Discorso del Santo Padre
Traduzione in lingua inglese
Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i partecipanti alla Conferenza degli Ambasciatori del Sovrano Militare Ordine di Malta e ha rivolto loro il discorso che riportiamo di seguito:
Discorso del Santo Padre
Gran Maestro,
Eminenze, Eccellenze,
cari Membri del Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, di Rodi e di Malta, vi do il benvenuto e vi saluto cordialmente! Da secoli il vostro Ordine serve Dio e la Chiesa adempiendo le finalità per cui siete stati fondati dal Beato Gerardo, cioè «promuovere la gloria di Dio e la santificazione dei membri attraverso la tuitio fidei e l’obsequium pauperum», come recita la vostra Carta Costituzionale (art. 2 §1). Tutela della fede e ossequio dei poveri: insieme.
Circa l’ossequio dei poveri, avete un modo molto significativo di chiamare i vostri assistiti: “i signori malati”. Date loro la signoria, e questo è molto bello. Servendo loro, servite Gesù. Poco prima della passione, anch’Egli, come narrano i Vangeli (cfr Mt 26,6-13; Gv 12,1-8), ha ricevuto da Maria di Betania un atto di “ossequio”: un’unzione con olio profumato di vero nardo, assai prezioso. Cristo accolse molto bene il gesto e, alle proteste indignate di chi lo riteneva uno spreco, rivelò il senso di quell’atto di amore, compiuto in vista della sua sepoltura. Come Maria a Betania ha mostrato il suo obsequium nei confronti del Signore, che da ricco si è fatto povero per noi (cfr 2 Cor 8,9), così noi, suoi discepoli, siamo chiamati a continuare a ossequiarlo nei poveri, che – disse il Maestro in quella occasione – abbiamo sempre con noi (cfr Gv 12,8). E siamo tenuti a farlo con amore e umiltà, senza retorica e ostentazione.
Dopo il gesto di Maria, Gesù aggiunse: «In verità io vi dico: dovunque sarà annunciato questo Vangelo, nel mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche ciò che ella ha fatto» (Mt 26,13). Cristo ha così congiunto la predicazione del Vangelo e l’elogio del servizio ai poveri. Infatti la tuitio fidei e l’obsequium pauperum non si possono separare. E quando ci avviciniamo agli ultimi, agli ammalati, agli afflitti, ricordiamo che quanto facciamo è un segno della compassione e della tenerezza di Gesù. In tal senso la vostra opera non è solo umanitaria, come quella meritoria di tante altre istituzioni: è un’azione religiosa, che dà gloria a Dio nel servire i più deboli e testimonia la predilezione del Signore per loro.
In questa prospettiva va considerata anche l’attività diplomatica che svolgete in tante parti del mondo, in ben 113 Paesi e in 37 missioni presso le Organizzazioni internazionali. È sempre l’attività di un Ordine religioso: se non avesse lo scopo di testimoniare l’amore di Dio per i bisognosi, non avrebbe senso che sia svolta da un Ordine religioso. Infatti, non esistono due diverse realtà, quella del Sovrano Militare Ordine di Malta, soggetto internazionale deputato alle opere caritative ed assistenziali, e quella dell’Istituto religioso; non si può distinguere nettamente tra Gran Maestro quale Sovrano dell’Ordine, da cui derivano le prerogative sovrane e i titoli, e Gran Maestro quale Superiore religioso (cfr Carta Costituzionale, art. 12).
Il vostro Ordine, guidato dal proprio Moderatore Supremo, per peculiari circostanze storiche ha acquisito anche uno status internazionale e così sono sorte le prime “ambascerie”. Perciò all’ufficio di Moderatore Supremo del Gran Maestro, oltre ai doveri e ai diritti consueti, se ne sono aggiunti altri in ambito internazionale. Ma, come ricorda sempre la Carta Costituzionale (cfr art. 4), la sovranità è funzionale alla tuitio fidei e all’obsequium pauperum. Nasce da questo. Lo precisa bene la Sentenza del Tribunale cardinalizio, appositamente costituito da Papa Pio XII, affermando che il vostro è «un Ordine religioso, approvato dalla Santa Sede», e che «la qualità di Ordine sovrano della Istituzione è funzionale, ossia diretta ad assicurare il raggiungimento dei fini dell’Ordine stesso e il suo sviluppo nel mondo», per cui «dipende dalla Santa Sede» (AAS 45, 1953, 766-767).
In tal modo si delinea la rilevanza dell’Ordine in ambito internazionale, come strumento di azione apostolica, con la sua subordinazione, in quanto Ordine religioso, alla Santa Sede, e la sua obbedienza al Papa, come supremo Superiore di tutti gli Istituti religiosi (cfr CIC, 590). Perciò è importante che tra il Rappresentante diplomatico dell’Ordine e il Legato Pontificio del luogo si stabilisca un rapporto di proficua collaborazione, in un’azione congiunta per il bene della Chiesa e della società; così pure, il legame dell’Ordine con il Papa non è una limitazione della sua libertà, ma una custodia, che si esprime nella sollecitudine di Pietro per procurarne il maggior bene, come avvenuto più di una volta anche con interventi diretti in momenti di difficoltà.
La dipendenza dell’Ordine di Malta dalla Santa Sede non diminuisce dunque l’importanza delle sue rappresentanze diplomatiche, anzi ne fa cogliere ancora più pienamente il senso, in quanto canali dell’attività apostolico-caritativa dell’Ordine, aperti e generosi specialmente là, dove c’è più bisogno. Mi piace molto la terminologia usata da alcuni di voi, che considerano la vostra una “diplomazia umanitaria”. Il Rappresentante diplomatico è portatore del carisma dell’Ordine, per cui si sente chiamato a svolgere il suo incarico come una missione ecclesiale. Questa natura peculiare della vostra diplomazia, lungi dal diminuirne l’importanza, è una testimonianza preziosa, un segno eloquente anche per le altre ambasciate, affinché pure la loro attività sia volta al bene concreto dei popoli e tenga in alta considerazione i più deboli.
Carissimi, vi sono molto grato per la missione che svolgete e invoco su di voi la protezione della Madonna del Fileremo, a cui l’Ordine è devoto. Vi benedico e vi chiedo, per favore, di pregare per me. Grazie!
[00171-IT.02] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua inglese
Grand Master,
Your Eminences, Your Excellencies,
Dear Members of the Sovereign Military Hospitaller Order of Saint John of Jerusalem, of Rhodes and of Malta, I offer all of you a cordial greeting and welcome! For centuries your Order has served God and the Church by fulfilling the aims for which you were founded by Blessed Gerard: “the promotion of the glory of God and the sanctification of its members through the tuitio fidei and obsequium pauperum”, in the words of your Constitutional Charter (art. 2 § 1). The defense of the faith and service to the poor: both together.
In your reverence for the poor, you have the very meaningful custom of referring to the sick as: “Our Lords the Sick”. It is beautiful that you refer to them as “Lords”. In serving them, you serve Jesus. Just before his passion, he too, as the Gospels tell us (cf. Mt 26:6-13; Jn 12:1-8), received from Mary of Bethany an act of “homage”: an anointing of his feet with a costly perfumed oil made of pure nard. Christ was pleased by this gesture and responded to the indignant protests of those who considered it an extravagance by revealing its true meaning: an act of love performed in view of his burial. Just as Mary in Bethany showed her obsequium towards the Lord who, though he was rich became poor for our sake (cf. 2 Cor 8:9), so we, his disciples, are called to continue to pay him homage by serving the poor, who – as the Master said on that occasion – we will always have with us (cf. Jn 12:8). And we are bound to do so with love and humility, without rhetoric or great display.
After Mary’s gesture, Jesus adds: “Truly I tell you, wherever this gospel is proclaimed in the whole world, what she has done will be told in remembrance of her” (Mt 26:13). Christ thus joined together the preaching of the Gospel and the praise of service to the poor. Tuitio fidei and obsequium pauperum are thus inseparable. When we draw near to the least among us, the sick and the afflicted, may we remember that what we do is a sign of the compassion and tender love of Jesus. In this sense, your work is not simply humanitarian, like the meritorious service provided by so many other institutions. It is a religious act that gives glory to God by serving the weakest among us and it testifies to the Lord’s preferential love for them.
This is the perspective in which we should also consider the diplomatic activity that you carry out in so many parts of the world, encompassing 113 countries and 37 missions to international organizations. It is always the activity proper to a religious Order: if it did not have the aim of testifying to God’s love for those in need, there would be no reason for it to be carried out by a religious Order. Indeed, there are not two different realities: the Sovereign Military Order of Malta, a subject of international law devoted to works of charity and assistance, and the religious Institute. The Grand Master as the Sovereign of the Order, from whom derive its sovereign prerogatives and titles, cannot be sharply distinguished from the Grand Master as the religious Superior (cf. Constitutional Charter, art. 12).
Your Order, led by its own Supreme Moderator, due to particular historical circumstances also acquired international standing, which led to the first “embassies”. As a result, to the Grand Master’s office of Supreme Moderator, with its usual duties and rights, other duties and rights were added in the international context. Still, as the Constitutional Charter (cf. art. 4) again notes, the sovereignty serves the tuitio fidei and the obsequium pauperum. It comes from them. This was made clear in the Sentence of the special Tribunal of Cardinals established by Pope Pius XII, which stated that yours is “a religious Order, approved by the Holy See” and that “the institution’s nature as a sovereign Order is functional, that is, directed to ensuring the achievement of the purposes of the Order and its development in the world”, for which reason “it is dependent on the Holy See” (AAS 45, 1953, 766-767).
This makes clear the importance of the Order within the international community, as an instrument of apostolic activity, with its subordination, as a religious Order, to the Holy See and its obedience to the Pope, as the supreme Superior of all religious Institutes (cf. CIC, 590). Consequently, it is important that a relationship of fruitful collaboration and joint action for the good of the Church and society exist between the diplomatic Representative of the Order and the Papal Legate of each place. In this way too, the connection of the Order with the Pope is not a limitation of its freedom, but a safeguard, that finds expression in the solicitude of Peter for ensuring its greater good, as has happened more than once, also by direct interventions in moments of difficulty.
The dependence of the Order of Malta on the Holy See does not therefore diminish the importance of its diplomatic representations, but rather allows their meaning to be even better understood, as channels of the Order’s apostolic and charitable activity, open and generous especially wherever the greatest need exists. I very much like the term that some of you use in saying that yours is a “humanitarian diplomacy”. The diplomatic Representative is the bearer of the charism of the Order, and for this reason feels called to carry out his duties as an ecclesial mission. This particular nature of your diplomatic activity, far from diminishing its importance, offers a precious witness and an eloquent sign, also for the other embassies, so that their activity too may be directed to the concrete good of peoples and hold in high consideration the most vulnerable.
Dear friends, I am very grateful for the mission that you carry out, and I invoke upon you the protection of Our Lady of Philermos, to whom the Order is devoted. I bless you and I ask you, please, to pray for me. Thank you!
[00171-EN.02] [Original text: Italian]
[B0088-XX.02]