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Synod23 – Momento di preghiera per i migranti e i rifugiati presieduto dal Santo Padre Francesco, 19.10.2023


Riflessione del Santo Padre

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Traduzione in lingua araba

Questa sera, alle ore 19.15, al termine dei lavori della 13a Congregazione Generale della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, ha avuto luogo in Piazza San Pietro, presso la scultura Angel Unawares, un Momento di preghiera per i migranti e i rifugiati presieduto dal Santo Padre Francesco.

Pubblichiamo di seguito la riflessione che il Papa ha pronunciato dopo l’ascolto della Parola di Dio:

Riflessione del Santo Padre

Non saremo mai abbastanza grati a San Luca per averci trasmesso questa parabola del Signore (cfr Lc 10,25-37). Essa è anche al centro dell’Enciclica Fratelli tutti, perché è una chiave, direi la chiave per passare dalla chiusura di un mondo a un mondo aperto, da un mondo in guerra alla pace di un altro mondo. Stasera l’abbiamo ascoltata pensando ai migranti, che vediamo rappresentati in questa grande scultura: uomini e donne di ogni età e provenienza; e in mezzo a loro gli angeli, che li conducono.

La strada che da Gerusalemme portava a Gerico non era un cammino sicuro, come oggi non lo sono le numerose rotte migratorie che attraversano deserti, foreste, fiumi, mari. Quanti fratelli e sorelle oggi si ritrovano nella medesima condizione del viandante della parabola? Tanti! Quanti vengono derubati, spogliati e percossi lungo la strada? Partono ingannati da trafficanti senza scrupoli. Vengono poi venduti come merce di scambio. Vengono sequestrati, imprigionati, sfruttati e resi schiavi. Vengono umiliati, torturati, violentati. E tanti, tanti muoiono senza arrivare mai alla meta. Le rotte migratorie del nostro tempo sono popolate da uomini e donne feriti e lasciati mezzi morti, da fratelli e sorelle il cui dolore grida al cospetto di Dio. Spesso sono persone che scappano dalla guerra e dal terrorismo, come vediamo purtroppo in questi giorni.

Anche oggi, come allora, c’è chi vede e passa oltre, sicuramente dandosi una buona giustificazione, in realtà per egoismo, indifferenza, paura. Questa è la verità. Invece, cosa dice il Vangelo di quel samaritano? Dice che vide quell’uomo ferito e ne ebbe compassione (v. 33). Questa è la chiave. La compassione è l’impronta di Dio nel nostro cuore. Lo stile di Dio è vicinanza, compassione e tenerezza: questo è lo stile di Dio. E la compassione è impronta di Dio nel nostro cuore. Questa è la chiave. Qui c’è la svolta. Infatti da quel momento la vita di quel ferito comincia a risollevarsi, grazie a quell’estraneo che si è comportato da fratello. E così il frutto non è solo una buona azione di assistenza, il frutto è la fraternità.

Come il buon samaritano, siamo chiamati a farci prossimi di tutti i viandanti di oggi, per salvare le loro vite, curare le loro ferite, lenire il loro dolore. Per molti, purtroppo, è troppo tardi e non ci resta che piangere sulle loro tombe, se ne hanno una, o il Mediterraneo è finito per essere la tomba. Ma il Signore conosce il volto di ciascuno, e non lo dimentica.

Il buon samaritano non si limita a soccorrere il povero viandante sulla strada. Lo carica sul suo giumento, lo porta a una locanda e si prende cura di lui. Qui possiamo trovare il senso dei quattro verbi che riassumono la nostra azione con i migranti: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. I migranti vanno accolti, protetti, promossi e integrati. Si tratta di una responsabilità a lungo termine, infatti il buon samaritano si impegna sia all’andata sia al ritorno. Per questo è importante prepararci adeguatamente alle sfide delle migrazioni odierne, comprendendone sì le criticità, ma anche le opportunità che esse offrono, in vista della crescita di società più inclusive, più belle, più pacifiche.

Mi permetto di evidenziare l’urgenza di un’altra azione, che non è contemplata dalla parabola. Dobbiamo tutti impegnarci a rendere più sicura la strada, affinché i viandanti di oggi non cadano vittime dei briganti. È necessario moltiplicare gli sforzi per combattere le reti criminali, che speculano sui sogni dei migranti. Ma è altrettanto necessario indicare strade più sicure. Per questo, bisogna impegnarsi ad ampliare i canali migratori regolari. Nello scenario mondiale attuale è evidente come sia necessario mettere in dialogo le politiche demografiche ed economiche con quelle migratorie a beneficio di tutte le persone coinvolte, senza mai dimenticarci di mettere al centro i più vulnerabili. È anche necessario promuovere un approccio comune e corresponsabile al governo dei flussi migratori, che sembrano destinati ad aumentare nei prossimi anni.

Accogliere, proteggere, promuovere e integrare: questo è il lavoro che noi dobbiamo fare.

Chiediamo al Signore la grazia di farci prossimi a tutti i migranti e i rifugiati che bussano alla nostra porta, perché oggi «chiunque non è brigante e chiunque non passa a distanza, o è ferito o sta portando sulle sue spalle qualche ferito» (Fratelli tutti, 70).

E adesso faremo un breve momento di silenzio, ricordando tutti coloro che non ce l’hanno fatta, che hanno perso la vita lungo le diverse rotte migratorie, e coloro che sono stati usati, schiavizzati.

[01600-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Nous ne serons jamais assez reconnaissants à saint Luc de nous avoir transmis cette parabole du Seigneur (cf. Lc 10, 25-37). Elle est aussi au cœur de l'encyclique Fratelli tutti, parce qu'elle est une clé, je dirais la clé, pour passer de la fermeture d’un monde à un monde ouvert, d'un monde en guerre à la paix d’un autre monde. Ce soir, nous l'avons écoutée en pensant aux migrants que nous voyons représentés dans cette grande sculpture : des hommes et des femmes de tous âges et de toutes provenances ; et au milieu d'eux, les anges, qui les guident.

La route de Jérusalem à Jéricho n’était pas un chemin sûr, pas plus que ne le sont aujourd'hui les nombreuses routes migratoires à travers les déserts, les forêts, les fleuves, les mers. Combien de frères et de sœurs se trouvent aujourd'hui dans la même situation que le voyageur de la parabole ? Ils sont nombreux ! Combien sont volés, dépouillés et battus en chemin ? Ils partent dupés par des trafiquants sans scrupules. Ils sont ensuite vendus comme monnaie d'échange. Ils sont kidnappés, emprisonnés, exploités et réduits en esclavage. Ils sont humiliés, torturés, violentés. Et beaucoup, beaucoup meurent sans jamais atteindre leur destination. Les routes migratoires de notre époque sont peuplées d'hommes et de femmes blessés et laissés à moitié morts, de frères et de sœurs dont la douleur crie devant Dieu. Il s'agit souvent de personnes fuyant la guerre et le terrorisme, comme nous le voyons malheureusement ces jours-ci.

Aujourd'hui comme hier, il y a ceux qui voient et qui passent, se donnant sûrement une bonne excuse, en réalité par égoïsme, par indifférence, par peur. C'est cela la vérité. Au contraire, que dit l'Évangile sur ce Samaritain ? Il dit qu'il a vu l’homme blessé et qu’il a été saisi de compassion (v. 33). Voilà la clé. La compassion est l'empreinte de Dieu dans notre cœur. Le style de Dieu est proximité, compassion et tendresse : c’est cela le style de Dieu. Et la compassion est une empreinte de Dieu dans notre cœur. Voilà la clé. Voilà le tournant. Car à partir de ce moment-là, la vie de l'homme blessé commence à se relever, grâce à cet étranger qui s'est comporté comme un frère. Ainsi, le fruit n'est pas seulement une bonne action d'assistance, le fruit c’est la fraternité.

Comme le bon Samaritain, nous sommes appelés à nous faire proches de tous les vagabonds d'aujourd'hui, pour sauver leur vie, soigner leurs blessures, apaiser leur douleur. Pour beaucoup, malheureusement, il est trop tard, et il ne nous reste plus qu’à pleurer sur leurs tombes, s'ils en ont une, car la Méditerranée a fini par devenir leur tombe. Mais le Seigneur connaît le visage de chacun et ne l'oublie pas.

Le bon Samaritain ne se contente pas de venir en aide au pauvre voyageur sur la route. Il le charge sur sa monture, l'emmène dans une auberge et prend soin de lui. C'est là que se trouve le sens des quatre verbes qui résument notre action auprès des migrants : accueillir, protéger, promouvoir et intégrer. Les migrants doivent être accueillis, protégés, promus et intégrés. Il s'agit d'une responsabilité à long terme, car le bon samaritain s'engage aussi bien à l'aller qu'au retour. C'est pourquoi il est important de nous préparer de manière adéquate aux défis des migrations d'aujourd'hui, en comprenant leurs aspects critiques, mais aussi les opportunités qu'elles offrent en vue de la croissance de sociétés plus inclusives, plus belles et plus pacifiques.

Je voudrais souligner l'urgence d'une autre action, qui n'est pas abordée dans la parabole. Nous devons tous nous efforcer de rendre la route plus sûre, afin que les voyageurs d'aujourd'hui ne soient pas victimes de bandits. Il faut redoubler d'efforts pour lutter contre les réseaux criminels qui spéculent sur les rêves des migrants. Mais il est tout aussi nécessaire d'indiquer des itinéraires plus sûrs. C’est pourquoi, il faut s'efforcer d'élargir les voies de migration régulières. Dans le contexte mondial actuel, il est clair qu'il faut faire dialoguer les politiques démographiques et économiques avec les politiques migratoires, au bénéfice de tous les personnes concernées, sans jamais oublier de placer les plus vulnérables au centre. Il est également nécessaire de promouvoir une approche commune et coresponsable de la gestion des flux migratoires, qui devraient augmenter dans les années à venir.

Accueillir, protéger, promouvoir et intégrer : voilà le travail que nous devons accomplir.

Demandons au Seigneur la grâce de nous rendre proches de tous les migrants et réfugiés qui frappent à notre porte, parce qu'aujourd'hui « toute personne qui n’est pas un brigand ou qui ne passe pas outre, ou bien elle est blessée ou bien elle charge un blessé sur ses épaules » (Fratelli tutti, 70).

Nous allons maintenant observer une brève minute de silence à la mémoire de tous ceux qui ne s’en sont pas sortis, qui ont perdu la vie le long des différentes routes migratoires, et de ceux qui ont été exploités, réduits en esclavage.

[01600-FR.02] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

We can never be grateful enough to Saint Luke for passing on to us this parable of the Lord (cf. Lk 10:25-37). This parable is also at the heart of the Encyclical Fratelli Tutti because it is a key, I would say the key, to moving from the closure of a world to an open world, from a world at war to the peace of another world. Tonight we listened to this parable thinking of the migrants whom we see represented in this large sculpture: men and women of all ages and backgrounds, and in their midst are angels guiding them.

The road leading from Jerusalem to Jericho was not a safe route, just as today the many migration routes that traverse deserts, forests, rivers and seas are not safe. How many of our brothers and sisters find themselves today in the same condition as the traveller in the parable? Many! How many are robbed, stripped and beaten along the way? They leave their homes deceived by unscrupulous traffickers. They are then sold like commodities. They are kidnapped, imprisoned, exploited and enslaved. They are humiliated, tortured, raped. And so many of them die without ever reaching their destination. The migration routes of our time are filled with men and women who are wounded and left half-dead, our brothers and sisters whose pain cries out before God. Often, they are people fleeing war and terrorism, as we are witnessing, sadly, in these days.

Today, as then, there are still those who see this, and then cross to the other side of the road; surely they come up with some reason to justify this, but in fact it is out of selfishness, indifference and fear. This is true. Instead, what does the Gospel tell us about that Samaritan? It tells us that he saw the wounded man and had compassion on him (v. 33). Here is the key. Compassion is the imprint of God in our hearts. God’s style is closeness, compassion and tenderness: this is God’s style. And compassion is the imprint of God in our hearts. Here is the key. Here is the turning point. From that moment forward, the wounded man begins to recover, thanks to that foreigner who treated him as a brother. The outcome was not simply a good deed of assistance; the outcome was fraternity.

Like the Good Samaritan, we are called to be neighbours to all the wayfarers of our time, to save their lives, to heal their wounds and to soothe their pain. For many, tragically, it is too late, and we are left only to weep over their graves, if they even have a grave, or the Mediterranean ends up being their grave. Yet the Lord knows the face of each of them, and he does not forget it.

The Good Samaritan does not just help the poor traveler on the wayside. He loads him on his own beast, takes him to an inn, and cares for him. Here we can find reflected the meaning of the four verbs that sum up our service to migrants: welcome, protect, promote and integrate. Migrants should be welcomed, protected, promoted and integrated. This involves a long-term responsibility; in fact, the Good Samaritan is also concerned about returning. This is why it is important for us to be prepared adequately for the challenges of today’s migrations, understanding not only critical issues, but also the opportunities they offer, with a view to the growth of more inclusive, more beautiful and more peaceful societies.

Allow me to point out the urgent need for something else, which is not addressed in the parable. All of us must strive to make the road safer, so that today’s travelers do not fall victim to bandits. We need to multiply our efforts to combat the criminal networks that exploit the hopes and dreams of migrants. It is likewise necessary to indicate safer routes. This means that efforts must be made to expand regular migration channels. In the current world situation, it is clearly necessary to bring demographic and economic policies into dialogue with migration policies for the sake of all those involved, without ever forgetting to put the most vulnerable at the centre. It is also necessary to promote a common and co-responsible approach to the governance of migration flows, which appear set to increase in the coming years.

Welcoming, protecting, promoting and integrating: this is the work we must carry out.

Let us ask the Lord for the grace to draw close to all migrants and refugees who knock at our door, because today “anyone who is neither a robber nor a passer-by is either injured himself or bearing an injured person on his shoulders.” (Fratelli Tutti, 70).

And now, we will have a brief moment of silence, as we remember all those who did not make it, who lost their lives along the different migration routes, and those who have been exploited or enslaved.

[01600-EN.02] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

Wir können dem heiligen Lukas nicht dankbar genug dafür sein, dass er uns dieses Gleichnis des Herrn überliefert hat (vgl. Lk 10,25-37). Es steht auch im Mittelpunkt der Enzyklika Fratelli tutti, denn es ist ein Schlüssel, ich würde sagen, der Schlüssel zum Übergang von einer Welt der Verschlossenheit zu einer offenen Welt, von einer Welt im Krieg zum Frieden einer anderen Welt. Heute Abend haben wir dieses Gleichnis gehört und dabei an die Migranten gedacht, die wir in dieser großen Skulptur dargestellt sehen: Männer und Frauen jeden Alters und jeder Herkunft; und mitten unter ihnen die Engel, die sie leiten.

Die Straße von Jerusalem nach Jericho war kein sicherer Weg, wie auch die vielen Migrationsrouten unserer Zeit, die über Wüsten, Wälder, Flüsse, Meere führen, keine sicheren Wege sind. Wie viele Brüder und Schwestern befinden sich heute in der gleichen Situation wie der Mann in dem Gleichnis? Viele! Wie viele werden auf dem Weg überfallen, ausgeplündert und niedergeschlagen? Von skrupellosen Menschenhändlern getäuscht machen sie sich auf den Weg. Dann werden sie als Tauschware verkauft. Sie werden verschleppt, gefangengenommen, ausgebeutet und versklavt. Sie werden gedemütigt, gefoltert, vergewaltigt. Und viele, viele sterben, ohne jemals am Ziel anzukommen. Die Migrationsrouten unserer Zeit sind voll verwundeter Männer und Frauen, die halbtot zurückgelassen wurden, voll von Brüdern und Schwestern, deren Schmerz zum Himmel schreit. Oft sind es Menschen, die vor Krieg und Terrorismus fliehen, wie wir es in diesen Tagen leider erleben.

Auch heute noch gibt es Menschen, die sehen und vorübergehen, sicher mit einer guten Entschuldigung, in Wirklichkeit aber aus Egoismus, Gleichgültigkeit oder Angst. Dies ist die Wahrheit. Was aber sagt das Evangelium über diesen Samariter? Es sagt, dass er den Verwundeten sah und Mitleid mit ihm hatte (V. 33). Dies ist der Schlüssel. Das Mitleid ist die Spur Gottes in unserem Herzen. Der Stil Gottes ist Nähe, Mitgefühl und Zärtlichkeit: dies ist der Stil Gottes. Und das Mitleid ist die Spur Gottes in unserem Herzen. Dies ist der Schlüssel. Hier ist der Wendepunkt. Denn von diesem Augenblick an beginnt sich das Leben des Verwundeten wieder zu erholen, dank dieses Fremden, der sich wie ein Bruder verhalten hat. Und so ist die Frucht nicht nur eine gute Tat der Hilfeleistung, die Frucht ist die Geschwisterlichkeit.

Wie der barmherzige Samariter sind wir aufgerufen, allen Menschen, die heute unterwegs sind, zu Nächsten zu werden, um ihr Leben zu retten, ihre Wunden zu heilen, ihren Schmerz zu lindern. Für viele ist es leider zu spät und wir können nur noch an ihren Gräbern trauern, wenn sie denn eines haben, oder das Mittelmeer wurde zum Grab. Aber der Herr kennt das Gesicht eines jeden und vergisst es nicht.

Der barmherzige Samariter beschränkt sich nicht darauf, dem armen Mann auf der Straße erste Hilfe zu leisten. Er hebt ihn auf sein Reittier, bringt ihn zu einer Herberge und sorgt für ihn. Hier erkennen wir die Bedeutung der vier Verben, die unser Handeln gegenüber den Migranten zusammenfassend beschreiben: aufnehmen, schützen, fördern und integrieren. Migranten sind aufzunehmen, zu schützen, zu fördern und zu integrieren. Es geht dabei um eine langfristige Verantwortung, denn der barmherzige Samariter kümmert sich sowohl auf dem Hin- als auch auf dem Rückweg. Deshalb ist es wichtig, dass wir uns angemessen auf die Herausforderungen der heutigen Migration vorbereiten und sowohl die kritischen Aspekte als auch die Chancen begreifen, die sie im Hinblick auf das Wachstum einer integrativeren, schöneren und friedlicheren Gesellschaft bietet.

Ich erlaube mir, die Dringlichkeit einer anderen Maßnahme hervorzuheben, die in dem Gleichnis nicht erwähnt wird. Wir alle müssen uns bemühen, die Wege sicherer zu machen, damit die Menschen, die heute unterwegs sind, nicht Opfer von Räubern werden. Wir müssen unsere Anstrengungen intensivieren, um die kriminellen Netzwerke zu bekämpfen, die aus den Träumen der Migranten Kapital ziehen. Aber es ist ebenso notwendig, sicherere Wege aufzuzeigen. Darum muss man sich bemühen, die regulären Migrationskanäle zu erweitern. In der aktuellen globalen Situation liegt es auf der Hand, dass wir die Bevölkerungs- und Wirtschaftspolitik zum Nutzen aller Beteiligten mit der Migrationspolitik in einen Dialog bringen müssen, ohne dabei jemals zu vergessen, die Schwächsten in den Mittelpunkt zu stellen. Es ist auch notwendig, einen gemeinsamen und mitverantwortlichen Ansatz zur Steuerung der Migrationsbewegungen zu fördern, die in den kommenden Jahren voraussichtlich zunehmen werden.

Aufnehmen, schützen, fördern und integrieren: Das ist die Aufgabe, die wir erfüllen müssen.

Bitten wir den Herrn um die Gnade, dass wir allen Migranten und Flüchtlingen, die an unsere Tür klopfen, zu Nächsten werden, denn: »Wer in diesem Moment kein Räuber ist bzw. distanziert vorbeigeht, ist entweder verletzt oder trägt auf seinen Schultern einen Verletzten« (Fratelli tutti, 70).

Und nun halten wir eine kurze Schweigeminute und gedenken all derer, die es nicht geschafft haben, die auf den verschiedenen Migrationsrouten ihr Leben verloren haben und derer, die benutzt, die versklavt wurden.

[01600-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

Nunca sabremos agradecer lo suficiente a san Lucas por habernos transmitido esta parábola del Señor (cf. Lc 10,25-37). Esta parábola también está en el centro de la Encíclica Fratelli tutti, porque es una clave, yo diría la clave para pasar de la cerrazón de un mundo a un mundo abierto, de un mundo en guerra a la paz de otro mundo. Esta tarde la hemos escuchado pensando en los migrantes, a quienes vemos representados en esta gran escultura: hombres y mujeres de todas las edades y procedencias; y en medio de ellos los ángeles que los conducen.

El camino que conducía de Jerusalén a Jericó no era una vía segura, como tampoco lo son hoy las numerosas rutas migratorias que atraviesan desiertos, bosques, ríos, mares. ¿Cuántos hermanos y hermanas se encuentran hoy en la misma condición del caminante de la parábola? ¡Muchos! ¿Cuántos son asaltados, despojados y golpeados a lo largo del camino? Parten engañados por traficantes sin escrúpulos. Luego son vendidos como mercancías. Son secuestrados, encarcelados, explotados y convertidos en esclavos. Son humillados, torturados, violentados. Y muchos, muchos mueren sin llegar nunca a su destino. Las rutas migratorias de nuestro tiempo están pobladas por hombres y mujeres heridos y abandonados medio muertos; por hermanos y hermanas cuyo dolor clama ante la presencia de Dios. A menudo son personas que escapan de la guerra y del terrorismo, como vemos lamentablemente en estos días.

También hoy, como entonces, están los que ven y pasan de largo, seguramente buscándose una buena excusa, en realidad por egoísmo, indiferencia, miedo. Esta es la verdad. En cambio, ¿qué nos dice el Evangelio sobre aquel samaritano? Dice que vio a aquel hombre herido y se conmovió (v. 33). Esta es la clave. La compasión es la huella de Dios en nuestro corazón. El estilo de Dios es la cercanía, la compasión y la ternura; este es el estilo de Dios. Y la compasión es la impronta de Dios en nuestro corazón. Esta es la clave. Este es el punto de inflexión. De hecho, desde ese momento la vida de aquel herido comenzó a recuperarse, gracias a aquel extraño que se comportó como un hermano. Y de este modo, el fruto no es sólo una buena acción de asistencia, sino el fruto es la fraternidad.

Como el buen samaritano, estamos llamados a hacernos prójimos de todos los viandantes de hoy, para salvar sus vidas, curar sus heridas, aliviar su dolor. Lamentablemente, para muchos es demasiado tarde y no nos queda más remedio que llorar sobre sus tumbas, si las tienen, o el Mediterráneo acabó siendo su tumba. Pero el Señor conoce el rostro de cada uno, y no lo olvida.

El buen samaritano no se limitó a socorrer al pobre viajero en el camino. Lo puso sobre su propia montura, lo condujo a un albergue y se encargó de cuidarlo. Aquí podemos encontrar el sentido de los cuatro verbos que resumen nuestra acción con los migrantes: acoger, proteger, promover e integrar. Los migrantes han de ser acogidos, protegidos, promovidos e integrados. Se trata de una responsabilidad a largo plazo; en efecto, el buen samaritano se comprometió tanto al ir como al regresar. Por eso es importante prepararnos adecuadamente para los desafíos de las migraciones actuales, comprendiendo sus criticidades, pero también las oportunidades que estas ofrecen, con vistas al crecimiento de sociedades más inclusivas, más hermosas, más pacíficas.

Me permito subrayar la urgencia de otra acción, que no está contemplada por la parábola. Todos debemos comprometernos a hacer más seguro el camino, para que los viajeros de hoy no sean víctimas de los bandidos. Es necesario multiplicar los esfuerzos para combatir las redes criminales, que especulan con los sueños de los migrantes. Pero también es necesario indicar rutas más seguras. Por eso, es necesario comprometerse para ampliar los canales migratorios regulares. En el actual escenario mundial es evidente que es necesario hacer dialogar las políticas demográficas y económicas con las migratorias, en beneficio de todas las personas implicadas, sin olvidarse nunca de poner en el centro a los más vulnerables. También es necesario promover una orientación común y corresponsable para el control de los flujos migratorios, que parecen destinados a aumentar en los próximos años.

Acoger, proteger, promover e integrar; este es el trabajo que nosotros debemos hacer.

Pidamos al Señor la gracia de hacernos cercanos a todos los migrantes y los refugiados que llaman a nuestra puerta, porque hoy «todo el que no es salteador o todo el que no pasa de largo, o bien está herido o está poniendo sobre sus hombros a algún herido» (Carta enc. Fratelli tutti, 70).

Y ahora haremos un breve momento de silencio, recordando a todos aquellos que no han sobrevivido, que han perdido la vida en las diversas rutas migratorias, y a aquellos que han sido utilizados, esclavizados.

[01600-ES.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

Nunca conseguiremos agradecer suficientemente a São Lucas por nos ter transmitido esta parábola do Senhor (cf. Lc 10, 25-37). A mesma está também no centro da Encíclica Fratelli tutti, porque é uma chave, eu diria a chave, para passar do isolamento que sofre o mundo a um mundo aberto, dum mundo em guerra à paz num mundo diferente. Escutamos a parábola, esta tarde, pensando nos migrantes, aqui representados nesta grande escultura, com homens e mulheres das mais variadas idades e proveniências; e, no seu meio, os anjos que os conduzem.

A estrada, que levava de Jerusalém a Jericó, não era segura, tal como hoje não o são as numerosas rotas migratórias que atravessam desertos, florestas, rios, mares. Quantos irmãos e irmãs estão, hoje, na mesma condição daquele viandante da parábola! Tantos! Quantos são roubados, espoliados e espancados no caminho! Partem enganados por traficantes sem escrúpulos; depois são vendidos como mercadoria de intercâmbio. Acabam sequestrados, prisioneiros, explorados e reduzidos à escravidão. São humilhados, torturados, estuprados. E muitos, muitos, morrem, sem nunca chegar à meta. As rotas migratórias do nosso tempo estão cheias de homens e mulheres feridos e abandonados semimortos, cheias de irmãos e irmãs cujo sofrimento brada aos olhos de Deus. Com frequência, trata-se de pessoas que fogem da guerra e do terrorismo, como infelizmente temos visto nestes dias.

Também hoje, como então, há quem veja e passe além, criando-se com certeza uma boa justificação, mas na realidade fá-lo por egoísmo, indiferença, medo. Esta é a verdade. Diverso é o procedimento daquele samaritano… Diz o Evangelho que, ao ver aquele homem ferido, teve compaixão dele (cf. 10, 33). Esta é a chave. A compaixão é a marca de Deus no nosso coração. O estilo de Deus é proximidade, compaixão e ternura: este é o estilo de Deus. E a compaixão é a marca de Deus no nosso coração. Esta é a chave. Aqui está o ponto de viragem. Na verdade, a partir daquele momento, a vida daquele ferido começa a melhorar, graças àquele estrangeiro que se comportou como irmão. E assim o fruto não é apenas uma boa ação de assistência; o fruto é a fraternidade.

Como o bom samaritano, somos chamados a fazer-nos próximo de todos os viandantes de hoje, para salvar a sua vida, cuidar das suas feridas, aliviar o seu sofrimento. Para muitos, infelizmente, é já demasiado tarde e só nos resta chorar sobre o seu túmulo, se é que tiveram um, ou sobre o Mediterrâneo que acabou por ser o túmulo. Mas o Senhor, que conhece o rosto de cada um, não o esquece.

O bom samaritano não se limita a socorrer, no caminho, o desventurado viandante; coloca-o no seu burro, leva-o para uma pousada e cuida dele. Aqui podemos encontrar o sentido dos quatro verbos que resumem a nossa ação com os migrantes: acolher, proteger, promover e integrar. Os migrantes devem ser acolhidos, protegidos, promovidos e integrados. Trata-se duma responsabilidade a longo prazo; de facto, o bom samaritano compromete-se à saída para quando regressar. Por isso, é importante preparar-nos adequadamente para os desafios das migrações de hoje, cientes naturalmente das questões críticas que levantam, mas também das oportunidades que oferecem para o crescimento de sociedades mais inclusivas, mais graciosas, mais pacíficas.

Permitam-me assinalar aqui a urgência doutra ação, que não está contemplada na parábola. Temos todos de nos comprometer em tornar mais segura a estrada, para que os viandantes de hoje não caiam vítima dos salteadores. É necessário dobrar de esforços para combater as redes criminosas, que especulam sobre os sonhos dos migrantes; mas ocorre igualmente indicar-lhes estradas mais seguras. Há necessidade, pois, de maior empenho para se ampliar os canais migratórios regulares. No cenário mundial atual, é evidente a necessidade de fazer dialogar as políticas demográficas e económicas com as políticas migratórias, em benefício de todas as pessoas implicadas, sem nunca nos esquecermos de colocar no centro os mais vulneráveis. E é preciso também promover uma abordagem comum e corresponsável da governação dos fluxos migratórios, que parecem destinados a aumentar nos próximos anos.

Acolher, proteger, promover e integrar: este é o trabalho que devemos fazer.

Peçamos ao Senhor a graça de nos fazer próximo de todos os migrantes e refugiados que batem à nossa porta, porque hoje «quem não é salteador e quem não passa ao largo, ou está ferido ou carrega aos ombros algum ferido» (Francisco, Fratelli tutti, 70).

E agora vamos fazer um breve momento de silêncio, recordando todos aqueles que não conseguiram realizar o seu intento, que perderam a vida ao longo das várias rotas migratórias, e quantos foram explorados, escravizados.

[01600-PO.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

Nigdy nie będziemy dość wdzięczni św. Łukaszowi za przekazanie nam tej przypowieści Pana (por. Łk 10, 25-37). Znajduje się ona również w sercu encykliki Fratelli tutti, ponieważ jest jakimś kluczem, powiedziałbym właściwym kluczem, żeby przejść od zamknięcia jednego świata do świata otwartego, od świata w stanie wojny do pokoju innego świata. Dzisiejszego wieczoru słuchaliśmy jej myśląc o migrantach, których widzimy przedstawionych w tej wielkiej rzeźbie: o mężczyznach i kobietach w każdym wieku i różnego pochodzenia; a pośród nich są aniołowie, którzy ich prowadzą.

Droga która prowadziła z Jerozolimy do Jerycha nie była bezpiecznym szlakiem, podobnie jak dzisiaj nie jest nim wiele szlaków migracyjnych, które przecinają pustynie, lasy, rzeki, morza. Iluż braci i sióstr znajduje się dziś w takim samym stanie, jak podróżnik z przypowieści? Wielu! Iluż z nich jest okradanych, odzieranych i bitych podczas drogi? Wyruszają oszukani przez pozbawionych skrupułów handlarzy. Następnie są sprzedawani jako towar wymienny. Są porywani, więzieni, wyzyskiwani i zniewalani. Są poniżani, torturowani, gwałceni. A wielu, wielu z nich umiera, nie docierając do celu. Szlaki migracyjne naszych czasów pełne są poranionych mężczyzn i kobiet pozostawionych na pół umarłych, pełne braci i sióstr, których cierpienie woła o pomstę do nieba. Często są to osoby uciekające przed wojną i terroryzmem, jak to niestety widzimy w tych dniach.

Również dzisiaj, podobnie jak wówczas, są tacy, którzy widzą i przechodzą dalej, z pewnością dając sobie dobrą wymówkę, a w rzeczywistości z powodu egoizmu, obojętności, strachu. Taka jest prawda. Co natomiast mówi Ewangelia o owym Samarytaninie? Powiada, że zobaczył on tego rannego człowieka i ulitował się nad nim (w. 33). Oto klucz. Współczucie jest znakiem Boga w naszym sercu. Bożym stylem jest bliskość, współczucie i czułość: to jest Boży styl. A współczucie jest znakiem Boga w naszym sercu. Oto klucz. Oto punkt zwrotny. Istotnie, od tej chwili życie owego zranionego człowieka zaczyna się podnosić dzięki temu obcemu, który zachował się jak brat. W ten sposób owocem jest nie tylko dobry uczynek pomocy, owocem jest braterstwo.

Podobnie jak dobry Samarytanin, jesteśmy wezwani, żeby stać się bliźnimi wszystkich współczesnych podróżnych, aby ratować ich życie, leczyć ich rany, koić ich cierpienie. Dla wielu, niestety, jest już za późno i jedyne, co możemy zrobić, to płakać nad ich grobami, o ile je mają, lub Morze Śródziemne stało się grobem. Ale Pan zna oblicze każdego z nich i o nim nie zapomina.

Dobry Samarytanin nie ogranicza się do ratowania ubogiego podróżnego na drodze. Wsadził go na swoje juczne zwierzę, zabrał do gospody i zatroszczył się o niego. Tutaj możemy znaleźć znaczenie czterech czasowników, które podsumowują nasze działania wobec migrantów: przyjmować, chronić, promować i integrować. Migrantów należy przyjmować, chronić, promować i integrować. Chodzi o odpowiedzialność długoterminową, ponieważ dobry Samarytanin jest zaangażowany zarówno w drogę wyjścia, jak i powrotu. Dlatego ważne jest odpowiednie przygotowanie się na wyzwania dzisiejszych migracji, rozumiejąc ich kwestie krytyczne, ale także szanse, jakie oferują, w celu rozwoju bardziej integracyjnych, piękniejszych i bardziej pokojowych społeczeństw.

Pozwolę sobie podkreślić pilność innego działania, które nie zostało rozważone w przypowieści. Wszyscy musimy starać się uczynić drogę bezpieczniejszą, aby dzisiejsi podróżni nie padali ofiarą zbójców. Konieczne jest zwielokrotnienie wysiłków w walce z siatkami przestępczymi, które zarabiają na marzeniach migrantów. Ale równie konieczne jest wskazanie bezpieczniejszych dróg. W tym celu należy podjąć wysiłki w celu rozszerzenia regularnych kanałów migracji. W aktualnym scenariuszu światowym oczywiste jest, jak bardzo konieczne jest nawiązanie dialogu między polityką demograficzną i gospodarczą a polityką migracyjną, z korzyścią dla wszystkich zaangażowanych osób, nie zapominając o tym, by w centrum uwagi znaleźli się najbardziej bezbronni. Konieczne jest również promowanie wspólnego i współodpowiedzialnego podejścia do zarządzania przepływami migracyjnymi, które prawdopodobnie wzrosną w nadchodzących latach.

Przyjmowanie, ochrona, promowanie i integrowanie: oto praca, którą musimy wykonać.

Prośmy Pana o łaskę, aby uczynił nas bliźnimi wszystkich migrantów i uchodźców, którzy pukają do naszych drzwi, ponieważ dzisiaj „każdy, kto nie jest bandytą, i każdy, kto nie przechodzi obok, jest albo ranny, albo niesie na swych ramionach jakiegoś rannego” (Fratelli tutti, 70).

A teraz pozostańmy krótką chwilę w milczeniu, wspominając tych wszystkich, którym się nie udało, którzy stracili życie na różnych szlakach migracyjnych, a także tych, którzy zostali wykorzystani, zniewoleni.

[01600-PL.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua araba

تأمّل قداسة البابا فرنسيس

لحظة صلاة من أجل المهاجرين واللاجئين

بالقرب من المجسّم في ساحة القدّيس بطرس

الخميس 19 تشرين الأوّل/أكتوبر 2023

لن نكون أبدًا شاكرين بما فيه الكفاية للقدّيس لوقا لأنّه نقل لنا مَثَلَ الرّبّ يسوع عن السّامري الرّحيم (راجع لوقا 10، 25-37). هذا المثل هو أيضًا قلب الرّسالة البابوية العامة، كلّنا إخوة - Fratelli tutti، لأنّه مفتاح. أودّ أن أقول المفتاح للانتقال من عالم مغلق إلى عالم منفتح، ومن عالم في حالة حرب إلى عالم ينعم بالسّلام. هذا المساء أصغينا إلى هذا المثل ونحن نفكّر في المهاجرين، الذين نراهم ممثّلين في هذا المجسّم: رجالًا ونساءً من جميع الأعمار والبلدان، وفي وسطهم الملائكة الذين يقودونهم.

لم تكن الطّريق من أورشليم إلى أريحا طريقًا آمنا، كما هي اليوم الطُّرق العديدة للمهاجرين، التي تجتاز الصّحاري والغابات والأنهار والبحار. كم من الإخوة والأخوات يجدون أنفسهم اليوم في نفس الحالة التي عاشها المسافر في المثل! ما أكثر الذين يتعرّضون للسّلب والنّهب والتّجريد والضّرب على طول الطّريق؟ يخدعهم تُجَّار عديمو الضّمير، فيسافرون. ثمّ يبيعونهم كأنّهم سلعة. فيحتجزونهم ويلقونهم في السّجون ويستغلّونهم ويستعبدونهم. ويتعرّضون للإهانة والتّعذيب والاغتصاب. والكثيرون يموتون قبل أن يصلوا إلى هدفهم. طرق الهجرة في عصرنا مليئة برجال ونساء جرحى وتُركوا نصف أموات، وإخوة وأخوات يصرخ ألَمُهم إلى الله. وهم مرارًا أناس هربوا من الحرب والإرهاب، كما نرى للأسف هذه الأيام.

اليوم أيضًا، كما في السّابق، هناك من يراهم ويتابع طريقهم لا يهتمّ لهم، ويبرِّر مسلكه، لكن السّبب الحقيقي هو الأنانيّة واللامبالاة والخوف. هذه هي الحقيقة. وماذا يقول الإنجيل عن ذلك السّامري؟ يقول إنّه رأى الرّجل الجريح فأَشفَقَ عليه (الآية 33). الشّفقة هي أثَرُ يد الله في قلوبنا. هذا هو المفتاح. وهنا نقطة التّحوّل. في الواقع، منذ تلك اللحظة بدأت حياة ذلك الرّجل الجريح تتماثل نحو الشّفاء، وذلك بفضل ذلك الغريب الذي تصرّف كأخ. ولهذا فإنّ الثّمرة ليست فقط عمَلًا صالحًا ومساعدة، بل هي الأخوّة أيضًا.

نحن مدعوّون، مثل السّامري الرّحيم، إلى أن نكون قريبين من جميع المسافرين اليوم، لننقذ حياتهم، ونداوي جراحهم، ونخفّف آلامهم. بالنّسبة للكثيرين، للأسف، فقد فات الأوان ولا يمكننا إلّا أن نبكي على قبورهم، إن كان لهم قبر، أو صار البحر الأبيض المتوسّط قبرًا لهم. لكن الله يعرف وجه كلّ واحد ولا ينساه.

لا يكتفي السّامري الرّحيم بمساعدة المسافر المسكين على الطّريق. بل حَمَلَه على دابَّتِه وذهب به إِلى فندق واعتَنى به. هنا يمكننا أن نجد معنى الأفعال الأربعة التي تلخّص عملنا مع المهاجرين: استقبل وحمى وشجّع ودمج. إنّها مسؤولية طويلة الأمد. في الواقع، السّامري الرّحيم التزم بالذّهاب وبالعودة ليتفقده. ولهذا من المهمّ أن نُعِدَّ أنفسنا بما يلزم لمواجهة تحديّات الهجرة اليوم، نفهم ما تمثّله من صعوبة، ونرى فيها أيضًا الفرص التي توفرها، من أجل تنمية مجتمعاتنا وجعلها أكثر استقبالًا وجمالًا وأكثر سلامًا.

اسمحوا لي أن أسلّط الضّوء على أمرٍ مُلِحٍّ آخر، لم يتطرّق إليه المثل. يجب علينا جميعًا أن نلتزم فنجعل الطّريق آمنة، حتّى لا يقع المسافرون اليوم ضحيّة لقطّاع الطّرق. من الضّروري مضاعفة الجهود لمحاربة الشّبكات الإجراميّة التي تبني أحلامها على استغلال المهاجرين. ولكن من الضّروريّ أيضًا أن نرشد إلى طرق أكثر أمانًا. ولهذا، يجب علينا أن نلتزم بتوسيع قنوات الهجرة النّظاميّة. وفي المشهد العالميّ الحالي، من الواضح أنّه من الضّروري أن نجمع في حوار واحد السّياسات الدّيموغرافيّة والاقتصاديّة مع سياسات الهجرة لصالح جميع الأشخاص المعنيّين، دون أن ننسى أبدًا أن يكون محورُ اهتمامنا هم الأشخاص المعرَّضين للخطر أكثر من غيرهم. ومن الضّروري أيضًا أن نضع خطة مشتركة ومسؤولة للتعامل مع موجات الهجرة المتلاحقة، والتي يبدو أنّه مقدَّرٌ لها أن تزداد في السّنوات المقبلة.

أن نستقبل ونحمي ونشجّع وندمج: هذا هو العمل الذي يجب أن نقوم به.

لنطلب من الرّبّ يسوع النّعمة لكي نكون قريبين من جميع المهاجرين واللاجئين الذين يطرقون بابنا، لأنّ اليوم "كلّ مَن ليس قاطع طريق وكلّ من لا يمرّ وهو غير مكترث، هو إمّا جريح وإمّا يحمل على أكتافه شخصًا جريحًا" (الرّسالة البابوية العامة، كلّنا إخوة - Fratelli tutti، 70).

والآن سنقف دقيقة صمت، ونتذكّر كلّ الذين لم يتمكّنوا من النّجاة، والذين فقدوا حياتهم على طرق الهجرة المختلفة، والذين استُخدموا واستُعبدوا.

[01600-AR.02] [Testo originale: Italiano]

[B0730-XX.02]