Discorso del Santo Padre
Traduzione in lingua inglese
Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i partecipanti al XXVI Colloquio Ecumenico Paolino e ha rivolto loro il discorso che riportiamo di seguito:
Discorso del Santo Padre
Reverendissimo Padre Abate, illustri professori, cari e studiosi, buongiorno a tutti!
Vi ringrazio per la vostra visita, che si svolge mentre siete riuniti qui a Roma, nella splendida cornice della Basilica di San Paolo fuori le Mura, per il Colloquio Ecumenico Paolino.
Questa iniziativa, nata poco dopo il Concilio Vaticano II da un gruppo di studiosi provenienti da una decina di Paesi e da varie tradizioni cristiane, è giunta alla ventiseiesima edizione. Può dunque vantare un intenso cammino di studi e di ricerca che, grazie alla vostra competenza e alla vostra passione, ha contribuito alla conoscenza biblica e spirituale delle Lettere dell’Apostolo delle genti. Si tratta di un evento ancora più importante in quanto i colloqui avvengono tra Confessioni cristiane diverse, e voi stessi, appassionati studiosi di Paolo, provenite da varie nazioni, portando con voi non solo la specificità degli studi, ma anche l’originalità della cultura di origine e la vita di fede della comunità cristiana a cui appartenete.
Questo – vorrei dire – è il grande contributo del Colloquium: l’incontro tra cristiani diversi tra loro, eppure uniti dalla sapienza del magistero paolino; il dialogo tra punti di partenza differenti, che cercano un terreno comune a partire dalla Scrittura; il confronto esegetico rigoroso e scientifico, che trova il proprio alveo vitale in un contesto di preghiera e di spiritualità, perché emerga la bellezza dell’epistolario dell’Apostolo e la sua importanza per la vita cristiana ed ecclesiale.
C’è dunque qualcosa di coraggioso e di profetico nella vostra iniziativa. C’è il coraggio di superare le barriere della diffidenza, che spesso si ergono quando siamo chiamati a incontrare l’altro, e ancor di più quando l’altro ha una tradizione diversa dalla mia. E poi c’è la profezia ecumenica, quella della sana “impazienza dello Spirito” a cui tutti noi cristiani siamo chiamati, perché proceda il cammino verso la pienezza dell’unità e non venga meno l’impegno nella testimonianza. Se nel corso della storia le divisioni sono state motivo di sofferenza, oggi dobbiamo impegnarci a invertire la rotta, progredendo in percorsi di unità e di fraternità, che cominciano proprio pregando, studiando e lavorando insieme.
Il vostro desiderio di approfondire le Lettere dell’Apostolo, l’apporto dei vostri studi, il valore dei contributi che vi state scambiando e che poi pubblicherete, quest’anno si concentrano sui capitoli 9-11 della Lettera ai Romani.
Si tratta di un’esposizione straordinaria del mistero della salvezza, che mette in relazione – e perciò in dialogo – i doni e la chiamata di Dio per Israele, che l’Apostolo definisce «irrevocabili» (Rm 11,29), con la speranza del Vangelo. L’Apostolo ci consegna un messaggio di fondamentale importanza, che rappresenta ancora quel fondamento su cui non soltanto approfondire gli studi biblici, ma anche continuare a coltivare il dialogo ecumenico: Dio non viene meno alle sue promesse di salvezza e le porta avanti con pazienza, anche attraverso vie impensate e sorprendenti. Ma la certezza di fondo è che «i credenti possono fare affidamento sulla misericordia e sulle promesse di Dio. Anche nella loro debolezza e nelle molteplici minacce che mettono in pericolo la loro fede, essi possono contare, in forza della morte e della resurrezione di Cristo, sulla promessa efficace della grazia di Dio» (Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione tra Chiesa Cattolica e Federazione Luterana Mondiale, n. 34).
Carissimi, su questo fondamento di speranza desidero sostenere il vostro prezioso lavoro. È bello che proseguiate nel dialogo accademico, biblico, spirituale e fraterno, e che mettiate in circolo l’originale ricchezza di cui ciascuno è portatore. Continuate, per favore, la vostra ricerca biblica con rigore e competenza, ma lasciatevi anche e soprattutto stupire dalle innumerevoli risorse spirituali contenute nelle Lettere paoline, per offrire alle Comunità cristiane “parole nuove”, in grado di comunicare la bontà misericordiosa del Padre, l’attualità della salvezza di Cristo, la speranza rinnovatrice dello Spirito. Che attraverso il vostro lavoro, spesso faticoso e nascosto, possa crescere fra i credenti lo spirito ecumenico, spirito di dialogo e di fraternità che aiuta il comune cammino di ricerca del Signore.
Il cammino ecumenico. Una volta, a un grande teologo ortodosso, è stata fatta la domanda: “Cosa pensa dell’unità dei cristiani, come va, quando sarà il momento della piena unità? E quel bravo teologo, morto alcuni mesi fa, disse: “Io so quando ci sarà la piena unità: il giorno dopo il giudizio finale!” [ridono]. Questo non toglie la speranza: nel frattempo dobbiamo camminare insieme, pregare insieme e lavorare insieme. Il vero ecumenismo si fa in cammino: non bisogna aver paura di camminare, di camminare con gli altri, con la fiducia negli altri; e nel servizio: servire i poveri, aiutare le comunità cristiane e anche quelle non cristiane. Cammino e servizio: andate avanti così.
Grazie, dunque, per tutto ciò che fate e per l’impegno di questi giorni. Vi ricordo e voi, per favore, pregate per me. E adesso vi invito, insieme, a pregare il Padre Nostro, ognuno nella propria lingua.
[01376-IT.01] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua inglese
Very Reverend Father Abbot, distinguished professors, dear scholars, good morning to all of you!
I thank you for your visit, which is taking place during your gathering here in Rome, in the beautiful setting of the Basilica of Saint Paul Outside the Walls, for the Pauline Ecumenical Colloquium.
This initiative, begun shortly after the Second Vatican Council by a group of scholars from a dozen countries and different Christian traditions, is now in its twenty-sixth year. It can therefore boast of an intense journey of study and research that, thanks to your expertise and enthusiasm, has contributed to the biblical and spiritual understanding of the Letters of the Apostle to the Gentiles. This is all the more important since the discussions take place between different Christian denominations, and you yourselves, who are impassioned Pauline scholars, come from various nations, bringing with you not only the specific character of your studies, but also the distinctiveness of your culture of origin and the life of faith of the Christian communities to which you belong.
This, I would say, is the great contribution of the Colloquium: the encounter between Christians who are diverse among themselves, yet united by the wisdom of Pauline teaching; a dialogue between different starting points that look for common ground, beginning from Scripture. Then, too, there is a rigorous and scholarly exegetical exchange, which finds its vital centre in a context of prayer and spirituality, so that the beauty of the Apostle’s letters and their importance for Christian and ecclesial life can emerge.
So there is something courageous and prophetic in your initiative. There is the courage to overcome barriers of defensiveness, which often arise when we are called to encounter others. This is even more the case when others have a tradition different from our own. And then there is ecumenical prophecy, that healthy “impatience of the Spirit” to which all of us Christians are summoned, so that the journey toward the fullness of unity may progress and the commitment to bear witness may not weaken. If throughout history divisions have been a source of suffering, today we must commit ourselves to reversing course, moving forward on the paths of unity and fraternity, which begin precisely by praying, studying and working together.
Your desire to explore the Letters of the Apostle, the insight from your studies, the value of the contributions that you are exchanging and that you will subsequently publish all focus this year on chapters 9-11 of the Letter to the Romans.
Here we find an extraordinary exposition of the mystery of salvation that places the gifts and call of God to Israel, which the Apostle describes as “irrevocable” (Rom 11:29), in relationship, and thus in dialogue, with the hope of the Gospel. The Apostle hands on to us a message of fundamental importance, which still represents that foundation on which not only to deepen biblical studies but also to continue to foster ecumenical dialogue: God does not fail in his promises of salvation and patiently carries them out, even through unexpected and surprising ways. Yet the underlying certainty is that “believers can rely on the mercy and promises of God. In spite of their own weakness and the manifold threats to their faith, on the strength of Christ's death and resurrection they can build on the effective promise of God’s grace” (Joint Declaration on the Doctrine of Justification by the Catholic Church and the Lutheran World Federation, n. 34).
Dear friends, it is on this foundation of hope that I want to support your valuable work. It is good that you continue on in academic, biblical, spiritual and fraternal dialogue and that you publish the creative riches that each of you brings. Please continue your biblical research with rigour and expertise, but also and above all else, let yourselves be amazed by the countless spiritual resources contained in the Pauline letters, in order to offer Christian communities “new words”, able to communicate the Father’s merciful goodness, Christ’s newness of salvation and the Spirit’s renewing hope. Through your often laborious and hidden work, may the ecumenical spirit grow among believers, a spirit of dialogue and fraternity which aids our common journey of seeking the Lord.
The ecumenical journey. Once a great orthodox theologian was asked the following question: “What do you think about the unity of Christians; how is it going; when will we reach full unity?” And this fine theologian, who died a few months ago, said: “I know when we will reach full unity: the day after the final judgment!” This should not take away our hope. In the meantime, we have to walk together, pray together and work together. True ecumenism is realized on a journey. We should not fear walking with others and trusting them. When it comes to service: serve the poor, help Christian and non-Christian communities. Walking and service: move forward in this manner.
Thank you for all that you are doing and for the work of these days. I will remember you in my prayers and I ask you, please, to pray for me. And now I invite everyone to pray together the Our Father, each in their own language.
[01375-EN.01] [Original text: Italian]
[B0625-XX.01]