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L’Udienza Generale, 05.04.2023


Catechesi del Santo Padre in lingua italiana

Sintesi della catechesi e saluti nelle diverse lingue

Appelli del Santo Padre

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 9.00 in Piazza San Pietro, dove il Santo Padre Francesco ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana il Papa, alla vigilia del Triduo Pasquale, ha incentrato la sua meditazione sul tema: “Il Crocifisso, sorgente di speranza” (Lettura: 1 Pt 2,21-24).

Dopo aver riassunto la Sua catechesi nelle diverse lingue, il Santo Padre ha indirizzato particolari espressioni di saluto ai fedeli presenti. Quindi ha rivolto un appello in occasione della Giornata Mondiale dello Sport per la Pace e lo Sviluppo che si celebra domani; ha poi ricordato in modo particolare le vittime dei crimini di guerra e le mamme dei soldati ucraini e russi che sono caduti nella guerra.

L’Udienza Generale si è conclusa con la recita del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.

 

Catechesi del Santo Padre in lingua italiana

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Domenica scorsa la Liturgia ci ha fatto ascoltare la Passione del Signore. Essa termina con queste parole: «Sigillarono la pietra» (Mt 27,66): tutto sembra finito. Per i discepoli di Gesù quel macigno segna il capolinea della speranza. Il Maestro è stato crocifisso, ucciso nel modo più crudele e umiliante, appeso a un patibolo infame fuori dalla città: un fallimento pubblico, il peggior finale possibile – a quell’epoca era il peggiore. Ora, quello sconforto che opprimeva i discepoli non è del tutto estraneo a noi oggi. Anche in noi si addensano pensieri cupi e sentimenti di frustrazione: perché tanta indifferenza verso Dio? È curioso, questo: perché tanta indifferenza verso Dio? Perché tanto male nel mondo? Ma guardate, che c’è male nel mondo! Perché le disuguaglianze continuano a crescere e la sospirata pace non arriva? Perché siamo attaccati così alla guerra, al farsi del male l’uno all’altro? E nei cuori di ognuno, quante attese svanite, quante delusioni! E ancora, quella sensazione che i tempi passati fossero migliori e che nel mondo, magari pure nella Chiesa, le cose non vadano come una volta… Insomma, anche oggi la speranza sembra a volte sigillata sotto la pietra della sfiducia. E invito ognuno di voi a pensare a questo: dov’è la tua speranza? Tu, hai una speranza viva o l’hai sigillata lì, o l’hai nel cassetto come un ricordo? Ma la tua speranza ti spinge a camminare o è un ricordo romantico come se fosse una cosa che non esiste? Dov’è la tua speranza, oggi?

Nella mente dei discepoli rimaneva fissa un’immagine: la croce. E lì è finito tutto. Lì si concentrava la fine di tutto. Ma di lì a poco avrebbero scoperto proprio nella croce un nuovo inizio. Cari fratelli e sorelle, la speranza di Dio germoglia così, nasce e rinasce nei buchi neri delle nostre attese deluse; ed essa, la speranza vera, invece, non delude mai. Pensiamo proprio alla croce: dal più terribile strumento di tortura Dio ha ricavato il segno più grande dell’amore. Quel legno di morte, diventato albero di vita, ci ricorda che gli inizi di Dio cominciano spesso dalle nostre fini. Così Egli ama operare meraviglie. Oggi, allora, guardiamo l’albero della croce perché germogli in noi la speranza: quella virtù quotidiana, quella virtù silenziosa, umile, ma quella virtù che ci mantiene in piedi, che ci aiuta ad andare avanti. Senza speranza non si può vivere. Pensiamo: dov’è la mia speranza? Oggi, guardiamo l’albero della croce perché germogli in noi la speranza: per essere guariti dalla tristezza – ma, quanta gente triste … A me, quando potevo andare per le strade, adesso non posso perché non mi lasciano, ma quando potevo andare per le strade nell’altra Diocesi, piaceva guardare lo sguardo della gente. Quanti sguardi tristi! Gente triste, gente che parlava con sé stessa, gente che camminava soltanto con il telefonino, ma senza pace, senza speranza. E dov’è la tua speranza, oggi? Ci vuole un po’ di speranza per essere guariti dalla tristezza di cui siamo malati, per essere guariti dall’amarezza con cui inquiniamo la Chiesa e il mondo. Fratelli e sorelle, guardiamo il Crocifisso. E che cosa vediamo? Vediamo Gesù nudo, Gesù spogliato, Gesù ferito, Gesù tormentato. È la fine di tutto? Lì c’è la nostra speranza.

Cogliamo allora come in questi due aspetti la speranza, che sembra morire, rinasce. Anzitutto, vediamo Gesù spogliato: infatti, «dopo averlo crocifisso, si divisero le sue vesti, tirandole a sorte» (v. 35). Dio spogliato: Lui che ha tutto si lascia privare di tutto. Ma quella umiliazione è la via della redenzione. Dio vince così sulle nostre apparenze. Noi, infatti, facciamo fatica a metterci a nudo, a fare la verità: sempre cerchiamo di coprire le verità perché non ci piace; ci rivestiamo di esteriorità che ricerchiamo e curiamo, di maschere per camuffarci e mostrarci migliori di come siamo. È un po’ l’abitudine del maquillage: maquillage interiore, sembrare migliore degli altri … Pensiamo che l’importante sia ostentare, apparire, così che gli altri dicano bene di noi. E ci addobbiamo di apparenze, ci addobbiamo di apparenze, di cose superflue; ma così non troviamo pace. Poi il maquillage se ne va e tu ti guardi allo specchio con la faccia brutta che hai, ma vera, quella che Dio ama, non quella “maquillata. E Gesù spogliato di tutto ci ricorda che la speranza rinasce col fare verità su di noi – dire la verità a se stesso – col lasciar cadere le doppiezze, col liberarci dalla pacifica convivenza con le nostre falsità. Alle volte, noi siamo tanto abituati a dirci delle falsità che conviviamo con le falsità come se fossero verità e noi finiamo avvelenati dalle nostre falsità. Questo serve: tornare al cuore, all’essenziale, a una vita semplice, spoglia di tante cose inutili, che sono surrogati di speranza. Oggi, quando tutto è complesso e si rischia di perdere il filo, abbiamo bisogno di semplicità, di riscoprire il valore della sobrietà, il valore della rinuncia, di fare pulizia di ciò che inquina il cuore e rende tristi. Ciascuno di noi può pensare a una cosa inutile di cui può liberarsi per ritrovarsi. Pensa tu, quante cose inutili. Qui, quindici giorni fa, a Santa Marta, dove io abito – che è un albergo per tanta gente – si è sparsa la voce che per questa Settimana Santa sarebbe stato bello guardare il guardaroba e spogliare, mandare via le cose che abbiamo, che non usiamo … voi non immaginate la quantità di cose! È bello spogliarsi delle cose inutili. E questo è andato ai poveri, alla gente che ha bisogno. Anche noi, abbiamo tante cose inutili dentro il cuore – e fuori pure. Guardate il vostro guardaroba: guardatelo. Questo è utile, questo e inutile … e fate pulizia. Guardate il guardaroba dell’anima: quante cose inutili hai, quante illusioni stupide. Torniamo alla semplicità, alle cose vere, che non hanno bisogno di truccarsi. Ecco un bell’esercizio!

Rivolgiamo un secondo sguardo al Crocifisso e vediamo Gesù ferito. La croce mostra i chiodi che gli forano le mani e i piedi, il costato aperto. Ma alle ferite del corpo si aggiungono quelle dell’anima: ma quanta angoscia! Gesù è solo: tradito, consegnato e rinnegato dai suoi, dai suoi amici, anche dai suoi discepoli, condannato dal potere religioso e civile, scomunicato, Gesù prova persino l’abbandono di Dio (cfr v. 46). Sulla croce compare inoltre il motivo della condanna, «Costui è Gesù: il re dei Giudei» (v. 37). È un dileggio: Lui, che era fuggito quando cercavano di farlo re (cfr Gv 6,15), viene condannato per essersi fatto re; pur non avendo commesso reati, è messo in mezzo a due malfattori e gli viene preferito il violento Barabba (cfr Mt 27,15-21). Gesù insomma è ferito nel corpo e nell’anima. Mi domando: in che modo ciò aiuta la nostra speranza? Così, Gesù nudo, privo di tutto, di tutto: questo, cosa dice alla mia speranza, come mi aiuta?

Anche noi siamo feriti: chi non lo è nella vita? E tante volte, con ferite nascoste che nascondiamo per la vergogna. Chi non porta le cicatrici di scelte passate, di incomprensioni, di dolori che restano dentro e si fatica a superare? Ma anche di torti subiti, di parole taglienti, di giudizi inclementi? Dio non nasconde ai nostri occhi le ferite che gli hanno trapassato il corpo e l’anima. Le mostra per farci vedere che a Pasqua si può aprire un passaggio nuovo: fare delle proprie ferite dei fori di luce. “Ma, Santità, non esageri”, qualcuno può dirmi. No, è vero: prova; prova. Prova a farlo. Pensa alle tue ferite, quelle che tu solo sai, che ognuno ha nascoste nel cuore. E guarda il Signore. E vedrai, vedrai come da quelle ferite escono fori di luce. Gesù in croce non recrimina, ama. Ama e perdona chi lo ferisce (cfr Lc 23,34). Così converte il male in bene, così converte e trasforma il dolore in amore.

Fratelli e sorelle, il punto non è essere feriti poco o tanto dalla vita, il punto è cosa fare delle mie ferite. Le piccoline, le grandi, quelle che lasceranno un segno nel mio corpo, nella mia anima sempre. Cosa faccio io, con le mie ferite? Cosa fai tu e tu con le tue ferite? “No, Padre, io non ne ho, ferite” – “Stai attento, pensa due volte prima di dire questo”. E ti domando: cosa fai con le tue ferite, quelle che soltanto tu sai? Tu puoi lasciarle infettare nel rancore, nella tristezza oppure posso unirle a quelle di Gesù, perché anche le mie piaghe diventino luminose. Pensate a quanti giovani non tollerano le proprie ferite e cercano nel suicidio una via di salvezza: oggi, nelle nostre città, tanti, tanti giovani che non vedono via di uscita, che non hanno speranza e preferiscono andare oltre con la droga, con la dimenticanza … poveretti. Pensate a questi. E tu, qual è la tua droga, per coprire le ferite? Le nostre ferite possono diventare fonti di speranza quando, anziché piangerci addosso o nasconderle, asciughiamo le lacrime altrui; quando, anziché covare risentimento per quanto ci è tolto, ci prendiamo cura di ciò che manca agli altri; quando, anziché rimuginare in noi stessi, ci chiniamo su chi soffre; quando, anziché essere assetati d’amore per noi, dissetiamo chi ha bisogno di noi. Perché soltanto se smettiamo di pensare a noi stessi, ci ritroviamo. Ma se continuiamo a pensare a noi stessi non ci ritroveremo più. Ed è facendo così che – dice la Scrittura – la nostra ferita si rimargina presto (cfr Is 58,8), e la speranza rifiorisce. Pensate: cosa posso fare per gli altri? Sono ferito, sono ferito di peccato, sono ferito di storia, ognuno ha la propria ferita. Cosa faccio: lecco le mie ferite così, tutta la vita? O guardo le ferite altrui e vado con l’esperienza ferita della mia vita, a guarire, ad aiutare gli altri? Questa è la sfida di oggi, per tutti voi, per ognuno di voi, per ognuno di noi. Che il Signore ci aiuti ad andare avanti.

[00541-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Sintesi della catechesi e saluti nelle diverse lingue

In lingua francese

Speaker:

Frères et sœurs, la Passion du Seigneur marque le terminus de l’espérance pour ses disciples, un échec public, la pire fin qui soit. Ce désespoir qui opprimait les disciples ne nous est pas étranger aujourd’hui, au milieu de nos pensées sombres et de nos sentiments de frustration. L’espérance semble parfois scellée sous la pierre du découragement. La croix symbolisait la fin de tout pour les disciples. Mais l’espérance de Dieu germe, naît et renaît dans les trous noirs de nos attentes déçues. Elle ne déçoit jamais. De la croix, le plus terrible instrument de torture, Dieu a tiré le signe le plus grand de l’amour. Ce bois de mort, devenu arbre de vie nous rappelle que les débuts de Dieu commencent souvent à partir de nos fins. Nous sommes appelés à regarder l’arbre de la croix pour que l’espérance germe en nous. Lorsque nous regardons le Crucifié, nous voyons Jésus dépouillé et blessé. L’humiliation de Dieu dépouillé est la voie de la rédemption. Jésus dépouillé de tout nous rappelle que l’espérance renaît lorsque nous vivons dans la vérité, lorsque nous abandonnons nos duplicités et nos faussetés. Jésus est blessé dans son corps et dans son âme. Dieu ne nous cache pas les plaies qui l’ont transpercé. À Pâques, un nouveau passage peut s’ouvrir: faire de ses blessures des brèches de lumière. Nos blessures peuvent devenir des sources d’espérance lorsque nous sommes ouverts aux autres en prenant soin d’eux.

Santo Padre:

Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare quelli provenienti dalla Francia e dal Belgio.

Fratelli e sorelle, in questi giorni santi avviciniamoci al Crocifisso. Mettiamoci davanti a Lui, spogliato, per fare verità su noi stessi, togliendo qualcosa di superfluo. Lasciamo che Gesù rigeneri in noi la speranza.

Dio vi benedica!

Speaker:

Je salue cordialement les pèlerins de langue française, venus en particulier de France et de Belgique.

Frères et sœurs, en ces jours saints, approchons-nous du Crucifié. Mettons-nous devant lui, dépouillé, pour faire la vérité en nous, en enlevant ce qui est superflu. Laissons Jésus régénérer en nous l’espérance.

Que Dieu vous bénisse!

[00542-FR.01] [Texte original: Français]

In lingua inglese

Speaker:

Dear brothers and sisters: In these days of Holy Week, we prepare to celebrate the mystery of Jesus’ passion, death and resurrection. The cross, which first seems a sign of defeat and despair, proves instead to be the tree of life and the source of undying hope. Our contemplation of the crucified Jesus, in his nakedness and humiliation, invites us to strip ourselves of false illusions, to acknowledge the truth about ourselves, and to find healing and the possibility of a new beginning. The sufferings that Jesus embraced for our sake were not merely physical, but also included the human experiences of betrayal, denial and even, on the cross, abandonment by the Father. In Jesus’ wounds, we can see our own; in his obedience to the Father’s will and his forgiveness of those who crucified him, he shows the victory of God’s love and offers us the hope of interior renewal and redemption. In these coming days, let us draw near to the Lord and place our hope in the power of his cross to turn evil into good, and suffering into a generous love of our brothers and sisters, especially those in greatest need.

Santo Padre:

Do il benvenuto a tutti i pellegrini di lingua inglese, specialmente ai gruppi provenienti da Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Filippine, Singapore, Canada e Stati Uniti d’America. A tutti auguro che questa Settimana Santa ci porti a celebrare la risurrezione del Signore Gesù con cuori purificati e rinnovati dalla grazia dello Spirito Santo. Dio vi benedica!

Speaker:

I extend a warm welcome to the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, especially the groups from the Netherlands, New Zealand, the Philippines, Singapore, Canada and the United States of America. May this Holy Week lead us to celebrate the resurrection of the Lord Jesus with hearts purified and renewed by the grace of the Holy Spirit. God bless you!

[00543-EN.01] [Original text: English]

In lingua tedesca

Speaker:

Liebe Brüder und Schwestern, für die Jünger bedeutete das Kreuz Jesu das Ende all ihrer Hoffnung. Aber gerade vom Kreuz aus schenkt Gott einen neuen Anfang. Dieses Folterwerkzeug wird zum Zeichen der Liebe, der Marterpfahl zum Baum des Lebens. Gott schenkt dort einen neuen Anfang, wo wir am Ende sind. Wenn wir das Kreuz betrachten, sehen wir den Herrn entblößt und verwundet. Während wir Bestätigung in Äußerlichkeiten suchen und bemüht sind, mit ihrer Hilfe den Schein zu wahren, konfrontiert uns der Herr, nackt und bloß, mit der Wahrheit unser selbst. Der Gekreuzigte, dem alles genommen ist, zeigt uns, dass dort neue Hoffnung entsteht, wo wir wieder zum Einfachen, Lauteren und Wesentlichen zurückfinden, wo wir zu Verzicht bereit sind und uns von überflüssigem Ballst befreien. Beim Anblick des Gekreuzigten werden wir sodann auch seiner Wunden gewahr, seiner Verletzungen an Leib und Seele, die am Kreuz ebenfalls zu Zeichen der Hoffnung werden, weil der Herr seine Peiniger dennoch liebt und ihnen vergibt. So verwandelt er Böses in Gutes und Schmerz in Liebe. Angesichts unserer eigenen Verletzungen lädt er uns ein, mit den Anderen wirklich Mitleid zu empfinden und ihnen beizustehen. Solche selbstlose Liebe bringt Heil – uns und den anderen – und schenkt österliche Hoffnung.

Santo Padre:

Saluto con affetto i fedeli di lingua tedesca. Uniamoci interiormente al Signore nella celebrazione del Sacro Triduo della sua morte e risurrezione, affinché si rinnovino in noi la fede, la speranza e la carità.

Speaker:

Von Herzen grüße ich die Gläubigen deutscher Sprache. Vereinen wir uns innerlich mit dem Herrn, wenn wir die Feier der heiligen drei Tage seines Todes und seiner Auferstehung begehen, auf dass sich Glaube, Hoffnung und Liebe in uns erneuern.

[00544-DE.01] [Originalsprache: Deutsch]

In lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

El domingo pasado escuchamos el relato de la Pasión, que termina con la sepultura de Jesús. Para los discípulos, la piedra que sella el sepulcro significaba el final de sus esperanzas. También hoy pareciera que la esperanza se encuentra muchas veces sepultada bajo el peso del sufrimiento y de la desconfianza. Pero, aun en los momentos más oscuros, cuando parece que todo acaba, Dios hace resurgir en nosotros la esperanza de un nuevo comienzo. Siempre se puede comenzar.

Esta “muerte y resurrección” de la esperanza podemos verla al contemplar la cruz. Jesús crucificado está herido y despojado de todo. Sin embargo, amando y perdonando a quienes lo lastiman, convierte el mal en bien y el dolor en amor; transforma sus heridas en fuente de esperanza para todos. También nosotros podemos transformar nuestras heridas uniéndolas a las de Jesús, olvidándonos de nosotros mismos y encomendando nuestra vida en las manos misericordiosas de Dios Padre.

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, que son tantos. En particular, saludo a los jóvenes que participan en el Encuentro internacional Univ 2023. En estos días santos, acerquémonos a Jesús crucificado. Contemplándolo a Él, herido y despojado de todo, reconozcamos nuestra propia verdad. Presentémosle todo lo que somos y dejemos que renueve en nosotros la esperanza de una vida nueva. Que Dios los bendiga. Muchas gracias.

[00545-ES.02] [Texto original: Español]

In lingua portoghese

Speaker:

No domingo passado ouvimos a narrativa da Paixão do Senhor, que terminava com estas palavras: “lacraram a pedra” (Mt 27,66). Para os discípulos de Jesus, parecia ser o fim: o Mestre tinha sido crucificado, fora morto da maneira mais cruel e humilhante. Esta frustração de expectativas que experimentaram os discípulos não nos é estranha. Pensemos: Por que tanta indiferença para com Deus? Por que tanto mal no mundo? Por que as desigualdades continuam a crescer, e a paz tão desejada não acontece? Na mente dos discípulos de Jesus, permanecia impressa uma imagem: a Cruz. Mas, nesta imagem que parecia indicar o fim de tudo, encontrarão um novo começo. Deus transforma o mais terrível instrumento de tortura no maior símbolo do Seu amor por nós: o lenho de morte se torna a árvore da vida. Contemplemos a Cruz para que nasça em nós a esperança. Nela veremos Jesus espoliado de tudo, recordando-nos que também nós devemos liberar-nos das coisas supérfluas, das ambiguidades, das falsidades. Veremos também Jesus ferido, convidando-nos a perdoar a quem nos fere, a converter o mal em bem, a transformar a dor em amor. Ao ver a Sua espoliação, despojemo-nos das aparências para descobrir a verdade sobre nós mesmos. Ao ver as Suas feridas, deixemos nelas as nossas.

Santo Padre:

Saluto i pellegrini di lingua portoghese, in modo speciale il gruppo venuto di Gualtar. Domani incominciamo le celebrazioni del Triduo Sacro della Passione, Morte e Resurrezione di Nostro Signore. Chiediamogli il dono della speranza, di cui il mondo ha tanto bisogno. Vi auguro una buona e Santa Pasqua!

 

Speaker:

Saúdo os peregrinos de língua portuguesa, especialmente o grupo vindo de Gualtar! Amanhã começamos as celebrações do Sagrado Tríduo da Paixão, Morte e Ressurreição de Nosso Senhor. Peçamos-Lhe o dom da esperança, da qual o mundo tem tanta necessidade. Vos desejo uma Feliz e Santa Páscoa!

[00546-PO.01] [Texto original: Português]

In lingua araba

Speaker:

تَكلَّمَ قَداسَةُ البابا اليَوْمَ علَى المصلوب، ينبوعِ الرَّجاء. وَقال: بعدَ موتِ يسوعَ وخَتمِ حَجَرِ القَبرِ، شَعَرَ التَّلاميذُ بالإحباطِ وبأنَّ كلَّ شيءٍ قد انتهى. لكن بَقِيَتْ صورةُ الصَّليبِ ثابتةً في أذهانِهِم. ونحن أيضًا نشعرُ اليومَ بمثلِ هذا الإحباطِ أمامَ عالمٍ تزدادُ فيهِ اللامبالاةُ تجاهَ الله، ويزدادُ فيهِ الشَّرُّ والحروب. ونشعرُ أنَّ الأوقاتَ الماضيةَ في العالمِ وحتَّى في الكنيسةِ نفسِها كانت أفضل. لكنَّ التَّلاميذَ اكتَشَفُوا بعدَ ذلك بدايةً جديدةً في الصَّليب. اكتَشَفُوا أنَّ الرَّجاءَ في اللهِ يُولَدُ مِن جديدٍ في يسوعَ المُعَرَّى والمَجروحِ على الصَّليب. فيسوعُ المُعَرَّى مِن كلِّ شيءٍ، يُذَكِّرُنا أنَّ الرَّجاءَ يُولَدُ مِن جديدٍ عندما نرَى حقيقةَ أنفسِنا، ونَتَخَلَّى عَن الازدواجيَّة، ونُحَرِّرُ أنفسَنا مِن عيشٍ راضٍ معَ أكاذِيبِنا. ففي التَّباهي والمظاهرِ الخارجيَّةِ لا نَجِدُ سلامَنا. ويسوعُ المجروحُ في الجسدِ والنَّفسِ على الصَّليبِ لا يُخفي عَن عيونِنا جِراحَهُ الَّتي اختَرَقَتْ جسَدَهُ ونَفسَهُ، بل يُظهِرُها لكَي يُرينا أنَّهُ يُمكِنُنا أنْ نَصنَعَ مِن جِراحِنا بُؤَرَ نور. فيسوعُ لم يَشتَكِ علَى الصَّليب، بل أحَبَّ وغَفَرَ لِمَن أساءَ إليه. مِثلَهُ، يُمكِنُ أنْ تصيرَ جِراحُنا ينبوعَ رجاءٍ عندما نُحِبُّ الآخرينَ ونَهتَمُّ بِهِم. إنْ صَنَعنا ذلك يَندَبُ جُرحُنا سريعًا وَيَزدَهِرُ الرَّجاءُ فينا مِن جديد. لِنَقِفْ في هذهِ الأيَّامِ المقدّسةِ أمامَ المصلوبِ المُجَرَّدِ مِن كلِّ شيء، وَلْنُجَرِّدْ أنفسَنا حتَّى نَصِلَ إلى حقيقةِ أنفسِنا. ولْنَنظُرْ إليه وهو مجروح، وَنَضَعُ جِراحَنا في جِراحِهِ. ولْنَترُكْهُ يُجَدِّدُ الحياةَ والرَّجاء فينا.

Santo Padre:

Saluto i fedeli di lingua araba. Avvicinandosi la festa della Pasqua, portiamo nella mente e nel cuore le sofferenze dei malati, dei poveri e degli emarginati, ricordando anche le vittime innocenti delle guerre, affinché il Cristo, con la sua Resurrezione, conceda a tutti la pace, la consolazione e le benedizioni. Il Signore vi benedica tutti e vi protegga ‎sempre da ogni male‎‎‎‏!

Speaker:

أحيّي المُؤمِنِينَ النَاطِقِينَ بِاللُّغَةِ العَرَبِيَّة. باقتِرابِ عيدِ الفِصح، لِنَحمِلْ فِي أذهانِنا وفِي قُلوبِنا آلامَ المرضَى والفُقراءِ والمُهَمَّشين، ولْنَتَذَكَّرْ ضحايا الحروبِ الأبرِياء، حتَّى يَمنَحَهُم المسيحُ جميعًا، بقِيامَتِهِ مِن بَينِ الأموات، السَّلامَ والتَّعزيَةَ والبَركات. باركَكُم الرّبُّ جَميعًا وحَماكُم دائِمًا مِن كُلِّ شَرّ!

[00547-AR.01] [Testo originale: Arabo]

In lingua polacca

Speaker:

W minioną niedzielę słyszeliśmy opis Męki Pańskiej. Kończy się on opieczętowaniem grobu. Wydaje się, że dla uczniów wszystko jest skończone. Mistrz został zabity w najbardziej okrutny sposób. Również w nas gęstnieją ciemne myśli i uczucia frustracji: dlaczego tak wiele obojętności wobec Boga? Dlaczego tyle zła na świecie? A w sercu każdego z nas, ileż rozczarowań! W umysłach uczniów utrwalił się tylko jeden obraz: krzyż! To był koniec wszystkiego. Wkrótce jednak odkryją, że właśnie w krzyżu jest nowy początek. Z najstraszliwszego narzędzia tortur Bóg uczynił najwspanialszy znak miłości. Na krzyżu Jezus dał się ogołocić z wszystkiego, a my tak często przyoblekamy się w zewnętrzne pozory i maski, aby pokazać się lepszymi niż jesteśmy. Ogołocony Jezus przypomina nam, że trzeba powrócić do prawdy, do tego co istotne. Jezus, który wisi na krzyżu, nie oskarża, ale miłuje i przebacza. W ten sposób przemienia zło w dobro, cierpienie w miłość. Również w naszym życiu ważne jest to, co my robimy z naszymi ranami. Czy pozwalamy, aby infekowały nas w urazie i smutku, albo też łączymy je z ranami Jezusa, aby stawały się przestrzeniami światła. A wtedy zamiast użalać się nad sobą, będziemy ocierali łzy innych. Zamiast zamykać się w sobie, będziemy pochylać się nad tymi, którzy cierpią. Zamiast pragnąć miłości dla siebie, będziemy gasić pragnienie tych, którzy nas potrzebują. Tylko bowiem wtedy, gdy przestajemy myśleć o sobie, odnajdujemy siebie i zabliźniają się w nas nasze rany.

Santo Padre:

Saluto cordialmente tutti i polacchi. Nell'imminenza del Triduo Pasquale, il mio invito è rivolto anche a voi: guardate l'albero della Croce, perché germogli in voi la speranza, e il Signore crocifisso vi guarisca dalle vostre tristezze e amarezze. Come ricorda San Pietro, infatti, dalle piaghe di Cristo siamo stati guariti. Vi benedico di cuore.

Speaker:

Pozdrawiam serdecznie wszystkich Polaków. W przededniu Triduum Paschalnego również do was kieruję moje zaproszenie: patrzcie na drzewo krzyża, aby zakiełkowała w was nadzieja, aby ukrzyżowany Pan uzdrowił was ze smutku i rozgoryczenia. Jak bowiem przypomina nam św. Piotr, Krwią ran Chrystusa zostaliśmy uzdrowieni. Z serca wam błogosławię.

[00548-PL.01] [Testo originale: Polacco]

 

In lingua italiana

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto gli sportivi di Guidonia Montecelio e l’Istituto Savini-San Giuseppe di Teramo.

Il mio pensiero va infine, come di consueto ai giovani, ai malati, agli anziani e agli sposi novelli. Nell’intenso clima spirituale della Settimana Santa, invito ciascuno a contemplare il mistero della passione, morte e risurrezione del Signore per attingere da esso la forza di tradurre nella vita le esigenze del Vangelo.

E non dimentichiamo di pregare per la martoriata Ucraina.

A tutti la mia benedizione.

[00549-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Appelli del Santo Padre

Domani si celebra la Giornata Mondiale dello Sport per la Pace e lo Sviluppo, indetta dalle Nazioni Unite. Auspico che essa contribuisca ad intensificare propositi di solidarietà e atteggiamenti di amicizia e condivisione fraterna.

In questa Santa Settimana della passione di Cristo, commemorando la sua morte ingiusta, ricordo in modo particolare tutte le vittime dei crimini di guerra e, mentre invito a pregare per loro, eleviamo una supplica a Dio affinché i cuori di tutti si convertano. E guardando Maria, la Madonna, davanti alla Croce il mio pensiero va alle mamme: alle mamme dei soldati ucraini e russi che sono caduti nella guerra. Sono mamme di figli morti. Preghiamo per queste mamme.

[00552-IT.01] [Testo originale: Italiano]

 

[B0252-XX.02]