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Conferenza Stampa di presentazione dell’evento celebrativo dei 140 anni della Scuola di Paleografia, Diplomatica e Archivistica e dei 90 anni della Scuola di Biblioteconomia “Due scuole della Santa Sede per l’alta formazione: Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica e Archivistica e Scuola Vaticana di Biblioteconomia”, 10.05.2024


Intervento di S.E. Mons. Angelo Vincenzo Zani

Intervento di S.E. Mons. Sergio Pagano

Intervento del Rev.mo Don Mauro Mantovani, S.D.B.

Questa mattina, alle ore 11.30, presso la Sala Stampa della Santa Sede, ha avuto luogo in diretta streaming la Conferenza Stampa di presentazione dell’evento Due scuole della Santa Sede per l’alta formazione: Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica e Archivistica e Scuola Vaticana di Biblioteconomia, in vista dell’imminente celebrazione congiunta dei 140 anni della Scuola di Paleografia, Diplomatica e Archivistica e dei 90 anni della Scuola di Biblioteconomia, prevista per il 13 maggio 2024. Nel corso dell’incontro sono state illustrate la storia, la finalità e l’attività delle due Scuole, istituti altamente specializzati dedicati allo studio dei beni archivistici e librari.

Sono intervenuti: S.E. Mons. Angelo Vincenzo Zani, Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa; S.E. Mons. Sergio Pagano, Prefetto dell’Archivio Apostolico Vaticano e Direttore della Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica e Archivistica; e il Rev.mo Don Mauro Mantovani, S.D.B., Prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana e Direttore della Scuola Vaticana di Biblioteconomia.

Ne riportiamo di seguito gli interventi:

Intervento di S.E. Mons. Angelo Vincenzo Zani

L’obiettivo principale di questa conferenza stampa è la presentazione dell’evento che si svolgerà il prossimo lunedì 13 maggio: con un’udienza speciale del Santo Padre e un pomeriggio di incontro, docenti e allievi delle due Scuole dell’Archivio e della Biblioteca, celebreranno i propri anniversari: si tratta, infatti, dei 140 anni della Scuola di Paleografia, Diplomatica e Archivistica, creata da Leone XIII, e dei 90 anni della Scuola di Biblioteconomia, voluta da Pio XI. Sarà una occasione per ripercorrere la loro storia e la loro finalità con uno sguardo rivolto alle prospettive future, e per riflettere sugli studi specialistici dedicati a quello che papa Ratti ha definito “il culto della scienza e della nobile fatica intorno alla scienza”, ovvero la costellazione delle varie discipline finalizzate allo studio, alla custodia, alla valorizzazione e al miglior trattamento dei beni archivistici e librari. Riteniamo che queste scuole debbano essere meglio conosciute e valorizzate per il ruolo qualificato che svolgono.

Prima che vengano illustrate le loro caratteristiche specifiche, vorrei ricordare che le due istituzioni Vaticane in cui sono inserite, e cioè l’Archivio e la Biblioteca, sono il deposito della memoria e dei frutti dell’ingegno umano stratificati lungo i secoli entro una prospettiva insieme umana ed ecclesiale e, proprio per questo, esse hanno il compito di raccogliere, custodire e mettere a disposizione di tutti il ricco patrimonio conservato perché si propaghi ovunque la conoscenza. La Biblioteca Apostolica, creata da Niccolò V nel 1451, e l’Archivio da Paolo V nel 1610, sono i necessari ponti che connettono passato e futuro, esercitando quel servizio culturale che, per usare le parole dedicate da papa Francesco ad esse, permette di “tenere vive le radici” e “coltivare la memoria”. Collocate all’interno delle due istituzioni, le scuole formano e qualificano professionisti dedicati alle preziose funzioni di salvaguardia, illustrazione, tutela, studio e valorizzazione dei documenti e materiali archivistici, seguendo il profilo di istituti di specializzazione post universitaria.

Certo è che oggi viviamo in uno scenario mutevole e imprevedibile, caratterizzato dalla rapidità con cui le tecnologie si evolvono e improntano profondamente anche la produzione dei contenuti intellettuali, come pure dalla instabilità e labilità del patrimonio digitale, tra formati in continuo cambiamento e rapida obsolescenza di dispositivi e applicativi; in tale contesto, le scuole dell’Archivio e della Biblioteca hanno saputo mantenere, nel corso dei decenni, la propria profonda e consolidata vocazione umanistica abbracciando, al tempo stesso, le nuove forme di elaborazione e propagazione del sapere, e approfondendone le caratteristiche per coniugarle nel modo più efficace alla loro missione. Tale spirito di adattamento permette agli allievi di accedere ad una formazione poliedrica, ampia e stratificata, che consente loro di navigare consapevolmente dentro l’odierna complessità culturale con quella “saggezza e audacia” che papa Francesco ha auspicato per i professionisti di questi ambiti del sapere.

La necessaria evoluzione dei corsi in relazione allo sviluppo delle materie specialistiche, dedicate al libro e alla ricerca storica, filologica, paleografica e di archeologia del libro e delle carte, hanno dunque fatto sì che questi organismi di formazione divenissero sempre più strutturati e articolati e, soprattutto, assumessero la fisionomia di istituti altamente qualificati, in grado di affiancarsi e integrarsi felicemente con analoghi o complementari studi accademici. In questo impegno di crescita e rimodulazione dell’esperienza acquisita è stato importante, per le nostre due scuole, porsi in dialogo con le disposizioni maturate negli ultimi venti anni attraverso il cosiddetto “Processo di Bologna”, creato per facilitare la circolazione internazionale dei docenti e studenti attraverso il riconoscimento dei relativi titoli di studio. Ricordo, a tale proposito che la Santa Sede ha aderito al Processo di Bologna nel settembre 2003.

Nel corso degli anni, una lunga schiera di qualificati paleografi, archivisti e bibliotecari, diplomati presso le due scuole, ha conseguito ruoli di rilievo in importanti istituzioni culturali di vari Paesi: si tratta di una significativa conferma dell’efficacia dei corsi e della loro elevata portata formativa, ma anche il risultato del loro progressivo adeguamento alle novità e alle istanze via via emerse nell’ambito della gestione dei beni librari e documentari. Archivio e Biblioteca, attraverso professionalità qualificate, da luoghi di studio si fanno luoghi di trasmissione non solo di tesori unici, ma anche di conoscenze preziose, venute dalla consuetudine della cura e della valorizzazione di libri e carte, ma anche dal continuo dialogo con altre analoghe istituzioni.

Oggi, dunque, celebriamo non solo la fruttuosa longevità di una tradizione vaticana di istruzione specialistica dal cospicuo valore culturale, ma vogliamo anche esprimere il vivo riconoscimento all’impegno e alla dedizione di tutti i docenti che nel corso del tempo si sono succeduti e hanno incessantemente operato per conferire alle scuole dell’Archivio e della Biblioteca una significativa specializzazione degli studi. Ed è proprio grazie a questa dedizione appassionata e qualificata che ancora oggi queste scuole attraggono chi desidera specializzarsi nelle discipline umanistiche. I due anniversari diventano anche una occasione per un bilancio del vissuto e una riflessione volta ad alimentare nuove mappe di conoscenza da elaborare e consegnare alle generazioni future e aprire ad ulteriori prospettive di formazione e di conservazione di lungo termine per evitare il rischio della autoreferenzialità, e per guardare avanti, stando dentro l’attuale complessità con spirito di vero rilancio.

[00783-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Intervento di S.E. Mons. Sergio Pagano

L'istituzione della Scuola Vaticana di Paleografia (più tardi Scuola di Paleografia e Diplomatica ed oggi Scuola di Paleografia, Diplomatica e Archivistica) si colloca nel particolare clima favorevole agli studi storici durante la seconda metà del XIX secolo. In quel periodo la volontà di papa Leone XIII si palesò nella nota lettera Saepenumero considerantes del 18 agosto 1883, che proponeva agli studiosi cattolici di rientrare in forza nel campo scientifico, in specie storico, senza remore e paure. Il papa affermava: «ai nudi racconti si opponga la faticosa e paziente investigazione; alla leggerezza del sentenziare la maturità de' giudizi; al capriccio delle opinioni la saviezza della critica. I fatti travisati o supposti si faccia il possibile a fin di restituirli alla vera luce col ricorrere ai fonti; e a questo in special modo gli scrittori pongano ben mente, esser primaria legge della storia, non osar dir nulla di falso, né tacere nulla di vero», «ne quid falsi dicere audeat, ne quid veri non audeat»; «che niun sospetto appaia nello scrivere di favore, niuno di odio».

Merito di papa Leone fu anche quello di aver fatto seguire le parole ai fatti: l'apertura degli Archivi Vaticani fu decretata alla fine del 1880 e realizzata già all’inizio del 1881 e l'istituzione della Scuola Vaticana di Paleografia, che nacque, in certo senso, per preparare adeguatamente «il giovane clero» all'ampio e importante programma storiografico tracciato da papa Leone nella menzionata Saepenumero considerantes. Il Motu proprio «Fin dal principio» del 1° maggio 1884, contiene il «Regolamento organico e disciplinare per gli Officii dell'Archivio Segreto Pontificio » insieme agli «Ordinamenti per la Scuola di Paleografia presso l'Archivio Pontificio Vaticano»: la Scuola veniva istituita (cito testualmente dagli Ordinamenti) «ad effetto di promuovere ed afforzare i sodi studi di storia che riguardano il Pontificato e la Chiesa, e di addestrare il giovane Clero alla conoscenza e illustrazione dei documenti che a quella si riferiscono, il regnante sommo Pontefice sapientemente ha ordinato la istituzione di una scuola speciale di Paleografia e di Critica applicata, da aprirsi nella sala all'uopo preparata presso l'Archivio segreto Vaticano».

Se ne ricava immediatamente il duplice carattere metodologico al quale la Scuola Vaticana sarebbe sempre stata ispirata: il carattere teorico e pratico dei corsi al fine di raggiungere: la «conoscenza e illustrazione dei documenti».

Il primo docente della Scuola Vaticana, il canonico Isidoro Carini, proveniva dall'Archivio di Stato di Palermo, presso il quale aveva sostituito il suo maestro Salvatore Cusa nell'insegnamento di Paleografia. Nominato Sotto-Archivista dell'Archivio Vaticano il 19 maggio 1884, fu chiamato ad occupare per primo la cattedra di Paleografia nella Scuola Vaticana. Carini affermava: «lo studio vero della storia è lo studio delle sue fonti. Gli archivi e le biblioteche sono i depositi, la paleografia è la chiave che v'introduce, la diplomatica la fiaccola che vi scorge».

E qui si trovava e si trova la preziosa peculiarità della Scuola Vaticana: avere gli alunni la possibilità di esercitarsi su documenti, registri e volumi originali dell'Archivio Apostolico Vaticano, la cui gamma di scritture e di forme documentarie è unica al mondo; inoltre compiere le loro indagini sui codici originali della vicina Biblioteca Apostolica Vaticana, che in osmosi con l'Archivio impreziosisce i corsi della Scuola.

Nel 1923, sotto Pio XI, fu istituito presso la Scuola Vaticana di Paleografia un corso minore di Archivistica, per addestrare gli allievi «a comporre buoni indici e carte e di manoscritti» in modo da «soddisfare ad uno dei più stringenti bisogni dei possessori e degli studiosi e alle ripetute forti prescrizioni dell’autorità». La rilevanza di questa novità fu tale che si ritenne di dover cambiare anche il nome della Scuola, che divenne dunque «Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica e Archivistica». Nel 1929 la Scuola ebbe in Italia un primo riconoscimento giuridico con il concordato del 1929, all’articolo 40: “Saranno parimenti riconosciuti i diplomi che si conseguono nelle scuole di paleografia, archivistica e diplomatica documentaria erette presso la biblioteca e l’archivio nella Città del Vaticano».

La Scuola non solo ha accolto molti di coloro che sono diventati famosi nel campo della ricerca storica, ma anche qualche celebre letterato. La presenza di Carlo Emilio Gadda in Vaticano è ben nota: vi si trovava fin dal 1931 per via del suo impiego presso i Servizi tecnici del Vaticano come reggente della sezione tecnologica dell'Ufficio centrale. In tale veste allestì la centrale elettrica voluta da Pio XI. Meno noto è che nel 1936 Gadda si iscrisse alla Scuola e, seppure brevemente, frequentò i corsi di Archivistica e di Diplomatica. Verosimilmente voleva prepararsi, con la consueta pignoleria, all’incarico di ricerca sulla Spina di Borgo che stava venendo demolita proprio in quegli anni e sulla quale era stata progettata una pubblicazione commemorativa. Quando il progetto dell’opuscolo sfumò, Gadda abbandonò il corso.

La Scuola era citata ad esempio dal celebre Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel Gattopardo (pubblicato postumo nel 1958), quando presentava un sacerdote molto all’avanguardia. L’episodio è noto: le tre figlie di don Fabrizio avevano accumulato un gran numero di reliquie di dubbia provenienza alle quali attribuivano la più sicura autenticità; è il segretario del cardinale di Palermo, don Pacchiotti, a far piazza pulita dei falsi: «poi il sacerdote chiese la chiave della cassa dei documenti, domandò permesso e si ritirò nella cappella […]. Era stato allievo della Scuola di Paleografia Vaticana […] il suo lavoro fu lungo e accurato […] Dopo tre ore ricomparve con la tonaca impolveratissima e le mani nere ma lieto e con un’espressione di serenità sul volto occhialuto».

Oggi la Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica e Archivistica offre quindi 3 corsi:

– quello biennale di Paleografia, Diplomatica e Archivistica, a indirizzo medievale, erede dell’antico corso di Paleografia e Critica storica del 1884;

– il Corso di Archivistica Moderna e Contemporanea, anch’esso biennale, ma che rilascia un diploma già al primo anno;

– infine c’è il corso annuale di Paleografia greca che rilascia un diploma annuale.

I corsi sono stati tenuti in genere da docenti provenienti dallo stesso Archivio Vaticano; in mancanza delle specializzazioni richieste sono invece reclutati nelle università italiane.

[00793-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Intervento del Rev.mo Don Mauro Mantovani, S.D.B.

90 anni di vita: il primo corso della Scuola Vaticana di Biblioteconomia prese avvio infatti il 13 novembre 1934, con la Prolusione del futuro cardinale Eugène Tisserant che indicò con i seguenti verbi l’identità e la professionalità del bibliotecario da formare: “aver cura”, “conservare”, “accrescere”, “ordinare”, “mettere in valore”.

Fin dall’inizio la Scuola si è impegnata a tradurre in didattica la realizzazione di questi obiettivi, in sintonia con il profondo rinnovamento della catalogazione e della gestione dei volumi che si stava compiendo in quegli anni in Vaticano.

Nata come diretta emanazione della Biblioteca, la Scuola fu immediatamente coinvolta nell’assunzione delle nuove norme catalografiche e nel loro adattamento alla gestione del suo patrimonio librario, avvalendosi della collaborazione di alcuni assistenti che trascorsero periodi di tirocinio presso le migliori biblioteche degli Stati Uniti, e di un gruppo di lavoro formato da esperti giunti appositamente a Roma da oltreoceano: con l’opera di formazione dei catalogatori, che applicavano e diffondevano la conoscenza delle nuove norme, la Scuola si distinse sempre più come moderna e apprezzata istituzione scientifica nel campo delle scienze biblioteconomiche.

La crescente reputazione accrebbe via via il numero di allievi, complessivamente 424 nei primi sette anni, provenienti da numerose nazioni e di diverse confessioni. Sebbene il corso sia stato inteso in primo luogo a utilità degli ecclesiastici, sempre più significativa è stata la presenza di laici, uomini e donne, che oggi costituisce la netta maggioranza. Nel 1999, per migliorare ulteriormente la qualità degli studi e il grado di specializzazione, furono innalzati i requisiti di accesso e i titoli di ammissione, e per questo il numero complessivo dei nuovi studenti è oggi di non più di 30 ogni anno.

Volendo fin dall’inizio configurarsi come un vero e proprio “laboratorio” di formazione concreta, quasi “vivaistica”, la Scuola era organizzata in modo che gli allievi fossero ospitati direttamente negli ambienti e uffici della Biblioteca per apprendere le procedure di lavoro ed utilizzare i repertori bibliografici disponibili in consultazione. Crescendo però il numero degli studenti, fu giocoforza rinunciare ad un metodo pur così valido e caratteristico, allestendo invece appositi ambienti. Agli allievi viene però sempre consentito di frequentare assiduamente e di svolgere le proprie ricerche bibliografiche servendosi del ricco patrimonio della Biblioteca, luogo in cui studiando ci si forma quasi per “osmosi”; oggi questa dimensione “pratica” viene curata particolarmente durante il secondo anno, che prevede un tirocinio pratico, opportunamente monitorato.

A partire dal 2018, infatti, l’alta formazione in Biblioteconomia è assicurata proprio da questa struttura biennale, il cui corso ha equipollenza con quelli erogati dalle Scuole di specializzazione per 120 CFU-ECTS, come previsto dalle normative vigenti.

I vari testi sulla storia della Scuola Vaticana di Biblioteconomia individuano quattro fasi di sviluppo, collegate – dopo i primi anni della fondazione – sia alle diverse sedi sia allo specializzarsi delle materie di insegnamento, tenendo in considerazione anche l’evoluzione dell’informatica e delle nuove tecnologie applicate alla biblioteconomia.

Le prime due sedi della Scuola furono interne alla Biblioteca; nel 2002 alla Scuola furono assegnati degli ambienti al piano terreno del Palazzo San Paolo in Via della Conciliazione; con l’inizio di quest’ anno accademico la Scuola ha invece la sua attuale sede, inaugurata dal Card. Pietro Parolin il 26 novembre 2023, in Via della Conciliazione 7. In quella occasione il Segretario di Stato ha parlato della Scuola come luogo di educazione alla “competenza concreta”, “laboratorio di formazione” per “tradurre in offerta formativa quella ricchezza di conoscenza e quello stile di studio che fa” della Biblioteca Apostolica Vaticana un luogo unico al mondo, tra la sfida della cura dei libri antichi, l’apertura alle nuove tecnologie e il servizio a studiosi e lettori.

Ecco le discipline che attualmente vengono insegnate: Bibliografia e reference; Bibliologia; Biblioteca digitale; Il libro manoscritto antico, medievale e moderno; Ordinamento generale e servizi di Biblioteca; Conservazione e restauro del libro; Storia delle Biblioteche; Teoria e tecniche della catalogazione e della classificazione.

La Scuola vive e si sviluppa attraverso il prezioso servizio assicurato dal Vicedirettore, dalla Segreteria e naturalmente da ciascuno dei e delle docenti, che sono in parte membri del personale interno della Biblioteca e in parte professori esterni.

Se guardiamo alle prospettive della Scuola, all’interno dello scenario socioculturale che è stato prima descritto, emerge anzitutto il fatto che la cura degli studi specialistici in scienze biblioteconomiche è un campo fertile in cui esercitare “l’interdisciplinarità forte”, esercitandosi ad una “visione d’insieme”. Al paradigma della “competenza” si associa oggi anche quello della “cultura”, con una formazione alla flessibilità, alla capacità di adattamento ai diversi contesti di impiego e di genere di biblioteche, al long life learning, al predisporsi per attività “che non conosciamo ancora”.

Il bibliotecario di oggi e domani sa dell’importanza della dimensione umanistica e della coltivazione della memoria, a servizio delle future generazioni; è un operatore di “diplomazia culturale” in un clima di alta qualità relazionale e professionale. La Scuola contribuisce pertanto a farlo crescere in modo non riduttivo ma integrale, nella sua pluridimensionalità; infatti tanto più è grande il patrimonio librario di un’Istituzione, quanto più grande deve essere il “patrimonio umano” di chi in essa vi opera.

[00783-IT.01] [Testo originale: Italiano]

[B0382-XX.02]