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Conferenza Stampa di presentazione dell’“Instrumentum laboris” per la Seconda Sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (2-27 ottobre 2024), 09.07.2024


Intervento dell’Em.mo Card. Mario Grech

Intervento dell’Em.mo Card. Jean-Claude Hollerich, S.I.

Intervento del Rev.do Mons. Riccardo Battocchio e di Padre Giacomo Costa, S.I.

Alle ore 12.00 di oggi, in diretta streaming dalla Sala Stampa della Santa Sede, ha avuto luogo la Conferenza Stampa di presentazione dell’Instrumentum laboris per la Seconda Sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (2-27 ottobre 2024) sul tema: Per una Chiesa Sinodale: comunione, partecipazione, missione.

Sono intervenuti: l’Em.mo Card. Mario Grech, Segretario Generale della Segreteria Generale del Sinodo; l’Em.mo Card. Jean-Claude Hollerich, S.I., Arcivescovo di Luxembourg; Relatore Generale della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi; il Rev.do Mons. Riccardo Battocchio, Segretario Speciale della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi; e Padre Giacomo Costa, S.I., Segretario Speciale della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi.

Ne riportiamo di seguito gli interventi:

Intervento dell’Em.mo Card. Mario Grech

Durante il periodo compreso tra la Prima e la Seconda Sessione, il cammino sinodale ha continuato a essere caratterizzato da un profondo esercizio di ascolto, un ascolto condotto a più livelli. Si è così confermato che il Sinodo è, prima di ogni altra cosa, una formidabile “palestra di ascolto”.

È stato Papa Francesco, del resto, ad affermare che «una Chiesa sinodale è una Chiesa dell’ascolto […] Popolo fedele, Collegio episcopale, Vescovo di Roma: l’uno in ascolto degli altri; e tutti in ascolto dello Spirito Santo» (Discorso per il 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi, 17 ottobre 2015). Già nell’Esortazione Apostolica Evangelii gaudium, il Santo Padre scriveva: «Abbiamo bisogno di esercitarci nell’arte di ascoltare, che è più che sentire. […] Solo a partire da questo ascolto rispettoso e capace di compatire si possono trovare le vie per un’autentica crescita […]» (n. 171).

Non è difficile riconoscere l’ispirazione conciliare di queste affermazioni. Il Vaticano II ci parla di una Chiesa che è, al tempo stesso, in ascolto di Dio e in ascolto degli uomini e delle donne del proprio tempo, con le loro gioie, speranze, dolori e angosce (cfr. Gaudium et spes 1). Ci dice, in altre parole, che la Chiesa, prima di essere Ecclesia docens, è Ecclesia audiens (cfr. Dei Verbum 1), e che solo in quanto ascolta è a sua volta in grado di insegnare.

Ascolto di Dio e ascolto del mondo non sono naturalmente sullo stesso piano. In realtà, la Chiesa è sempre e solo in ascolto della voce di Dio, e non è interessata a indagini demoscopiche. Ma è pur vero, come lo stesso Concilio insegna riecheggiando la lezione biblica, che Dio parla in molti modi: certamente attraverso la Sacra Scrittura, che è ispirata dallo Spirito Santo e a cui la Chiesa non deve stancarsi di attingere, ma anche attraverso il senso della fede del Popolo di Dio, la voce dei pastori e il carisma dei teologi, grazie ai quali il medesimo Spirito continua a far crescere la comprensione della Verità rivelata (cfr. Lumen gentium 12.25; Dei Verbum 8.10) e ad aprire nuove strade per annunciare quella Verità agli uomini e alle donne delle diverse epoche storiche (cfr. Evangelii gaudium 119-120).

Se dunque, anche in questo tempo di “intersessione”, ci siamo messi in ascolto del Popolo di Dio, così come dei pastori e dei teologi che in modo diverso sono al servizio di quel Popolo, è stato sempre e solo per ricercare, con gli strumenti certamente perfettibili che abbiamo a disposizione, ciò che Dio vuol dire alla Chiesa in quest’ora del suo cammino.

Anzitutto, dopo la celebrazione della Prima Sessione, il Sinodo è “tornato” – per così dire – nelle Chiese locali, secondo un dinamismo virtuoso di circolarità in base a cui ciò che si fa al centro, attraverso l’opera di alcuni, è “restituito” a tutti gli altri. È questo lo spirito che anima il documento Verso ottobre 2024, pubblicato l’11 dicembre 2023, che ha dato il via a una seconda consultazione delle Chiese locali, chiedendo loro di confrontarsi con la Relazione di Sintesi approvata al termine della Prima Sessione.

Nonostante i tempi contingentati, sono arrivate alla Segreteria Generale del Sinodo ben 108 Sintesi nazionali preparate dalle Conferenze Episcopali, cui si aggiungono 9 Risposte pervenute dalle Chiese Orientali Cattoliche, 4 dalle Riunioni Internazionali di Conferenze Episcopali e la Sintesi dell’Unione dei Superiori Generali e dell’Unione Internazionale delle Superiore Generali in rappresentanza della Vita consacrata. Questo ricco materiale, cui bisogna sommare le Osservazioni liberamente inviate da singoli e gruppi (incluse pure alcune Facoltà di teologia e diritto canonico), costituisce l’armatura portante del documento che oggi viene presentato, perché – fedele a quel movimento circolare di cui prima dicevo – il suo scopo è ora di sottoporre al discernimento di alcuni – i Membri del Sinodo, che torneranno a riunirsi a ottobre – quello che è stato detto da tutti – le Chiese locali in cui vive il Popolo di Dio.

In questo Popolo, poi, occorreva ascoltare alcune voci in particolare: quelle di coloro che, in forza del ministero e/o del carisma ricevuto, sono in special modo abilitati a dare espressione alla fede comune. Tra costoro si trovano certamente i teologi: è in tal senso che, il 14 marzo scorso, la Segreteria Generale del Sinodo ha ufficializzato la costituzione di 5 Gruppi di Studio, composti da 33 esperti di diversa provenienza e competenza, chiamati ad approfondire alcune delle istanze di fondo che pervadono la Relazione di Sintesi: il volto sinodale missionario della Chiesa locale (1), dei raggruppamenti di Chiese (2) e della Chiesa universale (3), nonché il metodo sinodale (4) e la questione del “luogo”, da intendere non solo in senso geografico, ma in senso culturale e inseparabilmente teologico (5).

I contributi di questi Gruppi, che sono stati attivi tra i mesi di aprile e maggio, sono confluiti anch’essi nell’Instrumentum laboris che oggi viene reso pubblico e saranno alla base di un Sussidio teologico di prossima pubblicazione, che offrirà alcune linee di approfondimento teologico e canonistico dei temi presenti nell’Instrumentum, per aiutare i membri dell’Assemblea a riconoscere e a comprendere le radici e le implicazioni di quanto è contenuto in esso.

A quei 5 Gruppi se ne sono affiancati nella stessa data altri 10, preannunciati dal Papa nel Chirografo del 16 febbraio 2024 sulla collaborazione tra i Dicasteri della Curia Romana e la Segreteria del Sinodo, e da lui costituiti il 22 febbraio successivo, con il compito di approfondire altrettante questioni emergenti dalla Relazione di Sintesi della Prima Sessione. Si tratta di questioni su cui l’Assemblea sinodale ha già raggiunto un consenso significativo e che, pertanto, sono parse sufficientemente mature da poter passare alla fase dell’elaborazione di proposte concrete di riforma da sottoporre al Santo Padre.

Tali Gruppi sono coordinati in spirito di collaborazione dalla Segreteria del Sinodo e dai Dicasteri curiali di volta in volta competenti, come d’altronde prevedono la Costituzione Apostolica Episcopalis Communio (art. 20, § 1) e la Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium (III, art. 33). Questi Gruppi sono già operativi o, in qualche caso, lo saranno a breve: essi presenteranno un primo resoconto della loro attività in occasione della Seconda Sessione, per offrire le loro conclusioni al Vescovo di Roma possibilmente entro giugno 2025.

Già dal 2023, inoltre, è operativa una Commissione di canonisti, che ha seguito i lavori della Prima Sessione e che è tornata recentemente a riunirsi. Scopo di questa Commissione, presieduta dal Prefetto del Dicastero per i Testi Legislativi, è quello di studiare un progetto di riforma delle norme canoniche direttamente implicate nel processo sinodale. Più recentemente, poi, il SECAM (Simposio delle Conferenze Episcopali dell’Africa e del Madagascar), dando seguito a una raccomandazione della Relazione di Sintesi (16q), ha avviato un percorso di discernimento teologico e pastorale sull’accompagnamento delle persone in situazioni di poligamia. Anche questi due organismi offriranno un primo report delle loro attività nel prossimo mese di ottobre.

L’ascolto dei teologi e dei canonisti, naturalmente, non sarebbe da solo sufficiente. Era necessario ascoltare di nuovo e di più, in questi mesi, anche la voce dei pastori. Se i Vescovi hanno avuto a disposizione molti strumenti per far udire la loro voce – il lavoro di sintesi svolto dalle Conferenze Episcopali, l’invio di Rappresentanti all’Assemblea sinodale, le Visite ad limina che da quest’anno prevedono un incontro con la Segreteria Generale del Sinodo (da gennaio abbiamo incontrato 339 vescovi, da 26 Conferenze Episcopali) –, da tempo si notava un insufficiente coinvolgimento dei Presbiteri, soprattutto quelli impegnati nella cura pastorale. Da questa presa di coscienza è scaturita – d’intesa con 4 Dicasteri della Curia – l’iniziativa “I Parroci per il Sinodo”, che dal 28 aprile al 2 maggio ha radunato a Sacrofano (Roma) circa 200 Presbiteri da 96 Paesi. Nell’ultimo giorno costoro hanno ricevuto dal Santo Padre il mandato di farsi “missionari della sinodalità” presso i loro Vescovi e i loro Confratelli. Anche la loro voce risuona nel documento che oggi viene pubblicato.

Finalmente, in quest’ultimo mese in cui l’Instrumentum laboris ha gradualmente preso forma, ben 70 persone sono state interpellate e chiamate a dare il loro apporto, in presenza o a distanza: Vescovi e Presbiteri, Consacrati e Consacrate, Laici e Laiche. Tra di loro vi sono biblisti, teologi, canonisti, esperti in scienze umane. Dopo un’intensa sessione di lavoro – svoltasi a Roma tra il 5 e il 13 giugno, con la partecipazione di 25 esperti, inclusi i membri della Commissione Preparatoria per l’Assemblea sinodale –, i contatti sono proseguiti alacremente fino ai giorni scorsi. Si è così realizzato un variopinto concerto di voci, una vera e propria polifonia, ricca di timbri e accenti, di cui l’Instrumentum laboris per la Seconda Sessione dell’Assemblea del Sinodo è il risultato e la testimonianza.

Questo documento è stato approvato all’unanimità dal Consiglio Ordinario della Segreteria Generale del Sinodo, che si è riunito due volte tra la fine di giugno e l’inizio di luglio. Mi sia permesso, a questo proposito, sottolineare che dall’inizio del Cammino sinodale il Consiglio si è riunito – in presenza o a distanza – ben 17 volte! Una partecipazione così densa che certamente ha guidato la preparazione e lo svolgimento di questo Sinodo. Per questo motivo sono molto grato ai Confratelli Membri del Consiglio.

Mi auguro che questo processo di ascolto prolungato, differenziato, aiuterà la Chiesa sinodale a discernere la Parola di Gesù per gli uomini e le donne di oggi, una parola che ha la forza di irrobustire i messaggeri del Vangelo, sanare le ferite dell’umanità e innescare la speranza nei nostri cuori. Per favore, aiutiamoci a non perdere dalla nostra visuale questa meta, il vostro contributo è molto importante ed apprezzato.

[01159-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Intervento dell’Em.mo Card. Jean-Claude Hollerich, S.I.

Testo in lingua inglese

Traduzione in lingua italiana

Testo in lingua inglese

The reports received by the General Secretariat of the Synod are fruits of the work that the local Churches did starting from the question How to be a synodal Church in mission? that marked this time between the two sessions and that was discussed in the light of the Synthesis Report of the First Session of the XVI Assembly.

All these reports show a living Church and a movement. In fact, what stands out most when reading not only the reports, but also the experiences and good practices that have reached the General Secretariat, is that the synod, the synodal process, has been and still is a time of grace that is already bearing numerous fruits in the life of the Church. From Kenya to Ireland, from Korea to Brazil, reports underline this renewed dynamism that listening offered and received is bringing to communities. Here, for example, is what the synthesis from Panama reports: 'Our Church is living a time of grace, in which we are listening to each other and being listened to. It is a blessing to be able to contribute, starting from our Panamanian ecclesial reality - clergy, married or celibate laity, pastoral workers and young people - and from our experience of faith and of people sent (...) The synodal process promoted by Pope Francis has marked a significant stage in the recent history of our Catholic Church, opening up a space for dialogue and reflection on the contemporary challenges that it has to face".

Finally, the reports unanimously testify, without hiding the struggles and difficulties of synodal conversion, also a feeling of joy and gratitude, as reported by the United States Conference of Catholic Bishops: "Gratitude for this synodal journey is profound. Much has been done to move forward along the synodical path as partners in the Church in the United States"; in some cases even giving rise to new hope for the future of local communities. Here is what the Episcopal Conference of the Pacific writes about it: "Some diocesan reports mention the satisfaction of the participants in the synod process: they have learned that there is a real joy in walking together and also a sense of freedom.

The reports also tell, very concretely, what happened after the First Session of the 16th Assembly. Clearly, this intersessional time was marked by great diversity in the way the Churches carried out this second consultation: I would say with greater freedom and creativity in the way they took ownership of the process and, almost all of them, took the initiative to share the experience of the first session and the Synthesis Report. In fact, the reports tell of the many meetings to present not only the aforementioned document, but first and foremost the personal experience of the participants. The Synthesis Report itself has been translated into many local languages. In India, for example, it has been translated into as many as 12 regional languages and considerable efforts have been made to make this document and others, accessible to all, through the media, including social networks.

Another particularly interesting element was the widespread adoption of 'Conversation in the Spirit': this synodal method was introduced in the meetings of various church structures. In Japan, for example, a national assembly on synodality was organised precisely to practise this method. In India, "at the national level, the CCBI implemented the synodal method of Conversation in the Spirit for its strategic planning, consulting groups and individuals throughout the country, and found the method to be effective, Spirit-filled and fruitful. The success of the method lies in 'intentional speaking' and 'intensive listening', punctuated by 'inner silence'". The COL (Local Organising Committee) of the Archdiocese of Seoul itself has been using it since its first meetings to organise the next WYD.

Finally, I would like to mention the numerous formation initiatives on synodality: a theme that had already emerged strongly during the First Session. Training programmes on synodality have been implemented in many places (seminaries, theology faculties), by dioceses, associations, religious movements and congregations,... In Vietnam, for example, training courses were organised in the main seminaries and also for religious life. In French-speaking Africa, Sister Anne-Béatrice Faye, an expert at the Synod, has launched a school of synodality that is very popular. At the international level, let us recall the MOOC of Boston College that has seen the collaboration of many Synod experts, or the university course proposed by the Evangelii Gaudium Centre of Sophia University here in Italy.

Finally, I would like to share some fruits that the synodal path has so far brought. It is not for me to say or define them as such: it is the reports themselves. And I believe that this is already a first fruit of the journey because it allows us to appreciate a certain maturation in the synodal journey of the local Churches, especially if we compare these second reports to those at the beginning of the process. If the first ones emphasised more the resistance and opposition to the synodal process, these reports emphasise more the weariness and fatigue of a path of conversion that is not immediate. This leads me to define a second fruit of this process: the parresia that the contributions reveal. Indeed, the summaries were written with great freedom and frankness of expression. Moreover, the fact that it was the local Churches themselves that identified the fruits of their journey through a rereading of their experience, of their path, leads me to identify another fruit: this capacity for rereading and self-assessment, which I am sure will help a great deal to make the need for transparency, accountability and evaluation as expressed in the Instrumentum Laboris more and more concrete.

This practice of re-reading has allowed local churches to highlight aspects of their culture that contain seeds of synodality or elements that hinder it. For example, Papua New Guinea points out that 'Synodality is embedded in the culture of the Melanesian people and, therefore, is a "lived" experience of our daily lives. ... We propose to deepen synodality by integrating our cultural values of goodness and beauty with the Gospel. Our values of life, community, relationships, justice and care for the environment guide our ways of relating, designing structures and processes of discernment and decision-making'. This greater openness to local culture and inculturation has led the Church in Lesotho, for example, to re-examine its relationship with traditional Sotho culture and changed the way it views various traditional cultural practices and its attitude towards the people who live them.

Then, of course, broader and more diverse participation with greater involvement of lay people, youth, women and marginalised groups. In Zimbabwe, for example, for the first time, the bishops opened their plenary assembly to more people from the entire people of God and created a national ad hoc office for people with disabilities. As many as eight dioceses decided to include at least one young person in each diocesan pastoral council.

I could go on for much longer. I have preferred to dwell on the fruits rather than on the demands emerging from the reports of the local churches, such as the strongly expressed desire for a Church of relationships, not bureaucratic or of structures, to show you that the Synod is already changing our way of being and living the Church regardless of the October Assembly. You will find the requests in the Instrumentum Laboris in the form of proposals (propositiones). These fruits, these developments clearly show the dynamism of conversion and reform underway. Synod is already having a significant and multidimensional impact on local churches, stimulating spiritual, structural and pastoral changes. Thank you.

[01158-EN.01] [Original text: English]

Traduzione in lingua italiana

I rapporti ricevuti dalla Segreteria Generale del Sinodo sono frutti del lavoro che le Chiese locali hanno compiuto a partire della domanda Come essere Chiesa sinodale in missione? che ha marcato questo tempo tra le due sessioni e che è stata discussa alla luce della Relazione di Sintesi della Prima Sessione della XVI Assemblea.

Tutti questi rapporti mostrano una Chiesa viva e un movimento. Infatti, ciò che maggiormente risalta leggendo non solo i rapporti, ma anche le esperienze e buone pratiche che sono pervenute alla Segreteria Generale, è che il sinodo, il processo sinodale, è stato ed è tuttora un tempo di grazia che sta già portando numerosi frutti nella vita della Chiesa. Dal Kenya all’Irlanda, dalla Corea al Brasile i rapporti sottolineano questo rinnovato dinamismo che l’ascolto offerto e ricevuto sta portando alle comunità. Ecco, ad esempio, quanto riferisce la sintesi del Panama: “La nostra Chiesa vive un tempo di grazia, in cui ci stiamo ascoltando e siamo ascoltati. È una benedizione poter contribuire, a partire dalla nostra realtà ecclesiale panamense - clero, laici sposati o celibi, operatori pastorali e giovani - e dalla nostra esperienza di fede e di persone inviate (...) Il processo sinodale promosso da Papa Francesco ha segnato una tappa significativa nella storia recente della nostra Chiesa cattolica, aprendo uno spazio di dialogo e di riflessione sulle sfide contemporanee che essa deve affrontare".

Infine, i rapporti testimoniano unanimemente, senza nasconde le fatiche e le difficoltà della conversione sinodale, anche un sentimento di gioia e gratitudine, come riferisce la Conferenza episcopale degli Stati Uniti: "La gratitudine per questo processo sinodale è profonda. Molto è stato fatto per procedere lungo il cammino sinodale come compagni nella Chiesa degli Stati Uniti"; in alcuni casi facendo anche nascere nuove speranze per il futuro delle comunità locali. Ecco quanto scrive al riguardo la Conferenza episcopale del Pacifico: “Alcuni rapporti diocesani menzionano la soddisfazione dei partecipanti al processo sinodale: hanno imparato che c'è una vera gioia nel camminare insieme e anche un senso di libertà".

I rapporti raccontano anche, molto concretamente, quello che è successo dopo la Prima Sessione della XVI Assemblea. Chiaramente, questo tempo intersessionale è stato segnato da una grande diversità nel modo in cui le Chiese hanno realizzato questa seconda consultazione: direi con maggior libertà e creatività nel modo di appropriarsi del processo e, quasi tutte, hanno preso l’iniziativa di condividere l'esperienza della prima sessione e il Rapporto di Sintesi. Infatti, i rapporti narrano dei numerosi incontri per presentare non solo il documento sopracitato, ma innanzitutto l’esperienza personale vissuta dai partecipanti. La stessa Relazione di Sintesi è stata tradotta in moltissime lingue locali. In India, ad esempio, è stata tradotta in ben 12 lingue regionali e sono stati compiuti sforzi notevoli per rendere questo documento ed altri, accessibili a tutti, attraverso i media, compresi le reti sociali.

Un altro elemento particolarmente interessante è stata l’adozione diffusa della "Conversazione nello Spirito": questo metodo sinodale è stato introdotto negli incontri di diverse strutture ecclesiali. In Giappone, ad esempio, è stata organizzata un'assemblea nazionale sulla sinodalità proprio per praticare questo metodo. In India, “a livello nazionale, la CCBI ha implementato il metodo sinodale della Conversazione nello Spirito per la sua pianificazione strategica, consultando gruppi e individui in tutto il Paese, e ha scoperto che il metodo è efficace, pieno di Spirito e fruttuoso. Il successo del metodo sta nel ‘parlare intenzionalmente’ e ‘nell'ascolto profondo’, punteggiato dal ‘silenzio interiore’". Lo stesso COL (Comitato Organizzativo Locale) dell’Arcidiocesi di Seoul lo ha utilizzato sin dalle sue prime riunioni in vista dell’organizzazione della prossima GMG.

Infine, vorrei ricordare le numerose iniziative di formazione sulla sinodalità: una tema che era già emerso con forza nel corso della Prima Sessione. Sono stati realizzati programmi di formazione sulla sinodalità in molti luoghi (seminari, facoltà di teologia), da parte di diocesi, associazioni, movimenti e congregazioni religiose,... In Vietnam, ad esempio, sono stati organizzati corsi di formazione nei principali seminari e anche per la vita religiosa. Nell'Africa francofona, suor Anne-Béatrice Faye, esperta al Sinodo, ha lanciato una scuola di sinodalità molto seguita. A livello internazionale ricordiamo il MOOC del Boston College che ha visto la collaborazione di molti esperti del Sinodo o ancora il corso universitario proposto dal Centro Evangelii Gaudium dell’università Sophia qui in Italia.

Infine, vorrei condividere alcuni frutti che il cammino sinodale ha finora portato. Non sono io a dirlo o definirli come tali: sono i rapporti stessi. E credo che già questo sia un primo frutto del cammino perché permette di apprezzare una certa maturazione nel cammino sinodale delle Chiese locali, specialmente se confrontiamo questi secondo rapporti a quelli dell’inizio del processo. Se le prime sottolineavano maggiormente le resistenze e le opposizioni al processo sinodale, questi rapporti sottolineano più la stanchezza e la fatica di un cammino di conversione che non è immediato. Questo mi porta a definire un secondo frutto di questo processo: la parresia che i contributi lasciano trasparire. Infatti, le sintesi sono state scritte con grande libertà e franchezza nell’espressione. Inoltre, il fatto che siano state le stesse Chiese locali a individuare i frutti del loro percorso attraverso una rilettura della loro esperienza, del loro cammino, mi porta ad individuare un altro frutto: questa capacità di rilettura e di auto-valutarsi che sono certo aiuterà molto a concretizzare sempre più l’esigenza di trasparenza, rendiconto e valutazione come espresso dall’Instrumentum Laboris. Questa pratica della rilettura, ha permesso alle chiese locali di evidenziare aspetti della loro cultura che contengono semi di sinodalità o elementi che ne sono di ostacolo. Ad esempio, la Papua Nuova Guinea sottolinea che "La sinodalità è incorporata nella cultura del popolo melanesiano e, pertanto, è un'esperienza "vissuta" della nostra vita quotidiana. … Proponiamo di approfondire la sinodalità integrando i nostri valori culturali di bontà e bellezza con il Vangelo. I nostri valori di vita, comunità, relazioni, giustizia e cura dell'ambiente guidano i nostri modi di relazionarci, di progettare le strutture e i processi di discernimento e decisione". Questa maggiore apertura alla cultura locale e all’inculturazione ha portato in Lesotho, ad esempio, la Chiesa a riesaminare il suo rapporto con la cultura tradizionale Sotho e ha cambiato il modo di considerare diverse pratiche culturali tradizionali e il suo atteggiamento nei confronti delle persone che le vivono.

Poi, certamente, la partecipazione più ampia e diversificata con un maggiore coinvolgimento dei laici, dei giovani, delle donne e dei gruppi emarginati. Nello Zimbabwe, ad esempio, per la prima volta, i vescovi hanno aperto la loro assemblea plenaria a un maggior numero di persone provenienti dall'intero popolo di Dio e hanno creato un ufficio nazionale ad hoc per le persone con disabilità. Lì ben 8 diocesi hanno deciso di includere almeno un giovane in ogni consiglio pastorale diocesano.

Potrei proseguire ancora per molto. Ho preferito soffermarmi sui frutti più che sulle richieste che emergono dai rapporti delle Chiese locali, come il desiderio fortemente espresso di una Chiesa di relazioni, non burocratica o di strutture, per mostrarvi che il Sinodo sta già modificando il nostro modo di essere e di vivere la Chiesa a prescindere dell’Assemblea di ottobre. Troverete le richieste nell’Instrumentum Laboris sotto forma di proposte (propositiones). Questi frutti, invece, questi sviluppi mostrano chiaramente il dinamismo di conversione e di riforma in atto. Il Sinodo sta già avendo un impatto significativo e multidimensionale sulle chiese locali, stimolando cambiamenti spirituali, strutturali e pastorali. Grazie.

[01158-IT.01] [Testo originale: Italiano]

 

Intervento del Rev.do Mons. Riccardo Battocchio e di Padre Giacomo Costa, S.I.

 

Buongiorno a tutti i presenti e alle persone connesse online. Non è superfluo ribadire che l’Instrumentum laboris (IL) NON è un documento definitivo, ma è al servizio della preparazione e dello svolgimento della Seconda Sessione dell’Assemblea sinodale. Serve come base per la discussione, ma non è una bozza del documento finale da emendare né un compendio completo di ecclesiologia sinodale. Inquadra il tema dell’Assemblea e approfondisce alcune questioni che saranno effettivamente affrontate dall’Assemblea, a cui non vuole rubare il lavoro. Per questo sarebbe sbagliato se offrisse delle risposte.

Ora, insieme a don Riccardo Battocchio, presenteremo la struttura e i principali contenuti del documento, che è composto da una Introduzione e quattro parti.

Introduzione (Giacomo Costa)

L'Introduzione dell’IL si apre con un famoso passo del profeta Isaia (25,6-8): la visione del banchetto a cui il Signore invita tutti i popoli. Siamo così collocati dentro l’orizzonte di una salvezza offerta a tutti e in un inquadramento missionario: come discepoli di Gesù, siamo chiamati ad annunciare a tutti la Buona notizia e a condividere la gioia del Vangelo. Solo in questa prospettiva ha senso approfondire il tema della sinodalità.

Diversamente da altri documenti precedenti, l’espressione “sinodalità missionaria” appare solo un paio di volte. Non abbiamo cambiato idea, ma diamo per acquisito il legame intrinseco tra sinodalità e missione. Invece di ripeterlo, abbiamo evidenziato nell’Introduzione come la missione dia forma a tutti i contenuti che seguono. Dopo tre anni di cammino, insinuare che questo percorso sia autoreferenziale è in malafede. Rispondiamo insieme alla chiamata di Gesù: in Lui siamo un popolo, il Lui insieme siamo sacramento d’unione con Dio e con tutta l’umanità (ce lo spiegherà meglio tra poco don Riccardo).

Affrontando l’impulso missionario, si tocca la questione della Chiesa nel mondo. La visione del banchetto è in stridente contrasto con la realtà di un mondo in crisi, le cui ferite toccano profondamente il cuore del Signore e quindi dei suoi discepoli. Crescere come Chiesa sinodale, in cui si cerca di camminare insieme nonostante le tensioni e anche i conflitti, è una vocazione e un impegno profetico. Siamo chiamati ad essere pellegrini di speranza: il cammino sinodale è profondamente connesso con l’imminente Giubileo.

All’inquadramento missionario segue la presentazione del cammino degli ultimi tre anni, segnato dalla disponibilità ad ascoltare e a lasciarci mettere in discussione. Per quanto vissuto il testo esprime una immensa gratitudine: la gioia dell’incontro e della condivisione, la scoperta del metodo della conversazione nello Spirito, la bellezza della Chiesa che abbiamo potuto contemplare, le ricchezze che ciascuna Chies locale può condividere con le altre. Come ha affermato una Conferenza Episcopale africana: «Dopo questa esperienza, non si possono più considerare e trattare le Chiese locali semplicemente come destinatarie dell’annuncio del Vangelo, che hanno poco o nulla con cui contribuire».

Certo, ci sono stati e ci sono tensioni e conflitti. Accogliere il fatto che la Chiesa non è omogenea ma armonica, e che questa armonia non è scontata ma un dono dello Spirito: questo è un frutto del cammino sinodale. In questa prospettiva sarebbe bello che tutti, a partire da noi qui presenti oggi, riuscissimo a mettere sempre di più al primo posto questa armonia, e non idee, ideologie o interessi, finendo per distruggere quanto si dichiara di voler custodire.

Non presenterò tutte le tappe del processo sinodale. Sottolineo però solo l’intreccio tra questo Instrumentum laboris e i 10 gruppi di studio istituiti dal Santo Padre presentati poco fa dal Card. Grech. Il testo contiene dei rimandi puntuali a ciascuno di questi gruppi: si può così vedere che le tematiche che i gruppi affrontano, pur non essendo oggetto esplicito di discussione, si inseriscono strutturalmente nei lavori dell’Assemblea.

Fondamenti (Riccardo Battocchio)

La prima sezione del testo è dedicata ai fondamenti che reggono il cammino di conversione e di riforma che il Popolo di Dio intende percorrere per essere sempre più quello che è per vocazione: la Chiesa convocata “da ogni tribù, lingua, popolo, nazione”. Raccoglie i frutti del cammino avviato nell’ottobre 2021 (ma che ha radici più lontane) e potrà permettere all’Assemblea di verificare l’esistenza di un consenso su alcuni aspetti decisivi della Chiesa: il suo essere Popolo di Dio, il suo essere “in Cristo come sacramento”, il suo essere “sinodale”, nella pluralità dei volti e delle esperienze, unite non da un’ideologia ma dall’azione dello Spirito Santo che rende possibile l’armonia nelle differenze. La prima differenza è quella tra uomini e donne, chiamati a promuovere relazioni di reciprocità, di riconoscimento reciproco, attraverso un cambiamento di mentalità e di pratiche. I contributi raccolti da tutte le fasi del processo sinodale hanno evidenziato la necessità di dare maggior riconoscimento ai carismi, alla vocazione e al ruolo delle donne in tutti gli ambiti della vita della Chiesa. Ci sono possibilità di partecipazione che spesso rimangono inespresse. Andranno anche esplorate ulteriori forme ministeriali e pastorali. Le Conferenze Episcopali hanno segnalato alcune richieste concrete da sottoporre all’esame della seconda sessione (n. 16).

L’Instrumentum laboris riconosce che è bene che prosegua la riflessione teologica sull’accesso delle donne al ministero diaconale. Questo avverrà anche grazie al lavoro del Gruppo di Studio n. 5, dedicato ad alcune questioni teologiche e canonistiche intorno a specifiche forme ministeriali. Questo Gruppo prenderà in considerazione i risultati delle due Commissioni che si sono occupate della questione in passato.

Su questo, come su altri punti, il primo cambiamento da operare è quello della mentalità: una conversione dello sguardo, capace di riconoscere e valorizzare l’interdipendenza e reciprocità, nella differenza, di uomini e donne.

Questi “fondamenti” delineano l’orizzonte nel quale si colloca il cammino del Popolo di Dio, indicato dalle tre prospettive della seconda sezione.

Relazioni (Riccardo Battocchio)

La prima prospettiva è quella delle relazioni: la relazione fondante con Dio Padre, in Gesù Cristo e nello Spirito Santo, espressa sacramentalmente nel cammino dell’iniziazione cristiana (IN Cristo, NELLO Spirito Santo); la relazione tra i Battezzati, ai quali lo Spirito Santo dona capacità di agire, nei modi più diversi, per il bene di tutti (i carismi e i ministeri: PER il Popolo di Dio); le relazioni che custodiscono e promuovono l’armonia, la comunione con la testimonianza apostolica e tra i Battezzati (CON i ministri ordinati); le relazioni TRA le Chiese.

I temi sui quali l’Assemblea sarà chiamata dare indicazioni su alcuni aspetti di questa dinamica relazionale: il diventare cristiani (iniziazione cristiana), i carismi e i ministeri (ministeri battesimali, alcuni dei quali “istituiti” – è presente anche la proposta di dar vita a un nuovo ministero, quello dell’ascolto e dell’accompagnamento –, ministeri “ordinati”), le relazioni fra vescovo, presbiteri e diaconi nella Chiesa locale, le relazioni tra le Chiese locali, in uno “scambio di doni” che si apre anche alle altre Chiese e Comunità ecclesiali e alle altre tradizioni religiose e culturali.

Percorsi (Giacomo Costa)

Una Chiesa sinodale è una Chiesa relazionale: emerge dai contributi ricevuti ed è il desiderio di tanti, specialmente giovani. In fondo, se siamo qui è proprio perché il Santo Padre ha ascoltato il loro grido durante il Sinodo del 2018.

Dire relazioni significa dire movimento, dinamica, processi. La Chiesa popolo di Dio e sacramento di unità non sta ferma: è in cammino. Solo camminando si riescono ad armonizzare le tensioni costitutive della nostra fede. Perciò siamo invitati a prenderci cura delle relazioni e a mantenerle in movimento. Questo dinamismo ha una fonte, un sostegno e un orizzonte: l’Eucarestia, cioè la gratuità dell’amore del Padre che si rende percepibile attraverso il dono di sé del Figlio nello Spirito.

Questa parte così mette a fuoco quattro ambiti distinti, ma profondamente connessi: innanzitutto la formazione, in particolar modo all’ascolto (della Parola di Dio, dei fratelli e delle sorelle, e della voce dello Spirito). L’esigenza della formazione è quella in assoluto più sentita in tutto il mondo. Molti intuiscono nella prospettiva sinodale qualcosa di bello a cui il Signore ci invita, ma si sentono anche inadeguati: mancano le parole e i modi per andare avanti. Richiedono così una formazione che metta in movimento e in discussione mentalità e culture, una formazione integrale, con momenti comuni e condivisi tra laici, consacrati e presbiteri.

In modo particolare si percepisce la necessità di formazione al discernimento personale, comunitario ed ecclesiale: è qui in gioco la percezione della differenza tra fare programmazione pastorale e lasciarsi condurre dallo Spirito. Pian piano il termine “discernimento” sta diventando più familiare. È importante che non resti una etichetta ma si scopra le sue profondità. Discernere richiede innanzi tutto di ascoltare la Parola di Dio, uscendo dalla nostra comfort zone; se non siamo costantemente in ascolto troppo facilmente scambieremo la nostra volontà per la Sua. Il metodo della conversazione nello Spirito, debitamente adattato e integrato, è ritenuto di grande aiuto (ricordando che il metodo non è una tecnica).

Il discernimento è intrinsecamente legato alla presa di decisioni. Qui si apre un tema essenziale per una Chiesa sinodale: come sviluppare modalità partecipate di decisione nel rispetto dei diversi ruoli, nella circolarità del dialogo (tra tutti i membri del Popolo di Dio che non svaluta la consultazione, non la contrappone alla deliberazione né la trasforma in rivendicazione. La competenza decisionale dell’autorità (il Vescovo, i Collegio Episcopale, il Romano Pontefice) è inalienabile, ma non incondizionata. Tante buone pratiche mostrano come questo su questo punto si registrino importanti progressi là dove si riesce a crescere nella fiducia reciproca: la loro condivisione nell’ottica dello scambio di doni può mettere in circolazione una grande ricchezza. In questo quadro si colloca la questione degli organismi di partecipazione e della loro rivitalizzazione in chiave sinodale.

L’ultimo capitolo di questa sezione riprende un punto su cui già insisteva la Prima Sessione: l’appello alla trasparenza, al rendiconto delle responsabilità ricevute e a una valutazione che, in maniera circolare, rilancia il discernimento per la missione. Non si tratta di cedere a una moda del nostro tempo, ma di riagganciarsi alla tradizione della comunità delle origini. «Trasparenza e rendiconto non si limitano all’ambito degli abusi sessuali e finanziari. Devono riguardare anche i piani pastorali, i metodi di evangelizzazione e le modalità con cui la Chiesa rispetta la dignità della persona umana, ad esempio per quanto riguarda le condizioni di lavoro all’interno delle sue istituzioni». Ed anche le «iniziative intraprese in materia di safeguarding (tutela dei minori e delle persone vulnerabili) e di promozione dell’accesso delle donne a posizioni di autorità e della loro partecipazione ai processi decisionali».

Luoghi (Riccardo Battocchio)

La terza prospettiva, strettamente connessa alle altre, è quella dei luoghi. Qui l’Instrumentum laboris presenta i contesti concreti in cui si incarnano relazioni e percorsi. Riconoscendo la varietà e la pluralità delle esperienze ecclesiali invita a superare una visione statica dei luoghi e a non fermarsi a una immagine piramidale delle relazioni fra i “luoghi ecclesiali”. Il cammino sinodale ci ha resi più consapevoli del fatto che oggi l’esperienza vissuta del radicamento territoriale è mutata rispetto anche solo qualche decennio fa (si richiamano fenomeni come l’urbanizzazione, la mobilità umana, la cultura dell’ambiente digitale). Il luogo non si definisce più solo geograficamente: richiama una trama di relazioni e chiede di ripensare alcuni aspetti dell’articolazione territoriale della Chiesa, valorizzando la relazione circolare e dinamica (la “muta interiorità” che giù esiste tra Parrocchia, Diocesi o Eparchia, Provincia ecclesiastica, Chiesa universale.

Andranno individuati strumenti e processi che evitino sia la chiusura nel particolare, sia la fuga in un universalismo astratto.

Nella prospettiva del “luoghi”, l’Assemblea è chiamata ad affrontar temi quali la promozione degli organismi di partecipazione nella Chiesa locale, i rapporti fra le Chiese e i loro Vescovi (Conferenze Episcopali, Concili particolari), il servizio all’unità del Vescovo di Roma in una Chiesa sinodale missionaria. Si inserisce qui anche la riflessione sugli sviluppi che ha conosciuto nel corso degli anni il Sinodo dei Vescovi (luogo in cui si manifesta la relazione fra sinodalità, collegialità e primato), come pure la riflessione su forme di esercizio del ministero del papa aperte alla “situazione nuova” del cammino ecumenico, verso l’unità visibile dei cristiani, un cammino irreversibile e tutt’altro che opzionale.

Conclusioni (Giacomo Costa)

Nella prima fase del processo sinodale e durante la Prima Sessione ci siamo confrontati con la domanda «Chiesa sinodale, che dici di te stessa?». Così abbiamo maturato una più profonda consapevolezza dei «segni caratteristici di una Chiesa sinodale» e delle dinamiche di comunione, missione e partecipazione che la strutturano. In questa fase e poi durante la Seconda Sessione, affrontiamo la domanda del “come”: come l’identità di Popolo di Dio sinodale in missione può prendere forma concreta nelle relazioni, percorsi e luoghi nel cui intreccio si svolge la vita della Chiesa?

La metodologia di lavoro della Seconda Sessione sarà oggetto di una specifica presentazione più avanti. Del resto sarebbe stato impossibile metterla a punto senza disporre del testo definitivo dell’Instrumentum laboris. Certamente possiamo già dire che ci saranno quattro moduli, corrispondenti alle quattro sezioni dell’IL. Continueremo anche a utilizzare la conversazione nello Spirito, con gli adattamenti necessari a un testo che non contiene schede e domande come l’IL della prima Sessione. Non verranno meno i tempi di preghiera, a partire dal ritiro iniziale: abbiamo toccato con mano che cambiano la qualità dello stare insieme e del dialogo. All’inizio, inoltre, saranno presentati i frutti dell’incontro “Parroci per il Sinodo”, lo stato di avanzamento dei lavori dei dieci Gruppi di studio e di quello istituito dal SECAM sul discernimento delle implicazioni teologiche e pastorali della poligamia per la Chiesa in Africa. Questa volta non termineremo con una Relazione di sintesi, ma con un Documento finale a conclusione di entrambe le Sessioni: affronteremo la sua approvazione con un congruo tempo di preghiera sul testo, in modo da poter compiere un effettivo discernimento.

Terminerà così la XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, e anche l’incarico di Relatore Generale e Segretari Speciali. Non terminerà invece il processo sinodale che, nella configurazione datagli dalla Costituzione Apostolica Episcopalis communio, comprende anche la fase dell’attuazione. La parola tornerà quindi in primis al Santo padre, a cui l’Assemblea offrirà le proprie conclusioni, e poi nuovamente a tutto il Popolo di Dio, che in ciascuna Chiesa locale sarà chiamato a concretizzare la chiamata a crescere come popolo sinodale missionario.

[01163-IT.01] [Testo originale: Italiano]

 

[B0561-XX.03]