Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza la Congregazione dello Spirito Santo sotto la protezione del Cuore Immacolato di Maria (Spiritani).
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti nel corso dell’incontro:
Discorso del Santo Padre
Cari fratelli e sorelle, buongiorno e benvenuti!
Ringrazio il Superiore Generale per le parole che mi ha rivolto; saluto i membri del Consiglio e tutti voi.
Sono contento di questo incontro, in cui condivido con voi la gioia per i centosettantacinque anni dalla vostra rifondazione, con la fusione di due istituti religiosi.
Vorrei prendere spunto, per una breve riflessione, dal passo del profeta Isaia che avete scelto come guida nella vostra Congregazione: «Ecco, io faccio una cosa nuova» (43,19). È una parola molto bella, e fa parte di un testo che inizia così: «Non temere [Israele], perché io ti ho redento, ti ho chiamato per nome; tu mi appartieni» (Is 43,1). Quando sento questo mi viene in mente la mano di Dio che accarezza, accarezza il popolo, accarezza ognuno di voi: il Dio tenero che accarezza sempre. Mi fermo su queste parole perché mi pare rispecchino molto bene alcuni valori fondamentali del vostro carisma: coraggio, apertura e abbandono all’azione dello Spirito perché faccia una cosa nuova.
Sono valori evidenti già nella storia della vostra prima fondazione: un giovane diacono, con dodici compagni di seminario, spinto dallo Spirito, con coraggio si lancia in una inaspettata avventura. Rinuncia alla prospettiva di un futuro tranquillo – poteva essere un buon sacerdote di famiglia agiata – per una missione ancora tutta da scoprire, esponendosi a sacrifici, incomprensioni e opposizioni, con una salute molto fragile che lo porterà a una morte precoce, prima ancora di poter vedere pienamente coronato il suo sogno. Tanti imprevisti, che però la sua docilità all’azione dello Spirito trasforma in “sì” coraggiosi, grazie ai quali Dio comincia ogni volta qualcosa di nuovo in lui, e attraverso di lui anche in altri.
Il suo esempio trova infatti conferma nei fratelli che ne continuano l’opera, pronti a rispondere a nuovi segni dei tempi, abbracciando prima il servizio ai seminaristi poveri, poi le missioni popolari e infine anche l’annuncio ad gentes in varie parti del mondo, senza lasciarsi intimorire nemmeno dalla persecuzione religiosa scatenata dalla rivoluzione francese.
Una storia bella e ricca, di cui oggi però ricordiamo un ulteriore momento speciale, in cui tutto ancora una volta si rimette in gioco. È la seconda fondazione, quella del 1848, in cui lo Spirito Santo chiede alla comunità di condividere tutti i frutti del suo passato in uno scenario nuovo. È tempo di unirsi a nuovi compagni, quelli della Società del Sacro Cuore di Maria, anch’essi missionari, ma con una storia diversa. Per farlo è certamente necessario superare timori e gelosie, e i fratelli delle due famiglie accettano la sfida, unendo le loro forze e condividendo quello che hanno in un nuovo inizio.
Oggi, dopo oltre un secolo e mezzo, vediamo che la Provvidenza ha premiato la loro generosa e coraggiosa docilità allo Spirito: siete presenti in sessanta Paesi nei cinque continenti, con circa duemilaseicento religiosi e il coinvolgimento di tanti laici. Grazie alla vostra disponibilità a cambiare e alla vostra perseveranza, siete rimasti fedeli allo spirito delle origini: evangelizzare i poveri, accettare le missioni dove nessun altro vuole andare, prediligere il servizio ai più abbandonati, rispettare popoli e culture, formare clero e laici locali per uno sviluppo umano integrale, il tutto in fraternità e semplicità di vita e in assiduità di preghiera. Per favore, quest’ultima cosa è importante: pregare, non lasciare la preghiera. E non solo la preghiera formale, no, pregare! Pregare sul serio! Realizzate così quella che il Venerabile Libermann chiamava “unione pratica” nel servizio, frutto di una docilità abituale allo Spirito Santo e fondamento di ogni missione.
Il vostro carisma, aperto e rispettoso, è particolarmente prezioso oggi, in un mondo in cui la sfida dell’interculturalità e dell’inclusione è viva e urgente, dentro la Chiesa e fuori di essa. Per questo vi dico: non rinunciate al vostro coraggio e alla vostra libertà interiore, coltivatela e fatene un tratto vivo del vostro apostolato. Sono tanti gli uomini e le donne che ancora hanno bisogno del Vangelo, non solo nelle cosiddette “terre di missione”, ma anche nel vecchio e stanco occidente. Guardate ognuno con gli occhi di Gesù, che desidera incontrare tutti – tutti! Non dimenticare questo: tutti – facendosi vicino specialmente ai più poveri, toccandoli con le sue mani, fissando il suo sguardo nel loro. E per portare a ciascuno il soffio fresco e vitale del suo Spirito, che è il vero «protagonista della missione» (cfr S. Giovanni Paolo II, Enc. Redemptoris missio, 30), lasciatevi guidare da Lui, perché «non c’è maggior libertà che quella di lasciarsi portare dallo Spirito, rinunciando a calcolare e a controllare tutto» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 280). Permettetegli di illuminarvi, di orientarvi, di spingervi dove desidera, senza porre condizioni, senza escludere nessuno, perché è Lui che sa ciò di cui c’è bisogno in ogni epoca e in ogni momento (cfr ibid.).
Questa è stata la grande intuizione dei vostri fondatori e la bella testimonianza di tanti fratelli e sorelle che vi hanno preceduto. E questo è anche l’augurio e l’invito che vi rivolgo oggi. La Madonna vi accompagni. Vi benedico tutti di cuore e vi chiedo per favore di pregare per me. Grazie!
[00751-IT.02] [Testo originale: Italiano]
[B0345-XX.02]