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Lettera del Cardinale Segretario di Stato al Presidente dell’Istituto di Studi Superiori “Giuseppe Toniolo” in occasione della 99.ma “Giornata per l’Università Cattolica”, 23.04.2023


Pubblichiamo di seguito la Lettera che il Cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, ha inviato a S.E. Mons. Mario Delpini, Presidente dell’Istituto di Studi Superiori “Giuseppe Toniolo”, in occasione della 99.ma “Giornata per l’Università Cattolica” che si celebra oggi, domenica 23 aprile:

Lettera

A Sua Eccellenza Reverendissima
Mons. MARIO DELPINI
Arcivescovo di Milano
Presidente dell’Istituto “G. Toniolo” di Studi Superiori

Dal Vaticano, 21 aprile 2023

Eccellenza Reverendissima,

la celebrazione della 99ª Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore, domenica 23 aprile corrente, affronta un argomento di particolare attualità per la vita dell’Ateneo, sia dal punto di vista delle attività specifiche, legate alla didattica e alla ricerca, sia per la sua missione nel vasto campo della cultura e nel complesso ambito sociale: Per amore di conoscenza. Le sfide del nuovo umanesimo. Le diverse questioni evocate da tale tema meritano di essere approfondite a vari livelli, perché, oltre alle implicazioni teoriche, esse hanno anche ricadute sempre più rilevanti dal punto di vista della vita personale e dell’organizzazione sociale. La conoscenza costituisce il motore dello sviluppo umano e grandi sono i progressi compiuti nel mondo scientifico, con una forte accelerazione negli ultimi secoli e, soprattutto, negli ultimi decenni. Una crescita così accentuata del sapere in ambito scientifico e tecnologico ha prodotto indubbi benefici e, nello stesso tempo, modifiche rilevanti sia in ordine ai processi di conoscenza sia rispetto alla loro applicazione. Resta illuminante su questo aspetto l’analisi fatta dal Concilio Vaticano II, in particolare nella Costituzione pastorale Gaudium et spes (cfr nn. 34-36; 54-62).

L’espressione di sapore dantesco “per amor di conoscenza” sollecita il mondo accademico e la società intera a non perdere di vista la centralità della questione antropologica, in quanto l’atto del conoscere è, e deve restare, eminentemente umano, avendo come fine primario il bene integrale della persona e lo sviluppo umano integrale. Per questo la conoscenza implica sempre una dimensione etica, come ricordava San Giovanni Paolo II: «È essenziale che ci convinciamo della priorità dell’etico sul tecnico, del primato della persona sulle cose, della superiorità dello spirito sulla materia. La causa dell’uomo sarà servita solo se la conoscenza è unita alla coscienza. Gli uomini di scienza aiuteranno realmente l’umanità solo se conserveranno il senso della trascendenza dell’uomo sul mondo e di Dio sull’uomo» (Discorso all’UNESCO, Parigi, 2 giugno 1980).

Oggi ci appare ancora più evidente la saggezza e la lungimiranza di queste parole. In molti campi, infatti, sperimentiamo come la ricerca scientifica abbia posto tra le mani dell’uomo straordinarie potenzialità e come, nello stesso tempo, il loro sviluppo possa addirittura rivolgersi contro l’umanità. Lo vediamo in tutte le questioni ambientali, dove gli studi ci dicono che occorre cambiare stili di vita e modelli di sviluppo se vogliamo salvare il pianeta e il genere umano. Lo notiamo nel settore sanitario, in cui sono cresciute le possibilità di curare e guarire, di prolungare la vita ed elevarne la qualità per tutti, ma spesso vi sono inaccettabili disuguaglianze e a volte la vita stessa non viene rispettata. Lo riscontriamo nell’ambito economico e finanziario, quando le conoscenze, invece che per lo sviluppo dei popoli e il superamento di povertà e discriminazioni, servono agli interessi di pochi individui o gruppi di potere. Lo constatiamo nelle nuove tecnologie digitali e nelle affascinanti applicazioni dell’intelligenza artificiale, che offrono grandi opportunità ma, al tempo stesso, richiedono vigilanza per garantire il ruolo primario della coscienza umana. Per non parlare delle innumerevoli tecnologie che potrebbero agevolare la convivenza tra i popoli e invece finiscono per alimentare conflitti e devastazioni, tensioni internazionali e migrazioni forzate, come avviene nei contesti bellici, in particolare nell’attuale guerra in Ucraina.

Queste sono alcune delle sfide che ci chiedono di lavorare con passione ad un nuovo umanesimo, che valorizzi la conoscenza per il suo fine proprio e nobile, cioè al servizio della dignità dell’essere umano e del bene comune, in particolare dei più deboli e svantaggiati. È necessario pertanto che i luoghi nei quali si genera cultura, si sviluppa la ricerca, si formano le generazioni che dovranno orientare il cammino futuro, rispondano pienamente alle proprie responsabilità, in questo tempo affascinante ma anche tanto complesso e carico di contraddizioni. Allo sviluppo della riflessione attorno al nuovo umanesimo può e deve dare un contributo originale anche la visione cristiana, come ampiamente illustrato da Papa Francesco al Convegno ecclesiale di Firenze. In quella circostanza, dopo aver ricordato che «possiamo parlare di umanesimo solamente a partire dalla centralità di Gesù, scoprendo in Lui i tratti del volto autentico dell’uomo», e dopo averne presentato gli elementi costitutivi – umiltà, disinteresse, beatitudine –, il Pontefice chiariva «che non esiste umanesimo autentico che non contempli l’amore come vincolo tra gli esseri umani, sia esso di natura interpersonale, intima, sociale, politica o intellettuale» (Discorso ai delegati, Firenze, 10 novembre 2015). Quanto più si ama la conoscenza, tanto più occorre metterla a disposizione per risolvere i grandi problemi della nostra società.

Qui si coglie anche la peculiare attitudine richiesta ad un ateneo cattolico, che deve promuovere il dialogo tra fede e ragione, in modo che si possa vedere più profondamente come esse «si incontrino nell’unica verità», nella consapevolezza che «la vitale interazione dei due distinti livelli di conoscenza dell’unica verità conduce a un maggior amore per la verità stessa e contribuisce ad una più ampia comprensione del significato della vita umana e del fine della creazione» (Cost. ap. Ex corde Ecclesiae, 17). Secondo lo spirito e la testimonianza dei fondatori, in particolare di P. Agostino Gemelli e della Beata Armida Barelli, all’Università Cattolica del Sacro Cuore è chiesto di continuare ad essere un riferimento per la formazione delle nuove generazioni, così che possano partecipare pienamente all’elaborazione del nuovo umanesimo, grazie anche al modo in cui vengono affrontate le grandi questioni del nostro tempo.

Mentre rinnova la Sua vicinanza e il Suo incoraggiamento, il Santo Padre chiede il ricordo nella preghiera ed invia di cuore a Vostra Eccellenza, al Magnifico Rettore, all’Assistente Ecclesiastico Generale, ai membri dell’Istituto Toniolo, agli illustri Professori, al personale tecnico-amministrativo e a tutti gli studenti la Benedizione Apostolica.

Profitto della circostanza per confermarmi con sensi di distinto ossequio

dell’Eccellenza Vostra Rev.ma

dev.mo nel Signore

Pietro Card. Parolin

Segretario di Stato

[00650-IT.01] [Testo originale: Italiano]

[B0301-XX.01]