Discorso del Santo Padre
Traduzione in lingua inglese
Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i Membri della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse orientali e i Partecipanti alla Visita di studio annuale di giovani sacerdoti e monaci delle Chiese ortodosse orientali.
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti nel corso dell’Incontro:
Discorso del Santo Padre
Carissimi in Cristo,
«a voi grazia e pace in abbondanza!» (1Pt1,2). Con queste parole dell’Apostolo Pietro vi saluto cordialmente, riconoscente a Sua Grazia Kyrillos per le sue cortesi parole e a tutti voi per la presenza e per l’impegno a camminare insieme nei sentieri dell’unità, che sono anche sentieri di pace. Sostenuti dai santi e dai martiri che dal cielo uniti ci accompagnano, preghiamo e adoperiamoci senza stancarci per la comunione e per contrastare la carestia di pace che sta attraversando tante parti della terra, anche diverse regioni da cui voi provenite.
Oggi è per me una gioia doppia accogliervi, perché in questo ventesimo anniversario della vostra Commissione avete voluto essere accompagnati da una delegazione di giovani sacerdoti e monaci delle Chiese ortodosse orientali. Così la presenza dei giovani nutre la speranza e la preghiera guida il cammino! Attraverso di voi vorrei far giungere il più caloroso saluto ai miei venerabili e cari Fratelli, Capi delle Chiese ortodosse orientali, alcuni dei quali mi hanno onorato con le loro visite lo scorso anno: penso a Sua Santità Tawadros, a Sua Santità Baselios Marthoma Mathews III e a Sua Santità Aphrem.
Queste visite sono preziose, perché permettono al “dialogo della carità” di andare di pari passo con il “dialogo della verità” che la vostra Commissione porta avanti. Sin dai primi tempi della Chiesa tali visite, così come lo scambio di lettere, di delegazioni e di doni, sono stati segni e mezzi di comunione; la vostra Commissione lo ha notato nel documento intitolato «L’esercizio della comunione nella vita della Chiesa primitiva e le sue ripercussioni sulla nostra ricerca di comunione oggi». Questi gesti, radicati nel riconoscimento dell’unico Battesimo, non sono semplici atti di cortesia o di diplomazia, ma hanno un significato ecclesiale e possono essere considerati dei veri e propri loci theologici. Come ha affermato San Giovanni Paolo II nell’Enciclica Ut unum sint: «Il riconoscimento della fraternità [...] va ben al di là di un atto di cortesia ecumenica e costituisce una basilare affermazione ecclesiologica» (n. 42).
In questo senso, sono convinto che il “dialogo della carità” non deve essere inteso solo come una preparazione al “dialogo della verità”, ma come una “teologia in azione”, capace di aprire nuove prospettive al cammino delle nostre Chiese. In un momento in cui, grazie a Dio, i rapporti tra di noi si intensificano, mi sembra bello rileggere il nostro tessuto di relazioni sviluppando una “teologia del dialogo nella carità”.
Carissimi, la vostra Commissione ha tenuto il suo primo incontro al Cairo nel gennaio del 2004. Da allora si è riunita quasi ogni anno e ha adottato tre importanti documenti di natura ecclesiologica, che riflettono la ricchezza delle tradizioni cristiane da voi rappresentate: copta, siriaca, armena, malankarese, etiopica, eritrea e latina. Il vostro dialogo, che riunisce tanta ricchezza, si è impreziosito nel pensare l’unità nella diversità, come testimonia il primo documento che avete elaborato: in esso si dice che, «radicandosi nella diversità dei contesti culturali, sociali e umani, la Chiesa assume diverse espressioni teologiche della stessa fede e diverse forme di discipline ecclesiastiche, riti liturgici e patrimoni spirituali in ogni parte del mondo. Questa ricchezza mostra in modo ancora più splendido la cattolicità dell’unica Chiesa» (Natura, costituzione e missione della Chiesa, 2009, n. 20).
Un’altra caratteristica del vostro dialogo è la costante preoccupazione pastorale, illustrata dall’ultimo documento su «I Sacramenti nella vita della Chiesa». A questo proposito, merita di proseguire la recente iniziativa di organizzare visite annuali e reciproche di studio per giovani sacerdoti e monaci. Quattro delegazioni di giovani sacerdoti e monaci ortodossi orientali sono già venute a Roma per meglio conoscere la Chiesa cattolica, su invito del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, che ringrazio, e una delegazione di giovani presbiteri cattolici si è recata ad Etchmiadzin lo scorso anno su invito della Chiesa apostolica armena. Coinvolgere i giovani nell’avvicinamento delle nostre Chiese è un segno dello Spirito, che ringiovanisce la Chiesa nell’armonia, ispirando vie di comunione, donando saggezza alle nuove generazioni e profezia agli anziani (cfr Gl 3,1). Prosegua nel segno dello Spirito questo “dialogo della vita”! E non dimentichiamo che l’armonia la fa lo Spirito Santo.
Dialogo della carità, dialogo della verità, dialogo della vita: tre modi inseparabili di procedere nel cammino ecumenico che la vostra Commissione promuove da vent’anni. Vent’anni: è l’età della giovinezza, quella in cui si maturano le scelte decisive. Che questo anniversario sia allora l’occasione per lodare Dio per il percorso compiuto, facendo memoria grata di quanti vi hanno contribuito attraverso la competenza teologica e la preghiera, e possa pure rinnovare la convinzione che la piena comunione tra le nostre Chiese non solo è possibile, ma urgente e necessaria «perché il mondo creda» (Gv 17,21).
E, poiché la fase attuale del vostro dialogo riguarda la Vergine Maria nell’insegnamento e nella vita della Chiesa, vi propongo di affidare il vostro lavoro a lei, la Santa Madre di Dio e Madre nostra. Possiamo anche stavolta invocarla insieme con le parole di una preghiera antica, una preghiera stupenda che ci accomuna, chiamata in latino Sub tuum praesidium, e che si trova nei vostri libretti. Preghiamo la Madre di Dio:
Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio. Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, ma liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta! Amen.
[00167-IT.02] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua inglese
Dear Friends in Christ,
“May grace and peace be yours in abundance!” (1 Pet 1:2). With these words of the Apostle Peter, I offer you a warm welcome. I thank His Grace Kyrillos for his kind words and all of you for your presence and your resolve to journey together along the paths of unity, which are also the paths of peace. Sustained by the saints and martyrs who, united in heaven, accompany us, let us pray and work tirelessly in the service of communion and in countering the famine of peace spreading through so many parts of the earth, including some of the regions from which you come.
Today it is a double joy for me to welcome you, because on this, the twentieth anniversary of your Commission, you are joined by a delegation of young priests and monks from the Oriental Orthodox Churches. The presence of these young people inspires hope, and prayer guides our way! Through you, I would like to offer my cordial greetings to my venerable and dear Brothers, the Heads of the Oriental Orthodox Churches, some of whom honoured me by their visits last year: I think of His Holiness Tawadros II, His Holiness Baselios Marthoma Mathews III and His Holiness Aphrem.
These visits are important, for they allow the “dialogue of charity” to go hand in hand with the “dialogue of truth” that your Commission pursues. From the earliest days of the Church, such visits, together with the exchange of letters, delegations and gifts, have been a sign and means of communion, as your Commission noted in its document, The Exercise of Communion in the Life of the Early Church and its Implications for our Search for Communion. These gestures, grounded in recognition of the one Baptism, are not merely acts of courtesy or diplomacy, but have an ecclesial import and can be considered true loci theologici. As Saint John Paul II stated in his Encyclical Ut Unum Sint, “acknowledging our brotherhood… is something much more than an act of ecumenical courtesy; it constitutes a basic ecclesiological statement” (No. 42).
In this regard, I am convinced that the “dialogue of charity” should be understood not simply as a preparation for the “dialogue of truth”, but as itself a “theology in action”, capable of opening new horizons on the journey of our Churches. At a time when, thank God, relations between us are deepening, I believe that it is good to think back on the development of those relations in the light of a “theology of dialogue in charity”.
Dear friends, your Commission held its first meeting in Cairo, in January 2004. Since then it has met almost every year and adopted three important documents dealing with ecclesiological themes, all reflecting the richness of the Christian traditions you represent: Coptic, Syriac, Armenian, Malankara, Ethiopian, Eritrean and Latin. Your dialogue has reflected that great richness in its approach to the issue of unity in diversity, as witnessed by the first document you produced. There we read that, “putting down roots in a variety of cultural, social and human terrains, the Church takes on different theological expressions of the same faith and different appearances in ecclesiastical disciplines, liturgical rites and spiritual heritages in each part of the world. This richness shows all the more resplendently the catholicity of the one Church” (Nature, Constitution and Mission of the Church, 2009, No. 20).
Another feature of your dialogue has been its constant pastoral concern, as illustrated by the latest document on The Sacraments in the Life of the Church. In this regard, the recent initiative of organizing yearly and reciprocal study visits for young priests and monks is worthy of continuing. Four delegations of young Oriental Orthodox priests and monks have already come to Rome to learn more about the Catholic Church at the invitation of the Dicastery for the Promotion of Christian Unity, which I thank for this. Likewise, a delegation of young Catholic priests travelled to Etchmiadzin last year at the invitation of the Armenian Apostolic Church. The involvement of young people in bringing our Churches closer together is a sign of the Spirit, who rejuvenates the Church in harmony, inspires paths of communion, and grants wisdom to the young and prophecy to the old (cf. Joel 2:28). May this “dialogue of life” continue under the banner of the Spirit! And let us not forget that it is the Holy Spirit who creates harmony.
The dialogue of charity, the dialogue of truth and the dialogue of life: three inseparable ways to advance on the ecumenical journey that your Commission has encouraged over these past twenty years. Twenty years: that is the time of youth, the age when decisive choices mature. May this anniversary be a time to praise God for the journey travelled thus far, and to remember with gratitude all those who have contributed to it by their theological expertise and prayer. May it renew the conviction that full communion between our Churches is not only possible, but urgent and necessary “so that the world may believe” (Jn 17:21).
Now, since the current phase of your dialogue concerns the Virgin Mary in the teaching and life of the Church, I propose that you entrust your work to her, the holy Mother of God and our Mother. Let us invoke her together, in the words of an ancient and splendid prayer that we share, which is called in Latin Sub Tuum Praesidium and can be found in your booklets. Let us pray to the Mother of God:
We fly to your protection, Holy Mother of God. Scorn not our petitions in the hour of need.O glorious and blessed Virgin, deliver us always from every peril. Amen.
[00167-EN.02] [Original text: Italian]
[B0084-XX.02]