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Santa Messa nella Domenica di Pentecoste, 28.05.2023


Omelia del Santo Padre

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Traduzione in lingua araba

Alle ore 10.00 di questa mattina, Domenica di Pentecoste, il Santo Padre Francesco ha presieduto la Santa Messa nella Basilica di San Pietro.

Pubblichiamo di seguito l’omelia che Papa Francesco ha pronunciato nel corso della Celebrazione Eucaristica, dopo la proclamazione del Vangelo:

Omelia del Santo Padre

La Parola di Dio oggi ci mostra lo Spirito Santo in azione. Lo vediamo agire in tre momenti: nel mondo che ha creato, nella Chiesa e nei nostri cuori.

1. Anzitutto nel mondo che ha creato, nella creazione. Fin dall’inizio lo Spirito Santo è all’opera: «Mandi il tuo spirito, sono creati», abbiamo pregato con il Salmo (104,30). Egli, infatti, è creator Spiritus (cfr S. Agostino, In Ps., XXXII,2,2), Spirito creatore: così la Chiesa lo invoca da secoli. Ma, possiamo chiederci, che cosa fa lo Spirito nella creazione del mondo? Se tutto ha origine dal Padre, se tutto è creato per mezzo del Figlio, qual è il ruolo specifico dello Spirito? Un grande Padre della Chiesa, San Basilio, ha scritto: «Se provi a sottrarre lo Spirito alla creazione, tutte le cose si mescolano e la loro vita appare senza legge, senza ordine» (Spir., XVI,38). Ecco il ruolo dello Spirito: è Colui che, al principio e in ogni tempo, fa passare le realtà create dal disordine all’ordine, dalla dispersione alla coesione, dalla confusione all’armonia. Questo modo di agire lo vedremo sempre, nella vita della Chiesa. Egli dà al mondo, in una parola, armonia; così «dirige il corso dei tempi e rinnova la faccia della terra» (Gaudium et spes, 26; Sal 104,30). Rinnova la terra, ma attenzione: non cambiando la realtà, bensì armonizzandola; questo è il suo stile perché Egli è in sé stesso armonia: Ipse harmonia est (cfr S. Basilio, In Ps., 29,1), dice un Padre della Chiesa.

Oggi nel mondo c’è tanta discordia, tanta divisione. Siamo tutti collegati eppure ci troviamo scollegati tra di noi, anestetizzati dall’indifferenza e oppressi dalla solitudine. Tante guerre, tanti conflitti: sembra incredibile il male che l’uomo può compiere! Ma, in realtà, ad alimentare le nostre ostilità c’è lo spirito della divisione, il diavolo, il cui nome significa proprio “divisore”. Sì, a precedere ed eccedere il nostro male, la nostra disgregazione, c’è lo spirito maligno che «seduce tutta la terra» (Ap 12,9). Egli gode degli antagonismi, delle ingiustizie, delle calunnie, è la sua gioia. E, di fronte al male della discordia, i nostri sforzi per costruire l’armonia non bastano. Ecco allora che il Signore, al culmine della sua Pasqua, al culmine della salvezza, riversa sul mondo creato il suo Spirito buono, lo Spirito Santo, che si oppone allo spirito divisore perché è armonia, Spirito di unità che porta la pace. Invochiamolo ogni giorno sul nostro mondo, sulla nostra vita e davanti ad ogni tipo di divisione!

2. Oltre che nella creazione, lo vediamo all’opera nella Chiesa, a partire dal giorno di Pentecoste. Notiamo però che lo Spirito non dà inizio alla Chiesa impartendo istruzioni e norme alla comunità, ma scendendo su ciascun Apostolo: ognuno riceve grazie particolari e carismi differenti. Tutta questa pluralità di doni diversi potrebbe ingenerare confusione, ma lo Spirito, come nella creazione, proprio a partire dalla pluralità ama creare armonia. La sua armonia non è un ordine imposto e omologato, no; nella Chiesa c’è un ordine «organizzato secondo la diversità dei doni dello Spirito» (S. Basilio, Spir., XVI,39). A Pentecoste, infatti, lo Spirito Santo scende in tante lingue di fuoco: dà a ciascuno la capacità di parlare altre lingue (cfr At 2,4) e di sentire la propria lingua parlata dagli altri (cfr At 2,6.11). Dunque non crea una lingua uguale per tutti, non cancella le differenze, le culture, ma armonizza tutto senza omologare, senza uniformare. E ciò deve farci pensare in questo momento, nel quale la tentazione dell’“indietrismo” cerca di omologare tutto in discipline soltanto di apparenza, senza sostanza. Restiamo su questo aspetto, sullo Spirito che non comincia da un progetto strutturato, come faremmo noi, che spesso poi ci disperdiamo nei nostri programmi; no, Lui inizia elargendo doni gratuiti e sovrabbondanti. Infatti a Pentecoste, sottolinea il testo, «tutti furono colmati di Spirito Santo» (At 2,4). Tutti colmati, così comincia la vita della Chiesa: non da un piano preciso e articolato, ma dallo sperimentare il medesimo amore di Dio. Lo Spirito crea armonia così, ci invita a provare stupore per il suo amore e per i suoi doni presenti negli altri. Come ci ha detto San Paolo: «Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito […] Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo» (1 Cor 12,4.13). Vedere ogni fratello e sorella nella fede come parte dello stesso corpo a cui appartengo: questo è lo sguardo armonioso dello Spirito, questo il cammino che ci indica!

E il Sinodo in corso è – e dev’essere – un cammino secondo lo Spirito: non un parlamento per reclamare diritti e bisogni secondo l’agenda del mondo, non l’occasione per andare dove porta il vento, ma l’opportunità per essere docili al soffio dello Spirito. Perché, nel mare della storia, la Chiesa naviga solo con Lui, che è «l’anima della Chiesa» (S. Paolo VI, Discorso al Sacro Collegio per gli Auguri onomastici, 21 giugno 1976), il cuore della sinodalità, il motore dell’evangelizzazione. Senza di Lui la Chiesa è inerte, la fede è solo una dottrina, la morale solo un dovere, la pastorale solo un lavoro. A volte sentiamo cosiddetti pensatori, teologi, che ci danno dottrine fredde, sembrano matematiche, perché manca lo Spirito dentro. Con Lui, invece, la fede è vita, l’amore del Signore ci conquista e la speranza rinasce. Rimettiamo lo Spirito Santo al centro della Chiesa, altrimenti il nostro cuore non sarà bruciato dall’amore per Gesù, ma per noi stessi. Mettiamo lo Spirito al principio e al cuore dei lavori sinodali. Perché “di Lui, soprattutto, ha oggi bisogno la Chiesa! Diciamogli dunque ogni giorno: vieni!” (cfr Id., Udienza generale, 29 novembre 1972). E camminiamo insieme, perché lo Spirito, come a Pentecoste, ama discendere mentre “tutti si trovano insieme” (cfr At 2,1). Sì, per mostrarsi al mondo Egli ha scelto il momento e il luogo in cui tutti stavano insieme. Il Popolo di Dio, per essere ricolmo dello Spirito, deve dunque camminare insieme, fare sinodo. Così si rinnova l’armonia nella Chiesa: camminando insieme con lo Spirito al centro. Fratelli e sorelle, costruiamo armonia nella Chiesa!

3. Infine lo Spirito fa armonia nei nostri cuori. Lo vediamo nel Vangelo, dove Gesù, la sera di Pasqua, soffia sui discepoli e dice: «Ricevete lo Spirito Santo» (Gv 20,22). Lo dona per uno scopo preciso: per perdonare i peccati, cioè per riconciliare gli animi, per armonizzare i cuori lacerati dal male, frantumati dalle ferite, disgregati dai sensi di colpa. Solo lo Spirito rimette armonia nel cuore, perché è Colui che crea «l’intimità con Dio» (S. Basilio, Spir., XIX,49). Se vogliamo armonia cerchiamo Lui, non dei riempitivi mondani. Invochiamo lo Spirito Santo ogni giorno, iniziamo ogni giornata pregandolo, diventiamo docili a Lui!

E oggi, nella sua festa, chiediamoci: io sono docile all’armonia dello Spirito? Oppure perseguo i miei progetti, le mie idee senza lasciarmi plasmare, senza farmi cambiare da Lui? Il mio modo di vivere la fede è docile allo Spirito o è testardo? Attaccato in modo testardo alle lettere, alle cosiddette dottrine che sono soltanto espressioni fredde della vita? Sono frettoloso nel giudicare, punto il dito e sbatto porte in faccia agli altri, ritenendomi vittima di tutti e di tutto? Oppure accolgo la sua potenza creatrice armoniosa, accolgo la “grazia dell’insieme” che Egli ispira, il suo perdono che dà pace? E a mia volta perdono? Il perdono è fare spazio perché venga lo Spirito. Promuovo riconciliazione e creo comunione, o sempre sto cercando, ficcando il naso dove ci sono difficoltà per sparlare, per dividere, per distruggere? Perdono, promuovo riconciliazione, creo comunione? Se il mondo è diviso, se la Chiesa si polarizza, se il cuore si frammenta, non perdiamo tempo a criticare gli altri e ad arrabbiarci con noi stessi, ma invochiamo lo Spirito: Lui è capace di risolvere queste cose.

Spirito Santo, Spirito di Gesù e del Padre, sorgente inesauribile di armonia, ti affidiamo il mondo, ti consacriamo la Chiesa e i nostri cuori. Vieni Spirito creatore, armonia dell’umanità, rinnova la faccia della terra. Vieni Dono dei doni, armonia della Chiesa, rendici uniti in Te. Vieni Spirito del perdono, armonia del cuore, trasformaci come Tu sai, per mezzo di Maria.

[00887-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

La Parole de Dieu, aujourd’hui, nous montre l’Esprit Saint en action. Nous le voyons agir à trois moments : dans le monde qu’il a créé, dans l’Église et dans nos cœurs.

1. D’abord dans le monde qu’il a créé, dans la création. Dès le début, l’Esprit Saint est à l'œuvre : « Tu envoies ton souffle : ils sont créés », avons-nous prié dans le psaume (104, 30). Il est, en effet, creator Spiritus (cf. Saint Augustin, In Ps XXXII,2,2), Esprit créateur : c’est ainsi que l’Église l’invoque depuis des siècles. Mais, nous pouvons nous demander, que fait l’Esprit dans la création du monde ? Si tout vient du Père, si tout est créé par le Fils, quel est le rôle spécifique de l’Esprit ? Un Père de l’Église, saint Basile, a écrit : « Si vous essayez d’enlever l’Esprit à la création, toutes les choses se mélangent et leur vie apparaît sans loi, sans ordre » (Spir., XVI, 38). Voilà le rôle de l’Esprit : Il est celui qui, à l’origine et en tout temps, fait passer les réalités créées du désordre à l’ordre, de la dispersion à la cohésion, de la confusion à l’harmonie. Cette manière d'agir, nous la verrons toujours dans la vie de l'Église. En un mot, Il donne l’harmonie au monde. Il « conduit ainsi le cours des temps et rénove la face de la terre » (Gaudium et spes, n. 26 ; Ps 104, 30). Il renouvelle la terre, mais attention : non pas en changeant la réalité, mais plutôt en l’harmonisant ; c’est son style, parce qu’Il est en lui-même harmonie : Ipse harmonia est. (cf. S. Basile, In Ps 29, 1) ), dit un Père de l'Église.

Aujourd’hui dans le monde, il y a beaucoup de discorde, beaucoup de divisions. Nous sommes tous reliés et pourtant nous nous trouvons déconnectés les uns des autres, anesthésiés par l’indifférence et opprimés par la solitude. Tant de guerres, tant de conflits : le mal que l’homme peut accomplir semble incroyable ! Mais en réalité, ce qui alimente nos hostilités, c’est l’esprit de division, le diable, dont le nom même signifie “diviseur”. Oui, précédant et dépassant notre mal, notre désagrégation, il y a l’esprit mauvais, « le séducteur du monde entier » (Ap 12, 9). Il se plaît dans les antagonismes, les injustices, les calomnies, ils font sa joie. Et, face au mal de la discorde, nos efforts pour construire l’harmonie ne suffisent pas. C’est ainsi que le Seigneur, au point culminant de sa Pâque, au point culminant du salut, répand sur le monde créé son bon Esprit, l’Esprit Saint, qui s’oppose à l’esprit de division parce qu’il est harmonie, Esprit d’unité qui apporte la paix. Invoquons-le chaque jour sur notre monde, sur notre vie et face à toutes sortes de divisions !

2. Outre la création, nous le voyons à l’œuvre dans l’Église, à partir du jour de la Pentecôte. Remarquons cependant que l’Esprit ne marque pas le début de l’Église en donnant des instructions et des normes à la communauté, mais en descendant sur chacun des Apôtres : chacun reçoit des grâces particulières et des charismes différents. Cette pluralité de dons différents pourrait créer de la confusion, mais l’Esprit, comme dans la création, aime créer l’harmonie à partir justement de la pluralité. Son harmonie n’est pas un ordre imposé et standardisé, non. Dans l’Église, il y a un ordre « organisé selon la diversité des dons de l’Esprit» (S. Basile, Spir., XVI, 39). À la Pentecôte, en effet, l’Esprit Saint descend en plusieurs langues de feu : il donne à chacun la capacité de parler d’autres langues (cf. Ac 2, 4) et d’entendre sa propre langue parlée par les autres (cf. Ac 2, 6. 11). Il ne crée donc pas une langue égale pour tous, il n’efface pas les différences, les cultures, mais il harmonise tout sans standardiser, sans uniformiser. Et cela doit nous faire réfléchir au moment où la tentation du "retour en arrière" cherche à tout uniformiser dans des disciplines d'apparence seulement, sans substance. Restons sur cet aspect, sur l’Esprit qui ne commence pas par un projet structuré, comme nous le ferions, nous qui nous perdons souvent ensuite dans nos programmes. Non, il commence en accordant des dons gratuits et surabondants. En effet, à la Pentecôte, souligne le texte, « tous furent remplis d’Esprit Saint» (Ac 2, 4). Tous remplis, c’est ainsi que commence la vie de l’Église : non pas à partir d’un plan précis et articulé, mais de l’expérience du même amour de Dieu. L’Esprit crée ainsi l’harmonie, il nous invite à faire l’expérience de l’émerveillement devant son amour et ses dons présents chez les autres. Comme nous l’a dit saint Paul : « Les dons de la grâce sont variés, mais c’est le même Esprit. [...] C’est dans un unique Esprit, en effet, que nous tous nous avons été baptisés pour former un seul corps » (1 Co 12, 4.13). Voir chaque frère et sœur dans la foi comme faisant partie du même corps auquel j’appartiens : voilà le regard harmonieux de l’Esprit, voilà le chemin qu’il nous montre !

Et le Synode en cours est – et doit être – une marche selon l’Esprit : non pas un parlement pour revendiquer des droits et des besoins selon l’agenda du monde, non pas une occasion d’aller là où le vent nous porte, mais une occasion d’être dociles au souffle de l’Esprit. Parce que, sur la mer de l’histoire, l’Église ne navigue qu’avec Lui qui est « l’âme de l’Église » (Saint Paul VI, Discours au Sacré Collège pour les vœux de fêtes patronales, 21 juin 1976), le cœur de la synodalité, le moteur de l’évangélisation. Sans Lui, l’Église est inerte, la foi n’est qu’une doctrine, la morale qu’un devoir, la pastorale qu’un travail. Parfois, nous entendons des soi-disant penseurs, théologiens, qui nous donnent des doctrines froides, qui semblent mathématiques, parce que l'Esprit n'est pas présent en elles. Avec Lui, au contraire, la foi est vie, l’amour du Seigneur nous envahit, et l’espérance renaît. Remettons l’Esprit Saint au centre de l’Église, sinon nos cœurs ne seront pas brûlés d’amour pour Jésus, mais pour nous-mêmes. Mettons l’Esprit au début et au cœur des travaux du synode. Car c’est “de Lui, surtout, que l’Église a besoin aujourd’hui ! Disons-lui donc chaque jour : viens !” (cf. Id., Audience générale, 29 novembre 1972). Et marchons ensemble, car l’Esprit, comme à la Pentecôte, aime descendre quand “tous sont ensemble” (cf. Ac 2,1). Oui, pour se montrer au monde, il a choisi le moment et le lieu où tous se trouvent ensemble. Le Peuple de Dieu, pour être rempli de l’Esprit, doit donc marcher ensemble, faire synode. C’est ainsi que se renouvèle l’harmonie dans l’Église : en marchant ensemble avec l’Esprit au centre. Frères et sœurs, construisons l’harmonie dans l’Église !

3. Enfin, l’Esprit fait l’harmonie dans nos cœurs. Nous le voyons dans l’Évangile, où Jésus, le soir de Pâques, souffle sur les disciples et dit : « Recevez l'Esprit Saint » (Jn 20, 22). Il le donne dans un but précis : pardonner les péchés, c’est-à-dire réconcilier les âmes, harmoniser les cœurs déchirés par le mal, brisés par les blessures, désagrégés par le sentiment de culpabilité. Seul l’Esprit remet l’harmonie dans le cœur, car Il est celui qui crée « l’intimité avec Dieu » (S. Basile, Spir., XIX, 49). Si nous voulons de l’harmonie, cherchons-Le, et non pas des compensations mondaines. Invoquons l’Esprit Saint chaque jour, commençons chaque journée en Le priant, devenons-Lui dociles !

Et aujourd’hui, en sa fête, demandons-nous : suis-je docile à l’harmonie de l’Esprit ? Ou bien est-ce que je poursuis mes projets, mes idées sans me laisser façonner, sans me laisser changer par Lui ? Ma façon de vivre la foi est-elle docile à l'Esprit ou est-elle têtue ? Entêtée, attachée à des lettres, à de soi-disant doctrines qui ne sont que des expressions froides de la vie ? Suis-je prompt à juger, à pointer du doigt et à claquer la porte au nez des autres, en me considérant comme la victime de tout et de tous ? Ou bien est-ce que j’accueille sa puissance créatrice harmonieuse, est-ce j'accueille la “grâce de l’ensemble” qu’Il inspire, son pardon qui donne la paix ? Et à mon tour, est ce que je pardonne ? Pardonner, c'est faire place pour que vienne l'Esprit. Est-ce que je favorise la réconciliation et crée la communion, ou est-ce que je cherche toujours, en mettant mon nez là où il y a des difficultés, à contrarier, à diviser, à détruire ? Est-ce que je pardonne, est-ce que je favorise la réconciliation, est-ce que je crée la communion ? Si le monde est divisé, si l’Église est polarisée, si le cœur est fragmenté, ne perdons pas de temps à critiquer les autres et à nous mettre en colère contre nous-mêmes, mais invoquons l’Esprit : il est capable de résoudre ces choses.

Esprit Saint, Esprit de Jésus et du Père, source inépuisable d’harmonie, nous te confions le monde, nous te consacrons l’Église et nos cœurs. Viens Esprit créateur, harmonie de l’humanité, renouvelle la face de la terre. Viens Don des dons, harmonie de l’Église, rends-nous unis en Toi. Viens Esprit de pardon, harmonie du cœur, transforme-nous comme tu sais le faire, par Marie.

[00887-FR.02] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

Today the word of God shows us the Holy Spirit in action. We see him acting in three ways: in the world he created, in the Church, and in our hearts.

1. First, in the world he created, in creation. From the beginning, the Holy Spirit was at work. We prayed with the Psalm (104:30): “When you send forth your Spirit, they are created”. He is in fact the Creator Spiritus (cf. SAINT AUGUSTINE, In Ps. XXXII, 2.2), the Creator Spirit: for centuries the Church has invoked him as such. Yet we can ask ourselves: What does the Spirit do in the creation of the world? If everything has its origin from the Father, and if everything is created through the Son, what is the specific role of the Spirit? One great Father of the Church, Saint Basil, wrote: “if you attempt to remove the Spirit from creation, all things become confused and their life appears unruly and lacking order” (De Sancto Spiritu, XVI, 38). That is the role of the Spirit: at the beginning and at all times, he makes created realities pass from disorder to order, from dispersion to cohesion, from confusion to harmony. We will always see this way of acting in the Church’s life. In a word, he gives harmony to the world; in this way, he “directs the course of time and renews the face of the earth” (Gaudium et Spes, 26; Ps 104:30). He does renew the earth, but listen carefully: He does this not by changing reality, but rather by harmonizing it. That is his “style”, because in himself he is harmony: ipse harmonia est (cf. SAINT BASIL, In Ps. XXIX, 1).

In our world today, there is so much discord, such great division. We are all “connected”, yet find ourselves disconnected from one another, anesthetized by indifference and overwhelmed by solitude. So many wars, so many conflicts: it seems incredible the evil of which we are capable! Yet in fact, fueling our hostilities is the spirit of division, the devil, whose very name means “divider”. Yes, preceding and exceeding our own evil, our own divisions, there is the evil spirit who is “the deceiver of the whole world” (Rev 12:9). He rejoices in conflict, injustice, slander; that is his joy. To counter the evil of discord, our efforts to create harmony are not sufficient. Hence, the Lord, at the culmination of his Passover from death to life, at the culmination of salvation, pours out upon the created world his good Spirit: the Holy Spirit, who opposes the spirit of division because he is harmony, the Spirit of unity, the bringer of peace. Let us invoke the Spirit daily upon our whole world, upon our lives and upon any kind of division!

2. Along with his work in creation, we see the Holy Spirit at work in the Church, beginning with the day of Pentecost. We notice, however, that the Spirit does not inaugurate the Church by providing the community with rules and regulations, but by descending upon each of the apostles: every one of them receives particular graces and different charisms. Such an abundance of differing gifts could generate confusion, but, as in creation, the Holy Spirit loves to create harmony out of diversity. The harmony of the Spirit is not a mandatory, uniform order; in the Church, there is indeed an order, but it is “structured in accordance with the diversity of the Spirit’s gifts” (SAINT BASIL, De Spiritu Sancto, XVI, 39). At Pentecost, the Holy Spirit descends in tongues of fire: he bestows upon each person the ability to speak other languages (cf. Acts 2:4) and to understand in his or her own language what is spoken by others (cf. Acts 2:6.11). In a word, the Spirit does not create a single language, one that is the same for all. He does not eliminate differences or cultures, but harmonizes everything without reducing them to bland uniformity. And this must make us stop and reflect at this current time, when the temptation of “back-stepping” seeks to homogenise everything into merely apparent disciplines lacking any substance. Let us think about this: the Spirit does not begin with a clearly outlined programme, as we would, who so often become caught up in our plans and projects. No, he begins by bestowing gratuitous and superabundant gifts. Indeed, on that day of Pentecost, as the Scripture emphasizes, “all were filled with the Holy Spirit” (Acts 2:4). All were filled: that is how the life of the Church began, not from a precise and detailed plan, but from the shared experience of God’s love. That is how the Spirit creates harmony; he invites us to experience amazement at his love and at his gifts present in others. As Saint Paul tells us: “There are varieties of gifts, but the same Spirit… For in the one Spirit we were all baptized into one body” (1 Cor 12:4.13). To see each of our brothers and sisters in the faith as part of the same body of which I am a member: this is the harmonious approach of the Spirit, this is the path that he points out to us!

And the Synod now taking place is – and should be – a journey in accordance with the Spirit, not a Parliament for demanding rights and claiming needs in accordance with the agenda of the world, nor an occasion for following wherever the wind is blowing, but the opportunity to be docile to the breath of the Spirit. For on the sea of history, the Church sets sail only with him, for he is “the soul of the Church” (SAINT PAUL VI, Address to the Sacred College, 21 June 1976), the heart of synodality, the driving force of evangelization. Without him, the Church is lifeless, faith is mere doctrine, morality mere duty, pastoral work mere toil. Sometimes we hear so-called thinkers or theologians, who suggest seemingly mathematical theories that leave us cold because they lack the Spirit within. With the Spirit, on the other hand, faith is life, the love of the Lord convinces us, and hope is reborn. Let us put the Holy Spirit back at the centre of the Church; otherwise, our hearts will not be consumed by love for Jesus, but by love for ourselves. Let us put the Spirit at the start and heart of the Synod’s work. For “it is he above all whom the Church needs today! Let us say to him each day: Come!” (cf. ID., General Audience, 29 November 1972). And let us journey together because, as at Pentecost, the Holy Spirit loves to descend when “all come together” (cf. Acts 2:1). Yes, to manifest himself to the world, he chose the time and place where all were gathered together. The People of God, in order to be filled with the Spirit, must therefore journey together, “do Synod”. That is how harmony in the Church is renewed: by journeying together with the Spirit at the centre. Brothers and sister, let us build harmony in the Church!

3. Finally, the Holy Spirit creates harmony in our hearts. We see this in the Gospel, where Jesus, on the evening of Easter, breathes upon the disciples and says, “Receive the Holy Spirit” (Jn 20:22). He bestows the Spirit for a precise purpose: to forgive sins, to reconcile minds and to harmonize hearts wounded by evil, broken by hurts, led astray by feelings of guilt. Only the Spirit restores harmony in the heart, for he is the one who creates “intimacy with God” (SAINT BASIL, De Spiritu Sancto, XIX, 49). If we want harmony let us seek him, not worldly substitutes. Let us invoke the Holy Spirit each day. Let us begin our day by praying to him. Let us become docile to him!

And today, on his feast, let us ask ourselves: Am I docile to the harmony of the Spirit? Or do I pursue my projects, my own ideas, without letting myself be shaped and changed by him? Is my way of living the faith docile to the Spirit or is it obstinate? Am I stubbornly attached to texts or so-called doctrines that are only cold expressions of life? Am I quick to judge? Do I point fingers and slam doors in the face of others, considering myself a victim of everyone and everything? Or do I welcome the Spirit’s harmonious and creative power, the “grace of wholeness” that he inspires, his forgiveness that brings us peace? And in turn, do I forgive? Forgiveness is making room for the Spirit to come. Do I foster reconciliation and build communion, or am I always on the lookout, poking my nose into problems and causing hurt, spite, division and breakdown? Do I forgive, promote reconciliation and build communion? If the world is divided, if the Church is polarized, if hearts are broken, let us not waste time in criticizing others and growing angry with one another; instead, let us invoke the Spirit. He is able to resolve all of this.

Holy Spirit, Spirit of Jesus and of the Father, inexhaustible wellspring of harmony, to you we entrust the world; to you we consecrate the Church and our hearts. Come, Creator Spirit, harmony of humanity, renew the face of the earth. Come, Gift of gifts, harmony of the Church, make us one in you. Come, Spirit of forgiveness and harmony of the heart, transform us as only you can, through the intercession of Mary.

[00887-EN.02] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

Das Wort Gottes zeigt uns heute den Heiligen Geist in Aktion. Wir sehen ihn dreifach wirken: in der Welt, die er geschaffen hat, in der Kirche und in unseren Herzen.

1. Zuallererst in der Welt, die er geschaffen hat, in der Schöpfung. Von Anfang an ist der Heilige Geist am Werk: »Du sendest deinen Geist aus: Sie werden erschaffen«, haben wir im Psalm gebetet (104,30). Er ist in der Tat creator Spiritus (vgl. Augustinus, In Ps., XXXII,2,2), Schöpfergeist: So hat ihn die Kirche seit Jahrhunderten angerufen. Aber, so können wir uns fragen, was tut der Geist bei der Erschaffung der Welt? Wenn alles vom Vater ausgeht, wenn alles durch den Sohn geschaffen wird, was ist dann die besondere Rolle des Geistes? Ein großer Kirchenvater, der heilige Basilius, schrieb: »Wenn man versucht, den Geist aus der Schöpfung zu entfernen, geraten alle Dinge durcheinander und ihr Leben erscheint ohne Gesetz und ohne Ordnung« (Spir., XVI,38). Das ist die Rolle des Geistes: Er ist derjenige, der am Anfang und zu allen Zeiten die geschaffene Wirklichkeit von der Unordnung zur Ordnung, von der Zerstreuung zur Zusammengehörigkeit, vom Durcheinander zum Einklang übergehen lässt. Wir werden diese Art zu wirken immer im Leben der Kirche sehen. Er verleiht der Welt, mit einem Wort, Harmonie; »den Lauf der Zeiten leitet und das Antlitz der Erde erneuert« er auf diese Weise (Gaudium et spes, 26; Ps 104,30). Er erneuert die Erde, aber Vorsicht: nicht indem er die Wirklichkeit verändert, sondern indem er sie in Einklang bringt; das ist sein Stil, denn er ist in sich selbst Harmonie: Ipse harmonia est (vgl. Basilius, In Ps. 29,1), sagt ein Kirchenvater.

Es gibt heute in der Welt viel Zwietracht, viel Spaltung. Wir sind alle miteinander verbunden, und doch erfahren wir uns als voneinander getrennt, betäubt von Gleichgültigkeit und niedergedrückt von Einsamkeit. Viele Kriege, viele Konflikte: Das Böse, das der Mensch anrichten kann, scheint unglaublich! Doch in Wirklichkeit werden unsere Feindseligkeiten vom Geist der Spaltung genährt, vom Teufel, dessen Name so viel wie „Spalter“ bedeutet. Ja, der böse Geist, der »die ganze Welt verführt« (Offb 12,9) ist es, der unserem Bösen, unserem Zerbröckeln, vorausgeht und es übersteigt. Er erfreut sich an Gegnerschaft, an Ungerechtigkeit, an Verleumdung, das ist seine Freude. Und angesichts des Übels der Zwietracht sind unsere Bemühungen nicht ausreichend, um Harmonie zu schaffen. Deshalb gießt der Herr auf dem Höhepunkt des Pascha-Geschehens, auf dem Höhepunkt der Erlösung, seinen guten Geist über alles Geschaffene aus, den Heiligen Geist, der sich dem Geist der Trennung entgegenstellt, weil er die Harmonie ist, Geist der Einheit, der Frieden bringt. Rufen wir ihn jeden Tag auf unsere Welt herab, auf unser Leben und angesichts jeder Art von Spaltung!

2. Außer in der Schöpfung sehen wir ihn in der Kirche am Werk, beginnend mit dem Pfingsttag. Wir bemerken jedoch, dass der Geist die Kirche nicht damit beginnen lässt, dass er der Gemeinschaft Anweisungen und Normen gibt, sondern dass er auf jeden einzelnen Apostel herabkommt: Jeder empfängt besondere Gnaden und unterschiedliche Charismen. All diese Vielfalt unterschiedlicher Gaben könnte Verwirrung stiften, aber der Geist liebt es, wie bei der Schöpfung, gerade von der Vielfalt aus Harmonie zu schaffen. Seine Harmonie ist keine aufgezwungene und standardisierte Ordnung, nein, in der Kirche gibt es eine Ordnung, »die nach der Vielfalt der Gaben des Geistes geordnet ist« (Basilius, Spir., XVI,39). Zu Pfingsten kommt der Heilige Geist nämlich in vielen Feuerzungen herab: Er gibt jedem die Fähigkeit, andere Sprachen zu sprechen (vgl. Apg 2,4) und die eigene Sprache von den anderen gesprochen zu hören (vgl. Apg 2,6.11). Er schafft also nicht eine für alle gleiche Sprache, er löscht nicht die Unterschiede, die Kulturen aus, sondern harmonisiert alles, ohne zu standardisieren, ohne zu vereinheitlichen. Und das sollte uns zu denken geben in dieser Zeit, in der die Versuchung der Rückwärtsgewandtheit alles in Disziplinen zu standardisieren sucht, die nur Schein sind, ohne Inhalt. Bleiben wir bei diesem Aspekt, beim Geist, der nicht mit einem strukturierten Projekt beginnt, wie wir es tun würden, die wir uns dann oft in unseren eigenen Programmen verlieren; nein, er beginnt, indem er ohne unser Verdienst überreiche Gaben spendet. Zu Pfingsten, so betont der Text, »wurden [alle] vom Heiligen Geist erfüllt« (Apg 2,4). Alle sind erfüllt, so beginnt das Leben der Kirche: nicht mit einem präzisen und ausgearbeiteten Plan, sondern mit der Erfahrung ein und derselben Liebe Gottes. Der Geist schafft auf diese Weise Harmonie, er lädt uns ein, über seine Liebe und seine Gaben zu staunen, die in anderen vorhanden sind. Wie der heilige Paulus uns gesagt hat: »Es gibt verschiedene Gnadengaben, aber nur den einen Geist. [...] Durch den einen Geist wurden wir in der Taufe alle in einen einzigen Leib aufgenommen« (1 Kor 12,4.13). Jeden Bruder und jede Schwester im Glauben als Teil desselben Leibes zu sehen, zu dem ich gehöre: Das ist der harmonische Blick des Geistes, das ist der Weg, den er uns weist!

Und die laufende Synode ist – und muss – ein dem Geist gemäßer Weg sein: nicht ein Parlament, in dem es darum geht, Rechte und Bedürfnisse nach der Agenda der Welt einzufordern, nicht eine Gelegenheit, dorthin zu gelangen, wohin der Wind uns trägt, sondern eine Gelegenheit, um dem Wehen des Geistes zu folgen. Denn im Meer der Geschichte segelt die Kirche nur mit Ihm, der »die Seele der Kirche« ist (Paul VI., Ansprache an das Kardinalskollegium anlässlich der Gratulation zum Namenstag, 21. Juni 1976), das Herz der Synodalität, der Antrieb der Evangelisierung. Ohne ihn ist die Kirche leblos, ist der Glaube nur eine Lehre, die Moral nur eine Pflicht, die Pastoral nur eine Arbeit. Manchmal hören wir sogenannte Denker, Theologen, die uns kalte Lehren vermitteln, die mathematisch zu sein scheinen, weil in ihnen der Geist fehlt. Mit ihm hingegen ist der Glaube Leben, die Liebe des Herrn erobert uns und die Hoffnung wird neu geboren. Machen wir den Heiligen Geist wieder zum Mittelpunkt der Kirche, ansonsten wird unser Herz nicht von der Liebe zu Jesus, sondern zu uns selbst entflammt. Machen wir den Heiligen Geist zum Prinzip und zur Mitte der synodalen Arbeit. Denn „vor allem ihn braucht die Kirche heute! Sagen wir also jeden Tag zu Ihm: Komm!“ (vgl. Ders., Generalaudienz, 29. November 1972). Und lasst uns gemeinsam gehen, denn der Geist kommt, wie zu Pfingsten, besonders dann herab, wenn „alle zusammen sind“ (vgl. Apg 2,1). Ja, um sich der Welt zu zeigen, hat er den Zeitpunkt und den Ort gewählt, wo alle zusammen waren. Um vom Geist erfüllt zu sein, muss das Volk Gottes also gemeinsam wandeln, eine Synode sein. So wird die Harmonie in der Kirche erneuert: indem wir gemeinsam gehen, mit dem Geist in der Mitte. Brüder und Schwestern, schaffen wir Harmonie in der Kirche!

3. Schließlich bewirkt der Geist Harmonie in unseren Herzen. Wir sehen das im Evangelium, wo Jesus am Osterabend die Jünger anhaucht und sagt: »Empfangt den Heiligen Geist« (Joh 20,22). Er schenkt ihn zu einem ganz bestimmten Zweck: um die Sünden zu vergeben, das heißt, um die Gemüter zu versöhnen, um die Herzen in Einklang zu bringen, die durch das Böse zerrissen, durch Wunden gebrochen und durch Schuldgefühle zerrüttet sind. Nur der Geist bringt wieder Einklang ins Herz, denn er ist es, der die »Vertrautheit mit Gott« bewirkt (Basilius, Spir., XIX,49). Wenn wir Harmonie wollen, müssen wir ihn suchen, keine weltlichen Lückenfüller. Lasst uns jeden Tag den Heiligen Geist anrufen, beginnen wir jeden Tag mit einem Gebet zu ihm, folgen wir ihm!

Und heute, an seinem Fest, wollen wir uns fragen: Folge ich der Harmonie des Heiligen Geistes? Oder verfolge ich meine Projekte, meine Ideen, ohne mich von ihm formen zu lassen, ohne mich von ihm verwandeln zu lassen? Ist meine Art, den Glauben zu leben, folgsam gegenüber dem Geist oder ist stur? In starrer Weise an den Buchstaben festhaltend, an sogenannten Lehren, die bloß kalte Ausdrucksformen des Lebens sind? Bin ich vorschnell im Beurteilen, zeige ich mit dem Finger auf andere und schlage ihnen die Türen vor der Nase zu, indem ich mich als Opfer von allen und allem betrachte? Oder nehme ich seine harmonische Schöpferkraft an, nehme ich die „Gnade des Ganzen“ an, die er einhaucht, seine friedensstiftende Vergebung? Und vergebe ich meinerseits? Vergebung bedeutet, Platz zu schaffen, damit der Geist kommen kann. Fördere ich Versöhnung und schaffe ich Gemeinschaft oder suche ich immer, stecke meine Nase dort hinein, wo es Schwierigkeiten gibt, um zu stänkern, zu spalten, zu zerstören? Vergebe ich, fördere ich Versöhnung, schaffe ich Gemeinschaft? Wenn die Welt gespalten ist, wenn sich die Kirche polarisiert, wenn das Herz sich zersplittert, dann sollten wir keine Zeit damit verlieren, andere zu kritisieren und uns über uns selbst zu ärgern, sondern den Heiligen Geist anrufen: Er ist in der Lage, diese Dinge zu lösen.

Heiliger Geist, Geist Jesu und des Vaters, unerschöpfliche Quelle der Harmonie, dir vertrauen wir die Welt an, dir weihen wir die Kirche und unsere Herzen. Komm Schöpfergeist, Harmonie der Menschheit, erneuere das Antlitz der Erde. Komm, du Gabe aller Gaben, Harmonie der Kirche, lass uns in dir geeint sein. Komm Geist der Vergebung, Harmonie des Herzens, verwandle uns, durch Maria, so wie du es vermagst.

[00887-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

La Palabra de Dios hoy nos muestra al Espíritu Santo en acción. Lo vemos actuar en tres momentos: en el mundo que ha creado, en la Iglesia y en nuestros corazones.

1. Primero, en el mundo que ha creado, en la creación. Desde el principio, el Espíritu Santo está en acción: «Si envías tu aliento, son creados», hemos rezado con el Salmo (104,30). Él, en efecto, es creator Spiritus (cf. S. Agustín, In Ps. 32,2,2), Espíritu creador; así lo invoca la Iglesia desde hace siglos. Pero, podemos preguntarnos, ¿qué hace el Espíritu en la creación del mundo? Si todo proviene del Padre, si todo fue creado por medio del Hijo, ¿cuál es el papel específico del Espíritu? Un gran Padre de la Iglesia, san Basilio, escribió: «Si se intenta sustraer al Espíritu de la creación, todas las cosas se mezclan y la vida surge sin ley, sin orden» (Spir., XVI,38). Esta es la función del Espíritu: es Aquel que, al principio y en todo tiempo, hace pasar las realidades creadas del desorden al orden, de la dispersión a la cohesión, de la confusión a la armonía. Este modo de actuar lo veremos siempre en la vida de la Iglesia. Él da al mundo, en una palabra, armonía; de ese modo «guía el curso de los tiempos y renueva la faz de la tierra» (Const. past. Gaudium et spes, 26; Sal 104,30). Renueva la tierra, pero —atención— no cambiando la realidad, sino armonizándola; este es su estilo porque Él en sí mismo es armonía: Ipse harmonia est (cf. S. Basilio, In Ps. 29,1), dice un Padre de la Iglesia.

Hoy en el mundo hay mucha discordia, mucha división. Estamos todos conectados y, sin embargo, nos encontramos desconectados entre nosotros, anestesiados por la indiferencia y oprimidos por la soledad. Muchas guerras, muchos conflictos; ¡parece increíble el mal que el hombre puede llegar a realizar! Pero, en realidad, lo que alimenta nuestras hostilidades es el espíritu de la división, el diablo, cuyo nombre significa precisamente “el que divide”. Sí, el que precede y excede nuestro mal, nuestra desunión, es el espíritu maligno, el «seductor del mundo entero» (Ap 12,9). Él goza con los antagonismos, con las injusticias, con las calumnias; son su alegría. Y, frente al mal de la discordia, nuestros esfuerzos por construir la armonía no son suficientes. He aquí entonces que el Señor, en el culmen de su Pascua, en el culmen de la salvación, derramó sobre el mundo creado su Espíritu bueno, el Espíritu Santo, que se opone al espíritu de división porque es armonía; Espíritu de unidad que trae la paz. ¡Pidámosle que venga cada día a nuestro mundo, a nuestra vida y esté delante de cualquier tipo de división!

2. Además de estar presente en la creación, lo vemos actuando en la Iglesia, desde el día de Pentecostés. Pero notemos que el Espíritu no dio comienzo a la Iglesia impartiendo instrucciones y normas a la comunidad, sino descendiendo sobre cada uno de los apóstoles; cada uno recibió gracias particulares y carismas diferentes. Toda esta pluralidad de dones distintos podría generar confusión, pero al Espíritu —como en la creación— le gusta crear armonía partiendo precisamente de la pluralidad. Su armonía no es un orden impuesto y homologado. No es así; en la Iglesia hay un orden «organizado de acuerdo a la diversidad de los dones del Espíritu» (S. Basilio, Spir., XVI,39). En Pentecostés, en efecto, el Espíritu Santo descendió en numerosas lenguas de fuego; dio a cada uno la capacidad de hablar otras lenguas (cf. Hch 2,4) y de oír a los demás hablar en la propia lengua (cf. Hch 2,6.11). Por tanto, no creó una lengua igual para todos, no eliminó las diferencias, las culturas, sino que armonizó todo sin homologar, sin uniformar. Y esto nos debe hacer pensar en este momento, en el que la tentación del “retroceso” busca homologar todo en disciplinas únicamente de apariencia, sin sustancia. Detengámonos en este aspecto: el Espíritu no comienza por un proyecto estructurado —como hacemos nosotros, que a menudo nos perdemos después en nuestros programas—; no, Él empieza repartiendo dones gratuitos y sobreabundantes. El texto, en efecto, subraya que en Pentecostés «todos quedaron llenos del Espíritu Santo» (Hch 2,4). Todos llenos, así empieza la vida de la Iglesia; no por un plan preciso y articulado, sino por la experiencia del mismo amor de Dios. De este modo, el Espíritu crea armonía, nos invita a dejar que su amor y sus dones, que están presentes en los demás, nos sorprendan. Como nos ha dicho san Pablo: «Hay diversidad de dones, pero todos proceden del mismo Espíritu […] Porque todos hemos sido bautizados en un solo Espíritu para formar un solo Cuerpo» (1 Co 12,4.13). Ver a cada hermano y hermana en la fe como parte del mismo cuerpo al que pertenezco; esta es la mirada armoniosa del Espíritu, este es el camino que nos indica.

Y el Sínodo que se está realizando es —y debe ser— un camino según el Espíritu; no un parlamento para reclamar derechos y necesidades de acuerdo a la agenda del mundo, no la ocasión para ir donde nos lleva el viento, sino la oportunidad para ser dóciles al soplo del Espíritu. Porque, en el mar de la historia, la Iglesia navega sólo con Él, que es «el alma de la Iglesia» (S. Pablo VI, Discurso al Sacro Colegio por las felicitaciones onomásticas, 21 junio 1976), el corazón de la sinodalidad, el motor de la evangelización. Sin Él la Iglesia permanece inerte, la fe es una mera doctrina, la moral sólo un deber, la pastoral un simple trabajo. A veces escuchamos a los así llamados pensadores, teólogos, que nos dan doctrinas frías, parecen matemáticas porque en el interior les falta el Espíritu. Con Él, en cambio, la fe es vida, el amor del Señor nos conquista y la esperanza renace. Volvamos a poner al Espíritu Santo en el centro de la Iglesia, de lo contrario nuestro corazón no será inflamado de amor por Jesús, sino por nosotros mismos. Pongamos al Espíritu en el principio y en el centro de los trabajos sinodales. Porque es “a Él, sobre todo, a quien necesita hoy la Iglesia. Digámosle cada día: ¡Ven!” (cf. Íd., Audiencia general, 29 noviembre 1972). Y caminemos juntos, porque al Espíritu, como en Pentecostés, le gusta descender mientras “están todos reunidos” (cf. Hch 2,1). Sí, para mostrarse al mundo Él escogió el momento y el lugar en el que estaban todos juntos. Por lo tanto, el Pueblo de Dios, para ser colmado del Espíritu, debe caminar unido, hacer sínodo. Así se renueva la armonía en la Iglesia: caminando juntos con el Espíritu al centro. ¡Hermanos y hermanas, construyamos armonía en la Iglesia!

3. Por último, el Espíritu crea armonía en nuestros corazones. Lo vemos en el Evangelio, cuando Jesús, la tarde de Pascua, sopló sobre sus discípulos y dijo: «Reciban el Espíritu Santo» (Jn 20,22). Lo da con un fin específico: para perdonar los pecados, es decir, para reconciliar los ánimos, para armonizar los corazones lacerados por el mal, rotos por las heridas, disgregados por los sentimientos de culpa. Sólo el Espíritu devuelve la armonía al corazón porque es Aquel que crea la «intimidad con Dios» (S. Basilio, Spir., XIX,49). Si queremos armonía busquémoslo a Él, no a los sucedáneos mundanos. Invoquemos al Espíritu Santo cada día, comencemos rezándole cada día, ¡seamos dóciles a Él!

Y hoy, en su fiesta, preguntémonos: ¿soy dócil a la armonía del Espíritu o sigo mis proyectos, mis ideas, sin dejarme modelar, sin dejarme transformar por Él? ¿Mi modo de vivir la fe es dócil al Espíritu? ¿O es necio, adherido de modo necio a la letra, a las así llamadas doctrinas que sólo son expresiones frías de la vida? ¿Me apresuro a juzgar, señalo con el dedo y le cierro la puerta en la cara a los demás, considerándome víctima de todo y de todos? O, por el contrario, ¿acojo su poder creador armonioso, acojo la “gracia del conjunto” que Él inspira, su perdón que da paz, y a mi vez perdono? El perdón significa hacer espacio para que venga el Espíritu. ¿Promuevo reconciliación y creo comunión, o estoy siempre buscando, husmeando dónde hay dificultades para criticar, para dividir, para destruir? ¿Perdono, promuevo reconciliación, creo comunión? Si el mundo está dividido, si la Iglesia se polariza, si el corazón se fragmenta, no perdamos tiempo criticando a los demás y enojándonos con nosotros mismos, sino invoquemos al Espíritu. Él es capaz de solucionar estas cosas.

Espíritu Santo, Espíritu de Jesús y del Padre, fuente inagotable de armonía, te encomendamos el mundo, te consagramos la Iglesia y nuestros corazones. Ven, Espíritu creador, armonía de la humanidad, renueva la faz de la tierra. Ven, Don de dones, armonía de la Iglesia, únenos a Ti. Ven, Espíritu del perdón, armonía del corazón, transfórmanos como Tú sabes, por intercesión de María.

[00887-ES.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

A Palavra de Deus, hoje, apresenta-nos o Espírito Santo em ação. Vemo-Lo agir em três momentos: no mundo que criou, na Igreja e nos nossos corações.

1. Em primeiro lugar, no mundo que criou, na criação. Desde o início, temos o Espírito Santo em ação: «Enviais o vosso Espírito – rezamos no Salmo Responsorial – e tudo é criado» (Sal 104, 30). Realmente, Ele é creator Spiritus – Espírito criador (cf. S. Agostinho, In Ps., XXXII, 2, 2): é assim que, há séculos, O invoca a Igreja. Mas, podemos perguntar-nos: Que faz o Espírito na criação do mundo? Se tudo tem a sua origem no Pai, se tudo é criado por meio do Filho, qual é o papel específico do Espírito? Um grande Padre da Igreja, São Basílio, escreveu: «Se tentasses subtrair o Espírito à criação, todas as coisas se misturavam, aparecendo a sua existência sem lei nem ordem» (Spir., XVI, 38). Eis o papel do Espírito: é Aquele que, desde o início e em todos os tempos, faz passar as realidades criadas da desordem à ordem, da dispersão à coesão, da confusão à harmonia. Este seu modo de agir, vê-lo-emos sempre na vida da Igreja. Numa palavra, dá harmonia ao mundo; assim «dirige o curso dos tempos e renova a face da terra» (Gaudium et spes, 26; cf. Sal 104, 30). Renova a terra – atenção, porém! –, não o faz mudando a realidade, mas harmonizando-a; isto está dentro do seu estilo, porque Ele é, em Si mesmo, harmonia: Ipse harmonia est – diz um Padre da Igreja (cf. S. Basílio, In Ps. 29, 1)

Ora hoje, no mundo, há tanta discórdia, tanta divisão! Estamos conectados e, contudo, vivemos desligados uns dos outros, anestesiados pela indiferença e oprimidos pela solidão. Tantas guerras, tantos conflitos! Parece incrível o mal que o homem pode fazer… É que, para alimentar as nossas hostilidades, existe o espírito da divisão, o diabo, cujo nome significa precisamente «divisor». Pensa o espírito maligno, «o sedutor de toda a humanidade» (Ap 12, 9), a sugerir e exacerbar o nosso mal, a nossa desagregação; ele exulta com os antagonismos, as injustiças, as calúnias... isto é a sua alegria. E sabendo o Senhor que, perante o mal da discórdia, os nossos esforços para construir a harmonia não são suficientes, Ele, no momento mais alto da sua Páscoa, no ponto culminante da salvação, derrama sobre o mundo criado o seu Espírito bom, o Espírito Santo, que Se opõe ao espírito divisor, porque é harmonia, Espírito de unidade que traz a paz. Invoquemo-Lo todos os dias sobre o nosso mundo, sobre a nossa vida e perante todo o tipo de divisão!

2. Além da criação, vemo-Lo agir igualmente na Igreja, a partir do dia de Pentecostes. Notemos, porém, que o Espírito não dá início à Igreja propondo instruções e normas à comunidade, mas descendo sobre cada um dos Apóstolos: cada um deles recebe graças particulares e carismas diversos. Toda esta pluralidade de dons diferentes poderia gerar confusão, mas o Espírito, como sucedeu na criação, gosta de criar harmonia precisamente a partir da pluralidade. A sua harmonia não é uma ordem imposta e aprovada. Não! Na Igreja, há uma ordem «organizada segundo a diversidade dos dons do Espírito» (S. Basílio, Spir., XVI, 39). De facto, no Pentecostes, o Espírito Santo desce em muitas línguas de fogo: dá a cada um a capacidade de falar outras línguas e de ouvir a língua própria falada pelos outros (cf. At 2, 4.6.11). Por outras palavras, não cria uma língua igual para todos, não apaga as diferenças, as culturas, mas harmoniza tudo sem homogeneizar nem uniformizar. E isto deve fazer-nos pensar num momento em que a tentação de retrogradação procura homogeneizar tudo em disciplinas apenas de aparência, sem substância. Detenhamo-nos neste aspeto, isto é, no facto de o Espírito não iniciar dum projeto estruturado, como teríamos feito nós que, muitas vezes, nos perdemos em programas. Não! Ele começa repartindo dons de forma gratuita e superabundante. De facto, como sublinha o texto, no Pentecostes, «todos ficaram cheios do Espírito Santo» (At 2, 4). Todos cheios… Assim começa a vida da Igreja: não dum plano preciso e articulado, mas de experimentarem todos o mesmo amor de Deus. É assim que o Espírito cria harmonia, convidando a maravilhar-nos com o seu amor e os seus dons presentes nos outros. Como nos disse São Paulo, «há diversidade de dons, mas o Espírito é o mesmo. (...) De facto, num só Espírito, fomos todos batizados para formar um só corpo» (1 Cor 12, 4.13). O olhar harmonioso do Espírito é ver cada irmão e irmã na fé como parte do mesmo corpo a que pertenço eu: este é o caminho que Ele nos indica!

E o Sínodo em curso é – e deve ser – um caminho segundo o Espírito: não um parlamento para reclamar direitos e exigências à maneira das agendas de trabalho no mundo, nem ocasião de se deixar levar ao sabor de qualquer vento. Mas o Sínodo é uma oportunidade para ser dóceis ao sopro do Espírito. Com efeito, no mar da história, a Igreja só navega com Ele, que é «a alma da Igreja» (S. Paulo VI, Discurso ao Sacro Colégio agradecendo os bons votos pelo genetlíaco, 21/VI/1976), o coração da sinodalidade, o motor da evangelização. Sem Ele, a Igreja fica inerte; a fé não passa duma doutrina, a moral dum dever, a pastoral dum trabalho. Às vezes ouvimos os chamados pensadores, teólogos, que nos dão doutrinas frias; parecem matemáticas, porque dentro falta-lhes o Espírito. Com Ele, pelo contrário, a fé é vida, o amor do Senhor conquista-nos e a esperança renasce. Coloquemos de novo o Espírito Santo no centro da Igreja; caso contrário, o nosso coração não arderá de amor por Jesus, mas por nós mesmos. Ponhamos o Espírito no início e no coração dos trabalhos sinodais. Pois «é sobretudo d’Ele que a Igreja tem, hoje, necessidade! Por isso, digamos-Lhe cada dia: vinde!» (Idem, Audiência Geral, 29/XI/1972). E caminhemos juntos, porque o Espírito, como fez no Pentecostes, gosta de descer enquanto estão todos juntos (cf. At 2, 1). Sim, para Se mostrar ao mundo, Ele escolheu o momento e o lugar em que todos estavam juntos. Portanto o Povo de Deus, para estar cheio do Espírito, deve caminhar em conjunto, fazer sínodo. Assim se renova a harmonia na Igreja: caminhar juntos, tendo no centro o Espírito. Irmãos e irmãs, construamos harmonia na Igreja!

3. Por fim, o Espírito faz harmonia nos nossos corações. Vemo-lo no Evangelho, onde se refere que Jesus, na noite de Páscoa, sopra sobre os discípulos e diz: «Recebei o Espírito Santo» (Jo 20, 22). Dá-O com uma finalidade específica: perdoar os pecados, isto é, reconciliar os ânimos, harmonizar os corações dilacerados pelo mal, quebrantados pelas feridas, divididos pelo sentido de culpa. Só o Espírito repõe a harmonia no coração, porque é Aquele que cria «a intimidade com Deus» (S. Basílio, Spir., XIX, 49). Se queremos harmonia, procuremo-Lo a Ele, não sucedâneos mundanos. Invoquemo-Lo todos os dias, comecemos o dia rezando-Lhe, tornemo-nos dóceis ao Espírito Santo!

E hoje, na sua festa, questionemo-nos: Sou dócil à harmonia do Espírito? Ou corro atrás dos meus projetos, das minhas ideias sem me deixar moldar, sem me fazer mudar por Ele? O meu modo de viver a fé é dócil ao Espírito, ou teimoso? Teimosamente apegado à letra, às chamadas doutrinas que não passam de frias expressões da vida? Sou precipitado em julgar, acuso e bato a porta na cara aos outros, considerando-me vítima de tudo e de todos? Ou acolho a harmoniosa força criadora do Espírito, acolho a «graça de estar juntos» que Ele inspira, o seu perdão que dá paz? E, por minha vez, perdoo? O perdão é criar espaço para que venha o Espírito. Promovo a reconciliação e crio comunhão, ou estou sempre à espreita, metendo o nariz onde há dificuldades para murmurar, para dividir, para destruir? Perdoo, promovo reconciliação, crio comunhão? Se o mundo está dividido, se a Igreja se polariza, se o coração se fragmenta, não percamos tempo a criticar os outros e a zangar-nos com nós mesmos, mas invoquemos o Espírito: Ele é capaz de resolver estas coisas.

Espírito Santo, Espírito de Jesus e do Pai, fonte inesgotável de harmonia, nós Vos confiamos o mundo, consagramo-Vos a Igreja e os nossos corações. Vinde, Espírito criador, harmonia da humanidade, renovai a face da terra. Vinde, Dom dos dons, harmonia da Igreja, tornai-nos unidos em Vós. Vinde Espírito do perdão, harmonia do coração, transformai-nos, como Vós sabeis, por meio de Maria.

[00887-PO.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

Słowo Boże ukazuje nam dzisiaj Ducha Świętego w działaniu. Widzimy to na trzech poziomach: w świecie, który stworzył, w Kościele i w naszych sercach.

1. Najpierw w świecie, który stworzył, w stworzeniu. Od samego początku działa Duch Święty: „Stwarzasz je, gdy ślesz swego Ducha”, modliliśmy się w Psalmie (104, 30). On w istocie jest Creator Spiritus (por. Św. Augustyn, In Ps. XXXII,2,2), Duchem Stworzycielem: tak od wieków przywołuje Go Kościół. Ale, możemy zapytać, co czyni Duch w stworzeniu świata? Jeśli wszystko pochodzi od Ojca, jeśli wszystko jest stworzone przez Syna, to jaka jest szczególna rola Ducha? Wielki Ojciec Kościoła, św. Bazyli, napisał: „Jeżeli odrzucisz Ducha, rozluźnia się korowód aniołów, znika panowanie archaniołów, wszystko ulega pomieszaniu, a życie nie uregulowane przez prawo staje się nieuporządkowane i nieokreślone” (O Duchu Świętym, XVI, 38, przekł. A. Brzóstkowska, Warszawa 1999, s. 136). Taka jest właśnie rola Ducha: jest On Tym, który na początku i przez cały czas sprawia, że rzeczywistości stworzone przechodzą od nieporządku do porządku, od rozproszenia do spójności, od zamieszania do harmonii. Ten sposób działania będziemy zawsze widzieli w życiu Kościoła. On, jednym słowem, nadaje światu harmonię; dlatego „kieruje biegiem dziejów i odnawia oblicze ziemi” (Gaudium et spes, 26; Ps 104, 30). Odnawia ziemię, ale uwaga: nie przez zmianę rzeczywistości, lecz przez jej harmonizację; jest to Jego styl, ponieważ On sam w sobie jest harmonią: Ipse harmonia est (por. Św. Bazyli, In Ps. 29, 1) mówi jeden z Ojców Kościoła.

Dzisiaj w świecie jest bardzo dużo niezgody, tak wiele podziałów. Wszyscy jesteśmy połączeni, a jednak okazuje się, że jesteśmy od siebie rozdzieleni, znieczuleni przez obojętność i gnębieni przez samotność. Jakże wiele wojen, jak wiele konfliktów: niewiarygodnym zdaje się zło, jakie może wyrządzić człowiek! W rzeczywistości jednak naszą wrogość podsyca duch podziału, diabeł, którego imię oznacza „dzielący”. Tak, nasze zło, naszą dezintegrację poprzedza i powiększa ponad miarę zły duch „zwodzący całą zamieszkałą ziemię” (Ap 12, 9). On cieszy się z antagonizmów, niesprawiedliwości, oszczerstw – to jest jego radością. I w obliczu zła niezgody, nasze wysiłki budowania harmonii nie wystarczają. Oto zatem, Pan w kulminacyjnym momencie swojej Paschy, w kulminacyjnym momencie zbawienia zsyła na stworzony świat swojego dobrego Ducha, Ducha Świętego, który przeciwstawia się duchowi dzielącemu, bo jest harmonią, Duchem jedności, który przynosi pokój. Przyzywajmy Go każdego dnia dla naszego świata, naszego życia i w obliczu wszelkiego rodzaju podziałów!

2. Poza stworzeniem, widzimy Go, jak działa w Kościele, począwszy od dnia Pięćdziesiątnicy. Zauważamy jednak, że Duch Święty nie inicjuje Kościoła, nadając wspólnocie wskazówki i normy, lecz zstępując na każdego z Apostołów: każdy otrzymuje szczególne łaski i różne charyzmaty. Cała ta wielość różnych darów mogłaby wywołać zamieszanie, ale Duch Święty, podobnie jak w stworzeniu, właśnie z wielości lubi tworzyć harmonię. W Kościele istnieje porządek „ustalony według różnorodności darów Ducha” (Św. Bazyli, O Duchu Świętym, XVI, 39, przekł. A. Brzóstkowska, Warszawa 1999, s. 139). Istotnie, w dniu Pięćdziesiątnicy Duch Święty zstępuje w wielu językach ognia: daje wszystkim zdolność mówienia obcymi językami (por. Dz 2, 4) i słyszenia innych, mówiących we własnym języku (por. Dz 2, 6.11). Nie tworzy więc jednego języka dla wszystkich, nie zaciera różnic, kultur, ale harmonizuje wszystko nie ujednolicając, nie uniformizując. A to powinno nas skłonić do zastanowienia w czasach, gdy pokusa „cofania się wstecz” dąży do ujednolicenia wszystkiego w zdyscyplinowaniu pozornym tylko, bez treści. Pozostańmy przy tym aspekcie, przy Duchu Świętym, który nie zaczyna od zorganizowanego planu, jak my byśmy to uczynili, który często potem rozprasza się w naszych programach; nie, On zaczyna od obdarowania darmowego i obfitego. Istotnie tekst podkreśla, że w dniu Pięćdziesiątnicy, „wszyscy zostali napełnieni Duchem Świętym” (Dz 2, 4). Wszyscy napełnieni, tak właśnie zaczyna się życie Kościoła: nie przez precyzyjny i wyartykułowany plan, ale przez doświadczenie tej samej miłości Boga. Duch Święty tworzy w ten sposób harmonię, zaprasza nas do doświadczenia zadziwienia Jego miłością i darami obecnymi w innych. Jak powiedział nam św. Paweł: „Różne są dary łaski, lecz ten sam Duch [...] Wszyscy bowiem w jednym Duchu zostaliśmy ochrzczeni, aby stanowić jedno Ciało” (1 Kor 12, 4.13). Widzieć każdego brata i siostrę w wierze jako część tego samego ciała, do którego ja należę: oto harmonijne spojrzenie Ducha, to droga, którą nam wskazuje!

A toczący się Synod jest – i musi być – podążaniem według Ducha: nie parlamentem, by domagać się praw i potrzeb zgodnie z programem świata, nie okazją, by iść tam, gdzie nas poniesie wiatr, ale okazją, by być uległym wobec tchnienia Ducha. Ponieważ na morzu historii Kościół płynie tylko z Nim, który jest „duszą Kościoła” (Św. Paweł VI, Przemówienie do Świętego Kolegium z okazji imienin, 21 czerwca 1976), sercem synodalności, motorem ewangelizacji. Bez Niego Kościół jest bezwładny, wiara jest tylko doktryną, moralność jedynie obowiązkiem, duszpasterstwo tylko pracą. Niekiedy słyszymy tak zwanych myślicieli, teologów, którzy dają nam zimne doktryny, jakby matematyczne, bo nie mają w sobie Ducha. Z Nim natomiast wiara jest życiem, miłość Pana zdobywa nas i na nowo rodzi się nadzieja. Postawmy na nowo Ducha Świętego w centrum Kościoła, bo inaczej nasze serca nie będą płonęły miłością do Jezusa, ale do nas samych. Postawmy Ducha Świętego na początku i w sercu prac synodalnych. Ponieważ „Jego przede wszystkim potrzebuje dziś Kościół! Dlatego powiedzmy Mu każdego dnia: przyjdź!” (por. Audiencja generalna, 29 listopada 1972). I podążajmy razem, bo Duch Święty, jak w dniu Pięćdziesiątnicy, lubi zstępować, gdy „wszyscy są razem” (por. Dz 2, 1). Tak, aby ukazać się światu, wybrał czas i miejsce, w którym wszyscy przebywali razem. Lud Boży, aby został napełniony Duchem Świętym, musi więc podążać razem, czynić synod. W ten sposób odnawia się harmonia w Kościele: podążając wspólne z Duchem Świętym w centrum. Bracia i siostry, twórzmy harmonię w Kościele!

3. Wreszcie, Duch Święty czyni harmonię w naszych sercach. Widzimy to w Ewangelii, gdzie Jezus w wieczór wielkanocny tchnie na uczniów i mówi: „Weźmijcie Ducha Świętego!” (J 20, 22). Daje Go w konkretnym celu: aby odpuszczać grzechy, czyli pojednać dusze, zharmonizować serca poranione złem, poszarpane ranami, rozbite poczuciem winy. Tylko Duch Święty wprowadza harmonię do serca, bo to On stwarza „poufałość z Bogiem" (Św. Bazyli, O Duchu Świętym, XIX, przekł. A. Brzóstkowska, Warszawa 1999, s. 152). Jeśli chcemy harmonii, szukajmy Jego, a nie światowych rzeczy. Przywołujmy codziennie Ducha Świętego, rozpoczynajmy każdy dzień od modlitwy do Niego, stańmy się Mu ulegli!

A dziś, w dniu Jego święta, zapytajmy siebie: czy jestem uległy wobec harmonii Ducha Świętego? Czy też realizuję własne plany, własne pomysły, nie pozwalając się kształtować, nie pozwalając się zmieniać przez Niego? Czy mój sposób przeżywania wiary jest uległy Duchowi, czy uparty? Uparcie przywiązany do liter, do tak zwanych doktryn, które są tylko zimnymi wyrazami życia? Czy jestem pochopny w osądzaniu, wskazywaniu palcem i zatrzaskiwaniu drzwi przed oczyma innych, uważając się za ofiarę wszystkich i wszystkiego? Czy też przyjmuję Jego harmonijną moc twórczą, przyjmuję „łaskę całości”, którą On inspiruje, Jego przebaczenie dające pokój? A czy z mojej strony przebaczam? Przebaczenie to czynienie miejsca, aby przyszedł Duch Święty. Czy krzewię pojednanie i tworzę komunię? Czy też zawsze staram się wetknąć nos tam, gdzie są trudności, by obmówić, by dzielić, by niszczyć? Czy przebaczam, krzewię pojednanie, tworzę komunię? Jeśli świat jest podzielony, jeśli Kościół staje się spolaryzowany, jeśli serce staje się podzielone, nie traćmy czasu na krytykowanie innych i gniewanie się na siebie, ale przyzywajmy Ducha. On potrafi rozwiązać te sprawy.

Duchu Święty, Duchu Jezusa i Ojca, niewyczerpalne źródło harmonii, Tobie powierzamy świat, Tobie poświęcamy Kościół i nasze serca. Przyjdź Duchu Stworzycielu, harmonio ludzkości, odnów oblicze ziemi. Przyjdź Darze nad darami, harmonio Kościoła, spraw, abyśmy byli zjednoczeni w Tobie. Przyjdź Duchu przebaczenia, harmonio serca, przemień nas tak, jak Ty potrafisz, przez Maryję.

[00887-PL.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua araba

عظة قداسة البابا فرنسيس

في القدّاس الإلهيّ

في مناسبة عيد العنصرة

يوم الأحد 28 أيّار/مايو 2023

بازيليكا القدّيس بطرس

كلمة الله تبيّن لنا اليوم عمل الرّوح القدس. نراه يعمل في ثلاث لحظات: في العالم الذي خلقه، وفي الكنيسة، وفي قلوبنا.

1. أوّلًا في العالم الذي خلقه، في الخليقة. منذ البدء، الرّوح القدس يعمل. ونحن نصلّي مع المزمور ونقول: "تُرِسلُ رُوحَكَ فيُخلَقون" (104، 30). في الواقع، هو الرّوح القدس الخالق (راجع القدّيس أغسطينس، في المزمور، 32، 2، 2)، الرّوح الخالق: هكذا كانت الكنيسة تبتهل إليه منذ قرون. لكن، يمكننا أن نتساءل، ماذا يعمل الرّوح القدس في خلق العالم؟ إن كان كلّ شيء نشأ من الآب، وإن كان كلّ شيء خُلق بواسطة الابن، فما هو الدّور المحدّد للرّوح القدس؟ كَتَبَ أحد كبار آباء الكنيسة، وهو القدّيس باسيليوس، ما يلي: "إن حاولت أن تنزع الرّوح القدس من الخليقة، فإنّ الأمور كلّها تختلط وتبدو حياتها من دون قانون، ومن دون نظام" (الرّوح، 16، 38). هذا هو دور الرّوح القدس: هو الرّوح الذي جعل الحقائق المخلوقة، في البدء وفي كلّ وقت، تنتقل من الفوضى إلى النّظام، ومن التّشتّت إلى التّماسك، ومن الاضطراب إلى الانسجام. طريقة العمل هذه سنراها دائمًا في حياة الكنيسة. بكلمة واحدة، أعطى الرّوح القدس العالم الانسجام، وهكذا "يوجِّهُ سَير الأزمنة ويجدِّدُ وجهَ الأرض" (دستور رعائي، فرح ورجاء، 26؛ مزمور 104، 30). يجدِّد الأرض، ولكن تنبَّهوا: لا يغيّر الواقع، بل يجعله منسجمًا. هذا هو أسلوبه، لأنّه هو نفسه انسجام: Ipse harmonia est، (راجع القدّيس باسيلوس، في المزمور، 29، 1).

يوجد اليوم في العالم خصام وانقسام كثير. كلّنا مترابطون فيما بيننا، ومع ذلك نجد أنفسنا منفصلين بعضنا عن بعض، تُخدّرنا اللامبالاة وتَظلِمُنا العزلة. حروبٌ وصراعاتٌ كثيرة: الشّرّ الذي يمكن أن يصنعه الإنسان يبدو أمرًا لا يُصدَّق! ولكن، في الواقع، الذي يُغذِّي عداواتنا هو روح التّفرقة، الشّيطان، واسمه نفسه يعني ”المُفَرِّق“. نعم، بدء شرورنا، والذي يراكمها، والذي يفكّكنا، هو الرّوح الشّرّير "مُضَلِّلُ المَعْمورِ كُلِّه" (رؤيا 12، 9). إنّه يستمتع بالمخاصمات والظّلم والافتراءات، هذا هو فرحه. وأمام شرّ المخاصمات، لا تكفي جهودنا من أجل بناء الانسجام. لهذا، أفاض الرّبّ يسوع في العالم المخلوق، في قمّة فِصحِه، وفي قمّة عمل الخلاص، روح الصّلاح، الرّوح القدس الذي يُقاوم الرّوح المفرِّق، لأنّه الانسجام، وروح الوَحدة التي تجلب السّلام. لنبتهل إليه كلّ يوم من أجل عالمنا وحياتنا وأمام كلّ أنواع الانقسام!

2. بالإضافة إلى الخليقة، نراه يعمل في الكنيسة، منذ يوم العنصرة. مع ذلك، نلاحظ أنّ الرّوح القدس لم يُعلن بدء الكنيسة بإعطاء تعليمات وأحكام للجماعة، بل نزل على كلّ واحد من الرّسل: وأعطى كلّ واحدٍ منهم نِعَمًا خاصّة ومواهب مختلفة. يمكن لتعدّديّة هذه العطايا المختلفة كلّها أن تؤدّي إلى الفوضى، لكن الرّوح القدس، كما في الخليقة، يحبّ أن يخلق الانسجام ابتداءً من التّعدّديّة. الانسجام الذي يصنعه ليس أمرًا مفروضًا ولا هو تسوية بين الجميع، كلا. في الكنيسة يوجد ترتيب ونظام "بحسب تنوّع مواهب الرّوح القدس" (القدّيس باسيليوس، الرّوح، 16، 39). لذلك، في يوم العنصرة، نزل الرّوح القدس على هيئة ألسنة نارٍ كثيرة: وأعطى كلّ واحد القدرة على أن يتكلّم بلغاتٍ أخرى (راجع أعمال الرّسل 2، 4) وأن يسمع لغته الخاصّة يتكلّم بها الآخرون (راجع أعمال الرّسل 2، 6. 11). إذن، لم يخلق لغة موحَّدة للجميع، ولم يُلغِ الاختلافات والثّقافات، بل خلق الانسجام بين كلّ شيء، من دون أن يفرض التّسوية بين الجميع، ومن دون أن تصير كلّها متشابهة. لنبقَ عند هذا الجانب، عند الرّوح القدس الذي لا يبدأ بمشروع منظّم في هيكليّة واضحة، كما نصنع نحن، ثمّ نضيع في هيكلياتنا، لا، هو يبدأ ويقدّم عطايا مجّانيّة ووفيرة. في الواقع، في يوم العنصرة، يؤكّد النّصّ أنّهم "امتَلأُوا جَميعًا مِنَ الرُّوحِ القُدس" (أعمال الرّسل 2، 4). امتلأوا جميعًا، هكذا بدأت حياة الكنيسة: ليس بمخطّط دقيق ومفصّل، بل باختبار الجميع لمحبة الله نفسها. هكذا يخلق الرّوح القدس الانسجام، ويدعونا إلى أن نشعر بالاندهاش لمحبّته وعطاياه الحاضرة في الآخرين. كما قال لنا القدّيس بولس: "إِنَّ المَواهِبَ على أَنواع وأَمَّا الرُّوحُ فهو هو [...] فإِنَّنا اعتَمَدْنا جَميعًا في رُوحٍ واحِد لِنَكونَ جَسَدًا واحِدًا" (1 قورنتس 12، 4. 13). أن نرى كلّ أخٍ وأختٍ في الإيمان عضوًا في الجسد نفسه الذي ننتمي إليه: هذه هي نظرة الرّوح القدس التي تصنع الانسجام، وهذه هي المسيرة التي يدلّنا عليها!

والسّينودس الجاري، هو - ويجب أن يكون - مسيرة بحسب الرّوح القدس: ليس برلمانًا للمطالبة بحقوق واحتياجات بحسب أجندة العالم، ولا فرصة للذهاب حيث تهبّ الرّياح، بل هو مناسبة لنكون مطيعين حيث يهُبّ الرّوح. لأنّ الكنيسة، في بحر التّاريخ، تُبحر معه فقط، هو "نفس الكنيسة" (القدّيس بولس السّادس، كلمة إلى مجمع الأساقفة المقدّس في مناسبة التّهنئة بعيد الشّفعاء، 21 حزيران/يونيو 1976)، وقلب السّينودس، ومحرِّك البشارة بالإنجيل. من دونه لا حياة للكنيسة، والإيمان يصير فقط عقيدة، والأخلاق مجرّد واجب، والحياة الرّعويّة وظيفة فقط. ولكن معه، الإيمان هو حياة، ومحبّة الرّبّ يسوع تفاض فينا، والرّجاء يولد من جديد. لنضع الرّوح القدس من جديد في وسط الكنيسة، وإلّا فإنّ قلوبنا لن تتقِّد بمحبّة يسوع، بل بمحبّة أنفسنا. لنضع الرّوح القدس في بداية أعمال السّينودس وفي قلبه. لأنّ "الكنيسة تحتاج إليه اليوم قبل كلّ شيء! لذلك، لنقل له كلّ يوم: تعال!" (راجع المقابلة العامّة، 29 تشرين الثّاني/نوفمبر 1972). وَلْنَسِر معًا، لأنّ الرّوح القدس، كما في يوم العنصرة، يحبّ أن ينزل علينا ونحن "مُجتَمِعونَ كُلّنا" (راجع أعمال الرّسل 2، 1). نعم، لكي يُظهر نفسه للعالم، اختار اللحظة والمكان الذي فيه كان الجميع معًا. لذلك، حتّى يمتلئ شعب الله بالرّوح القدس، عليه أن يسير معًا، عليه أن يسير في السّينودس. هكذا يتجدّد الانسجام في الكنيسة: بالسّير معًا، مع الرّوح القدس في وسطنا. أيّها الإخوة والأخوات، لنبنِ الانسجام في الكنيسة!

3. أخيرًا، يضع الرّوح القدس الانسجام في قلوبنا. إنّا نراه في الإنجيل، عندما نفخ يسوع في تلاميذه في مساء الفصح وقال: "خُذوا الرُّوحَ القُدُس" (يوحنّا 20، 22). أعطاهم الرّوح لهدفٍ محدّد: لمغفرة الخطايا، أي لمصالحة النّفوس، ليضع الانسجام في القلوب التي يمزّقها الشّرّ، وأثخنتها الجروح، وفكّكها الإحساس بالذّنب. الرّوح القدس فقط هو الذي يُعيد الانسجام في القلب، لأنّه هو الذي يخلق "العلاقة الحميمة مع الله" (القدّيس باسيليوس، الرّوح، 19، 49). إن أردنا الانسجام، علينا أن نبحث عنه هو، لا عن الأمور الدنيويّة التي لا تملأ. لنبتهل إلى الرّوح القدس كلّ يوم، وَلْنَبدأ كلّ يوم بالصّلاة إليه، وَلْنَصِر مطيعين له!

واليوم، في عيده، لنسأل أنفسنا: هل أنا مطيع لانسجام الرّوح القدس؟ أم أسعى وراء مشاريعي وأفكاري، من دون أن أدعه يصوغني ويغيّرني؟ هل طريقتي في عيش الإيمان مطيعة للرّوح القدس أم هي متصلّبة؟ هل أنا متعلّق بأسلوب متصلّب بالحروف، وإلى ما يسمى بالعقائد التي هي مجرّد تعابير باردة عن الحياة؟ هل أنا متسرّع في إطلاق الأحكام، وأوجّه إصبع الاتّهام وأغلق الأبواب في وجه الآخرين، وأعتبر نفسي ضحيّة لكلّ شيء؟ أم أتلقّى قوّته الخلّاقة وصانعة الانسجام، و”النّعمة لأن نكون معًا“ التي يُلهمها، والمغفرة التي تمنح السّلام؟ وبدوري هل أغفر؟ وهل أدعو إلى المصالحة وأخلق الشّركة والوَحدة، أم أنّني أبحث دائمًا، وأضع أنفي حيث توجد صعوبات من أجل الثرثرة والتّقسيم والتّدمير؟ هل أغفر، وأدعوا إلى المصالحة، وأخلق الشّركة والوَحدة؟ إن كان العالم منقسمًا، وإن ملأت الاستقطابات الكنيسة، وإن صار القلب كِسَرًا، لا نضيّع الوقت في انتقاد الآخرين وفي الغضب على أنفسنا، بل لنبتهل إلى الرّوح القدس: إنّه قادر على حلّ هذه الأمور.

أيّها الرّوح القدس، روح يسوع والآب، وينبوع الانسجام الذي لا ينضب، إليك نوكل العالم، وإليك نكرّس الكنيسة وقلوبنا. تعال أيّها الرّوح الخالق، وانسجام البشريّة، وجدّد وجه الأرض. تعال يا عطيّة العطايا، وانسجام الكنيسة، واجعلنا متّحدين فيك. تعال يا روح المغفرة، وانسجام القلب، وحوّلنا كما تعرف أنت، بصلاة سيّدتنا مريم العذراء.

[00887-AR.02] [Testo originale: Italiano]

 

[B0401-XX.02]