Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


Messaggio del Santo Padre Francesco per la Giornata Missionaria Mondiale 2024, 02.02.2024


Messaggio del Santo Padre

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Traduzione in lingua araba

 

Pubblichiamo di seguito il Messaggio del Santo Padre Francesco per la 98a Giornata Missionaria Mondiale che si celebra domenica 20 ottobre 2024 sul tema “Andate e invitate al banchetto tutti” (cfr Mt 22,9):

Messaggio del Santo Padre

Andate e invitate al banchetto tutti (cfr Mt 22,9)

Cari fratelli e sorelle!

Per la Giornata Missionaria Mondiale di quest’anno ho tratto il tema dalla parabola evangelica del banchetto nuziale (cfr Mt 22,1-14). Dopo che gli invitati hanno rifiutato l’invito, il re, protagonista del racconto, dice ai suoi servi: «Andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze» (v. 9). Riflettendo su questa parola-chiave, nel contesto della parabola e della vita di Gesù, possiamo mettere in luce alcuni aspetti importanti dell’evangelizzazione. Essi si rivelano particolarmente attuali per tutti noi, discepoli-missionari di Cristo, in questa fase finale del percorso sinodale che, in conformità al motto “Comunione, partecipazione, missione”, dovrà rilanciare la Chiesa verso il suo impegno prioritario, cioè l’annuncio del Vangelo nel mondo contemporaneo.

1. “Andate e invitate!”. La missione come instancabile andare e invitare alla festa del Signore

All’inizio del comando del re ai suoi servi, ci sono i due verbi che esprimono il nucleo della missione: “andate” e “chiamate” nel senso di “invitate”.

Riguardo al primo, va ricordato che in precedenza i servi erano stati già inviati a trasmettere il messaggio del re agli invitati (cfr vv. 3-4). Questo ci dice che la missione è un andare instancabile verso tutta l’umanità per invitarla all’incontro e alla comunione con Dio. Instancabile! Dio, grande nell’amore e ricco di misericordia, è sempre in uscita verso ogni uomo per chiamarlo alla felicità del suo Regno, malgrado l’indifferenza o il rifiuto. Così Gesù Cristo, buon pastore e inviato del Padre, andava in cerca delle pecore perdute del popolo d’Israele e desiderava andare oltre per raggiungere anche le pecore più lontane (cfr Gv 10,16). Egli ha detto ai discepoli: “Andate!”, sia prima sia dopo la sua risurrezione, coinvolgendoli nella sua stessa missione (cfr Lc 10,3; Mc 16,15). Per questo, la Chiesa continuerà ad andare oltre ogni confine, ad uscire ancora e ancora senza stancarsi o perdersi d’animo di fronte a difficoltà e ostacoli, per compiere fedelmente la missione ricevuta dal Signore.

Colgo l’occasione per ringraziare i missionari e le missionarie che, rispondendo alla chiamata di Cristo, hanno lasciato tutto per andare lontano dalla loro patria e portare la Buona Notizia là dove la gente ancora non l’ha ricevuta o l’ha accolta da poco. Carissimi, la vostra generosa dedizione è l’espressione tangibile dell’impegno della missione ad gentes che Gesù ha affidato ai suoi discepoli: «Andate e fate discepoli tutti i popoli» (Mt 28,19). Continuiamo perciò a pregare e ringraziare Dio per le nuove e numerose vocazioni missionarie per l’opera di evangelizzazione sino ai confini della terra.

E non dimentichiamo che ogni cristiano è chiamato a prendere parte a questa missione universale con la propria testimonianza evangelica in ogni ambiente, così che tutta la Chiesa esca continuamente con il suo Signore e Maestro verso i “crocicchi delle strade” del mondo di oggi. Sì, «oggi il dramma della Chiesa è che Gesù continua a bussare alla porta, ma dal di dentro, perché lo lasciamo uscire! Tante volte si finisce per essere una Chiesa […] che non lascia uscire il Signore, che lo tiene come “cosa propria”, mentre il Signore è venuto per la missione e ci vuole missionari» (Discorso ai partecipanti al convegno promosso dal Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, 18 febbraio 2023). Che tutti noi, battezzati, ci disponiamo ad andare di nuovo, ognuno secondo la propria condizione di vita, per avviare un nuovo movimento missionario, come agli albori del cristianesimo!

Tornando al comando del re ai servi nella parabola, l’andare va insieme con il chiamare o, più precisamente, l’invitare: «Venite alle nozze!» (Mt 22,4). Ciò lascia intravedere un altro aspetto non meno importante della missione affidata da Dio. Come si può immaginare, quei servi-messaggeri trasmettevano l’invito del sovrano con urgenza ma anche con grande rispetto e gentilezza. Allo stesso modo, la missione di portare il Vangelo ad ogni creatura deve avere necessariamente lo stesso stile di Colui che si annuncia. Nel proclamare al mondo «la bellezza dell’amore salvifico di Dio manifestato in Gesù Cristo morto e risorto» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 36), i discepoli-missionari lo fanno con gioia, magnanimità, benevolenza, frutto dello Spirito Santo in loro (cfr Gal 5,22); senza forzatura, coercizione, proselitismo; sempre con vicinanza, compassione e tenerezza, che riflettono il modo di essere e di agire di Dio.

2. Al banchetto. La prospettiva escatologica ed eucaristica della missione di Cristo e della Chiesa

Nella parabola, il re chiede ai servi di portare l’invito al banchetto per le nozze di suo figlio. Tale banchetto riflette quello escatologico, è immagine della salvezza finale nel Regno di Dio, realizzata fin d’ora con la venuta di Gesù, il Messia e Figlio di Dio, che ci ha donato la vita in abbondanza (cfr Gv 10,10), simboleggiata dalla mensa imbandita «di cibi succulenti, di vini raffinati», quando Dio «eliminerà la morte per sempre» (Is 25,6-8).

La missione di Cristo è quella della pienezza dei tempi, come Egli ha dichiarato all’inizio della sua predicazione: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino» (Mc 1,15). Così, i discepoli di Cristo sono chiamati a continuare questa stessa missione del loro Maestro e Signore. Ricordiamo in proposito l’insegnamento del Concilio Vaticano II sul carattere escatologico dell’impegno missionario della Chiesa: «Il periodo dell’attività missionaria si colloca tra la prima e la seconda venuta di Cristo […]. Prima appunto della venuta del Signore, il Vangelo deve essere annunziato a tutte le nazioni» (Decr. Ad gentes, 9).

Sappiamo che lo zelo missionario nei primi cristiani aveva una forte dimensione escatologica. Sentivano l’urgenza dell’annuncio del Vangelo. Anche oggi è importante tener presente tale prospettiva, perché essa ci aiuta ad evangelizzare con la gioia di chi sa che «il Signore è vicino» e con la speranza di chi è proteso alla meta, quando saremo tutti con Cristo al suo banchetto nuziale nel Regno di Dio. Mentre dunque il mondo propone i vari “banchetti” del consumismo, del benessere egoistico, dell’accumulo, dell’individualismo, il Vangelo chiama tutti al banchetto divino dove regnano la gioia, la condivisione, la giustizia, la fraternità, nella comunione con Dio e con gli altri.

Questa pienezza di vita, dono di Cristo, è anticipata già ora nel banchetto dell’Eucaristia, che la Chiesa celebra su mandato del Signore in memoria di Lui. E così l’invito al banchetto escatologico che portiamo a tutti nella missione evangelizzatrice è intrinsecamente legato all’invito alla mensa eucaristica, dove il Signore ci nutre con la sua Parola e con il suo Corpo e il suo Sangue. Come ha insegnato Benedetto XVI, «in ogni Celebrazione eucaristica si realizza sacramentalmente il radunarsi escatologico del Popolo di Dio. Il banchetto eucaristico è per noi reale anticipazione del banchetto finale, preannunziato dai Profeti (cfr Is 25,6-9) e descritto nel Nuovo Testamento come “le nozze dell’Agnello” (Ap 19,7.9), da celebrarsi nella gioia della comunione dei santi» (Esort. ap. postsin. Sacramentum Caritatis, 31).

Perciò, siamo tutti chiamati a vivere più intensamente ogni Eucaristia in tutte le sue dimensioni, particolarmente in quella escatologica e missionaria. Ribadisco, a tale proposito, che «non possiamo accostarci alla Mensa eucaristica senza lasciarci trascinare nel movimento della missione che, prendendo avvio dal Cuore stesso di Dio, mira a raggiungere tutti gli uomini» (ivi, 84). Il rinnovamento eucaristico, che molte Chiese locali stanno lodevolmente promuovendo nel periodo post-Covid, sarà anche fondamentale per risvegliare lo spirito missionario in ogni fedele. Con quanta più fede e slancio del cuore, in ogni Messa, dovremmo pronunciare l’acclamazione: «Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta»!

In questa prospettiva, nell’anno dedicato alla preghiera in preparazione al Giubileo del 2025, desidero invitare tutti a intensificare anche e soprattutto la partecipazione alla Messa e la preghiera per la missione evangelizzatrice della Chiesa. Essa, obbediente alla parola del Salvatore, non cessa di innalzare a Dio in ogni celebrazione eucaristica e liturgica l’orazione del Padre nostro con l’invocazione «Venga il Tuo regno». E così la preghiera quotidiana e particolarmente l’Eucaristia fanno di noi dei pellegrini-missionari della speranza, in cammino verso la vita senza fine in Dio, verso il banchetto nuziale preparato da Dio per tutti i suoi figli.

3. “Tutti”. La missione universale dei discepoli di Cristo e la Chiesa tutta sinodale-missionaria

La terza e ultima riflessione riguarda i destinatari dell’invito del re: «tutti». Come ho sottolineato, «questo è al cuore della missione: quel “tutti”. Senza escludere nessuno. Tutti. Ogni nostra missione, quindi, nasce dal Cuore di Cristo per lasciare che Egli attiri tutti a sé» (Discorso ai partecipanti all’Assemblea generale delle Pontificie Opere Missionarie, 3 giugno 2023). Ancora oggi, in un mondo lacerato da divisioni e conflitti, il Vangelo di Cristo è la voce mite e forte che chiama gli uomini a incontrarsi, a riconoscersi fratelli e a gioire dell’armonia tra le diversità. Dio vuole che «tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità» (1 Tm 2,4). Perciò, non dimentichiamo mai, nelle nostre attività missionarie, che siamo inviati ad annunciare il Vangelo a tutti, e «non come chi impone un nuovo obbligo, bensì come chi condivide una gioia, segnala un orizzonte bello, offre un banchetto desiderabile» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 14).

I discepoli-missionari di Cristo hanno sempre nel cuore la preoccupazione per tutte le persone di ogni condizione sociale o anche morale. La parabola del banchetto ci dice che, seguendo la raccomandazione del re, i servi radunarono «tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni» (Mt 22,10). Inoltre, proprio «i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi» (Lc 14,21), vale a dire gli ultimi ed emarginati della società, sono gli invitati speciali del re. Così, il banchetto nuziale del Figlio che Dio ha preparato rimane per sempre aperto a tutti, perché grande e incondizionato è il suo amore per ognuno di noi. «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16). Chiunque, ogni uomo e ogni donna è destinatario dell’invito di Dio a partecipare alla sua grazia che trasforma e salva. Bisogna solo dire “sì” a questo dono divino gratuito, accogliendolo e lasciandosi trasformare da esso, rivestendosene come di una “veste nuziale” (cfr Mt 22,12).

La missione per tutti richiede l’impegno di tutti. Occorre perciò continuare il cammino verso una Chiesa tutta sinodale-missionaria a servizio del Vangelo. La sinodalità è di per sé missionaria e, viceversa, la missione è sempre sinodale. Pertanto, una stretta cooperazione missionaria risulta oggi ancora più urgente e necessaria nella Chiesa universale come pure nelle Chiese particolari. Sulla scia del Concilio Vaticano II e dei miei Predecessori, raccomando a tutte le diocesi del mondo il servizio delle Pontificie Opere Missionarie, che costituiscono i mezzi primari «sia per infondere nei cattolici, fin dalla più tenera età, uno spirito veramente universale e missionario, sia per favorire una adeguata raccolta di sussidi a vantaggio di tutte le missioni e secondo le necessità di ciascuna» (Decr. Ad gentes, 38). Per questo, le collette della Giornata Missionaria Mondiale in tutte le Chiese locali sono interamente destinate al Fondo universale di solidarietà che la Pontificia Opera della Propagazione della Fede poi distribuisce, a nome del Papa, per le necessità di tutte le missioni della Chiesa. Preghiamo il Signore che ci guidi e ci aiuti ad essere Chiesa più sinodale e più missionaria (cfr Omelia nella Messa conclusiva dell’Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi, 29 ottobre 2023).

Rivolgiamo infine lo sguardo a Maria, che ottenne da Gesù il primo miracolo proprio ad una festa di nozze, a Cana di Galilea (cfr Gv 2,1-12). Il Signore offrì agli sposi e a tutti gli invitati l’abbondanza del vino nuovo, segno anticipato del banchetto nuziale che Dio prepara per tutti alla fine dei tempi. Chiediamo ancora oggi la sua materna intercessione per la missione evangelizzatrice dei discepoli di Cristo. Con la gioia e la premura della nostra Madre, con la forza della tenerezza e dell’affetto (cfr Evangelii gaudium, 288), andiamo e portiamo a tutti l’invito del Re Salvatore. Santa Maria, Stella dell’evangelizzazione, prega per noi!

Roma, San Giovanni in Laterano, 25 gennaio 2024, festa della conversione di San Paolo.

FRANCESCO

[00213-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Allez et invitez tout le monde à la noce (cf. Mt 22, 9)

Chers frères et sœurs !

Pour la Journée Mondiale des Missions de cette année, j’ai choisi comme thème la parabole évangélique des noces (cf. Mt 22, 1-14). Après que les invités ont refusé l’invitation, le roi, protagoniste du récit, dit à ses serviteurs : «Allez donc aux croisées des chemins: tous ceux que vous trouverez, invitez-les à la noce» (v. 9). En réfléchissant sur ce mot clé, dans le contexte de la parabole et de la vie de Jésus, nous pouvons mettre en évidence certains aspects importants de l’évangélisation. Ils sont particulièrement actuels pour nous, disciples-missionnaires du Christ, dans cette phase finale du parcours synodal qui, conformément à la devise “Communion, participation, mission”, devra relancer l’Église dans son engagement prioritaire: l’annonce de l’Évangile dans le monde contemporain.

1) “Allez et invitez”. La mission comme le fait d’aller et d’inviter inlassablement à la fête du Seigneur

Au début du commandement du roi à ses serviteurs, il y a les deux verbes qui expriment le cœur de la mission : “allez” et “appelez” dans le sens d’“invitez”.

Concernant le premier verbe, il faut rappeler que les serviteurs avaient déjà été envoyés auparavant pour transmettre le message du roi aux invités (cf. vv. 3-4). Cela nous fait comprendre que la mission est une sortie inlassable vers toute l’humanité pour l’inviter à la rencontre et à la communion avec Dieu. Inlassable ! Dieu, grand en amour et riche en miséricorde, est toujours en sortie vers tout homme pour l’appeler au bonheur de son Royaume, malgré l’indifférence ou le refus. De la même façon, Jésus-Christ, le bon pasteur et l’envoyé du Père, allait à la recherche des brebis perdues du peuple d’Israël et voulait aller plus loin pour rejoindre les brebis les plus éloignées (cf. Jn 10, 16). Il dit aux disciples “Allez !”, aussi bien avant qu’après sa résurrection, les impliquant dans sa mission (cf. Lc 10, 3 ; Mc 16, 15). C’est pourquoi l’Église continuera à se rendre au-delà de toutes frontières, à sortir sans cesse, sans se fatiguer ni se décourager face aux difficultés et aux obstacles, pour accomplir fidèlement la mission reçue du Seigneur.

Je saisis cette occasion pour remercier les missionnaires, hommes et femmes, qui, répondant à l’appel du Christ, ont tout quitté pour partir loin de leur patrie et apporter la Bonne Nouvelle là où les gens ne l’ont pas encore reçue ou ne l’ont accueillie que récemment. Chers amis, votre généreux dévouement est une expression tangible de l’engagement pour la mission ad gentes que Jésus a confiée à ses disciples : «Allez! De toutes les nations faites des disciples» (Mt 28, 19). Continuons donc à prier et à remercier Dieu pour les nouvelles et nombreuses vocations missionnaires, pour l’œuvre d’évangélisation qui se poursuit jusqu’aux extrémités de la terre.

Et n’oublions pas que chaque chrétien est appelé à prendre part à cette mission universelle par son propre témoignage évangélique dans tous les milieux, afin que l’Église tout entière ne cesse de sortir avec son Seigneur et Maître vers les “carrefours des routes” du monde d’aujourd’hui. Oui, «aujourd'hui, le drame de l’Église est que Jésus continue à frapper à la porte, mais de l’intérieur, pour que nous le laissions sortir ! Très souvent, on finit par être une Église [...] qui ne laisse pas le Seigneur sortir, qui le tient comme sa “chose propre” alors qu’Il est venu pour la mission et nous veut missionnaires» (Discours aux participants au Congrès organisé par le Dicastère pour les laïcs, la famille et la vie, 18 février 2023). Nous tous, baptisés, disposons-nous à partir de nouveau, chacun selon sa condition de vie, pour lancer un nouveau mouvement missionnaire, comme à l’aube du christianisme !

Revenant au commandement du roi aux serviteurs de la parabole, aller va de pair avec appeler ou, plus précisément, inviter : « Venez à la noce». (Mt 22, 4). Cela laisse percevoir un autre aspect de la mission confiée par Dieu, non moins important. Comme on peut l’imaginer, ces serviteurs-messagers transmettaient l’invitation du souverain avec urgence mais aussi avec grand respect et gentillesse. La mission de porter l’Évangile à toute créature doit nécessairement prendre le style même de Celui qui est annoncé. Les disciples-missionnaires proclament au monde «la beauté de l’amour salvifique de Dieu manifesté en Jésus Christ mort et ressuscité» (Exhort. ap. Evangelii gaudium, n. 36), avec joie, magnanimité et bienveillance, fruits de l’Esprit Saint en eux (cf. Ga 5, 22) ; sans obligation, contrainte, prosélytisme; toujours avec la proximité, la compassion et la tendresse qui reflètent la manière d’être et d’agir de Dieu.

2. Au banquet. La perspective eschatologique et eucharistique de la mission du Christ et de l’Église

Dans la parabole, le roi demande aux serviteurs de porter l’invitation au banquet pour les noces de son fils. Ce banquet représente le banquet eschatologique. Il est une image du salut définitif dans le Royaume de Dieu, réalisé dès maintenant par la venue de Jésus, le Messie, le Fils de Dieu qui nous a donné la vie en abondance (cf. Jn 10, 10). Celle-ci est symbolisée par la table dressée avec «des viandes succulentes et des vins décantés», lorsque Dieu «fera disparaître la mort pour toujours» (cf. Is 25, 6-8).

La mission du Christ se situe à la plénitude des temps, comme Il l’a déclaré au début de sa prédication : «Les temps sont accomplis: le règne de Dieu est tout proche» (Mc 1, 15). Ainsi, les disciples du Christ sont appelés à poursuivre la mission de leur Maître et Seigneur. Rappelons l’enseignement du Concile Vatican II sur le caractère eschatologique de l’engagement missionnaire de l’Église : «Le temps de l’activité missionnaire se situe entre le premier avènement du Seigneur et le second [...]. Car avant la venue du Seigneur, il faut que l’Évangile soit proclamé parmi toutes les nations» (Decr. Ad gentes, n. 9).

Nous savons que le zèle missionnaire des premiers chrétiens avait une forte dimension eschatologique. Ils ressentaient l’urgence de proclamer l’Évangile. Aujourd’hui encore, il est important de garder à l’esprit cette perspective, car elle nous aide à évangéliser dans la joie de celui qui sait que «le Seigneur est proche», et dans l’espérance de celui qui est tendu vers le but, lorsque nous serons tous avec le Christ à ses noces dans le royaume de Dieu. Alors que le monde propose les “banquets” variés de la consommation, du bien-être égoïste, de l’accumulation, de l’individualisme, l’Évangile appelle chacun au banquet divin où règnent la joie, le partage, la justice, la fraternité, dans la communion avec Dieu et avec les autres.

Cette plénitude de vie, don du Christ, est anticipée dans le banquet de l’Eucharistie que l’Église célèbre à la demande du Seigneur, en mémoire de Lui. Ainsi, l’invitation au banquet eschatologique que nous apportons à chacun dans la mission évangélisatrice est intrinsèquement liée à l’invitation à la table eucharistique où le Seigneur nous nourrit de sa Parole, de son Corps et de son Sang. Comme l’a enseigné Benoît XVI, «en toute célébration eucharistique se réalise sacramentellement le rassemblement eschatologique du Peuple de Dieu. Le banquet eucharistique est pour nous une réelle anticipation au banquet final, annoncé par les prophètes (cf.Is25, 6-9) et décrit dans le Nouveau Testament comme “les noces de l’Agneau” (Ap19, 7-9) qui doivent être célébrées dans la joie de la communion des saints» (Exhort. ap. post-synodale Sacramentum Caritatis, n. 31).

Par conséquent, nous sommes tous appelés à vivre plus intensément chaque Eucharistie dans toutes ses dimensions, en particulier dans ses dimensions eschatologique et missionnaire. Je répète à ce propos que «nous ne pouvons pas nous approcher de la Table eucharistique sans nous laisser entraîner dans le mouvement de la mission qui, prenant naissance dans le Cœur même de Dieu, veut rejoindre tous les hommes» (ibid., n. 84). Le renouveau eucharistique, que de nombreuses Églises locales encouragent de manière louable dans la période post-Covid, sera fondamental pour réveiller l’esprit missionnaire en chaque fidèle. Avec combien plus de foi et d’élan du cœur, dans chaque Messe, devrions-nous prononcer l’acclamation : «Nous annonçons ta mort, Seigneur Jésus, nous proclamons ta résurrection, nous attendons ta venue dans la gloire» !

Dans cette perspective, en cette année consacrée à la prière pour la préparation du Jubilé de 2025, je voudrais inviter chacun à intensifier, aussi et surtout, la participation à la Messe et la prière pour la mission évangélisatrice de l’Église. Celle-ci, obéissant à la parole du Sauveur, ne cesse d’élever vers Dieu, dans chaque célébration eucharistique et liturgique, la prière du Notre Père avec l’invocation «Que ton règne vienne». Ainsi, la prière quotidienne, et en particulier l’Eucharistie, fait de nous des pèlerins-missionnaires de l’espérance, en marche vers la vie sans fin en Dieu, vers le banquet nuptial préparé par Dieu pour tous ses enfants.

3) “Tous”. La mission universelle des disciples du Christ et l’Église tout entière synodale-missionnaire

La troisième et dernière réflexion concerne les destinataires de l’invitation du roi : «Tous». Comme je l’ai souligné, «ce “tous” est au cœur de la mission. N’exclure personne. Tous. Chacune de nos missions naît du Cœur du Christ pour attirer tout le monde à lui» (Discours aux participants à l’Assemblée générale des Œuvres Pontificales Missionnaires, 3 juin 2023). Aujourd’hui encore, dans un monde déchiré par les divisions et les conflits, l’Évangile du Christ est la voix, douce et forte, qui appelle les hommes à se rencontrer, à se reconnaître frères et à se réjouir de l’harmonie dans la diversité. Dieu veut que « tous les hommes soient sauvés et parviennent à la pleine connaissance de la vérité» (1 Tm 2, 4). N’oublions donc jamais, dans nos activités missionnaires, que nous sommes envoyés pour annoncer l’Évangile à tous, «non pas comme quelqu’un qui impose un nouveau devoir, mais bien comme quelqu’un qui partage une joie, qui indique un bel horizon, qui offre un banquet désirable» (Exhort. ap. Evangelii gaudium, n. 14).

Les disciples-missionnaires du Christ ont toujours à cœur le souci de toutes les personnes, quelle que soit leur condition sociale ou même morale. La parabole du banquet nous dit qu’à la demande du roi les serviteurs rassemblèrent «tous ceux qu’ils trouvèrent, les mauvais comme les bons» (Mt 22, 10). Et plus précisément «les pauvres, les estropiés, les aveugles et les boiteux» (Lc 14, 21), ce qui veut dire que les derniers et les exclus de la société sont les invités privilégiés du roi. Le banquet nuptial de son Fils, que Dieu a préparé, reste pour toujours ouvert à tous, parce que son amour pour chacun est grand et inconditionnel. «Car Dieu a tellement aimé le monde qu’il a donné son Fils unique, afin que quiconque croit en lui ne se perde pas, mais obtienne la vie éternelle» (Jn 3, 16). Quiconque, tout homme et toute femme, est destinataire de l’invitation de Dieu à participer à sa grâce qui transforme et sauve. Il suffit de dire “oui” à ce don divin gratuit, en l’accueillant et en se laissant transformer par lui, s’en revêtant comme d’un “vêtement de noces” (cf. Mt 22, 12).

La mission pour tous requiert l’engagement de chacun. Il est donc nécessaire de poursuivre le chemin vers une Église tout entière synodale-missionnaire au service de l’Évangile. La synodalité est en soi missionnaire, et vice versa, la mission est toujours synodale. C’est pourquoi une étroite coopération missionnaire apparaît, aujourd’hui encore, urgente et nécessaire dans l’Église universelle comme dans les Églises particulières. Dans le sillage du Concile Vatican II et de mes prédécesseurs, je recommande à tous les diocèses du monde le service des Œuvres Pontificales Missionnaires qui constituent les principaux moyens « pour pénétrer les catholiques, dès leur enfance, d’un esprit vraiment universel et missionnaire, et pour provoquer une collecte efficace de fonds au profit de toutes les missions, selon les besoins de chacune» (Décr. Ad Gentes, n. 38). C’est pourquoi les collectes de la Journée Mondiale des Missions dans toutes les Églises locales sont entièrement destinées au Fonds de solidarité universelle, que l’Œuvre Pontificale de la Propagation de la Foi distribue ensuite, au nom du Pape, pour les besoins de toutes les missions de l’Église. Prions le Seigneur de nous guider et de nous aider à être une Église plus synodale et plus missionnaire (cf. Homélie de la Messe de clôture de l’Assemblée générale ordinaire du Synode des Évêques, 29 octobre 2023).

Tournons enfin notre regard vers Marie qui a obtenu le premier miracle de Jésus, précisément lors de noces, à Cana en Galilée (cf. Jn 2, 1-12). Le Seigneur offrit aux époux et à tous les invités le vin nouveau en abondance, signe anticipé du banquet nuptial que Dieu prépare pour tous à la fin des temps. Demandons, aujourd’hui encore, son intercession maternelle pour la mission évangélisatrice des disciples du Christ. Avec la joie et l’attention de notre Mère, avec la force de la tendresse et de l’affection (cf. Evangelii gaudium, n. 288), allons porter à tous l’invitation du Roi Sauveur. Sainte Marie, Étoile de l’évangélisation, priez pour nous !

Rome, Saint-Jean-de-Latran, 25 janvier 2024, fête de la Conversion de Saint Paul.

FRANÇOIS

[00213-FR.01] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

Go and invite everyone to the banquet (cf. Mt 22:9)

Dear brothers and sisters!

The theme I have chosen for this year’s World Mission Day is taken from the Gospel parable of the wedding banquet (cf. Mt 22:1-14). After the guests refused his invitation, the king, the main character in the story, tells his servants: “Go therefore to the thoroughfares, and invite to the marriage feast as many as you find” (v. 9). Reflecting on this key passage in the context of the parable and of Jesus’ own life, we can discern several important aspects of evangelization. These appear particularly timely for all of us, as missionary disciples of Christ, during this final stage of the synodal journey that, in the words of its motto, “Communion, Participation, Mission”, seeks to refocus the Church on her primary task, which is the preaching of the Gospel in today’s world.

1. “Go and invite!” Mission as a tireless going out to invite others to the Lord’s banquet

In the king’s command to his servants we find two words that express the heart of the mission: the verbs “to go out” and “to invite”.

As for the first, we need to remember that the servants had previously been sent to deliver the king’s invitation to the guests (cf. vv. 3-4). Mission, we see, is a tireless going out to all men and women, in order to invite them to encounter God and enter into communion with him. Tireless! God, great in love and rich in mercy, constantly sets out to encounter all men and women, and to call them to the happiness of his kingdom, even in the face of their indifference or refusal. Jesus Christ, the Good Shepherd and messenger of the Father, went out in search of the lost sheep of the people of Israel and desired to go even further, in order to reach even the most distant sheep (cf. Jn 10:16). Both before and after his resurrection, he told his disciples, “Go!”, thus involving them in his own mission (cf. Lk 10:3; Mk 16:15). The Church, for her part, in fidelity to the mission she has received from the Lord, will continue to go to the ends of the earth, to set out over and over again, without ever growing weary or losing heart in the face of difficulties and obstacles.

I take this opportunity to thank all those missionaries who, in response to Christ’s call, have left everything behind to go far from their homeland and bring the Good News to places where people have not yet received it, or received it only recently. Dear friends, your generous dedication is a tangible expression of your commitment to the mission ad gentes that Jesus entrusted to his disciples: “Go and make disciples of all nations” (Mt 28:19). We continue to pray and we thank God for the new and numerous missionary vocations for the task of evangelization to the ends of the earth.

Let us not forget that every Christian is called to take part in this universal mission by offering his or her own witness to the Gospel in every context, so that the whole Church can continually go forth with her Lord and Master to the “crossroads” of today’s world. “Today’s drama in the Church is that Jesus keeps knocking on the door, but from within, so that we will let him out! Often we end up being an ‘imprisoning’ Church which does not let the Lord out, which keeps him as ‘its own’, whereas the Lord came for mission and wants us to be missionaries” (Address to Participants in the Conference organized by the Dicastery for the Laity, Family and Life, 18 February 2023). May all of us, the baptized, be ready to set out anew, each according to our state in life, to inaugurate a new missionary movement, as at the dawn of Christianity!

To return to the king’s command in the parable, the servants are told not only to “go”, but also to “invite”: “Come to the wedding!” (Mt 22:4). Here we can see another, no less important, aspect of the mission entrusted by God. As we can imagine, the servants conveyed the king’s invitation with urgency but also with great respect and kindness. In the same way, the mission of bringing the Gospel to every creature must necessarily imitate the same “style” of the One who is being preached. In proclaiming to the world “the beauty of the saving love of God made manifest in Jesus Christ who died and rose from the dead” (Evangelii Gaudium, 36), missionary disciples should do so with joy, magnanimity and benevolence that are the fruits of the Holy Spirit within them (cf. Gal 5:22). Not by pressuring, coercing or proselytizing, but with closeness, compassion and tenderness, and in this way reflecting God’s own way of being and acting.

2. “To the marriage feast”. The eschatological and Eucharistic dimension of the mission of Christ and the Church.

In the parable, the king asks the servants to bring the invitation to his son’s wedding banquet. That banquet is a reflection of the eschatological banquet. It is an image of ultimate salvation in the Kingdom of God, fulfilled even now by the coming of Jesus, the Messiah and Son of God, who has given us life in abundance (cf. Jn 10:10), symbolized by the table set with succulent food and with fine wines, when God will destroy death forever (cf. Is 25:6-8).

Christ’s mission has to do with the fullness of time, as he declared at the beginning of his preaching: “The time is fulfilled, and the kingdom of God is at hand” (Mk 1:15). Christ’s disciples are called to continue this mission of their Lord and Master. Here we think of the teaching of the Second Vatican Council on the eschatological character of the Church’s missionary outreach: “The time for missionary activity extends between the first coming of the Lord and the second…, for the Gospel must be preached to all nations before the Lord shall come (cf. Mk 13:10)” (Ad Gentes, 9).

We know that among the first Christians missionary zeal had a powerful eschatological dimension. They sensed the urgency of the preaching of the Gospel. Today too it is important to maintain this perspective, since it helps us to evangelize with the joy of those who know that “the Lord is near” and with the hope of those who are pressing forward towards the goal, when all of us will be with Christ at his wedding feast in the kingdom of God. While the world sets before us the various “banquets” of consumerism, selfish comfort, the accumulation of wealth and individualism, the Gospel calls everyone to the divine banquet, marked by joy, sharing, justice and fraternity in communion with God and with others.

This fullness of life, which is Christ’s gift, is anticipated even now in the banquet of the Eucharist, which the Church celebrates at the Lord’s command in memory of him. The invitation to the eschatological banquet that we bring to everyone in our mission of evangelization is intrinsically linked to the invitation to the Eucharistic table, where the Lord feeds us with his word and with his Body and Blood. As Benedict XVI taught: “Every Eucharistic celebration sacramentally accomplishes the eschatological gathering of the People of God. For us, the Eucharistic banquet is a real foretaste of the final banquet foretold by the prophets (cf. Is 25:6-9) and described by the New Testament as ‘the marriage-feast of the Lamb’ (Rev 19:9), to be celebrated in the joy of the communion of the saints” (Sacramentum Caritatis, 31).

Consequently, all of us are called to experience more intensely every Eucharist, in all its dimensions, and particularly its eschatological and missionary dimensions. In this regard, I would reiterate that “we cannot approach the Eucharistic table without being drawn into the mission which, beginning in the very heart of God, is meant to reach all people” (ibid., 84). The Eucharistic renewal that many local Churches are laudably promoting in the post-Covid era will also be essential for reviving the missionary spirit in each member of the faithful. With how much greater faith and heartfelt enthusiasm should we recite at every Mass: “We proclaim your death, O Lord, and profess your resurrection, until you come again”!

In this year devoted to prayer in preparation for the Jubilee of 2025, I wish to encourage all to deepen their commitment above all to take part in the celebration of Mass and to pray for the Church’s mission of evangelization. In obedience to the Saviour’s command, she does not cease to pray, at every Eucharistic and liturgical celebration, the “Our Father”, with its petition, “Thy kingdom come”. In this way, daily prayer and the Eucharist in particular make us pilgrims and missionaries of hope, journeying towards everlasting life in God, towards the nuptial banquet that God has prepared for all his children.

3. “Everyone”. The universal mission of Christ’s disciples in the fully synodal and missionary Church

The third and last reflection concerns the recipients of the King’s invitation: “everyone”. As I emphasized, “This is the heart of mission: that ‘all’, excluding no one. Every mission of ours, then, is born from the heart of Christ in order that he may draw all to himself” (Address to the General Assembly of the Pontifical Missionary Societies, 3 June 2023). Today, in a world torn apart by divisions and conflicts, Christ’s Gospel remains the gentle yet firm voice that calls individuals to encounter one another, to recognize that they are brothers and sisters, and to rejoice in harmony amid diversity. “God our Saviour desires everyone to be saved and come to the knowledge of the truth” (1 Tim 2:4). Let us never forget, then, that in our missionary activities we are asked to preach the Gospel to all: “Instead of seeming to impose new obligations, [we] should appear as people who wish to share their joy, who point to a horizon of beauty and who invite others to a delicious banquet” (Evangelii Gaudium, 14).

Christ’s missionary disciples have always had a heartfelt concern for all persons, whatever their social or even moral status. The parable of the banquet tells us that, at the king’s orders, the servants gathered “all whom they found, both good and bad” (Mt 22:10). What is more, “the poor, the crippled, the blind and the lame” (Lk 14:21), in a word, the least of our brothers and sisters, those marginalized by society, are the special guests of the king. The wedding feast of his Son that God has prepared remains always open to all, since his love for each of us is immense and unconditional. “God so loved the world that he gave his only Son, so that everyone who believes in him may not perish but may have life eternal” (Jn 3:16). Everyone, every man and every woman, is invited by God to partake of his grace, which transforms and saves. One need simply say “yes” to this gratuitous divine gift, accepting it and allowing oneself be transformed by it, putting it on like a “wedding robe” (cf. Mt 22:12).

The mission for all requires the commitment of all. We need to continue our journey towards a fully synodal and missionary Church in the service of the Gospel. Synodality is essentially missionary and, vice versa, mission is always synodal. Consequently, close missionary cooperation is today all the more urgent and necessary, both in the universal Church and in the particular Churches. In the footsteps of the Second Vatican Council and my Predecessors, I recommend to all dioceses throughout the world the service of the Pontifical Mission Societies. They represent the primary means “by which Catholics are imbued from infancy with a truly universal and missionary outlook and [are] also a means for instituting an effective collecting of funds for all the missions, each according to its needs” (Ad Gentes, 38). For this reason, the collections of World Mission Day in all the local Churches are entirely destined to the universal fund of solidarity that the Pontifical Society of the Propagation of the Faith then distributes in the Pope’s name for the needs of all the Church’s missions. Let us pray that the Lord may guide us and help us to be a more synodal and a more missionary Church (cf. Homily for the Concluding Mass of the Ordinary General Assembly of the Synod of Bishops, 29 October 2023).

Finally, let us lift our gaze to Mary, who asked Jesus to perform his first miracle precisely at a wedding feast, in Cana of Galilee (cf. Jn 2:1-12). The Lord offered to the newlyweds and all the guests an abundance of new wine, as a foreshadowing of the nuptial banquet that God is preparing for all at the end of time. Let us implore her maternal intercession for the evangelizing mission of Christ’s disciples in our own time. With the joy and loving concern of our Mother, with the strength born of tenderness and affection (cf. Evangelii Gaudium, 288), let us go forth to bring to everyone the invitation of the King, our Saviour. Holy Mary, Star of Evangelization, pray for us!

Rome, Saint John Lateran, 25 January 2024, Feast of the Conversion of Saint Paul

FRANCIS

[00213-EN.01] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

Geht und ladet alle zum Hochzeitsmahl ein (vgl. Mt 22,9)

Liebe Brüder und Schwestern!

Für den diesjährigen Weltmissionssonntag habe ich das Thema aus dem Gleichnis des Evangeliums vom Hochzeitsmahl entnommen (vgl. Mt 22,1-14). Nachdem die Gäste die Einladung ausgeschlagen haben, sagt der König, die Hauptfigur der Geschichte, zu seinen Dienern: »Geht also an die Kreuzungen der Straßen und ladet alle, die ihr trefft, zur Hochzeit ein« (V. 9). Wenn wir über dieses Schlüsselwort im Gleichnis und im Leben Jesu nachdenken, können wir einige wichtige Aspekte der Evangelisierung näher beleuchten. Sie erweisen sich für uns alle, die wir missionarische Jünger Christi sind, als besonders aktuell in dieser letzten Phase des synodalen Prozesses, der gemäß dem Motto „Gemeinschaft, Teilhabe und Sendung“ die Kirche wieder auf ihre vorrangige Aufgabe, nämlich die Verkündigung des Evangeliums in der Welt von heute ausrichten soll.

1. „Geht und ladet ein!“. Mission als unermüdliches Hinausgehen und Einladen zum Fest des Herrn

Am Anfang der Anordnung des Königs an seine Diener stehen die beiden Verben, die den Kern der Mission zum Ausdruck bringen: „gehen“ und „rufen“ im Sinne von „einladen“.

Was das erste Verb betrifft, so ist daran zu erinnern, dass die Diener bereits zuvor ausgesandt worden waren, um den Gästen die Botschaft des Königs zu überbringen (vgl. VV. 3-4). Dies zeigt uns, dass die Mission ein unermüdliches Hinausgehen zu allen Menschen ist, um sie zur Begegnung und zur Gemeinschaft mit Gott einzuladen. Unermüdlich! Gott, der groß an Liebe und reich an Erbarmen ist, geht stets hinaus zu jedem Menschen, um ihn trotz Gleichgültigkeit oder Ablehnung in die Glückseligkeit seines Reiches zu rufen. So ging Jesus Christus, der gute Hirte und Abgesandte des Vaters, auf die Suche nach den verlorenen Schafen des Volkes Israel und wollte auch noch weiter hinausgehen, um selbst die entferntesten Schafe zu erreichen (vgl. Joh 10,16). Er sagte zu den Jüngern sowohl vor als auch nach seiner Auferstehung: „Geht!“ So band er sie in seine eigene Sendung mit ein (vgl. Lk 10,3; Mk 16,15). Deshalb wird die Kirche weiterhin über alle Grenzen gehen, immer wieder hinausgehen, ohne müde zu werden oder angesichts von Schwierigkeiten und Hindernissen den Mut zu verlieren, um die vom Herrn empfangene Sendung treu zu erfüllen.

Ich möchte diese Gelegenheit nutzen, um den Missionaren und Missionarinnen zu danken, die dem Ruf Christi gefolgt sind und alles verlassen haben, um fern ihrer Heimat die Frohe Botschaft dorthin zu bringen, wo die Menschen sie noch nicht oder erst vor kurzem empfangen haben. Liebe Freunde, eure großherzige Hingabe ist ein konkreter Ausdruck des Einsatzes für die Mission ad gentes, die Jesus seinen Jüngern anvertraut hat: »Darum geht und macht alle Völker zu meinen Jüngern« (Mt 28,19). Beten wir also weiterhin und danken wir Gott für die neuen und zahlreichen missionarischen Berufungen zum Dienst der Evangelisierung bis an die Enden der Erde.

Und vergessen wir nicht, dass jeder Christ gerufen ist, das Evangelium in jedem Umfeld zu bezeugen und mitzuwirken an dieser universalen Sendung, so dass die ganze Kirche beständig mit ihrem Herrn und Meister zu den „Kreuzungen der Straßen“ der heutigen Welt hinausgeht. Ja, »das Drama der Kirche besteht heute darin, dass Jesus weiter an die Tür klopft, aber von innen, damit wir ihn hinauslassen! Oft enden wir als eine […] Kirche, die den Herrn nicht nach draußen lässt, die ihn als „ihr Eigentum“ zurückhält, während der Herr mit einem Auftrag für uns gekommen ist und will, dass wir missionarisch sind« (Ansprache an die Teilnehmer der Konferenz der Vorsitzenden und Beauftragten der Kommissionen für die Laien der Bischofskonferenzen, 18. Februar 2023). Seien wir alle, die wir getauft sind, bereit, wieder hinauszugehen, jeder seiner eigenen Lebenssituation entsprechend, um eine neue missionarische Bewegung zu starten, wie zu den Anfängen des Christentums!

Kehren wir zurück zur Anordnung des Königs an die Diener im Gleichnis. Dort ist das Hinausgehen mit dem Rufen oder, genauer gesagt, dem Einladen verbunden: »Kommt zur Hochzeit!« (Mt 22,4). Dies deutet auf einen anderen, nicht weniger wichtigen Aspekt der von Gott übertragenen Sendung hin. Wie man sich vorstellen kann, übermittelten diese Diener als Boten die Einladung des Herrschers mit Dringlichkeit, aber auch mit großem Respekt und Höflichkeit. Ebenso muss die Mission, das Evangelium allen Geschöpfen zu überbringen, notwendigerweise der Art und Weise dessen entsprechen, der da verkündet wird. Wenn die missionarischen Jünger der Welt »die Schönheit der heilbringenden Liebe Gottes, die sich im gestorbenen und auferstandenen Jesus Christus offenbart hat« verkünden (Apostolisches Schreiben Evangelii gaudium, 36), so tun sie dies mit der Frucht des Heiligen Geistes: mit Freude, Langmut, Freundlichkeit (vgl. Gal 5,22); ohne Zwang, Nötigung, Proselytismus; immer mit Nähe, Mitgefühl und Zärtlichkeit, die die Art und Weise widerspiegeln, wie Gott ist und handelt.

2. Beim Hochzeitsmahl. Die eschatologische und eucharistische Perspektive der Sendung Christi und der Kirche

Im Gleichnis bittet der König die Diener, die Einladung zum feierlichen Mahl anlässlich der Hochzeit seines Sohnes zu überbringen. Dieses Festmahl spiegelt das eschatologische wider, es ist ein Bild für das endgültige Heil im Reich Gottes, das schon jetzt mit dem Kommen Jesu als Messias und Sohn Gottes verwirklicht ist, der uns das Leben in Fülle geschenkt hat (vgl. Joh 10,10). Diese Fülle ist symbolisiert durch den mit »feinsten, fetten Speisen, mit erlesenen, reinen Weinen« gedeckten Tisch, wenn Gott »den Tod für immer verschlungen« hat (vgl. Jes 25,6-8).

Die Sendung Christi ist es, die Fülle der Zeit heraufzuführen, wie er zu Beginn seiner Verkündigung erklärte: »Die Zeit ist erfüllt, das Reich Gottes ist nahe« (Mk 1,15). Die Jünger Christi sind also berufen, eben diese Sendung ihres Herrn und Meisters fortzusetzen. Erinnern wir uns in diesem Zusammenhang an die Lehre des Zweiten Vatikanischen Konzils über den eschatologischen Charakter des missionarischen Engagements der Kirche: »Die Zeit der missionarischen Tätigkeit liegt also zwischen der ersten Ankunft des Herrn und seiner Wiederkunft […]. Bevor nämlich der Herr kommt, muss allen Völkern die frohe Botschaft verkündigt werden« (Dekret Ad gentes, 9).

Wir wissen, dass der missionarische Eifer der frühen Christen eine starke eschatologische Dimension hatte. Sie spürten die Dringlichkeit, das Evangelium zu verkünden. Auch heute ist es wichtig, diese Perspektive im Auge zu behalten, denn sie hilft uns, das Evangelium mit der Freude derer zu verkünden, die wissen »der Herr ist nahe« und mit der Hoffnung derer, die auf das Ziel hin ausgerichtet sind, alle mit Christus bei seinem Hochzeitsmahl im Reich Gottes zu sein. Während die Welt also die verschiedenen „Festmähler“ des Konsums, des egoistischen Wohlstands, des Anhäufens und des Individualismus bietet, ruft das Evangelium alle zum göttlichen Festmahl, bei dem Freude, Teilen, Gerechtigkeit und Geschwisterlichkeit herrschen, in der Gemeinschaft mit Gott und mit den anderen.

Diese Fülle des Lebens, die ein Geschenk Christi ist, wird schon jetzt im Festmahl der Eucharistie vorweggenommen, das die Kirche auf Geheiß des Herrn zu seinem Gedächtnis feiert. Und so ist die Einladung zum eschatologischen Festmahl, die wir in der Verkündigung des Evangeliums allen überbringen, innerlich mit der Einladung zum eucharistischen Tisch verbunden, an dem der Herr uns mit seinem Wort und mit seinem Leib und Blut nährt. Wie Benedikt XVI. gelehrt hat, »verwirklicht sich auf sakramentale Weise in jeder Eucharistiefeier die eschatologische Zusammenkunft des Gottesvolkes. Das eucharistische Mahl ist für uns eine reale Vorwegnahme des endgültigen Festmahles, das von den Propheten angekündigt (vgl. Jes 25,6-9) und im Neuen Testament als „Hochzeitsmahl des Lammes“ (vgl. Offb 19,7-9) beschrieben wird; es soll in der Freude der Gemeinschaft der Heiligen gefeiert werden« (Nachsynodales Apostolisches Schreiben Sacramentum Caritatis, 31).

Deshalb sind wir alle dazu aufgerufen, jede Eucharistiefeier in all ihren Dimensionen, insbesondere in der eschatologischen und missionarischen, intensiver mitzuerleben. Ich bekräftige in diesem Zusammenhang: »Wir können nicht zum eucharistischen Mahl hinzutreten, ohne uns in die Bewegung der Sendung hineinziehen zu lassen, die vom Innersten Gottes selbst ausgehend darauf abzielt, alle Menschen zu erreichen« (ebd., 84). Die eucharistische Erneuerung, die viele Ortskirchen in der Post-Covid-Zeit in lobenswerter Weise fördern, wird auch grundlegend sein, um den missionarischen Geist in einem jeden Gläubigen wiederzuerwecken. Wie viel gläubiger und beherzter sollten wir bei jeder Messe den Ausruf sprechen: »Deinen Tod, o Herr, verkünden wir, und deine Auferstehung preisen wir, bis du kommst in Herrlichkeit«!

In dieser Perspektive möchte ich in diesem Jahr, das dem Gebet zur Vorbereitung auf das Heilige Jahr 2025 gewidmet ist, alle einladen, auch und vor allem die Teilnahme an der Messe wie auch das Gebet für den Evangelisierungsauftrag der Kirche zu intensivieren. Gehorsam gegenüber dem Wort des Erlösers hört sie nie auf, in jeder eucharistischen und liturgischen Feier das Gebet des Vaterunsers mit der Anrufung »Dein Reich komme« an Gott zu richten. Und so machen uns das tägliche Gebet und besonders die Eucharistie zu Pilgern und Missionaren der Hoffnung, die auf dem Weg zum ewigen Leben in Gott sind, zu dem Hochzeitsmahl, das Gott für alle seine Kinder bereitet hat.

3. „Alle“. Die weltweite Sendung der Jünger Christi und die gänzlich synodal-missionarische Kirche

Die dritte und letzte Überlegung betrifft die Empfänger der Einladung des Königs: »alle«. Wie ich bereits sagte, ist das »das Herz der Mission: dieses „alle“. Ohne jemanden auszuschließen. Alle. Jede unserer Missionen entspringt also dem Herzen Christi, damit er alle an sich ziehen kann« (Ansprache an die Teilnehmer an der Vollversammlung der Päpstlichen Missionswerke, 3. Juni 2023). Auch heute, in einer von Spaltungen und Konflikten zerrissenen Welt, ist das Evangelium Christi die sanfte und kraftvolle Stimme, die die Menschen dazu aufruft, einander zu begegnen, sich gegenseitig als Geschwister anzuerkennen und sich an der Harmonie zwischen den Unterschieden zu erfreuen. Gott will, »dass alle Menschen gerettet werden und zur Erkenntnis der Wahrheit gelangen« (1 Tim 2,4). Vergessen wir deshalb bei unseren missionarischen Aktivitäten nie, dass wir gesandt sind, allen das Evangelium zu verkünden, und zwar »nicht wie jemand, der eine neue Verpflichtung auferlegt, sondern wie jemand, der eine Freude teilt, einen schönen Horizont aufzeigt, ein erstrebenswertes Festmahl anbietet« (Apostolisches Schreiben Evangelii gaudium, 14).

Die missionarischen Jünger Christi tragen in ihrem Herzen stets die Sorge um alle Menschen, unabhängig von ihrer sozialen oder auch moralischen Situation. Das Gleichnis vom Gastmahl sagt uns, dass die Diener gemäß der Aufforderung des Königs »alle zusammen[holten], die sie trafen, Böse und Gute« (Mt 22,10). Außerdem sind gerade »die Armen und die Verkrüppelten, die Blinden und die Lahmen« (Lk 14,21), d.h. die Letzten und Ausgegrenzten der Gesellschaft, die besonderen Gäste des Königs. So steht das Hochzeitsmahl des Sohnes, das Gott vorbereitet hat, immer allen offen, denn seine Liebe zu jedem Einzelnen von uns ist groß und bedingungslos. »Denn Gott hat die Welt so sehr geliebt, dass er seinen einzigen Sohn hingab, damit jeder, der an ihn glaubt, nicht verloren geht, sondern ewiges Leben hat« (Joh 3,16). Alle, jeder Mann und jede Frau, sind Adressaten von Gottes Einladung, an seiner verwandelnden und rettenden Gnade teilzuhaben. Man muss nur „Ja“ zu diesem unentgeltlichen göttlichen Geschenk sagen, es annehmen und sich von ihm verwandeln lassen, und sich damit bekleiden wie mit einem »Hochzeitsgewand« (vgl. Mt 22,12).

Die Sendung zu allen erfordert das Engagement aller. Es ist daher nötig, den eingeschlagenen Weg hin zu einer ganz synodal-missionarischen Kirche im Dienste des Evangeliums weiterzugehen. Die Synodalität an sich ist missionarisch, und umgekehrt ist die Mission immer synodal. Daher erscheint eine enge missionarische Zusammenarbeit heute sowohl in der Weltkirche als auch in den Teilkirchen noch dringender und notwendiger. Im Sinne des Zweiten Vatikanischen Konzils und meiner Vorgänger empfehle ich allen Diözesen der Welt den Dienst der Päpstlichen Missionswerke, die das wichtigste Mittel darstellen, um »die Katholiken von Kindheit an mit einer wahrhaft universalen und missionarischen Gesinnung zu erfüllen und zur tatkräftigen Sammlung von Hilfsmitteln zum Wohl aller Missionen gemäß den jeweiligen Bedürfnissen anzueifern« (Dekret Ad Gentes, 38). Aus diesem Grund sind die Kollekten des Weltmissionstages in allen Ortskirchen zur Gänze für den Universalen Solidaritätsfonds bestimmt, den das Päpstliche Werk für die Glaubensverbreitung dann im Namen des Papstes für die Bedürfnisse aller Missionen der Kirche verteilt. Bitten wir den Herrn, dass er uns führe und uns helfe, eine synodalere und missionarischere Kirche zu sein (vgl. Predigt bei der Abschlussmesse der Ordentlichen Generalversammlung der Bischofssynode, 29. Oktober 2023).

Blicken wir schließlich auf Maria, die von Jesus das erste Wunder eben bei einem Hochzeitsfest erwirkte, nämlich zu Kana in Galiläa (vgl. Joh 2,1-12). Der Herr schenkte dem Brautpaar und allen Gästen neuen Wein im Übermaß, ein vorweggenommenes Zeichen des Hochzeitsfestes, das Gott für alle am Ende der Zeit vorbereitet. Bitten wir auch heute um ihre mütterliche Fürsprache für die Sendung der Jünger Christi, das Evangelium zu verkünden. Gehen wir also mit der Freude und der Fürsorge unserer Mutter, mit der Kraft der Zärtlichkeit und der Zuneigung (vgl. Evangelii gaudium, 288), hinaus und überbringen wir allen die Einladung des Königs, des Erlösers. Heilige Maria, Stern der Evangelisierung, bitte für uns!

Rom, Sankt Johannes im Lateran, 25. Januar 2024, Fest der Bekehrung des heiligen Apostels Paulus.

FRANZISKUS

[00213-DE.01] [Originalsprache: Deutsch]

Traduzione in lingua spagnola

Vayan e inviten a todos al banquete (cf. Mt 22,9)

Queridos hermanos y hermanas:

Para la Jornada Mundial de las Misiones de este año he elegido el tema de la parábola evangélica del banquete nupcial (cf. Mt 22,1-14). Después de que los invitados rechazaron la invitación, el rey, protagonista del relato, dice a sus siervos: «Salgan a los cruces de los caminos e inviten a todos los que encuentren» (v. 9). Reflexionando sobre esta palabra clave, en el contexto de la parábola y de la vida de Jesús, podemos destacar algunos aspectos importantes de la evangelización, los cuales resultan particularmente actuales para todos nosotros, discípulos-misioneros de Cristo, en esta fase final del itinerario sinodal que, de acuerdo con el lema “Comunión, participación, misión”, deberá relanzar a la Iglesia hacia su compromiso prioritario, es decir, el anuncio del Evangelio en el mundo contemporáneo.

1. “¡Vayan e inviten!”. La misión como un incansable ir e invitar a la fiesta del Señor

Los dos verbos que expresan el núcleo de la misión —“vayan” y “llamen” con el sentido o significado de “inviten”— están colocados al comienzo del mandato del rey a sus siervos.

Respecto al primero, hay que recordar que anteriormente los siervos habían sido ya enviados a transmitir el mensaje del rey a los invitados (cf. vv. 3-4). Esto nos dice que la misión es un incansable ir hacia toda la humanidad para invitarla al encuentro y a la comunión con Dios. ¡Incansable! Dios, grande en el amor y rico en misericordia, está siempre en salida al encuentro de todo hombre para llamarlo a la felicidad de su Reino, a pesar de la indiferencia o el rechazo. Así, Jesucristo, buen pastor y enviado del Padre, iba en busca de las ovejas perdidas del pueblo de Israel y deseaba ir más allá para llegar también a las ovejas más lejanas (cf. Jn 10,16). Él dijo a los discípulos, tanto antes como después de su resurrección: “¡Vayan!”, involucrándolos en su misma misión (Lc 10,3; Mc 16,15). Por esto, la Iglesia seguirá yendo más allá de toda frontera, seguirá saliendo una y otra vez sin cansarse o desanimarse ante las dificultades y los obstáculos, para cumplir fielmente la misión recibida del Señor.

Aprovecho la ocasión para agradecer a los misioneros y misioneras que, respondiendo a la llamada de Cristo, han dejado todo para ir lejos de su patria y llevar la Buena Noticia allí donde la gente todavía no la ha recibido o la ha acogido recientemente. Queridos hermanos, vuestra generosa entrega es la expresión tangible del compromiso de la misión ad gentes que Jesús confió a sus discípulos: «Vayan, y hagan que todos los pueblos sean mis discípulos» (Mt 28,19). Por eso continuemos rezando y dando gracias a Dios por nuevas y numerosas vocaciones misioneras dedicadas a la obra de evangelización hasta los confines de la tierra.

Y no olvidemos que todo cristiano está llamado a participar en esta misión universal con su propio testimonio evangélico en todos los ambientes, de modo que toda la Iglesia salga continuamente con su Señor y Maestro a los “cruces de los caminos” del mundo de hoy. Sí, «hoy el drama de la Iglesia es que Jesús sigue llamando a la puerta, pero desde el interior, ¡para que lo dejemos salir! Muchas veces se termina siendo una Iglesia […] que no deja salir al Señor, que lo tiene como “algo propio”, mientras el Señor ha venido para la misión y nos quiere misioneros» (Discurso del Santo Padre Francisco a los participantes en el congreso organizado por el Dicasterio para los Laicos, la Familia y la Vida, 18 febrero 2023). ¡Que todos nosotros, los bautizados, estemos dispuestos a salir de nuevo en misión, cada uno según la propia condición de vida, para iniciar un movimiento misionero, como en los albores del cristianismo!

Retomando el mandato del rey a los siervos de la parábola, el ir es inseparable del llamar o, más precisamente, del invitar: «Vengan a las bodas» (Mt 22,4). Esto deja entrever otro aspecto no menos importante de la misión confiada por Dios. Como podemos imaginar, esos siervos-mensajeros transmitían la invitación del soberano con urgencia, pero también con gran respeto y amabilidad. De igual modo, la misión de llevar el Evangelio a toda criatura debe tener necesariamente el mismo estilo de Aquel a quien se anuncia. Al proclamar al mundo «la belleza del amor salvífico de Dios manifestado en Jesucristo muerto y resucitado» (Exhort. ap. Evangelii gaudium, 36), los discípulos-misioneros lo realizan con gozo, magnanimidad y benevolencia, fruto del Espíritu Santo en ellos (cf. Ga 5, 22); sin forzamiento, coacción o proselitismo; siempre con cercanía, compasión y ternura, aspectos que reflejan el modo de ser y de actuar de Dios.

2. Al banquete. La perspectiva escatológica y eucarística de la misión de Cristo y de la Iglesia

En la parábola, el rey pide a los siervos que lleven la invitación para el banquete de bodas de su hijo. Este banquete es reflejo de aquel escatológico, es imagen de la salvación final en el Reino de Dios, realizada desde ahora con la venida de Jesús, el Mesías e Hijo de Dios, que nos dio la vida en abundancia (cf. Jn 10,10), simbolizada por la mesa llena «de manjares suculentos, […] de vinos añejados», cuando Dios «destruirá la Muerte para siempre» (Is 25,6-8).

La misión de Cristo es la de la plenitud de los tiempos, como Él declaró al inicio de su predicación: «El tiempo se ha cumplido: el Reino de Dios está cerca» (Mc 1,15). Así, los discípulos de Cristo están llamados a continuar esta misma misión de su Maestro y Señor. Recordemos al respecto la enseñanza del Concilio Vaticano II sobre el carácter escatológico del compromiso misionero de la Iglesia: «El tiempo de la actividad misional discurre entre la primera y la segunda venida del Señor [...] Es, pues, necesario predicar el Evangelio a todas las gentes antes que venga el Señor» (Decr. Ad gentes, 9).

Sabemos que el celo misionero en los primeros cristianos tenía una fuerte dimensión escatológica. Ellos sentían la urgencia del anuncio del Evangelio. También hoy es importante tener presente esta perspectiva, porque nos ayuda a evangelizar con la alegría de quien sabe que «el Señor está cerca» y con la esperanza de quien está orientado a la meta, cuando todos estaremos con Cristo en su banquete nupcial en el Reino de Dios. Así pues, mientras el mundo propone los distintos “banquetes” del consumismo, del bienestar egoísta, de la acumulación, del individualismo; el Evangelio, en cambio, llama a todos al banquete divino donde, en la comunión con Dios y con los demás, reinan el gozo, el compartir, la justicia y la fraternidad.

Esta plenitud de vida, don de Cristo, se anticipa ya desde ahora en el banquete de la Eucaristía que la Iglesia celebra por mandato del Señor y en memoria de Él. Y así, la invitación al banquete escatológico, que llevamos a todos a través de la misión evangelizadora, está intrínsecamente vinculada a la invitación a la mesa eucarística, donde el Señor nos alimenta con su Palabra y con su Cuerpo y su Sangre. Como enseñaba Benedicto XVI, «en cada Celebración eucarística se realiza sacramentalmente la reunión escatológica del Pueblo de Dios. El banquete eucarístico es para nosotros anticipación real del banquete final, anunciado por los profetas (cf. Is 25,6-9) y descrito en el Nuevo Testamento como “las bodas del cordero” (Ap 19,7-9), que se ha de celebrar en la alegría de la comunión de los santos» (Exhort. ap. postsin. Sacramentum Caritatis, 31).

Por eso, todos estamos llamados a vivir más intensamente cada Eucaristía en todas sus dimensiones, particularmente en la escatológica y misionera. A este propósito, reitero que «no podemos acercarnos a la Mesa eucarística sin dejarnos llevar por ese movimiento de la misión que, partiendo del corazón mismo de Dios, tiende a llegar a todos los hombres» (Ibíd., 84). La renovación eucarística, que muchas Iglesias locales han estado promoviendo encomiablemente en el período post-Covid, será también fundamental para despertar el espíritu misionero en cada fiel. ¡Con cuánta más fe e impulso del corazón, en cada Misa, deberíamos pronunciar la aclamación: «Anunciamos tu muerte, proclamamos tu resurrección, ¡Ven, Señor Jesús!»!

En esta perspectiva, en el año dedicado a la oración en preparación al Jubileo de 2025, deseo invitar a todos a intensificar ante todo la participación en la misa y la oración por la misión evangelizadora de la Iglesia. Ella, en efecto, obediente a la palabra del Salvador, no cesa de elevar a Dios en cada celebración eucarística y litúrgica la oración del Padrenuestro con la invocación «venga a nosotros tu reino». Y así la oración diaria y particularmente la Eucaristía hacen de nosotros peregrinos-misioneros de la esperanza, en camino hacia la vida sin fin en Dios, hacia el banquete nupcial preparado por Él para todos sus hijos.

3. “Todos”. La misión universal de los discípulos de Cristo y la Iglesia completamente sinodal-misionera

La tercera y última reflexión se refiere a los destinatarios de la invitación del rey, «todos». Como he subrayado, «esto está en el corazón de la misión, ese “todos”, sin excluir a nadie. Todos. Por tanto, toda nuestra misión brota del Corazón de Cristo, para dejar que Él atraiga a todos hacia sí» (Discurso del Santo Padre Francisco a los participantes en la Asamblea general de las Obras Misionales Pontificias, 3 junio 2023). Aún hoy, en un mundo desgarrado por divisiones y conflictos, el Evangelio de Cristo es la voz dulce y fuerte que llama a los hombres a encontrarse, a reconocerse hermanos y a gozar de la armonía en medio de las diferencias. Dios quiere que «todos se salven y lleguen al conocimiento de la verdad» (1 Tm 2,4). Por eso, no olvidemos nunca, en nuestras actividades misioneras, que somos enviados a anunciar el Evangelio a todos, y «no como quien impone una nueva obligación, sino como quien comparte una alegría, señala un horizonte bello, ofrece un banquete deseable» (Exhort. ap. Evangelii gaudium, 14).

Los discípulos-misioneros de Cristo llevan siempre en su corazón la preocupación por todas las personas de cualquier condición social o incluso moral. La parábola del banquete nos dice que, siguiendo la recomendación del rey, los siervos reunieron «a todos los que encontraron, malos y buenos» (Mt 22,10). Además, precisamente «los pobres, los lisiados, los ciegos y los paralíticos» (Lc 14,21), es decir, los últimos y los marginados de la sociedad son los invitados especiales del rey. Así, el banquete nupcial que Dios ha preparado para el Hijo, permanece abierto a todos y para siempre, porque su amor por cada uno de nosotros es grande e incondicional. «Dios amó tanto al mundo, que entregó a su Hijo único para que todo el que cree en él no muera, sino que tenga Vida eterna» (Jn 3,16). Quienquiera, todo hombre y toda mujer es destinatario de la invitación de Dios a participar de su gracia que transforma y salva. Sólo hace falta decir “sí” a este don divino y gratuito, revistiéndonos de él como con un “traje de fiesta”, acogiéndolo y permitiéndole que nos transforme (cf. Mt 22,12).

La misión universal requiere el compromiso de todos. Por eso es necesario continuar el camino hacia una Iglesia al servicio del Evangelio completamente sinodal-misionera. La sinodalidad es de por sí misionera y, viceversa, la misión es siempre sinodal. Por tanto, una estrecha cooperación misionera resulta hoy aún más urgente y necesaria en la Iglesia universal, así como en las Iglesias particulares. Siguiendo la línea del Concilio Vaticano II y de mis predecesores, recomiendo a todas las diócesis del mundo el servicio de las Obras Misionales Pontificias, que son los medios primarios para «infundir en los católicos, desde la infancia, el sentido verdaderamente universal y misionero, y de recoger eficazmente los subsidios para bien de todas las misiones, según las necesidades de cada una» (Decr. Ad gentes, 38). Por esta razón, las colectas de la Jornada Mundial de las Misiones, en todas las Iglesias locales, están enteramente destinadas al Fondo Universal de Solidaridad que la Obra Pontificia de la Propagación de la Fe distribuye después, en nombre del Papa, para las necesidades de todas las misiones de la Iglesia. Pidamos al Señor que nos guíe y nos ayude a ser una Iglesia más sinodal y más misionera (cf. Homilía del Santo Padre Francisco Clausura de la Asamblea General Ordinaria del Sínodo de los Obispos, 29 octubre 2023)

Por último. dirijamos nuestra mirada a María, que obtuvo de Jesús el primer milagro, precisamente en una fiesta de bodas, en Caná de Galilea (cf. Jn 2,1-12). El Señor ofreció a los esposos y a todos los invitados la abundancia del vino nuevo, signo anticipado del banquete nupcial que Dios prepara para todos, al final de los tiempos. Supliquemos también hoy su materna intercesión por la misión evangelizadora de los discípulos de Cristo. Con la alegría y la solicitud de nuestra Madre, con la fuerza de la ternura y del afecto (cf. Exhort. ap. Evangelii gaudium, 288), vayamos y llevemos a todos la invitación del Rey Salvador. ¡Santa María, Estrella de la evangelización, ruega por nosotros!

Roma, San Juan de Letrán, 25 de enero de 2024, fiesta de la conversión de san Pablo.

FRANCISCO

[00213-ES.01] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

Ide e convidai a todos para o banquete (cf. Mt 22, 9)

Queridos irmãos e irmãs!

Para o Dia Mundial das Missões deste ano, tirei o tema da parábola evangélica do banquete nupcial (cf. Mt 22, 1-14). Depois que os convidados recusaram o convite, o rei – protagonista da narração – diz aos seus servos: «Ide às saídas dos caminhos e convidai para as bodas todos quantos encontrardes» (22, 9). Refletindo sobre esta frase-chave, no contexto da parábola e da vida de Jesus, podemos ilustrar alguns aspetos importantes da evangelização. Tais aspetos revelam-se particularmente atuais para todos nós, discípulos-missionários de Cristo, nesta fase final do percurso sinodal que, de acordo com o lema «Comunhão, participação, missão», deverá relançar na Igreja o seu empenho prioritário, isto é, o anúncio do Evangelho no mundo contemporâneo.

1. «Ide e convidai»: a missão como ida incansável e convite para a festa do Senhor

No início da ordem do rei aos seus servos, há dois verbos que expressam o núcleo da missão: «ide» e chamai, «convidai».

Quanto ao primeiro verbo, convém recordar que antes os servos tinham sido já enviados para transmitir a mensagem do rei aos convidados (cf. 22, 3-4). Daqui se deduz que a missão é ida incansável rumo a toda a humanidade para a convidar ao encontro e à comunhão com Deus. Incansável! Deus, grande no amor e rico de misericórdia, está sempre em saída ao encontro de cada ser humano para o chamar à felicidade do seu Reino, apesar da indiferença ou da recusa. Assim Jesus Cristo, bom pastor e enviado do Pai, andava à procura das ovelhas perdidas do povo de Israel e desejava ir mais além para alcançar também as ovelhas mais distantes (cf. Jo 10, 16). Quer antes quer depois da sua ressurreição, disse aos discípulos «ide», envolvendo-os na sua própria missão (cf. Lc 10, 3; Mc 16, 15). Por isso, a Igreja continuará a ultrapassar todo e qualquer limite, sair incessantemente sem se cansar nem desanimar perante dificuldades e obstáculos, a fim de cumprir fielmente a missão recebida do Senhor.

Aproveito o momento para agradecer aos missionários e missionárias que, respondendo ao chamamento de Cristo, deixaram tudo e partiram para longe da sua pátria a fim de levar a Boa Nova aonde o povo ainda não a recebera ou só recentemente é que a conheceu. Irmãs e irmãos muito amados, a vossa generosa dedicação é expressão tangível do compromisso da missão ad gentes que Jesus confiou aos seus discípulos: «Ide e fazei discípulos de todos os povos» (Mt 28, 19). Por isso continuamos a rezar e a agradecer a Deus pelas novas e numerosas vocações missionárias para esta obra de evangelização até aos confins da terra.

E não esqueçamos que todo o cristão é chamado a tomar parte nesta missão universal com o seu testemunho evangélico em cada ambiente, para que toda a Igreja saia continuamente com o seu Senhor e Mestre rumo às «saídas dos caminhos» do mundo atual. Sim, «hoje o drama da Igreja é que Jesus continua a bater à porta, mas da parte de dentro, para que O deixemos sair! Muitas vezes acabamos por ser uma Igreja (…) que não deixa o Senhor sair, que O retém como “propriedade sua”, quando o Senhor veio para a missão e quer que sejamos missionários» (Discurso aos participantes no Congresso promovido pelo Dicastério para os leigos, a família e a vida, 18/II/2023). Oxalá todos nós, batizados, nos disponhamos a sair de novo, cada um segundo a própria condição de vida, para iniciar um novo movimento missionário, como nos alvores do cristianismo.

Voltando à ordem do rei aos servos na parábola, vemos que caminham lado a lado o «ir» e o chamar ou, mais precisamente, «convidar»: «Vinde às bodas!» (Mt 22, 4). Isto faz-nos vislumbrar outro aspeto, não menos importante, da missão confiada por Deus. Como se pode imaginar, aqueles servos-mensageiros transmitiam o convite do soberano assinalando a sua urgência, mas faziam-no também com grande respeito e gentileza. De igual modo, a missão de levar o Evangelho a toda a criatura deve ter, necessariamente, o mesmo estilo d’Aquele que se anuncia. Ao proclamar ao mundo «a beleza do amor salvífico de Deus manifestado em Jesus Cristo morto e ressuscitado» (Francisco, Exort. ap. Evangelii gaudium, 36), os discípulos-missionários fazem-no com alegria, magnanimidade, benevolência, que são fruto do Espírito Santo neles (cf. Gal 5, 22); sem imposição, coerção nem proselitismo; mas sempre com proximidade, compaixão e ternura, que refletem o modo de ser e agir de Deus.

2. «Para o banquete»: a perspetiva escatológica e eucarística da missão de Cristo e da Igreja

Na parábola, o rei pede aos seus servos que levem o convite para o banquete das bodas de seu filho. Este banquete reflete o banquete escatológico; é imagem da salvação final no Reino de Deus – já em realização com a vinda de Jesus, o Messias e Filho de Deus, que nos deu a vida em abundância (cf. Jo 10, 10), simbolizada pela mesa preparada com «carnes gordas, acompanhadas de vinhos velhos» –, quando Deus «aniquilar a morte para sempre» (cf. Is 25, 6-8).

A missão de Cristo é missão da plenitude dos tempos, como Ele mesmo declarou no início da sua pregação: «Completou-se o tempo e o Reino de Deus está próximo» (Mc 1, 15). Ora, os discípulos de Cristo são chamados a continuar esta mesma missão do seu Mestre e Senhor. A propósito, recordemos o ensinamento do Concílio Vaticano II sobre o caráter escatológico do compromisso missionário da Igreja: «A atividade missionária desenrola-se entre o primeiro e o segundo advento do Senhor (…). Antes de o Senhor vir, tem de ser pregado o Evangelho a todos os povos» (Decr. Ad gentes, 9).

Sabemos que o zelo missionário, nos primeiros cristãos, possuía uma forte dimensão escatológica. Sentiam a urgência do anúncio do Evangelho. Também hoje é importante ter presente tal perspetiva, porque nos ajuda a evangelizar com a alegria de quem sabe que «o Senhor está perto» e com a esperança de quem propende para a meta, quando estivermos todos com Cristo no seu banquete nupcial no Reino de Deus. Assim, enquanto o mundo propõe os vários «banquetes» do consumismo, do bem-estar egoísta, da acumulação, do individualismo, o Evangelho chama a todos para o banquete divino onde reinam a alegria, a partilha, a justiça, a fraternidade, na comunhão com Deus e com os outros.

Temos esta plenitude de vida, dom de Cristo, antecipada já agora no banquete da Eucaristia, que a Igreja celebra por mandato do Senhor em memória d’Ele. Por isso o convite ao banquete escatológico, que levamos a todos na missão evangelizadora, está intrinsecamente ligado ao convite para a mesa eucarística, onde o Senhor nos alimenta com a sua Palavra e com o seu Corpo e Sangue. Como ensinou Bento XVI, «em cada celebração eucarística realiza-se sacramentalmente a unificação escatológica do povo de Deus. Para nós, o banquete eucarístico é uma antecipação real do banquete final, preanunciado pelos profetas (cf. Is 25, 6-9) e descrito no Novo Testamento como “as núpcias do Cordeiro” (Ap 19, 7-9), que se hão de celebrar na comunhão dos santos» (Exort. ap. pós-sinodal Sacramentum caritatis, 31).

Assim, todos somos chamados a viver mais intensamente cada Eucaristia em todas as suas dimensões, particularmente a escatológica e a missionária. Reafirmo, a este respeito, que «não podemos abeirar-nos da mesa eucarística sem nos deixarmos arrastar pelo movimento da missão que, partindo do próprio Coração de Deus, visa atingir todos os homens» (Ibid., 84). A renovação eucarística, que muitas Igrejas Particulares têm louvavelmente promovido no período pós-Covid, será fundamental também para despertar o espírito missionário em todo o fiel. Com quanta mais fé e ímpeto do coração se deveria pronunciar, em cada Missa, a aclamação «Anunciamos, Senhor, a vossa morte, proclamamos a vossa ressurreição. Vinde, Senhor Jesus!»

Por conseguinte, no Ano dedicado à oração como preparação para o Jubileu de 2025, desejo convidar a todos para intensificarem também e sobretudo a participação na Missa e a oração pela missão evangelizadora da Igreja. Esta, obediente à palavra do Salvador, não cessa de elevar a Deus, em cada celebração eucarística e litúrgica, a oração do Pai Nosso com a invocação «Venha a nós o vosso Reino». E assim a oração quotidiana e de modo particular a Eucaristia fazem de nós peregrinos-missionários da esperança, a caminho da vida sem fim em Deus, do banquete nupcial preparado por Deus para todos os seus filhos.

3. «Todos»: a missão universal dos discípulos de Cristo e a Igreja toda sinodal-missionária

A terceira e última reflexão diz respeito aos destinatários do convite do rei: «todos». Como sublinhei, «no coração da missão, está isto: aquele “todos”. Sem excluir ninguém. Todos. Por conseguinte, cada uma das nossas missões nasce do Coração de Cristo, para deixar que Ele atraia todos a Si» (Discurso aos participantes na Assembleia Geral das Pontifícias Obras Missionárias, 03/VI/2023). Ainda hoje, num mundo dilacerado por divisões e conflitos, o Evangelho de Cristo é a voz mansa e forte que chama os homens a encontrarem-se, a reconhecerem-se como irmãos e a alegrarem-se pela harmonia entre as diversidades. Deus «quer que todos os homens sejam salvos e cheguem ao conhecimento da verdade» (1 Tim 2, 4). Por isso, nas nossas atividades missionárias, nunca nos esqueçamos que somos enviados a anunciar o Evangelho a todos, e «não como quem impõe uma nova obrigação, mas como quem partilha uma alegria, indica um horizonte estupendo, oferece um banquete apetecível» (Exort. ap. Evangelii gaudium, 14).

Os discípulos-missionários de Cristo trazem sempre no coração a preocupação por todas as pessoas, independentemente da sua condição social e mesmo moral. A parábola do banquete diz-nos que, seguindo a recomendação do rei, os servos reuniram «todos aqueles que encontraram, maus e bons» (Mt 22, 10). Além disso, os convidados especiais do rei são precisamente «os pobres, os estropiados, os cegos e os coxos» (Lc 14, 21), isto é, os últimos e os marginalizados da sociedade. Assim, o banquete nupcial do Filho, que Deus preparou, permanece para sempre aberto a todos, porque grande e incondicional é o seu amor por cada um de nós. «Tanto amou Deus o mundo, que lhe entregou o seu Filho Unigénito, a fim de que todo o que n’Ele crê não se perca, mas tenha a vida eterna» (Jo 3, 16). Toda a gente, cada homem e cada mulher, é destinatário do convite de Deus para participar na sua graça que transforma e salva. Basta apenas dizer «sim» a este dom divino gratuito, acolhendo-o e deixando-se transformar por ele, como se se revestisse com um «traje nupcial» (cf. Mt 22, 12).

A missão para todos requer o empenho de todos. Por isso é necessário continuar o caminho rumo a uma Igreja, toda ela, sinodal-missionária ao serviço do Evangelho. De per si a sinodalidade é missionária e, vice-versa, a missão é sempre sinodal. Por conseguinte, hoje, é ainda mais urgente e necessária uma estreita cooperação missionária seja na Igreja universal, seja nas Igrejas Particulares. Na esteira do Concílio Vaticano II e dos meus antecessores, recomendo a todas as dioceses do mundo o serviço das Pontifícias Obras Missionárias, que constituem meios primários «quer para dar aos católicos um sentido verdadeiramente universal e missionário logo desde a infância, quer para promover coletas eficazes de subsídios para bem de todas as missões segundo as necessidades de cada uma» (Decr. Ad gentes, 38). Por esta razão, as coletas do Dia Mundial das Missões em todas as Igrejas Particulares são inteiramente destinadas ao Fundo Universal de Solidariedade, que depois a Pontifícia Obra da Propagação da Fé distribui, em nome do Papa, para as necessidades de todas as missões da Igreja. Peçamos ao Senhor que nos guie e ajude a ser uma Igreja mais sinodal e mais missionária (cf. Homilia na Missa de encerramento da Assembleia Geral Ordinária do Sínodo dos Bispos, 29/X/2023).

Por fim, voltemos o olhar para Maria, que obteve de Jesus o primeiro milagre precisamente numa festa de núpcias, em Caná da Galileia (cf. Jo 2, 1-12). O Senhor ofereceu aos noivos e a todos os convidados a abundância do vinho novo, sinal antecipado do banquete nupcial que Deus prepara para todos no fim dos tempos. Também hoje peçamos a sua intercessão materna para a missão evangelizadora dos discípulos de Cristo. Com o júbilo e a solicitude da nossa Mãe, com a força da ternura e do carinho (cf. Exort. ap. Evangelii gaudium, 288), saiamos e levemos a todos o convite do Rei Salvador. Santa Maria, Estrela da evangelização, rogai por nós!

Roma – São João de Latrão, na Festa da Conversão de São Paulo, 25 de janeiro de 2024.

FRANCISCO

[00213-PO.01] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

Idźcie i zaproście wszystkich na ucztę (por. Mt 22, 9)

Drodzy bracia i siostry!

Temat tegorocznego Światowego Dnia Misyjnego zaczerpnąłem z ewangelicznej przypowieści o uczcie weselnej (por. Mt 22, 1-14). Po tym, jak goście odrzucili zaproszenie, król, bohater tego opowiadania, mówi do swoich sług: „Idźcie więc na rozstajne drogi i zaproście na ucztę wszystkich, których spotkacie” (w. 9). Zastanawiając się nad tym kluczowym słowem, w kontekście przypowieści i życia Jezusa, możemy podkreślić kilka ważnych aspektów ewangelizacji. Okazują się one szczególnie aktualne dla nas wszystkich, uczniów-misjonarzy Chrystusa, w tej ostatniej fazie procesu synodalnego, która zgodnie z hasłem „Komunia, uczestnictwo, misja”, powinna pobudzić Kościół do jego priorytetowego zobowiązania, czyli do głoszenia Ewangelii we współczesnym świecie.

1. „Idźcie i zaproście!”. Misja jako niestrudzone wychodzenie i zapraszanie na ucztę Pana

Król wydając sługom swoje polecenie używa na początku dwa czasowniki, które wyrażają istotę misji: „idźcie” i „wzywajcie” w znaczeniu „zapraszajcie”.

W odniesieniu do pierwszego, należy pamiętać, że słudzy zostali wysłani już wcześniej, aby przekazać królewskie przesłanie zaproszonym (por. w. 3-4). To pokazuje nam, że misja jest niestrudzonym wychodzeniem do całej ludzkości, aby ją zaprosić na spotkanie i do komunii z Bogiem. Niestrudzonym! Bóg, wielki w miłości i bogaty w miłosierdzie, zawsze wychodzi do każdego człowieka, aby wezwać go do szczęścia swojego Królestwa, pomimo obojętności lub odrzucenia. W ten sposób Jezus Chrystus, dobry pasterz, posłany przez Ojca, poszedł szukać zagubionych owiec ludu Izraela i pragnął iść dalej, aby dotrzeć nawet do owiec najbardziej oddalonych (por. J 10, 16). Powiedział do uczniów: „Idźcie!”, zarówno przed, jak i po swoim zmartwychwstaniu, włączając ich w swoją misję (por. Łk 10, 3; Mk 16, 15). Z tego powodu Kościół będzie nadal wychodził poza wszelkie granice, wychodził wciąż na nowo, niestrudzenie, i nie zniechęcając się w obliczu trudności i przeszkód, aby wiernie wypełniać misję otrzymaną od Pana.

Korzystam z okazji, aby podziękować misjonarzom i misjonarkom, którzy odpowiadając na wezwanie Chrystusa, zostawili wszystko, aby udać się daleko od swojej ojczyzny i zanieść Dobrą Nowinę do miejsc, w których ludzie jeszcze jej nie otrzymali lub przyjęli ją dopiero niedawno. Najmilsi, wasza szczodre oddanie jest namacalnym wyrazem zaangażowania w misję ad gentes, którą Jezus powierzył swoim uczniom: „Idźcie i nauczajcie wszystkie narody” (Mt 28, 19). Trwajmy zatem w modlitwie i dziękujmy Bogu za nowe i liczne powołania misyjne do dzieła ewangelizacji aż po krańce ziemi.

I nie zapominajmy, że każdy chrześcijanin jest wezwany do udziału w tej powszechnej misji poprzez swoje świadectwo ewangeliczne w każdym środowisku, aby cały Kościół mógł nieustannie wychodzić ze swoim Panem i Mistrzem na „rozdroża” dzisiejszego świata. Tak, „dzisiaj dramat Kościoła polega na tym, że Jezus ciągle puka do drzwi, ale od wewnątrz, abyśmy pozwolili Mu wyjść! Wiele razy okazujemy się Kościołem [...] który nie pozwala Panu wyjść, który trzyma Go jako «coś własnego», podczas gdy Pan przyszedł dla misji i chce, abyśmy byli misjonarzami” (Przemówienie do uczestników konferencji promowanej przez Dykasterię ds. Świeckich, Rodziny i Życia, 18 lutego 2023 r.). Obyśmy wszyscy, którzy jesteśmy ochrzczeni, byli gotowi wyruszyć ponownie, każdy zgodnie ze swoim stanem życia, aby rozpocząć nowy ruch misyjny, jak u zarania chrześcijaństwa!

Wracając do polecenia wydanego sługom przez króla w przypowieści, wyjście idzie w parze z wezwaniem, a dokładniej, z zaproszeniem: „Przyjdźcie na wesele” (Mt 22, 4). Wskazuje to na inny, nie mniej ważny aspekt misji powierzonej przez Boga. Jak można sobie wyobrazić, ci słudzy-posłańcy przekazali zaproszenie władcy w trybie pilnym, ale także z wielkim szacunkiem i uprzejmością. Podobnie misja niesienia Ewangelii wszelkiemu stworzeniu musi koniecznie mieć ten sam styl, cechujący Tego, którego się głosi. Głosząc światu „piękno zbawczej miłości Boga objawionej w Jezusie Chrystusie umarłym i zmartwychwstałym” (Adhort. apost. Evangelii gaudium, 36), uczniowie-misjonarze czynią to z radością, cierpliwością, uprzejmością, które są owocami Ducha Świętego obecnymi w nich (por. Ga 5, 22); nie na siłę, bez przymusu, prozelityzmu; zawsze z bliskością, współczuciem i czułością, które odzwierciedlają Boży sposób bycia i działania.

2. Na uczcie. Eschatologiczna i eucharystyczna perspektywa misji Chrystusa i Kościoła

W przypowieści król prosi sługi, by zanieśli zaproszenie na ucztę weselną swego syna. Odzwierciedla ona perspektywę uczty eschatologicznej, jest obrazem ostatecznego zbawienia w Królestwie Bożym, urzeczywistnionym już teraz, wraz z przyjściem Jezusa, Mesjasza i Syna Bożego, który dał nam życie w obfitości (por. J 10, 10), symbolizowane przez stół zastawiony „soczystymi potrawami, wybornymi winami”, kiedy Bóg „raz na zawsze zniszczy śmierć” (por. Iz 25, 6-8).

Misja Chrystusa jest misją pełni czasów, jak zapowiedział On na początku swojego przepowiadania: „Czas się wypełnił i bliskie jest królestwo Boże” (Mk 1, 15). Tak więc uczniowie Chrystusa są powołani do kontynuowania tej samej misji ich Mistrza i Pana. Przypomnijmy w tym względzie nauczanie Soboru Watykańskiego II o eschatologicznym charakterze misyjnego zaangażowania Kościoła: „Czas działalności misyjnej mieści się pomiędzy pierwszym a drugim przyjściem Pana [...]. Zanim bowiem Pan przybędzie, należy głosić Ewangelię wszystkim narodom” (Dekret o misyjnej działalności Kościoła Ad gentes, 9).

Wiemy, że zapał misyjny pierwszych chrześcijan miał silny wymiar eschatologiczny. Odczuwali oni pilną potrzebę głoszenia Ewangelii. Również dzisiaj ważne jest, by pamiętać o tej perspektywie, ponieważ pomaga nam ona ewangelizować z radością tych, którzy wiedzą, że „Pan jest blisko” i z nadzieją tych, którzy dążą do celu, kiedy wszyscy będziemy z Chrystusem na Jego uczcie weselnej w Królestwie Bożym. Podczas gdy świat proponuje różne „uczty” konsumpcjonizmu, egoistycznego bogactwa, gromadzenia, indywidualizmu, Ewangelia wzywa wszystkich na boską ucztę, gdzie panuje radość, dzielenie się, sprawiedliwość, braterstwo, w komunii z Bogiem i z innymi.

Ta pełnia życia, dar Chrystusa, jest antycypowana już teraz w uczcie Eucharystii, którą Kościół celebruje na polecenie Pana na Jego pamiątkę. Tak więc zaproszenie na ucztę eschatologiczną, które niesiemy wszystkim w misji ewangelizacyjnej, jest nierozerwalnie związane z zaproszeniem do stołu eucharystycznego, gdzie Pan karmi nas swoim Słowem oraz Ciałem i Krwią. Jak nauczał Benedykt XVI, „w każdej celebracji eucharystycznej realizuje się sakramentalnie eschatologiczne gromadzenie się Ludu Bożego. Uczta eucharystyczna jest dla nas rzeczywistą antycypacją ostatecznej uczty, zapowiedzianej uprzednio przez proroków (por. Iz 25, 6-9) i opisanej w Nowym Testamencie jako «gody Baranka» (Ap 19, 7-9), którą się celebruje w radości świętych obcowania” (Posynod. adhort. apost. Sacramentum caritatis, 31).

Dlatego wszyscy jesteśmy wezwani do intensywniejszego przeżywania każdej Eucharystii we wszystkich jej wymiarach, zwłaszcza w wymiarze eschatologicznym i misyjnym. Powtarzam w związku z tym, że „nie możemy przystępować do stołu eucharystycznego bez włączenia się w dynamikę misji, która bierze początek w samym Sercu Boga i zmierza do tego, by objąć wszystkich ludzi” (tamże, 84). Odnowa eucharystyczna, którą wiele Kościołów lokalnych chwalebnie promuje w okresie po pandemii Covid, będzie miała również fundamentalne znaczenie dla rozbudzenia ducha misyjnego w każdym wierzącym. Z o ileż większą wiarą i zapałem serca powinniśmy podczas każdej Mszy św. wypowiadać aklamację: „Głosimy śmierć Twoją, Panie Jezu, wyznajemy Twoje zmartwychwstanie i oczekujemy Twego przyjścia w chwale!”.

W tej perspektywie, w roku poświęconym modlitwie w ramach przygotowań do Jubileuszu 2025, pragnę zaprosić wszystkich do zintensyfikowania także i przede wszystkim uczestnictwa we Mszy św. i modlitwy w intencji ewangelizacyjnej misji Kościoła. Posłuszny słowu Zbawiciela, nigdy nie przestaje on wznosić do Boga, w każdej celebracji eucharystycznej i liturgicznej, modlitwy Ojcze nasz z wezwaniem „Przyjdź królestwo Twoje”. W ten sposób codzienna modlitwa, a zwłaszcza Eucharystia, czyni nas pielgrzymami-misjonarzami nadziei w drodze do życia bez końca w Bogu, ku uczcie weselnej przygotowanej przez Boga dla wszystkich Jego dzieci.

3. „Wszyscy”. Powszechna misja uczniów Chrystusa i Kościół całkowicie synodalno-misyjny

Trzecia i ostatnia refleksja dotyczy adresatów królewskiego zaproszenia: „wszyscy”. Jak podkreśliłem, „to jest sedno misji: owo «wszyscy». Nie wykluczając nikogo. Wszyscy. Zatem wszelka nasza misja rodzi się z Serca Chrystusa, aby pozwolić, żeby wszystkich przyciągnął do siebie” (Przemówienie do uczestników Zgromadzenia Ogólnego Papieskich Dzieł Misyjnych, 3 czerwca 2023 r.). Także dzisiaj, w świecie rozdartym podziałami i konfliktami, Chrystusowa Ewangelia jest łagodnym i mocnym głosem, który wzywa ludzi do spotkania się ze sobą, do uznania siebie nawzajem za braci i radowania się harmonią w różnorodności. Bóg chce, aby „ wszyscy ludzie zostali zbawieni i doszli do poznania prawdy” (1 Tm 2, 4). Dlatego w naszej działalności misyjnej nigdy nie zapominajmy, że jesteśmy posłani, aby głosić Ewangelię wszystkim, i „nie jak ktoś, kto narzuca nowy obowiązek, ale jak ktoś, kto dzieli się radością, ukazuje piękny horyzont, ofiaruje upragnioną ucztę” (Adhort. apost. Evangelii gaudium, 14).

Uczniom-misjonarzom Chrystusa zawsze leży na sercu troska o wszystkich ludzi, każdego stanu społecznego i także moralnego. Przypowieść o uczcie mówi nam, że zgodnie z poleceniem króla, słudzy zgromadzili „wszystkich, których napotkali: złych i dobrych” (Mt 22, 10). Co więcej, właśnie „ubodzy, ułomni, niewidomi i chromi” (Łk 14, 21), czyli ostatni i zepchnięci na margines społeczeństwa są szczególnymi gośćmi króla. Zatem uczta weselna Syna, którą przygotował Bóg, pozostaje na zawsze otwarta dla wszystkich, ponieważ wielka i bezwarunkowa jest Jego miłość do każdego z nas. „Tak bowiem Bóg umiłował świat, że Syna swego Jednorodzonego dał, aby każdy, kto w Niego wierzy, nie zginął, ale miał życie wieczne” (J 3, 16). Każdy człowiek, każdy mężczyzna i każda kobieta, jest adresatem Bożego zaproszenia do uczestnictwa w Jego przemieniającej i zbawiającej łasce. Trzeba tylko powiedzieć „tak” temu darmowemu Bożemu darowi, przyjmując go i pozwalając się przez niego przemienić, przyoblekając się w niego jak w „szatę weselną” (por. Mt 22, 12).

Misja dla wszystkich wymaga zaangażowania wszystkich. Dlatego konieczne jest kontynuowanie drogi ku Kościołowi całkowicie synodalno-misyjnemu w służbie Ewangelii. Synodalność jest misyjna sama w sobie i odwrotnie, misja jest zawsze synodalna. Dlatego ścisła współpraca misyjna jest dziś jeszcze bardziej nagląca i konieczna zarówno w Kościele powszechnym, jak i w Kościołach partykularnych. W ślad za Soborem Watykańskim II i moimi Poprzednikami, polecam wszystkim diecezjom świata posługę Papieskich Dzieł Misyjnych, które są podstawowym środkiem „napełniającym katolików już od dzieciństwa prawdziwie powszechnym i misyjnym zmysłem, jak i pobudzającym do skutecznego zbierania pomocy materialnej dla dobra wszystkich misji, odpowiednio do potrzeb każdej z nich” (Dekret Ad gentes, 38). Z tego powodu zbiórki Światowego Dnia Misyjnego we wszystkich Kościołach lokalnych są w całości przeznaczone na Powszechny Fundusz Solidarności, który następnie Papieskie Dzieło Rozkrzewiania Wiary rozdziela w imieniu papieża na potrzeby wszystkich misji Kościoła. Módlmy się do Pana, aby nas prowadził i pomagał nam być Kościołem bardziej synodalnym i misyjnym (por. Homilia podczas Mszy św. Na zakończenie Zwyczajnego Zgromadzenia Ogólnego Synodu Biskupów, 29 października 2023 r.).

Na koniec zwróćmy nasze spojrzenie ku Maryi, która wyjednała od Jezusa pierwszy cud właśnie na uczcie weselnej w Kanie Galilejskiej (por. J 2, 1-12). Pan Jezus ofiarował młodej parze i wszystkim gościom obfitość nowego wina, będącego znakiem zapowiadającym ucztę weselną, którą Bóg przygotowuje dla wszystkich na końcu czasów. Również dzisiaj prosimy o Jej macierzyńskie wstawiennictwo za ewangelizacyjną misję uczniów Chrystusa. Z radością i troską naszej Matki, z mocą czułości i miłości (por. Adhort. apost. Evangelii gaudium, 288), idźmy i zanieśmy wszystkim zaproszenie Króla Zbawiciela. Święta Maryjo, Gwiazdo Ewangelizacji, módl się za nami!

Rzym, u Świętego Jana na Lateranie, dnia 25 stycznia 2024 r., w święto Nawrócenia św. Pawła.

FRANCISZEK

[00213-PL.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua araba

رسالة قداسة البابا فرنسيس

في اليوم العالمي الثّامن والتّسعين للرّسالات

20 تشرين الأوّل/أكتوبر 2024

اذهبوا وادعوا الجميع إلى العرس (راجع متّى 22، 9)

أيّها الإخوة والأخوات الأعزّاء،

استلهمت موضوع يوم الرّسالات العالمي لهذه السّنة من المثل الإنجيليّ عن وليمة العرس (راجع متّى 22، 1-14). بعد أن رفض المدعوّون الدّعوة، قال الملك، وهو الشّخص الرّئيسيّ في المثل، لعبيده: "اذهَبوا إِلى مَفارِقِ الطُّرق وَادعُوا إِلى العُرسِ كُلَّ مَن تَجِدونَه" (الآية 9). بالتّأمل في هذا الكلام الأساسيّ، في سياق حياة يسوع والمثل الذي يعطيه، يمكننا تسليط الضّوء على بعض الجوانب المهمّة في البشارة بالإنجيل. إنّها ذات أهميّة خاصّة لنا جميعًا، نحن تلاميذ المسيح المُرسلين، في هذه المرحلة الأخيرة من مسيرة السّينودس التي، بحسب شعارها ”الشّركة والمشاركة والرّسالة“، سيتعيّن عليها أن توجِّه الكنيسة من جديد نحو التزامها هذا الأوّل، أي إعلان الإنجيل في العالم المعاصر.

1. ”اذهبوا وادعو!“. الرّسالة هي أن نذهب بلا كلل وندعو إلى وليمة الرّبّ.

في أمرِ الملك لعبيده فعلان يعبّران عن جوهر الرّسالة: ”اذهبوا“ و”ادعوا“.

فيما يتعلّق بالفعل الأوّل، يجب أن نتذكّر أنّه في السّابق كان الخدم يُرسلون لنقل رسالة الملك إلى المدعوّين (راجع الآيات 3-4). وهذا يقول لنا إنّ الرّسالة هي الذّهاب بلا كلل نحو البشريّة جمعاء لدعوتها إلى اللقاء والشّركة والوَحدة مع الله. بلا كلل! الله، الجزيل المحبّة والغنيّ بالرّحمة، في حالة خروج دائمة نحو كلّ إنسان ليدعوه إلى سعادة ملكوته، رغم اللامبالاة أو الرّفض. وهكذا يسوع المسيح، الرّاعي الصّالح أرسله الآب، للبحث عن الخراف الضّالة من شعب إسرائيل وأراد أن يذهب أبعد من ذلك ليصل حتّى إلى الخراف البعيدة غيرها (راجع يوحنّا 10، 16). قال لتلاميذه: ”اذهبوا!“، قبل قيامته وبعدها، وأشركهم في رسالته (راجع لوقا 10، 3؛ مرقس 16، 15). ولهذا السّبب، ستستمرّ الكنيسة في الذّهاب إلى ما وراء كلّ الحدود، والخروج مرارًا وتكرارًا دون كلل أو يأس أمام الصّعاب والعقبات، للقيام بأمانة بالرّسالة التي تسلّمتها من الرّبّ يسوع.

أغتنم هذه الفرصة لأشكر المرسلات والمُرسلين الذين استجابوا لدعوة المسيح فتركوا كلّ شيء ليذهبوا بعيدًا عن وطنهم ويحملوا البشرى السّارة حيث لم يسمع بها النّاس بعد أو وصلت إليهم حديثًا. أيّها الأعزّاء، إن تفانيكم السّخي هو التّعبير العمليّ عن الالتزام بالرّسالة إلى الأمم التي أوكلها يسوع إلى تلاميذه: "اذهَبوا وتَلمِذوا جَميعَ الأُمَم" (متّى 28، 19). لذلك لنواصل الصّلاة والشّكر لله على دعوات الرّسالات الجديدة والمتعدّدة لعمل البشارة بالإنجيل حتّى أقاصيّ الأرض.

ولا ننسَ أنّ كلّ مسيحيّ مدعوّ إلى أن يشارك في هذه الرّسالة العالميّة بشهادته الإنجيليّة في كلّ بيئة، حتّى تسير الكنيسة بأكملها باستمرار مع ربّها ومعلّمها نحو ” مَفارِقِ الطُّرق“ في عالم اليوم. نَعم، "مأساة الكنيسة اليوم هي أنّ يسوع ما زال يطرق الباب، ولكن من الدّاخل، حتّى نتركه يخرج! أحيانًا ينتهي بنا الأمر بأن نكون كنيسة [...] لا تسمح للرّبّ يسوع بأن يخرج، ونبقيه ”كشيء خاصّ بنا“، لكن الرّبّ يسوع جاء للرّسالة ويريد منّا أن نكون مرسلين" (كلمة للمشاركين في مؤتمّر رعته دائرة العلمانيين والعائلة والحياة، 18 شباط/فبراير 2023). لنكن جميعًا، نحن المعمّدين، مستعدين للذهاب من جديد، كلّ حسب ظرف حياته، لبدء حركة إرساليّة جديدة، كما حدث في فجر المسيحيّة!

نعود إلى أمرِ الملك للخدام في المثل، فإنّ الذّهاب يتماشى مع الدّعوة: "تَعالَوا إِلى العُرْس!" (متّى 22، 4). وهذا يُظهِر جانبًا آخر لا يقلّ أهميّة للرّسالة التي كَلَّفنا بها الله. وكما يمكن أن نتخيّل، فقد نقل هؤلاء الخدام المُرسلون دعوة سيّدهم بشكل مستعجل ولكن أيضًا باحترام ولطف كبيرَين. وبنفس الطّريقة، فإنّ رسالة حمل الإنجيل إلى كلّ خليقة يجب أن تتَّسم حتمًا بالأسلوب نفسه للذي نبشِّر به. بإعلان التّلاميذ المرسلين للعالم ”جمال محبّة الله الخلاصيّة التي ظهرت في يسوع المسيح الذي مات وقام من بين الأموات" (الإرشاد الرّسوليّ، فرح الإنجيل، 36)، فعلوا ذلك بفرح وسخاء ومحبّة، وتلك هي ثمرة الرّوح القدس فيهم (راجع غلاطية 5، 22)، وبدون إكراه أو إلزام أو بحث عن أتباع، بل دائمًا بالمودّة والرّحمة والحنان، كلّها صفات تُظهر طريقة وجود الله وعمله.

2. في الوليمة. المنظور الاسكاتولوجيّ (في الأزمنة الأخيرة) والإفخارستيّ لرسالة المسيح والكنيسة.

في المثل، طلب الملك من خدمه أن يحملوا الدّعوة إلى وليمة عرس ابنه. هذه الوليمة تعكس الوليمة في الأزمنة الأخيرة، وهي صورة للخلاص النّهائي في ملكوت الله، والذي تحقّق منذ الآن بمجيء يسوع، المسيح ابن الله، الذي أعطانا الحياة الوافرة (راجع يوحنّا 10، 10). والذي يُرمز إليها بمَأدُبَة مُسَمَّنات، "مُسَمِّناتٍ ذاتِ مُخٍّ ونَبيذٍ مُرَوَّق"، عندما "يُزيلُ الله المَوتَ على الدَّوام" (أشعيا 25، 6. 8).

ورسالة المسيح هي رسالة ملء الزّمان، كما أعلن ذلك في بداية كرازته: "تَمَّ الزَّمانُ وَاقْتَرَبَ مَلَكوتُ الله. فَتوبوا وآمِنوا بِالبِشارة" (مرقس 1، 15). وهكذا فإنّ تلاميذ المسيح مدعوّون إلى مواصلة نفس رسالة معلّمهم وربّهم. وفي هذا الصّدد، نتذكّر تعلِيم المجمع الفاتيكاني الثّاني في الطّابع الاسكاتولوجي لالتزام الكنيسة الإرسالي: "فترة العمل الإرسالي تقع بين مجيء المسيح الأوّل والثّاني [...]. فقبل ​​مجيء الرّبّ يسوع ينبغي إعلان الإنجيل لجميع الأمم" (قرار مجمعي في نشاط الكنيسة الإرساليّ، 9).

نعلَمُ أنّ غَيرَة الرّسالة بين المسيحيّين الأوّلين كان لها بُعدٌ قويّ مرتبط بالأزمنة الأخيرة. لهذا كانوا يشعرون بضرورة مُلِحَّة لأن يعلنوا البشارة بالإنجيل. اليوم أيضًا، من المهمّ أن نضع هذه الرّؤية أمامنا، لأنّها تساعدنا لأن نبشّر بفرح الذين يعرفون أنّ "الرّبّ قريب" وبرجاء الذين يسعون إلى تحقيق الهدف، عندما نكون كلّنا مع المسيح في وليمة عرسه في ملكوت الله. إذًا، بينما يقدّم لنا العالم ”الولائم“ المتنوّعة، من الاستهلاك والرَّخاء الأنانيّ وتراكم الأموال والفرديّة، يدعو الإنجيل الجميع إلى الوليمة الإلهيّة، حيث يسود الفرح والمشاركة والعدل والأخوّة، في شركة ووَحدة مع الله ومع الآخرين.

مِلءُ الحياة هذا، الذي هو عطيّة المسيح، حاصلٌ مُسبقًا الآن في وليمة الإفخارستيّا، التي تحتفل بها الكنيسة بتفويض من الرّبّ يسوع، تَذكارًا له. وهكذا، فإنّ الدّعوة إلى وليمة الأزمنة الأخيرة التي نحملها إلى الجميع في الرّسالة التي نبشّر بها، مرتبطة بشكلٍ أساسيّ بالدّعوة إلى المائدة الإفخارستيّة، حيث الرّبّ يسوع يغذّينا بكلمته وبجسده وبدمه. كما علّمنا البابا بندكتس السّادس عشر: "في كلّ احتفالٍ إفخارستيّ، يتحقّق بصورة أسراريّة اجتماع شعب الله في الأزمنة الأخيرة. الوليمة الإفخارستيّة هي بالنّسبة لنا استباق حقيقيّ للوليمة الأخيرة، التي تنبّأ عنها الأنبياء (راجع أشعيا 25، 6–9) والتي وصفها العهد الجديد بأنّها "عُرسُ الحَمَل" (رؤيا يوحنّا 19، 7. 9)، الذي سنحتفل به في فرح شركة القدّيسين" (الإرشاد الرّسولي ما بعد السّينودس، Sacramentum Caritatis، 31).

لذلك، كلّنا مدعوّون إلى أن نعيش كلّ إفخارستيّا بشكل أعمق في جميع أبعادها، ولا سيّما في بُعدَيها الإسكاتولوجيّ (في الأزمنة الأخيرة) والإرساليّ. أكرّر في هذا الصّدد أنّه "لا يمكننا أن نقترب من المائدة الإفخارستيّة من دون أن ندخل في حركة الرّسالة التي تهدف إلى الوصول إلى كلّ البَشر، انطلاقًا من قلب الله نفسه" (المرجع السّابق، 84). التّجدّد الإفخارستيّ، الذي تعزّزه وتدعمه كنائس محلّيّة كثيرة بشكل جدير بالثّناء في فترة ما بعد الكوفيد، سيكون أيضًا أساسيًّا لكي يُوقظ من جديد روح الرّسالة في كلّ مؤمن. فبِكَم من الإيمان والاندفاع في قلبنا علينا أن نقول في كلّ قدّاس هذا الإعلان: "إِنَّنا نُبَشِّرُ بـموتِك، ونعتـرِفُ بقيامتك، إلى أن تأتيَ، يا رب"!

انطلاقًا من هذه الرّؤية، وفي السّنة المكرّسة للصّلاة استعدادًا ليوبيل سنة 2025، أريد أن أدعو الجميع أيضًا وقبل كلّ شيء، إلى أن يكثّفوا مشاركتهم في القدّاس وفي الصّلاة من أجل رسالة الكنيسة والبشارة بها. الكنيسة تُطيع كلمة المخلّص، ولا تكفّ عن أن ترفع ”صلاة الأبانا“ إلى الله في كلّ احتفالٍ إفخارستيّ وليتورجيّ، وتقول فيها: "ليَأْتِ مَلَكُوتُكَ". وهكذا، فإنّ الصّلاة اليوميّة، وخاصّة الإفخارستيّا، تجعلنا حُجّاج رجاء ومُرسلين، وفي مسيرة نحو حياة لا تنتهي في الله، ونحو وليمة العرس التي أعدّها الله لجميع أبنائه.

3. ”الجميع“. الرّسالة الشّاملة لتلاميذ المسيح والكنيسة كلّها سينوديّة وإرساليّة.

التّأمّل الثّالث والأخير هو في المدعوّين الذين دعاهم الملك: "الجميع". كما سبق وقلت، "هذا هو جوهر الرّسالة: ”الجميع“، فلا نستبعد أحدًا. الجميع. إذًا، كلّ رسالة لنا تُولد من قلب المسيح حتّى نتركه يجذب الجميع إليه" (كلمة للمشاركين في الجمعيّة العامّة للأعمال الإرساليّة البابويّة، 3 حزيران/يونيو 2023). اليوم أيضًا، وفي عالمٍ تمزّقه الانقسامات والصّراعات، إنجيل المسيح هو الصّوت اللطيف والقويّ الذي يدعو البشر إلى أن يلتقوا ويعترفوا بعضهم ببعض إخوة ويفرحوا بالانسجام مع التّنوّع. الله يريد أن "يَخْلُصَ جَميعُ النَّاسِ ويَبلُغوا إِلى مَعرِفَةِ الحَقّ" (1طيموتاوس 2، 4). لذلك، لا ننسَ أبدًا، أنّنا في نشاطنا الإرساليّ، نحن مدعوّون إلى أن نعلن الإنجيل للجميع، "لا كمن يفرض واجبًا جديدًا، بل كمن يتقاسم فرحًا، كمن يدلّ على أفق جميل، كمن يقدّم وليمة مشتهاة" (الإرشاد الرّسولي، فرح الإنجيل، 14).

تلاميذ المسيح المرسلون يحمِلون دائمًا في قلبهم هَمَّ جميع النّاس من كلّ حالة اجتماعيّة أو حتّى أخلاقيّة. يقول لنا مَثَل الوليمة إنّه بناءً على توصيّة الملك، جَمَعَ الخَدَم "كُلَّ مَن وجَدوا مِن أَشْرارٍ وأَخيار" (متّى 22، 10). علاوة على ذلك، "الفُقَراءِ والكُسْحانِ والعُمْيانِ والعُرْجان" (لوقا 14، 21)، أيّ الآخرين والمهمّشين في المجتمع، هُم المدعوّون المميّزون للملك. وهكذا، وليمة عرس الابن التي أعدّها الله، تبقى مفتوحة دائمًا للجميع، لأنّ محبّته لكلّ واحدٍ منّا كبيرة وغير مشروطة. "فإِنَّ اللهَ أَحبَّ العالَمَ حتَّى إِنَّه جادَ بِابنِه الوَحيد، لِكَي لا يَهلِكَ كُلُّ مَن يُؤمِنُ بِه، بل تكونَ له الحياةُ الأَبدِيَّة" (يوحنّا 3، 16). كلّ واحد، كلّ رجل وكلّ امرأة يدعوه ويدعوها الله إلى المشاركة في نعمته التي تغيّر وتخلّص. علينا فقط أن نقول ”نَعم“ لهذه العطيّة الإلهيّة المجانيّة، ونقبلها وندعها تغيّرنا، ونلبسها كما لو أنّها "لِباسُ العُرس" (راجع متّى 22، 12).

الرّسالة للجميع تتطلّب التزام الجميع. لذلك، علينا أن نستمرّ في مسيرتنا نحو كنيسة سينوديّة وإرساليّة كاملة وفي خدمة الإنجيل. السّينوديّة هي في حدّ ذاتها رسالة، والعكس صحيح، الرّسالة هي دائمًا سينوديّة. لذلك، التّعاون الإرساليّ الوثيق صار اليوم أكثر إلحاحًا وضرورة في الكنيسة الجامعة وفي الكنائس الخاصّة أيضًا. على خُطى المجمع الفاتيكانيّ الثّاني وأسلافي، أُوصِي أبرشيّات العالم كلّها بدعم الأعمال الإرساليّة البابويّة، التي تشكّل الوسائل الأساسيّة "التي تبعث في الكاثوليكيّين، منذ سنّ الطّفولة، روح الجامعيّة والرّسالة الحقيقيّة، أو تحثّ على جمع المساعدات التي تفيد جميع الإرساليّات، كلّ منها بحسب حاجتها" (قرار مجمعي في نشاط الكنيسة الإرساليّ، 38). لهذا، التّبرّعات في اليوم العالمي للرّسالات، في جميع الكنائس المحليّة، تخصّص كلّها لصندوق التّضامن العام الذي تقوم بتوزيعه الجمعيّة البابويّة لنشر الإيمان، باسم البابا، لتلبية احتياجات جميع إرساليّات الكنيسة. لنصلّ إلى الرّبّ يسوع أن يرشدنا ويساعدنا لنكون كنيسة أكثر سينوديّة وأكثر إرساليّة (راجع عظة في القدّاس الختامي للجمعية العامّة العاديّة لسينودس الأساقفة، 29 تشرين الأوّل/أكتوبر 2023).

أخيرًا، لنوجّه نظرنا إلى سيِّدتنا مريم العذراء، التي نالت المعجزة الأولى من يسوع في عرس قانا الجليل (راجع يوحنّا 2، 1-12). قدّم الرّبّ يسوع للعروسَين ولجميع المدعوّين خمرًا جديدًا وافرًا، علامة على وليمة العرس التي يعدّها الله للجميع في نهاية الأزمنة. لنطلب اليوم أيضًا شفاعتها الوالديّة من أجل رسالة تلاميذ المسيح والبشارة بها. بفرح أمّنا واهتمامها، وبقوّة حنانها ومودتها (راجع فرح الإنجيل، 288)، لنذهب ونحمل دعوة الملك المخلّص للجميع. يا قدّيسة مريم، يا نجمة البشارة بالإنجيل، صلّي لأجلنا!

روما، بازيليكا القدّيس يوحنّا في اللاتران، يوم 25 كانون الثّاني/يناير 2024، عيد اهتداء القدّيس بولس.

فرنسيس

[00213-AR.01] [Testo originale: Italiano]

[B0109-XX.02]