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Viaggio Apostolico di Sua Santità Francesco a Marsiglia per la conclusione dei “Rencontres Méditerranéennes” (22-23 settembre 2023) – Momento di raccoglimento con i leader religiosi, 22.09.2023


Momento di raccoglimento con i leader religiosi nei pressi del Memoriale dedicato ai marinai e ai migranti dispersi in mare

Intervento del Santo Padre

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Traduzione in lingua araba

Questo pomeriggio, alle ore 18.00, nei pressi del Memoriale dedicato ai marinai e ai migranti dispersi in mare, ha avuto luogo un momento di raccoglimento del Santo Padre Francesco con i leader religiosi. Erano presenti i membri di Marseille Espérance, una delegazione di Stella Maris, una delegazione di Caritas Gap-Briançon, una delegazione del servizio diocesano della pastorale per i migranti e una delegazione di Associations de secours en mer pour un temps de prière pour les migrants morts en mer.

Dopo un canto iniziale e il saluto di benvenuto dell’Arcivescovo Metropolita di Marsiglia, l’Em.mo Card. Jean-Marc Aveline, il Papa ha pronunciato il Suo intervento.

Dopo la lettura di un giovane migrante, l’esecuzione di un canto e le intenzioni di preghiera di un membro di Marseille Espérance, di un membro di Stella Maris, di un membro di Caritas Gap-Briançon, di un membro del servizio diocesano della pastorale per i migranti e di un membro di Associations de secours pour les migrants, Papa Francesco ha concluso il momento di raccoglimento e, insieme a due migranti e ai leader religiosi, si è diretto al monumento dei dispersi in mare ai piedi del quale ha deposto una corona. Mentre il coro intonava un canto, il Santo Padre ha salutato i leader religiosi.

Al termine si è trasferito in auto all’Arcivescovado di Marsiglia dove – dopo essere stato accolto dal personale - ha incontrato una decina di persone appartenenti all’Associazione Fratello. Dopo averli salutati individualmente, si è fermato con loro per una breve preghiera.

Pubblichiamo di seguito l’intervento che il Papa ha pronunciato nel corso dell’incontro:

Intervento del Santo Padre

Cari fratelli e sorelle,

grazie per essere qui. Dinanzi a noi c’è il mare, fonte di vita, ma questo luogo evoca la tragedia dei naufragi, che provocano morte. Siamo riuniti in memoria di coloro che non ce l’hanno fatta, che non sono stati salvati. Non abituiamoci a considerare i naufragi come fatti di cronaca e i morti in mare come cifre: no, sono nomi e cognomi, sono volti e storie, sono vite spezzate e sogni infranti. Penso a tanti fratelli e sorelle annegati nella paura, insieme alle speranze che portavano nel cuore. Davanti a un simile dramma non servono parole, ma fatti. Prima ancora, però, serve umanità, serve silenzio, pianto, compassione e preghiera. Vi invito ora a un momento di silenzio in memoria di questi nostri fratelli e sorelle: lasciamoci toccare dalle loro tragedie. [momento di silenzio]

Troppe persone, in fuga da conflitti, povertà e calamità ambientali, trovano tra le onde del Mediterraneo il rifiuto definitivo alla loro ricerca di un futuro migliore. E così questo splendido mare è diventato un enorme cimitero, dove molti fratelli e sorelle sono privati persino del diritto di avere una tomba, e a venire seppellita è solo la dignità umana. Nel libro-testimonianza “Fratellino”, il protagonista, alla fine del travagliato viaggio che lo porta dalla Repubblica di Guinea all’Europa, afferma: «Quando ti siedi sopra il mare sei a un bivio. Da una parte la vita, dall’altra la morte. Lì non ci sono altre uscite» (A. Arzallus Antia – I. Balde, Fratellino, Milano 2021, 107). Amici, anche davanti a noi si pone un bivio: da una parte la fraternità, che feconda di bene la comunità umana; dall’altra l’indifferenza, che insanguina il Mediterraneo. Ci troviamo di fronte a un bivio di civiltà. O la cultura dell’umanità e della fratellanza, o la cultura dell’indifferenza: che ognuno si arrangi come può.

Non possiamo rassegnarci a vedere esseri umani trattati come merce di scambio, imprigionati e torturati in modo atroce – lo sappiamo, tante volte, quando li mandiamo via, sono destinati ad essere torturati e imprigionati –; non possiamo più assistere ai drammi dei naufragi, dovuti a traffici odiosi e al fanatismo dell’indifferenza. L’indifferenza diventa fanatica. Le persone che rischiano di annegare quando vengono abbandonate sulle onde devono essere soccorse. È un dovere di umanità, è un dovere di civiltà!

Il Cielo ci benedirà, se in terra e sul mare sapremo prenderci cura dei più deboli, se sapremo superare la paralisi della paura e il disinteresse che condanna a morte con guanti di velluto. In questo, noi rappresentanti di diverse religioni siamo chiamati a essere di esempio. Dio, infatti, benedisse il padre Abramo. Egli fu chiamato a lasciare la sua terra d’origine e «partì senza sapere dove andava» (Eb 11,8). Ospite e pellegrino in terra straniera, accolse i viandanti che passarono nei pressi della sua tenda (cfr Gen 18): «esule dalla sua patria, privo di casa, fu lui stesso casa e patria di tutti» (S. Pietro Crisologo, Discorsi, 121). E «a ricompensa della sua ospitalità, ottenne di avere una discendenza» (S. Ambrogio di Milano, De officiis, II, 21). Alle radici dei tre monoteismi mediterranei c’è dunque l’accoglienza, l’amore per lo straniero in nome di Dio. E questo è vitale se, come il nostro padre Abramo, sogniamo un avvenire prospero. Non dimentichiamo il ritornello della Bibbia: “l’orfano, la vedova e il migrante, lo straniero”. Orfano, vedova e straniero: questi sono quelli che Dio ci comanda di custodire.

Noi credenti, dunque, dobbiamo essere esemplari nell’accoglienza reciproca e fraterna. Spesso non sono facili i rapporti tra i gruppi religiosi, con il tarlo dell’estremismo e la peste ideologica del fondamentalismo che corrodono la vita reale delle comunità. Ma vorrei, in proposito, dare eco a quanto scrisse un uomo di Dio vissuto non lontano da qui: «Nessuno custodisca nel suo cuore sentimenti di odio per il suo prossimo, ma amore, perché chi odia anche un solo uomo non potrà starsene tranquillo davanti a Dio. Dio non ascolta la sua preghiera finché custodisce collera nel suo cuore» (S. Cesario di Arles, Discorsi, XIV, 2).

Oggi pure Marsiglia, caratterizzata da un variegato pluralismo religioso, ha davanti a sé un bivio: incontro o scontro. E io ringrazio tutti voi, che vi schierate sulla via dell’incontro: grazie per il vostro impegno solidale e concreto per la promozione umana e per l’integrazione. Marsiglia è un modello di integrazione. È bello che qui, insieme a diverse realtà che lavorano con i migranti, ci sia il Marseille-Espérance, organismo di dialogo interreligioso che promuove la fraternità e la convivenza pacifica. Guardiamo ai pionieri e ai testimoni del dialogo, come Jules Isaac, vissuto qua vicino, di cui si è da poco ricordato il 60° anniversario della morte. Voi siete la Marsiglia del futuro. Andate avanti senza scoraggiarvi, perché questa città sia per la Francia, per l’Europa e per il mondo un mosaico di speranza.

Come auspicio, vorrei infine citare alcune parole che David Sassoli pronunciò a Bari, in occasione di un precedente incontro sul Mediterraneo: «A Bagdad, nella Casa della Saggezza del Califfo Al Ma’mun, s’incontravano ebrei, cristiani e musulmani a leggere i libri sacri e i filosofi greci. Oggi sentiamo tutti, credenti e laici, la necessità di riedificare quella casa per continuare insieme a combattere gli idoli, abbattere muri, costruire ponti, dare corpo ad un nuovo umanesimo. Guardare in profondità il nostro tempo e amarlo anche di più quando è difficile da amare, credo che sia il seme gettato in queste giornate così attente al nostro destino. Basta avere paura dei problemi che ci sottopone il Mediterraneo![…] Per l’Unione Europea e per tutti noi ne va della nostra sopravvivenza» (Discorso in occasione dell’Incontro di riflessione e spiritualità “Mediterraneo frontiera di pace”, 22 febbraio 2020).

Fratelli, sorelle, affrontiamo uniti i problemi, non facciamo naufragare la speranza, componiamo insieme un mosaico di pace!

Mi fa piacere vedere qui tanti di voi che vanno in mare per salvare, salvare i migranti. E tante volte vi impediscono di andare, perché – si dice – alla nave manca qualcosa, manca questo, quest’altro… Sono gesti di odio contro il fratello, travestiti da “equilibrio”. Grazie per tutto quello che fate.

[01423-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Chers frères et sœurs,

Je vous remercie d'être présents ici. La mer se trouve devant nous; elle est source de vie, mais aussi un lieu qui évoque la tragédie des naufrages causant la mort. Nous sommes réunis en mémoire de ceux qui n'ont pas survécu, qui n'ont pas été sauvés. Ne nous habituons pas à considérer les naufrages comme des faits divers et les morts en mer comme des numéros : non, ce sont des noms et des prénoms, ce sont des visages et des histoires, ce sont des vies brisées et des rêves anéantis. Je pense à tant de frères et sœurs noyés dans la peur, avec les espérances qu'ils portaient dans leur cœur. Devant un tel drame, les mots ne servent à rien, mais des actes. Mais avant cela, il faut de l'humanité, il faut du silence, des larmes, de la compassion et de la prière. Je vous invite maintenant à un moment de silence à la mémoire de nos frères et sœurs : laissons-nous toucher par leurs tragédies. [Moment de silence].

Trop de personnes, fuyant les conflits, la pauvreté et les catastrophes environnementales, trouvent dans les flots de la Méditerranée le rejet définitif de leur quête d'un avenir meilleur. C'est ainsi que cette mer magnifique est devenue un immense cimetière où de nombreux frères et sœurs se trouvent même privés du droit à une tombe, et où seule est ensevelie la dignité humaine. Dans le livre-témoignage Fratellino, le protagoniste, à la fin du voyage mouvementé qui le mène de la République de Guinée à l'Europe, écrit : «Quand tu es assis sur la mer, tu es à un carrefour. D'un côté, il y a la vie, de l'autre, la mort. Il n'y a pas d'autre issue» (A. Arzallus Antia - I. Balde, Fratellino, Milan 2021, 107). Chers amis, nous sommes également à un carrefour : d'un côté la fraternité, qui féconde de bonté la communauté humaine; de l'autre l'indifférence, qui ensanglante la Méditerranée. Nous sommes à un carrefour de civilisations. Ou bien la culture de l’humanité et de la fraternité, ou la culture de l’indifférence: que chacun s’arrange comme il le peut.

Nous ne pouvons pas nous résigner à voir des êtres humains traités comme des monnaies d'échange, emprisonnés et torturés de manière atroce - nous savons que, bien souvent, lorsque nous les renvoyons, ils sont destinés à être torturés et emprisonnés - nous ne pouvons plus assister aux tragédies des naufrages provoqués par des trafics odieux et le fanatisme de l'indifférence. L’indifférence devient fanatique. Les personnes qui risquent de se noyer, lorsqu’elles sont abandonnées sur les flots, doivent être secourues. C'est un devoir d'humanité, c'est un devoir de civilisation !

Le Ciel nous bénira si, sur terre comme sur mer, nous savons prendre soin des plus faibles, si nous savons surmonter la paralysie de la peur et le désintérêt qui condamne à mort, avec des gants de velours. Et en cela, en tant que représentants des diverses religions, nous devons être exemplaires. Dieu, en effet, a béni Abraham qui a été appelé à quitter sa terre d’origine et «il partit sans savoir où il allait» (He 11, 8). Hôte et pèlerin en terre étrangère, il accueillait les voyageurs qui passaient devant sa tente (cf. Gn 18) : «Exilé de sa patrie, sans abri, il était lui-même la maison et la patrie de tous» (St Pierre Chrysologue, Discours, 121). Et «pour prix de son hospitalité, il reçut la récompense d'une postérité» (S. Ambroise de Milan, Des Devoirs, II, 21). Aux racines des trois monothéismes méditerranéens se trouve donc l'hospitalité, l'amour de l'étranger au nom de Dieu. Et cela est vital si, comme notre père Abraham, nous rêvons d'un avenir prospère. N'oublions pas le refrain de la Bible : "l'orphelin, la veuve et le migrant, l'étranger". L'orphelin, la veuve et l'étranger : ce sont ceux que Dieu nous ordonne de protéger.

Croyants, nous devons donc être exemplaires dans l’accueil mutuel et fraternel. Souvent les relations entre les groupes religieux ne sont pas faciles, à cause du virus de l’extrémisme et du fléau idéologique du fondamentalisme qui rongent la vie réelle des communautés. Mais je voudrais, à cet égard, faire écho à ce qu'écrivait un homme de Dieu qui vivait non loin d'ici : «Que personne ne garde dans son cœur des sentiments de haine pour son prochain, mais d’amour, car celui qui hait ne serait-ce qu'un seul homme ne pourra pas se tenir tranquille devant Dieu. Dieu n'entend pas sa prière tant qu'il garde de la colère dans son cœur» (S. Césaire d’Arles, Discours, XIV, 2).

Aujourd'hui, Marseille, caractérisée par un riche pluralisme religieux diversifié, se trouve elle aussi à un carrefour : rencontre ou confrontation. Et je vous remercie tous, vous qui êtes sur le chemin de la rencontre : merci pour votre engagement solidaire et concret en faveur de la promotion humaine et de l'intégration. Marseille est un modèle d’intégration. Il est beau qu’ici, avec diverses réalités qui travaillent avec les migrants, il existe Marseille-Espérance, une instance de dialogue interreligieux qui promeut la fraternité et la coexistence pacifique. Nous nous tournons vers les pionniers et les témoins du dialogue, comme Jules Isaac qui a vécu à proximité et dont on a récemment commémoré le 60ème anniversaire de la mort. Vous êtes le Marseille de l’avenir. Avancez sans vous décourager, afin que cette ville soit pour la France, pour l'Europe et pour le monde une mosaïque d'espérance.

En guise de vœu, je voudrais enfin citer quelques mots que David Sassoli a prononcés à Bari, à l'occasion d'une précédente rencontre sur la Méditerranée : «À Bagdad, dans la Maison de la Sagesse du Calife Al Ma'mun, juifs, chrétiens et musulmans se retrouvaient pour lire les livres sacrés et les philosophes grecs. Aujourd'hui, nous ressentons tous, croyants et laïcs, le besoin de reconstruire cette maison pour continuer ensemble à combattre les idoles, à abattre les murs, à construire des ponts et à donner corps à un nouvel humanisme. Regarder notre époque en profondeur et l'aimer plus encore quand elle est difficile à aimer, je crois que c'est la graine semée en ces journées si soucieuses de notre destin. Il faut cesser d'avoir peur des problèmes que la Méditerranée nous pose! […] Pour l'Union européenne et pour nous tous, notre survie en dépend» (Discours à l'occasion de la Rencontre de réflexion et de spiritualité "Méditerranée frontière de paix", 22 février 2020).

Frères, sœurs, affrontons ensemble les problèmes, ne laissons pas sombrer l'espérance, composons ensemble une mosaïque de paix !

Je suis heureux de voir que vous êtes si nombreux ici à prendre la mer pour sauver, pour secourir les migrants. Et tant de fois on vous empêche d'y aller, parce que – dit-on - il manque quelque chose au bateau, il manque ceci, il manque cela... Ce sont des gestes de haine contre le frère, déguisés en "équilibre". Merci pour tout ce que vous faites.

[01423-FR.02] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

Dear brothers and sisters,

Thank you for being here. Before us is the sea, a source of life, yet this place evokes the tragedy of shipwrecks, which cause death. We are gathered in memory of those who did not make it, who were not saved. Let us not get used to considering shipwrecks as news stories, and deaths at sea as numbers: no, they are names and surnames, they are faces and stories, they are broken lives and shattered dreams. I think of so many brothers and sisters drowned in fear, along with the hopes they carried in their hearts. Faced with such a drama, we need deeds, not words. Before that, however, we need to show some humanity: we need silence, weeping, compassion and prayer. I now invite you to spend a moment of silence in memory of these brothers and sisters of ours: let us be moved by their tragedies. [Moment of silence]

Too many people, fleeing conflict, poverty and environmental disasters in their search for a better future, find in the waves of the Mediterranean Sea the ultimate rejection. And so this beautiful sea has become a huge cemetery, where many brothers and sisters are deprived even of the right to a grave. Being buried at sea is the only dignity given them. In the book-testimony “Little Brother,” the protagonist, at the end of the troubled journey that takes him from the Republic of Guinea to Europe, says, “When you sit above the sea you are at a crossroads. On one side is life, on the other is death. There are no other choices” (A. ARZALLUS ANTIA - I. BALDE, Fratellino, Milan 2021, 107). Dear friends, we too are at a crossroads: on the one hand, there is fraternity, which makes the human community flourish with goodness; on the other, indifference, which bloodies the Mediterranean. We find ourselves at a crossroads of civilization. Either the culture of humanity and fraternity, or the culture of indifference: let everyone fend for himself or herself.

We cannot be resigned to seeing human beings treated as bargaining chips, imprisoned and tortured in atrocious ways; we know that many times, when we send them away, they are destined to be tortured and imprisoned. We can no longer watch the drama of shipwrecks, caused by the cruel trafficking and the fanaticism of indifference. Indifference becomes fanatical. People who are at risk of drowning when abandoned on the waves must be rescued. It is a duty of humanity; it is a duty of civilization!

God will bless us, if on land and at sea we know how to take care of the weakest, if we can overcome the paralysis of fear and the disinterest that, with velvet gloves, condemns others to death. In this, we representatives of different religions are called to be an example. God, indeed, blessed father Abraham. He was called to leave his homeland: “not knowing where he was to go” (Heb 11:8). As a guest and pilgrim in a foreign land, he welcomed the wayfarers who passed by his tent (cf. Gen 18): “exiled from his homeland and homeless himself, he was both a home and homeland for all” (PETER CHRYSOLOGUS, Discourses, 121). And “as a reward for his hospitality, he received the gift of posterity” (AMBROSE, De officiis, II, 21). Thus, at the roots of the three Mediterranean monotheistic religions is hospitality, love for the stranger in the name of God. And this is vital if, like our father Abraham, we dream of a prosperous future. Let us not forget the Biblical refrain: “the orphan, the widow and the migrant, the foreigner”. Orphans, widows and foreigners: these are the ones God commands us to cherish.

We believers, then, must be exemplary in mutual and fraternal welcome. Relations between religious groups are often not easy, with the woodworm of extremism and the ideological plague of fundamentalism that corrodes the authentic life of communities. In this regard, I would like to echo what a man of God who lived not far from here wrote: “Let no one keep in his heart hatred for his neighbour, but love, instead, for if a man feels hatred toward even one person, he cannot be at peace with God. A man’s prayer is not heard by God as long as anger is stored up in his soul” (CAESARIUS OF ARLES, Discourses, XIV, 2).

Today, Marseille too, characterized by a diverse religious pluralism, stands at a crossroads: encounter or confrontation. I thank all of you, who choose the path of encounter: thank you for your solidarity and concrete commitment to promoting human development and integration. Marseille is a model of integration. It is good that you have here, along with various groups that work with migrants, Marseille-Espérance, an organization for interreligious dialogue that promotes fraternity and peaceful coexistence. We look to the pioneers and witnesses of dialogue, such as Jules Isaac, who lived nearby and whose sixtieth anniversary of death was recently commemorated. You are the Marseille of the future. Go forward without discouragement, so that this city may be for France, Europe and the world a mosaic of hope.

As a parting wish, I would like to quote some words of David Sassoli spoken in Bari, on the occasion of a previous meeting on the Mediterranean: “In Baghdad, in the House of Wisdom of Caliph Al Ma’mun, Jews, Christians and Muslims used to meet to read the sacred books and Greek philosophers. Today we all feel, believers and non-believers alike, the need to rebuild that house to continue together to fight idols, tear down walls, build bridges, and give substance to a new humanism. To look deeply at our own time and to love it even more when it is hard to love is, I believe, the seed sown in these days when we are so attentive to our destiny. Stop being afraid of the problems that the Mediterranean subjects us to. [...] For the European Union and for all of us, our survival depends on this” (Address on the occasion of the Reflection and Spirituality Meeting “Mediterranean Frontier of Peace,” 22 February 2020).

Brothers, sisters, let us face these problems together; let us not cause hope to shipwreck; let us together make a mosaic of peace!

I am pleased to see here so many of you who go to sea to rescue migrants. And many times you are prevented from going, because – so they say - the ship is lacking something, lacking this, lacking that... These are acts of hatred against our brothers and sisters, in the guise of “balance”. Thank you for everything you do.

[01423-EN.02] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern,

danke, dass ihr hier seid. Vor uns liegt das Meer, ein Quell des Lebens, doch dieser Ort hier erinnert an die Tragödie der Schiffbrüche, die Tod verursachen. Wir sind hier versammelt, um derer zu gedenken, die nicht überlebt haben, die nicht gerettet wurden. Gewöhnen wir uns nicht daran, Schiffbrüche als Schlagzeilen und die Toten auf See als bloße Zahl zu betrachten: Nein, es sind Namen und Nachnamen, es sind Gesichter und Geschichten, es sind zerstörte Leben und zerbrochene Träume. Ich denke an die vielen Brüder und Schwestern, die in Angst ertrunken sind, zusammen mit den Hoffnungen, die sie in ihren Herzen trugen. Angesichts eines solchen Dramas braucht es keine Worte, sondern Taten. Noch davor ist jedoch Menschlichkeit gefragt: Es bedarf an Stille, Tränen, Mitgefühl und Gebet. Ich lade euch nun zu einer Schweigeminute im Gedenken an diese unsere Brüder und Schwestern ein: Lassen wir uns von ihrem Schicksal berühren. [Moment der Stille]

Zu viele Menschen, die vor Konflikten, Armut und Umweltkatastrophen fliehen, erfahren in den Wellen des Mittelmeers die endgültige Ablehnung ihrer Suche nach einer besseren Zukunft. Und so ist dieses wunderschöne Meer zu einem riesigen Friedhof geworden, wo viele Brüder und Schwestern selbst des Rechtes auf ein Grab beraubt werden – nur die Menschenwürde wird hier begraben. In dem Erfahrungsbuch „Fratellino“ sagt der Protagonist am Ende der beschwerlichen Reise, die ihn von der Republik Guinea nach Europa führt: »Wenn du auf dem Meer bist, stehst du an einem Scheideweg. Auf der einen Seite ist das Leben, auf der anderen der Tod. Es gibt keine anderen Auswege« (A. Arzallus Antia - I. Balde, Fratellino, Mailand 2021, 107). Freunde, auch vor uns liegt ein Scheideweg: auf der einen Seite die Geschwisterlichkeit, die die menschliche Gemeinschaft mit Guten bereichert; auf der anderen Seite die Gleichgültigkeit, die das Mittelmeer mit Blut befleckt. Wir befinden uns an einem Scheideweg der Zivilisation. Entweder die Kultur der Menschlichkeit und der Geschwisterlichkeit oder die Kultur der Gleichgültigkeit: jeder möge sich zurechtfinden, wie er kann.

Wir können uns nicht damit abfinden, Menschen zu sehen, die als Tauschware behandelt, eingesperrt und auf grausame Weise gefoltert werden – wir wissen es, oftmals, wenn wir sie wegschicken, sind sie dazu bestimmt, gefoltert oder inhaftiert zu werden –; wir können nicht länger die Tragödien von Schiffbrüchen mitansehen, die durch abscheulichen Menschenhandel und einen Fanatismus der Gleichgültigkeit verursacht werden. Die Gleichgültigkeit wird fanatisch. Menschen, die zu ertrinken drohen, wenn sie auf den Wellen ausgesetzt werden, müssen gerettet werden. Das ist eine Pflicht der Menschlichkeit, eine Pflicht der Zivilisation!

Der Himmel wird uns segnen, wenn wir uns zu Lande und zu Wasser um die Schwächsten kümmern, wenn es uns gelingt, die Lähmung der Angst und die Gleichgültigkeit zu überwinden, die mit Samthandschuhen zum Tod verurteilt. Darin müssen wir Vertreter der verschiedenen Religionen ein Beispiel geben. Gott hat in der Tat Vater Abraham gesegnet. Er wurde dazu berufen, seine Heimat zu verlassen und »er zog weg, ohne zu wissen, wohin er kommen würde« (Hebr 11,8). Als Gast und Pilger in einem fremden Land nahm er die Wanderer auf, die an seinem Zelt vorbeikamen (vgl. Gen 18): »Aus seiner Heimat verbannt, heimatlos, war er selbst das Heim und die Heimat aller« (Hl. Petrus Chrysologus, Vorträge, 121). »Dafür erhielt er zum Lohn seiner Gastlichkeit die Frucht der Nachkommenschaft« (Hl. Ambrosius von Mailand, De officiis, II, 21). An den Wurzeln der drei monotheistischen Religionen des Mittelmeerraums steht also die Gastfreundschaft, die Liebe zum Fremden im Namen Gottes. Und das ist unerlässlich, wenn wir wie unser Vater Abraham von einer gedeihlichen Zukunft träumen. Vergessen wir nicht den Kehrvers der Bibel: „die Waise, die Witwe, der Flüchtling, der Fremde“. Waise, Witwe, Fremder: Dies sind diejenigen, die Gott uns gebietet, zu behüten.

Wir Glaubenden müssen daher beispielhaft darin sein uns gegenseitig und geschwisterlich anzunehmen. Die Beziehungen zwischen religiösen Gruppen sind oft nicht einfach aufgrund des nagenden Extremismus und der ideologischen Plage des Fundamentalismus, die das reale Leben der Gemeinschaften zersetzen. Ich möchte in dieser Hinsicht an das erinnern, was ein Mann Gottes, der nicht weit von hier lebte, geschrieben hat: »Niemand soll Hassgefühle gegen seinen Nächsten in seinem Herzen hegen, sondern Liebe, denn wer auch nur einen Menschen hasst, wird nicht ruhig vor Gott stehen können. Gott erhört sein Gebet nicht, solange er Zorn in seinem Herzen hegt« (Hl. Caesarius von Arles, Reden, XIV, 2).

Heute steht auch Marseille, das von einem bunten religiösen Pluralismus geprägt ist, vor einem Scheideweg: Begegnung oder Konfrontation. Und ich danke euch allen, die ihr euch auf den Weg der Begegnung begebt: Ich danke euch für euer solidarisches und konkretes Engagement für die Förderung des Menschen und für die Integration. Marseille ist ein Modell der Integration. Es ist schön, dass es hier, gemeinsam mit verschiedenen Initiativen der Arbeit mit den Migranten, Marseille-Espérance gibt, eine Einrichtung des interreligiösen Dialogs, die sich für Geschwisterlichkeit und ein friedliches Zusammenleben einsetzt. Blicken wir auf die Pioniere und Zeugen des Dialogs wie etwa Jules Isaac, der in der Nähe lebte und dessen 60. Todestag kürzlich begangen wurde. Ihr seid das Marseille der Zukunft. Macht weiter und lasst euch nicht entmutigen, damit diese Stadt für Frankreich, für Europa und für die Welt ein Mosaik der Hoffnung sein kann.

Als Wunsch möchte ich abschließend einige Worte zitieren, die David Sassoli in Bari anlässlich eines früheren Mittelmeer-Treffens gesagt hat: »In Bagdad, im Haus der Weisheit des Kalifen al-Ma'mun, trafen sich einst Juden, Christen und Muslime, um die heiligen Schriften und griechischen Philosophen zu lesen. Heute verspüren wir alle, Glaubende wie Nichtglaubende, die Notwendigkeit, dieses Haus wiederaufzubauen, um gemeinsam weiter die Götzen zu bekämpfen, Mauern niederzureißen, Brücken zu bauen und einem neuen Humanismus Gestalt zu geben. Tief in unsere Zeit hineinzuschauen und sie noch mehr zu lieben, wenn es schwierig ist, sie zu lieben, ist meiner Meinung nach die Saat, die in diesen Tagen, die sich so aufmerksam unserem Schicksal widmen, gesät wurde. Hören wir auf, uns vor den Problemen zu fürchten, vor die der Mittelmeerraum uns stellt. [...] Für die Europäische Union und für uns alle hängt unser Überleben davon ab« (Rede anlässlich des Treffens zur Reflexion und Spiritualität „Mediterraneo frontiera di pace“, 22. Februar 2020).

Brüder, Schwestern, gehen wir unsere Probleme gemeinsam an, lassen wir die Hoffnung nicht untergehen, bilden wir gemeinsam ein Mosaik des Friedens!

Mir bereitet es Freude, hier viele von euch zu sehen, die auf das Meer hinausfahren, um zu retten, um die Flüchtlinge zu retten. Und oftmals hindern sie euch daran, hinauszufahren, weil – so wird gesagt – dies, jenes fehlt … Es sind Gesten des Hasses gegen den Bruder, die als „Gleichgewicht“ verkleidet sind. Danke für all das, was ihr tut.

[01423-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

Gracias por estar aquí. Ante nosotros está el mar, fuente de vida; pero este lugar evoca la tragedia de los naufragios, que provocan muerte. Estamos reunidos en memoria de aquellos que no sobrevivieron, que no fueron salvados. No nos acostumbremos a considerar los naufragios como noticias y a los muertos como cifras; no, son nombres y apellidos, son rostros e historias, son vidas truncadas y sueños destrozados. Pienso en los numerosos hermanos y hermanas ahogados en el miedo, junto con las esperanzas que llevaban en el corazón. Frente a semejante drama no sirven las palabras, sino los hechos. Pero antes de todo, hace falta humanidad, hace falta silencio, llanto, compasión y oración. Los invito ahora a un momento de silencio en memoria de estos hermanos y hermanas nuestros; dejémonos conmover por sus tragedias. [momento de silencio]

Demasiadas personas, huyendo de los conflictos, la pobreza y las catástrofes naturales, encuentran entre las olas del Mediterráneo el rechazo definitivo a su búsqueda de un futuro mejor. Y así este espléndido mar se ha convertido en un enorme cementerio, donde muchos hermanos y hermanas se ven privados incluso del derecho de tener una sepultura, pero la única a ser sepultada es la dignidad humana. En el libro-testimonio “Hermanito”, el protagonista, al final del turbulento viaje que lo condujo desde la República de Guinea hasta Europa, afirma: «Cuando te sientas sobre el mar estás en una encrucijada. A un lado está la vida, al otro la muerte. Allí no hay otras salidas» (cf. A. Arzallus Antia – I. Balde, Fratellino, Milano 2021, 107). Amigos, ante nosotros también se abre una encrucijada: por una parte, la fraternidad, que fecunda de bien la comunidad humana; por otra, la indiferencia, que ensangrienta el Mediterráneo. Nos encontramos frente a una encrucijada de civilización. ¡O la cultura de la humanidad y de la fraternidad, o la cultura de la indiferencia: en la que cada uno se las arregle como pueda!.

No podemos resignarnos a ver seres humanos tratados como mercancía, aprisionados y torturados de manera atroz ―lo sabemos; tantas veces, cuando los echamos, están destinados a ser torturados y encerrados―; no podemos seguir presenciando los dramas de los naufragios, provocados por contrabandos repugnantes y el fanatismo de la indiferencia. La indiferencia se vuelve fanática. Deben ser socorridas las personas que, al ser abandonadas sobre las olas, corren el riesgo de ahogarse. Es un deber de humanidad, es un deber de civilización.

El cielo nos bendecirá si en la tierra y en el mar sabremos cuidar de los más débiles, si sabremos superar la parálisis del miedo y el desinterés que condena a muerte con guantes de seda. En esto, nosotros, los representantes de las distintas religiones, estamos llamados a dar ejemplo. Dios, en efecto, bendijo al padre Abrahán. Él fue llamado a dejar su tierra de origen: «partió […] sin saber a dónde iba» (Hb 11,8). Huésped y peregrino en tierra extranjera, recibió a los viajeros que pasaron cerca de su tienda (cf. Gn 18); «exiliado de su patria, carente de morada, él mismo era anfitrión y patria de todos» (cf. S. Pedro Crisólogo, Discursos, 121). Y «como recompensa de su hospitalidad recibió el don de una posteridad» (cf. S. Ambrosio de Milán, De officiis, II, 21). En las raíces de los tres monoteísmos mediterráneos está por tanto la hospitalidad, el amor por el extranjero en nombre de Dios. Y esto es vital si, como nuestro padre Abraham, soñamos con un futuro próspero. No nos olvidemos del estribillo de la Biblia: “el huérfano, la viuda y el migrante, el extranjero”. Huérfano, viuda y extranjero: estas son las personas a las que Dios nos ordena asistir.

Nosotros los creyentes, por tanto, debemos ser ejemplares en la acogida recíproca y fraterna. A menudo las relaciones entre los grupos religiosos no son fáciles, pues la carcoma del extremismo y la peste ideológica del fundamentalismo corroen la vida real de las comunidades. Pero quisiera, a este respecto, hacer eco de lo que escribió un hombre de Dios que vivió no lejos de aquí: «Que ninguno guarde en su corazón sentimientos de odio hacia su prójimo, sino de amor, porque el que tuviere odio, aunque sea a un solo hombre, no podrá estar tranquilo ante Dios. Dios no escucha su oración mientras guarde rencor en su alma» (cf. S. Cesario di Arles, Discorsi, XIV, 2).

Hoy también Marsella, caracterizada por un variado pluralismo religioso, está frente a una encrucijada: encuentro o confrontación. Y yo les agradezco a todos ustedes, que se ponen en el camino del encuentro: gracias por su compromiso solidario y concreto en favor de la promoción humana y de la integración. Marsella es un modelo de integración. Es hermoso que exista aquí —junto con otras realidades diferentes que trabajan con los migrantes— el Marseille-Espérance, organismo de diálogo interreligioso que promueve la fraternidad y la convivencia pacífica. Miremos a los pioneros y a los testigos del diálogo, como Jules Isaac, que vivió cerca de aquí, y del cual se ha recordado recientemente el 60º aniversario de la muerte. Ustedes son la Marsella del futuro. Sigan adelante sin desanimarse, para que esta ciudad sea para Francia, para Europa y para el mundo un mosaico de esperanza.

Como deseo, quisiera finalmente citar algunas palabras que David Sassoli pronunció en Bari, con ocasión de un encuentro precedente sobre el Mediterráneo: «En Bagdad, en la Casa de la Sabiduría del Califa Al Ma'mun, judíos, cristianos y musulmanes solían reunirse para leer los libros sagrados y a los filósofos griegos. Hoy todos, creyentes y laicos, sentimos la necesidad de reconstruir esa casa para continuar juntos a luchar contra los ídolos, derribar muros, construir puentes y dar contenido a un nuevo humanismo. Mirar en profundidad nuestro tiempo y amarlo aún más cuando es difícil de amar, creo que es la semilla sembrada en estos días [de reflexión] tan comprometidos con nuestro destino. ¡Ya basta de tener miedo a los problemas que nos plantea el Mediterráneo! [...] Para la Unión Europea y para todos nosotros, nuestra supervivencia depende de ello» (cf. Discorso in occasione dell’Incontro di riflessione e spiritualità “Mediterraneo frontiera di pace”, 22 febbraio 2020).

Hermanos, hermanas, afrontemos unidos los problemas, no hagamos naufragar la esperanza, ¡formemos juntos un mosaico de paz!

Me alegra ver aquí a muchos de ustedes que se hacen a la mar para salvar, para rescatar migrantes. Y muchas veces les impiden ir, porque ―dicen― que al barco le falta algo, le falta esto, esto otro... Son gestos de odio contra el hermano, disfrazados de “equilibrio”. Gracias por todo lo que hacéis.

[01423-ES.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

Queridos irmãos e irmãs,

obrigado por estarem aqui! Diante de nós, temos o mar, fonte de vida; mas este lugar evoca a tragédia dos naufrágios, que provocam a morte. Estamos reunidos em memória daqueles que não sobreviveram, que não foram salvos. Não nos habituemos a considerar os naufrágios como meras notícias de jornal, nem os mortos no mar como números: são nomes e apelidos, são rostos e histórias, são vidas despedaçadas e sonhos desfeitos. Penso em muitos irmãos e irmãs afogados no medo, juntamente com as esperanças que traziam no coração. Perante um drama assim não servem palavras, mas factos; e, antes ainda, serve humanidade, serve silêncio, pranto, compaixão e oração. Convido-vos agora a um momento de silêncio em memória destes nossos irmãos e irmãs: deixemo-nos tocar pelas suas tragédias [momento de silêncio].

Demasiadas pessoas, fugindo de conflitos, pobreza e calamidades ambientais, encontram entre as ondas do Mediterrâneo a definitiva recusa à sua busca dum futuro melhor. E, assim, este mar esplêndido tornou-se um enorme cemitério, onde muitos irmãos e irmãs são privados até do direito de ter um túmulo, acabando sepultada apenas a dignidade humana. No livro-testemunho Fratellino, o protagonista, no final da tribulada viagem que o traz da República da Guiné até à Europa, afirma: «Quando te sentas sobre o mar, estás numa encruzilhada. Dum lado a vida, do outro a morte. Lá não há outras saídas» (A. Arzallus Antia – I. Balde, Fratellino, Milão 2021, 107). Amigos, também diante de nós temos uma encruzilhada: dum lado, a fraternidade, que fecunda de bem a comunidade humana; do outro, a indiferença, que ensanguenta o Mediterrâneo. Encontramo-nos perante uma encruzilhada de civilização. Ou a cultura da humanidade e da fraternidade, ou a cultura da indiferença: cada um se desembarace como puder.

Não podemos resignar-nos a ver seres humanos tratados como mercadoria de troca, encarcerados e torturados de maneira atroz – sabemos que, muitas vezes, quando os mandamos embora, o seu destino é a tortura e a prisão; não podemos mais assistir às tragédias dos naufrágios, devido a tráficos odiosos e ao fanatismo da indiferença. A indiferença torna-se fanática. As pessoas que correm o risco de se afogar, quando são abandonadas no meio das ondas, devem ser socorridas. É um dever de humanidade, é um dever de civilização!

O Céu abençoar-nos-á se soubermos, em terra e no mar, cuidar dos mais frágeis, se soubermos superar a paralisia do medo e o desinteresse que condena à morte com luvas de veludo. E nós, representantes de diversas religiões, somos chamados a ser exemplo nisto. Com efeito, Deus abençoou o pai Abraão. Foi chamado a deixar a sua terra de origem e «partiu sem saber para onde ia» (Heb 11, 8). Hóspede e peregrino em terra estrangeira, acolheu os viajantes que passaram junto da sua tenda (cf. Gen 18): «exilado da sua pátria, sem uma casa, foi ele próprio casa e pátria de todos» (S. Pedro Crisólogo, Discursos, 121). E «como recompensa da sua hospitalidade, obteve a graça de ter uma descendência» (S. Ambrósio de Milão, De officiis, II, 21). Portanto, na raiz dos três monoteísmos mediterrânicos, temos o acolhimento, o amor pelo estrangeiro em nome de Deus. Isto é vital se, como o nosso pai Abraão, sonharmos um futuro próspero. Não esqueçamos o refrão da Bíblia: “o órfão, a viúva e o migrante, o estrangeiro”. Órfão, viúva e estrangeiro: são estes quem Deus nos manda proteger.

Por conseguinte nós, crentes, devemos ser modelo de acolhimento recíproco e fraterno. Muitas vezes não são fáceis as relações entre os grupos religiosos, com a traça do extremismo e a peste ideológica do fundamentalismo que corroem a vida real das comunidades. A este respeito, porém, quero repetir o que escreveu um homem de Deus que viveu não longe daqui: «Ninguém guarde, no seu coração, sentimentos de ódio contra o seu próximo, mas sentimentos de amor, porque quem odeia inclusive um só homem não poderá estar tranquilo diante de Deus. Deus não escuta a sua oração, enquanto guardar cólera no seu coração» (S. Cesário de Arles, Discursos, XIV, 2).

Hoje também Marselha, caraterizada por um variegado pluralismo religioso, tem pela frente uma encruzilhada: encontro ou confronto. E agradeço a todos vós que optastes pela via do encontro: obrigado pelo vosso empenhamento solidário e concreto na promoção humana e na integração. Marselha é um modelo de integração. É bom que aqui, juntamente com as diversas realidades que trabalham com os migrantes, exista o Marseille-Espérance, um organismo de diálogo inter-religioso que promove a fraternidade e a convivência pacífica. Olhemos para os pioneiros e testemunhas do diálogo, como Jules Isaac, que viveu aqui nas proximidades e cujo sexagésimo aniversário de morte foi recentemente recordado. Vós sois a Marselha do futuro. Continuai sem desanimar, para que esta cidade seja um mosaico de esperança para a França, a Europa e o mundo.

Como voto final, quero citar algumas palavras que David Sassoli pronunciou em Bari, por ocasião dum Encontro anterior sobre o Mediterrâneo: «Em Bagdad, na Casa da Sabedoria do Califa Al Ma'mun, encontravam-se judeus, cristãos e muçulmanos para ler os livros sagrados e os filósofos gregos. Hoje todos, crentes e laicos, sentimos a necessidade de reedificar aquela Casa para continuarmos, juntos, a combater os ídolos, derrubar muros, construir pontes, dar corpo a um novo humanismo. Olhar em profundidade o nosso tempo e amá-lo ainda mais quando é difícil de amar, creio que seja a semente lançada nestes dias em que nos debruçamos sobre o nosso destino. Cesse o medo dos problemas que o Mediterrâneo nos apresenta! (...) Para a União Europeia e para todos nós, está em jogo a nossa sobrevivência» (Discurso por ocasião do Encontro de reflexão e espiritualidade «Mediterrâneo fronteira de paz», 22/II/2020).

Irmãos, irmãs, enfrentemos, unidos, os problemas, não façamos naufragar a esperança, juntos componhamos um mosaico de paz!

Fico contente por ver aqui tantos de vós que ides ao mar para salvar, para socorrer os migrantes. E muitas vezes sois impedidos de ir, porque – dizem – o navio tem falta de alguma coisa, falta isto, falta aquilo... São gestos de ódio contra o irmão, disfarçados de “equilíbrio”. Obrigado por tudo aquilo que fazeis.

[01423-PO.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

Drodzy bracia i siostry,

Dziękuję, że tu jesteście. Przed nami jest morze, źródło życia, ale to miejsce przywołuje tragedię katastrof morskich powodujących śmierć. Zebraliśmy się, żeby upamiętnić tych, którym się nie udało, którzy nie zostali ocaleni. Nie przyzwyczajajmy się do traktowania katastrof jako wiadomości, a śmierci na morzu jako liczb: przeciwnie – są to imiona i nazwiska, są to oblicza i historie, są to przerwane istnienia i zniszczone marzenia. Myślę o wielu braciach i siostrach, którzy utonęli pogrążeni w lęku, wraz z nadziejami, jakie nosili w swych sercach. W obliczu tak wielkiego dramatu nie trzeba słów, lecz czynów. Jednak wcześniej potrzebny jest humanizm: potrzebne jest milczenie, płacz, współczucie i modlitwa. Zapraszam was teraz do chwili milczenia, by upamiętnić tych naszych braci i siostry: dajmy się poruszyć ich tragediami. [chwila milczenia].

Zbyt wiele osób, uciekając przed konfliktami, ubóstwem i katastrofami ekologicznymi, znajduje w falach Morza Śródziemnego ostateczne odrzucenie w swym poszukiwaniu lepszej przyszłości. W ten sposób, to piękne morze stało się ogromnym cmentarzem, na którym wielu braci i sióstr pozbawionych jest nawet prawa do posiadania grobu, a pochowana jest jedynie ludzka godność. W książce-świadectwie pt. „Fratellino”, bohater, pod koniec trudnej podróży, która prowadzi go z Republiki Gwinei do Europy, mówi: „Kiedy znajdziesz się na morzu, jesteś na rozdrożu. Po jednej stronie jest życie, po drugiej śmierć. Nie ma innych dróg wyjścia” (A. Arzallus Antia – I. Balde, Fratellino, Mediolan 2021, 107). Przyjaciele, przed nami również rozdroże: z jednej strony braterstwo, które wydaje w ludzkiej wspólnocie owoc dobra; z drugiej – obojętność, która zakrwawiła Morze Śródziemne. Jesteśmy na rozdrożu cywilizacji. Albo kultura humanizmu i braterstwa, albo kultura obojętności: niech każdy radzi sobie, jak może.

Nie możemy pogodzić się z tym, że istoty ludzkie są traktowane jak karty przetargowe, więzione i torturowane w okrutny sposób – wiemy, że często, gdy ich odsyłamy, są skazani na tortury i więzienie – nie możemy dłużej przyglądać się dramatom katastrof morskich, spowodowanych obrzydliwym handlem i fanatyzmem obojętności. Obojętność staje się fanatyczna. Osoby, którym grozi zatonięcie, porzucone na falach, muszą zostać uratowane. To obowiązek człowieczeństwa, to obowiązek cywilizacji!

Niebo będzie nam błogosławić, jeśli na lądzie i na morzu będziemy umieli troszczyć się o najsłabszych, jeśli będziemy umieli przezwyciężyć paraliż strachu i obojętności, który skazuje ludzi na śmierć w białych rękawiczkach. Dlatego my, reprezentanci różnych religii, jesteśmy wezwani, by być przykładem. Bóg bowiem pobłogosławił ojca Abrahama. Został on wezwany do opuszczenia swojej ojczyzny i „wyszedł nie wiedząc, dokąd idzie” (Hbr 11, 8). Jako gość i pielgrzym na obcej ziemi przyjmował wędrowców, którzy przechodzili obok jego namiotu (por. Rdz 18): „wygnany ze swojej ojczyzny, bezdomny, sam był domem i ojczyzną wszystkich” (Św. Piotr Chryzolog, Mowa 121). A „w nagrodę za gościnność otrzymał obietnicę, że będzie miał syna” (Św. Ambroży z Mediolanu, Obowiązki duchownych, II, 21, przeł. Kazimierz Abgarowicz, Warszawa 1967, s. 147). U źródeł trzech monoteizmów śródziemnomorskich leży zatem gościnność, umiłowanie cudzoziemca w imię Boga. Jest to niezbędne, jeśli, podobnie jak nasz ojciec Abraham, marzymy o pomyślnej przyszłości. Nie zapominajmy refrenu biblijnego: „sierota, wdowa, migrant, obcy”. Sierota, wdowa i obcy: to ci, których Bóg każe strzec.

My, ludzie wierzący musimy więc być przykładni w naszej wzajemnej i braterskiej akceptacji. Relacje między grupami religijnymi często nie są łatwe, przez udrękę ekstremizmu i ideologiczną plagę fundamentalizmu, które niszczą prawdziwe życie wspólnot. Ale w tym kontekście chciałbym powtórzyć to, co napisał pewien mąż Boży, który żył niedaleko stąd: „Niech nikt w sercu nie żywi nienawiści przeciw bliźniemu, ale miłość. Kto bowiem choćby jednego człowieka mieć będzie w nienawiści, nie będzie mógł przed Bogiem ostać się bezpiecznie. Tak długo modlitwa jego nie będzie wysłuchana, jak długo będzie przechowywał złość w sercu swoim” (Św. Cezary z Arles, Kazania, XIV, 2, tłum. ks. Stefan Ryznar, Warszawa 1989, s. 79).

Dziś również Marsylia, charakteryzująca się różnorodnym pluralizmem religijnym, stoi na rozdrożu: spotkanie lub starcie. Dziękuję wam wszystkim, którzy opowiadacie się za drogą spotkania: dziękuję za wasze solidarne i konkretne zaangażowanie na rzecz ludzkiej promocji i integracji. Marsylia jest wzorem integracji. To piękne, że tutaj, wraz z różnymi środowiskami, które pracują z migrantami, istnieje Marseille-Espérance, organ dialogu międzyreligijnego promujący braterstwo i pokojowe współistnienie. Spoglądamy na pionierów i świadków dialogu, takich jak Jules Isaac, który mieszkał w pobliżu, i którego 60. rocznica śmierci została niedawno upamiętniona. Jesteście Marsylią przyszłości. Idźcie naprzód nie zniechęcając się, niech to miasto będzie dla Francji, Europy i świata mozaiką nadziei.

Na zakończenie chciałbym przytoczyć słowa, które David Sassoli wypowiedział w Bari, przy okazji poprzedniego spotkania na temat regionu Morza Śródziemnego: „W Bagdadzie, w Domu Mądrości kalifa Al Ma'muna, spotykali się Żydzi, chrześcijanie i muzułmanie, aby czytać święte księgi i filozofów greckich. Dziś wszyscy, zarówno wierzący, jak i niewierzący odczuwamy potrzebę odbudowy tego domu, aby wspólnie kontynuować walkę z bożkami, burzyć mury, budować mosty i nadawać treść nowemu humanizmowi. Wierzę, że spojrzenie w głąb naszych czasów i pokochanie ich jeszcze bardziej, gdy trudno jest kochać, będzie ziarnem zasianym w tych dniach, tak bardzo skupionych na naszym losie. Przestańmy się lękać problemów, które stawia przed nami Morze Śródziemne! [...] Od tego zależy przetrwanie Unii Europejskiej i nas wszystkich” (Przemówienie z okazji spotkania refleksyjno-duchowego Morze Śródziemne granicą pokoju”, 22 lutego 2020 r.).

Bracia, siostry, razem stawiajmy czoła problemom, nie pozwólmy, by zgasła nadzieja, razem twórzmy mozaikę pokoju!

Cieszę się, że widzę tu tak wielu z was, którzy wyruszają na morze, by ratować, ratować migrantów. I wiele razy uniemożliwia się wam wypłynięcie, ponieważ – jak mówią – na statku czegoś brakuje, brakuje tego, tamtego... To są gesty nienawiści wobec brata, przebrane za „równowagę”. Dziękuję za wszystko, co czynicie.

[01423-PL.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua araba

 


لزيارة الرّسوليّة إلى مرسيليا

كلمة قداسة البابا فرنسيس

لحظة خلوة وصلاة مع القادة الدّينيّين

بالقرب من النَّصب التّذكاري المخصّص للبَحَّارة والمهاجرين الذين فُقِدُوا في البَحر

الجمعة 22 أيلول/سبتمبر 2023

أيّها الإخوة والأخوات الأعزّاء،

شكرًا لوجودكم هنا. أمامنا البَحر، مصدر الحياة، لكن هذا المكان يذكّرنا بمآسي الغرق، التي جلبت الموت. اجتمعنا هنا لنتذكّر الذين لم يستطيعوا أن يَنجُوا، ولم يستطع أحد أن يُخلِّصهم. لا ندَعْ مآسي الغرق تصير أمرًا اعتدنا عليه، فقط أحداثًا للأخبار، والمَوتى في البحر أعدادًا: لا، إنّهم أشخاصٌ لهم أسماءٌ وأسماءُ عائلة، ووجوهٌ وقِصَص، وهم حياة أناس تحطّمت وأحلامٌ تكسّرت. أفكّرُ في الإخوة والأخوات الكثيرين الذين غَرِقوا في الخوف، مع آمالهم التي كانوا يحملونها في قلوبهم. أمام مثل هذه المأساة، لا تنفع الكلمات، بل الأعمال. لكن، قبل ذلك أيضًا، نحن بحاجة إلى الإنسانيّة: إلى الصَّمت والبُكاء والرّأفة والصّلاة. أدعوكم الآن إلى دقيقة صمت لنتذكّر إخوتنا وأخواتنا هؤلاء: لنتأثَّر ولْنبكِ مآسيهم. [لحظة صمت]

أشخاصٌ كثيرون هربوا من الصّراعات، ومن الفَقر والكوارث البيئيّة، ووجدوا بين أمواج البحر المتوسط الرّفض الأخير لبحثهم عن مستقبل أفضل. وهكذا، صار هذا البَحر الجميل مقبرة هائلة، حيث حُرِمَ الكثير من الإخوة والأخوات حتّى من حقّهم في أن يكون لهم قَبر، ودُفِنَت فقط الكرامة الإنسانيّة. في كتاب ”Fratellino“، وهو شهادة حياة، أكّدت الشّخصيّة الرّئيسيّة، في نهاية الرّحلة المضطربة التي حملتها من جمهوريّة غينيا إلى أوروبّا: "عندما تجلس فوق البحر تكون على مفترق طرق. الحياة من جهة، والموت من جهة أخرى. ولا توجد مخارج أخرى هناك" (A. Arzallus Antia – I. Balde, Fratellino, Milano 2021, 107). أيّها الأصدقاء، نحن أيضًا أمام مفترق طرق: من جِهة الأخوّة، التي تُخصب بالخَير الجماعة البشريّة، ومن جهة أخرى اللامبالاة، التي تُدمِي البحر الأبيض المتوسّط. نحن أمام مفترق طرق للحضارات. إمّا ثقافة الإنسانيّة والأخوّة، وإمّا ثقافة اللامبالاة: فليعمل كلّ واحد ما بوسعه.

لا يمكننا أن نستسلم فنقبل أن نرى كائنات بَشريّة يُعامَلون مثل سِلَعٍ، ويُسجَنون ويُعذّبون بطريقة فظيعة، ولا يمكننا أن نبقى شهودًا لمآسي الغرق، بسبب عمليات الاتِّجار الكريهة وتعصُّب اللامبالاة. علينا أن نُنقِذَ الأشخاص الذين يتعرّضون لخطر الغرق عندما يتركونهم فوق الأمواج. إنّه واجب إنسانيّ، إنّه واجب الحضارة!

ستباركنا السّماء، إن عرفنا أن نعتني بالأضعفين في البَرّ وفي البَحر، وإن عرفنا كيف نتغلّب على شلل الخوف وعدم الاهتمام الذي يحكم بالموت بأيدٍ ترتدي قفّازات مخمليّة. في هذه الرّؤية، نحن مُمَثِّلي الدّيانات المختلفة، مدعوّون إلى أن نكون مثالًا وقُدوَة. في الواقع، بارك الله أبانا إبراهيم. دعاه الله إلى أن يَترُكَ أرضه: "خَرَجَ وهو لا يَدْري إِلى أَينَ يَتَوَجَّه" (عبرانيّين 11، 8). كان ضَيفًا ومرتَحِلًا في أرض غريبة، وهو نفسه استقبل مسافرين مرُّوا بالقرب من خيمته (راجع سفر التّكوين 18): "جلا عن وطنه، ولا بَيت له، وكان هو نفسه بيتًا وموطنًا للجميع" (القدّيس بطرس كريسولوغو، خطابات، 121). و"مكافأة على ضيافته، رزقه الله نَسلًا" (القدّيس أمبروسيوس من ميلانو، De Officiis، الجزء الثّاني، 21). لذلك، في جذور الدّيانات التّوحيديّة الثّلاث في منطقة البحر الأبيض المتوسّط يوجد الاستقبال، ومحبّة الغريب باسم الله. وهذا أمرٌ حيويّ إن كنّا نحلم بمستقبل زاهر، مثل أبينا إبراهيم.

لهذا، علينا نحن المؤمنين أن نكون مثالًا في الاستقبال المُتبادل والأخويّ. العلاقات بين المجموعات الدّينيّة ليست دائمًا سهلة، مع سُوسَة التّطرّف وآفة الأصوليّة الأيديولوجيّة اللتَين تُفسِدان الحياة الحقيقيّة للجماعات. لكن أودّ أن أردد صدى ما كتبه رجلٌ من رجال الله الصّالحين، الذي عاش في مكان ليس بعيدًا من هنا: "لا يحفظنَّ أحدٌ في قلبه كُرهًا لقريبه، بل محبّة، لأنّ من يكره ولو إنسانًا واحدًا فقط، لا يمكنه أن يبقى مطمئنًّا أمام الله. لَن يُصغي الله إلى صلاته ما دام في قلبه عضب" (القدّيس سيزار من آرل، الخطابات، الجزء الرّابع عشر، 2).

مرسيليا أيضًا، التي تتميّز اليوم بتعدّديّة دينيّة متنوّعة، تقف على مفترق: تلاقي أو تصادم. وأنا أشكركم جميعًا، أنتم الذين تسيرون على طريق التّلاقي: شكرًا على التزامكم وتضامنكم الحقيقي من أجل تعزيز الإنسان واندماجه. مرسيليا هي نموذج للاندماج. جميلٌ هنا، بالإضافة إلى الفعّاليّات المختلفة التي تعمل مع المهاجرين، وجود "مرسيليا مدينة الرّجاء" (Marseille-Espérance)، وهي هيئة للحوار بين الأديان تعمل على تعزيز الأخوَّة والعيش السّلمي معًا. لننظر إلى رُوَّاد الحوار وشهوده، مثل جول إسحاق الذي عاش قريبًا من هنا، والذي كانت ذِكرى وفاته السّتون منذ فترة قصيرة. أنتم مرسيليا المستقبل. تقدّموا ولا تيأسوا، حتّى تصير هذه المدينة فسيفساء رجاءٍ لفرنسا ولأوروبّا وللعالم.

أودُّ أخيرًا، أن أتمنّى لكم ما قاله دافيد ساسّولي في باري، في مناسبة لقاءٍ سابق حول البحر الأبيض المتوسّط: "في بغداد، في بيت الحكمة للخليفة المأمون، كان يلتقي اليهود والمسيحيّون والمسلمون لقراءة الكُتُبِ المقدّسة وكُتُبِ الفلاسفة اليونانيّين. اليوم كلّنا، مؤمنون وعلمانيّون، نشعر بالحاجة لأن نُعيد بناء ذلك البيت، لنُكمل معًا محاربة الأصنام، وهدم الجدران، وبناء الجسور، ولنحيي من جديد مذهب إنسانيّة جديد. أن ننظر نظرة عميقة في زمننا ونحبه، وإذا صَعُب علينا الحبّ نزداد حبًّا له، أعتقد أنّ هذه هي البذرة التي نزرعها في هذه الأيّام، المؤثّرة في مصيرنا. كفى خوفًا من المشاكل التي يقدّمها لنا البحر الأبيض المتوسّط. [...] بالنّسبة للاتّحاد الأوروبّي وبالنّسبة لنا جميعًا، القضية هي قضية بقاء ومصير". (كلمة في مناسبة لقاء التّأمّل والرّوحانيّة حول "المتوسّط حدود السلام"، 22 شباط/فبراير 2020).

أيّها الإخوة والأخوات، لنواجه الصّعاب ونحن متّحدون، ولا نترك الرّجاء يغرق، ولنكَوِّنْ معًا فسيفساء سلام!

[01423-AR.02] [Testo originale: Italiano]

[B0567-XX.02]