Bedeutung? Das hängt von uns ab, davon, wie wir ihn verstehen und welchen Sinn wir ihm geben. Wir alle wissen, dass er an das wundersame Geschehen erinnert, das Papst Liberius den Ort zeigte, an dem die ursprüngliche Basilika gebaut werden sollte. Der Umstand jedoch, dass dieses Zeichen am heutigen Festtag im Inneren der Basilika und während der Liturgie wiederholt wird, lädt dazu ein, es eher symbolisch aufzufassen.

Und so schlage ich vor, dass wir uns von zwei Versen aus dem Buch Jesus Sirach leiten lassen, in denen es über den Schnee, den Gott vom Himmel fallen lässt, heißt: »Seine weiße Pracht bewundert das Auge und über Schneeschauer staunt das Herz« (Sir 43,18). Hier hebt der Weisheitslehrer das doppelte Gefühl hervor, das das Naturphänomen in der menschlichen Seele hervorruft: Bewunderung und Erstaunen. Wenn man den Schnee fallen sieht, »bewundert das Auge« und »staunt das Herz«. Und dies leitet uns bei der Interpretation des Zeichens des Schneefalls: Er kann als Symbol der Gnade verstanden werden, d. h. einer Wirklichkeit, die Schönheit und Unentgeltlichkeit vereint. Sie ist etwas, das man nicht verdienen, geschweige denn kaufen kann, man kann sie nur als Geschenk erhalten, und als solches ist sie auch völlig unvorhersehbar, eben wie ein Schneefall in Rom mitten im Sommer. Die Gnade löst Bewunderung und Staunen aus. Vergessen wir diese beiden Worte nicht: Fähigkeit zu bewundern und Fähigkeit zu staunen. Diese beiden Fähigkeiten dürfen wir nicht verlieren, denn sie sind Teil der Erfahrung unseres Glaubens.

Und mit dieser inneren Haltung kann sich unser Blick nun dem zweiten, viel wichtigeren Zeichen zuwenden: der alten Marienikone, die sozusagen das Juwel dieser Basilika ist. In ihr, im Bild der Jungfrau Maria mit dem Kind, nimmt die Gnade ganz und gar ihre christliche Gestalt an. Die Heilige Mutter Gottes. Hier erscheint die Gnade in ihrer Konkretheit, ohne jegliche mythologische oder magische oder spiritualistische Verkleidung, die stets in der Religion lauert. In der Ikone ist nur das Wesentliche: Frau und Sohn, wie im Text des heiligen Paulus, den wir soeben gehört haben, „Gott sandte seinen Sohn, geboren von einer Frau“ (vgl. Gal 4,4). Die Frau ist diejenige, die voll der Gnade ist, ohne Sünde empfangen, unbefleckt wie der frisch gefallene Schnee. Gott schaute sie mit Bewunderung und Erstaunen – auch Gott erstaunt … – an und wählte sie als Mutter, weil sie Tochter seines Sohnes ist: Vor der Zeit in ihm geschaffen, wurde sie in der Fülle der Zeit seine Mutter. Das Kind hält mit der Linken das Heilige Buch, mit der Rechten segnet es; und die erste Gesegnete ist sie, die Mutter, die Gesegnete unter allen Frauen. Ihr schwarzer Mantel lässt das goldene Gewand ihres Sohnes hervortreten: In ihm allein wohnt die ganze Fülle der Gottheit; sie spiegelt mit ihrem enthüllten Antlitz seine Herrlichkeit wider. Nehmen wir uns etwas Zeit, um die Mutter Gottes zu betrachten. Betrachten wir sie in Stille, sehen wir all diese Dinge und schauen wir auf diese Ikone, die uns alle so sehr heiligt. Nehmen wir uns etwas Zeit, um sie nachher zu betrachten.

Deshalb kommt das gläubige Volk, um den Segen der Muttergottes zu erbitten, denn sie ist die Mittlerin der Gnade, die – durch das Wirken des Heiligen Geistes – immerzu und einzig aus Jesus Christus strömt. Besonders im Lauf des kommenden Jahres, des Heiligen Jahres, werden es sehr viele Pilger sein, die in diese Basilika kommen, um den Segen der Muttergottes zu erflehen. Wir sind hier heute gewissermaßen wie eine Avantgarde versammelt und rufen sie um ihre Fürsprache für die Stadt Rom, unsere Stadt, und für die ganze Welt an, insbesondere für den Frieden: Der Friede, der nur wahrhaft und dauerhaft ist, wenn er von Herzen ausgeht, die reumütig sind und Vergebung erhalten haben; die Vergebung schafft den Frieden, denn es ist die hehre Haltung des Herrn zu vergeben; der Friede, der vom Kreuz Jesu Christi kommt, von seinem Blut, das er von Maria erhalten und zur Vergebung der Sünden vergossen hat.

Ich möchte damit enden, dass ich mich mit den Worten des heiligen Kyrill von Alexandria am Ende des Konzils von Ephesus an die selige Jungfrau wende: »O Maria, Mutter Gottes, ich grüße dich, du, die du das Licht getragen hast, du Reinste. Ich grüße dich, Jungfrau Maria, Mutter und Magd. Jungfrau bist du, durch den, der von dir geboren wurde; Mutter bist du, durch den, den du in deinen Armen getragen hast. [...] Ich grüße dich, Maria, Schatz der Erde; Leuchte, die nicht erlischt; von dir wurde die Sonne der Gerechtigkeit geboren« (Homilie 11; PG 77). Heilige Mutter Gottes, bitte für uns.

Und nun lade ich euch ein, alle zusammen – sehen wir mal, ob ihr das schafft – alle zusammen, dreimal zu wiederholen: „Ich grüße dich, heilige Mutter Gottes“. Alle gemeinsam: [alle] „Ich grüße dich, heilige Mutter Gottes“. [alle] „Ich grüße dich, heilige Mutter Gottes“. Noch einmal, lauter: [alle] „Ich grüße dich, heilige Mutter Gottes“.

[01220-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

Hay dos signos que caracterizan esta celebración: el primero se refiere a la tradicional “nevada”, que tendrá lugar en un momento, durante el Magníficat; el segundo es el icono de la Salus populi romani. Estos dos signos, bien comprendidos, nos pueden ayudar a entender el mensaje de la Palabra de Dios que hemos rezado con los salmos y escuchado en la lectura.

La “nevada”, ¿es solamente algo folclórico o tiene un valor simbólico? Depende de nosotros, de cómo la percibimos y del sentido que le damos. Todos sabemos que esta evoca el fenómeno prodigioso que le indicó al Papa Liberio el lugar donde construir la basílica antigua. Sin embargo, el hecho de que este signo se repita en la solemnidad de hoy, en el interior de la basílica y durante la liturgia, nos invita a una lectura más bien simbólica.

Por eso sugiero que nos dejemos guiar por dos versículos del libro del Eclesiástico que, a propósito de la nieve que Dios hace caer del cielo, nos dice que «el resplandor de su blancura deslumbra los ojos y el espíritu se embelesa al verla caer» (Si 43,18). Aquí, el sabio pone de manifiesto el doble sentimiento que el fenómeno natural produce en el ánimo humano: admiración y asombro. Viendo caer la nieve, “su blancura deslumbra los ojos” y “el espíritu se embelesa”. Y es este dato el que nos orienta en la interpretación del signo de la “nevada”, que se puede comprender como símbolo de la gracia, es decir, de una realidad que une la belleza y la gratuidad. La gracia es algo que nadie puede merecer, ni mucho menos comprarse; sólo se puede recibir como don y, como tal, es de carácter totalmente imprevisible, precisamente como puede serlo una nevada en Roma, en pleno verano. Por eso, la gracia suscita admiración y asombro. No olvidemos estas dos palabras: capacidad de admiración y capacidad de asombro. Y no debemos perder estas dos capacidades, porque son parte de nuestra experiencia de fe.

Y con esta actitud interior, podemos ahora orientar nuestra mirada hacia el segundo signo, que es muy importante. El antiguo icono mariano que, por así decirlo, es la joya de esta basílica. En él la gracia adquiere plenamente su forma cristiana en la imagen de la Virgen Madre con el Niño en brazos. La Santa Madre de Dios. Aquí la gracia aparece en su realidad más concreta, despojada de cualquier revestimiento mitológico, o mágico o espiritualista, que siempre están al acecho en la religión. En el icono está sólo lo esencial: Mujer e Hijo, como en el texto de san Pablo que hemos escuchado hace unos momentos: «Dios envió a su Hijo, nacido de una mujer» (Ga 4,4). Esa Mujer es la llena de gracia, concebida sin pecado, inmaculada como la nieve recién caída. Dios la miró con admiración y asombro —hasta Dios se asombra—, y la escogió como Madre porque es hija de su Hijo: generada en Él antes del tiempo, se convirtió en Madre suya en la plenitud de los tiempos. El Niño sostiene el Libro Santo con el brazo izquierdo, y con el derecho bendice. Y la primera bendecida es ella, la Madre, la Bendita entre todas las mujeres. Su manto negro pone de relieve el vestido dorado de su Hijo, porque sólo en Él habita la plenitud de la divinidad, y ella, con el rostro descubierto, refleja su gloria. Tomémonos un poco de tiempo para ir a ver a la Virgen. Observémosla en silencio, viendo todas estas cosas, contemplando esta imagen que tanto nos santifica a todos. Dispongamos de un poco de tiempo para venir a verla después.

Por esta razón el pueblo fiel viene a pedirle su bendición a la Santa Madre de Dios, porque ella es la mediadora de la gracia que brota siempre y sólo de Jesucristo, por obra del Espíritu Santo. De manera particular, durante el año próximo, Año Santo del Jubileo, serán muchísimos los peregrinos que vendrán a esta basílica a pedir la bendición a la Madre. En referencia a eso, hoy nos hemos reunido aquí, como una especie de avanzadilla, e invocamos su intercesión por la ciudad de Roma, nuestra ciudad, y por el mundo entero, especialmente para pedir por la paz; la paz que sólo es verdadera y duradera si parte de corazones arrepentidos y corazones perdonados; el perdón construye la paz, precisamente porque perdonar es la actitud tan noble del Señor, perdonar; la paz que nos viene de la Cruz de Cristo, de su Sangre, la que Él tomó de María y derramó en remisión de los pecados.

Quisiera finalizar dirigiéndome a la Virgen Santa con las palabras de san Cirilo de Alejandría en la conclusión del Concilio de Éfeso: «Dios te salve, María, Madre de Dios, Virgen Madre, Estrella de la mañana, Vaso virginal. Dios te salve, María, Virgen, Madre y Esclava: Virgen, por gracia de Aquél que de ti nació sin menoscabo de tu virginidad; Madre, por razón de Aquél que llevaste en tus brazos […]. Dios te salve, María, la joya más preciosa de todo el orbe; […] Dios te salve, María, lámpara que nunca se apaga, pues de ti ha nacido el Sol de justicia» (Homilía 11: PG 77). Santa Madre de Dios, ruega por nosotros.

Y ahora los invito a todos juntos —veamos si son capaces de hacerlo— todos juntos repitan tres veces: “Te saludo, Santa Madre de Dios”. Todos juntos: “Te saludo, Santa Madre de Dios. Una vez más y más fuerte: “Te saludo, Santa Madre de Dios”.

[01220-ES.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

Dois sinais marcam esta celebração: o primeiro é a tradicional “nevada”, que terá lugar daqui a pouco, durante o Magnificat; o segundo é o ícone da Salus populi romani. Estes dois sinais, corretamente interpretados, podem ajudar-nos a colher a mensagem da Palavra de Deus, que acabámos de rezar nos Salmos e de ouvir na Leitura.

A “nevada”. Trata-se apenas de folclore ou tem um valor simbólico? Depende de nós, do modo como a compreendemos e do significado que lhe atribuímos. Todos sabemos que evoca o fenómeno prodigioso, pelo qual foi indicado ao Papa Libério o local onde a basílica primitiva se devia construir. No entanto, o facto deste sinal se repetir na solenidade de hoje, no interior da Basílica e durante a liturgia, convida-nos sobretudo a interpretá-lo em sentido simbólico.

Por isso, sugiro que nos deixemos guiar por dois versículos do livro de Ben Sirá, que diz o seguinte acerca da neve por Deus derramada do céu: «os olhos admiram a beleza da sua brancura / e o coração maravilha-se de a ver cair» (Sir 43, 18). Neste ponto, o sábio evidencia o duplo sentimento que o fenómeno natural suscita na alma humana: a admiração e a maravilha. Ao ver cair a neve, “os olhos admiram” e “o coração maravilha-se”. E isto guia-nos na interpretação do sinal da “nevada”: ela pode ser entendida como símbolo da graça, ou seja, de uma realidade que conjuga beleza e gratuidade. É algo que não pode merecer-se nem muito menos comprar-se, só pode receber-se enquanto dom e, como tal, é completamente imprevisível, à semelhança duma queda de neve em pleno verão na cidade de Roma. A graça suscita admiração e maravilha. Não esqueçamos estas duas palavras: capacidade de admirar e capacidade de se maravilhar. Não podemos perder estas duas capacidades, porque elas entram na experiência da nossa fé.

E com esta atitude interior, o nosso olhar pode agora dirigir-se para o segundo sinal, muito mais importante: o antigo Ícone mariano que é, por assim dizer, a joia desta Basílica. Nele, a graça adquire plenamente a sua forma cristã na imagem da Virgem Mãe com o Menino. A Santa Mãe de Deus. Aqui a graça aparece concretizada, despojada de qualquer revestimento mitológico ou mágico ou espiritualista, que na religião está sempre à espreita. No Ícone encontra-se apenas o essencial: Mulher e Filho, como no texto de São Paulo que escutámos há pouco: «Deus enviou o seu Filho, nascido de uma mulher» (Gl 4, 4). A Mulher é a cheia de graça, concebida sem pecado, imaculada como a neve acabada de cair. Deus olhou-a com admiração e maravilha – também Deus se maravilha! –, e escolheu-a como Mãe porque é filha do seu Filho: gerada n’Ele antes de todos os tempos, tornou-se a sua Mãe na plenitude do tempo. O Menino segura o Livro Sagrado com o braço esquerdo e com o direito abençoa; e a primeira abençoada é Ela, a Mãe, a Bendita entre todas as mulheres. O seu manto escuro deixa sobressair a veste dourada do Filho: só n’Ele habita toda a plenitude da divindade; Ela, de rosto descoberto, reflete a sua glória. Dispensemos algum tempo para ir ver Nossa Senhora. Olhemos para ela em silêncio, vendo todas estas coisas, olhando para este ícone que tanto nos santifica a todos. Dispensemos algum tempo, depois, para ir vê-la.

Por isso, o povo fiel vem pedir a bênção à Santa Mãe de Deus; porque ela é a medianeira da graça que brota sempre e apenas de Jesus Cristo, por obra do Espírito Santo. Especialmente durante o próximo ano, o Ano Santo do Jubileu, muitos serão os peregrinos que virão a esta Basílica para pedir a bênção à Mãe. Hoje, somos nós que aqui nos encontramos reunidos, como uma espécie de antecipação, invocando a sua intercessão pela cidade de Roma, a nossa cidade, e pelo mundo inteiro, especialmente, pela paz: a paz, que somente é verdadeira e duradoura se brota de corações arrependidos e de corações perdoados – o perdão constrói a paz, porque perdoar é a nobilíssima atitude do Senhor; a paz, que vem da Cruz de Cristo, do Seu Sangue, que Ele tomou de Maria e derramou em remissão dos pecados.

Gostaria de concluir dirigindo-me à Virgem Santíssima com as palavras de São Cirilo de Alexandria, no final do Concílio de Éfeso: «Salve, ó Maria, Mãe de Deus, Vós que trouxestes a luz e sois puríssima. Salve, Virgem Maria, Mãe e serva. Virgem, graças Àquele que de Vós nasceu; Mãe, graças Àquele que segurais nos braços. […] Salve, Maria, tesouro de toda a terra; lâmpada inextinguível; de Vós nasceu o sol da justiça». (Homilia 11: PG 77). Santa Mãe de Deus, rogai por nós.

E agora convido-vos, todos juntos (vejamos se conseguis fazê-lo!), todos juntos, a repetir três vezes: «Salve, Santa Mãe de Deus». Todos juntos: «Salve, Santa Mãe de Deus». [Todos] «Salve, Santa Mãe de Deus». Outra vez, mais alto: [todos] «Salve, Santa Mãe de Deus».

[01220-PO.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

Są dwa znaki, które charakteryzują tę uroczystość: pierwszym jest tradycyjny „opad śniegu”, który nastąpi wkrótce, podczas Magnificat; drugim jest ikona Salus Populi Romani. Te dwa znaki, dobrze zinterpretowane, mogą pomóc nam uchwycić przesłanie Słowa Bożego, którym modliliśmy się w psalmach i które usłyszeliśmy w czytaniu.

„Opad śniegu”. Czy jest to tylko folklor, czy ma jakąś wartość symboliczną? To zależy od nas, od tego, jak go postrzegamy i jakie znaczenie mu nadajemy. Wszyscy wiemy, że przywołuje on na myśl cudowne zjawisko, które wskazało papieżowi Liberiuszowi miejsce, w którym miała powstać pierwotna bazylika. Jednak fakt, że znak ten powtórzy się podczas dzisiejszej uroczystości, wewnątrz Bazyliki i podczas liturgii, zachęca nas do odczytania go raczej w kluczu symboliki.

Dlatego proponuję, abyśmy pozwolili się poprowadzić dwóm wersetom z Księgi Syracha mówiącym o śniegu, który spada z nieba za sprawą Boga: „Piękność jego bieli zadziwia oko, a takim opadem zachwyca się serce” (Syr 43, 18). Mędrzec podkreśla tutaj dwojakie uczucie, jakie to naturalne zjawisko wzbudza w ludzkiej duszy: zadziwienie i zachwyt. Widząc padający śnieg, „oko jest zadziwione”, a „serce się zachwyca”. I to prowadzi nas do interpretacji znaku padającego śniegu: można go rozumieć jako symbol łaski, to znaczy rzeczywistości, która łączy w sobie piękno i darmowość. Jest to coś, na co nie można zasłużyć, a tym bardziej kupić, można to jedynie otrzymać w darze i jako takie jest całkowicie nieprzewidywalne, tak jak opady śniegu w Rzymie w środku lata. Łaska wzbudza zadziwienie i zachwyt. Nie zapominajmy o tych dwóch słowach: zdolność do zadziwienia i zdolność do zachwytu. I tych dwóch zdolności nie możemy utracić, ponieważ wpisują się one w doświadczenie naszej wiary.

I z tym wewnętrznym nastawieniem nasz wzrok może teraz skierować się na drugi, o wiele ważniejszy znak: starożytną Ikonę Maryjną, która jest, można powiedzieć, klejnotem tej Bazyliki. W niej łaska w pełni uzyskuje swoją chrześcijańską formę, w tym wizerunku Matki Bożej z Dzieciątkiem. Święta Boża Rodzicielka. Tutaj łaska ukazuje się w swej konkretności, oczyszczona z wszelkiej powłoki mitologicznej, magicznej, spirytualistycznej, która zawsze zagraża w kwestiach religii. W ikonie jest tylko to, co istotne: Niewiasta i Syn, jak w tekście św. Pawła, który słyszeliśmy przed chwilą: „zesłał Bóg Syna swego, zrodzonego z niewiasty” (Ga 4, 4). Niewiasta jest pełna łaski, poczęta bez grzechu, niepokalana jak świeżo spadły śnieg. Bóg wejrzał na Nią z zadziwieniem i zachwytem – nawet Bóg się zachwyca ... – i wybrał Ją na Matkę, ponieważ jest córką Jego Syna: zrodzona w Nim przed czasem, stała się Jego Matką w pełni czasu. Dziecko trzyma Świętą Księgę lewą ręką, a prawą błogosławi; a pierwszą błogosławioną jest Ona, Matka, Błogosławiona między wszystkimi niewiastami. Jej czarny płaszcz pozwala wyróżnić się złotej szacie Jej Syna: tylko w Nim mieszka cała pełnia bóstwa; Ona, z odsłoniętą twarzą, odzwierciedla Jego chwałę. Poświęćmy trochę czasu, aby pójść i spojrzeć na Matkę Bożą. Spójrzmy na Nią w ciszy, widząc te wszystkie rzeczy, patrząc na tę ikonę, która tak bardzo nas uświęca. Poświęćmy trochę czasu, aby potem pójść, później, i spojrzeć na Nią.

To dlatego lud wierny przychodzi prosić Świętą Bożą Rodzicielkę o błogosławieństwo, ponieważ jest Ona pośredniczką łask, które zawsze, i tylko, wypływają od Jezusa Chrystusa, poprzez działanie Ducha Świętego. Zwłaszcza w nadchodzącym roku, Świętym Roku Jubileuszowym, wielu pielgrzymów przybędzie do tej Bazyliki, aby prosić Matkę Najświętszą o błogosławieństwo. Dzisiaj gromadzimy się tutaj jako swego rodzaju forpoczta i przyzywamy Jej wstawiennictwa za Rzym, nasze miasto, i za cały świat, zwłaszcza w intencji pokoju: pokoju, który jest prawdziwy i trwały tylko wtedy, gdy bierze początek z serc skruszonych i serc otrzymujących przebaczenie; przebaczenie wprowadza pokój, ponieważ przebaczenie jest tak szlachetną postawą Pana; pokoju, który pochodzi z Krzyża Chrystusa, z Jego Krwi, którą wziął od Maryi i przelał na odpuszczenie grzechów.

Chciałbym zakończyć, zwracając się do Najświętszej Panny, słowami św. Cyryla Aleksandryjskiego wypowiedzianymi na zakończenie Soboru Efeskiego:

„Witaj, Maryjo, Matko Boga, Ty, która przyniosłaś Światło, Ty najczystsza. Witaj, Panno Maryjo, Matko i Służebnico. Dziewico, za sprawą Tego, który się z Ciebie narodził; Matko, za sprawą Tego, którego trzymałaś w ramionach. [...] Witaj, Maryjo, klejnocie ziemi; lampo, co nie gaśnie; z Ciebie narodziło się Słońce sprawiedliwości” (Homilia 11, PG 77). Święta Boża Rodzicielko, módl się za nami.

A teraz zapraszam was, wszystkich razem – zobaczmy, czy możecie to zrobić – wszystkich razem, aby powtórzyć trzy razy: „Bądź pozdrowiona, Święta Boża Rodzicielko”. Wszyscy razem: „Bądź pozdrowiona, Święta Boża Rodzicielko”. [wszyscy] „Pozdrawiam Cię, Święta Boża Rodzicielko”. Jeszcze raz, głośniej: [wszyscy] „Bądź pozdrowiona, Święta Boża Rodzicielko”.

[01220-PL.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua araba

عظة قداسة البابا فرنسيس

في صلاة الغروب الثّانية يوم تكريس بازيليكا القدّيسة مريم الكبرى

5 آب/أغسطس 2024

بازيليكا القدّيسة مريم الكبرى

هناك علامتَان تميّزان هذا الاحتفال: العلامة الأولى هي ”تساقط الثّلوج“ التّقليدي، الذي سيحدث قريبًا خلال نشيد ”تعظّم نفسي الرّبّ“، والثّانية هي أيقونة ”خلاص الشّعب الرّوماني“ (Salus populi romani). هاتان العلامتان، إن فسّرّناهما جيّدًا، يمكن أن تساعدانا لنفهم رسالة كلمة الله التي صلّيناها في المزامير وسمعناها في القراءة.

”تساقط الثّلوج“. هل هو فقط فولكلور أم له قيمة رمزيّة؟ هذا الأمر يعود إلينا، إلى كيف ندركه والمعنى الذي نعطيه له. كلّنا نعلَم أنّ هذا الحدث يذكّرنا بالظّاهرة العجيبة التي دلَّت البابا ليبيريوس على المكان الذي بنى فيه البازيليكا الأولى. لكن، تكرار هذه العلامة في عيد اليوم، وداخل البازيليكا وأثناء الليتورجيّا، يدعونا بالأحرى لأن نقرأها بمفتاح رمزيّ.

ولذلك أقترح أن تقودنا آيتان من سفر يشوع بن سيراخ، إذ فيما يتعلّق بالثّلج الذي جعله الله يتساقط من السّماء، قال: "تَعجَبُ العَينُ مِن حُسنِ بَياضِه، ويَذهَلُ القَلبُ مِن سُقوطِه" (يشوع بن سيراخ 43، 18). أشار الحكيم هنا إلى الشّعور المزدوج الذي تثيره الظّاهرة الطّبيعيّة في النّفس البشريّة: الإعجاب والاندهاش. عندما نرى الثّلج يتساقط ”العين تعجب“ و ”القلب يندهش“. وهذا الأمر يوجّهنا في تفسيرنا لعلامة تساقط الثّلوج: يمكننا أن نفهمه على أنّه رمز للنّعمة، أي لواقع يجمع بين الجمال والمجّانيّة. إنّه شيء لا يمكننا أن نستحقّه، ولا حتّى أن نشتريه، بل يمكننا فقط أن نتلقّاه مثل عطيّة، وأيضًا بشكلٍ لا يمكن التّنبّؤ به، تمامًا مثل تساقط الثّلوج في روما في منتصف الصّيف. النّعمة تثير الإعجاب والاندهاش. يجب ألّا ننسَ هاتَين الكلمتَين: القدرة على الإعجاب وعلى الاندهاش، ويجب ألّا نفقدهما، لأنّهما يدخلان في خبرة إيماننا.

وبهذا الموقف الدّاخليّ، يمكننا الآن أن نوجّه نظرنا إلى العلامة الثّانية، التي هي أهمّ بكثير: الأيقونة المريميّة القديمة، التي هي جوهرة هذه البازيليكا، إن صحّ التّعبير. فيها تكتسب النّعمة صورتها المسيحيّة كاملة في صورة الأمّ العذراء مع طفلها. أمّ الله القدّيسة. هنا تظهر النّعمة على حقيقتها، ومجرّدة من كلّ غطاء أسطوريّ، وسحريّ، وروحانيّ مشوَّه، المتربّص دائمًا في الدّين. في الأيقونة لا يوجد إلّا ما هو جوهريّ: المرأة والابن، كما في نصّ القدّيس بولس الذي سمعناه منذ قليل: "أَرسَلَ اللهُ ابنَه مَولودًا لِامرَأَة" (غلاطية 4، 4). المرأة هي الممتلئة نعمة، التي حُبل بها بلا خطيئة، وطاهرة مثل الثّلج المتساقط حديثًا. نظر الله إليها بإعجاب واندهاش – الله أيضًا يندهش... -، واختارها أُمًّا لأنّها ابنة ابنه: وُلِدَت فيه قبل الأزمنة، وصارت أمّه في ملء الزّمان. في الصّورة الطّفل يحمل الكتاب المقدّس بذراعه اليسرى ويبارك بيمينه، وأوّل من نال البركة كانت أمّه، المباركة بين النّساء جميعًا. رداؤها الأسود في الصّورة يُبيِّن ثوب الابن الذّهبي: فيه وحده فقط يحلّ ملء الألوهيّة كلّها، وهي تعكس مجده بوجهها المكشوف.

لهذا السّبب يأتي الشّعب المؤمن ليطلب البركة من والدة الله القدّيسة، لأنّها وسيطة النّعمة التي تفيض دائمًا وفقط من يسوع المسيح، من خلال الرّوح القدس. خلال السّنة المقبلة خاصّة، وهي سنة اليوبيل المقدّسة، سيأتي حجّاج كثيرون إلى هذه البازيليكا ليطلبوا البركة من الأمّ. اليوم، نحن مجتمعون، هنا كنوع من المقدّمة، ونطلب شفاعتها من أجل مدينة روما، مدينتنا، والعالم أجمع، لا سيّما من أجل السّلام: السّلام الحقيقيّ والدّائم، والذي يأتي من قلوب تائبة وقد غُفِرت خطاياها – المغفرة تصنع السّلام، لأنّها موقف الرّبّ يسوع النّبيل -، والسّلام الذي يأتي من صليب المسيح، ومن دمه الذي أخذه من مريم وسكبه لمغفرة خطايانا.

أودّ أن أختتم وأتوجّه إلى السّيّدة العذراء القدّيسة بكلمات القدّيس كيرلّس الإسكندريّ في ختام مجمع أفسس: "أحيّيك يا مريم والدة الله، يا من جلبت النّور، أيّتها النّقيّة. أحيّيك أيّتها القدّيسة مريم العذراء، الأمّ وخادمة الله. أحيّيك أيّتها العذراء القدّيسة، بالذي وُلِدَ منك، وأيّتها الوالدة، لمن حملته بين ذراعيك. […] أحيّيك، يا مريم يا كنز الأرض، ومصباحًا لا ينطفئ، منك وُلِدَ شمس العدل" (عظة 11: مجموعة المؤلّفات لآباء الكنيسة اليونانيّة 77). يا والدة الله القدّيسة، صلّي لأجلنا.

[01220-AR.02] [Testo originale: Italiano]

 

[B0602-XX.02]