Intervento di Don Angelo Maffeis
Intervento dell’Avv. Pierpaolo Camadini
Alle ore 12.00 di oggi, ha avuto luogo in diretta streaming dalla Sala Stampa della Santa Sede, Sala San Pio X, Via dell’Ospedale 1, la Conferenza Stampa di presentazione del Conferimento del Premio Internazionale Paolo VI 2023 sul tema “Paolo VI e l’Italia: l’eredità storica e l’attualità”.
Sono intervenuti: Don Angelo Maffeis, Presidente dell’Istituto Paolo VI di Brescia; Prof. Andrea Riccardi, Professore emerito di Storia Contemporanea; Membro del Comitato Scientifico dell’Istituto Paolo VI; Avv. Pierpaolo Camadini, Presidente dell’Opera per l’Educazione Cristiana.
Riportiamo di seguito gli interventi di Don Angelo Maffeis e dell’Avv. Pierpaolo Camadini:
Intervento di Don Angelo Maffeis
Vorrei rivolgere il mio saluto più cordiale ai giornalisti presenti e a tutti coloro che hanno accolto il nostro invito. Ringrazio in particolare il dott. Matteo Bruni e la dottoressa Cristiane Murray per avere ospitato in questa sede prestigiosa il nostro incontro.
La ragione di questa convocazione è l’annuncio che l’Istituto Paolo VI di Brescia ha deciso di conferire il Premio Internazionale Paolo VI al Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella e che la consegna sarà compiuta dal Santo Padre Papa Francesco il 29 maggio 2023, giorno dedicato alla memoria liturgica di San Paolo VI e poco prima della ricorrenza del sessantesimo anniversario della sua elezione al Pontificato (21 giugno 1963).
L’Istituto Paolo VI esprime la sua profonda gratitudine al Santo Padre che, come in passato hanno fatto i suoi immediati predecessori, ha accettato di consegnare personalmente il premio. È un gesto che testimonia la venerazione di Papa Francesco per Paolo VI, la stima nei confronti del Presidente Sergio Mattarella e, ci sia permesso, anche l’apprezzamento per il lavoro che ormai da 44 anni l’Istituto Paolo VI svolge per tener viva la memoria del Papa bresciano e studiarne l’insegnamento e l’opera.
In questo quadro, sotto la guida del dott. Giuseppe Camadini, presidente per trentatré anni, accanto alla raccolta di fondi archivistici, alla edizione di fonti, all’organizzazione di incontri di studio e all’attività editoriale, il nostro Istituto ha promosso il Premio Internazionale Paolo VI, assegnato a personalità che «con il loro studio e le loro opere abbiano contribuito alla crescita del senso religioso nel mondo» (Statuto, art. 3f). Il premio intende in particolare riconoscere la fecondità culturale del messaggio cristiano, capace di promuovere un autentico umanesimo.
L’attribuzione al Presidente Mattarella del Premio Internazionale Paolo VI intende sottolineare come l’azione politica e il servizio al bene comune nell’esercizio delle diverse funzioni istituzionali siano uno degli ambiti significativi in cui ciò può avvenire.
Quello svolto da Paolo VI è stato senza dubbio un ministero ecclesiale, al quale sarebbe sbagliato attribuire un’immediata valenza politica. Ma è fuori dubbio che papa Montini ha attraversato il Novecento con grande partecipazione alle vicende italiane e internazionali. Come assistente ecclesiastico della FUCI, in un contesto dominato dal regime fascista, ha contribuito a formare alla libertà i giovani studenti incontrati nelle sedi universitarie sparse in Italia; da Sostituto della Segreteria di Stato, nel secondo dopoguerra, ha accompagnato la crescita della giovane democrazia italiana; durante l’episcopato milanese si è misurato con le profonde trasformazioni in atto in campo culturale e sociale; infine, da Papa, ha continuato a seguire le vicende italiane, con assoluto rispetto per l’autonomia della sfera civile e, insieme, con intima partecipazione personale, tanto nel fervido clima conciliare quanto negli anni drammatici insanguinati dal terrorismo.
Lo spirito con cui Montini guarda alla politica è bene riassunto in una lettera indirizzata al padre Giorgio che nel 1924 è incerto sulla scelta di candidarsi alle elezioni politiche. Il figlio lo incoraggia ad accettare la candidatura e da assumere la responsabilità che ad essa è legata.
«È veramente un lavoro difficile quello di mantenersi fedeli all’antica concezione d’una politica rigorosamente autonoma e sinceramente aperta a comprendere ogni possibilità di concordia. Sono spesso preoccupato di quale sarà l’avvenire del popolo italiano che si addestra ogni giorno di più a una mentalità settaria quando difende un programma, e alla spavalda sconfessione dei programmi quando ci trovi interesse. Lo sfoggio delle pose eroiche fa pietà, quando si pensi su che misere virtù personali, su che concetti egoisti si fondi. Chi più osa, sembra cittadino più meritevole […]
Caro Papà, valuto invece con compiacenza lo sforzo, come il tuo, di quelli che cercano ragioni superiori di coerenza e di moralità politica per rimanere sul campo della competizione, piuttosto che ritirarsi a criticare, e a sognare. […] Uno dei pericoli più gravi per un paese è che dalle sue correnti politiche debbano esulare gli onesti, i probi, i competenti, è quindi atto di civile virtù restare anche quando si debba restarvi come superati e come sconfitti; e la Provvidenza, se deve da qualche pretesto umano trarre motivo alle sue misericordie, certo si piegherà a benedire quei popoli per cui gente disinteressata ha perduto la gloria propria per salvare l’onore.
Credo che i giovani quantunque così distratti oggi dalle forme eccessive, semplicistiche, superficiali, sono ancora in grado, dopo la guerra, di capire simili eroismi. Ad ogni modo non vanno perduti. Il tempo li raccoglie; e chi ha fede, semina più per il tempo avvenire che per il presente. Vi sarà un giorno che si capirà che la miglior polemica, l’unica benefica e cristiana, per vincere deve convincere? Non so, ma bisogna lavorare come se dovesse venire; lavorare lealmente, cavallerescamente, senza un attimo di sfiducia» (Affetti familiari, spiritualità e politica, pp. 324-325).
[00605-IT.01] [Testo originale: Italiano]
Intervento dell’Avv. Pierpaolo Camadini
Nel ringraziare a mia volta per la partecipazione a questa conferenza stampa e per l’attenzione che viene oggi riservata all’Istituto Paolo VI, dal canto mio mi permetto di rappresentare il contesto istituzionale da cui il Premio Internazionale prende le mosse.
Esso è sostenuto dall’Opera per l’Educazione Cristiana, che è una Fondazione ecclesiastica con finalità precipuamente educative espressione della Diocesi di Brescia, attraverso la quale, alla morte di Paolo VI, la stessa Diocesi ha inteso onorarne la memoria e lo studio del pensiero e dell’opera, promuovendo al suo interno l’“Istituto Paolo VI”.
All’Opera per l’Educazione Cristiana afferiscono pertanto – oltre ad iniziative specialmente orientate alla formazione dei giovani - le funzioni di organizzazione e di sostegno delle attività istituzionali proprie dell’Istituto Paolo VI e del Centro di ricerca e studi sul Pontefice bresciano realizzato a Concesio, alla periferia di Brescia, presso la casa natale di S. Paolo VI. L’Opera ha pure promosso la valorizzazione, attraverso l’allestimento di una apposita sezione museale, di un’importante raccolta di opere di arte contemporanea originariamente donate dagli autori personalmente a Giovanni Battista Montini e poi destinate alla Fondazione, alla Sua morte, da mons. Pasquale Macchi.
Con il Premio Internazionale Paolo VI promosso dall’Istituto l’Opera per l’Educazione Cristiana intende sottolineare la valenza universale della testimonianza spirituale e culturale di S. Paolo VI, che trascende la memoria locale per assurgere a paradigma di confronto profondamente attuale per l’Uomo contemporaneo.
L’Opera per l’Educazione Cristiana è particolarmente onorata per l’accettazione del Premio Paolo VI da parte del Presidente Sergio Mattarella e vivamente riconoscente al Santo Padre Papa Francesco per essersi reso disponibile a celebrarne la consegna, nella memoria del Suo venerato Predecessore.
[00606-IT.01] [Testo originale: Italiano]
[B0285-XX.02]