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Udienza ai partecipanti al Simposio “Université des Communicants en Église”, 12.01.2024


Parole a braccio del Santo Padre

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Discorso del Santo Padre consegnato

Traduzione in lingua francese

Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i partecipanti al Simposio “Université des Communicants en Église” promosso dalla Conferenza dei Vescovi di Francia.

Pubblichiamo di seguito le parole a braccio rivolte ai presenti dal Santo Padre e il testo del discorso che era stato preparato per l’occasione e che è stato consegnato ai presenti:

Parole a braccio del Santo Padre

Cari fratelli e sorelle!

Do il mio benvenuto a voi che in Francia siete responsabili della comunicazione di diocesi, congregazioni religiose, associazioni e movimenti cattolici, nuove comunità e parrocchie. Vi ringrazio di essere venuti. Vorrei leggere tutto il discorso ma ho un problema, ho un po’ di bronchite, e non posso parlare bene. Se voi non vi offendete, consegnerò la copia del discorso. Scusatemi. La consegnerò perché la diano a tutti voi, ma faccio tanta fatica a parlare. Grazie della vostra comprensione. E grazie di essere venuti. Grazie tante del vostro lavoro, perché non è facile comunicare, ma la prima cosa che fa una persona è comunicare. Da Adamo quando vide Eva, comunicò. Comunicare è la cosa più umana che esiste. Andate avanti su questo.

E adesso vi darò la benedizione e poi saluterò a uno a uno, perché per salutare non devo parlare. Lo faccio di cuore.

[00071-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Je vous remercie d’être venus. J’aimerais lire tout le discours, mais j’ai un souci, j’ai un peu de bronchite et je ne peux pas bien parler. Si vous n’êtes pas offensés, je vous remettrai la copie du discours. Pardonnez-moi. Je la remettrai pour qu’ils la donnent à chacun d’entre vous, mais j’ai beaucoup de mal à parler. Je vous remercie de votre compréhension. Et merci d’être venus. Merci beaucoup pour votre travail, car ce n’est pas facile de communiquer, mais la première chose qu’une personne fait, c’est communiquer. Depuis Adam, lorsqu’il a vu Ève, il a communiqué. Communiquer est la chose la plus humaine qui soit. Allez de l'avant.

Je vais maintenant vous donner la bénédiction et vous saluerai un par un, car pour saluer, je n’ai pas besoin de parler. Je le fais du fond du cœur.

[00071-FR.01] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

Dear brothers and sister!

I welcome all of you, who in France, work in the field of communications for dioceses, religious congregations, Catholic associations and movements, new communities and parishes. Thank you for coming. I would like to read the entire address, but I am having a bit of a problem with bronchitis, and I cannot speak very well. I hope you are not offended, but I will have to give you a copy of the speech. My apologies. I will pass it on to all of you because of my difficulty in speaking. Thank you for your understanding. Once again, thank you for coming. In particular, thank you for your work because it is not easy to communicate, even though it is the very first thing a person does. From the moment Adam saw Eve, he began to communicate. Communicating is the most fundamental activity of the human person. Continue to do this. Now I will give you a blessing and then greet you one by one, because in greeting you I don't have to speak. It comes from the heart.

[00071-EN.01] [Texte original: Italien]

 

Discorso del Santo Padre consegnato

La comunicazione è la vostra missione. Una grande missione, in un mondo così iperconnesso e bombardato di notizie. Per questo avete deciso di fare ogni tanto una sosta – questa volta a Roma – per condividere, per pregare, per ascoltare. Quanto ne abbiamo bisogno! Lo dico in prima persona, perché anche il ministero del Papa oggi è dentro il mondo della comunicazione. E allora questi momenti servono a ritrovare la radice di quello che comunichiamo, la verità che siamo chiamati a testimoniare, la comunione che ci unisce in Gesù Cristo; ci aiutano a non cadere nell’errore di pensare che l’oggetto della nostra comunicazione siano le nostre strategie o imprese individuali; a non chiuderci nelle nostre solitudini, nelle nostre paure o ambizioni; a non puntare tutto sul progresso tecnologico.

La sfida della buona comunicazione è oggi più complessa che mai, e il rischio è di affrontarla con una mentalità mondana: con l’ossessione del controllo, del potere, del successo; con l’idea che i problemi siano innanzitutto materiali, tecnologici, organizzativi, economici.

So che il primo incontro lo avete tenuto a Paray-le-Monial, la città del Sacro Cuore, di Santa Margherita Maria Alacoque. Un luogo che richiama al centro, alla sorgente da cui è sgorgata e continuamente sgorga la salvezza per l’umanità. E che ci dice anche l’importanza di comunicare con il cuore, di ascoltare con il cuore, di vedere con il cuore cose che gli altri non vedono; per condividerle e raccontarle, rovesciando la prospettiva e le categorie del mondo. C’è tanto bisogno di questo. Ripartire dal cuore.

Siete stati anche a Lisieux, la città di Santa Teresina, testimone di una radicalità evangelica che è salutare anche per il comunicare del nostro tempo, così inquinato da parole roboanti, da sogni di potere e di grandezza. Comunicare per noi non è sovrastare con la nostra voce quella degli altri, non è fare propaganda; a volte è anche tacere; non è nascondersi dietro slogan o frasi fatte. Comunicare per noi non è puntare tutto sull’organizzazione, non è questione di marketing; non è solo adottare questa o quella tecnica. Per noi comunicare è stare nel mondo per farsi carico dell’altro, degli altri, è farsi tutto a tutti; è condividere una lettura cristiana degli avvenimenti; è non arrendersi alla cultura dell’aggressività e della denigrazione; è costruire una rete di condivisione del bene, del vero e del bello fatta di relazioni sincere; è coinvolgere nella nostra comunicazione i giovani.

Come non ricordare la celebre frase di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e dei comunicatori cattolici: «Le bruit fait peu de bien, le bien fait peu de bruit».

Cari amici, pensando al vostro lavoro, vorrei lasciarvi tre parole come tracce di cammino: testimonianza, coraggio e sguardo largo.

La prima. Ricordare che la comunicazione è soprattutto testimonianza. E quando è fatta di parole, di immagini, è un modo per condividere questa testimonianza. È questo che ci rende credibili nella relazione con i media secolari; ed è questo anche che rende sempre più attrattiva e fa crescere giorno dopo giorno, da persona a persona, la nostra rete di comunicazione. So che, dopo la vergogna per lo scandalo degli abusi, la Chiesa in Francia sta vivendo un cammino di purificazione. Andate avanti. I momenti più bui sono spesso quelli che precedono la luce. A Marsiglia ho potuto vedere quanta vitalità c’è nella Chiesa di Francia. Non esitate a condividere attraverso la comunicazione tutto il bene che c’è nelle vostre diocesi, nelle congregazioni, nei movimenti. Non esitate a costruire con la comunicazione la comunione nella Chiesa e la fratellanza nel mondo. Siate creativi. Siate accoglienti. La società vuole e ha bisogno di sentire la parola della Chiesa come Madre amorevole di tutti.

La seconda traccia: non abbiate paura, ma coraggio. Un coraggio diverso da quello di chi crede di essere lui o lei il centro. Il coraggio che viene dall’umiltà e dalla serietà professionale, e che fa della vostra comunicazione una rete coesa e nello stesso tempo aperta, estroversa. Lo so, non è facile. Ma questa è la vostra, la nostra missione. E anche se i destinatari possono sembrarvi indifferenti, scettici, a volte critici, addirittura ostili, non scoraggiatevi. Non giudicateli. Condividete la gioia del Vangelo, l’amore che ci fa conoscere Dio e capire il mondo. Anche gli uomini e le donne del nostro tempo hanno sete di Dio, cercano un incontro con Lui e lo cercano anche attraverso di voi.

La terza parola è sguardo largo. Guardare lontano. Guardare al mondo intero nella sua bellezza e complessità. In mezzo alle mormorazioni del nostro tempo, all’incapacità di vedere l’essenziale, scoprire che ciò che ci unisce è sempre più grande di quello che ci divide; e che va comunicato, con la creatività che nasce dall’amore. Ricordiamolo sempre. È una verità ignorata, ma è la carità che spiega tutto. Tutto diventa più chiaro – anche la nostra comunicazione – a partire da un cuore che vede con amore.

Cari fratelli e sorelle, grazie per quello che fate! Benedico voi e il vostro lavoro. E per favore, non dimenticatevi di pregare per me.

[00068-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

La communication est votre mission. Une grande mission dans un monde hyper connecté et bombardé d’informations. C’est pourquoi vous avez décidé de vous arrêter de temps en temps - cette fois-ci à Rome - pour partager, prier, écouter. Comme nous avons besoin de cela! Je le dis aussi pour moi, car le ministère du Pape aussi fait aujourd’hui partie du monde de la communication. Ces moments servent alors à redécouvrir la racine de ce que nous communiquons, la vérité dont nous sommes appelés à témoigner, la communion qui nous unit en Jésus-Christ. Ils nous aident à ne pas tomber dans l’erreur de penser que l’objet de notre communication serait nos stratégies ou nos entreprises individuelles ; à ne pas nous enfermer dans nos solitudes, nos peurs ou nos ambitions ; à ne pas tout miser sur le progrès technologique.

Le défi d’une bonne communication est aujourd’hui plus complexe que jamais, et il y a le risque de l’affronter avec une mentalité mondaine : avec l’obsession du contrôle, du pouvoir, du succès ; avec l’idée que les problèmes sont avant tout matériels, technologiques, organisationnels, économiques.

Je sais que votre première rencontre a eu lieu à Paray-le-Monial, la ville du Sacré-Cœur, de Sainte Marguerite-Marie Alacoque. Un lieu qui rappelle le centre, la source d’où a jailli et continue à jaillir le salut de l’humanité. Un lieu qui nous dit aussi l’importance de communiquer avec le cœur, d’écouter avec le cœur, de voir avec le cœur les choses que les autres ne voient pas, afin de les partager et de les raconter en renversant la perspective et les catégories du monde. Nous avons grand besoin de cela. Repartir du cœur.

Vous vous êtes également rendus à Lisieux, la ville de Sainte Thérèse, témoin d’une radicalité évangélique qui est également salutaire pour la communication de notre époque, si polluée par les paroles grandiloquentes, par les rêves de pouvoir et de grandeur. Communiquer pour nous, ce n’est pas dominer par notre voix celle des autres, ce n’est pas faire de la propagandemais c’est aussi parfois se taire; ce n’est pas se cacher derrière des slogans ou des phrases toutes faites. Communiquer, pour nous, ce n’est pas tout miser sur l’organisation; ce n’est pas une affaire de marketing, ce n’est pas seulement adopter telle ou telle technique. Pour nous, communiquer c’est être dans le monde pour prendre en charge l’autre, les autres, c’est être tout à tous et partager une lecture chrétienne des événements ; ce n’est pas s’abandonner à la culture de l’agressivité et du dénigrement; c’est construire un réseau de partage du bon, du vrai et du beau, fait de relations sincères; c’est impliquer les jeunes dans notre communication.

Comment ne pas rappeler la célèbre phrase de saint François de Sales, patron des journalistes et communicants catholiques : Le bruit fait peu de bien, le bien fait peu de bruit.

Chers amis, en pensant à votre travail, je voudrais vous laisser trois mots comme repères pour votre route : témoignage, courage et ouverture du regard.

Le premier. Rappelez-vous que la communication est avant tout un témoignage. Et lorsqu’elle est faite de paroles, d’images, elle est une manière de partager ce témoignage. C’est ce qui nous rend crédibles dans notre relation avec les médias séculiers, et c’est aussi ce qui rend notre réseau de communication de plus en plus attractif et le fait grandir jour après jour, de personne à personne. Je sais qu’après la honte du scandale des abus, l’Église en France vit un chemin de purification. Allez-de l’avant! Les moments les plus sombres sont souvent ceux qui précèdent la lumière. J’ai pu constater à Marseille la vitalité de l’Église de France. N’hésitez pas à partager par la communication tout ce qu’il y a de bon dans vos diocèses, vos congrégations, vos mouvements. N’hésitez pas à construire, par la communication, la communion dans l’Église et la fraternité dans le monde. Soyez créatifs. Soyez accueillants. La société veut et a besoin d’entendre la parole de l’Église comme celle d’une Mère qui aime tout le monde.

Le deuxième repère : ne pas avoir peur, mais avoir du courage. Un courage différent de celui de qui croit être le centre. Le courage qui vient de l’humilité et du sérieux professionnel, et qui fait de votre communication un réseau cohésif, et en même temps ouvert, extraverti. Je sais, ce n’est pas facile. Mais telle est votre mission, notre mission! Et même si les destinataires vous paraissent indifférents, sceptiques, parfois critiques, voire hostiles, ne vous découragez pas. Ne les jugez pas. Partagez la joie de l’Évangile, l’amour qui nous fait connaître Dieu et comprendre le monde. Les hommes et les femmes de notre temps ont, eux aussi, soif de Dieu. Ils cherchent à Le rencontrer et ils Le cherchent aussi à travers vous.

Le troisième mot est ouverture du regard. Regarder loin. Regarder le monde entier dans sa beauté et sa complexité. Au milieu des murmures de notre époque, au lieu de l’incapacité à voir l’essentiel, découvrir que ce qui nous unit est toujours plus grand que ce qui nous divise; et cela il faut le communiquer, avec la créativité qui nait de l’amour. Souvenons-nous toujours de cela, cela est méconnu mais c’est la charité qui explique tout. Tout devient plus clair - même notre communication - à partir d’un cœur qui voit avec amour.

Chers frères et sœurs, merci pour ce que vous faites ! Je vous bénis, vous et votre travail. Et s’il vous plait n’oubliez pas de prier pour moi.

[00068-FR.02] [Texte original: Italien]

[B0034-XX.02]