Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


Messaggio del Santo Padre Francesco per la 110ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato (29 settembre 2024), 03.06.2024


Messaggio del Santo Padre

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Traduzione in lingua araba

Pubblichiamo di seguito il Messaggio del Santo Padre Francesco per la 110a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, che sarà celebrata domenica 29 settembre 2024, sul tema: “Dio cammina con il suo popolo”.

Messaggio del Santo Padre

Dio cammina con il suo popolo

Cari fratelli e sorelle!

Il 29 ottobre 2023 si è conclusa la prima Sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che ci ha permesso di approfondire la sinodalità intesa come vocazione originaria della Chiesa. «La sinodalità si presenta principalmente come cammino congiunto del Popolo di Dio e come dialogo fecondo di carismi e ministeri a servizio dell’avvento del Regno» (Relazione di Sintesi, Introduzione).

L’accento posto sulla sua dimensione sinodale permette alla Chiesa di riscoprire la propria natura itinerante, di popolo di Dio in cammino nella storia, peregrinante, diremmo “migrante” verso il Regno dei cieli (cfr Lumen gentium, 49). Viene spontaneo il riferimento alla narrazione biblica dell’Esodo, che presenta il popolo d’Israele in cammino verso la terra promessa: un lungo viaggio dalla schiavitù alla libertà che prefigura quello della Chiesa verso l’incontro finale con il Signore.

Allo stesso modo, è possibile vedere nei migranti del nostro tempo, come in quelli di ogni epoca, un’immagine viva del popolo di Dio in cammino verso la patria eterna. I loro viaggi di speranza ci ricordano che «la nostra cittadinanza infatti è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo» (Fil 3,20).

Le due immagini – quella dell’esodo biblico e quella dei migranti – presentano diverse analogie. Come il popolo d’Israele al tempo di Mosè, i migranti spesso fuggono da situazioni di oppressione e sopruso, di insicurezza e discriminazione, di mancanza di prospettive di sviluppo. Come gli ebrei nel deserto, i migranti trovano molti ostacoli nel loro cammino: sono provati dalla sete e dalla fame; sono sfiniti dalle fatiche e dalle malattie; sono tentati dalla disperazione.

Ma la realtà fondamentale dell’esodo, di ogni esodo, è che Dio precede e accompagna il cammino del suo popolo e di tutti i suoi figli di ogni tempo e luogo. La presenza di Dio in mezzo al popolo è una certezza della storia della salvezza: «Il Signore, tuo Dio, cammina con te; non ti lascerà e non ti abbandonerà» (Dt 31,6). Per il popolo uscito dall’Egitto tale presenza si manifesta in forme diverse: una colonna di nube e di fuoco indica e illumina la via (cfr Es 13,21); la tenda del convegno, che custodisce l’arca dell’alleanza, rende tangibile la vicinanza di Dio (cfr Es 33,7); l’asta con il serpente di bronzo assicura la protezione divina (cfr Nm 21,8-9); la manna e l’acqua (cfr Es 16-17) sono i doni di Dio al popolo affamato e assetato. La tenda è una forma di presenza particolarmente cara al Signore. Durante il regno di Davide, Dio rifiuta di essere rinchiuso in un tempio per continuare ad abitare in una tenda e così poter camminare con il suo popolo, «da una tenda all’altra e da una dimora all’altra» (1 Cr 17,5).

Molti migranti fanno esperienza del Dio compagno di viaggio, guida e ancora di salvezza. A Lui si affidano prima di partire e a Lui ricorrono nelle situazioni di bisogno. In Lui cercano consolazione nei momenti di sconforto. Grazie a Lui, ci sono buoni samaritani lungo la via. A Lui, nella preghiera, confidano le loro speranze. Quante bibbie, vangeli, libri di preghiere e rosari accompagnano i migranti nei loro viaggi attraverso i deserti, i fiumi e i mari e i confini di ogni continente!

Dio non solo cammina con il suo popolo, ma anche nel suo popolo, nel senso che si identifica con gli uomini e le donne in cammino attraverso la storia – in particolare con gli ultimi, i poveri, gli emarginati –, come prolungando il mistero dell’Incarnazione.

Per questo, l’incontro con il migrante, come con ogni fratello e sorella che è nel bisogno, «è anche incontro con Cristo. Ce l’ha detto Lui stesso. È Lui che bussa alla nostra porta affamato, assetato, forestiero, nudo, malato, carcerato, chiedendo di essere incontrato e assistito» (Omelia nella Messa con i partecipanti all’Incontro “Liberi dalla paura”, Sacrofano, 15 febbraio 2019). Il giudizio finale narrato da Matteo al capitolo 25 del suo Vangelo non lascia dubbi: «ero straniero e mi avete accolto» (v. 35); e ancora «in verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (v. 40). Allora ogni incontro, lungo il cammino, rappresenta un’occasione per incontrare il Signore; ed è un’occasione carica di salvezza, perché nella sorella o nel fratello bisognoso del nostro aiuto è presente Gesù. In questo senso, i poveri ci salvano, perché ci permettono di incontrare il volto del Signore (cfr Messaggio per la III Giornata Mondiale dei Poveri, 17 novembre 2019).

Cari fratelli e sorelle, in questa Giornata dedicata ai migranti e ai rifugiati, uniamoci in preghiera per tutti coloro che hanno dovuto abbandonare la loro terra in cerca di condizioni di vita degne. Sentiamoci in cammino insieme a loro, facciamo “sinodo” insieme, e affidiamoli tutti, come pure la prossima Assemblea sinodale, «all’intercessione della Beata Vergine Maria, segno di sicura speranza e di consolazione nel cammino del Popolo fedele di Dio» (Relazione di Sintesi, Per proseguire il cammino).

Preghiera

Dio, Padre onnipotente,

noi siamo la tua Chiesa pellegrina

in cammino verso il Regno dei Cieli.

Abitiamo ognuno nella sua patria,

ma come fossimo stranieri.

Ogni regione straniera è la nostra patria,

eppure ogni patria per noi è terra straniera.

Viviamo sulla terra,

ma abbiamo la nostra cittadinanza in cielo.

Non permettere che diventiamo padroni

di quella porzione del mondo

che ci hai donato come dimora temporanea.

Aiutaci a non smettere mai di camminare,

assieme ai nostri fratelli e sorelle migranti,

verso la dimora eterna che tu ci hai preparato.

Apri i nostri occhi e il nostro cuore

affinché ogni incontro con chi è nel bisogno,

diventi un incontro con Gesù, tuo Figlio e nostro Signore.

Amen.

Roma, San Giovanni in Laterano, 24 maggio 2024, Memoria della B. V. Maria Ausiliatrice

FRANCESCO

[00957-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Dieu marche avec son peuple

Chers frères et sœurs!

Le 29 octobre 2023, la première session de la 16ème Assemblée Générale Ordinaire du Synode des Évêques s’est achevée, ce qui nous a permis d’approfondir la synodalité comme vocation originelle de l’Église. «La synodalité est principalement présentée comme un cheminement commun du Peuple de Dieu et comme un dialogue fructueux des charismes et des ministères au service de l’avènement du Royaume» (Rapport de synthèse, Introduction).

L’accent mis sur sa dimension synodale permet à l’Église de redécouvrir sa nature itinérante de peuple de Dieu en marche dans l’histoire, en pèlerinage, nous dirions “migrante” vers le Royaume des cieux (cf. Lumen gentium, n. 49). La référence au récit biblique de l’Exode, qui présente le peuple d’Israël en marche vers la terre promise, est naturelle: un long voyage de l’esclavage à la liberté qui préfigure celui de l’Église vers la rencontre finale avec le Seigneur.

De même, il est possible de voir dans les migrants de notre époque, comme dans ceux de tous les temps, une image vivante du peuple de Dieu en marche vers la patrie éternelle. Leurs voyages d’espérance nous rappellent que «nous avons notre citoyenneté dans les cieux, d’où nous attendons comme sauveur le Seigneur Jésus Christ» (Ph 3, 20).

Les deux images – celle de l’exode biblique et celle des migrants – présentent plusieurs analogies. Comme le peuple d’Israël au temps de Moïse, les migrants fuient souvent des situations d’oppression et d’abus, d’insécurité et de discrimination, d’absence de perspectives de développement. Comme les hébreux dans le désert, les migrants rencontrent de nombreux obstacles sur leur chemin: ils sont éprouvés par la soif et la faim; ils sont épuisés par les peines et les maladies; ils sont tentés par le désespoir.

Mais la réalité fondamentale de l’exode, de tout exode, est que Dieu précède et accompagne la marche de son peuple et de tous ses enfants, en tout temps et en tout lieu. La présence de Dieu au milieu du peuple est une certitude de l’histoire du salut: «le Seigneur votre Dieu marche lui-même avec vous; il ne vous lâchera pas, il ne vous abandonnera pas» (Dt 31, 6). Pour le peuple sorti d’Égypte, cette présence se manifeste sous différentes formes: une colonne de nuée et de feu indique et éclaire le chemin (cf. Ex 13, 21); la tente de la rencontre, qui garde l’arche de l’alliance, rend tangible la proximité de Dieu (cf. Ex 33, 7); le bâton avec le serpent d’airain assure la protection divine (cf. Nm 21, 8-9); la manne et l’eau (cf. Ex 16-17) sont les dons de Dieu au peuple affamé et assoiffé. La tente est une forme de présence particulièrement chère au Seigneur. Sous le règne de David, Dieu refuse d’être enfermé dans un temple pour continuer à habiter dans une tente et pouvoir ainsi marcher avec son peuple, «d’une tente à l’autre, d’une demeure à l’autre» (1 Chr 17,5).

De nombreux migrants font l’expérience de Dieu comme compagnon de voyage, guide et ancre de salut. Ils se confient à Lui avant de partir et se tournent vers Lui en cas de besoin. Ils cherchent en lui une consolation dans les moments de détresse. Grâce à Lui, il y a de bons samaritains sur le chemin. Ils lui confient leurs espérances dans la prière. Combien de bibles, d’évangiles, de livres de prières et de chapelets accompagnent les migrants dans leurs voyages à travers les déserts, les fleuves, les mers et les frontières de tous les continents!

Dieu ne marche pas seulement avec son peuple, mais aussi dans son peuple, en ce sens qu’il s’identifie aux hommes et aux femmes qui cheminent dans l’histoire – en particulier aux derniers, aux pauvres, aux marginalisés – comme s’il prolongeait le mystère de l’Incarnation.

C’est pourquoi la rencontre avec le migrant, comme avec tout frère et sœur dans le besoin, «est aussi une rencontre avec le Christ. Il nous l’a dit lui-même. C’est Lui qui frappe à notre porte, affamé, assoiffé, étranger, nu, malade, emprisonné, demandant qu’on le rencontre et qu’on l’assiste» (Homélie de la Messe avec les participants à la Rencontre “Libres de la peur”, Sacrofano, 15 février 2019). Le jugement dernier raconté par Matthieu au chapitre 25 de son Évangile ne laisse aucun doute: «J’étais un étranger et vous m’avez accueilli» (v. 35); et encore «Je vous le dis en vérité, tout ce que vous avez fait à l’un de ces plus petits de mes frères, c’est à moi que vous l’avez fait» (v. 40). Chaque rencontre sur le chemin est une occasion de rencontrer le Seigneur; et c’est une occasion chargée de salut, parce que dans la sœur ou dans le frère qui a besoin de notre aide, Jésus est présent. En ce sens, les pauvres nous sauvent, parce qu’ils nous permettent de rencontrer le visage du Seigneur (cf. Message pour la Troisième Journée Mondiale des Pauvres, 17 novembre 2019).

Chers frères et sœurs, en cette Journée dédiée aux migrants et aux réfugiés, unissons-nous par la prière pour tous ceux qui ont dû quitter leur terre à la recherche de conditions de vie décentes. Sentons que nous cheminons avec eux, faisons ensemble “synode” et confions-les tous, ainsi que la prochaine Assemblée synodale, à l’intercession de la Bienheureuse Vierge Marie, signe d’espérance sûre et de consolation sur le chemin du peuple fidèle de Dieu » (Rapport de synthèse, Poursuivre le chemin).

Prière

Dieu, Père tout-puissant

nous sommes ton Église pèlerine

en chemin vers le Royaume des Cieux.

Nous habitons chacun dans nos pays

mais comme si nous étions des étrangers.

Toute terre étrangère est notre patrie,

mais toute patrie est pour nous une terre étrangère.

Nous vivons sur la terre,

mais nous sommes citoyens du ciel.

Ne nous laisse pas devenir les propriétaires

de cette partie du monde

que tu nous as donnée comme demeure temporaire.

Aide-nous à ne jamais cesser de marcher,

avec nos frères et sœurs migrants

vers la demeure éternelle que tu nous as préparée.

Ouvre nos yeux et nos cœurs

pour que chaque rencontre avec ceux qui sont dans le besoin

devienne une rencontre avec Jésus, ton Fils et notre Seigneur.

Amen.

Rome, Saint-Jean-de-Latran, le 24 mai 2024, Mémoire de la B. V. Marie Auxiliatrice

FRANÇOIS

[00957-FR.01] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

God walks with his people

Dear brothers and sisters!

Last 29 October marked the conclusion of the First Session of the XVI Ordinary General Assembly of the Synod of Bishops. This session allowed us to deepen our understanding of synodality as part of the Church’s fundamental vocation. “Synodality is mainly presented as a joint journey of the People of God and as a fruitful dialogue between the charisms and ministries at the service of the coming of the Kingdom” (Synthesis Report, Introduction).

Emphasizing the synodal dimension allows the Church to rediscover its itinerant nature, as the People of God journeying through history on pilgrimage, “migrating”, we could say, toward the Kingdom of Heaven (cf. Lumen Gentium, 49). The biblical narrative of Exodus, depicting the Israelites on their way to the promised land, naturally comes to mind: a long journey from slavery to freedom prefiguring the Church’s journey toward her final encounter with the Lord.

Likewise, it is possible to see in the migrants of our time, as in those of every age, a living image of God’s people on their way to the eternal homeland. Their journeys of hope remind us that “our citizenship is in heaven, and it is from there that we are expecting a Saviour, the Lord Jesus Christ” (Phil 3:20).

The images of the biblical exodus and of migrants share several similarities. Like the people of Israel in the time of Moses, migrants often flee from oppression, abuse, insecurity, discrimination, and lack of opportunities for development. Similar to the Jews in the desert, migrants encounter many obstacles in their path: they are tried by thirst and hunger; they are exhausted by toil and disease; they are tempted by despair.

Yet the fundamental reality of the Exodus, of every exodus, is that God precedes and accompanies his people and all his children in every time and place. God’s presence in the midst of the people is a certainty of salvation history: “The Lord your God goes with you; he will not fail you or forsake you” (Deut 31:6). For the people who came out of Egypt, this presence manifested itself in different forms: a pillar of cloud and fire showing and illuminating the way (cf. Ex 13:21), the meeting tent that protected the ark of the covenant, making God’s closeness tangible (cf. Ex 33:7), the pole with the bronze serpent assuring divine protection (cf. Nm 21:8-9), manna and water (cf. Ex 16-17) as God’s gifts to the hungry and thirsty people. The tent is a form of presence especially dear to the Lord. During David’s reign, God chose to dwell in a tent, not a temple, so that he could walk with his people, “from tent to tent and from dwelling to dwelling” (1 Chr 17:5).

Many migrants experience God as their traveling companion, guide and anchor of salvation. They entrust themselves to him before setting out and seek him in times of need. In him, they find consolation in moments of discouragement. Thanks to him, there are good Samaritans along the way. In prayer, they confide their hopes to him. How many Bibles, copies of the Gospels, prayer books and rosaries accompany migrants on their journeys across deserts, rivers, seas and the borders of every continent!

God not only walks with his people, but also within them, in the sense that he identifies himself with men and women on their journey through history, particularly with the least, the poor and the marginalized. In this we see an extension of the mystery of the Incarnation.

For this reason, the encounter with the migrant, as with every brother and sister in need, “is also an encounter with Christ. He himself said so. It is he who knocks on our door, hungry, thirsty, an outsider, naked, sick and imprisoned, asking to be met and assisted” (Homily, Mass with Participants in the “Free from Fear” Meeting, Sacrofano, 15 February 2019). The final judgment in Matthew 25 leaves no doubt: “I was a stranger and you welcomed me” (v. 35); and again “truly, I say to you, as you did it to one of the least of these brothers and sisters of mine, you did it to me” (v. 40). Every encounter along the way represents an opportunity to meet the Lord; it is an occasion charged with salvation, because Jesus is present in the sister or brother in need of our help. In this sense, the poor save us, because they enable us to encounter the face of the Lord (cf. Message for the Third World Day of the Poor, 17 November 2019).

Dear brothers and sisters, on this day dedicated to migrants and refugees, let us unite in prayer for all those who have had to leave their land in search of dignified living conditions. May we journey together with them, be “synodal” together, and entrust them, as well as the forthcoming Synod Assembly, “to the intercession of the Blessed Virgin Mary, a sign of sure hope and consolation to the faithful People of God as they continue their journey” (XVI Ordinary General Assembly Synthesis Report: Proceeding Along the Journey).

Prayer

God, Almighty Father,

we are your pilgrim Church

journeying towards the Kingdom of heaven.

We live in our homeland,

but as if we were foreigners.

Every foreign place is our home,

yet every native land is foreign to us.

Though we live on earth,

our true citizenship is in heaven.

Do not let us become possessive

of the portion of the world

you have given us as a temporary home.

Help us to keep walking,

together with our migrant brothers and sisters,

toward the eternal dwelling you have prepared for us.

Open our eyes and our hearts

so that every encounter with those in need

becomes an encounter with Jesus, your Son and our Lord.

Amen.

Rome, Saint John Lateran, 24 May 2024, Memorial of the Blessed Virgin Mary, Help of Christians

FRANCIS

[00957-EN.01] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

Gott ist mit seinem Volk unterwegs

Liebe Brüder und Schwestern!

Am 29. Oktober 2023 ging die erste Sitzung der 16. Ordentlichen Generalversammlung der Bischofssynode zu Ende, die es uns ermöglicht hat, das Verständnis von Synodalität als ursprünglicher Berufung der Kirche zu vertiefen. »Die Synodalität wird vor allem als gemeinsamer Weg des Volkes Gottes und als fruchtbarer Dialog der Charismen und Dienste für das anbrechende Reich Gottes behandelt« (Synthese-Bericht, Einführung).

Die Betonung ihrer synodalen Dimension erlaubt es der Kirche, das ihr eigene Unterwegssein wiederzuentdecken. Sie ist unterwegs in der Geschichte als das dem Himmelreich entgegen pilgernde, wir könnten auch sagen „migrierende“, Volk Gottes (vgl. Lumen gentium, 49). Der Bezug zur biblischen Exodus-Erzählung, die vom Volk Israel auf dem Weg ins Gelobte Land spricht, liegt auf der Hand: ein langer Weg von der Sklaverei zur Freiheit, der den Weg der Kirche zur endgültigen Begegnung mit dem Herrn vorwegnimmt.

Ebenso kann man in den Migranten unserer Zeit, wie in denen einer jeden Epoche, ein lebendiges Abbild des Gottesvolkes auf dem Weg in die ewige Heimat sehen. Ihre Wege der Hoffnung erinnern uns daran, dass »unsere Heimat aber […] im Himmel [ist]. Von dorther erwarten wir auch Jesus Christus, den Herrn, als Retter« (Phil 3,20).

Die beiden Bilder – das des biblischen Exodus und das der Migranten – zeigen mehrere Analogien. Wie das Volk Israel zur Zeit Moses fliehen Migranten oft vor Unterdrückung und Übergriffen, vor Unsicherheit und Diskriminierung, vor mangelnden Entwicklungsperspektiven. Wie die Israeliten in der Wüste stoßen Migranten auf viele Hindernisse auf ihrem Weg: Sie sind vor Durst und Hunger erschöpft; sie sind von Mühsal und Krankheit ausgelaugt; sie werden von der Verzweiflung versucht.

Aber das Wesentliche des Exodus, eines jeden Exodus, ist, dass Gott seinem Volk und allen seinen Kindern – aller Zeiten und aller Orte – vorausgeht und sie begleitet. Gottes Gegenwart in der Mitte des Volkes ist eine Gewissheit der Heilsgeschichte: »Denn der Herr, dein Gott, er zieht mit dir. Er lässt dich nicht fallen und verlässt dich nicht« (Dtn 31,6). Für das aus Ägypten ausgezogene Volk zeigt sich diese Gegenwart in verschiedenen Formen: Eine Wolken- und Feuersäule weist und erleuchtet den Weg (vgl. Ex 13,21); das Zelt der Begegnung, das die Bundeslade beherbergt, macht Gottes Nähe erfahrbar (vgl. Ex 33,7); die Stange mit der bronzenen Schlange gewährleistet göttlichen Schutz (vgl. Num 21,8-9); Manna und Wasser (vgl. Ex 16-17) sind Gottes Gaben an das hungernde und dürstende Volk. Das Zelt ist eine Form der Gegenwart, die dem Herrn besonders teuer ist. Während der Regierungszeit Davids weigert sich Gott, sich in einen Tempel einschließen zu lassen, um weiterhin in einem Zelt zu wohnen und so mit seinem Volk »von Zelt zu Zelt, von Wohnung zu Wohnung« zu wandern (1 Chr 17,5).

Viele Migranten erfahren Gott als Weggefährten, als Führer und Anker des Heils. Ihm vertrauen sie sich an, bevor sie aufbrechen, und an ihn wenden sie sich in Zeiten der Not. Bei ihm suchen sie Trost in Zeiten der Verzweiflung. Dank ihm gibt es entlang des Weges gute Samariter. Ihm vertrauen sie im Gebet ihre Hoffnungen an. Wie viele Bibeln, Evangelien, Gebetsbücher und Rosenkränze begleiten die Migranten auf ihren Wegen durch Wüsten, Flüsse, Meere und über die Grenzen aller Kontinente!

Gott ist nicht nur mit seinem Volk unterwegs, sondern auch inmitten seines Volkes, in dem Sinne, dass er sich mit den Männern und Frauen auf ihrem Weg durch die Geschichte identifiziert – insbesondere mit den Letzten, den Armen, den Ausgegrenzten –, als wolle er das Geheimnis der Menschwerdung ausdehnen.

Deshalb ist die Begegnung mit Migranten wie mit jedem Bruder und jeder Schwester in Not »zudem Begegnung mit Christus. Das hat er selbst uns gesagt. Er ist es, der hungrig, durstig, als Fremder, nackt, krank und als Gefangener an unsere Tür klopft und um Begegnung und Hilfe bittet« (Predigt bei der Eröffnungsmesse des Treffens von Flüchtlingshelfern unter dem Motto „Frei von Angst“, Sacrofano, 15. Februar 2019). Das Letzte Gericht, von dem Matthäus im 25. Kapitel seines Evangeliums berichtet, lässt keinen Zweifel: »Ich war fremd und ihr habt mich aufgenommen« (V. 35); und weiter: »Amen, ich sage euch: Was ihr für einen meiner geringsten Brüder getan habt, das habt ihr mir getan« (V. 40). Jede Begegnung auf dem Weg ist also eine Gelegenheit, dem Herrn zu begegnen; und sie ist eine Gelegenheit voller Heil, denn in der Schwester oder dem Bruder, die unsere Hilfe benötigen, ist Jesus gegenwärtig. In diesem Sinne retten uns die Armen, weil sie uns ermöglichen, dem Antlitz des Herrn zu begegnen (vgl. Botschaft zum 3. Welttag der Armen, 17. November 2019).

Liebe Brüder und Schwestern, an diesem Tag, der den Migranten und Flüchtlingen gewidmet ist, beten wir gemeinsam für all jene, die ihre Heimat auf der Suche nach einem Leben in Würde verlassen mussten. Fühlen wir uns zusammen mit ihnen auf dem Weg, begeben wir uns gemeinsam auf „Synode“, und vertrauen wir sie alle – wie auch die nächste Synodalversammlung – »der Fürsprache der seligen Jungfrau Maria an, die ein Zeichen der sicheren Hoffnung und des Trostes auf dem Weg des gläubigen Gottesvolkes ist« (Synthese-Bericht, Die Reise fortsetzen).

Gebet

Gott, allmächtiger Vater,

wir sind deine pilgernde Kirche

unterwegs zum Himmelreich.

Jeder von uns lebt in seinem Vaterland,

aber so, als wären wir Fremde.

Jede fremde Gegend ist unsere Heimat,

und doch ist jedes Heimatland für uns fremder Boden.

Wir leben auf der Erde,

aber wir sind Bürger im Himmel.

Lass nicht zu, dass wir zu Besitzern werden

dieses Teils der Welt,

den du uns als vorübergehende Bleibe gegeben hast.

Hilf, dass wir niemals aufhören,

gemeinsam mit unseren Brüdern und Schwestern Migranten

zur ewigen Wohnung unterwegs zu sein, die du uns bereitet hast.

Öffne unsere Augen und unsere Herzen,

damit jede Begegnung mit einem Menschen in Not

zu einer Begegnung mit Jesus wird, deinem Sohn und unserem Herrn.

Amen.

Rom, Sankt Johannes im Lateran, 24. Mai 2024, Gedenktag der seligen Jungfrau Maria, Hilfe der Christen

FRANZISKUS

[00957-DE.01] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

 

Dios camina con su pueblo

Queridos hermanos y hermanas:

El 29 de octubre de 2023 finalizó la primera Sesión de la XVI Asamblea General Ordinaria del Sínodo de los Obispos, que nos ha permitido profundizar en la sinodalidad como vocación originaria de la Iglesia. «La sinodalidad se presenta principalmente como camino conjunto del Pueblo de Dios y como fecundo diálogo de los carismas y ministerios, al servicio del acontecimiento del Reino» (Informe de Síntesis, Introducción).

Poner el énfasis en la dimensión sinodal le permite a la Iglesia redescubrir su naturaleza itinerante, como pueblo de Dios en camino a través de la historia, peregrinante, diríamos “emigrante” hacia el Reino de los Cielos (cf. Lumen gentium, 49). La referencia al relato bíblico del Éxodo, que presenta al pueblo de Israel en su camino hacia la tierra prometida, resulta evocador: un largo viaje de la esclavitud a la libertad que prefigura el de la Iglesia hacia el encuentro final con el Señor.

Análogamente, es posible ver en los emigrantes de nuestro tiempo, como en los de todas las épocas, una imagen viva del pueblo de Dios en camino hacia la patria eterna. Sus viajes de esperanza nos recuerdan que «nosotros somos ciudadanos del cielo, y esperamos ardientemente que venga de allí como Salvador el Señor Jesucristo» (Flp 3,20).

Las dos imágenes ―la del éxodo bíblico y la de los migrantes― guardan ciertas similitudes. Al igual que el pueblo de Israel en tiempos de Moisés, los migrantes huyen a menudo de situaciones de opresión y abusos, de inseguridad y discriminación, de falta de proyectos de desarrollo. Y así como los hebreos en el desierto, también los emigrantes encuentran muchos obstáculos en su camino: son probados por la sed y el hambre; se agotan por el trabajo y la enfermedad; se ven tentados por la desesperación.

Pero la realidad fundamental del éxodo, de cada éxodo, es que Dios precede y acompaña el caminar de su pueblo y de todos sus hijos en cualquier tiempo y lugar. La presencia de Dios en medio del pueblo es una certeza de la historia de la salvación: «el Señor, tu Dios, te acompaña, y él no te abandonará ni te dejará desamparado» (Dt 31,6). Para el pueblo que salió de Egipto, esta presencia se manifiesta de diferentes formas: la columna de nube y la de fuego muestran e iluminan el camino (cf. Ex 13,21); la Carpa del Encuentro, que custodia el arca de la alianza, hace tangible la cercanía de Dios (cf. Ex 33,7); el asta con la serpiente de bronce asegura la protección divina (cf. Nm 21,8-9); el maná y el agua son los dones de Dios para el pueblo hambriento y sediento (cf. Ex 16-17). La carpa es una forma de presencia particularmente grata al Señor. Durante el reinado de David, Dios se negó a ser encerrado en un templo para seguir habitando en una carpa y poder así caminar con su pueblo, y anduvo «de carpa en carpa y de morada en morada» (1 Cr 17,5).

Muchos emigrantes experimentan a Dios como compañero de viaje, guía y ancla de salvación. Se encomiendan a Él antes de partir y a Él acuden en situaciones de necesidad. En Él buscan consuelo en los momentos de desesperación. Gracias a Él, hay buenos samaritanos en el camino. A Él, en la oración, confían sus esperanzas. Imaginemos cuántas biblias, evangelios, libros de oraciones y rosarios acompañan a los emigrantes en sus viajes a través de desiertos, ríos y mares, y de las fronteras de todos los continentes.

Dios no sólo camina con su pueblo, sino también en su pueblo, en el sentido de que se identifica con los hombres y las mujeres en su caminar por la historia ―especialmente con los últimos, los pobres, los marginados―, como prolongación del misterio de la Encarnación.

Por eso, el encuentro con el migrante, como con cada hermano y hermana necesitados, «es también un encuentro con Cristo. Nos lo dijo Él mismo. Es Él quien llama a nuestra puerta hambriento, sediento, forastero, desnudo, enfermo y encarcelado, pidiendo que lo encontremos y ayudemos» (Homilía de la Santa Misa para los participantes en el encuentro “Libres del miedo”, Sacrofano, 15 febrero 2019). El juicio final narrado por Mateo en el capítulo 25 de su Evangelio no deja lugar a dudas: «estaba de paso, y me alojaron» (v. 35); y de nuevo, «les aseguro que cada vez que lo hicieron con el más pequeño de mis hermanos, lo hicieron conmigo» (v. 40). Por eso, cada encuentro, a lo largo del camino, es una oportunidad para encontrar al Señor; y es una oportunidad cargada de salvación, porque en la hermana o en el hermano que necesitan nuestra ayuda, está presente Jesús. En este sentido, los pobres nos salvan, porque nos permiten encontrarnos con el rostro del Señor (cf. Mensaje para la III Jornada Mundial de los Pobres, 17 noviembre 2019).

Queridos hermanos y hermanas, en esta Jornada dedicada a los migrantes y refugiados, unámonos en oración por todos aquellos que han tenido que abandonar su tierra en busca de condiciones de vida dignas. Sintámonos en camino junto con ellos, hagamos juntos “sínodo” y encomendémoslos a todos, así como a la próxima asamblea sinodal, «a la intercesión de la Bienaventurada Virgen María, signo de segura esperanza y de consuelo en el camino del Pueblo fiel de Dios» (Informe de Síntesis, Para proseguir el camino).

Oración

Dios, Padre todopoderoso,

somos tu Iglesia peregrina

que camina hacia el Reino de los Cielos.

Cada uno de nosotros habita en su propia patria,

pero como si fuéramos extranjeros.

Toda región extranjera es nuestra patria,

sin embargo, toda patria es para nosotros tierra extranjera.

Vivimos aquí en la tierra,

pero tenemos nuestra ciudadanía en el cielo.

No permitas que nos constituyamos en amos

de la porción del mundo

que nos has dado como hogar temporal.

Ayúdanos a no dejar nunca de caminar

junto con nuestros hermanos y hermanas migrantes

hacia la morada eterna que tú nos has preparado.

Abre nuestros ojos y nuestro corazón

para que cada encuentro con los necesitados

se convierta también en un encuentro con Jesús,

Hijo tuyo y Señor nuestro.

Amén.

Roma, San Juan de Letrán, 24 de mayo de 2024, Memoria de la Bienaventurada Virgen María Auxiliadora.

FRANCISCO

[00957-ES.01] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

Deus caminha com o seu povo

Queridos irmãos e irmãs!

No dia 29 de outubro de 2023, terminou a primeira Sessão da XVI Assembleia Geral Ordinária do Sínodo dos Bispos, que nos permitiu aprofundar a sinodalidade vista como vocação originária da Igreja. «A sinodalidade apresenta-se sobretudo como caminho conjunto do Povo de Deus e como diálogo fecundo de carismas e ministérios ao serviço do advento do Reino» (Relação de Síntese, Introdução).

A ênfase posta na sua dimensão sinodal permite à Igreja descobrir a sua natureza itinerante de povo de Deus em caminho na história, peregrinante – poderíamos dizer «migrante» – rumo ao Reino dos Céus (cf. Lumen gentium, 49). Espontaneamente vem-nos ao pensamento a narração bíblica do êxodo, que apresenta o povo de Israel a caminho da Terra Prometida: uma longa viagem da escravidão para a liberdade, que prefigura a da Igreja rumo ao encontro final com o Senhor.

Da mesma forma, é possível ver nos migrantes do nosso tempo, como aliás nos de todas as épocas, uma imagem viva do povo de Deus em caminho rumo à Pátria eterna. As suas viagens de esperança lembram-nos que «a cidade a que pertencemos está nos céus, de onde certamente esperamos o Salvador, o Senhor Jesus Cristo» (Flp 3, 20).

As duas imagens – a do êxodo bíblico e a dos migrantes – apresentam diversas analogias. Como o povo de Israel no tempo de Moisés, frequentemente os migrantes fogem de situações de opressão e abuso, de insegurança e discriminação, de falta de perspetivas de progresso. Como os hebreus no deserto, os migrantes encontram muitos obstáculos no seu caminho: são provados pela sede e a fome; ficam exaustos pelo cansaço e as doenças; sentem-se tentados pelo desespero.

Mas a realidade fundamental do êxodo, de qualquer êxodo, é que Deus precede e acompanha o caminho do seu povo, dos seus filhos de todo o tempo e lugar. A presença de Deus no meio do povo é uma certeza da história da salvação: «o Senhor, teu Deus, vai contigo; não te deixará sucumbir nem te abandonará» (Dt 31, 6). Para o povo saído do Egito, tal presença manifesta-se de diversas formas: uma coluna de nuvem e de fogo indica e ilumina o caminho (Ex 13, 21); a tenda da reunião, que guarda a arca da aliança, torna palpável a proximidade de Deus (Ex 33, 7); a haste com a serpente de bronze assegura a proteção divina (Nm 21, 8-9); o maná e a água (Ex 16 – 17) são os dons de Deus para o povo faminto e sedento. A tenda é uma forma de presença particularmente querida ao Senhor. Durante o reinado de David, Deus recusa-Se a ser encerrado num templo preferindo continuar a viver numa tenda e poder assim caminhar com o seu povo «de tenda em tenda, de morada em morada» (1 Cr 17, 5).

Muitos migrantes fazem experiência de Deus companheiro de viagem, guia e âncora de salvação. Confiam-se-Lhe antes de partir, e recorrem a Ele em situações de necessidade. N’Ele procuram consolação nos momentos de desânimo. Graças a Ele, há bons samaritanos ao longo da estrada. Na oração, confiam a Ele as suas esperanças. Quantas bíblias, evangelhos, livros de orações e terços acompanham os migrantes nas suas viagens através dos desertos, rios e mares e das fronteiras de cada continente!

Deus caminha não só com o seu povo, mas também no seu povo, enquanto Se identifica com os homens e as mulheres que caminham na história – particularmente com os últimos, os pobres, os marginalizados –, prolongando de certo modo o mistério da Encarnação.

Por isso o encontro com o migrante, bem como com cada irmão e irmã que passa necessidade, «é também encontro com Cristo. Disse-o Ele próprio. É Ele –faminto, sedento, estrangeiro, nu, doente, preso – que bate à nossa porta, pedindo para ser acolhido e assistido» (Homilia na Missa com os participantes no Encontro «Libertos do medo», Sacrofano, 15/II/2019). O Juízo Final narrado por Mateus, no capítulo 25 do seu evangelho, não deixa dúvidas: «era peregrino e recolhestes-Me» (25, 35); e, ainda, «em verdade vos digo: Sempre que fizestes isto a um destes meus irmãos mais pequeninos, a Mim mesmo o fizestes» (25, 40). Então cada encontro ao longo do caminho constitui uma oportunidade para encontrar o Senhor, revelando-se uma ocasião rica de salvação, porque na irmã ou irmão necessitado da nossa ajuda está presente Jesus. Neste sentido, os pobres salvam-nos, porque nos permitem encontrar o rosto do Senhor (cf. Mensagem para o III Dia Mundial dos Pobres, 17/XI/2019).

Queridos irmãos e irmãs, neste Dia dedicado aos migrantes e refugiados, unamo-nos em oração por todos aqueles que tiveram de abandonar a sua terra à procura de condições de vida dignas. Sintamo-nos em caminho juntamente com eles, façamos «sínodo» juntos e confiemo-los todos, bem como a próxima Assembleia Sinodal, «à intercessão da Bem-Aventurada Virgem Maria, sinal de segura esperança e de consolação no caminho do Povo fiel de Deus» (Relação de Síntese «Para continuar o caminho»).

Oração

Deus, Pai omnipotente,

somos a vossa Igreja peregrina

a caminho do Reino dos Céus.

Habitamos, cada qual, na própria pátria

mas como se fôssemos estrangeiros.

Cada região estrangeira é a nossa pátria

e contudo cada pátria é, para nós, terra estrangeira.

Vivemos na terra,

mas temos a nossa cidadania no Céu.

Não nos deixeis tornar patrões

da porção do mundo

que nos destes como habitação temporária.

Ajudai-nos a não cessar jamais de caminhar,

juntamente com os nossos irmãos e irmãs migrantes,

rumo à habitação eterna que Vós nos preparastes.

Abri os nossos olhos e o nosso coração

para que cada encontro com quem está necessitado,

se torne um encontro com Jesus, vosso Filho e nosso Senhor.

Amen.

Roma, São João de Latrão, na Memória da Bem-Aventurada Virgem Maria Auxiliadora, 24 de maio de 2024.

FRANCISCO

[00957-PO.01] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

Bóg idzie ze swoim ludem

Drodzy bracia i siostry!

W dniu 29 października 2023 r. zakończyła się pierwsza sesja XVI Zwyczajnego Zgromadzenia Ogólnego Synodu Biskupów, która pozwoliła nam pogłębić synodalność, rozumianą jako pierwotne powołanie Kościoła. „Synodalność jest przedstawiona głównie jako wspólna droga Ludu Bożego i jako owocny dialog charyzmatów i posług w służbie nadejścia Królestwa” (Sprawozdanie podsumowujące, Wprowadzenie).

Podkreślenie wymiaru synodalnego pozwala Kościołowi odkryć na nowo swoją wędrowną naturę, jako Ludu Bożego w drodze przez dzieje, pielgrzymującego, powiedzielibyśmy „migrującego” ku Królestwu Niebieskiemu (por. Lumen gentium, 49). Spontanicznie przychodzi na myśl odniesienie do biblijnej opowieści o Wyjściu, która przedstawia lud Izraela w drodze do ziemi obiecanej: długiej drodze od niewoli ku wolności, która zapowiada drogę Kościoła na ostateczne spotkanie z Panem.

Podobnie w migrantach naszych czasów, tak jak w migrantach każdej epoki, można dostrzec żywy obraz Ludu Bożego w drodze do wiekuistej ojczyzny. Ich podróże nadziei przypominają nam, że „nasza bowiem ojczyzna jest w niebie. Stamtąd też jako Zbawcy wyczekujemy Pana naszego Jezusa Chrystusa” (Flp 3, 20).

Te dwa obrazy – biblijnego exodusu i migrantów – zawierają różne podobieństwa. Podobnie jak lud Izraela w czasach Mojżesza, migranci często uciekają przed uciskiem i wyzyskiem, niepewnością i dyskryminacją, brakiem perspektyw rozwoju. Podobnie jak Żydzi na pustyni, migranci napotykają na swojej drodze wiele przeszkód: doświadczają pragnienia i głodu; są wyczerpani trudami i chorobami; doznają pokusy rozpaczy.

Ale podstawową rzeczywistością wyjścia, każdego wyjścia, jest to, że Bóg poprzedza i towarzyszy drodze swojego ludu i wszystkich swoich dzieci ze wszystkich czasów i ze wszystkich miejsc. Obecność Boga pośród ludu jest pewnikiem historii zbawienia: „Pan, Bóg twój, idzie z tobą, nie opuści cię i nie porzuci” (Pwt 31, 6). Dla ludu, który wyszedł z Egiptu, ta obecność przejawia się w różnych formach: słup obłoku i ognia wskazuje i oświetla drogę (por. Wj 13, 21); Namiot Spotkania, który strzeże Arki Przymierza, sprawia, że bliskość Boga staje się namacalna (por. Wj 33, 7); pal z wężem z brązu zapewnia Bożą ochronę (por. Lb 21, 8-9); manna i woda są Bożymi darami dla głodnych i spragnionych (por. Wj 16-17). Namiot jest formą obecności szczególnie bliską Panu. Podczas panowania Dawida, Bóg nie chce mieszkać zamknięty w świątyni, ale pragnie nadal mieszkać w namiocie, by w ten sposób móc wędrować ze swoim ludem „z namiotu do namiotu lub z przybytku do przybytku” (1 Krn 17, 5).

Wielu migrantów doświadcza Boga jako towarzysza podróży, przewodnika i kotwicy zbawienia. Jemu powierzają się przed wyruszeniem, i do Niego zwracają się w potrzebie. W Nim szukają pocieszenia w chwilach rozpaczy. Dzięki Niemu na drodze są dobrzy „samarytanie”. Jemu, w modlitwie, powierzają swoje nadzieje. Ileż Biblii, Ewangelii, modlitewników i różańców towarzyszy migrantom w ich podróżach przez pustynie, rzeki, morza i granice wszystkich kontynentów!

Bóg nie tylko idzie ze swoim ludem, ale także w swoim ludzie, w tym sensie, że utożsamia się z mężczyznami i kobietami w ich wędrówce przez dzieje – zwłaszcza z ostatnimi, ubogimi, zepchniętymi na margines – jakby przedłużając tajemnicę Wcielenia.

Dlatego spotkanie z migrantem, podobnie jak z każdym bratem i siostrą w potrzebie, „jest także spotkaniem z Chrystusem. On sam nam o tym powiedział. To On puka do naszych drzwi głodny, spragniony, obcy, nagi, chory, uwięziony, prosząc o spotkanie i pomoc” (Homilia podczas Mszy św. z uczestnikami spotkania „Wolni od lęku”, Sacrofano, 15 lutego 2019 r.). Sąd Ostateczny opisany przez św. Mateusza w rozdziale 25. jego Ewangelii nie pozostawia wątpliwości: „byłem przybyszem, a przyjęliście Mnie” (w. 35); i znowu: „Zaprawdę, powiadam wam: Wszystko, co uczyniliście jednemu z tych braci moich najmniejszych, Mnieście uczynili” (w. 40). Zatem każde spotkanie podczas drogi jest okazją do spotkania Pana. I jest to moment naznaczony zbawieniem, ponieważ w siostrze lub bracie potrzebującym naszej pomocy, obecny jest Jezus. W tym sensie, ubodzy nas zbawiają, ponieważ pozwalają nam spotkać oblicze Pana (por. Orędzie na III Światowy Dzień Ubogich, 17 listopada 2019 r.).

Drodzy bracia i siostry, w tym Dniu poświęconym migrantom i uchodźcom, zjednoczmy się w modlitwie za wszystkich, którzy musieli porzucić swoją ziemię w poszukiwaniu godnych warunków życia. Poczujmy się razem z nimi na szlaku, razem z nimi, zróbmy razem „synod”, i zawierzmy ich wszystkich, a także zbliżające się Zgromadzenie synodalne, „wstawiennictwu Najświętszej Maryi Panny, która jest znakiem pewnej nadziei i pociechy w drodze wiernego Ludu Bożego” (Sprawozdanie podsumowujące, Aby kontynuować drogę).

Modlitwa

Boże, Ojcze Wszechmogący

jesteśmy Twoim Kościołem pielgrzymującym

zmierzającym do Królestwa Niebieskiego.

Każdy z nas żyje w swojej ojczyźnie,

ale tak, jakbyśmy byli cudzoziemcami.

Każda obca ziemia jest naszą ojczyzną,

jednakże dla nas każda ojczyzna jest ziemią obcą.

Żyjemy na ziemi,

lecz nasze obywatelstwo jest w niebie.

Nie pozwól, byśmy stali się panami

tej części świata,

którą dałeś nam jako tymczasowe mieszkanie.

Pomóż nam, byśmy nigdy nie przestawali kroczyć,

razem z naszymi braćmi i siostrami migrantami

w kierunku wiecznego mieszkania, które nam przygotowałeś.

Otwórz nasze oczy i serca,

aby każde spotkanie z będącymi w potrzebie

stało się spotkaniem z Jezusem, Twoim Synem i naszym Panem.

Amen.

Rzym, u Świętego Jana na Lateranie, 24 maja 2024 r., we Wspomnienie Najświętszej Maryi Panny Wspomożycielki Wiernych

FRANCISZEK

[00957-PL.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua araba

رسالة قداسة البابا فرنسيس

في اليوم العالمي المائة والعاشر للمهاجرين واللاجئين

29 أيلول/سبتمبر 2024

الله يسير مع شعبه

أيّها الإخوة والأخوات الأعزّاء!

اختُتِمت الدّورة الأولى للجمعيّة العامّة العادية السّادسة عشرة لسينودس الأساقفة في 29 تشرين الأوّل/أكتوبر 2023، والتي سمحت لنا بأن نتعمّق في السّينوديّة على أنّها دعوة الكنيسة الأصليّة. "السّينوديّة هي أساسًا مسيرة مشتركة لشعب الله، وحوار مثمر للمواهب والخدمات في خدمة مجيء الملكوت" (التّقرير المُوجز، تمهيد).

التّركيز على البعد السّينوديّ يسمح للكنيسة بأن تكتشف من جديد طبيعتها أنّها في مسيرة، أنّها شعب الله في مسيرة عبر التّاريخ، وحاجّة، ونقول ”مهاجره“ إلى ملكوت السَّمَوات (راجع نور الأمم، 49). وتتوارد إلى ذهننا بصورة طبيعيّة الإشارة إلى رواية الخروج في الكتاب المقدس، التي تقدِّم شعب إسرائيل في مسيرة نحو أرض الميعاد: رحلة طويلة من العبوديّة إلى الحرّيّة، وهي صورة لرحلة الكنيسة نحو اللقاء الأخير مع الله.

وكذلك يمكننا أن نرى في مهاجري زمننا، كما في كلّ زمن، صورة حيّة لشعب الله في مسيرته نحو وطنه الأبديّ. فإنّ ارتحالهم المليء بالرّجاء يذكِّرُنا بأنّ "مَوطِنَنا في السَّمَوات ومِنها نَنْتَظِرُ مَجيءَ المُخلِّصِ الرَّبِّ يسوعَ المسيحِ" (فيلبي 3، 20).

وفي الصّورتَين – صورة الخروج في الكتاب المقدس وصورة المهاجرين –أوجه شَبَهٍ متنوعة. مثل شعب إسرائيل في زمن موسى، المهاجرون اليوم يهربون غالبًا من حالات الظّلم والإهانة، وانعدام الأمن ومن التّمييز، وانعدام آفاق التّطوّر. ومثل العبرانيِّين في الصّحراء، المهاجرون يواجهون العقبات الكثيرة في مسيرتهم: يمرّون بمحنة العطش والجوع، ويُنهِكُهُم التّعب والمرض، ويُراوِدُهم اليأس.

لكن الحقيقة الأساسيّة لرواية الخروج، ولكلّ خروج، هي أنّ الله يسبق ويرافق مسيرة شعبه وجميع أبنائه، في كلّ زمان ومكان. حضور الله في وسط شعبه هو تأكّيد لتاريخ الخلاص: "الرَّبُّ إِلهُكَ هو السَّائِرُ معَكَ ولا يُهمِلُكَ ولا يَترُكُكَ" (تثنيّة الاشتراع 31، 6). بالنّسبة للشّعب الذي خرج من مصر، يظهر هذا الحضور في أشكال مختلفة: كعَمودٍ مِن غَمامٍ وعمودٍ من نارٍ ليشير وليُضيءَ لهم الطّريق (راجع خروج 13، 21)؛ وخَيمَة المَوعِد، التي تحرس تابوت العهد، وتجعل قرب الله ملموسًا (راجع خروج 33، 7)؛ وساريَة الحَيَّةِ النُحاسِيَّة التي تضمن الحماية الإلهيّة (راجع العدد 21، 8–9)؛ والمَنّ والماء (راجع خروج 16-17) وهما عطيّة الله للجياع والعطاش. والخيمة هي صورة من صور الحضور العزيز على الله بشكل خاص. في مملكة داود، رفض الله أن يستقرّ في الهيكل، وفضّل السّكن في خيمة، ليتمكّن من السّير مع شعبه، "مِن خَيمَةٍ إِلى خَيمَةٍ ومِن مَسكِنٍ إِلى مَسكِن" (1 أخبار 17، 5).

مهاجرون كثيرون يختبرون الله رفيق سفرهم ومرشدهم ومرساة نجاتهم. ويوكلون إليه أنفسهم قبل أن ينطلقوا، ويلتجؤون إليه في وقت الحاجة. ويطلبون إليه التّعزية في لحظات اليأس. وبفضله، يظهر سامريّون صالحون على طول الطّريق. وفي صلاتهم، يودِعون إليه آمالهم. كم من الكتب المقدّسة، والأناجيل، وكتب الصّلاة، والمسابِح الورديّة ترافق المهاجرين في رحلاتهم عبر الصّحاري، والأنهار، والبحار وحدود القارّات!

الله لا يسير مع شعبه فقط، بل في وسط شعبه أيضًا، بمعنى أنّه يتماهى مع الرّجال والنّساء الذين يسيرون عبر التّاريخ – وخصوصًا مع الأخيرين، والفقراء، والمهمّشين - وكأنّه يُكَمِّل معهم سِرَّ تجسّده.

لهذا السّبب، اللقاء مع المهاجر، كما مع كلّ أخ محتاج وأخت محتاجة، هو "أيضًا لقاء مع المسيح. قال لنا ذلك هو نفسه. فهو الذي يقرع بابنا جائعًا، وعطشانًا، وغريبًا، وعريانًا، ومريضًا، ومسجونًا، ويطلب منّا أن نستقبله ونساعده" (عظة في القدّاس مع المشاركين في لقاء ”أحرار من الخوف“، ساكروفانو، 15 شباط/فبراير 2019). الدّينونة الأخيرة التي رواها متّى في الفصل الخامس والعشرين من إنجيله، لا تترك لنا أيّ مجال للشّكّ. "كُنتُ غَريبًا فآويتُموني" (الآية 35)؛ وأيضًا "الحقَّ أَقولُ لَكم: كُلَّما صَنعتُم شَيئًا مِن ذلك لِواحِدٍ مِن إِخوَتي هؤُلاءِ الصِّغار، فلي قد صَنَعتُموه" (الآية 40). لذلك، كلّ لقاء على طول الطّريق يمثّل لنا فرصة للقاء الرّبّ يسوع، وهي فرصة مليئة بالخلاص، لأنّ يسوع حاضر في الأخت المحتاجة أو الأخ المحتاج إلى مساعدتنا. بهذا المعنى، الفقراء هُم الذين يخلّصوننا، لأنّهم يسمحون لنا بأن نلتقي مع وجه الرّبّ يسوع (راجع رسالة في اليوم العالمي الثّالث للفقراء، 17 تشرين الثّاني/نوفمبر 2019).

أيّها الإخوة والأخوات الأعزّاء، في هذا اليوم المخصّص للمهاجرين واللاجئين، لنتّحد في الصّلاة من أجل جميع الذين اضطرّوا إلى أن يتركوا أرضهم ويبحثوا عن ظروف معيشيّة كريمة. لنشعر بأنّنا نسير معهم، ولنعمل ”سينودسًا“ معًا، ولنوكلهم جميعًا، وكذلك الجمعيّة السّينوديّة المقبلة، "إلى شفاعة سيِّدتنا مريم العذراء، علامة الرّجاء الأكيد والتّعزية في مسيرة شعب الله الأمين" (التّقرير المُوجز، من أجل مواصلة المسيرة).

صلاة

أيّها الإله، الآب القدير،

نحن كنيستك الحاجَّةُ إليك

في مسيرة نحو ملكوت السَّمَوات.

كلّ واحدٍ منّا يعيش في وطنه،

لكنّنا غرباء.

كلّ منطقة غريبة هي وطننا،

مع ذلك كلّ وطن هو أرض غريبة لنا.

نحن نعيش على الأرض،

لكنّنا مواطنون في السّماء.

لا تسمح لنا بأن نصير أسيادًا

على ذلك الجزء من العالم

الذي وهبته لنا مسكنًا مؤقَّتًا.

ساعدنا على ألّا نتوقّف عن السّير أبدًا،

مع إخوتنا وأخواتنا المهاجرين،

نحو المسكن الأبديّ الذي أعددته لنا.

افتح عيوننا وقلبنا

حتّى يكون كلّ لقاء لنا مع المحتاجين،

لقاء مع يسوع، ابنك وربّنا.

آمين.

روما، بازيليكا القدّيس يوحنّا في اللاتران، يوم 24 أيّار/مايو 2024، تذكار سيِّدتنا مريم العذراء أمّ المعونة.

[00957-AR.01] [Testo originale: Italiano]

[B0466-XX.02]