Discorso del Santo Padre
Traduzione in lingua francese
Traduzione in lingua inglese
Traduzione in lingua tedesca
Traduzione in lingua spagnola
Traduzione in lingua portoghese
Traduzione in lingua polacca
Traduzione in lingua araba
Questa mattina il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i partecipanti al Congresso Internazionale di Pastorale giovanile promosso dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita sul tema: “Per una pastorale giovanile sinodale: nuovi stili e strategie di leadership”, che ha luogo a Roma dal 23 al 25 maggio 2024.
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti nel corso dell’incontro:
Discorso del Santo Padre
Eminenze, cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Prima di tutto voglio esprimere la mia gratitudine a tutti coloro che hanno cooperato alla buona riuscita della Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona. È stato un grande sforzo, ma ne è valsa la pena perché, dopo la pandemia e in mezzo a tante tensioni internazionali, i giovani avevano bisogno di una iniezione di speranza; e i giorni di Lisbona sono stati una vera e propria celebrazione della gioia di vivere e di essere cristiani; una celebrazione della speranza che continua ad abitare nel cuore dei giovani, perché Dio stesso la alimenta e la rende salda, nonostante tutte le avversità.
Cari amici, incoraggiati da questa esperienza, siete chiamati a lavorare per i prossimi eventi internazionali, ma anche, e soprattutto, per accompagnare la pastorale giovanile nei “tempi ordinari”.
Pensando al Giubileo dei Giovani – l’anno prossimo – e alla GMG di Seoul – fra tre anni –, il mio “sogno” è che possano far incontrare Gesù a tanti giovani, anche tra quelli che normalmente non frequentano la Chiesa, portando loro il messaggio della speranza. Penso a quei ragazzi e ragazze che hanno “abbassato lo sguardo”, che hanno smarrito l’orizzonte, che hanno messo da parte i sogni grandi e sono rimasti impigliati nella tristezza e nel male di vivere. L’Asia è un continente giovane, un continente vitale, eppure molti giovani, soprattutto nelle grandi città, soffrono una perdita della speranza e un ripiegamento su sé stessi, con poche relazioni, pochi interessi. E lo stesso succede in tutto il mondo. Gli appuntamenti di Roma e di Seoul sono le occasioni che Dio ci offre per dire a tutti i giovani del mondo che Gesù è speranza, è speranza per te, è speranza per noi, è speranza per tutti!
Mentre lavorate per questi grandi eventi, il Giubileo e l’incontro di Seoul, non dovete trascurare però le vie ordinarie, cioè il cammino dei giovani nella vita quotidiana. È il percorso e la pastorale dei piccoli passi, dei piccoli numeri, delle parole e dei gesti semplici, dei momenti di celebrazione e di preghiera in comunità, delle decisioni di ogni giorno. Sono esperienze meno appariscenti, ma sono quelle che scavano a fondo nel cuore e che nel tempo portano frutti duraturi. È la santità della vita quotidiana, di cui ho parlato in Gaudete et exsultate. E, non per fare pubblicità ai miei scritti, ma leggete Gaudete et exsultate, è un inno alla gioia, e il cristiano triste è un triste cristiano. La gioia deve essere l’alimento del cristiano, l’espressione del cristiano e se tu non sai cosa è la gioia, vai davanti allo specchio…incomincerai a ridere un po’!
Vorrei, a questo proposito, richiamare alcuni elementi che non devono mai mancare nel lavoro quotidiano della pastorale giovanile. Anzitutto, che i giovani siano aiutati ad avere nel cuore alcune fondamentali certezze: “Dio è amore”, “Cristo ti salva”, “Egli vive”, “lo Spirito dà vita”. Sono certezze e c’è anche un’altra certezza: la Madonna ti vuole bene perché è madre. Quattro, cinque semplici verità che non bisogna mai stancarsi di annunciare (cfr Christus vivit, 112-133). I giovani, infatti, risentono in modo particolare delle notizie negative che ci assediano, ma queste non devono oscurare la certezza che Cristo risorto è con loro ed è più forte di ogni male. Pensiamo, non dico alle notizie, alle pubblicità delle guerre, pensiamo a questo. I giovani sentono questo. Sì, Cristo vive! Tutto vive, è in mano sua e Lui solo conosce i destini del mondo e il corso della nostra vita. È importante offrire ai giovani occasioni per sperimentare Cristo vivo nella preghiera, nella celebrazione eucaristica e della riconciliazione, negli incontri comunitari, nel servizio ai poveri, nella testimonianza dei santi. I giovani stessi che ne fanno esperienza sono i portatori di questo annuncio-testimonianza.
Altro elemento essenziale è il discernimento spirituale (cfr Christus vivit, 278-298). Il discernimento è un’arte che gli operatori pastorali per primi devono imparare: sacerdoti e religiosi, catechisti, accompagnatori, giovani stessi che seguono altri giovani. È un’arte che non si improvvisa, che va approfondita, sperimentata e vissuta. Per un giovane, trovare una persona capace di discernimento è trovare un tesoro. Nel cammino di fede e nella scoperta della propria vocazione, una guida saggia aiuta a evitare tanti sbagli, tante ingenuità, tanti momenti di smarrimento e di “paralisi”. Una guida che non toglie la libertà ma accompagna. Sul discernimento ho tenuto anche un ciclo di catechesi, potrete andare a cercarle, che spiega come si fa il discernimento. Qui vorrei sottolineare solo tre qualità: è sinodale, è personale, è orientato alla verità. Il discernimento è sinodale, personale e orientato alla verità.
Sinodale. Oggi prevale l’individualismo: ognuno va per la sua strada, ognuno attribuisce da sé un senso alla vita, ognuno stabilisce i suoi valori, le sue verità. Forse con una categorizzazione del “mi piace - non mi piace”. E questo è un individualismo brutto. Invece, nella pratica del discernimento, invece, la Chiesa ci mette accanto dei fratelli e sorelle nella fede per percorrere un cammino insieme, non da soli, e così la nostra maturazione interiore diventa molto più ricca. In questo senso il discernimento è sinodale.
Nello stesso tempo il discernimento è personale. Nel nostro mondo tutto è massificato e omologato, i giovani, invece, vanno accompagnati uno ad uno. Ciascuno di loro è unico e irripetibile. Ciascuno merita ascolto, comprensione e consigli adatti alla sua età, alla sua maturità umana e spirituale. Il discernimento non può che essere personale. L’altro ieri ho avuto una riunione in una parrocchia, con degli adolescenti, una sessantina di adolescenti, mi facevano piacere le domande che facevano, domande di ricerca, di apertura al Signore, di dubbi. Ascoltare e aiutare ad andare avanti.
E poi il discernimento è orientato alla verità, questa sembra una lamentela. Noi viviamo In una società che è inquinata dalle fake news, dove i profili personali sono spesso alterati o fasulli, dove si creano identità alternative, il discernimento vuole essere per i giovani un cammino di autenticità: uscire dalle identità artificiali e scoprire la propria identità reale. Si tratta di diventare “veri” davanti a sé, davanti agli altri e davanti a Dio. Noi ridiamo quando vediamo che le donne si truccano, devono essere belle, per questo si truccano, ma quante volte tutti noi facciamo un “maquillaggio” [maquillage] dell’anima per apparire quello che non siamo. State attenti a questo. Veri davanti agli altri, davanti a Dio, davanti a noi stessi.
Concludo - tranquilli! arriviamo alla fine –è importante continuare ad ascoltare i giovani. Un ascolto reale, che non rimanga “a metà”, o solo “di facciata”. I giovani non vanno strumentalizzati per realizzare idee già decise da altri o che non rispondono realmente alle loro esigenze. I giovani vanno responsabilizzati, coinvolti nel dialogo, nella programmazione delle attività, nelle decisioni. Bisogna far sentire loro che sono parte attiva e a pieno titolo della vita della Chiesa; e soprattutto che loro stessi sono i primi annunciatori del Vangelo ai loro coetanei.
Cari fratelli e sorelle, grazie per il vostro impegno con i giovani e per i giovani! Andate avanti con coraggio, portando a tutti la buona notizia che Gesù è vivo che Gesù è il Signore: è questo il messaggio di gioia, di consolazione e di speranza che molti stanno aspettando. Di cuore vi benedico, e vi chiedo di pregare per me. Grazie.
[00904-IT.02] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua francese
...............
[00904-FR.02] [Texte original: Italien]
Traduzione in lingua inglese
Your Eminence, brothers and sisters, good morning!
Before all else, I want to express my gratitude to all those who contributed to the success of World Youth Day in Lisbon. It was a great deal of work, but it was well worth the effort. Following the pandemic, and amid so many international tensions, young people needed an injection of hope. Those days in Lisbon were a true celebration of the joy of being alive and being Christian. They were a celebration of the hope that continues to dwell in the hearts of young people, because God himself fosters and strengthens it, despite all adversities.
Dear friends, encouraged by that experience, you are now called to work in preparing for the forthcoming international events, but also, and above all, to continue accompanying youth ministry in “ordinary times”.
As I think about the Jubilee for Youth next year and WYD in Seoul three years from now, my “dream” is that these events will help many of the young, including those who are not ordinarily churchgoers, to encounter Jesus, and to hear the Gospel’s message of hope. I think of those young people who are downcast, who no longer lift their eyes to the horizon, who have put aside their great dreams and are now trapped in disillusionment and overwhelmed by the problems of life. Asia is a young continent, full of life, yet many young people, especially in the large cities, are suffering from a loss of hope and withdrawing into themselves, with few relationships, few interests. The same thing is happening all over the world. The events in Rome and Seoul are God-given opportunities for us to say to young people throughout the world that Jesus is hope, for you, for us, and for everyone!
As you prepare for these two great events, you must not neglect the ordinary paths, that is, the journey of young people in their everyday lives. I mean the kind of pastoral care made up of small steps, small numbers, simple words and actions, everyday decisions and moments of celebration and prayer in community. These may be less spectacular experiences, but they are the ones that touch hearts and bear lasting fruit over time. This is the holiness in daily life that I spoke about in Gaudete et exsultate. Not to advertise my own writings, but read Gaudete et exsultate, it is a hymn to joy. Joy should be the Christian’s sustenance, the true expression of a Christian, and if you don’t know what joy is, go in front of the mirror and you’ll start laughing after a little bit!
In this regard, I would like to mention several things that should never be lacking in the day-to-day work of youth ministry. First, young people need to be helped to arrive at certain basic certainties in life, truths of the heart: “God is love,” “Christ saves you”, “He lives”, and “the Spirit gives life.” These are the certainties but there is also another: Our Lady loves you because she is a mother. We must never tire of proclaiming these four or five simple truths (cf. Christus Vivit, 112-133). Young people may be concerned about the bad news that bombards us daily, yet that should not obscure their certainty that the risen Christ is with them and is more powerful than any evil. I’m not saying the news, or publicizing the wars, but we think about them because young people are sensitive to this. Christ is alive! Everything that lives is in his hands. He alone knows the future of our world and of our individual lives. It is important to offer young people opportunities to experience the living Christ through prayer, the celebration of the Eucharist and Reconciliation, community gatherings, service to the poor and the testimony of the lives of the saints. Young people who have had this experience become convincing witnesses of the message of the Gospel.
Another essential element is spiritual discernment (cf. Christus Vivit, 278-298). Discernment is an art that pastoral ministers must be the first to learn: priests and religious, catechists and adult guides, and young people who accompany other young people. It is a skill that cannot be improvised, but has to be cultivated, experienced and lived. For a young person, to find someone capable of discernment is to find a treasure. In the journey of faith and the discovery of one’s vocation, a wise guide helps avoid many mistakes, much naiveté, many moments of bewilderment and “paralysis”. A guide does not take away freedom but accompanies. I devoted a series of Wednesday Audience talks to discernment; you can go and look them up because they explain how discernment is conducted. Here I would like to highlight only three aspects of discernment: it is synodal, it is personal and it is directed to the truth.
Synodal. In these days of rampant individualism, everyone goes their own way, everyone determines what is meaningful in life, everyone establishes their own values, their own truths. We can see this in the categorization of “like” and “dislike”. It is an ugly individualism. On the other hand, in the practice of discernment, the Church sets our brothers and sisters in the faith alongside us, to journey together, not alone, and thus our interior growth is greatly enriched. In this sense, discernment is synodal.
At the same time, discernment is personal. In our world, everything has become mass-produced and standardized. Young people, instead, need to be accompanied personally, as individuals. Each one of them is unique, and each deserves to be listened to, understood and given advice suited to his or her age as well as human and spiritual maturity. Discernment must necessarily be personal. The other day, I had a meeting in a parish with about sixty teenagers, I was pleased with the questions they were asking, seeking questions of opening up to the Lord and of doubt. It is about listening and helping to move forward.
Finally, discernment is also truth-oriented. We live in a society that is poisoned by fake news, where personal profiles are often tailored or falsified, where people create alternative identities, discernment represents for young people a path to authenticity: a way of emerging from artificial identities and discovering their true identity. Discernment is about being “real”: before oneself, before others, and before God. We sometimes laugh when we see that women wear make-up, they have to look good, that’s why they wear makeup. But how often do we all apply make-up on the soul to appear what we are not. Be careful about this. Stay true before others, before God, and before ourselves.
Let me conclude on the importance of continuing to listen to young people. A real listening, not one that is “half-hearted” or merely “window dressing”. Young people should not be pushed into promoting ideas and activities already decided by others, or that do not really meet their needs. Young people should be empowered, involved in dialogue, in planning activities, in decisions. They should be made to feel that they are an active and full part of the life of the Church; and above all that they are called to be the first to bring the Gospel message to their peers.
Dear brothers and sisters, I thank you once more for your commitment with young people and for young people! Carry on with courage, bringing to everyone the good news that Jesus is alive and that He is Lord. This is the message of joy, consolation and hope that so many people in our world are waiting for. I bless all of you from the heart, and I ask you to pray for me. Thank you.
[00904-EN.02] [Original text: Italian]
Traduzione in lingua tedesca
Eminenzen, liebe Brüder und Schwestern, guten Tag!
Zunächst möchte ich all jenen meinen Dank aussprechen, die zum Erfolg des Weltjugendtags in Lissabon beigetragen haben. Das war eine große Anstrengung, aber sie hat sich gelohnt, denn nach der Pandemie und inmitten so vieler internationaler Spannungen brauchten die jungen Menschen einen Hoffnungsschub. Und die Tage in Lissabon waren ein wahres Fest der Freude am Leben und am Christsein; ein Fest der Hoffnung, die weiterhin in den Herzen der jungen Menschen wohnt, weil Gott selbst sie trotz aller Widrigkeiten nährt und stärkt.
Liebe Freunde, durch diese Erfahrung ermutigt, seid ihr eingeladen, euch für die kommenden internationalen Ereignisse zu engagieren, aber auch, und vor allem, die Jugendseelsorge während der „normalen Zeiten“ zu begleiten.
Wenn ich an das Jubiläum der Jugend im nächsten Jahr und an den Weltjugendtag in Seoul in drei Jahren denke, dann ist mein „Traum“, dass sie viele junge Menschen, auch solche, die normalerweise nicht in die Kirche gehen, zur Begegnung mit Jesus führen und ihnen die Botschaft der Hoffnung vermitteln können. Ich denke an die Jugendlichen, die „ihren Blick gesenkt“ haben, die ohne Perspektive leben, die die großen Träume begraben haben und in Traurigkeit und Lebensüberdruss gefangen sind. Asien ist ein junger Kontinent, ein vitaler Kontinent, und doch leiden viele junge Menschen, vor allem in den Großstädten, unter Hoffnungslosigkeit und Selbstbezogenheit, mit wenigen Beziehungen, wenigen Interessen. Und das Gleiche geschieht auf der ganzen Welt. Die Treffen in Rom und Seoul sind die Gelegenheiten, die Gott uns bietet, um allen jungen Menschen in der Welt zu sagen, dass Jesus die Hoffnung ist, er ist Hoffnung für dich, er ist Hoffnung für uns, er ist Hoffnung für alle!
Während ihr auf diese großen Ereignisse hinarbeitet, das Jubiläum und das Treffen in Seoul, dürft ihr aber auch die gewöhnlichen Wege nicht vernachlässigen, also die Lebenspfade der jungen Menschen im Alltag. Das ist der Weg und die Pastoral der kleinen Schritte, der kleinen Zahlen, der einfachen Worte und Gesten, der Momente gemeinschaftlichen Feierns und Betens, der tagtäglichen Entscheidungen. Das sind weniger spektakuläre Erfahrungen, aber es sind diejenigen, die sich tief ins Herz einprägen und mit der Zeit dauerhafte Früchte hervorbringen. Es ist die Heiligkeit des täglichen Lebens, über die ich in Gaudete et exsultate gesprochen habe. Und, ohne Werbung für meine Schriften machen zu wollen, lest Gaudete et exsultate, es ist ein Lobgesang an die Freude, und der traurige Christ ist ein bedauerlicher Christ. Die Freude muss die Nahrung des Christen sein, der Ausdruck des Christen, und wenn du nicht weißt, was Freude ist, dann stell dich vor den Spiegel... du wirst anfangen, ein wenig zu lachen!
In diesem Zusammenhang möchte ich einige Punkte in Erinnerung rufen, die im Alltag der Jugendpastoral niemals fehlen dürfen. Erstens, dass man den jungen Menschen hilft, einige grundlegende Gewissheiten fest im Herzen zu tragen: „Gott ist Liebe“, „Christus rettet dich“, „Er lebt“, „Der Heilige Geist spendet Leben“. Das sind Gewissheiten und es gibt noch eine weitere Gewissheit: Die Muttergottes liebt dich, weil sie eine Mutter ist. Vier, fünf einfache Wahrheiten, die wir nie müde werden dürfen, zu verkünden (vgl. Christus vivit, 112-133). Junge Menschen werden von den negativen Nachrichten, die auf uns einprasseln, nämlich besonders getroffen; diese dürfen aber die Gewissheit nicht verdunkeln, dass der auferstandene Christus bei ihnen ist und dass er stärker ist als alles Übel. Lasst uns nicht an die Nachrichten und an die Werbung für Kriege denken, lasst uns hierüber nachdenken. Die jungen Menschen fühlen das. Ja, Christus lebt! Alles lebt, es liegt in seiner Hand und er allein kennt das Schicksal der Welt und den Verlauf unseres Lebens. Es ist wichtig, jungen Menschen Gelegenheiten zu bieten, Christus im Gebet, in der Feier der Eucharistie und des Sakraments der Versöhnung, in gemeinschaftlichen Begegnungen, im Dienst an den Armen und im Zeugnis der Heiligen als den Lebendigen zu erfahren. Die jungen Menschen, die diese Erfahrung machen, sind selbst die Träger dieser Verkündigung und dieses Zeugnisses.
Ein anderer wesentlicher Punkt ist die geistliche Unterscheidung (vgl. Christus vivit, 278-298). Die Unterscheidung ist eine Fähigkeit, die die in der Pastoral Tätigen als erste erlernen müssen: Priester und Ordensleute, Katecheten, Begleiter und die jungen Menschen, die andere junge Leute begleiten. Diese Fähigkeit hat man nicht von jetzt auf gleich, sie muss vertieft, geübt und gelebt werden. Einen Menschen mit der Fähigkeit der Unterscheidung zu finden, ist für einen jungen Menschen so, wie einen Schatz zu finden. Auf dem Glaubensweg und bei der Entdeckung der eigenen Berufung hilft ein weiser Begleiter dabei, viele Fehler, Naivität, Verwirrung und „Lähmungen“ zu vermeiden. Ein Führer, der nicht die Freiheit nimmt, sondern begleitet. Über die Unterscheidung habe ich auch eine Reihe von Katechesen gehalten, ihr könnt sie nachlesen, sie erklärt, wie man die Unterscheidung vornimmt. Hier möchte ich nur drei ihrer Eigenschaften hervorheben: sie ist synodal, sie ist persönlich, sie ist auf die Wahrheit ausgerichtet. Die Unterscheidung ist synodal, persönlich und auf die Wahrheit ausgerichtet.
Synodal. Heute herrscht weithin der Individualismus: Jeder geht seinen eigenen Weg, jeder gibt selber dem Leben einen Sinn, jeder beschließt seine eigenen Werte, seine eigenen Wahrheiten. Vielleicht mit einer Kategorisierung des „das gefällt mir – das gefällt mir nicht“. Und das ist hässlicher Individualismus. Zur Durchführung der Unterscheidung hingegen stellt uns die Kirche Brüder und Schwestern im Glauben an die Seite, damit wir diesen Weg gemeinsam gehen und nicht allein, was für unsere innere Reifung sehr bereichernd ist. In diesem Sinn ist Unterscheidung synodal.
Zugleich ist die Unterscheidung aber auch etwas Persönliches. In unserer Welt geht es um Masse und Standardisierung; junge Menschen hingegen müssen individuell begleitet werden. Jeder von ihnen ist einzigartig und unwiederholbar. Jeder einzelne verdient es, dass man ihm zuhört, ihm Verständnis entgegenbringt und ihm Ratschläge gibt, die seinem Alter und seiner menschlichen und geistigen Reife entsprechen. Die Unterscheidung ist notwendigerweise etwas Persönliches. Vorgestern hatte ich ein Treffen in einer Gemeinde mit einigen Jugendlichen, etwa sechzig Jugendlichen. Die Fragen, die sie stellten, gefielen mir, Fragen der Suche, der Offenheit gegenüber dem Herrn, der Zweifel. Zuhören und helfen, weiter zu gehen.
Und schließlich ist die Unterscheidung auf die Wahrheit ausgerichtet, das klingt wie eine Klage. Wir leben in einer Gesellschaft, die von Fake News verseucht ist, wo persönliche Profile oft manipuliert oder gefälscht werden, wo alternative Identitäten kreiert werden, möchte die Unterscheidung für junge Menschen ein Weg der Authentizität sein: ein Weg, die künstlichen Identitäten abzulegen und die eigene wahre Identität zu entdecken. Es geht darum, „echt“ zu werden – vor sich selbst, vor den Anderen und vor Gott. Wir lachen, wenn wir sehen, dass Frauen Make-up auftragen. Sie wollen schön sein, deshalb tragen sie Make-up auf, aber wie oft „schminken“ wir uns die Seele, um so zu erscheinen, wie wir nicht sind. Achtet darauf: Vor den anderen, vor Gott und vor uns selbst echt zu sein.
Ich schließe damit – ruhig! wir kommen zum Ende –, dass es wichtig ist, den jungen Menschen weiter zuzuhören. Wirklich zuzuhören, nicht „halbherzig“ oder bloß „scheinbar“. Junge Menschen dürfen nicht dazu benutzt werden, Ideen zu verwirklichen, die bereits von anderen beschlossen worden sind oder die nicht wirklich ihren Bedürfnissen entsprechen. Junge Menschen sind in die Verantwortung zu nehmen und in den Dialog, in die Planung von Aktivitäten und in Entscheidungen miteinzubeziehen. Sie müssen erleben können, dass sie ein aktiver und vollberechtigter Teil des kirchlichen Lebens sind, und vor allem, dass sie selbst die vorrangigen Verkünder des Evangeliums für ihre Altersgenossen sind.
Liebe Brüder und Schwestern, danke dafür, dass ihr euch mit den jungen Menschen und für die jungen Menschen engagiert! Macht mutig weiter und bringt allen die gute Nachricht, dass Jesus lebt, dass Jesus der Herr ist: Dies ist die Botschaft der Freude, des Trostes und der Hoffnung, auf die viele warten. Ich segne euch von Herzen und bitte euch, für mich zu beten. Danke!
[00904-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]
Traduzione in lingua spagnola
Eminencias, queridos hermanos y hermanas: ¡Buenos días!
Ante todo, quiero expresar mi gratitud a todos los que han contribuido al éxito de la Jornada Mundial de la Juventud de Lisboa. Ha sido un gran esfuerzo, pero valió la pena porque, después de la pandemia y en medio de tantas tensiones internacionales, los jóvenes necesitaban una inyección de esperanza. Los días en Lisboa fueron una auténtica celebración de la alegría de vivir y de ser cristianos; fue una ocasión para celebrar la esperanza que sigue habitando en el corazón de los jóvenes, porque Dios mismo la alimenta y la fortalece, a pesar de todas las adversidades.
Queridos amigos, animados por esta experiencia, ustedes están llamados a trabajar en los próximos encuentros internacionales, pero también —y sobre todo— a acompañar a la pastoral juvenil en el “tiempo ordinario”.
Pensando en el Jubileo de los Jóvenes —el próximo año— y en la JMJ de Seúl —dentro de tres años—, mi “sueño” es que puedan facilitar que muchos jóvenes se encuentren con Jesús, incluso aquellos que normalmente no van a la Iglesia, llevándoles el mensaje de la esperanza. Pienso en esos chicos y chicas que han “bajado la mirada”, que han perdido el horizonte, que han dejado a un lado sus grandes sueños y han quedado atrapados en la tristeza y en la depresión. Asia es un continente joven, un continente vital; sin embargo, muchos jóvenes, sobre todo en las grandes ciudades, sufren la pérdida de la esperanza y se repliegan sobre sí mismos, con pocas relaciones y pocos intereses. Y lo mismo sucede en todo el mundo. Los eventos de Roma y de Seúl son las ocasiones que Dios nos ofrece para decir a todos los jóvenes del mundo que Jesús es esperanza, es esperanza para ti, es esperanza para nosotros, es esperanza para todos.
Pero, mientras ustedes trabajan en favor de estos grandes acontecimientos, el Jubileo y el encuentro de Seúl, no deben descuidar las vías ordinarias, es decir, el camino concreto que los jóvenes siguen en la vida cotidiana. Se trata del itinerario y la pastoral de los pequeños pasos, de los pequeños números, de las palabras y de los gestos sencillos, de los momentos de celebración y de oración en comunidad, de las decisiones de cada día. Son experiencias menos llamativas, pero que penetran hasta el fondo del corazón y con el tiempo dan frutos duraderos. Es la santidad de la vida cotidiana, de la que hablé en Gaudete et exsultate. Y, no es para hacer publicidad de mis escritos, pero lean Gaudete et exsultate, es un himno a la alegría, porque el cristiano triste es un triste cristiano. La alegría debe ser el alimento del cristiano, la expresión del cristiano y si tú no sabes qué es la alegría, ve y colócate delante del espejo... ¡empezarás a reírte un poco!
A este respecto, quisiera señalar algunos elementos que no deben faltar nunca en el trabajo cotidiano de la pastoral juvenil. En primer lugar, que se ayude a los jóvenes a tener en el corazón algunas certezas fundamentales, como “Dios es amor”, “Cristo te salva”, “Él vive”, “el Espíritu da vida”. Son certezas y hay también otra certeza, la Virgen te quiere porque es madre. Son cuatro, cinco verdades sencillas que nunca hay que cansarse de anunciar (cf. Christus vivit, 112-133). Los jóvenes, en efecto, se ven particularmente afectados por las noticias negativas que nos asedian, pero estas no deben opacar la certeza de que Cristo resucitado está con ellos y es más fuerte que cualquier mal. Pensemos, no digo a las noticias, a la publicidad de las guerras, pensemos en esto. Los jóvenes sienten esto. Sí, ¡Cristo vive! Todo está en su mano y sólo Él conoce los destinos del mundo y el curso de nuestra vida. Es importante ofrecer a los jóvenes ocasiones para experimentar a Cristo vivo en la oración, en la celebración eucarística y en la reconciliación, en los encuentros comunitarios, en el servicio a los pobres y en el testimonio de los santos. Los propios jóvenes que viven esa experiencia serán a su vez portadores de ese anuncio-testimonio.
Otro elemento esencial es el discernimiento espiritual (cf. Christus vivit, 278-298). El discernimiento es un arte que han de aprender en primer lugar los agentes pastorales: los sacerdotes y los religiosos, los catequistas, los acompañantes, los propios jóvenes que caminan con otros jóvenes. Es un arte que no se improvisa, sino que tiene que ser profundizado, experimentado y vivido. Para un joven, encontrar una persona capaz de discernimiento es encontrar un tesoro. En el camino de fe y en el descubrimiento de la propia vocación, contar con un guía sabio ayuda a evitar muchos errores, muchas ingenuidades, muchos momentos de extravío y de “parálisis”. Un guía que no quita la libertad, sino que acompaña. Sobre el discernimiento tuve también un ciclo de catequesis, pueden buscarlas, en las que explico cómo se hace el discernimiento. Aquí quisiera subrayar sólo tres cualidades: es sinodal, es personal y está orientado a la verdad. El discernimiento es sinodal, personal y orientado a la verdad.
Sinodal. Actualmente prevalece el individualismo. Cada uno va por su propio camino, cada uno atribuye por sí mismo un sentido a la vida, cada uno establece sus valores, sus verdades. Tal vez con un “me gusta — no me gusta”. Y esto es fruto de un individualismo enfermizo. En la práctica del discernimiento, en cambio, la Iglesia pone a nuestro lado a hermanos y hermanas en la fe para recorrer un camino juntos, no solos, y de esta manera nuestra maduración interior se enriquece mucho más. En este sentido el discernimiento es sinodal.
Al mismo tiempo el discernimiento es personal. Mientras que en nuestro mundo todo tiende a ser masificado y uniformado, a los jóvenes, en cambio, hay que acompañarlos personalmente. Cada uno de ellos es único e irrepetible. Cada uno merece escucha, comprensión y consejos adecuados a su edad, a su madurez humana y espiritual. El discernimiento sólo puede ser personal. Anteayer tuve una reunión en una parroquia, con unos adolescentes, unos sesenta adolescentes y me complacían las preguntas que me hacían: preguntas de búsqueda, de apertura al Señor, de dudas. Es indispensable escuchar y ayudar a seguir adelante.
Y, por último, el discernimiento está orientado a la verdad. Esto parece una queja. Vivimos en una sociedad contaminada por las noticias falsas, donde los perfiles personales a menudo están alterados o son ficticios, donde se crean identidades alternativas, el discernimiento quiere ser para los jóvenes un camino en pos de la autenticidad; para salir de las identidades artificiales y descubrir la propia identidad real. Se trata de ser “genuinos” ante sí mismos, ante los otros y ante Dios. Nos reímos cuando vemos que las mujeres se maquillan —deben ser hermosas, por eso se maquillan— pero cuántas veces todos nosotros ponemos “maquillaje” al alma para aparecer lo que no somos. Estén atentos a esto. Tenemos que ser verdaderos ante los demás, ante Dios y ante nosotros mismos.
Concluyo —tranquilos llego al final—es importante seguir escuchando a los jóvenes. Se trata de una escucha real, que no se quede “a medias”, o que sea sólo “de fachada”. Los jóvenes no pueden ser instrumentalizados para realizar ideas que ya han decidido otros o que no responden realmente a sus necesidades. No. A los jóvenes hay que confiarles responsabilidades, implicarlos en el diálogo, en la programación de las actividades y en las decisiones. Es necesario hacerles sentir que son parte activa y con pleno derecho en la vida de la Iglesia; y sobre todo que ellos mismos son los primeros anunciadores del Evangelio a sus coetáneos.
Queridos hermanos y hermanas, gracias por su compromiso con los jóvenes y para los jóvenes. Sigan adelante con valentía, llevando a todos la buena noticia de que Jesús está vivo y de que Jesús es el Señor. Es este el mensaje de alegría, de consuelo y de esperanza que muchos están esperando. Los bendigo de corazón y les pido, por favor, que recen por mí. Gracias.
[00904-ES.02] [Texto original: Italiano]
Traduzione in lingua portoghese
Eminências, queridos irmãos e irmãs, bom dia!
Quero, antes de mais nada, expressar a minha gratidão a quantos colaboraram para o bom êxito da Jornada Mundial da Juventude em Lisboa. Foi um grande esforço, mas valeu a pena, porque, depois da pandemia e no meio de tantas tensões internacionais, os jovens precisavam duma injeção de esperança; e os dias de Lisboa foram uma verdadeira celebração da alegria de viver e ser cristão; uma celebração da esperança que continua viva no coração dos jovens, pois, apesar de todas as adversidades, é o próprio Deus que a alimenta e consolida.
Queridos amigos, encorajados por esta experiência, sois chamados a trabalhar em prol dos próximos eventos internacionais, mas também, e sobretudo, a acompanhar a pastoral juvenil no «tempo comum».
Pensando no Jubileu dos Jovens, no próximo ano, e na JMJ de Seul daqui a três anos, «sonho» que tenhais possibilidade de fazer com que muitos jovens encontrem Jesus levando-lhes a mensagem da esperança, mesmo àqueles que normalmente não frequentam a Igreja. Penso nos moços e moças incapazes de olhar para o alto, que vivem sem horizontes, que abandonaram os grandes sonhos e ficaram enredados na tristeza e na angústia de viver. A Ásia é um continente jovem, um continente cheio de vida, e todavia muitos jovens – sobretudo nas grandes cidades – sofrem de perda da esperança e fechamento em si mesmos, com poucas relações, desmotivados. E o mesmo acontece em todo o mundo. Os encontros de Roma e de Seul constituem oportunidades que Deus nos oferece para dizermos a todos os jovens do mundo: Jesus é esperança para ti, é esperança para nós, é esperança para todos!
Ao mesmo tempo que trabalhais para esses grandes eventos – o Jubileu e o Encontro de Seul –, não deveis transcurar as vias ordinárias, isto é, o caminho dos jovens na vida quotidiana. É o percurso e a pastoral dos pequenos passos, dos pequenos números, das palavras e dos gestos simples, dos momentos de celebração e de oração em comunidade, das decisões do dia a dia. Embora menos vistosas, são as experiências que penetram, fundo, no coração e dão frutos duradouros no tempo. É a santidade da vida quotidiana, de que falei na exortação apostólica Gaudete et exsultate. E, sem querer fazer publicidade dos meus escritos, mas… vós ledes a Gaudete et exsultate?! É um hino à alegria, e o cristão triste é um triste cristão. A alegria deve ser o alimento do cristão, a fisionomia do cristão. E se tu não sabes o que é alegria, contempla-te ao espelho... e verás que te vem vontade de rir um pouco!
A propósito, quero recordar alguns elementos que nunca devem faltar no trabalho diário da pastoral juvenil. Primeiro, que os jovens sejam ajudados a conservar no coração algumas certezas fundamentais: «Deus é amor», «Cristo salva», «Ele vive», «o Espírito dá vida». São quatro certezas e ainda há outra: Nossa Senhora ama-te, porque é mãe. Quatro, melhor, cinco verdades simples que jamais nos devemos cansar de anunciar (cf. Exort. ap. pós-sinodal Christus vivit, 112-133). De facto, os jovens são particularmente afetados pelas notícias negativas que os assediam. Pensemos em dizer «não» às notícias que fazem propaganda das guerras; pensemos nisso pois os jovens são afetados por elas. Não devem ofuscar a certeza de que Cristo ressuscitado está com eles, e é mais forte que todo o mal. Sim, Cristo vive! Tudo vive, está na sua mão, e só Ele conhece os destinos do mundo e o curso da nossa vida. É importante oferecer, aos jovens, ocasiões para experimentarem Cristo vivo na oração, na celebração da Eucaristia e da Reconciliação, nos encontros comunitários, no serviço dos pobres, no testemunho dos santos. Os portadores deste anúncio-testemunho hão de ser os próprios jovens que o vivenciam.
Outro elemento essencial é o discernimento espiritual (cf. Christus vivit, 278-298). O discernimento é uma arte, e os primeiros a aprendê-la devem ser os agentes pastorais: sacerdotes e religiosos, catequistas, acompanhadores, os próprios jovens que guiam outros jovens. É uma arte que não se improvisa; precisa de ser aprofundada, experimentada e vivida. Para um jovem, achar uma pessoa capaz de discernimento é encontrar um tesouro. No caminho de fé e na descoberta da própria vocação, um guia sábio ajuda a evitar muitos erros, tantas ingenuidades, inúmeros momentos de confusão e «paralisia»; um guia que não tira a liberdade, mas acompanha. Também sobre o discernimento, realizei um ciclo de catequeses… Podeis ir procurá-las, porque explicam como se faz o discernimento. Aqui quero sublinhar apenas três qualidades: sinodal, pessoal, orientado para a verdade. O discernimento é sinodal, pessoal e aponta para a verdade.
Sinodal. Hoje prevalece o individualismo: cada um segue o seu caminho, atribui por si mesmo o sentido à vida, estabelece os próprios valores e verdades porventura com a classificação «gosto – não gosto». Isto é um individualismo nefasto. Ao contrário, na prática do discernimento, a Igreja coloca ao nosso lado irmãos e irmãs na fé, para percorrermos um caminho juntos, não sozinhos, e assim o nosso amadurecimento interior torna-se muito mais rico. O discernimento é sinodal neste sentido.
Ao mesmo tempo, o discernimento é pessoal. No nosso mundo, tudo acaba massificado e homogeneizado. Ao contrário, os jovens devem ser acompanhados um a um. Cada um deles é único e irrepetível. Cada um merece atenção, compreensão e conselhos adaptados à própria idade, à sua maturidade humana e espiritual. O discernimento só pode ser pessoal. Anteontem, numa paróquia, tive uma reunião com adolescentes, cerca de sessenta adolescentes… Gostei das perguntas que faziam: perguntas de quem busca a verdade, sobre a abertura ao Senhor, expressão das suas dúvidas. Temos de ouvir e ajudar a seguir em frente.
E, finalmente, o discernimento é orientado para a verdade. Esta qualidade pode parecer um queixume… É que vivemos numa sociedade poluída por notícias falsas, onde frequentemente os perfis pessoais são alterados ou falsificados, criam-se identidades alternativas. O discernimento pretende ser para os jovens um caminho de autenticidade, ajudando-os a escapar das identidades artificiais e a descobrir a sua verdadeira identidade. É preciso tornar-se «verdadeiro» a seus próprios olhos, diante dos outros e diante de Deus. Rimo-nos ao ver as mulheres que usam maquilhagem; elas devem ser bonitas, por isso recorrem à maquilhagem… Mas quantas vezes todos nós fazemos uma «maquilhagem» da nossa alma para parecer o que não somos. Tende cuidado com isto. Verdadeiros perante dos outros, perante Deus, perante nós mesmos.
Concluo (estai tranquilos; chegamos ao fim!)... É importante continuar a escutar os jovens. Uma escuta real, que não fique «a meio» ou seja apenas de «fachada». Os jovens não devem ser instrumentalizados para realizarem ideias já decididas por outros ou que realmente não dão resposta às suas exigências. Os jovens hão de ser responsabilizados, envolvidos no diálogo, na programação das atividades, nas decisões. É preciso fazer-lhes sentir que são parte ativa, e a pleno título, da vida da Igreja e, sobretudo, que eles mesmos são os primeiros anunciadores do Evangelho aos seus coetâneos.
Queridos irmãos e irmãs, obrigado pelo vosso empenho com os jovens e a favor dos jovens! Continuai para diante com coragem, levando a todos a boa notícia que Jesus está vivo, que Jesus é o Senhor: esta é a mensagem de alegria, consolação e esperança por que muitos aguardam. De coração vos abençoo e peço que rezeis por mim. Obrigado!
[00904-PO.02] [Texto original: Italiano]
Traduzione in lingua polacca
Wasze Eminencje, drodzy bracia i siostry, dzień dobry!
Przede wszystkim pragnę wyrazić wdzięczność wszystkim, którzy wnieśli swój wkład w sukces Światowych Dni Młodzieży w Lizbonie. Był to wielki wysiłek, ale było warto, ponieważ po pandemii i pośród wielu napięć międzynarodowych młodzi potrzebowali zastrzyku nadziei. A dni w Lizbonie były prawdziwym świętem radości życia i bycia chrześcijanami; świętem nadziei, która nadal mieszka w sercach młodych, ponieważ sam Bóg ją karmi i umacnia, pomimo wszelkich przeciwności.
Drodzy przyjaciele, zachęceni tym doświadczeniem, jesteście wezwani do pracy na rzecz nadchodzących wydarzeń międzynarodowych, ale także, i przede wszystkim, do towarzyszenia duszpasterstwu młodzieży w „normalnych czasach”.
Myśląc o Jubileuszu Młodzieży – w przyszłym roku – i o Światowych Dniach Młodzieży w Seulu – za trzy lata – „marzę”, aby mogły one sprawić, że wielu młodych, także tych, którzy zwykle nie uczęszczają do kościoła, mogło spotkać Jezusa, niosąc im przesłanie nadziei. Myślę o tych chłopcach i dziewczętach, którzy „spuścili wzrok”, którzy utracili perspektywę, którzy porzucili swoje wielkie marzenia i pogrążyli się w smutku i udręce życiowej. Azja jest kontynentem młodym, kontynentem żywotnym, ale wielu ludzi młodych, zwłaszcza w dużych miastach, cierpi z powodu utraty nadziei i zamknięcia się w sobie, mając niewiele relacji i niewiele zainteresowań. To samo dzieje się na całym świecie. Spotkania w Rzymie i Seulu są szansą, którą daje nam Bóg, aby powiedzieć wszystkim młodym na świecie: że Jezus jest nadzieją, jest nadzieją dla ciebie, jest nadzieją dla nas, jest nadzieją dla wszystkich!
Pracując na rzecz tych wielkich wydarzeń, Jubileuszu i spotkania w Seulu, nie możecie jednak zaniedbywać zwykłych dróg, to znaczy drogi młodych w ich życiu codziennym. Jest to ścieżka i duszpasterstwo małych kroków, małych liczb, prostych słów i gestów, chwil świętowania i modlitwy we wspólnocie, codziennych decyzji. Są to doświadczenia mniej rzucające się w oczy, ale to właśnie one zagłębiają się w serce i z czasem przynoszą trwałe owoce. Jest to świętość życia powszedniego, o której mówiłem w Gaudete et exsultate. I, nie chcę uprawiać reklamy moich pism, ale przeczytajcie Gaudete et exsultate. Jest to hymn do radości, a chrześcijanin smutny jest smutnym chrześcijaninem. Radość musi być pokarmem chrześcijanina, sposobem wyrażania się chrześcijanina, a jeśli nie wiesz, czym jest radość, idź przed lustro... zaczniesz się trochę śmiać!
W związku z tym chciałbym przypomnieć kilka elementów, których nigdy nie może zabraknąć w codziennej pracy duszpasterstwa młodzieży. Po pierwsze, należy pomagać młodym, by mieli w sercu kilka fundamentalnych pewników: „Bóg jest miłością”, „Chrystus cię zbawia”, „On żyje”, „Duch daje życie”. Są to są pewniki i jest jeszcze jeden pewnik: Matka Boża cię kocha, ponieważ jest matką. Są to cztery, pięć prostych prawd, które musimy głosić niestrudzenie. (por. Christus vivit, 112-133). Młodzi ludzie szczególnie odczuwają wiadomości negatywne, które nas osaczają. Nie mogą one jednak przesłonić tej pewności, że zmartwychwstały Chrystus jest z nimi i jest silniejszy niż wszelkie zło. Pomyślmy o tym, nie mówię o wiadomościach, reklamach wojen, pomyślmy o tym. Młodzi to czują. Tak, Chrystus żyje! Wszystko żyje w Jego rękach i tylko On zna przeznaczenie świata i bieg naszego życia. Ważne jest, aby zaoferować młodym możliwości doświadczenia żywego Chrystusa w modlitwie, w celebracji eucharystycznej i pojednania, w spotkaniach wspólnotowych, w służbie ubogim, w świadectwie świętych. Sami ludzie młodzi, którzy tego doświadczają, są nosicielami tego przepowiadania-świadectwa.
Kolejnym istotnym elementem jest rozeznawanie duchowe (por. Christus vivit, 278-298). Rozeznawanie jest sztuką, której najpierw muszą nauczyć się osoby pracujące w duszpasterstwie: kapłani i zakonnicy, katecheci, osoby wspierające, sami młodzi, którzy podążają za innymi młodymi. Jest to sztuka, której nie można improwizować, która musi być pogłębiana, doświadczana i przeżywana. Dla młodego człowieka, znalezienie osoby zdolnej do rozeznawania jest odnalezieniem skarbu. W drodze wiary i w odkrywaniu swego powołania, mądry przewodnik pomaga uniknąć wielu błędów, wielu naiwności, wielu momentów zagubienia i „paraliżu”. Przewodnik, który nie odbiera wolności, lecz towarzyszy. Na temat rozeznawania wygłosiłem też serię katechez, możecie je odszukać, które wyjaśniają jak dokonuje się rozeznania. Tutaj chciałbym podkreślić tylko trzy jego cechy: jest ono synodalne, jest osobiste, jest zorientowane na prawdę. Rozeznanie jest synodalne, osobiste i ukierunkowane na prawdę.
Synodalne. Dziś dominuje indywidualizm: każdy zmierza własną drogą, każdy przypisuje samodzielnie sens życiu, każdy ustanawia własne wartości, własne prawdy. Być może z kategoryzowaniem na „lubię – nie lubię”. I to jest brzydki indywidualizm. Natomiast w praktyce rozeznawania, Kościół stawia obok nas braci i siostry w wierze, abyśmy przebywali drogę razem, a nie samotnie, i w ten sposób nasze dojrzewanie wewnętrzne staje się o wiele bogatsze. W tym sensie rozeznawanie jest synodalne.
Jednocześnie rozeznanie jest osobiste. W naszym świecie wszystko jest zmasowane i ujednolicone, natomiast ludziom młodym trzeba towarzyszyć każdemu z osobna. Każdy z nich jest wyjątkowy i niepowtarzalny. Każdy zasługuje na wysłuchanie, zrozumienie i rady dostosowane do jego wieku, do jego ludzkiej i duchowej dojrzałości. Rozeznawanie może być tylko osobiste. Przedwczoraj miałem spotkanie w jednej parafii z nastolatkami, około sześćdziesięciorgiem nastolatków, z przyjemnością wysłuchałem pytań, które zadawali, pytania o poszukiwanie, o otwartość na Pana, o wątpliwości. Trzeba słuchać i pomagać iść naprzód.
Ponadto, rozeznanie jest również zorientowane naprawdę, choć może to się zdawać narzekaniem. Żyjemy w społeczeństwie zanieczyszczonym fałszywymi wiadomościami (fake news), gdzie profile osobiste są często podrabiane lub fałszywe, gdzie tworzone są alternatywne tożsamości, rozeznawanie powinno być dla młodych drogą autentyczności: aby wyjść ze sztucznych tożsamości i odkryć własną rzeczywistą tożsamość. Chodzi o to, by stać się „prawdziwym” wobec siebie, wobec innych i wobec Boga. Śmiejemy się, gdy widzimy, że kobiety robią sobie makijaż, muszą być piękne, dlatego malują się, ale jak często my wszyscy robimy sobie „makijaż” duszy, aby wyglądać na takich, jakimi nie jesteśmy. Uważajmy na to. Uważajmy na to. Trzeba być prawdziwymi przed innymi, przed Bogiem, przed samym sobą.
Zakończę – spokojnie, docieramy do końca – ważne jest, aby stale słuchać młodych. Chodzi o prawdziwe słuchanie, które nie pozostaje „połowiczne” czy jedynie „udawane”. Młodych nie wolno wykorzystywać do wdrażania idei już postanowionych przez innych lub takich, które tak naprawdę nie odpowiadają na ich potrzeby. Nie. Młodzi ludzie powinni być uczeni odpowiedzialności, zaangażowani w dialog, planowanie działań, w podejmowanie decyzji. Muszą poczuć, że są pełnoprawną i aktywną częścią życia Kościoła; a przede wszystkim, że sami są pierwszymi głosicielami Ewangelii swoim rówieśnikom.
Drodzy bracia i siostry, dziękuję wam za waszą pracę z młodymi i dla młodych! Odważnie idźcie naprzód, niosąc wszystkim dobrą nowinę, że Jezus żyje, że Jezus jest Panem: jest to orędzie radości, pocieszenia i nadziei, na które wielu oczekuje. Z całego serca wam błogosławię i proszę was, byście się za mnie modlili. Dziękuję.
[00904-PL.02] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua araba
كلمة قداسة البابا فرنسيس
إلى المشاركين في المؤتمر الدّولي الرّعوي للشّباب
برعاية دائرة العلمانيّين والعائلة والحياة
25 أيّار/مايو 2024
نيافة الكاردينال، أيّها الإخوة والأخوات الأعزّاء، صباح الخير،
أوّلًا، أودّ أن أُعرِب عن شكري وتقديري لجميع الذين ساهموا في إنجاح اليوم العالمي للشّبيبة في لشبونة. كان جهدًا كبيرًا، لكنّه كان يستحق التّعب لأنّ الشّباب كانوا بحاجة إلى مزيد من الأمل، بعد الجائحة ووسط التّوترات الدّولية الكثيرة. وكانت الأيام في لشبونة بمثابة احتفال حقيقيّ فيه فرح بأنّنا نحيا وأنّنا مسيحيّون. وكان احتفالًا فيه رجاء يستمرّ ويسكن في قلوب الشّباب، لأنّ الله نفسه يغذّيه ويثبِّته، رغم كلّ المحن.
أيّها الأصدقاء الأعزّاء، بعد أن تشجّعتم بهذه الخبرة، أنتم مدعوّون إلى أن تعملوا في الأحداث الدّوليّة القادمة، ولكن أيضًا، وقبل كلّ شيء، في مرافقة العمل الرّعوي للشّباب في ”الأوقات العادية“.
بالتّفكير في يوبيل الشّباب - السّنة المقبلة - واليوم العالمي للشّبيبة في سيول - بعد ثلاث سنوات -، فإنّ ”حلميّ“ هو أن يتمكّن كلا الحدثَين من جعل الشّباب الكثيرين يلتقون بيسوع، حتّى الذين لا يذهبون إلى الكنيسة عادةً، وأن يحملا لهم رسالة رجاء. أفكّر في الشّباب والشّابات الذين ”انحنوا إلى الأرض“، وضلّوا الأفق، ووضعوا أحلامهم الكبيرة جانبًا، وغرقوا في حزن وشرّ الحياة. آسيا قارّة شابة وحيويّة، ومع ذلك فإنّ الشّباب الكثيرين، وخاصّة في المدن الكبرى، يتألّمون من فقدان الرّجاء والانطواء على الذّات، مع علاقات قليلة واهتمامات قليلة بهم. ويحدث الشّيء نفسه في جميع أنحاء العالم. اللقاءات في روما وسيول هي فُرَصٌ يقدِّمها لنا الله لنقول لجميع شباب العالم أنّ يسوع هو الرّجاء، لكم ولنا وللجميع!
بينما تعملون من أجل هذَين الحدثَين الكبيرَين، اليوبيل واللقاء في سيول، عليكم ألّا تهملوا الطّرق العادية، أي مسيرة الشّباب في الحياة اليوميّة. إنّها المسيرة والعمل الرّعويّ بالخطوات الصّغيرة، والأعداد الصّغيرة، والكلام والأعمال البسيطة، ولحظات الاحتفال والصّلاة في الجماعة، والقرارات التي تؤخذ كلّ يوم. إنّها خبرات لا تظهر، لكنّها هي التي تحفر عميقًا في القلب وتؤتي ثمرها بمرور الوقت. إنّها قداسة الحياة اليوميّة التي تكلّمت عليها في الإرشاد الرّسولي ”افرَحوا وابتَهِجوا“. وهذا ليس من أجل الدّعاية لكتاباتي، بل لتقرؤوا الإرشاد الرّسولي ”افرَحوا وابتَهِجوا“، إنّه نشيدٌ للفرح، والمسيحيّ الحزين هو مسيحيٌّ بائس. الفرح يجب أن يكون طعام المسيحيّ، والطّريقة التي بها يعبّر المسيحيّ.
في هذا الصّدد، أودّ أن أذكر بعض العناصر التي يجب ألّا تغيب أبدًا في العمل اليومي الرّعوي للشّباب. أوّلًا، يجب مساعدة الشّباب حتّى تنطبع في قلوبهم بعض الأسس الأكيدة: ”الله محبّة“، ”المسيح يخلّصك“، ”إنّه حَيّ“، ”والرّوح يمنح الحياة “. أربع حقائق بسيطة يجب ألّا نتعب أبدًا من إعلانها (راجع الإرشاد الرّسولي ما بعد السّينودس، المسيح يحيا، 112-133). في الواقع، الشّباب يتأثّر بصورة خاصّة ببعض الأخبار السّلبيّة التي تحيط بنا، غير أنّ هذه الأخبار يجب ألّا تعتّم على هذه الحقيقة أنّ المسيح القائم من بين الأموات هو معهم وهو أقوى من كلّ شرّ. نَعم المسيح حيّ! كلّ شيء بين يديه وهو وحده يعلَم مصير العالم ومسار حياتنا. من المهمّ أن نمنح الشّباب فُرَصًا ليختبروا المسيح الحيّ في الصّلاة، وفي الاحتفال الإفخارستيّ وفي سرّ المصالحة، وفي اللقاءات الجماعيّة، وفي خدمة الفقراء، وفي شهادة القدِّيسين. الشّباب أنفسهم الذين يختبرون ذلك هم حاملو هذه البشارة والشّهادة.
عنصر أساسيّ آخر هو التّمييز الرّوحي (راجع المسيح يحيا، 278-298). التّمييز هو فنّ يجب على العاملين الرّعويين أن يتعلّموه هم أوّلًا: الكهنة والرّهبان، ومعلّمو التّعليم المسيحيّ، والمرافقون، والشّباب أنفسهم الذين يهتمّون بشباب آخرين. إنّه فنّ لا يُرتَجَل، بل يجب أن نتعمّق فيه ونختبره ونعيشه. والشّاب الذي يجد شخصًا قادرًا على التّمييز، فإنّه يجد كنزًا. في مسيرة إيماننا وفي اكتشافنا لدعوتنا، يساعدنا المرشد الحكيم على أن نتجنّب أخطاءً كثيرة، وسذاجات كثيرة، ولحظات ضياعٍ و ”شَلَلٍ“ كثير. المُرشد لا يسلب منّا حرّيّتنا، بل يرافقنا. ألقيت سلسلة من دروس التّعليم المسيحيّ أيضًا في التّمييز، يمكنكم أن تذهبوا وتبحثوا عنها، فهي تشرح كيف علينا أن نقوم بالتّمييز. أودّ هنا أن أركّز على ثلاث صفات للتّمييز فقط: التّمييز سينودسيّ، وشخصيّ، وموجّه نحو الحقيقة.
سينودسيّ. اليوم تسود الفرديّة: كلّ واحدٍ يسير في طريقه، وكلّ واحدٍ يجد في نفسه معنى الحياة، وكلّ واحدٍ يحدّد قِيَمَه وحقائقه. ربّما من خلال تصنيفهِ لها ”هذا يُعجبني – هذا لا يُعجبني“. وهذا الأمر هو فرديّة سيّئة. لكن في ممارسة التّمييز، تضعنا الكنيسة إلى جانب إخوتنا وأخواتنا في الإيمان لكي نسير معًا، لا وحدنا، وبالتّالي يزداد نضوجنا الدّاخلي غنًى. بهذا المعنى يكون التّمييز سينوديًّا.
في الوقت نفسه التّمييز شخصيّ. كلّ شيء في عالمنا صار عالميًّا الكلّ واحد ومثل الجميع، مع ذلك، علينا أن نرافق الشّباب كلّ واحدٍ وحده. كلّ واحدٍ منهم فريد ولا يتكرّر. كلّ واحدٍ يستحقّ أن نستمع إليه ونفهمه ونوجّه إليه نصائح تتناسب مع عمره ونضجه الإنسانيّ والرّوحيّ. لا يمكن للتّمييز إلّا أن يتوجّه للشّخص. اجتمعت أوّل أمس في إحدى الرّعايا مع شباب في سنّ المراهقة، حوالي السّتّين شخصًا، وقد سررت بالأسئلة التي طرحوها عليَّ، كانت أسئلة فيها روح البَحث، والانفتاح على الرّبّ يسوع، والشّكوك. لنصغِ ولنساعد ولنستمرّ.
ثمَّ، التّمييز موجّه نحو الحقيقة، وقد يبدو ذلك تَشَكٍّ. نحن نعيش في مجتمع ملوّث بالأخبار المزيّفة، وحيث النّماذج الشّخصيّة تُحرَّف غالبًا أو تكون زائفة، وحيث يتمّ إنشاء هويّات بديلة، التّمييز يريد أن يكون للشّباب مسيرة صادقة: يجب أن يخرجوا من الهويّات المصطنعة ليكتشفوا هويّتهم الحقيقيّة. يجب أن يصيروا ”حقيقيّين“ أمام أنفسهم، وأمام الآخرين، وأمام الله.
أختتم كلامي وأقول إنّه من المهمّ أن نستمرّ في الإصغاء إلى الشّباب. أن نصغي إليهم بشكلٍ حقيقيّ، لا أن نصغي إلى ”نصف الكلام“، أو أن نصغي إليهم فقط ”في الظّاهر“. يجب ألّا نستغلّ الشّباب لكي نحقّق أفكارًا قرّرها آخرون مُسبقًا أو لا تلبّي احتياجاتهم حقًّا. علينا أن نعتبر الشّباب مسؤولين، ونشركهم في الحوار، وفي التّخطيط للأنشطة، وفي اتّخاذ القرارات. علينا أن نجعلهم يشعرون بأنّهم جزءٌ فاعل وكامل من حياة الكنيسة، وقبل كلّ شيء، أنّهم هم أنفسهم المبشّرون الأوّلون بالإنجيل لرفقائهم.
أيّها الإخوة والأخوات الأعزّاء، شكرًا على التزامكم مع الشّباب ومن أجل الشّباب! استمرّوا بشجاعة، واحملوا للجميع البشرى السّارة بأنّ يسوع حيّ ويسوع هو الرّبّ: إنّه رسالة الفرح والتّعزية والرّجاء التي ينتظرها الكثيرون. أبارككم من قلبي، وأطلب منكم أن تصلّوا من أجلي. شكرًا.
[00904-AR.02] [Testo originale: Italiano]
[B0437-XX.02]