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Conferenza Stampa di presentazione della Relazione di Sintesi della prima Sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi a conclusione dei lavori sinodali, 28.10.2023


Intervento dell’Em.mo Card. Mario Grech

Intervento dell’Em.mo Card. Jean-Claude Hollerich, S.I.

Alle ore 21.30 di questa sera, presso la Sala Stampa della Santa Sede, Sala San Pio X via dell’Ospedale 1, ha avuto luogo la Conferenza Stampa a conclusione dei lavori per presentare la Relazione di Sintesi della prima Sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema: “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”.

Sono intervenuti: l’Em.mo Card. Mario Grech, Segretario Generale; l’Em.mo Card Jean-Claude Hollerich, S.I., Arcivescovo di Lussemburgo, Relatore Generale; il Rev. P. Giacomo Costa, S.I., Segretario Speciale; Presidente della “Fondazione Culturale San Fedele” di Milano; Accompagnatore Spirituale Nazionale delle Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani (A.C.L.I.); il Rev. Riccardo Battocchio, Segretario Speciale; Rettore dell’Almo Collegio Capranica; Presidente dell’Associazione Teologica Italiana.

Pubblichiamo di seguito gli interventi dell’Em.mo Card. Mario Grech e dell’Em.mo Card. Jean-Claude Hollerich:

Intervento dell’Em.mo Card. Mario Grech

Grazie per la vostra presenza.

Alla fine di questa prima sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, possiamo consegnarvi la Relazione di Sintesi dei lavori del Sinodo dei Vescovi svolti durante queste tre settimane.

La Relazione di sintesi è il frutto di un lavoro intenso e fruttuoso. Un lavoro che non dipende tanto dalle capacità e dalle abilità nostre, ma dall’ascolto dello Spirito che abbiamo invocato e che la Chiesa – ne siamo certi – ha invocato per l’Assemblea durante questo mese. Questa Assemblea è stata un tempo di discernimento ecclesiale, durante il quale abbiamo mantenuto il metodo della conversazione nello Spirito: ascoltarsi gli uni gli altri per ascoltare ciò che lo Spirito dice alla Chiesa. L’affermazione insistente del Santo Padre che il protagonista del Sinodo è lo Spirito Santo non è uno slogan, ma il principio basilare di ogni azione sinodale. Senza ascolto dello Spirito, tutto si riduce a parole, a formule magari belle, ma vuote e sterili.

La Relazione di sintesi è invece il frutto di un ascolto che sta impegnando la Chiesa in un atteggiamento forse insolito, ma necessario. Molti chiedono subito risultati. Ma la sinodalità è invece un esercizio di ascolto: prolungato, rispettoso, soprattutto umile. Per questo, mi piace ricordare che la Chiesa – tutta la Chiesa! – sta vivendo un tempo di ascolto dal 10 ottobre 2021, quando il Santo Padre ha aperto in San Pietro il processo sinodale. È giusto ribadirlo: il Sinodo non è iniziato con questa Sessione dell’Assemblea!

Non e bene concentrare l’attenzione solo sul presente momento assembleare – che, peraltro, costituisce solo la prima sessione della seconda fase –, dimenticando la prima fase, nella sua complessità di tappe e di momenti: la consultazione del Popolo di Dio nelle Chiese locali, il discernimento dei Pastori nelle Conferenze Episcopali, l’ulteriore atto di discernimento nelle Assemblee continentali. I 70 membri non insigniti di munus episcopale – laiche e laici, religiose e religiosi, presbiteri e diaconi – che hanno partecipato come madri e padri sinodali, con diritto di parola e di voto, sono i testimoni di quel percorso, la memoria del cammino che ha condotto a questo momento. La loro presenza non è quella di rappresentare il Popolo di Dio, nella logica parlamentare, o come delegati delle Chiese locali, ma come testimoni di un processo che è iniziato dal Popolo di Dio e al Popolo di Dio ritorna con la restituzione di quanto è emerso dall’Assemblea.

La Relazione di sintesi fotografa lo stato del discernimento ecclesiale in atto. Dopo la prima fase, con i suoi documenti, questa Relazione di sintesi contiene il risultato dei lavori in Aula. Se qualcuno nutrisse qualche dubbio, posso rassicurarlo: il testo non è stato preparato prima. A dimostrare il rispetto totale dell’Assemblea sta il ritardo nella consegna del testo: l’inserimento dei Modi ha richiesto il suo tempo. Questo spiega anche le possibili differenze tra la bozza presentata all’Aula il 25 ottobre e la redazione definitiva.

Cosa trovate nella Relazione di Sintesi? I temi emersi in Assemblea, sui quali si è registrato un vero consenso. Il discernimento ecclesiale, che si fonda sull’ascolto reciproco per capire dove lo Spirito sta portando la Chiesa, si fonda sul criterio del CONSENSO. Nella società civile funzionano in genere due dinamiche: o la decisione di uno o di pochi, o quella di una maggioranza. Anche l’Assemblea ha votato, ma come ricerca del consenso più ampio e convinto.

Vale la pena spiegare questo principio, perché non sia inteso in chiave sociologica e confuso con i sistemi che regolano l’opinione pubblica. Nella storia della Chiesa, soprattutto quella antica, le decisioni sono state in genere prese per consenso. Il termine latino conspiratio, usato dai Padri della Chiesa, rende bene questa dinamica: il convergere di tutti su una posizione, in forza dell’azione dello Spirito che muove i cuori all’adesione, è il criterio e la misura dell’infallibilità in credendo del Popolo santo di Dio. Le scelte venivano prese sulla base del fatto che «la totalità dei fedeli non può sbagliarsi nel credere» (LG 12). Chiaro: se ragioniamo sulla Chiesa come una qualsiasi società, questo apparirà come un trucco per giustificare scelte arbitrarie. In realtà, anche in tempi più vicino a noi, i Papi hanno definito dei dogmi sulla base della «straordinaria conspiratio dei Pastori e dei fedeli».

In una Chiesa sinodale, fondata sull’ascolto reciproco, questo principio si può applicare ai processi decisionali. Esistono questioni sulle quali la comunità cristiana – sub et cum Petro – esprime un accordo profondo? Queste si possono assumere. Su altre esiste disaccordo, dissenso, al punto che possono ingenerare tensioni e addirittura produrre divisioni e scismi. Questo significa che la questione ha bisogno di altro tempo, di ascolto e studio, di ulteriore scavo a livello di teoria e di pratiche, di approfondimento; in una parola, discernimento. Decisioni affrettate, affermazioni di parte, conclusioni non condivise sono il contrario della sinodalità, perché finiscono per rallentare il “camminare insieme” del Popolo di Dio. Non mancherà chi sostiene che in questo modo si rischia di non prendere decisioni per mantenere lo status quo. In realtà, non è l’Assemblea che può decidere. Il suo compito è di proporre. E leggendo con attenzione la Relazione di sintesi, si potrà vedere che questo compito è stato svolto a dovere. Ogni tema è articolato intorno a tre nuclei: il CONSENSO che l’Assemblea ha raggiunto; le QUESTIONI DA AFFRONTARE; le PROPOSTE per l’anno di intersessione, in vista della seconda sessione dell’Assemblea. Le questioni da affrontare e le proposte di cambiamento sono emerse dal confronto nei circoli minori e nelle Congregazioni generali, davvero con il contributo di tutti.

La fiducia e la speranza – rafforzata dall’esperienza fatta qui insieme a Vescovi di tutte le Conferenze Episcopali del mondo – è che la Relazione di sintesi sia recepita dalle Chiese come stimolo a continuare il cammino, ad approfondire lo stile e la forma sinodale di Chiesa, a coinvolgere nel processo sinodale anche coloro che non si è ancora riusciti a raggiungere, a offrire concreti contributi alla comprensione della sinodalità. Abbiamo davanti un anno, durante il quale è possibile approfondire le questioni e verificare la possibilità di fare passi in avanti nella pratica della sinodalità. La Segreteria, il Consiglio Ordinario del Sinodo, l’Assemblea (per il fatto che rimarrà la stessa anche per la sessione dell’ottobre 2024), il gruppo degli esperti: tutti siamo chiamati a fare la nostra parte perché i frutti della sinodalità maturino. P. Timothy Radcliffe, O.P., e Madre Maria Ignazia Angelini, O.S.B., hanno paragonato questo anno al tempo della semina: siamo tutti chiamati a coltivare con pazienza e con dedizione il campo della Chiesa sinodale, invocando dallo Spirito la pioggia che fa germogliare e crescere la semente e il sole che lo porta a piena maturazione.

[01656-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Intervento dell’Em.mo Card. Jean-Claude Hollerich, S.I.

Presentazione della Relazione di Sintesi

Questo pomeriggio la XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, al termine della sua prima Sessione, ha approvato il testo finale della Relazione di Sintesi, che – come sappiamo – orienterà il cammino ecclesiale fino alla seconda e ultima Sessione, prevista per l’ottobre 2024.

Si tratta di un testo ampio, ma agile. Ampio perché affronta un ventaglio di questioni estremamente ricco, agile perché i temi sono organizzati con chiarezza in venti paragrafi, ciascuno dei quali inizia precisando le convergenze raggiunte, prosegue illustrando le questioni da approfondire e termina avanzando alcune proposte. Per il tempo compreso tra le due Sessioni, il compito delle Chiese locali è così già definito: a partire dalle convergenze raggiunte, le Comunità saranno chiamate ad approfondire le questioni e le proposte, combinando discernimento spirituale, approfondimento teologico ed esercizio pastorale.

I venti paragrafi, a loro volta, sono organizzati in tre parti, tra loro strettamente consequenziali. La prima parte (“Il volto della Chiesa sinodale”) presenta i principi teologici che illuminano e fondano la sinodalità. La seconda parte (“Tutti discepoli, tutti missionari”) si occupa dei soggetti che, ai diversi livelli, formano il Popolo di Dio e che sono chiamati, ciascuno per la sua parte, ad assumere la sinodalità come concreto stile ecclesiale. La terza parte (“Tessere legami, generare comunità”) si concentra sui processi e organismi che, in una logica sinodale, consentono lo scambio tra le Chiese e il dialogo con il mondo.

Nella consapevolezza che il termine “sinodalità” non è ancora chiaro a molti, suscitando di volta in volta confusione, preoccupazioni o aspettative improprie, la Relazione prova a offrirne fin dall’inizio una definizione essenziale. «La sinodalità – si legge nel n. 1 – può intendersi come camminare dei cristiani in comunione con Cristo e verso il Regno, insieme a tutta l’umanità; orientata alla missione, essa comporta il riunirsi in assemblea ai diversi livelli della vita ecclesiale, l’ascolto reciproco, il dialogo, il discernimento comunitario, la creazione del consenso come espressione del rendersi presente di Cristo vivo nello Spirito e l’assunzione di una decisione in una corresponsabilità condivisa» (lettera h).

È evidente, in un testo come questo, come il Sinodo si situi nel solco della Tradizione della Chiesa, facendo tesoro della visione ecclesiologica del Concilio Vaticano II e del suo ulteriore sviluppo propiziato dal Magistero di Papa Francesco. Lo dimostra l’attenzione alle dimensioni cristologica e pneumatologica della Chiesa, che rinviano alla sua origine trinitaria; la tensione escatologica verso il compimento ultimo del Regno di Dio; la concezione di una Chiesa che non sta semplicemente “di fronte” al mondo, ma che vive “nel” mondo e cammina “con” l’umanità, partecipe delle sue gioie e dei suoi travagli; l’idea che la Chiesa si costituisce nell’intreccio tra uguaglianza battesimale, che rende tutti i fedeli corresponsabili della missione, e differenza ministeriale, che esprime le diverse vocazioni a servizio dell’evangelizzazione.

Nella Relazione di Sintesi trova spazio il tema dell’iniziazione cristiana, come sorgente sacramentale della sinodalità: la comunione, la partecipazione e la missione dei cristiani nascono dal fonte battesimale, si accrescono con la Confermazione e si alimentano continuamente alla mensa dell’Eucaristia, la cui celebrazione manifesta l’unità e insieme la diversità della Chiesa.

Il Documento presta poi attenzione alla pluralità delle culture in cui si incarna l’unico Vangelo, dal che scaturisce l’esigenza di un salutare decentramento e di una valorizzazione delle istanze locali. Questa pluralità si esprime, in particolare, nella feconda coesistenza di diverse tradizioni ecclesiali, in Occidente e in Oriente, lasciando affiorare la richiesta di valorizzare meglio il ricco patrimonio delle Chiese Orientali, con le sue forme specifiche di sinodalità. Pure la domanda di avanzare nel cammino ecumenico, confrontandosi con le tradizioni sinodali delle altre Chiese e Comunità Ecclesiali, è ben presente nella Relazione di Sintesi, anche grazie al contributo fondamentale dei Delegati Fraterni durante l’intera Sessione.

Altri temi importanti toccati dal testo sono la valorizzazione del genio delle donne nella missione ecclesiale, con la richiesta di renderle sempre più participi dei processi decisionali ai diversi livelli; l’apprezzamento per il contributo profetico della vita consacrata e delle aggregazioni laicali al rinnovamento della Chiesa; l’esigenza di approfondire la natura e l’esercizio del ministero diaconale e presbiterale; il ruolo chiave del Vescovo in una Chiesa sinodale concepita come comunione di Chiese locali; una comprensione rinnovata dello stesso Ministero petrino e del servizio svolto alla comunione ecclesiale dalla Curia Romana.

In conclusione, senza avere la pretesa di avere offerto una presentazione esauriente del testo, desidero suggerire tre istanze che, sebbene affrontate in paragrafi specifici, sono in realtà disseminate in tutto il Documento:

1) la dimensione missionaria, come emerge già dal titolo (“Una Chiesa sinodale in missione”), nella chiara consapevolezza che, se la Chiesa “è” missione, ogni rinnovamento ecclesiale è autentico e utile solo se promuove la missione, rendendo la Comunità cristiana più aperta e accogliente, più disponibile ad annunciare il Vangelo e a suscitare la fede in Gesù Cristo;

2) l’esigenza della formazione, perché la sinodalità è una “cultura”, una “forma di Chiesa”, uno “stile di vita cristiana”, che pervade ogni ambito e che non si può improvvisare. Alla sinodalità devono formarsi tutti i membri del Popolo di Dio, a cominciare dai ministri ordinati e da quei laici e laiche che sono chiamati ad assumere ruoli di responsabilità ecclesiale;

3) la solidarietà con l’umanità e i suoi drammi, accresciuta dal fatto che, solo pochi giorni dopo l’inizio dell’Assemblea, un terribile conflitto è scoppiato in Terra Santa, aggiungendosi alla lista dolorosa delle guerre del nostro tempo, che aggravano la povertà, costringono alla migrazione, conducono alla morte. Durante questo mese i partecipanti al Sinodo non si sono rinchiusi in una “bolla”, in cui era impossibile ascoltare il grido dell’umanità sofferente. Al contrario, tanti membri dell’Assemblea, a cominciare dai Pastori delle terre insanguinate dai conflitti, hanno costantemente tenuta accesa l’attenzione su queste tematiche, aiutandoci a comprendere che la sinodalità deve consentire sempre più alla Chiesa di assumere una voce comune contro ogni violenza.

Ora questa Relazione di Sintesi, consegnata al Santo Padre, viene affidata alle Conferenze Episcopali perché ne promuovano la restituzione al Popolo di Dio che vive nelle Chiese locali. Molti membri hanno suggerito che la Relazione sia tradotta nel maggior numero possibile di lingue e che di essa si elaborino delle sintesi, ad esempio adattate al linguaggio e alla sensibilità dei giovani.

La conclusione del Documento, ispirandosi a una parabola evangelica, paragona il lavoro compiuto a «un seme piccolo, ma carico di futuro», che potrà crescere grazie all’opera dello Spirito Santo e alla generosa collaborazione di tutti alla sua azione misteriosa. L’augurio è che i mesi che ci separano dalla seconda Sessione dell’Assemblea siano un tempo di grazia e di maturazione, per il bene della Chiesa e per la vita del mondo. Grazie!

[01657-IT.01] [Testo originale: Italiano]

[B0752-XX.02]