Discorso del Santo Padre
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Questo pomeriggio, alle ore 18.00, nei Giardini Vaticani, ha avuto luogo un Momento di Preghiera in occasione del decimo anniversario dell’Invocazione per la Pace in Terra Santa.
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha pronunciato nel corso della Celebrazione:
Discorso del Santo Padre
Eminenze, Eccellenze, Signori Ambasciatori, cari fratelli e sorelle!
Vi ringrazio di essere qui a celebrare il decimo anniversario dell’invocazione per la pace in Terra Santa. Grazie!
L’allora Presidente dello Stato d’Israele, il compianto Shimon Peres, e il Presidente dello Stato di Palestina, Mahmoud Abbas, accettarono il mio invito a venire qui per implorare da Dio il dono della pace. Poche settimane prima ero stato pellegrino in Terra Santa e proprio lì avevo espresso il grande desiderio che i due si incontrassero, per compiere un gesto significativo, storico di dialogo e di pace. Porto nel cuore tanta gratitudine al Signore per quel giorno, mentre conservo il ricordo di quell’emozionante abbraccio che i due Presidenti si scambiarono, anche alla presenza di Sua Santità Bartolomeo I, Patriarca Ecumenico, e dei rappresentanti delle comunità cristiane, ebraiche e musulmane provenienti da Gerusalemme.
Oggi, fare memoria di quell’evento è importante, specialmente alla luce di quanto purtroppo sta accadendo in Palestina e in Israele. Da mesi ormai assistiamo a una crescente scia di ostilità e vediamo morire sotto i nostri occhi tanta gente, anche tanti innocenti. Tutta questa sofferenza, la brutalità della guerra, le violenze che essa scatena, l’odio che semina anche nelle generazioni future dovrebbero convincerci che «ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato. La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male» (Lett. enc. Fratelli tutti, 261).
Per questo motivo, invece che illuderci che la guerra possa risolvere i problemi e portare alla pace, dobbiamo essere critici e vigilanti verso un’ideologia oggi purtroppo dominante, secondo cui «il conflitto, la violenza e le fratture fanno parte del funzionamento normale di una società» (ivi, 236). In gioco ci sono sempre le lotte di potere tra i diversi gruppi sociali, gli interessi economici di parte, gli equilibrismi politici internazionali che mirano a una pace apparente, fuggendo dai problemi reali.
Invece, in un tempo segnato da tragici conflitti, c’è bisogno di un rinnovato impegno per edificare un mondo pacifico. A tutti, credenti e persone di buona volontà, vorrei dire: non smettiamo di sognare la pace e di costruire relazioni di pace!
Ogni giorno prego perché questa guerra volga finalmente al termine. Penso a tutti coloro che soffrono, in Israele e in Palestina: ai cristiani, agli ebrei, ai musulmani. Penso a quanto sia urgente che dalle macerie di Gaza si levi finalmente la decisione di fermare le armi e, perciò, chiedo che ci sia un cessate-il-fuoco; penso ai familiari e agli ostaggi israeliani e chiedo che siano liberati il prima possibile; penso alla popolazione palestinese e chiedo che sia protetta e riceva tutti gli aiuti umanitari necessari; penso ai tanti sfollati a causa dei combattimenti, e chiedo che presto le loro case vengano ricostruite perché possano ritornarvi in pace. Penso anche a quei palestinesi e israeliani di buona volontà che, tra le lacrime e le sofferenze, non smettono di attendere nella speranza l’arrivo di un giorno nuovo e si adoperano ad anticipare l’alba di un mondo pacifico in cui tutti i popoli «spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra, non impareranno più l’arte della guerra» (Is 2,4).
Tutti dobbiamo lavorare e impegnarci affinché si raggiunga una pace duratura, dove lo Stato di Palestina e lo Stato d’Israele possano vivere l’uno accanto all’altro, abbattendo i muri dell’inimicizia e dell’odio; e tutti dobbiamo avere a cuore Gerusalemme, affinché diventi la città dell’incontro fraterno tra cristiani, ebrei e musulmani, tutelata da uno statuto speciale garantito a livello internazionale.
Fratelli e sorelle, oggi siamo qui per invocare la pace. La chiediamo a Dio come dono della sua misericordia. La pace, infatti, non si fa soltanto sugli accordi di carta o sui tavoli dei compromessi umani e politici. Essa nasce da cuori trasformati, sorge quando ciascuno di noi viene raggiunto e toccato dall’amore di Dio, che scioglie i nostri egoismi, frantuma i nostri pregiudizi e ci dona il gusto e la gioia dell’amicizia, della fraternità, della solidarietà reciproca. Non ci può essere pace se prima non lasciamo che Dio stesso disarmi il nostro cuore, per renderlo ospitale, compassionevole e misericordioso. Questi sono gli attributi di Dio: la vicinanza ospitale, la compassione e la misericordia. Dio è vicino, compassionevole e misericordioso.
E allora questa sera vogliamo rinnovare la nostra preghiera, vogliamo ancora innalzare a Dio la nostra supplica per la pace, come dieci anni fa. Vogliamo chiedere al Signore di far crescere ancora l’ulivo che quel giorno abbiamo piantato: è già diventato forte, rigoglioso, perché è stato riparato dai venti ed è stato annaffiato con cura. Allo stesso modo, dobbiamo chiedere a Dio che la pace possa germogliare nel cuore di ogni uomo, in ogni popolo e Nazione, in ogni lembo di terra, al riparo da venti di guerra e innaffiato da coloro che ogni giorno si impegnano a vivere nella fraternità.
Non smettiamo di sognare la pace, che ci regala la gioia inattesa di sentirci parte di un’unica famiglia umana. Questa gioia l’ho vista qualche giorno fa a Verona, sul volto di quei due papà, un israeliano e un palestinese, che si sono abbracciati davanti a tutti. Di questo hanno bisogno Israele e Palestina: di un abbraccio di pace!
Chiediamo allora al Signore che i Capi delle Nazioni e le parti in conflitto possano ritrovare la via della concordia e dell’unità. Che tutti si riconoscano fratelli. Lo chiediamo al Signore e, per intercessione di Maria, la fanciulla di Nazaret, Regina della pace, ripetiamo quella preghiera di dieci anni fa:
Signore, Dio di pace, ascolta la nostra supplica! Abbiamo provato tante volte e per tanti anni a risolvere i nostri conflitti con le nostre forze e anche con le nostre armi; tanti momenti di ostilità e di oscurità; tanto sangue versato; tante vite spezzate; tante speranze seppellite… Ma i nostri sforzi sono stati vani. Ora, Signore, aiutaci Tu! Donaci Tu la pace, insegnaci Tu la pace, guidaci Tu verso la pace. Apri i nostri occhi e i nostri cuori e donaci il coraggio di dire: “mai più la guerra!”; “con la guerra tutto è distrutto!”. Infondi in noi il coraggio di compiere gesti concreti per costruire la pace.Amen.
Signore, Dio di Abramo e dei Profeti, Dio Amore che ci hai creati e ci chiami a vivere da fratelli, donaci la forza per essere ogni giorno artigiani della pace; donaci la capacità di guardare con benevolenza tutti i fratelli che incontriamo sul nostro cammino. Rendici disponibili ad ascoltare il grido dei nostri cittadini che ci chiedono di trasformare le nostre armi in strumenti di pace, le nostre paure in fiducia e le nostre tensioni in perdono. Tieni accesa in noi la fiamma della speranza per compiere con paziente perseveranza scelte di dialogo e di riconciliazione, perché vinca finalmente la pace. E che dal cuore di ogni uomo siano bandite queste parole: divisione, odio, guerra!
Signore, disarma la lingua e le mani, rinnova i cuori e le menti, perché la parola che ci fa incontrare sia sempre “fratello”, “sorella”, e lo stile della nostra vita diventi: shalom, pace, salam! Amen.
[00991-IT.02] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua francese
Éminences, Excellences, Mesdames et Messieurs les Ambassadeurs, chers frères et sœurs!
Je vous remercie d’être là pour célébrer le 10ème anniversaire de l’invocation pour la paix en Terre Sainte. Merci!
Le Président de l’État d’Israël de l’époque, feu Shimon Peres, et le Président de l’État de Palestine, Mahmoud Abbas, avaient accepté mon invitation à venir ici pour implorer de Dieu le don de la paix. Quelques semaines plus tôt, j’étais en pèlerinage en Terre Sainte et j’y avais exprimé le grand désir que les deux se rencontrent, pour accomplir un geste significatif, historique, de dialogue et de paix. Je porte dans mon cœur une grande reconnaissance au Seigneur pour ce jour, et je garde le souvenir de l’étreinte émouvante que les deux Présidents ont échangée, en présence aussi de Sa Sainteté Bartholomée Ier, Patriarche Œcuménique, et des représentants des communautés chrétiennes, juives et musulmanes venues de Jérusalem.
Aujourd’hui, faire mémoire de cet événement est important, particulièrement à la lumière de ce qui se passe malheureusement en Palestine et en Israël. Depuis des mois, nous assistons à une montée de l’hostilité et nous voyons tant de personnes, dont beaucoup d'innocents, mourir sous nos yeux. Toute cette souffrance, la brutalité de la guerre, la violence qu’elle déchaîne, la haine qu’elle sème également dans les générations futures devraient nous convaincre que «toute guerre laisse le monde pire que dans l’état où elle l’a trouvé. La guerre est toujours un échec de la politique et de l’humanité, une capitulation honteuse, une déroute devant les forces du mal» (Lett. enc. Fratelli tutti, n. 261).
C’est pourquoi, au lieu de nous bercer de l’illusion que la guerre peut résoudre les problèmes et conduire à la paix, nous devons être critiques et vigilants à l’égard d’une idéologie, malheureusement dominante aujourd’hui, selon laquelle «le conflit, la violence et les ruptures font partie du fonctionnement normal d’une société» (ibid., n. 236). Les enjeux sont toujours des luttes de pouvoir entre différents groupes sociaux, des intérêts économiques partisans, des équilibres politiques internationaux qui visent une paix apparente, fuyant les vrais problèmes.
Au contraire, à une époque marquée par des conflits tragiques, nous avons besoin d’un engagement renouvelé pour construire un monde pacifique. À tous, croyants et personnes de bonne volonté, je voudrais dire: ne cessons pas de rêver de paix et de construire des relations pacifiques!
Chaque jour, je prie pour que cette guerre prenne s’achève enfin. Je pense à tous ceux qui souffrent, en Israël et en Palestine: aux chrétiens, aux juifs, aux musulmans. Je pense à combien il est urgent que, des décombres de Gaza, surgisse enfin la décision de faire taire les armes et, par conséquent, j’appelle à un cessez-le-feu. Je pense aux membres des familles et aux otages israéliens et je demande qu’ils soient libérés dès que possible. Je pense à la population palestinienne et je demande qu’elle soit protégée et qu’elle reçoive toute l’aide humanitaire dont elle a besoin. Je pense aux nombreuses personnes déplacées par les combats et je demande que leurs maisons soient reconstruites rapidement afin qu’elles puissent y retourner dans la paix. Je pense également aux Palestiniens et aux Israéliens de bonne volonté qui, au milieu des larmes et des souffrances, ne cessent d’attendre avec espérance l’arrivée d’un jour nouveau et s’efforcent d’anticiper l’aube d’un monde pacifique dans lequel tous les peuples, «de leurs épées, forgeront des socs, et de leurs lances, des faucilles. Jamais nation contre nation ne lèvera l’épée; ils n’apprendront plus la guerre» (Is 2, 4).
Nous devons tous travailler et nous engager pour parvenir à une paix durable, où l’État de Palestine et l’État d’Israël puissent vivre côte à côte, en abattant les murs de l’inimitié et de la haine; et nous devons tous chérir Jérusalem, pour qu’elle devienne la ville de la rencontre fraternelle entre chrétiens, juifs et musulmans, protégée par un statut spécial assuré au niveau international.
Frères et sœurs, nous sommes ici aujourd’hui pour invoquer la paix. Nous la demandons à Dieu comme un don de sa miséricorde. Car la paix ne se fait pas seulement sur des accords écrits sur papier ou sur des compromis humains et politiques. Elle vient de cœurs transformés, elle naît lorsque chacun de nous est rejoint et touché par l’amour de Dieu, qui dissout notre égoïsme, brise nos préjugés et nous donne le goût et la joie de l’amitié, de la fraternité et de la solidarité mutuelle. Il ne peut y avoir de paix si nous ne laissons pas d’abord Dieu lui-même désarmer notre cœur, pour le rendre accueillant, compatissant et miséricordieux. Ce sont les attributs de Dieu : la proximité accueillante, la compassion et la miséricorde. Dieu est proche, compatissant et miséricordieux.
Ce soir, nous voulons renouveler notre prière, nous voulons encore élever vers Dieu notre supplique pour la paix, comme nous l’avons fait il y a dix ans. Nous voulons demander au Seigneur de faire croître encore l’olivier que nous avons planté ce jour-là: il est déjà devenu fort, luxuriant, parce qu’il a été à l’abri des vents et arrosé avec soin. De la même manière, nous devons demander à Dieu que la paix germe dans le cœur de chaque homme, dans chaque peuple et nation, dans chaque parcelle de terre, à l’abri des vents de la guerre et arrosée par ceux qui s’efforcent chaque jour de vivre en fraternité.
Ne cessons pas de rêver de paix, qui nous donne la joie inespérée de nous sentir membres d’une unique famille humaine. Cette joie, je l’ai vue il y a quelques jours à Vérone, sur les visages de ces deux pères, un Israélien et un Palestinien, qui se sont embrassés devant tout le monde. C’est ce dont Israël et la Palestine ont besoin: une accolade de paix!
Demandons donc au Seigneur que les chefs d’État et les parties en conflit retrouvent le chemin de la concorde et de l’unité. Qu’ils se reconnaissent tous comme des frères. Nous le demandons au Seigneur et, par l’intercession de Marie, la Vierge de Nazareth, Reine de la Paix, répétons cette prière d’il y a dix ans:
Seigneur Dieu de paix, écoute notre supplication! Nous avons essayé tant de fois et durant tant d’années de résoudre nos conflits avec nos forces et aussi avec nos armes; tant de moments d’hostilité et d’obscurité; tant de sang versé; tant de vies brisées, tant d’espérances ensevelies… Mais nos efforts ont été vains. A présent, Seigneur, aide-nous Toi! Donne-nous Toi la paix, enseigne-nous Toi la paix, guide-nous Toi vers la paix. Ouvre nos yeux et nos cœurs et donne-nous le courage de dire: “plus jamais la guerre”; “avec la guerre tout est détruit!”. Infuse en nous le courage d’accomplir des gestes concrets pour construire la paix. Amen.
Seigneur, Dieu d’Abraham et des Prophètes, Dieu Amour qui nous a créés et nous appelle à vivre en frères, donne-nous la force d’être chaque jour des artisans de paix; donne-nous la capacité de regarder avec bienveillance tous les frères que nous rencontrons sur notre chemin. Rends-nous disponibles à écouter le cri de nos concitoyens qui nous demandent de transformer nos armes en instruments de paix, nos peurs en confiance et nos tensions en pardon. Maintiens allumée en nous la flamme de l’espérance pour accomplir avec une patiente persévérance des choix de dialogue et de réconciliation, afin que vainque finalement la paix. Et que du cœur de chaque homme soient bannis ces mots: division, haine, guerre!
Seigneur, désarme la langue et les mains, renouvelle les cœurs et les esprits, pour que la parole qui nous fait nous rencontrer soit toujours «frère», «sœur», et que le style de notre vie devienne: shalom, paix, salam! Amen.
[00991-FR.02] [Texte original: Italien]
Traduzione in lingua inglese
Your Eminences, Your Excellencies, Dear Ambassadors, Dear brothers and sisters,
I thank you for coming here to celebrate the tenth anniversary of the Invocation for Peace in the Holy Land. Thank you.
At that time, the late President of the State of Israel, Shimon Peres, and the President of the State of Palestine, Mahmoud Abbas, accepted my invitation to come here to implore from God the gift of peace. Some weeks prior to that, I had been a pilgrim in the Holy Land and had expressed a great desire that these two leaders might meet, in order to carry out a significant and historic gesture of dialogue and peace. I still give immense and heartfelt gratitude to the Lord for that day, and I cherish the memory of the emotional embrace exchanged by the two Presidents, in the presence of the Ecumenical Patriarch, His All Holiness Bartholomew, and representatives of the Christian, Jewish, and Muslim communities in Jerusalem.
Today, it is important to remember that event, especially in light of what is sadly happening in Palestine and in Israel. For months now, we have witnessed an escalating wave of hostility, and we see many people, many innocent people dying before our eyes. All this suffering, the brutality of war, the violence it unleashes and the hatred it sows even among future generations should convince us all that “every war leaves our world worse than it was before. War is a failure of politics and of humanity, a shameful capitulation, a stinging defeat before the forces of evil” (Fratelli Tutti, 261).
For this reason, instead of deceiving ourselves that war can resolve problems and bring about peace, we need to be vigilant and critical towards an ideology that is unfortunately dominant today, which claims that “conflict, violence and breakdown are part of the normal functioning of a society” (ibid., 236). What is really at stake are the power struggles between different social groups, partisan economic interests, and international political manoeuvrings aimed at an apparent peace yet fleeing from real problems.
At a time marked by tragic conflicts, there is need for a renewed commitment to building a peaceful world. To all, believers and people of good will, I wish to say: let us not cease to dream of peace and to build relationships of peace!
Every day I pray that this war will finally end. I think of all who suffer in Israel and in Palestine: Christians, Jews and Muslims. I think of how urgent it is that from the rubble of Gaza a decision to stop the weapons will finally arise, and therefore I ask that there be a ceasefire. I think of the families and of the Israeli hostages and ask that they be released as soon as possible. I think of the Palestinian population and ask that they be protected and receive all necessary humanitarian aid. I think of the many who are displaced due to the fighting and ask that their homes be rebuilt soon so that they can return to them in peace. I think too of those Palestinians and Israelis of good will who, amid tears and suffering, continue to hope for the coming of a new day and strive to bring forth the dawn of a peaceful world where all peoples “shall beat their swords into plowshares, and their spears into pruning hooks; nation shall not lift up sword against nation, neither shall they learn war any more” (Is 2:4).
All of us must work and commit ourselves to achieving a lasting peace, where the State of Palestine and the State of Israel can live side by side, breaking down the walls of enmity and hatred. We must all cherish Jerusalem so that it will become the city of fraternal encounter among Christians, Jews and Muslims, protected by a special internationally guaranteed status.
Brothers and sisters, we are here today in order to pray for peace. Let us ask God for this, as a gift of his mercy. Indeed, peace is not made only by written agreements or by human and political compromises. It is born from transformed hearts, and arises when each of us has encountered and been touched by God’s love, which dissolves our selfishness, shatters our prejudices and grants us the taste and joy of friendship, fraternity and mutual solidarity. There can be no peace if we do not let God himself first disarm our hearts, making them hospitable, compassionate and merciful. These are the attributes of God: hospitable closeness, compassion and mercy. God is near, compassionate and merciful.
This evening, then, we wish to renew our intercession, once again raising to God our prayer for peace, as we did ten years ago. We wish to ask the Lord to give continued growth to the olive tree we planted on that day, which has already become strong and flourishing because it has been sheltered from the wind and watered with care. Likewise, we must ask God that peace may spring forth in the heart of every person, in every people and nation, in every corner of the earth, protected from the winds of war and nourished by those who daily strive to live in fraternity.
May we not stop dreaming of peace, which gives us the unexpected joy of feeling part of the one human family. Several days ago, in Verona, I saw this joy on the faces of those two fathers, an Israeli and a Palestinian, who embraced each other in front of everyone. This is what Israel and Palestine need: an embrace of peace!
Let us ask the Lord that the leaders of nations and the parties in conflict may find the way to peace and unity. May we all recognize each other as brothers and sisters. Let us ask the Lord for this, and through the intercession of Mary, the young woman of Nazareth and Queen of Peace, let us repeat the prayer we made ten years ago:
Lord God of peace, hear our prayer! We have tried so many times and over so many years to resolve our conflicts by our own powers and by the force of our arms. How many moments of hostility and darkness have we experienced; how much blood has been shed; how many lives have been shattered; how many hopes have been buried… But our efforts have been in vain. Now, Lord, come to our aid! Grant us peace, teach us peace; guide our steps in the way of peace. Open our eyes and our hearts, and give us the courage to say: “Never again war!”; “With war everything is lost”. Instil in our hearts the courage to take concrete steps to achieve peace. Amen.
Lord, God of Abraham, God of the Prophets, God of Love, you created us and you call us to live as brothers and sisters. Give us the strength daily to be instruments of peace; enable us to see everyone who crosses our path as our brother or sister. Make us sensitive to the plea of our citizens who entreat us to turn our weapons of war into implements of peace, our trepidation into confident trust, and our quarreling into forgiveness. Keep alive within us the flame of hope, so that with patience and perseverance we may opt for dialogue and reconciliation. In this way may peace triumph at last, and may the words “division”, “hatred” and “war” be banished from the heart of every man and woman.
Lord, defuse the violence of our tongues and our hands. Renew our hearts and minds, so that the word which always brings us together will be “brother”, “sister”, and our way of life will always be that of: Shalom, Peace, Salaam! Amen.
[00991-EN.02] [Original text: Italian]
Traduzione in lingua tedesca
Eminenzen, Exzellenzen, sehr geehrte Botschafter, liebe Brüder und Schwestern!
Ich danke euch, dass ihr hier seid, um den 10. Jahrestag des Aufrufs zum Frieden im Heiligen Land zu feiern. Danke!
Der damalige Staatspräsident Israels, der verstorbene Shimon Peres, und der Präsident des Staates Palästina, Mahmoud Abbas, nahmen meine Einladung an, hierher zu kommen, um von Gott das Geschenk des Friedens zu erflehen. Einige Wochen zuvor war ich als Pilger im Heiligen Land gewesen und hatte ebendort den großen Wunsch geäußert, dass sich die beiden treffen, um ein bedeutendes, historisches Zeichen für den Dialog und den Frieden zu setzen. Ich bin dem Herrn für jenen Tag sehr dankbar und bewahre in meinem Herzen die Erinnerung an die bewegende Umarmung der beiden Präsidenten in Anwesenheit des Ökumenischen Patriarchen Bartholomäus I. und von Vertretern der christlichen, jüdischen und muslimischen Gemeinden Jerusalems.
Heute ist es wichtig, sich an jenes Ereignis zu erinnern, besonders in Anbetracht dessen, was bedauerlicherweise in Palästina und Israel geschieht. Seit Monaten erleben wir nunmehr, wie sich die Feindseligkeit immer weiter ausbreitet und wir sehen viele Menschen, auch viele unschuldige Menschen vor unseren Augen sterben. All dieses Leid, die Brutalität des Krieges, die Gewalt, die er entfesselt, der Hass, den er auch in zukünftigen Generationen sät, sollten uns davon überzeugen, dass »jeder Krieg […] die Welt schlechter [hinterlässt], als er sie vorgefunden hat. Krieg ist ein Versagen der Politik und der Menschheit, eine beschämende Kapitulation, eine Niederlage gegenüber den Mächten des Bösen« (Enzyklika Fratelli tutti, 261).
Statt uns vorzumachen, dass Krieg Probleme lösen und zum Frieden führen könne, müssen wir deshalb kritisch und wachsam gegenüber einer heute leider vorherrschenden Ideologie sein, nach der »Konflikte, Gewalt und Gräben zum normalen Funktionieren einer Gesellschaft gehören« (ebd., 236). Es geht immer um Machtkämpfe zwischen verschiedenen gesellschaftlichen Gruppen, um wirtschaftliche Partikularinteressen und um internationale politische Abwägungen, die auf einen scheinbaren Frieden abzielen und vor den wahren Problemen weglaufen.
Stattdessen brauchen wir in einer Zeit, die von tragischen Konflikten geprägt ist, ein neues Engagement für den Aufbau einer friedlichen Welt. Allen Gläubigen und Menschen guten Willens möchte ich sagen: Hören wir nicht auf, vom Frieden zu träumen und friedvolle Beziehungen aufzubauen!
Jeden Tag bete ich dafür, dass dieser Krieg beendet wird. Ich denke an alle, die leiden, in Israel und in Palästina: an Christen, Juden und Muslime. Ich denke daran, wie dringend es ist, dass aus den Trümmern des Gazastreifens endlich der Entschluss zur Einstellung der Kampfhandlungen hervorgeht und bitte daher um einen Waffenstillstand; ich denke an die Familienangehörigen und an die israelischen Geiseln und bitte darum, dass sie so schnell wie möglich freigelassen werden; ich denke an die palästinensische Bevölkerung und bitte darum, dass sie geschützt wird und alle erforderliche humanitäre Hilfe erhält; ich denke an die vielen, die durch die Kampfhandlungen vertrieben wurden und bitte darum, dass ihre Häuser bald wieder aufgebaut werden, damit sie in Frieden dorthin zurückkehren können. Ich denke auch an jene Palästinenser und Israelis guten Willens, die inmitten von Tränen und Leid nicht aufhören, auf die Ankunft eines neuen Tages zu hoffen, und die sich bemühen, den Anbruch einer friedvollen Welt zu erwarten, in der alle Völker »ihre Schwerter zu Pflugscharen umschmieden und ihre Lanzen zu Winzermessern. Sie erheben nicht das Schwert, Nation gegen Nation, und sie erlernen nicht mehr den Krieg« (Jes 2,4).
Wir alle müssen uns dafür einsetzen, dass ein dauerhafter Frieden erreicht wird, in dem der Staat Palästina und der Staat Israel Seite an Seite leben können, indem die Mauern der Feindschaft und des Hasses niedergerissen werden. Und uns allen muss Jerusalem am Herzen liegen, damit es zur Stadt der geschwisterlichen Begegnung zwischen Christen, Juden und Muslimen wird, die durch ein besonderes, auf internationaler Ebene garantiertes Statut geschützt ist.
Brüder und Schwestern, wir sind heute hier, um den Frieden zu erflehen. Wir erbitten ihn von Gott als ein Geschenk seiner Barmherzigkeit. Frieden wird nämlich nicht nur durch Abkommen auf dem Papier oder durch menschliche und politische Kompromissvereinbarungen geschaffen. Er geht aus verwandelten Herzen hervor, er entsteht, wenn jeder von uns von Gottes Liebe erreicht und berührt wird, die unsere Egoismen auflöst, unsere Vorurteile zerschmettert und uns das Glück und die Freude von Freundschaft, Geschwisterlichkeit und gegenseitiger Solidarität schenkt. Es kann keinen Frieden geben, wenn wir nicht zuerst zulassen, dass Gott selbst unser Herz entwaffnet, um es empfänglich, mitfühlend und barmherzig werden zu lassen. Dies sind die Eigenschaften Gottes: gastfreundliche Nähe, Mitgefühl und Barmherzigkeit. Gott ist nah, mitfühlend und barmherzig.
Und deshalb wollen wir heute Abend unser Gebet erneuern, wollen wir unsere Bitte um Frieden erneut an Gott richten, wie vor zehn Jahren. Wir wollen den Herrn bitten, den Olivenbaum, den wir an jenem Tag pflanzten, weiter wachsen zu lassen: Er ist bereits kräftig, üppig geworden, weil er vor den Winden geschützt und mit Sorgfalt bewässert worden ist. Genauso müssen wir Gott bitten, dass der Frieden im Herzen eines jeden Menschen, in jedem Volk und jeder Nation, in jedem Winkel der Erde aufkeimen kann, geschützt vor Winden des Krieges und bewässert von denen, die sich jeden Tag bemühen, in Geschwisterlichkeit zu leben.
Hören wir nicht auf, vom Frieden zu träumen, der uns die unerwartete Freude schenkt, uns als Teil einer einzigen Menschheitsfamilie zu fühlen. Diese Freude habe ich vor ein paar Tagen in Verona in den Gesichtern jener beiden Väter, einem Israeli und einem Palästinenser, gesehen, die sich vor aller Augen umarmten. Das ist es, was Israel und Palästina brauchen: eine Umarmung des Friedens!
Bitten wir also den Herrn, dass die Oberhäupter der Nationen und die Konfliktparteien den Weg der Eintracht und Einigkeit wiederfinden mögen. Dass alle einander als Geschwister anerkennen. Darum bitten wir den Herrn und wir wiederholen auf die Fürsprache von Maria, der Jungfrau von Nazaret, der Königin des Friedens, das Gebet von vor zehn Jahren:
Herr, Gott des Friedens, erhöre unser Flehen! Viele Male und über viele Jahre hin haben wir versucht, unsere Konflikte mit unseren Kräften und auch mit unseren Waffen zu lösen; so viele Momente der Feindseligkeit und der Dunkelheit; so viel vergossenes Blut; so viele zerbrochene Leben; so viele begrabene Hoffnungen … Doch unsere Anstrengungen waren vergeblich. Nun, Herr, hilf Du uns! Schenke Du uns den Frieden, lehre Du uns den Frieden, führe Du uns zum Frieden! Öffne unsere Augen und unsere Herzen, und gib uns den Mut zu sagen: „Nie wieder Krieg!“; „Mit dem Krieg ist alles zerstört!" Flöße uns den Mut ein, konkrete Taten zu vollbringen, um den Frieden aufzubauen. Amen.
Herr, Gott Abrahams und der Propheten, Du Gott der Liebe, der Du uns erschaffen hast und uns rufst, als Brüder zu leben, schenke uns die Kraft, jeden Tag Baumeister des Friedens zu sein; schenke uns die Fähigkeit, alle Mitmenschen, denen wir auf unserem Weg begegnen, mit wohlwollenden Augen zu sehen. Mach uns bereit, auf den Notschrei unserer Bürger zu hören, die uns bitten, unsere Waffen in Werkzeuge des Friedens zu verwandeln, unsere Ängste in Vertrauen und unsere Spannungen in Vergebung. Halte in uns die Flamme der Hoffnung am Brennen, damit wir mit geduldiger Ausdauer Entscheidungen für den Dialog und die Versöhnung treffen, damit endlich der Friede siege. Und mögen diese Worte – Spaltung, Hass, Krieg – aus dem Herzen jedes Menschen verbannt werden!
Herr, entwaffne die Zunge und die Hände, erneuere Herzen und Geist, damit das Wort, das uns einander begegnen lässt, immer „Bruder“, „Schwester“ laute und unser Leben seinen Ausdruck finde in „Shalom, Frieden, Salam“! Amen.
[00991-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]
Traduzione in lingua spagnola
Eminencias, Excelencias, señores embajadores, queridos hermanos y hermanas:
Les agradezco que estén aquí para celebrar el décimo aniversario de la invocación por la paz en Tierra Santa. ¡Gracias!
El entonces Presidente del Estado de Israel, el recordado Shimon Peres, y el Presidente del Estado de Palestina, Mahmoud Abbas, aceptaron mi invitación a venir aquí para implorar a Dios el don de la paz. Pocas semanas antes había peregrinado a Tierra Santa y precisamente allí había expresado el gran deseo de que los dos se encontraran para realizar un gesto significativo, histórico de diálogo y de paz. Guardo en mi corazón mucha gratitud al Señor por ese día, mientras conservo el recuerdo de aquel emotivo abrazo que se dieron los dos Presidentes, también en presencia de Su Santidad Bartolomé I, Patriarca Ecuménico, y de los representantes de las comunidades cristianas, judías y musulmanas de Jerusalén.
Hoy es importante hacer memoria de ese acontecimiento, de manera especial a la luz de lo que lamentablemente está sucediendo en Palestina y en Israel. Desde hace meses asistimos a una creciente estela de hostilidad y vemos morir ante nuestros ojos a tanta gente, también a tantos inocentes. Todo este sufrimiento, la brutalidad de la guerra, las violencias que esta desencadena, el odio que siembra también en las generaciones futuras deberían convencernos de que «toda guerra deja al mundo peor que como lo había encontrado. La guerra es un fracaso de la política y de la humanidad, una claudicación vergonzosa, una derrota frente a las fuerzas del mal» (Carta enc. Fratelli tutti, 261).
Por este motivo, en lugar de hacernos ilusiones de que la guerra pueda resolver los problemas y llevar a la paz, debemos ser críticos y vigilantes respecto a una ideología hoy lamentablemente dominante, según la cual «el conflicto, la violencia y las rupturas son parte del funcionamiento normal de una sociedad» (ibíd., 236). Están en juego siempre las luchas de poder entre los diferentes grupos sociales, los intereses económicos partidistas, los malabares políticos internacionales que apuntan a una paz aparente, huyendo de los problemas reales.
En cambio, en un tiempo marcado por trágicos conflictos, se necesita un renovado compromiso para construir un mundo pacífico. A todos, creyentes y personas de buena voluntad, quisiera decirles, ¡no dejemos de soñar con la paz ni de construir relaciones de paz!
Cada día rezo para que esta guerra termine. Pienso en todos los que sufren, en Israel y en Palestina; en los cristianos, los judíos, y los musulmanes. Pienso en la urgencia de que desde los escombros de Gaza se tome por fin la decisión de detener las armas y, por ello, pido un alto el fuego. Pienso en los familiares y rehenes israelíes y pido que sean liberados lo antes posible. Pienso en la población palestina y pido que esté protegida y reciba toda la ayuda humanitaria necesaria. Pienso en todos los desplazados por los combates, y pido que sus casas sean pronto reconstruidas para que puedan volver en paz. Pienso también en los palestinos e israelíes de buena voluntad que, entre lágrimas y sufrimientos, no dejan de aguardar con esperanza la llegada de un día nuevo y se esfuerzan por anticipar el alba de un mundo pacífico en el que todos los pueblos «con sus espadas forjarán arados y podaderas con sus lanzas. No levantará la espada una contra otra ni se adiestrarán más para la guerra» (Is 2,4).
Todos debemos trabajar y comprometernos para que se alcance una paz duradera, donde el Estado de Palestina y el Estado de Israel puedan vivir uno al lado del otro, derribando los muros de la enemistad y del odio; y todos debemos preocuparnos por Jerusalén, para que se convierta en la ciudad del encuentro fraterno entre cristianos, judíos y musulmanes, tutelada por un estatuto especial garantizado a nivel internacional.
Hermanos y hermanas, hoy estamos aquí para invocar la paz. Se la pedimos a Dios como don de su misericordia. En efecto, la paz no se consigue solamente con acuerdos de papel o en las mesas de compromisos humanos y políticos. Nace de corazones transformados, surge cuando cada uno de nosotros es alcanzado y tocado por el amor de Dios, que disuelve nuestros egoísmos, rompe nuestros prejuicios y nos da el gusto y la alegría de la amistad, de la fraternidad y de la solidaridad recíproca. No puede haber paz si antes no dejamos que Dios mismo desarme nuestro corazón, para hacerlo hospitalario, compasivo y misericordioso. Estos son los atributos de Dios: una hospitalaria cercanía, la compasión y la misericordia. Dios es cercano, compasivo y misericordioso.
Por eso esta tarde queremos renovar nuestra oración, queremos seguir elevando a Dios nuestra súplica por la paz, como hace diez años. Queremos pedir al Señor que continúe haciendo crecer el olivo que aquel día plantamos; ya se ha vuelto fuerte, frondoso, porque estuvo al reparo de los vientos y fue regado con cuidado. Del mismo modo, debemos pedir a Dios que la paz pueda brotar en el corazón de cada hombre, de cada pueblo y nación, en todo rincón de la tierra, al abrigo de vientos de guerra e irrigado por quienes cada día se comprometen a vivir en la fraternidad.
No dejemos de soñar con la paz, que nos regala la alegría inesperada de sentirnos parte de una única familia humana. Esta alegría la vi hace unos días en Verona, en el rostro de aquellos dos padres, un israelí y un palestino, que se abrazaron delante de todos. Esto es lo que necesitan Israel y Palestina, ¡un abrazo de paz!
Pidamos pues al Señor que los responsables de las naciones y las partes en conflicto puedan encontrar el camino de la concordia y de la unidad. Que todos se reconozcan hermanos. Se lo pedimos al Señor y, por intercesión de María, la doncella de Nazaret, Reina de la paz, recemos aquella oración de hace diez años:
Señor, Dios de paz, escucha nuestra súplica. Hemos intentado muchas veces y durante muchos años resolver nuestros conflictos con nuestras fuerzas, y también con nuestras armas; tantos momentos de hostilidad y de oscuridad; tanta sangre derramada; tantas vidas destrozadas; tantas esperanzas abatidas... Pero nuestros esfuerzos han sido en vano. Ahora, Señor, ayúdanos tú. Danos tú la paz, enséñanos tú la paz, guíanos tú hacia la paz. Abre nuestros ojos y nuestros corazones, y danos la valentía para decir: “¡Nunca más la guerra!”; “con la guerra, todo queda destruido”. Infúndenos el valor de llevar a cabo gestos concretos para construir la paz. Amén.
Señor, Dios de Abraham y los Profetas, Dios amor que nos has creado y nos llamas a vivir como hermanos, danos la fuerza para ser cada día artesanos de la paz; danos la capacidad de mirar con benevolencia a todos los hermanos que encontramos en nuestro camino. Haznos disponibles para escuchar el clamor de nuestros ciudadanos que nos piden transformar nuestras armas en instrumentos de paz, nuestros temores en confianza y nuestras tensiones en perdón. Mantén encendida en nosotros la llama de la esperanza para tomar con paciente perseverancia opciones de diálogo y reconciliación, para que finalmente triunfe la paz. Y que sean desterradas del corazón de todo hombre estas palabras: división, odio, guerra.
Señor, desarma la lengua y las manos, renueva los corazones y las mentes, para que la palabra que nos lleva al encuentro sea siempre “hermano”, “hermana”, y el estilo de nuestra vida se convierta en shalom, paz, salam. Amén.
[00991-ES.02] [Texto original: Italiano]
Traduzione in lingua portoghese
Eminências, Excelências, Senhores Embaixadores, queridos irmãos e irmãs!
Agradeço-vos por estardes aqui para celebrar o décimo aniversário da invocação pela paz na Terra Santa. Obrigado!
O então Presidente do Estado de Israel, o saudoso Shimon Peres, e o Presidente do Estado da Palestina, Mahmoud Abbas, aceitaram o meu convite para virem aqui implorar de Deus o dom da paz. Algumas semanas antes, eu tinha ido como peregrino à Terra Santa e ali mesmo tinha manifestado o grande desejo de que os dois se encontrassem, para realizar um gesto significativo, histórico, de diálogo e de paz. Trago no coração muita gratidão ao Senhor por aquele dia, ao mesmo tempo que conservo a recordação daquele abraço emocionado entre os dois Presidentes, também na presença de Sua Santidade Bartolomeu I, Patriarca Ecuménico, e dos representantes das comunidades cristãs, judaicas e muçulmanas de Jerusalém.
Hoje, trazer à memória aquele acontecimento é importante, especialmente à luz do que infelizmente está a acontecer na Palestina e em Israel. Há meses que assistimos a um crescente rastro de hostilidade e, diante dos nossos olhos, vemos morrer tanta gente, incluindo tantos inocentes. Todo este sofrimento, a brutalidade da guerra, a violência que desencadeia, o ódio que semeia nas gerações futuras deveriam convencer-nos de que «toda a guerra deixa o mundo pior do que o encontrou. A guerra é um fracasso da política e da humanidade, uma rendição vergonhosa, uma derrota perante as forças do mal» (Carta Encíclica Fratelli tutti, 261).
Por esta razão, em vez de nos iludirmos de que a guerra pode resolver problemas e levar à paz, devemos ser críticos e vigilantes diante duma ideologia, hoje infelizmente dominante, segundo a qual «o conflito, a violência e as fraturas fazem parte do funcionamento normal de uma sociedade» (Ibid., 236). Em causa estão sempre lutas de poder entre diferentes grupos sociais, interesses económicos particulares e atos de equilíbrio político internacional que visam uma paz aparente, evitando os verdadeiros problemas.
Em vez disso, numa época marcada por conflitos trágicos, é necessário um renovado compromisso na construção de um mundo pacífico. A todos, crentes e pessoas de boa vontade, gostaria de dizer: não deixemos de sonhar com a paz nem de construir relações pacíficas!
Diariamente rezo para que esta guerra chegue ao fim, de uma vez por todas. Penso naqueles que sofrem, em Israel e na Palestina: cristãos, judeus, muçulmanos. Penso em quão urgente é que a decisão de parar as armas surja finalmente dos escombros de Gaza e, por isso, peço um cessar-fogo; penso nos familiares e nos reféns israelitas, e peço que sejam libertados o mais rapidamente possível; penso na população palestiniana, e peço que seja protegida e receba toda a ajuda humanitária necessária; penso em tantas pessoas deslocadas por causa dos combates, e peço que as suas casas sejam reconstruídas rapidamente, para que a elas possam regressar em paz. Penso também naqueles palestinianos e israelitas de boa vontade que, entre lágrimas e sofrimentos, não deixam de aguardar, na esperança, a chegada de um novo dia e se esforçam por antecipar a aurora de um mundo pacífico no qual todos os povos «transformarão as suas espadas em relhas de arados, e as suas lanças, em foices. Uma nação não levantará a espada contra outra, e não se adestrarão mais para a guerra» (Is 2,4).
Todos devemos trabalhar e comprometer-nos para alcançar uma paz duradoura, na qual o Estado da Palestina e o Estado de Israel possam viver lado a lado, derrubando os muros da inimizade e do ódio; e todos devemos acarinhar Jerusalém, para que, protegida por um estatuto especial garantido a nível internacional, ela se torne a cidade do encontro fraterno entre cristãos, judeus e muçulmanos.
Irmãos e irmãs, hoje estamos aqui para invocar a paz. Pedimo-la a Deus como dom da sua misericórdia. A paz não se constrói apenas com acordos escritos no papel ou à mesa dos compromissos humanos e políticos. Nasce de corações transformados, surge quando cada um de nós é alcançado e tocado pelo amor de Deus, que dissolve o nosso egoísmo, quebra os nossos preconceitos e nos dá o gosto e a alegria da amizade, da fraternidade e da solidariedade mútua. Não pode haver paz se, primeiro, não deixarmos que o próprio Deus desarme o nosso coração, para o tornar hospitaleiro, compassivo e misericordioso. Estes são os atributos de Deus: a proximidade hospitaleira, a compaixão e a misericórdia. Deus é próximo, compassivo e misericordioso.
Por isso, esta tarde, queremos renovar a nossa oração, e de novo, como há dez anos, queremos elevar a Deus a nossa súplica pela paz. Queremos pedir ao Senhor que faça crescer ainda mais a oliveira que naquele dia plantámos: tornou-se forte, viçosa, porque foi protegida dos ventos e foi regada com cuidado. Do mesmo modo, devemos pedir a Deus que a paz possa germinar no coração de cada homem, em cada povo e Nação, em cada faixa de terra, protegida de ventos de guerra e regada por aqueles que, todos os dias, se esforçam por viver em fraternidade.
Não deixemos de sonhar com a paz, que nos dá a alegria inesperada de nos sentirmos parte de uma única família humana. Esta alegria pude vê-la há poucos dias em Verona, no rosto daqueles dois pais, um israelita e um palestiniano, que se abraçaram diante de todos. É disto que Israel e a Palestina precisam: um abraço de paz!
Peçamos, então, ao Senhor que os Chefes das Nações e as partes em conflito possam reencontrar o caminho da concórdia e da unidade. Que todos se reconheçam como irmãos. Peçamo-lo ao Senhor e, por intercessão de Maria, a menina de Nazaré, Rainha da Paz, repitamos aquela oração de há dez anos:
Senhor Deus de Paz, escutai a nossa súplica! Tentámos tantas vezes e durante tantos anos resolver os nossos conflitos com as nossas forças e também com as nossas armas; tantos momentos de hostilidade e escuridão; tanto sangue derramado; tantas vidas despedaçadas; tantas esperanças sepultadas... Mas os nossos esforços foram em vão. Agora, Senhor, ajudai-nos Vós! Dai-nos Vós a paz, ensinai-nos Vós a paz, guiai-nos Vós para a paz. Abri os nossos olhos e os nossos corações e dai-nos a coragem de dizer: «nunca mais a guerra»; «com a guerra, tudo fica destruído»! Infundi em nós a coragem de realizar gestos concretos para construir a paz. Amen.
Senhor, Deus de Abraão e dos Profetas, Deus Amor que nos criastes e chamais a viver como irmãos, dai-nos a força para sermos cada dia artesãos da paz; dai-nos a capacidade de olhar com benevolência todos os irmãos que encontramos no nosso caminho. Tornai-nos disponíveis para ouvir o grito dos nossos cidadãos que nos pedem para transformar as nossas armas em instrumentos de paz, os nossos medos em confiança e as nossas tensões em perdão. Mantende acesa em nós a chama da esperança para efetuar, com paciente perseverança, opções de diálogo e reconciliação, para que vença finalmente a paz. E que do coração de todo o homem sejam banidas estas palavras: divisão, ódio, guerra!
Senhor, desarmai a língua e as mãos, renovai os corações e as mentes, para que a palavra que nos faz encontrar seja sempre «irmão», «irmã», e o estilo da nossa vida se torne: shalom, paz, salam! Amen.
[00991-PO.02] [Texto original: Italiano]
Traduzione in lingua polacca
Eminencje, Ekscelencje, Szanowni Ambasadorzy, drodzy bracia i siostry!
Dziękuję wam za obecność tutaj, aby świętować dziesiątą rocznicę spotkania modlitewnego w intencji pokoju w Ziemi Świętej. Dziękuję!
Ówczesny prezydent Państwa Izrael, nieodżałowanej pamięci Szymon Peres, oraz prezydent Państwa Palestyńskiego, Mahmud Abbas przyjęli moje zaproszenie, aby przybyć tutaj i błagać Boga o dar pokoju. Kilka tygodni wcześniej byłem jako pielgrzym w Ziemi Świętej i właśnie tam wyraziłem wielkie pragnienie, aby obaj spotkali się w celu dokonania znaczącego i historycznego gestu dialogu i pokoju. Noszę w sercu wielką wdzięczność dla Pana Boga za tamten dzień, a jednocześnie zachowuję pamięć tego wzruszającego uścisku, jaki wymienili dwaj prezydenci, również w obecności Jego Świątobliwości Bartłomieja I, Patriarchy Ekumenicznego, oraz przedstawicieli wspólnot chrześcijańskich, żydowskich i muzułmańskich przybyłych z Jerozolimy.
Dziś wspominanie tego wydarzenia jest ważne, zwłaszcza w świetle tego, co niestety dzieje się w Palestynie i w Izraelu. Już od miesięcy jesteśmy świadkami narastającej wrogości, i na naszych oczach ginie wielu ludzi, także wiele niewinnych osób. Całe to cierpienie, brutalność wojny, przemoc, jaką ona wyzwala i nienawiść, którą zasiewa również w przyszłych pokoleniach, powinny przekonać nas, że „każda wojna pozostawia świat w gorszej sytuacji, niż go zastała. Wojna jest porażką polityki i ludzkości, haniebną kapitulacją, porażką w obliczu sił zła” (Enc. Fratelli tutti, 261).
Z tego powodu, zamiast łudzić się, że wojna może rozwiązać problemy i doprowadzić do pokoju, musimy być krytyczni i czujni wobec panującej dziś niestety ideologii, zgodnie z którą „konflikt, przemoc i rozbicie stanowią część normalnego funkcjonowania społeczeństwa” (tamże, 236). W grę zawsze wchodzą walki o władzę między różnymi grupami społecznymi, partykularne interesy gospodarcze, lawirowanie polityków międzynarodowych, dążących do pozornego pokoju, uciekając od prawdziwych problemów.
Natomiast w okresie naznaczonym tragicznymi konfliktami, istnieje potrzeba wznowionego zaangażowania na rzecz budowania pokojowego świata. Wszystkim wierzącym i ludziom dobrej woli chciałbym powiedzieć: nie przestawajmy marzyć o pokoju i budowaniu relacji pokojowych!
Każdego dnia modlę się, aby ta wojna wreszcie dobiegła końca. Myślę o wszystkich, którzy cierpią w Izraelu i w Palestynie: chrześcijanach, wyznawcach judaizmu i muzułmanach. Myślę o tym, jak bardzo jest pilne, aby z ruin Gazy wreszcie wyłoniła się decyzja o zaprzestaniu używania broni, i dlatego proszę o rozejm. Myślę o członkach rodzin i zakładnikach izraelskich, i proszę o ich jak najszybsze uwolnienie. Myślę o ludności palestyńskiej i proszę, aby była chroniona i otrzymywała wszelką niezbędną jej pomoc humanitarną. Myślę o wielu przesiedlonych w wyniku walk i proszę, aby ich domy zostały wkrótce odbudowane, aby mogli do nich powrócić w pokoju. Myślę również o tych Palestyńczykach i Izraelczykach dobrej woli, którzy pośród łez i cierpienia nieustannie oczekują z nadzieją na nadejście nowego dnia, i którzy starają się przyspieszyć jutrzenkę pokojowego świata, w którym wszystkie narody „swe miecze przekują na lemiesze, a swoje włócznie na sierpy. Naród przeciw narodowi nie podniesie miecza, nie będą się więcej zaprawiać do wojny” (Iz 2,4).
Wszyscy musimy działać i starać się, aby osiągnąć trwały pokój, w którym Państwo Palestyna i Państwo Izrael będą mogły żyć obok siebie, burząc mury wrogości i nienawiści. Wszystkim nam musi zależeć, aby Jerozolima stała się miastem braterskiego spotkania chrześcijan, żydów i muzułmanów, chronionym specjalnym statutem gwarantowanym na szczeblu międzynarodowym.
Bracia i siostry, jesteśmy tu dzisiaj, by modlić się o pokój. Prosimy o niego Boga jako o dar Jego miłosierdzia. Pokoju nie osiąga się bowiem jedynie na papierowych umowach, lub na stołach kompromisów ludzkich i politycznych. Rodzi się on z przemienionych serc, powstaje, gdy Boża miłość dociera do każdego z nas i porusza, która wyzwala z egoizmu, burzy nasze uprzedzenia i daje nam smak i radość przyjaźni, braterstwa i wzajemnej solidarności. Nie może być pokoju, jeśli najpierw nie pozwolimy samemu Bogu rozbroić naszych serc, aby uczynić je gościnnymi, współczującymi i miłosiernymi. Są to przymioty Boga: gościnna bliskość, współczucie i miłosierdzie. Bóg jest bliski, współczujący i miłosierny.
Dlatego dzisiejszego wieczoru chcemy odnowić naszą modlitwę, chcemy ponownie wznieść do Boga nasze błaganie o pokój, tak jak to uczyniliśmy dziesięć lat temu. Chcemy prosić Pana, aby sprawił dalszy wzrost drzewa oliwnego, które zasadziliśmy tamtego dnia: stało się już silne i bujne, ponieważ było chronione przed wiatrem i troskliwie podlewane. W ten sam sposób musimy prosić Boga, aby pokój zakiełkował w sercu każdego człowieka, w każdym ludzie i narodzie, na każdym skrawku ziemi, chroniony przed wiatrami wojny i podlewany przez tych, którzy każdego dnia starają się żyć w braterstwie.
Nieustannie marzymy o pokoju, który daje nam nieoczekiwaną radość odczuwania przynależności do jednej rodziny ludzkiej. Widziałem tę radość kilka dni temu w Weronie, na twarzach tych dwóch ojców, Izraelczyka i Palestyńczyka, którzy objęli się na oczach wszystkich. Tego właśnie potrzebują Izrael i Palestyna: uścisku pokoju!
Prośmy więc Pana, aby zwierzchnicy państw i strony konfliktu odnalazły drogę zgody i jedności. Niech wszyscy uznają się nawzajem za braci. Prosimy o to Pana i za wstawiennictwem Maryi, Panny z Nazaretu, Królowej Pokoju, ponawiamy modlitwę sprzed dziesięciu lat:
Panie Boże pokoju, wysłuchaj naszego błagania! Wielokrotnie i przez wiele lat próbowaliśmy rozwiązywać nasze konflikty za pomocą naszych tylko sił, a także przy użyciu naszej broni; tak wiele było mrocznych momentów i wrogości; polało się tyle krwi; tyle istnień ludzkich złamanych, tyle pogrzebanych nadziei... nasze wysiłki okazały się daremne. Teraz, o Panie, pomóż nam Ty! Obdarz nas Twoim pokojem, naucz nas pokoju, prowadź nas do pokoju. Otwórz nam oczy i serca i daj nam odwagę, byśmy powiedzieli: «nigdy więcej wojny»; «wojna niszczy wszystko!». Napełnij nas odwagą do czynienia konkretnych gestów, by budować pokój. Amen.
Panie, Boże Abrahama i Proroków, Boże, który jesteś Miłością i nas stworzyłeś, i który wzywasz nas, byśmy żyli jak bracia, daj nam siłę, byśmy codziennie byli twórcami pokoju; daj nam zdolność do patrzenia z życzliwością na wszystkich braci, których spotykamy na naszej drodze. Spraw, byśmy byli gotowi słuchać wołania naszych rodaków, którzy proszą nas o zamienienie broni w narzędzia pokoju, naszych lęków w ufność, a naszych napięć w przebaczenie. Spraw, by nie gasł w nas płomień nadziei, byśmy z cierpliwą wytrwałością wybierali dialog i pojednanie, ażeby nareszcie zwyciężył pokój. I niech z serca każdego człowieka wyparte zostaną słowa: podział, nienawiść, wojna!
Panie, dokonaj rozbrojenia języka i rąk, odnów serca i umysły, aby słowem, które pozwala nam się spotykać, było zawsze słowo «brat», «siostra», a stylem naszego życia stał się: szalom, pokój, salam! Amen.
[00991-PL.02] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua araba
كلمة قداسة البابا فرنسيس
خلال الصّلاة في الذّكرى السّنويّة العاشرة
للصّلاة من أجل السّلام في الأرض المقدّسة
7 حزيران/ يونيو 2024
أصحاب النّيافة والسّيادة، سعادة السّفراء، الإخوة والأخوات الأعزّاء،
أشكركم على حضوركم هنا للاحتفال بالذّكرى السّنويّة العاشرة للصّلاة من أجل السّلام في الأرض المقدّسة. شكرًا لكم.
قَبِلَ رئيس دولة إسرائيل آنذاك، الرّاحل شمعون بيريز، ورئيس دولة فلسطين، السّيّد محمود عبّاس، دعوتي إلى المجيء إلى هنا لنتضرّع إلى الله ليمنحنا عطيّة السّلام. بضعة أسابيع قبل ذلك كنت حاجًّا في الأرض المقدّسة، وهناك عبّرت عن رغبة شديدة في أن يلتقي الاثنان ويقوما معًا بلقاء فيه رمز وتاريخ، وحوار وسلام. أشكر الله شكرًا جزيلًا لذلك اليوم، وأحتفظ في قلبي بمودّة كبيرة بذكرى عناق الرّئيسَين. وكان قداسة البطريرك برثلماوس الأوّل، البطريرك المسكونيّ، حاضرًا هو أيضًا، وممثّلو الجماعات المسيحيّة واليهوديّة والإسلاميّة القادمة من القدس.
واليوم، فإنّ ذكرى هذا الحدث له أهميّة، خاصّة في ضوء ما يحدث الآن للأسف في فلسطين وإسرائيل. منذ أشهر ونحن نشهد سلسلة متزايدة من الأعمال العدائيّة، ونرى الأبرياء العديدين يموتون أمام عيوننا. كلّ هذه الآلام، ووحشيّة الحرب، والعنف الذي تطلقه، والكراهية التي تزرعها في الأجيال القادمة أيضًا يجب أن تقنعنا بأنّ "كلّ حرب تترك العالم أسوأ ممّا كان عليه قبلها. فالحرب هي فشل السّياسة والإنسانيّة، واستسلامٌ مُخزٍ، وهزيمة أمام قوى الشّرّ" (رسالة بابويّة عامّة، كلّنا إخوة - Fratelli tutti، 261).
ولهذا السّبّب، بدلًا من أن نخدع أنفسنا بأنّ الحرب يمكن أن تحلّ المشاكل وتؤدّي إلى السّلام، يجب أن نوجِّه انتقادات ونكون يقظين تجاه أيديولوجيّة تُهَيمِنُ للأسف اليوم، والتي بموجبها "الصّراع والعنف والانقسامات يشكّلون جزءًا من الأداء الطّبيعيّ للمجتمع" (المرجع السّابق، 236). القضيّة هي دائمًا الصّراع على السّلطة بين مختلف الفئات الاجتماعيّة، والمصالح الاقتصاديّة الحزبيّة، وأعمال التّوازن السّياسيّ الدّوليّ التي تهدف إلى سلام ظاهر، وتهرب من المشاكل الحقيقيّة.
في زمن مليء بالصّراعات المأساويّة، نحن بحاجة إلى التزام جديد لبناء عالم فيه سلام. إلى جميع المؤمنين، وإلى جميع أصحاب الإرادة الصّالحة، أريد أن أقول: لا نتوقَّفْ عن أن نحلم بالسّلام، وعن بناء علاقات سلام.
كلّ يوم أصلّي من أجل أن تنتهي هذه الحرب أخيرًا. أفكّر في جميع الذين يتألّمون، في إسرائيل وفلسطين، في المسيحيِّين واليهود والمسلمين. أفكّر في كم هو ضروري ومُلِّح أن يُتَّخذَ أخيرًا، بين الأنقاض في غزّة، قرارُ ”تتوقُّف به الأسلحة“. لذلك أطلب أن يكون هناك ”وقف لإطلاق النّار“. وأفكّر في الأهالي والرّهائن الإسرائيليّين وأطلب إطلاق سراحهم في أقرب وقت ممكن. وأفكّر في السّكان الفلسطينيِّين وأطلب حمايتهم وأن يتلقّوا كلّ المساعدات الإنسانيّة اللازمة. وأفكّر في المهجَّرين الكثيرين بسبب القتال، وأطلب أن يتمّ إعادة بناء بيوتهم قريبًا حتّى يتمكّنوا من العودة إليها بسلام. وأفكّر أيضًا بالفلسطينيّين والإسرائيليّين ذوي الإرادة الحسنة، الذين لا يتوقّفون، بالدّموع والآلام، عن الانتظار على أمل قدوم يوم جديد، ويسعون جاهدين لتحقيق فجر عالم ينعم بالسّلام حيث "ستَضرِبُ [جميع الشّعوب] سُيوفَهم سِكَكًا ورِماحَهم مَناجِل، فلا تَرفَعُ أُمَّةٌ على أُمَّةٍ سَيفًا، ولا يَتَعَلَّمونَ الحَربَ بَعدَ ذلك" (أشعيا 2، 4).
يجب علينا جميعًا أن نعمل ونلتزم حتّى يتحقّق سلام دائم، حيث يمكن لدولة فلسطين ودولة إسرائيل أن تعيشا جنبًا إلى جنب، فيحطّما جدران العداوة والكراهية. ويجب علينا جميعًا أن نضع القدس في قلوبنا حتّى تصير ”مدينة اللقاء الأخوّي“ بين المسيحيّين واليهود والمسلمين، ويحميها قانون خاصّ بضمانات دوليّة معترف بها.
أيّها الإخوة والأخوات، نحن هنا اليوم لنبتهل من أجل السّلام. نطلبه من الله، عطيَّةً من رحمته. في الواقع، السّلام لا يتمّ باتفاقيّات على الورق أو على طاولة التّنازلات الإنسانيّة والسّياسيّة. إنّه ينشأ من قلوب صادقة، وينشأ عندما يصل كلّ واحد منّا ويلمس محبّة الله، التي تذوّب أنانيّتنا، وتحطّم أحكامنا المسبقة وتمنحنا طعم وفرح الصّداقة والأخوّة والتّضامن المتبادل. لا يمكن أن يوجد سلام إن لم نترك أوّلًا الله يجرِّد قلوبنا من الأسلحة، فيجعلها مضيافة ورؤوفة ورحيمة. هذه هي صفات الله: قريب ومِضياف ورؤوف ورحيم.
ولذلك، نريد هذا المساء أن نجدّد صلاتنا، ونريد أن نرفع طلبتنا من أجل السّلام إلى الله، كما صنعنا قبل عشر سنوات. نريد أن نطلب إلى الله أن يجعل شجرة الزّيتون التي غرسناها في ذلك اليوم تزداد نمُوًّا: كَبِرَت اليوم ونَضِرَت واشتدَّت، لأنّها كانت محميّة من الرّياح، ولقيت عناية وماء يرويها. وبنفس الطّريقة، يجب أن نسأل الله أنّ يُنبت السّلام في قلب كلّ إنسان، وفي كلّ شعب وأمّة، وفي كلّ قطعة من الأرض، فيحميه هو من رياح الحرب ويرويه الذين يلتزمون كلّ يوم بحياة الأخُوَّة.
لا نتوقّف عن أن نحلم بالسّلام، الذي يمنحنا الفرح غير المنتظر والشّعور بأنّنا جزء من عائلة بشريّة واحدة. رأيت هذا الفرح قبل أيّام في فيرونا، على وجهَي هذَين الأبوَين، الإسرائيليّ والفلسطينيّ، اللذين عانقا أحدهما الآخر أمام الجميع. هذا ما تحتاجه إسرائيل وفلسطين: عناق سلام!
لنطلب إذًا إلى الرّبّ يسوع أن يتمكّن قادة الأمم والأطراف المتنازعة من أن يجدوا طريق التّوافق والوَحدة. ليعترف الجميع بأنّهم إخوة. لنطلب ذلك إلى الرّبّ يسوع، وبشفاعة مريم، فتاة النّاصرة، وملكة السّلام، لنردّد هذه الصّلاة التي صلّيناها منذ عشر سنوات:
إيّها الرّبّ، يا إله السّلام، اسمع تضرّعاتنا! لقد حاولنا مرّات كثيرة، ومدّة سنوات كثيرة أن نحلّ صراعاتنا بجهودنا، وحتّى بأسلحتنا. كانت لحظات كثيرة من العداوة والظّلام. دماء كثيرة سُفكت. أرواح كثيرة هُدرت. آمال كثيرة دُفنت... لكن جهودنا كانت بلا جدوى. الآن ساعدنا أنت يا ربّ! أعطنا أنت السّلام، وعلّمنا أنت السّلام، وقدنا أنت نحو السّلام. افتح عيوننا وقلوبنا وأعطنا الشّجاعة لنقول ”لا للحرب مطلقًا!“؛ ”بالحرب يُدمَّر كلّ شيء!“. أفِض في داخلنا شجاعة القيام عمليًّا بما يؤدّي إلى بناء السّلام. آمين.
أيّها الرّبّ، إله إبراهيم والأنبياء، يا إله المحبّة الذي خلقتنا وتدعونا إلى أن نعيش كإخوة، أعطنا القوّة لنكون كلّ يوم صانعي سلام. وأعطنا القدرة على النّظر بعطف إلى كلّ الإخوة الذين نلتقي بهم في مسيرتنا. اجعلنا مستعدّين لنصغي إلى صرخة مواطنينا الذين يطلبون منّا أن نحوّل أسلحتنا إلى أدوات سلام ومخاوفنا إلى ثقة وتوتّراتنا إلى مغفرة. أَبقِ شعلة الرّجاء متّقدة في داخلنا كي نتّخذ بصبر ومثابرة خيارات الحوار والمصالحة، لكي ينتصر السّلام أخيرًا. ولْتَنتَفِ إلى الأبد من قلب كلّ إنسان هذه الكلمات: الانقسام، والكراهية، والحرب!
يا ربّ، جرّد اللسان والأيدي من السّلاح، وجدّد القلوب والعقول، لكي تصير الكلمة التي تجعلنا نلتقي بعضنا مع بعض كلمة ”أخ“، ”أخت“، ويصير أسلوب حياتنا أسلوبَ سلام! آمين.
[00991-AR.02] [Testo originale: Italiano]
[B0484-XX.02]