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Messaggio del Santo Padre Francesco per la Giornata Missionaria Mondiale 2023, 25.01.2023


Messaggio del Santo Padre

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Pubblichiamo di seguito il Messaggio del Santo Padre Francesco per la 97a Giornata Missionaria Mondiale che si celebra domenica 22 ottobre 2023 sul tema “Cuori ardenti, piedi in cammino” (cfr Lc 24,13-35):

Messaggio del Santo Padre

Cari fratelli e sorelle!

Per la Giornata Missionaria Mondiale di quest’anno ho scelto un tema che prende spunto dal racconto dei discepoli di Emmaus, nel Vangelo di Luca (cfr 24,13-35): «Cuori ardenti, piedi in cammino». Quei due discepoli erano confusi e delusi, ma l’incontro con Cristo nella Parola e nel Pane spezzato accese in loro l’entusiasmo per rimettersi in cammino verso Gerusalemme e annunciare che il Signore era veramente risorto. Nel racconto evangelico, cogliamo la trasformazione dei discepoli da alcune immagini suggestive: cuori ardenti per le Scritture spiegate da Gesù, occhi aperti nel riconoscerlo e, come culmine, piedi in cammino. Meditando su questi tre aspetti, che delineano l’itinerario dei discepoli missionari, possiamo rinnovare il nostro zelo per l’evangelizzazione nel mondo odierno.

1. Cuori ardenti «quando ci spiegava le Scritture». La Parola di Dio illumina e trasforma il cuore nella missione.

Sulla via da Gerusalemme a Emmaus, i cuori dei due discepoli erano tristi – come traspariva dai loro volti – a causa della morte di Gesù, nel quale avevano creduto (cfr v. 17). Di fronte al fallimento del Maestro crocifisso, la loro speranza che fosse Lui il Messia è crollata (cfr v. 21).

Ed ecco, «mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro» (v. 15). Come all’inizio della vocazione dei discepoli, anche ora nel momento del loro smarrimento, il Signore prende l’iniziativa di avvicinarsi ai suoi e camminare al loro fianco. Nella sua grande misericordia, Egli non si stanca mai di stare con noi, malgrado i nostri difetti, i dubbi, le debolezze, nonostante la tristezza e il pessimismo ci inducano a diventare «stolti e lenti di cuore» (v. 25), gente di poca fede.

Oggi come allora, il Signore risorto è vicino ai suoi discepoli missionari e cammina accanto a loro, specialmente quando si sentono smarriti, scoraggiati, impauriti di fronte al mistero dell’iniquità che li circonda e li vuole soffocare. Perciò, «non lasciamoci rubare la speranza!» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 86). Il Signore è più grande dei nostri problemi, soprattutto quando li incontriamo nell’annunciare il Vangelo al mondo, perché questa missione, in fin dei conti, è sua e noi siamo semplicemente i suoi umili collaboratori, “servi inutili” (cfr Lc 17,10).

Esprimo la mia vicinanza in Cristo a tutti i missionari e le missionarie nel mondo, in particolare a coloro che attraversano un momento difficile: il Signore risorto, carissimi, è sempre con voi e vede la vostra generosità e i vostri sacrifici per la missione di evangelizzazione in luoghi lontani. Non tutti i giorni della vita sono pieni di sole, ma ricordiamoci sempre delle parole del Signore Gesù ai suoi amici prima della passione: «Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!» (Gv 16,33).

Dopo aver ascoltato i due discepoli sulla strada per Emmaus, Gesù risorto «cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui» (Lc 24,27). E i cuori dei discepoli si riscaldarono, come alla fine si confideranno l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?» (v. 32). Gesù infatti è la Parola vivente, che sola può far ardere, illuminare e trasformare il cuore.

Così comprendiamo meglio l’affermazione di San Girolamo: «Ignorare le Scritture è ignorare Cristo» (In Is., Prologo). «Senza il Signore che ci introduce è impossibile comprendere in profondità la Sacra Scrittura, ma è altrettanto vero il contrario: senza la Sacra Scrittura restano indecifrabili gli eventi della missione di Gesù e della sua Chiesa nel mondo» (Lett. ap. M.P. Aperuit illis, 1). Perciò, la conoscenza della Scrittura è importante per la vita del cristiano, e ancora di più per l’annuncio di Cristo e del suo Vangelo. Altrimenti, che cosa si trasmette agli altri se non le proprie idee e i propri progetti? E un cuore freddo, potrà mai far ardere quello degli altri?

Lasciamoci dunque sempre accompagnare dal Signore risorto che ci spiega il senso delle Scritture. Lasciamo che Egli faccia ardere il nostro cuore, ci illumini e ci trasformi, affinché possiamo annunciare al mondo il suo mistero di salvezza con la potenza e la sapienza che vengono dal suo Spirito.

2. Occhi che «si aprirono e lo riconobbero» nello spezzare il pane. Gesù nell’Eucaristia è culmine e fonte della missione.

I cuori ardenti per la Parola di Dio spinsero i discepoli di Emmaus a chiedere al misterioso Viandante di restare con loro sul far della sera. E, intorno alla mensa, i loro occhi si aprirono e lo riconobbero quando Lui spezzò il pane. L’elemento decisivo che apre gli occhi dei discepoli è la sequenza delle azioni compiute da Gesù: prendere il pane, benedirlo, spezzarlo e darlo a loro. Sono gesti ordinari di un capofamiglia ebreo, ma, compiuti da Gesù Cristo con la grazia dello Spirito Santo, rinnovano per i due commensali il segno della moltiplicazione dei pani e soprattutto quello dell’Eucaristia, sacramento del Sacrificio della croce. Ma proprio nel momento in cui riconoscono Gesù in Colui-che-spezza-il-pane, «egli sparì dalla loro vista» (Lc 24,31). Questo fatto fa capire una realtà essenziale della nostra fede: Cristo che spezza il pane diventa ora il Pane spezzato, condiviso con i discepoli e quindi consumato da loro. È diventato invisibile, perché è entrato ora dentro i cuori dei discepoli per farli ardere ancora di più, spingendoli a riprendere il cammino senza indugio per comunicare a tutti l’esperienza unica dell’incontro con il Risorto! Così Cristo risorto è Colui-che-spezza-il-pane e al contempo è il Pane-spezzato-per-noi. E dunque ogni discepolo missionario è chiamato a diventare, come Gesù e in Lui, grazie all’azione dello Spirito Santo, colui-che-spezza-il-pane e colui-che-è-pane-spezzato per il mondo.

A questo proposito, occorre ricordare che un semplice spezzare il pane materiale con gli affamati nel nome di Cristo è già un atto cristiano missionario. Tanto più lo spezzare il Pane eucaristico che è Cristo stesso è l’azione missionaria per eccellenza, perché l’Eucaristia è fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa.

Lo ha ricordato il Papa Benedetto XVI: «Non possiamo tenere per noi l’amore che celebriamo nel Sacramento [dell’Eucaristia]. Esso chiede per sua natura di essere comunicato a tutti. Ciò di cui il mondo ha bisogno è l’amore di Dio, è incontrare Cristo e credere in Lui. Per questo l’Eucaristia non è solo fonte e culmine della vita della Chiesa; lo è anche della sua missione: “Una Chiesa autenticamente eucaristica è una Chiesa missionaria”» (Esort. ap. Sacramentum caritatis, 84).

Per portare frutto dobbiamo restare uniti a Lui (cfr Gv 15,4-9). E questa unione si realizza attraverso la preghiera quotidiana, in particolare nell’adorazione, nel rimanere in silenzio alla presenza del Signore, che rimane con noi nell’Eucaristia. Coltivando con amore questa comunione con Cristo, il discepolo missionario può diventare un mistico in azione. Che il nostro cuore brami sempre la compagnia di Gesù, sospirando l’ardente richiesta dei due di Emmaus, soprattutto quando si fa sera: “Resta con noi, Signore!” (cfr Lc 24,29).

3. Piedi in cammino, con la gioia di raccontare il Cristo Risorto. L’eterna giovinezza di una Chiesa sempre in uscita.

Dopo aver aperto gli occhi, riconoscendo Gesù nello «spezzare il pane», i discepoli «partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme» (cfr Lc 24,33). Questo andare in fretta, per condividere con gli altri la gioia dell’incontro con il Signore, manifesta che «la gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 1). Non si può incontrare davvero Gesù risorto senza essere infiammati dal desiderio di dirlo a tutti. Perciò, la prima e principale risorsa della missione sono coloro che hanno riconosciuto Cristo risorto, nelle Scritture e nell’Eucaristia, e che portano nel cuore il suo fuoco e nello sguardo la sua luce. Costoro possono testimoniare la vita che non muore mai, anche nelle situazioni più difficili e nei momenti più bui.

L’immagine dei “piedi in cammino” ci ricorda ancora una volta la perenne validità della missio ad gentes, la missione data alla Chiesa dal Signore risorto di evangelizzare ogni persona e ogni popolo sino ai confini della terra. Oggi più che mai l’umanità, ferita da tante ingiustizie, divisioni e guerre, ha bisogno della Buona Notizia della pace e della salvezza in Cristo. Colgo pertanto questa occasione per ribadire che «tutti hanno il diritto di ricevere il Vangelo. I cristiani hanno il dovere di annunciarlo senza escludere nessuno, non come chi impone un nuovo obbligo, bensì come chi condivide una gioia, segnala un orizzonte bello, offre un banchetto desiderabile» (ibid., 14). La conversione missionaria rimane l’obiettivo principale che dobbiamo proporci come singoli e come comunità, perché «l’azione missionaria è il paradigma di ogni opera della Chiesa» (ibid., 15).

Come afferma l’apostolo Paolo, l’amore di Cristo ci avvince e ci spinge (cfr 2 Cor 5,14). Si tratta qui del duplice amore: quello di Cristo per noi che richiama, ispira e suscita il nostro amore per Lui. Ed è questo amore che rende sempre giovane la Chiesa in uscita, con tutti i suoi membri in missione per annunciare il Vangelo di Cristo, convinti che «Egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per sé stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro» (v. 15). A questo movimento missionario tutti possono contribuire: con la preghiera e l’azione, con offerte di denaro e di sofferenze, con la propria testimonianza. Le Pontificie Opere Missionarie sono lo strumento privilegiato per favorire questa cooperazione missionaria a livello spirituale e materiale. Per questo la raccolta di offerte della Giornata Missionaria Mondiale è dedicata alla Pontificia Opera della Propagazione della Fede.

L’urgenza dell’azione missionaria della Chiesa comporta naturalmente una cooperazione missionaria sempre più stretta di tutti i suoi membri ad ogni livello. Questo è un obiettivo essenziale del percorso sinodale che la Chiesa sta compiendo con le parole-chiave comunione, partecipazione, missione. Tale percorso non è sicuramente un piegarsi della Chiesa su sé stessa; non è un processo di sondaggio popolare per decidere, come in un parlamento, che cosa bisogna credere e praticare o no secondo le preferenze umane. È piuttosto un mettersi in cammino come i discepoli di Emmaus, ascoltando il Signore Risorto che sempre viene in mezzo a noi per spiegarci il senso delle Scritture e spezzare il Pane per noi, affinché possiamo portare avanti con la forza dello Spirito Santo la sua missione nel mondo.

Come quei due discepoli narrarono agli altri ciò che era accaduto lungo la via (cfr Lc 24,35), così anche il nostro annuncio sarà un raccontare gioioso il Cristo Signore, la sua vita, la sua passione, morte e risurrezione, le meraviglie che il suo amore ha compiuto nella nostra vita.

Ripartiamo dunque anche noi, illuminati dall’incontro con il Risorto e animati dal suo Spirito. Ripartiamo con cuori ardenti, occhi aperti, piedi in cammino, per far ardere altri cuori con la Parola di Dio, aprire altri occhi a Gesù Eucaristia, e invitare tutti a camminare insieme sulla via della pace e della salvezza che Dio in Cristo ha donato all’umanità.

Santa Maria del cammino, Madre dei discepoli missionari di Cristo e Regina delle missioni, prega per noi!

Roma, San Giovanni in Laterano, 6 gennaio 2023, Solennità dell’Epifania del Signore.

FRANCESCO

[00137-IT.01] [Testo originale: Italiano]

 

Traduzione in lingua francese

Des cœurs brûlants, des pieds en marche (cf. Lc 24, 13-35)

Chers frères et sœurs,

pour la Journée Mondiale des Missions de cette année, j’ai choisi un thème qui s’inspire du récit des disciples d’Emmaüs, dans l’Évangile de Luc (cf. 24, 13-35) : “Des cœurs brûlants, des pieds en marche ”. Ces deux disciples sont troublés et déçus, mais la rencontre avec le Christ dans la Parole et dans le Pain rompu a allumé en eux l’enthousiasme de se remettre en route pour Jérusalem et d’annoncer que le Seigneur est vraiment ressuscité. Dans le récit évangélique, nous saisissons la transformation des disciples à partir de quelques images suggestives : des cœurs brûlants pour les Écritures expliquées par Jésus, des yeux ouverts afin de le reconnaître et, comme point culminant, des pieds en marche. En méditant sur ces trois aspects qui dessinent l’itinéraire des disciples missionnaires, nous pouvons renouveler notre zèle pour l’évangélisation dans le monde d’aujourd’hui.

1. Des cœurs brûlants “tandis qu’il nous expliquait les Écritures”. La Parole de Dieu éclaire et transforme le cœur dans la mission.

Sur le chemin de Jérusalem à Emmaüs, les cœurs des deux disciples étaient tristes – comme le montraient leurs visages – à cause de la mort de Jésus, en qui ils avaient cru (cf. v. 17). Face à l’échec du Maître crucifié, leur espérance qu’il soit le Messie s’était effondrée (cf. v. 21).

Et, « tandis qu’ils s’entretenaient et s’interrogeaient, Jésus lui-même s’approcha, et il marchait avec eux » (v. 15). Comme au début de la vocation des disciples, encore maintenant au moment de leur égarement, le Seigneur prend l’initiative de s’approcher des siens et de marcher à leurs côtés. Dans sa grande miséricorde, Il ne se lasse pas de rester avec nous, malgré nos défauts, nos doutes, les faiblesses, malgré la tristesse et le pessimisme qui nous rendent « sans intelligence et lents à croire » (v. 25), des hommes de peu de foi.

Aujourd’hui, comme autrefois, le Seigneur ressuscité est proche de ses disciples missionnaires, et il marche à leurs côtés, surtout lorsqu’ils se sentent perdus, découragés, effrayés face au mystère d’iniquité qui les entoure et qui veut les étouffer. C’est pourquoi « ne nous laissons pas voler l’espérance » (Exhort. ap. Evangelii gaudium, n. 86). Le Seigneur est plus grand que nos problèmes, surtout lorsque nous les rencontrons dans l’annonce de l’Évangile au monde, car cette mission, après tout, est la sienne et nous ne sommes que ses humbles collaborateurs, des “serviteurs inutiles” (cf. Lc 17, 10).

J’exprime ma proximité dans le Christ à tous les missionnaires du monde, en particulier à ceux qui traversent une période difficile : chers amis, le Seigneur ressuscité est toujours avec vous et il voit votre générosité et vos sacrifices pour la mission d’évangélisation dans les lieux les plus reculés. Les jours de la vie ne sont pas tous ensoleillés, mais souvenons-nous toujours des paroles du Seigneur Jésus à ses amis avant sa passion : « Dans le monde, vous avez à souffrir, mais courage ! Moi, je suis vainqueur du monde » (Jn 16, 33).

Après avoir écouté les deux disciples sur la route d’Emmaüs, Jésus ressuscité « partant de Moïse et de tous les Prophètes, leur interpréta, dans toute l’Écriture, ce qui le concernait » (Lc 24, 27). Et les cœurs des disciples se réchauffèrent, comme ils finiront par se l’avouer l’un à l’autre : « Notre cœur n’était-il pas brûlant en nous, tandis qu’il nous parlait sur la route et nous ouvrait les Écritures ? » (v. 32). En effet, Jésus est la Parole vivante, qui seule peut enflammer, éclairer et transformer le cœur.

Ainsi, nous comprenons mieux l’affirmation de saint Jérôme : « Ignorer les Écritures, c’est ignorer le Christ » (In Is., Prologue). « Si le Seigneur ne nous y introduit pas, il est impossible de comprendre en profondeur l’Écriture Sainte. Pourtant le contraire est tout aussi vrai : sans l’Écriture Sainte, les événements de la mission de Jésus et de son Église dans le monde restent indéchiffrables » (Lett. ap. M.P. Aperuit illis, n. 1). C’est pourquoi la connaissance de l’Écriture est importante pour la vie du chrétien, et plus encore pour l’annonce du Christ et de son Évangile. Sinon, que transmet-on aux autres si ce n’est ses propres idées et projets ? Et un cœur froid, pourra-t-il jamais faire brûler celui des autres ?

Laissons-nous donc toujours accompagner par le Seigneur ressuscité qui nous explique le sens des Écritures. Laissons-le brûler nos cœurs, nous éclairer et nous transformer, afin que nous puissions annoncer au monde son mystère de salut avec la puissance et la sagesse qui viennent de son Esprit.

2. Des yeux qui “s’ouvrirent, et le reconnurent” à la fraction du pain. Jésus dans l’Eucharistie est le sommet et la source de la mission.

Les cœurs brûlants pour la Parole de Dieu ont poussé les disciples d’Emmaüs à demander au mystérieux Voyageur, le soir tombant, de rester avec eux. Et, autour de la table, leurs yeux s’ouvrirent et ils le reconnurent quand Il rompit le pain. L’élément décisif qui ouvre les yeux des disciples est la séquence des actions réalisées par Jésus : prendre le pain, le bénir, le rompre et le leur donner. Ce sont des gestes ordinaires d’un maître de maison juif, mais, accomplis par Jésus-Christ avec la grâce de l’Esprit Saint, ils renouvellent pour les deux convives le signe de la multiplication des pains et surtout celui de l’Eucharistie, sacrement du Sacrifice de la croix. Mais au moment même où ils reconnaissent Jésus dans Celui-qui-rompt-le-pain, « il disparut à leurs regards » (Lc 24, 31). Ce fait nous permet de comprendre une réalité essentielle de notre foi : le Christ qui rompt le pain devient maintenant le Pain rompu, partagé avec les disciples et donc consommé par eux. Il est devenu invisible, parce qu’il est maintenant entré dans le cœur des disciples pour les faire brûler encore davantage, les incitant à reprendre la route sans tarder pour communiquer à tous l’expérience unique de la rencontre avec le Ressuscité ! Ainsi, le Christ ressuscité est Celui-qui-rompt-le-pain et, en même temps, il est le Pain-rompu-pour-nous. Et donc, tout disciple missionnaire est appelé à devenir, comme Jésus et en Lui, grâce à l’action de l’Esprit Saint, celui-qui-rompt-le pain et celui-qui-est-pain-rompu pour le monde.

À cet effet, il faut rappeler qu’une simple fraction de pain matériel avec les affamés au nom du Christ est déjà un acte missionnaire chrétien. À plus forte raison, la fraction du Pain eucharistique qui est le Christ Lui-même est l’action missionnaire par excellence, car l’Eucharistie est la source et le sommet de la vie et de la mission de l’Église.

Le Pape Benoît XVI l’a rappelé : « Nous ne pouvons garder pour nous l'amour que nous célébrons dans le Sacrement [de l’Eucharistie]. Il demande de par sa nature d'être communiqué à tous. Ce dont le monde a besoin, c'est de l'amour de Dieu, c'est de rencontrer le Christ et de croire en Lui. C'est pourquoi l'Eucharistie n'est pas seulement source et sommet de la vie de l'Église; elle est aussi source et sommet de sa mission: “Une Église authentiquement eucharistique est une Église missionnaire” » (Exhort. ap. Sacramentum caritatis, n. 84).

Pour porter du fruit, nous devons rester unis à Lui (cf. Jn 15, 4-9). Et cette union se réalise par la prière quotidienne, surtout dans l’adoration, en restant en silence en présence du Seigneur qui reste avec nous dans l’Eucharistie. En cultivant avec amour cette communion avec le Christ, le disciple missionnaire peut devenir un mystique en action. Que notre cœur aspire toujours à la compagnie de Jésus, en murmurant la demande ardente des deux hommes d’Emmaüs, surtout quand vient le soir : “Reste avec nous, Seigneur !” (cf. Lc 24, 29).

3. Les pieds en marche, avec la joie de raconter le Christ ressuscité. La jeunesse éternelle d’une Église toujours en sortie.

Après avoir ouvert les yeux, en reconnaissant Jésus dans la « fraction du pain », les disciples, « à l’instant même, se levèrent et retournèrent à Jérusalem » (cf. Lc 24, 33). Ce départ en toute hâte, pour partager avec les autres la joie de la rencontre avec le Seigneur, montre que « la joie de l’Évangile remplit le cœur et toute la vie de ceux qui rencontrent Jésus. Ceux qui se laissent sauver par Lui sont libérés du péché, de la tristesse, du vide intérieur, de l’isolement. Avec Jésus-Christ la joie naît et renaît toujours » (Exhort. ap. Evangelii gaudium, n. 1). On ne peut vraiment rencontrer Jésus ressuscité sans être enflammé par le désir de le dire à tout le monde. Par conséquent, ceux qui ont reconnu le Christ ressuscité dans les Écritures et dans l’Eucharistie, et qui portent son feu dans le cœur et sa lumière dans les yeux, sont la première et la principale ressource de la mission. Ils peuvent témoigner de la vie qui ne meurt jamais, même dans les situations les plus difficiles et les moments les plus sombres.

L’image des “pieds en marche” nous rappelle une fois encore la validité permanente de la missio ad gentes, la mission, donnée à l’Église par le Seigneur ressuscité, d’évangéliser toute personne et tout peuple jusqu’aux extrémités de la terre. Aujourd’hui plus que jamais, l’humanité blessée par tant d’injustices, de divisions et de guerres, a besoin de la Bonne Nouvelle de la paix et du salut dans le Christ. Je saisis donc cette occasion pour réaffirmer que « tous ont le droit de recevoir l’Évangile. Les chrétiens ont le devoir de l’annoncer sans exclure personne, non pas comme quelqu’un qui impose un nouveau devoir, mais bien comme quelqu’un qui partage une joie, qui indique un bel horizon, qui offre un banquet désirable » (ibid., n. 14). La conversion missionnaire reste l’objectif principal que nous devons nous fixer en tant qu’individus et en tant que communauté, car « l’action missionnaire est le paradigme de toute tâche de l’Église » (ibid., n. 15).

Comme l’affirme l’apôtre Paul, l’amour du Christ nous interpelle et nous pousse (cf. 2 Co 5, 14). Il s’agit ici du double amour : celui du Christ pour nous qui rappelle, inspire et suscite notre amour pour Lui. Et c’est cet amour qui rend toujours jeune l’Église en sortie, avec tous ses membres en mission pour annoncer l’Évangile du Christ, convaincus qu’ « Il est mort pour tous, afin que les vivants n’aient plus leur vie centrée sur eux-mêmes, mais sur lui, qui est mort et ressuscité pour eux » (v. 15). Chacun peut contribuer à ce mouvement missionnaire : par la prière et l’action, par des offrandes d’argent et de souffrances, par son témoignage. Les Œuvres Pontificales Missionnaires sont l’instrument privilégié pour favoriser cette coopération missionnaire sur le plan spirituel et matériel. C’est pourquoi la collecte des offrandes de la Journée Mondiale des Missions est dédiée à l’Œuvre Pontificale de la Propagation de la Foi.

L’urgence de l’action missionnaire de l’Église implique naturellement une coopération missionnaire toujours plus étroite de tous ses membres à tous les niveaux. C’est un objectif essentiel du parcours synodal que l’Église est en train d’accomplir avec les mots-clés communion, participation, mission. Ce parcours n’est certes pas un repli de l’Église sur elle-même ; il n’est pas un sondage du peuple pour décider, comme dans un parlement, ce qu’il faut croire et pratiquer ou non selon les préférences humaines. Il s’agit plutôt d’une marche comme les disciples d’Emmaüs, en écoutant le Seigneur ressuscité qui vient toujours parmi nous pour nous expliquer le sens des Écritures et rompre le Pain pour nous, afin que nous puissions poursuivre, avec la force de l’Esprit Saint, sa mission dans le monde.

De même que ces deux disciples racontèrent aux autres ce qui s’était passé sur la route (Cf. Lc 24, 35), de même notre annonce sera un joyeux récit du Christ Seigneur, de sa vie, de sa passion, de sa mort et de sa résurrection, des merveilles que son amour a accomplies dans notre vie.

Repartons donc nous aussi, éclairés par la rencontre avec le Ressuscité et animés par son Esprit. Repartons avec des cœurs brûlants, les yeux ouverts, les pieds en marche, pour enflammer d’autres cœurs avec la Parole de Dieu, ouvrir d’autres yeux à Jésus Eucharistie, et inviter tout le monde à marcher ensemble sur le chemin de la paix et du salut que Dieu, dans le Christ, a donnés à l’humanité.

Sainte Marie de la route, Mère des disciples missionnaires du Christ et Reine des Missions, priez pour nous !

Rome, Saint Jean de Latran, 6 janvier 2023, Solennité de l’Épiphanie du Seigneur.

FRANÇOIS

[00137-FR.01] [Texte original: Italien]

 

Traduzione in lingua inglese

Hearts on fire, feet on the move (cf. Lk 24:13-35)

Dear brothers and sisters!

For this year’s World Mission Sunday, I have chosen a theme inspired by the story of the disciples on the way to Emmaus, in the Gospel of Luke (cf. 24:13-35): “Hearts on fire, feet on the move”. Those two disciples were confused and dismayed, but their encounter with Christ in the word and in the breaking of the bread sparked in them the enthusiastic desire to set out again towards Jerusalem and proclaim that the Lord had truly risen. In the Gospel account, we perceive this change in the disciples through a few revealing images: their hearts burned within them as they heard the Scriptures explained by Jesus, their eyes were opened as they recognized him and, ultimately, their feet set out on the way. By meditating on these three images, which reflect the journey of all missionary disciples, we can renew our zeal for evangelization in today’s world.

1. Our hearts burned within us “when he explained the Scriptures to us”. In missionary activity, the word of God illumines and transforms hearts.

On the road from Jerusalem to Emmaus, the hearts of the two disciples were downcast, as shown by their dejected faces, because of the death of Jesus, in whom they had believed (cf. v. 17). Faced with the failure of the crucified Master, their hopes that he was the Messiah collapsed (cf. v. 21).

Then, “as they were talking and discussing together, Jesus himself drew near and walked with them” (v. 15). As when he first called the disciples, so now, amid their bewilderment, the Lord takes the initiative; he approaches them and walks alongside them. So too, in his great mercy, he never tires of being with us, despite all our failings, doubts, weaknesses, and the dismay and pessimism that make us become “foolish and slow of heart” (v. 25), men and women of little faith.

Today, as then, the Risen Lord remains close to his missionary disciples and walks beside them, particularly when they feel disoriented, discouraged, fearful of the mystery of iniquity that surrounds them and seeks to overwhelm them. So, “let us not allow ourselves to be robbed of hope!” (Evangelii Gaudium, 86). The Lord is greater than all our problems, above all if we encounter them in our mission of proclaiming the Gospel to the world. For in the end, this mission is his and we are nothing more than his humble co-workers, “useless servants” (cf. Lk 17:10).

I desire to express my closeness in Christ to all the men and women missionaries in the world, especially to those enduring any kind of hardship. Dear friends, the Risen Lord is always with you. He sees your generosity and the sacrifices you are making for the mission of evangelization in distant lands. Not every day of our lives is serene and unclouded, but let us never forget the words of the Lord Jesus to his friends before his Passion: “In the world you will have tribulations, but be courageous: I have conquered the world!” (Jn 16:33).

After listening to the two disciples on the road to Emmaus, the risen Jesus, “beginning with Moses and all the prophets, explained to them what was said in all the Scriptures concerning himself” (Lk 24:27). The hearts of the disciples thrilled, as they later confided to each other: “Were not our hearts burning within us while he spoke to us on the way and opened the Scriptures to us?” (v. 32). Jesus is himself the living Word, who alone can make our hearts burn within us, as he enlightens and transforms them.

In this way, we can better understand Saint Jerome’s dictum that “ignorance of the Scriptures is ignorance of Christ” (Commentary on Isaiah, Prologue). “Without the Lord to introduce us, it is impossible to understand sacred Scripture in depth; yet the opposite is equally true: without sacred Scripture, the events of Jesus’ mission and of his Church in the world remain indecipherable” (Aperuit Illis, 1). It follows that knowledge of Scripture is important for the Christian life, and even more so for the preaching of Christ and his Gospel. Otherwise, what are you passing on to others if not your own ideas and projects? A cold heart can never make other hearts burn!

So let us always be willing to let ourselves be accompanied by the Risen Lord as he explains to us the meaning of the Scriptures. May he make our hearts burn within us; may he enlighten and transform us, so that we can proclaim his mystery of salvation to the world with the power and wisdom that come from his Spirit.

2. Our eyes were “opened and recognized him” in the breaking of the bread. Jesus in the Eucharist is the source and summit of the mission.

The fact that their hearts burned for the word of God prompted the disciples of Emmaus to ask the mysterious Wayfarer to stay with them as evening drew near. When they gathered around the table, their eyes were opened and they recognized him when he broke the bread. The decisive element that opened the eyes of the disciples was the sequence of actions performed by Jesus: he took the bread, blessed it, broke it and gave it to them. Those were the usual gestures of the head of a Jewish household, but, performed by Jesus Christ with the grace of the Holy Spirit, they renewed for his two table companions the sign of the multiplication of the loaves and above all that of the Eucharist, the sacrament of the sacrifice of the cross. Yet at the very moment when they recognized Jesus in the breaking of the bread, “he vanished from their sight” (Lk 24:31). Here we can recognize an essential reality of our faith: Christ, who breaks the bread, now becomes the bread broken, shared with the disciples and consumed by them. He is seen no longer, for now he has entered the hearts of the disciples, to make them burn all the more, and this prompts them to set out immediately to share with everyone their unique experience of meeting the Risen Lord. The risen Christ, then, is both the one who breaks the bread and, at the same time, the bread itself, broken for us. It follows that every missionary disciple is called to become, like Jesus and in him, through the working of the Holy Spirit, one who breaks the bread and one who is broken bread for the world.

Here it should be remembered that breaking our material bread with the hungry in the name of Christ is already a work of Christian mission. How much more so is the breaking of the Eucharistic bread, which is Christ himself, a work of mission par excellence, since the Eucharist is the source and summit of the life and mission of the Church.

As Pope Benedict XVI pointed out: “We cannot keep to ourselves the love we celebrate in the Sacrament [of the Eucharist]. By its very nature, it asks to be communicated to everyone. What the world needs is the love of God, to encounter Christ and believe in him. For this reason the Eucharist is not only the source and summit of the life of the Church; it is also the source and summit of her mission: ‘An authentically Eucharistic Church is a missionary Church’” (Sacramentum Caritatis, 84).

In order to bear fruit we must remain united to Jesus (cf. Jn 15:4-9). This union is achieved through daily prayer, particularly in Eucharistic adoration, as we remain in silence in the presence of the Lord, who remains with us in the Blessed Sacrament. By lovingly cultivating this communion with Christ, the missionary disciple can become a mystic in action. May our hearts always yearn for the company of Jesus, echoing the ardent plea of the two disciples of Emmaus, especially in the evening hours: “Stay with us, Lord!” (cf. Lk 24:29).

3. Our feet set out on the way, with the joy of telling others about the Risen Christ. The eternal youth of a Church that is always going forth.

After their eyes were opened and they recognized Jesus “in the breaking of the bread”, the disciples “set out without delay and returned to Jerusalem” (cf. Lk 24:33). This setting out in haste, to share with others the joy of meeting the Lord, demonstrates that “the joy of the Gospel fills the heart and the whole life of those who meet Jesus. Those who allow themselves to be saved by him are freed from sin, from sadness, from inner emptiness, from isolation. With Jesus Christ, joy is always born and reborn” (Evangelii Gaudium, 1). One cannot truly encounter the risen Jesus without being set on fire with enthusiasm to tell everyone about him. Therefore, the primary and principal resource of the mission are those persons who have come to know the risen Christ in the Scriptures and in the Eucharist, who carry his fire in their heart and his light in their gaze. They can bear witness to the life that never dies, even in the most difficult of situations and in the darkest of moments.

The image of “feet setting out” reminds us once more of the perennial validity of the missio ad gentes, the mission entrusted to the Church by the risen Lord to evangelize all individuals and peoples, even to the ends of the earth. Today more than ever, our human family, wounded by so many situations of injustice, so many divisions and wars, is in need of the Good News of peace and salvation in Christ. I take this opportunity to reiterate that “everyone has the right to receive the Gospel. Christians have the duty to announce it without excluding anyone, not as one who imposes a new obligation, but as one who shares a joy, signals a beautiful horizon, offers a desirable banquet” (Evangelii Gaudium, 14). Missionary conversion remains the principal goal that we must set for ourselves as individuals and as a community, because “missionary outreach is paradigmatic for all the Church’s activity” (ibid., 15).

As the Apostle Paul confirms, the love of Christ captivates and impels us (cf. 2 Cor 5:14). This love is two-fold: the love of Christ for us, which calls forth, inspires and arouses our love for him. A love that makes the Church, in constantly setting out anew, ever young. For all her members are entrusted with the mission of proclaiming the Gospel of Christ, in the conviction that “he died for all, so that those who live should no longer live for themselves, but for him who died for them and was raised again” (v. 15). All of us can contribute to this missionary movement: with our prayers and activities, with material offerings and the offering of our sufferings, and with our personal witness. The Pontifical Mission Societies are the privileged means of fostering this missionary cooperation on both the spiritual and material levels. For this reason, the collection taken on World Mission Sunday is devoted to the Pontifical Society for the Propagation of the Faith.

The urgency of the Church’s missionary activity naturally calls for an ever closer missionary cooperation on the part of all her members and at every level. This is an essential goal of the synodal journey that the Church has undertaken, guided by the key words: communion, participation, mission. This journey is certainly not a turning of the Church in upon herself; nor is it a referendum about what we ought to believe and practice, nor a matter of human preferences. Rather, it is a process of setting out on the way and, like the disciples of Emmaus, listening to the risen Lord. For he always comes among us to explain the meaning of the Scriptures and to break bread for us, so that we can, by the power of the Holy Spirit, carry out his mission in the world.

Just as the two disciples of Emmaus told the others what had taken place along the way (cf. Lk 24:35), so too our proclamation will be a joyful telling of Christ the Lord, his life, his passion, his death and resurrection, and the wonders that his love has accomplished in our lives.

So let us set out once more, illumined by our encounter with the risen Lord and prompted by his Spirit. Let us set out again with burning hearts, with our eyes open and our feet in motion. Let us set out to make other hearts burn with the word of God, to open the eyes of others to Jesus in the Eucharist, and to invite everyone to walk together on the path of peace and salvation that God, in Christ, has bestowed upon all humanity.

Our Lady of the Way, Mother of Christ’s missionary disciples and Queen of Missions, pray for us!

Rome, Saint John Lateran, 6 January 2023, Solemnity of the Epiphany of the Lord.

FRANCIS

[00137-EN.01] [Original text: Italian]

 

Traduzione in lingua tedesca

Brennende Herzen und bewegte Schritte (vgl. Lk 24,13-35)

Liebe Brüder und Schwestern!

Für den diesjährigen Weltmissionssonntag habe ich ein Thema gewählt, das von dem Bericht über die Emmausjünger im Lukasevangelium (vgl. 24,13-35) ausgeht: „Brennende Herzen und bewegte Schritte“. Die beiden Jünger waren verwirrt und enttäuscht, aber die Begegnung mit Christus im Wort und im gebrochenen Brot entfachte in ihnen den Enthusiasmus, erneut nach Jerusalem aufzubrechen und zu verkünden, dass der Herr wirklich auferstanden war. Im Bericht des Evangeliums erkennen wir die Verwandlung der Jünger an einigen eindrucksvollen Bildern: Brennende Herzen angesichts der von Jesus erklärten Schrift, aufgetane Augen als sie ihn erkennen und, als Höhepunkt, bewegte Schritte. Indem wir über diese drei Aspekte nachdenken, die den Weg missionarischer Jünger skizzieren, können wir unseren Eifer für die Verkündigung des Evangeliums in der Welt von heute erneuern.

1. Brennende Herzen „als er uns den Sinn der Schriften eröffnete“. Das Wort Gottes erleuchtet und verwandelt das Herz in der Mission.

Auf dem Weg von Jerusalem nach Emmaus waren die Herzen der beiden Jünger traurig – wie man an ihren Gesichtern erkennen konnte – wegen des Todes Jesu, an den sie geglaubt hatten (vgl. V. 17). Angesichts des Scheiterns des gekreuzigten Meisters ist ihre Hoffnung, dass er der Messias sei, zusammengebrochen (vgl. V. 21).

Doch »es geschah, während sie redeten und ihre Gedanken austauschten, kam Jesus selbst hinzu und ging mit ihnen.« (V. 15). Wie zu Beginn der Berufung der Jünger, so ergreift der Herr auch jetzt, im Augenblick ihrer Verwirrung, die Initiative, sich den Seinen zu nähern und an ihrer Seite zu gehen. In seiner großen Barmherzigkeit wird er nie müde, bei uns zu sein, trotz unserer Fehler, Zweifel und Schwächen, trotz des Umstands, dass Traurigkeit und Pessimismus uns dazu bringen, „unverständig und trägen Herzens“ (V. 25) zu werden, Menschen mit geringem Glauben.

Heute wie damals ist der auferstandene Herr seinen missionarischen Jüngern nahe und geht an ihrer Seite, besonders dann, wenn sie verwirrt sind, entmutigt und verängstigt durch das Geheimnis des Unrechts um sie herum, das sie ersticken will. Deshalb »lassen wir uns die Hoffnung nicht nehmen!« (Apostolisches Schreiben Evangelii gaudium, 86). Der Herr ist größer als unsere Probleme, vor allem, wenn sie uns bei der Verkündigung des Evangeliums in der Welt begegnen, denn diese Mission ist schließlich die Seine und wir sind nur seine demütigen Mitarbeiter, „unnütze Knechte“ (vgl. Lk 17,10).

Ich drücke allen Missionarinnen und Missionaren in der Welt meine Verbundenheit in Christus aus, besonders denen, die eine schwierige Zeit durchmachen. Der auferstandene Herr, liebe Freunde, ist immer bei euch und sieht eure Großzügigkeit und eure Opfer für die Mission der Verkündigung des Evangeliums an fernen Orten. Nicht alle Tage des Lebens sind voller Sonnenschein, aber lasst uns immer an die Worte Jesu, des Herrn, denken, die er vor seinem Leidensweg an seine Freunde richtete: »In der Welt seid ihr in Bedrängnis; aber habt Mut: Ich habe die Welt besiegt.« (Joh 16,33).

Nachdem er den beiden Jüngern auf dem Weg nach Emmaus zugehört hatte, legte ihnen der auferstandene Jesus »dar, ausgehend von Mose und allen Propheten, was in der gesamten Schrift über ihn geschrieben steht.« (Lk 24,27). Und den Jüngern wurde warm ums Herz, wie sie einander dann auch gestehen: »Brannte nicht unser Herz in uns, als er unterwegs mit uns redete und uns den Sinn der Schriften eröffnete?« (V. 32). Denn Jesus ist das lebendige Wort, das allein das Herz zum Brennen bringen und es erleuchten und verwandeln kann.

So verstehen wir die Aussage des heiligen Hieronymus besser: »Die Schrift nicht kennen, heißt Christus nicht kennen« (In Is., Prolog). »Ohne den Herrn, der uns in die Heilige Schrift einführt, ist es unmöglich, sie in ihrer Tiefe zu verstehen. Das Gegenteil ist aber ebenso wahr: Ohne die Heilige Schrift sind die Ereignisse der Sendung Jesu und seiner Kirche in der Welt nicht zu verstehen« (Apostolisches Schreiben Aperuit illis, 1). Deshalb ist die Kenntnis der Heiligen Schrift für das Leben eines Christen wichtig und noch wichtiger für die Verkündigung Christi und seines Evangeliums. Was gibt man ansonsten an andere weiter, als seine eigenen Ideen und Pläne? Und wird ein kaltes Herz jemals das eines anderen zum Brennen bringen können?

Lassen wir uns deshalb immer vom auferstandenen Herrn begleiten, der uns die Bedeutung der Schriften erklärt. Lassen wir zu, dass er unsere Herzen zum Brennen bringt, uns erleuchtet und verwandelt, damit wir der Welt sein Heilsgeheimnis mit der Kraft und der Weisheit verkünden können, die von seinem Geist kommen.

2. Augen, die sich beim Brechen des Brotes „auftaten und ihn erkannten“. Der in der Eucharistie gegenwärtige Jesus ist Höhepunkt und Quelle der Mission.

Die Herzen, die für das Wort Gottes brannten, drängten die Emmausjünger dazu, den geheimnisvollen Wanderer zu bitten, bei ihnen zu bleiben als es Abend wird. Und um den Tisch herum wurden ihre Augen aufgetan und sie erkannten ihn, als er das Brot brach. Das entscheidende Element, das den Jüngern die Augen auftut, ist die Abfolge der Handlungen, die Jesus vollzieht: Das Brot nehmen, es segnen, es brechen und ihnen geben. Dies sind gewöhnliche Gesten eines jüdischen Familienoberhauptes, die aber, von Jesus Christus mit der Gnade des Heiligen Geistes vollzogen, für die beiden Tischgenossen das Zeichen der Brotvermehrung und vor allem das der Eucharistie wieder in Erinnerung rufen, des Sakraments des Kreuzesopfers. Doch genau in dem Moment, als sie Jesus in demjenigen erkennen, der das Brot bricht, „entschwand er ihren Blicken“ (Lk 24,31). Diese Tatsache lässt uns eine wesentliche Wirklichkeit unseres Glaubens verstehen: Christus, der das Brot bricht, wird nun zum gebrochenen Brot, das mit den Jüngern geteilt und so von ihnen verzehrt wird. Er ist unsichtbar geworden, weil er nun in die Herzen der Jünger eingedrungen ist, um sie noch mehr brennen zu lassen und sie zu drängen, sich unverzüglich wieder auf den Weg zu machen, um allen die einzigartige Erfahrung der Begegnung mit dem Auferstandenen zu vermitteln! So ist der auferstandene Christus derjenige, der das Brot bricht, und zugleich das für uns gebrochene Brot. Und so ist jeder missionarische Jünger dazu aufgerufen, wie Jesus und in ihm, dank des Wirkens des Heiligen Geistes, zu demjenigen zu werden, der das Brot bricht und zu demjenigen, der gebrochenes Brot für die Welt ist.

In diesem Zusammenhang muss man bedenken, dass bereits ein einfaches Brechen von materiellem Brot mit den Hungernden im Namen Christi eine christliche missionarische Handlung ist. Umso mehr ist das Brechen des eucharistischen Brotes, das Christus selbst ist, die missionarische Handlung schlechthin, denn die Eucharistie ist die Quelle und der Höhepunkt des Lebens und der Sendung der Kirche.

Daran hat Papst Benedikt XVI. erinnert: Wir können »die Liebe, die wir im Sakrament [der Eucharistie] feiern, nicht für uns behalten. Sie verlangt von ihrem Wesen her, an alle weitergegeben zu werden. Was die Welt braucht, ist die Liebe Gottes – Christus zu begegnen und an ihn zu glauben. Darum ist die Eucharistie nicht nur Quelle und Höhepunkt des Lebens der Kirche, sondern auch ihrer Sendung: „Eine authentisch eucharistische Kirche ist eine missionarische Kirche“« (Apostolisches Schreiben Sacramentum caritatis, 84).

Um Frucht zu bringen, müssen wir mit ihm verbunden bleiben (vgl. Joh 15,4-9). Und diese Verbindung wird durch das tägliche Gebet erreicht, besonders in der Anbetung, im stillen Verweilen in der Gegenwart des Herrn, der in der Eucharistie bei uns bleibt. Indem er diese Gemeinschaft mit Christus liebevoll pflegt, kann der missionarische Jünger zu einem Mystiker in Aktion werden. Möge sich unser Herz immer nach der Gesellschaft Jesu sehnen und die brennende Bitte der beiden Emmausjünger ausstoßen, besonders wenn es Abend wird: „Bleibe bei uns, Herr!“ (vgl. Lk 24,29).

3. Bewegte Schritte, in der Freude, vom auferstandenen Christus zu erzählen. Die ewige Jungend einer Kirche, die immer nach draußen geht.

Nachdem sie die Augen aufgetan hatten und Jesus im „Brechen des Brotes“ erkannten, „brachen sie auf und kehrten nach Jerusalem zurück“ (vgl. Lk 24,33). Dieses eilige Gehen, um die Freude über die Begegnung mit dem Herrn mit anderen zu teilen, zeigt: »Die Freude des Evangeliums erfüllt das Herz und das gesamte Leben derer, die Jesus begegnen. Diejenigen, die sich von ihm retten lassen, sind befreit von der Sünde, von der Traurigkeit, von der inneren Leere und von der Vereinsamung. Mit Jesus Christus kommt immer – und immer wieder – die Freude« (Apostolisches Schreiben Evangelii gaudium, 1). Man kann dem auferstandenen Jesus nicht wirklich begegnen, ohne von dem Wunsch beseelt zu sein, dies allen zu erzählen. Die erste und wichtigste Ressource für die Mission sind daher diejenigen, die den auferstandenen Christus in der Heiligen Schrift und in der Eucharistie erkannt haben und die sein Feuer in ihren Herzen und sein Licht in ihren Augen tragen. Sie können Zeugnis geben von dem Leben, das niemals stirbt, selbst in den schwierigsten Situationen und den dunkelsten Momenten.

Das Bild der „bewegten Schritte“ erinnert uns noch einmal an die immerwährende Gültigkeit der missio ad gentes, des Auftrags, den der auferstandene Herr der Kirche gegeben hat, jedem Menschen und jedem Volk bis an die Enden der Erde das Evangelium zu verkünden. Heute braucht die Menschheit, die durch so viel Ungerechtigkeit, Spaltung und Krieg verwundet ist, mehr denn je die Frohe Botschaft des Friedens und der Erlösung in Christus. Deshalb nutze ich diese Gelegenheit, um zu bekräftigen: »Alle haben das Recht, das Evangelium zu empfangen. Die Christen haben die Pflicht, es ausnahmslos allen zu verkünden, nicht wie jemand, der eine neue Verpflichtung auferlegt, sondern wie jemand, der eine Freude teilt, einen schönen Horizont aufzeigt, ein erstrebenswertes Festmahl anbietet« (ebd., 14). Die missionarische Bekehrung bleibt das wichtigste Ziel, das wir uns als Einzelne und als Gemeinschaft setzen müssen, denn »das missionarische Handeln [ist] das Paradigma für alles Wirken der Kirche« (ebd., 15).

Wie der Apostel Paulus sagt, zieht uns die Liebe Christi in ihren Bann und drängt uns (vgl. 2 Kor 5,14). Hier geht es um die doppelte Liebe: die Liebe Christi zu uns, die unsere Liebe zu ihm hervorruft, inspiriert und anfacht. Und es ist diese Liebe, die die nach draußen gehende Kirche immer jung hält, mit all ihren Gliedern in der Mission, um das Evangelium Christi zu verkünden, in der Überzeugung, dass er »für alle gestorben [ist], damit die Lebenden nicht mehr für sich leben, sondern für den, der für sie starb und auferweckt wurde« (V.15). Alle können zu dieser Missionsbewegung beitragen: mit Gebet und Tat, mit den Opfergaben des Geldes und des Leidens, mit dem eigenen Zeugnis. Die Päpstlichen Missionswerke sind das bevorzugte Instrument, um diese missionarische Zusammenarbeit auf geistlicher und materieller Ebene zu fördern. Deshalb ist die Kollekte des Weltmissionssonntags für das Päpstliche Werk der Glaubensverbreitung bestimmt.

Die Dringlichkeit des missionarischen Handelns der Kirche bringt natürlich eine immer engere missionarische Zusammenarbeit aller ihrer Mitglieder auf allen Ebenen mit sich. Dies ist ein wesentliches Ziel des synodalen Weges, den die Kirche mit den Stichworten Gemeinschaft, Teilhabe, Sendung beschreitet. Dieser Weg ist gewiss keine Selbstbeschäftigung der Kirche mit sich selbst; er ist kein Prozess der Volksbefragung, um – wie in einem Parlament – zu entscheiden, was nach menschlichen Vorlieben geglaubt und praktiziert werden soll oder nicht. Es geht vielmehr darum, wie die Emmausjünger aufzubrechen, die auf den auferstandenen Herrn hören, der immer in unsere Mitte kommt, um uns die Bedeutung der Heiligen Schrift zu erklären und das Brot für uns zu brechen, damit wir seine Sendung in der Welt mit der Kraft des Heiligen Geistes weiterführen können.

So wie die beiden Jünger den anderen erzählten, was auf dem Weg geschehen war (vgl. Lk 24,35), so wird auch unsere Verkündigung ein freudiges Erzählen über Christus den Herrn sein, über sein Leben, sein Leiden, seinen Tod und seine Auferstehung, über die Wunder, die seine Liebe in unserem Leben bewirkt hat.

Machen auch wir uns also wieder auf den Weg, erleuchtet durch die Begegnung mit dem Auferstandenen und belebt durch seinen Geist. Machen wir uns auf den Weg mit brennenden Herzen, offenen Augen und bewegten Schritten, um andere Herzen brennen zu lassen durch das Wort Gottes, andere Augen aufzutun für Jesus in der Eucharistie und alle einzuladen, gemeinsam auf dem Weg des Friedens und des Heils unterwegs zu sein, den Gott der Menschheit in Christus geschenkt hat.

Heilige Maria, die du mit uns unterwegs bist, Mutter der missionarischen Jünger Christi und Königin der Missionen, bitte für uns!

Rom, Sankt Johannes im Lateran, am 6. Januar 2023, dem Hochfest der Erscheinung des Herrn.

FRANZISKUS

[00137-DE.01] [Originalsprache: Deutsch]

 

Traduzione in lingua spagnola

Corazones fervientes, pies en camino (cf. Lc 24,13-35)

 

Queridos hermanos y hermanas:

Para la Jornada Mundial de las Misiones de este año he elegido un tema que se inspira en el relato de los discípulos de Emaús, en el Evangelio de Lucas (cf. 24,13-35): «Corazones fervientes, pies en camino». Aquellos dos discípulos estaban confundidos y desilusionados, pero el encuentro con Cristo en la Palabra y en el Pan partido encendió su entusiasmo para volver a ponerse en camino hacia Jerusalén y anunciar que el Señor había resucitado verdaderamente. En el relato evangélico, percibimos la trasformación de los discípulos a partir de algunas imágenes sugestivas: los corazones que arden cuando Jesús explica las Escrituras, los ojos abiertos al reconocerlo y, como culminación, los pies que se ponen en camino. Meditando sobre estos tres aspectos, que trazan el itinerario de los discípulos misioneros, podemos renovar nuestro celo por la evangelización en el mundo actual.

1. Corazones que ardían «mientras […] nos explicaba las Escrituras». En la misión, la Palabra de Dios ilumina y trasforma el corazón.

A lo largo del camino que va de Jerusalén a Emaús, los corazones de los dos discípulos estaban tristes —como se reflejaba en sus rostros— a causa de la muerte de Jesús, en quien habían creído (cf. v. 17). Ante el fracaso del Maestro crucificado, su esperanza de que Él fuese el Mesías se había derrumbado (cf. v. 21).

Entonces, «mientras conversaban y discutían, el mismo Jesús se acercó y siguió caminando con ellos» (v. 15). Como al inicio de la vocación de los discípulos, también ahora, en el momento de su desconcierto, el Señor toma la iniciativa de acercarse a los suyos y de caminar a su lado. En su gran misericordia, Él nunca se cansa de estar con nosotros; incluso a pesar de nuestros defectos, dudas, debilidades, cuando la tristeza y el pesimismo nos induzcan a ser «duros de entendimiento» (v. 25), gente de poca fe.

Hoy como entonces, el Señor resucitado es cercano a sus discípulos misioneros y camina con ellos, especialmente cuando se sienten perdidos, desanimados, amedrentados ante el misterio de la iniquidad que los rodea y los quiere sofocar. Por ello, «¡no nos dejemos robar la esperanza!» (Exhort. ap. Evangelii gaudium, 86). El Señor es más grande que nuestros problemas, sobre todo cuando los encontramos al anunciar el Evangelio al mundo, porque esta misión, después de todo, es suya y nosotros somos simplemente sus humildes colaboradores, “siervos inútiles” (cf. Lc 17,10).

Quiero expresar mi cercanía en Cristo a todos los misioneros y las misioneras del mundo, en particular a aquellos que atraviesan un momento difícil. El Señor resucitado, queridos hermanos y hermanas, está siempre con ustedes y ve su generosidad y sus sacrificios por la misión de evangelización en lugares lejanos. No todos los días de la vida resplandece el sol, pero acordémonos siempre de las palabras del Señor Jesús a sus amigos antes de la pasión: «En el mundo tendrán que sufrir; pero tengan valor: yo he vencido al mundo» (Jn 16,33).

Después de haber escuchado a los dos discípulos en el camino de Emaús, Jesús resucitado «comenzando por Moisés y continuando con todos los profetas, les interpretó en todas las Escrituras lo que se refería a él» (Lc 24,27). Y los corazones de los discípulos se encendieron, tal como después se confiarían el uno al otro: «¿No ardía acaso nuestro corazón, mientras nos hablaba en el camino y nos explicaba las Escrituras?» (v. 32). Jesús, efectivamente, es la Palabra viviente, la única que puede abrasar, iluminar y trasformar el corazón.

De ese modo comprendemos mejor la afirmación de san Jerónimo: «Ignorar las Escrituras es ignorar a Cristo» (Comentario al profeta Isaías, Prólogo). «Si el Señor no nos introduce es imposible comprender en profundidad la Sagrada Escritura, pero lo contrario también es cierto: sin la Sagrada Escritura, los acontecimientos de la misión de Jesús y de su Iglesia en el mundo permanecen indescifrables» (Carta ap. M.P. Aperuit illis, 1). Por ello, el conocimiento de la Escritura es importante para la vida del cristiano, y todavía más para el anuncio de Cristo y de su Evangelio. De lo contrario, ¿qué trasmitiríamos a los demás sino nuestras propias ideas y proyectos? Y un corazón frío, ¿sería capaz de encender el corazón de los demás?

Dejémonos entonces acompañar siempre por el Señor resucitado que nos explica el sentido de las Escrituras. Dejemos que Él encienda nuestro corazón, nos ilumine y nos trasforme, de modo que podamos anunciar al mundo su misterio de salvación con la fuerza y la sabiduría que vienen de su Espíritu.

2. Ojos que «se abrieron y lo reconocieron» al partir el pan. Jesús en la Eucaristía es el culmen y la fuente de la misión.

Los corazones fervientes por la Palabra de Dios empujaron a los discípulos de Emaús a pedir al misterioso viajero que permaneciese con ellos al caer la tarde. Y, alrededor de la mesa, sus ojos se abrieron y lo reconocieron cuando Él partió el pan. El elemento decisivo que abre los ojos de los discípulos es la secuencia de las acciones realizadas por Jesús: tomar el pan, bendecirlo, partirlo y dárselo a ellos. Son gestos ordinarios de un padre de familia judío, pero que, realizados por Jesucristo con la gracia del Espíritu Santo, renuevan ante los dos comensales el signo de la multiplicación de los panes y sobre todo el de la Eucaristía, sacramento del Sacrificio de la cruz. Pero precisamente en el momento en el que reconocen a Jesús como Aquel que parte el pan, «Él había desaparecido de su vista» (Lc 24,31). Este hecho da a entender una realidad esencial de nuestra fe: Cristo que parte el pan se convierte ahora en el Pan partido, compartido con los discípulos y por tanto consumido por ellos. Se hizo invisible, porque ahora ha entrado dentro de los corazones de los discípulos para encenderlos todavía más, impulsándolos a retomar el camino sin demora, para comunicar a todos la experiencia única del encuentro con el Resucitado. Así, Cristo resucitado es Aquel que parte el pan y al mismo tiempo es el Pan partido para nosotros. Y, por eso, cada discípulo misionero está llamado a ser, como Jesús y en Él, gracias a la acción del Espíritu Santo, aquel que parte el pan y aquel que es pan partido para el mundo.

A este respecto, es necesario recordar que un simple partir el pan material con los hambrientos en el nombre de Cristo es ya un acto cristiano misionero. Con mayor razón, partir el Pan eucarístico, que es Cristo mismo, es la acción misionera por excelencia, porque la Eucaristía es fuente y cumbre de la vida y de la misión de la Iglesia.

Lo recordó el Papa Benedicto XVI: «No podemos guardar para nosotros el amor que celebramos en el Sacramento [de la Eucaristía]. Éste exige por su naturaleza que sea comunicado a todos. Lo que el mundo necesita es el amor de Dios, encontrar a Cristo y creer en Él. Por eso la Eucaristía no es sólo fuente y culmen de la vida de la Iglesia; lo es también de su misión: “Una Iglesia auténticamente eucarística es una Iglesia misionera”» (Exhort. ap. Sacramentum caritatis, 84).

Para dar fruto debemos permanecer unidos a Él (cf. Jn 15,4-9). Y esta unión se realiza a través de la oración diaria, en particular en la adoración, estando en silencio ante la presencia del Señor, que se queda con nosotros en la Eucaristía. El discípulo misionero, cultivando con amor esta comunión con Cristo, puede convertirse en un místico en acción. Que nuestro corazón anhele siempre la compañía de Jesús, suspirando la vehemente petición de los dos de Emaús, sobre todo cuando cae la noche: “¡Quédate con nosotros, Señor!” (cf. Lc 24,29).

3. Pies que se ponen en camino, con la alegría de anunciar a Cristo Resucitado. La eterna juventud de una Iglesia siempre en salida.

Después de que se les abrieron los ojos, reconociendo a Jesús «al partir el pan», los discípulos, sin demora, «se pusieron en camino y regresaron a Jerusalén» (Lc 24,33). Este ir de prisa, para compartir con los demás la alegría del encuentro con el Señor, manifiesta que «la alegría del Evangelio llena el corazón y la vida entera de los que se encuentran con Jesús. Quienes se dejan salvar por Él son liberados del pecado, de la tristeza, del vacío interior, del aislamiento. Con Jesucristo siempre nace y renace la alegría» (Exhort. ap. Evangelii gaudium, 1). No es posible encontrar verdaderamente a Jesús resucitado sin sentirse impulsados por el deseo de comunicarlo a todos. Por lo tanto, el primer y principal recurso de la misión lo constituyen aquellos que han reconocido a Cristo resucitado, en las Escrituras y en la Eucaristía, que llevan su fuego en el corazón y su luz en la mirada. Ellos pueden testimoniar la vida que no muere más, incluso en las situaciones más difíciles y en los momentos más oscuros.

La imagen de los “pies que se ponen en camino” nos recuerda una vez más la validez perenne de la misión ad gentes, la misión que el Señor resucitado dio a la Iglesia de evangelizar a cada persona y a cada pueblo hasta los confines de la tierra. Hoy más que nunca la humanidad, herida por tantas injusticias, divisiones y guerras, necesita la Buena Noticia de la paz y de la salvación en Cristo. Por tanto, aprovecho esta ocasión para reiterar que «todos tienen el derecho de recibir el Evangelio. Los cristianos tienen el deber de anunciarlo sin excluir a nadie, no como quien impone una nueva obligación, sino como quien comparte una alegría, señala un horizonte bello, ofrece un banquete deseable» (ibíd., 14). La conversión misionera sigue siendo el objetivo principal que debemos proponernos como individuos y como comunidades, porque «la salida misionera es el paradigma de toda obra de la Iglesia» (ibíd., 15).

Como afirma el apóstol Pablo, «el amor de Cristo nos apremia» (2 Co 5,14). Se trata aquí de un doble amor, el que Cristo tiene por nosotros, que atrae, inspira y suscita nuestro amor por Él. Y este amor es el que hace que la Iglesia en salida sea siempre joven, con todos sus miembros en misión para anunciar el Evangelio de Cristo, convencidos de que «Él murió por todos, a fin de que los que viven no vivan más para sí mismos, sino para aquel que murió y resucitó por ellos» (v. 15). Todos pueden contribuir a este movimiento misionero con la oración y la acción, con la ofrenda de dinero y de sacrificios, y con el propio testimonio. Las Obras Misioneras Pontificias son el instrumento privilegiado para favorecer esta cooperación misionera en el ámbito espiritual y material. Por esto la colecta de donaciones de la Jornada Mundial de las Misiones está dedicada a la Obra Pontificia de la Propagación de la Fe.

La urgencia de la acción misionera de la Iglesia supone naturalmente una cooperación misionera cada vez más estrecha de todos sus miembros a todos los niveles. Este es un objetivo esencial en el itinerario sinodal que la Iglesia está recorriendo con las palabras clave comunión, participación y misión. Tal itinerario no es de ningún modo un replegarse de la Iglesia sobre sí misma, ni un proceso de sondeo popular para decidir, como se haría en un parlamento, qué es lo que hay que creer y practicar y qué no, según las preferencias humanas. Es más bien un ponerse en camino, como los discípulos de Emaús, escuchando al Señor resucitado que siempre sale a nuestro encuentro para explicarnos el sentido de la Escrituras y partir para nosotros el Pan, y así poder llevar adelante, con la fuerza del Espíritu Santo, su misión en el mundo.

Como aquellos dos discípulos «contaron a los otros lo que les había pasado por el camino» (Lc 24,35), también nuestro anuncio será una narración alegre de Cristo el Señor, de su vida, de su pasión, muerte y resurrección, de las maravillas que su amor ha realizado en nuestras vidas.

Pongámonos de nuevo en camino también nosotros, iluminados por el encuentro con el Resucitado y animados por su Espíritu. Salgamos con los corazones fervientes, los ojos abiertos, los pies en camino, para encender otros corazones con la Palabra de Dios, abrir los ojos de otros a Jesús Eucaristía, e invitar a todos a caminar juntos por el camino de la paz y de la salvación que Dios, en Cristo, ha dado a la humanidad.

Santa María del camino, Madre de los discípulos misioneros de Cristo y Reina de las misiones, ruega por nosotros.

Roma, San Juan de Letrán, 6 de enero de 2023, Solemnidad de la Epifanía del Señor.

FRANCISCO

[00137-ES.01] [Texto original: Italiano]

 

Traduzione in lingua portoghese

 

Corações ardentes, pés ao caminho (cf. Lc 24, 13-15)

Queridos irmãos e irmãs!

Para o Dia Mundial das Missões deste ano escolhi um tema que se inspira na história dos discípulos de Emaús, narrada por Lucas no seu Evangelho (cf. 24, 13-35): «Corações ardentes, pés ao caminho». Aqueles dois discípulos estavam confusos e desiludidos, mas o encontro com Cristo na Palavra e no Pão partido acendeu neles o entusiasmo para pôr os pés ao caminho rumo a Jerusalém e anunciar que o Senhor tinha verdadeiramente ressuscitado. Na narração evangélica, apreendemos a transformação dos discípulos a partir de algumas imagens sugestivas: corações ardentes pelas Escrituras explicadas por Jesus, olhos abertos para O reconhecer e, como ponto culminante, pés ao caminho. Meditando sobre estes três aspetos, que traçam o itinerário dos discípulos missionários, podemos renovar o nosso zelo pela evangelização no mundo de hoje.

1. Corações ardentes, «quando nos explicava as Escrituras». A Palavra de Deus ilumina e transforma o coração na missão.

No caminho de Jerusalém para Emaús, os corações dos dois discípulos estavam tristes – como transparecia dos seus rostos – por causa da morte de Jesus, em Quem haviam acreditado (cf. 24, 17). Perante o fracasso do Mestre crucificado, a esperança de que fosse Ele o Messias, desmoronou-se neles (cf. 24, 21).

E eis que, «enquanto conversavam e discutiam, aproximou-Se deles o próprio Jesus e pôs-Se com eles a caminho» (24, 15). Como no início da vocação dos discípulos, também agora, no momento da frustração, o Senhor toma a iniciativa de Se aproximar dos seus discípulos e caminhar a par deles. Na sua grande misericórdia, Ele nunca Se cansa de estar connosco, apesar dos nossos defeitos, dúvidas, fraquezas e não obstante a tristeza e o pessimismo nos reduzam a «homens sem inteligência e lentos de espírito» (24, 25), pessoas de pouca fé.

Hoje como então, o Senhor ressuscitado está próximo dos seus discípulos missionários e caminha a par deles, sobretudo quando se sentem frustrados, desanimados, temerosos perante o mistério da iniquidade que os rodeia e quer sufocá-los. Por isso, «não deixemos que nos roubem a esperança!» (Francisco, Exort. ap. Evangelii gaudium, 86). O Senhor é maior do que os nossos problemas, sobretudo quando os encontramos ao anunciar o Evangelho ao mundo, porque esta missão, afinal, é d’Ele e nós somos simplesmente os seus humildes colaboradores, «servos inúteis» (cf. Lc 17, 10).

Em Cristo, expresso a minha proximidade a todos os missionários e missionárias do mundo, especialmente àqueles que atravessam um momento difícil: caríssimos, o Senhor ressuscitado está sempre convosco e vê a vossa generosidade e os vossos sacrifícios em prol da missão evangelizadora em lugares distantes. Nem todos os dias da vida são cheios de sol, mas lembremo-nos sempre das palavras do Senhor Jesus aos seus amigos, antes da Paixão: «No mundo, tereis tribulações; mas tende confiança: Eu já venci o mundo!» (Jo 16, 33).

Depois de ouvir os dois discípulos no caminho de Emaús, Jesus ressuscitado, «começando por Moisés e seguindo por todos os profetas, explicou-lhes, em todas as Escrituras, tudo o que Lhe dizia respeito» (Lc 24, 27). E os corações dos discípulos inflamaram-se, como no fim haviam de confidenciar um ao outro: «Não nos ardia o coração, quando Ele nos falava pelo caminho e nos explicava as Escrituras?» (24, 32). Na realidade, Jesus é a Palavra viva, a única que pode fazer arder, iluminar e transformar o coração.

Assim compreendemos melhor a afirmação de São Jerónimo: «A ignorância das Escrituras é ignorância de Cristo» (Commentarii in Isaiam, Prologus). «Sem o Senhor que nos introduz na Sagrada Escritura, é impossível compreendê-la em profundidade; mas é verdade também o contrário, ou seja, que, sem a Sagrada Escritura, permanecem indecifráveis os acontecimentos da missão de Jesus e da sua Igreja no mundo» (Francisco, Carta ap. sob forma de Motu Proprio Aperuit illis, 1). Por isso, o conhecimento da Escritura é importante para a vida do cristão e, mais ainda, para o anúncio de Cristo e do seu Evangelho. Caso contrário, que iríamos transmitir aos outros senão as próprias ideias e projetos? E poderia alguma vez um coração frio fazer arder o dos outros?

Portanto, deixemo-nos sempre acompanhar pelo Senhor ressuscitado que nos explica o sentido das Escrituras. Deixemos que Ele faça arder o nosso coração, nos ilumine e transforme, para podermos anunciar ao mundo o seu mistério de salvação com a força e a sabedoria que vêm do seu Espírito.

2. Olhos que «se abriram e O reconheceram» ao partir o pão. Jesus na Eucaristia é ápice e fonte da missão.

Os corações ardentes pela Palavra de Deus impeliram os discípulos de Emaús a pedir ao misterioso Viandante que ficasse com eles ao cair da noite. E, encontrando-se ao redor da mesa, os seus olhos abriram-se e reconheceram-No, quando Ele partiu o pão. O elemento decisivo que abre os olhos dos discípulos é a sequência de ações efetuadas por Jesus: tomou o pão, pronunciou a bênção, partiu-o e deu-lho. São gestos comuns de qualquer chefe de família judia, mas, realizados por Jesus Cristo com a graça do Espírito Santo, renovam para os dois comensais o sinal da multiplicação dos pães e sobretudo da Eucaristia, o sacramento do Sacrifício da cruz. Mas, precisamente no momento em que reconhecem Jesus n’Aquele-que-parte-o-pão, «Ele desapareceu da sua presença» (Lc 24, 31). Este facto faz compreender uma realidade essencial da nossa fé: Cristo que parte o pão, torna-Se agora o Pão partido, partilhado com os discípulos e depois consumido por eles. Tornou-Se invisível, porque agora entrou dentro do coração dos discípulos para fazê-los arder ainda mais, impelindo-os a retomar sem demora o seu caminho para comunicar a todos a experiência única do encontro com o Ressuscitado! Assim, Cristo ressuscitado é Aquele-que-parte-o-pão e, simultaneamente, o Pão-partido-para-nós. E, por conseguinte, cada discípulo missionário é chamado a tornar-se, como Jesus e n’Ele, graças à ação do Espírito Santo, aquele-que-parte-o-pão e aquele-que-é-pão-partido para o mundo.

A propósito, é preciso ter presente que, se o simples repartir o pão material com os famintos em nome de Cristo já é um ato cristão missionário, quanto mais o será o repartir o Pão eucarístico, que é o próprio Cristo? Trata-se da ação missionária por excelência, porque a Eucaristia é fonte e ápice da vida e missão da Igreja.

Assim no-lo recordou o Papa Bento XVI: «Não podemos reservar para nós o amor que celebramos neste sacramento [da Eucaristia]: por sua natureza, pede para ser comunicado a todos. Aquilo de que o mundo tem necessidade é do amor de Deus, é de encontrar Cristo e acreditar n’Ele. Por isso, a Eucaristia é fonte e ápice não só da vida da Igreja, mas também da sua missão: uma Igreja autenticamente eucarística é uma Igreja missionária» (Exort. ap. pós-sinodal Sacramentum caritatis, 84).

Para dar fruto, devemos permanecer unidos a Ele (cf. Jo 15, 4-9). E esta união realiza-se através da oração quotidiana, particularmente na adoração, no permanecer em silêncio diante do Senhor, que está connosco na Eucaristia. Cultivando amorosamente esta comunhão com Cristo, o discípulo missionário pode tornar-se um místico em ação. Que o nosso coração anele sempre pela companhia de Jesus, suspirando conforme o ardente pedido dos dois de Emaús, sobretudo ao entardecer: «Fica connosco, Senhor!» (cf. Lc 24, 29).

3. Pés ao caminho, com a alegria de proclamar Cristo Ressuscitado. A eterna juventude duma Igreja sempre em saída.

Depois de abrir os olhos ao reconhecerem Jesus na fração do pão, os discípulos partiram sem demora e voltaram para Jerusalém (cf. Lc 24, 33). Este sair apressado para partilhar com os outros a alegria do encontro com o Senhor, mostra que «a alegria do Evangelho enche o coração e a vida inteira daqueles que se encontram com Jesus. Quantos se deixam salvar por Ele são libertados do pecado, da tristeza, do vazio interior, do isolamento. Com Jesus Cristo, renasce sem cessar a alegria» (Exort. ap. Evangelii gaudium, 1). Não se pode encontrar verdadeiramente Jesus ressuscitado, sem se inflamar no desejo de o contar a todos. Por isso, o primeiro e principal recurso da missão são aqueles que reconheceram Cristo ressuscitado, nas Escrituras e na Eucaristia, e que trazem o seu fogo no coração e a sua luz no olhar. Eles podem testemunhar a vida que não morre jamais, mesmo nas situações mais difíceis e nos momentos mais escuros.

A imagem de pôr os «pés ao caminho» recorda-nos mais uma vez a validade perene da missio ad gentes, a missão confiada pelo Senhor ressuscitado à Igreja: evangelizar toda a pessoa e todos os povos até aos confins da terra. Hoje, mais do que nunca, a humanidade, ferida por tantas injustiças, divisões e guerras, precisa da Boa Nova da paz e da salvação em Cristo. Por isso, aproveito esta ocasião para reiterar que «todos têm o direito de receber o Evangelho. Os cristãos têm o dever de o anunciar sem excluir ninguém, e não como quem impõe uma nova obrigação, mas como quem partilha uma alegria, indica um horizonte estupendo, oferece um banquete apetecível» (Ibid., 14). A conversão missionária permanece o principal objetivo que nos devemos propor como indivíduos e como comunidade, porque «a ação missionária é o paradigma de toda a obra da Igreja» (Ibid., 15).

Como afirma o apóstolo Paulo, o amor de Cristo conquista-nos e impele-nos (cf. 2 Cor 5, 14). Trata-se aqui do duplo amor: o de Cristo por nós que apela, inspira e suscita o nosso amor por Ele. E é este amor que torna sempre jovem a Igreja em saída, com todos os seus membros em missão para anunciar o Evangelho de Cristo, convencidos de que «Ele morreu por todos, a fim de que, os que vivem, não vivam mais para si mesmos, mas para Aquele que por eles morreu e ressuscitou» (2 Cor 5, 15). Todos podem contribuir para este movimento missionário: com a oração e a ação, com ofertas de dinheiro e de sofrimento, com o próprio testemunho. As Pontifícias Obras Missionárias são o instrumento privilegiado para favorecer esta cooperação missionária a nível espiritual e material. Por isso, a recolha de ofertas no Dia Mundial das Missões é destinada à Pontifícia Obra da Propagação da Fé.

A urgência da ação missionária da Igreja comporta naturalmente uma cooperação missionária, cada vez mais estreita, de todos os seus membros a todos os níveis. Este é um objetivo essencial do percurso sinodal que a Igreja está a realizar com as palavras-chave comunhão, participação, missão. Seguramente tal percurso não é um fechar-se da Igreja sobre si mesma; não é um processo de sondagem popular para decidir, como num parlamento, o que é preciso, ou não, acreditar e praticar segundo as preferências humanas. Pelo contrário, é pôr-se a caminho como os discípulos de Emaús, escutando o Senhor ressuscitado que não cessa de vir juntar-Se a nós para nos explicar o sentido das Escrituras e partir o pão para nós, a fim de podermos levar avante, com a força do Espírito Santo, a sua missão no mundo.

Assim como aqueles dois discípulos narraram aos outros o que lhes tinha acontecido pelo caminho (cf. Lc 24, 35), assim também o nosso anúncio há de ser uma jubilosa narração de Cristo Senhor, da sua vida, da sua paixão, morte e ressurreição, das maravilhas que o seu amor realizou na nossa vida.

Portanto saiamos também nós, iluminados pelo encontro com o Ressuscitado e animados pelo seu Espírito. Saiamos com corações ardentes, olhos abertos, pés ao caminho, para fazer arder outros corações com a Palavra de Deus, abrir outros olhos para Jesus Eucaristia, e convidar todos a caminharem juntos pelo caminho da paz e da salvação que Deus, em Cristo, deu à humanidade.

Santa Maria do Caminho, Mãe dos discípulos missionários de Cristo e Rainha das missões, rogai por nós!

Roma – São João de Latrão, na solenidade da Epifania do Senhor, 6 de janeiro de 2023.

FRANCISCO

[00137-PO.01] [Texto original: Italiano]

 

Traduzione in lingua polacca

Pałające serca, stopy w drodze (por. Łk 24, 13-35)

Drodzy bracia i siostry!

Na tegoroczny Światowy Dzień Misyjny wybrałem temat inspirowany relacją uczniów z Emaus, z Ewangelii św. Łukasza (por. Łk 24, 13-35): „Pałające serca, stopy w drodze”. Owi dwaj uczniowie byli zdezorientowani i rozczarowani, ale spotkanie z Chrystusem w słowie i w łamanym Chlebie rozpaliło w nich entuzjazm, by wyruszyć ponownie do Jerozolimy i głosić, że Pan prawdziwie zmartwychwstał. W opowiadaniu ewangelicznym przemianę uczniów pojmujemy za pomocą kilku uderzających obrazów: pałające serca z powodu Pism wyjaśnianych przez Jezusa, oczy otwarte na rozpoznanie Go i, jako punkt kulminacyjny, stopy w drodze. Zastanawiając się nad tymi trzema aspektami, które wyznaczają drogę uczniów-misjonarzy, możemy odnowić naszą gorliwość na rzecz ewangelizacji w dzisiejszym świecie.

1. Pałające serca „kiedy Pisma nam wyjaśniał”. Słowo Boże oświeca i przekształca serce w misji.

W drodze z Jerozolimy do Emaus serca dwóch uczniów były smutne – co było widać z ich twarzy – z powodu śmierci Jezusa, w którego uwierzyli (por. w. 17). Wobec porażki ukrzyżowanego Mistrza zawaliła się ich nadzieja, że jest On Mesjaszem (por. w. 21).

A oto „gdy tak rozmawiali i rozprawiali z sobą, sam Jezus przybliżył się i szedł z nimi” (w. 15). Jak na początku powołania uczniów, także teraz w chwili ich zagubienia, Pan podejmuje inicjatywę, by zbliżyć się do swoich i iść obok nich. W swoim wielkim miłosierdziu nigdy nie przestaje być z nami, pomimo naszych wad, wątpliwości, słabości, pomimo tego, że smutek i pesymizm powodują, iż stajemy się „nierozumni i leniwi w sercu!” (w. 25), ludźmi małej wiary.

Dziś, podobnie jak wówczas, Zmartwychwstały Pan jest blisko swoich uczniów-misjonarzy i idzie obok nich, zwłaszcza wtedy, gdy czują się zagubieni, zniechęceni, zalęknieni w obliczu tajemnicy nieprawości, która ich otacza i chce przygnębić. Dlatego „nie pozwólmy się okraść z nadziei!” (Adhort. apost. Evangelii gaudium, 86). Pan jest większy od naszych problemów, zwłaszcza gdy napotykamy je w głoszeniu światu Ewangelii, bo ta misja jest przecież Jego, a my jesteśmy tylko Jego pokornymi współpracownikami, „sługami nieużytecznymi” (por. Łk 17, 10).

Wyrażam moją bliskość w Chrystusie ze wszystkim misjonarzami i misjonarkami na świecie, zwłaszcza tymi, którzy przeżywają trudne chwile: Zmartwychwstały Pan, drodzy przyjaciele, jest zawsze z wami i widzi waszą ofiarność i wasze poświęcenie dla misji ewangelizacji w dalekich miejscach. Nie każdy dzień życia jest pełen słońca, ale pamiętajmy zawsze o słowach Pana Jezusa, skierowanych do przyjaciół przed Jego męką: „na świecie doznacie ucisku, ale miejcie odwagę: Jam zwyciężył świat” (J 16, 33).

Po wysłuchaniu dwóch uczniów na drodze do Emaus, zmartwychwstały Jezus „zaczynając od Mojżesza poprzez wszystkich proroków wykładał im, co we wszystkich Pismach odnosiło się do Niego” (Łk 24, 27). A serca uczniów rozpalały się, bo w końcu zwierzyli się sobie nawzajem: „ Czy serce nie pałało w nas, kiedy rozmawiał z nami w drodze i Pisma nam wyjaśniał?” (w. 32). Bo Jezus jest żywym Słowem, które jako jedyne może rozpalić serce, oświecić je i przemienić.

W ten sposób lepiej rozumiemy stwierdzenie św. Hieronima: „Nieznajomość Pisma Świętego jest nieznajomością Chrystusa” (In Is., Prolog). „Bez Pana, który nas wprowadza, niemożliwe jest zrozumienie głębokości Pisma Świętego. To działa również w drugą stronę: bez Pisma Świętego, wydarzenia z misji Jezusa oraz Jego Kościoła w świecie, są niemożliwe do odczytania” (List apost. Motu proprio, Aperuit illis, 1). Zatem znajomość Pisma Świętego jest ważna dla życia chrześcijanina, a jeszcze bardziej dla głoszenia Chrystusa i Jego Ewangelii. W przeciwnym razie cóż przekazuje się innym, jeśli nie własne pomysły i plany? I czy zimne serce może kiedykolwiek rozpalić serca innych?

Pozwólmy zatem, aby zawsze towarzyszył nam zmartwychwstały Pan, który wyjaśnia nam sens Pisma Świętego. Pozwólmy, by On rozpalił nasze serca, oświecił nas i przemienił, abyśmy mogli głosić światu Jego tajemnicę zbawienia z mocą i mądrością, które pochodzą od Jego Ducha.

2. Oczy, które „otworzyły się i rozpoznały Go” przy łamaniu chleba. Jezus obecny w Eucharystii jest szczytem i źródłem misji.

Serca pałające z powodu słowa Bożego sprawiły, że uczniowie z Emaus poprosili tajemniczego Wędrowca, aby pozostał z nimi, gdy wieczór już zapadał. A gdy zasiedli do stołu, otworzyły się im oczy i rozpoznali Go, kiedy połamał chleb. Decydującym elementem, który otwiera oczy uczniom, jest sekwencja czynności wykonywanych przez Jezusa: wzięcie chleba, pobłogosławienie go, połamanie i podanie im. Są to zwykłe gesty żydowskiego pana domu, ale wykonane przez Jezusa Chrystusa z łaską Ducha Świętego, odnawiają dla dwóch współbiesiadników znak rozmnożenia chlebów, a zwłaszcza znak Eucharystii, sakramentu ofiary krzyżowej. Ale w chwili, gdy rozpoznają Jezusa w Tym, który łamie chleb, „On zniknął im z oczu” (Łk 24, 31). Ten fakt pozwala nam zrozumieć istotną rzeczywistość naszej wiary: Chrystus, który łamie chleb, staje się teraz Chlebem łamanym, dzielonym z uczniami a potem przez nich spożywanym. Stał się niewidzialny, ponieważ teraz wstąpił w serca uczniów, aby jeszcze bardziej je rozpalić, skłaniając ich do ponownego bezzwłocznego wyruszenia, aby przekazać wszystkim wyjątkowe doświadczenie spotkania ze Zmartwychwstałym! Zmartwychwstały Chrystus jest więc Tym, który łamie chleb, a jednocześnie jest Chlebem łamanym dla nas. Zatem, każdy uczeń-misjonarz jest powołany, aby stać się jak Jezus i w Nim, dzięki działaniu Ducha Świętego, tym, który łamie chleb i tym, który jest chlebem dla świata.

W związku z tym należy pamiętać, że zwykłe łamanie chleba materialnego z głodnymi w imię Chrystusa, jest już chrześcijańskim aktem misyjnym. Tym bardziej łamanie Chleba eucharystycznego, którym jest sam Chrystus, jest działaniem misyjnym par excellence, ponieważ Eucharystia jest źródłem i szczytem życia i misji Kościoła.

Papież Benedykt XVI przypomniał nam: „Nie możemy zatrzymać dla siebie miłości, którą celebrujemy w tym sakramencie [Eucharystii]. Domaga się ona ze swej natury, by była przekazana wszystkim. To, czego świat potrzebuje, to miłość Boga, spotkanie z Chrystusem i wiara w Niego. Dlatego Eucharystia nie tylko jest źródłem i szczytem życia Kościoła, ale również jego misji: »Kościół autentycznie eucharystyczny jest Kościołem misyjnym»” (Adhort. apost. Sacramentum caritatis, 84).

Aby przynosić owoce, musimy trwać zjednoczeni z Nim (por. J 15, 4-9). A to zjednoczenie dokonuje się przez codzienną modlitwę, zwłaszcza w adoracji, w milczącym trwaniu w obecności Pana, który pozostaje z nami w Eucharystii. Pielęgnując z miłością tę komunię z Chrystusem, uczeń-misjonarz może stać się mistykiem w działaniu. Niech nasze serce zawsze tęskni za towarzystwem Jezusa, szepcząc żarliwą prośbę dwóch uczniów z Emaus, zwłaszcza gdy nadchodzi wieczór: „Zostań z nami, Panie!” (por. Łk 24, 29).

3. Stopy w drodze – z radością opowiadania o Zmartwychwstałym Chrystusie. Wieczna młodość Kościoła, który zawsze wychodzi.

Uczniowie otworzywszy oczy, rozpoznając Jezusa po „łamaniu chleba”, „w tej samej godzinie wybrali się i wrócili do Jerozolimy” (por. Łk 24, 33). To pójście z pośpiechem, by podzielić się z innymi radością ze spotkania z Panem, pokazuje, że „radość Ewangelii napełnia serce oraz całe życie tych, którzy spotykają się z Jezusem. Ci, którzy pozwalają, żeby ich zbawił, zostają wyzwoleni od grzechu, od smutku, od wewnętrznej pustki, od izolacji. Z Jezusem Chrystusem rodzi się zawsze i odradza radość” (Adhort. apost. Evangelii gaudium, 1). Nie można prawdziwie spotkać Jezusa zmartwychwstałego, nie będąc rozpalonym pragnieniem opowiedzenia tego wszystkim. Dlatego pierwszym i głównym bogactwem misji są ci, którzy rozpoznali Chrystusa zmartwychwstałego w Piśmie Świętym i w Eucharystii, i którzy noszą w sercu Jego ogień, a w swoim spojrzeniu Jego światło. Mogą oni dać świadectwo życia, które nigdy nie umiera, nawet w najtrudniejszych sytuacjach i najbardziej mrocznych chwilach.

Obraz „stóp w drodze” przypomina nam raz jeszcze o odwiecznej aktualności missio ad gentes, misji powierzonej Kościołowi przez Zmartwychwstałego Pana, aby ewangelizować każdego człowieka i każdy lud, aż po krańce ziemi. Dziś, bardziej niż kiedykolwiek, ludzkość zraniona wielkimi niesprawiedliwościami, podziałami i wojnami, potrzebuje Dobrej Nowiny o pokoju i zbawieniu w Chrystusie. Dlatego korzystam z okazji, by powtórzyć, że „wszyscy mają prawo przyjąć Ewangelię. Chrześcijanie mają obowiązek głoszenia jej, nie wykluczając nikogo, nie jak ktoś, kto narzuca nowy obowiązek, ale jak ktoś, kto dzieli się radością, ukazuje piękny horyzont, ofiaruje upragnioną ucztę” (tamże, 14). Nawrócenie misyjne pozostaje głównym celem, jaki musimy sobie postawić jako jednostki i jako wspólnota, ponieważ „działalność misyjna stanowi wzorzec każdego dzieła Kościoła” (tamże, 15).

Jak stwierdza apostoł Paweł, miłość Chrystusa porywa nas i przynagla (por. 2 Kor 5, 14). Chodzi tu o podwójną miłość: miłość Chrystusa do nas, która pociąga, inspiruje i wzbudza naszą miłość do Niego. I właśnie ta miłość sprawia, że Kościół wychodzący ku światu jest wiecznie młody, a wszyscy jego członkowie mają misję głoszenia Ewangelii Chrystusa, przekonani, że „za wszystkich umarł po to, aby ci, co żyją, już nie żyli dla siebie, lecz dla Tego, który za nich umarł i zmartwychwstał” (w. 15). Każdy może wnieść swój wkład w ten ruch misyjny: modlitwą i działaniem, ofiarami pieniężnymi i cierpieniem, własnym świadectwem. Papieskie Dzieła Misyjne są uprzywilejowanym narzędziem sprzyjającym tej współpracy misyjnej na płaszczyźnie duchowej i materialnej. Dlatego zbiórka ofiar z okazji Światowego Dnia Misyjnego jest przeznaczona na Papieskie Dzieło Rozkrzewiania Wiary.

Pilność działań misyjnych Kościoła, w sposób naturalny, zakłada coraz ściślejszą współpracę misyjną wszystkich jego członków na każdym szczeblu. Jest to zasadniczy cel procesu synodalnego, dokonywanego przez Kościół ze słowami kluczowymi: komunia, uczestnictwo, misja. Taki proces nie jest z pewnością zamykaniem się Kościoła w sobie; nie jest procesem powszechnego sondażu, aby zdecydować, jak w parlamencie, w co należy wierzyć i co należy praktykować lub nie, zgodnie z ludzkimi preferencjami. Jest to raczej wyruszenie w drogę jak uczniowie z Emaus, słuchając Zmartwychwstałego Pana, który zawsze przychodzi między nas, aby wyjaśnić nam sens Pisma Świętego i połamać dla nas Chleb, abyśmy z mocą Ducha Świętego mogli pełnić Jego misję w świecie.

Tak jak owi dwaj uczniowie opowiadali innym o tym, co wydarzyło się w drodze (por. Łk 24, 35), tak i nasze głoszenie będzie radosnym opowiadaniem o Chrystusie Panu, o Jego życiu, męce, śmierci i zmartwychwstaniu, o cudach, jakie Jego miłość uczyniła w naszym życiu.

Zatem i my wyruszamy na nowo, oświeceni spotkaniem ze Zmartwychwstałym i ożywieni Jego Duchem. Wyruszamy z płonącymi sercami, otwartymi oczami, stopami w drodze, aby rozpalić inne serca Słowem Bożym, otworzyć inne oczy na Jezusa w Eucharystii i zaprosić wszystkich do wspólnego kroczenia drogą pokoju i zbawienia, które Bóg w Chrystusie dał ludzkości.

Święta Maryjo, Matko drogi, Matko uczniów-misjonarzy Chrystusa i Królowo misji, módl się za nami!

Rzym, u św. Jan na Lateranie, dnia 6 stycznia 2023 roku, w Uroczystość Objawienia Pańskiego.

FRANCISZEK

[00137-PL.01] [Testo originale: Italiano]

 

Traduzione in lingua araba

رسالة قداسة البابا فرنسيس

في مناسبة اليوم العالمي السّابع والتّسعين للرّسالات

22 تشرين الأوّل/أكتوبر 2023

قلوب مُتَّقِدة، وأقدام تسير (راجع لوقا 24، 13-35)

أيّها الإخوة والأخوات الأعزّاء،

في يوم الرّسالات العالمي لهذه السّنة، اخترت موضوعًا مستوحى من قصة تلميذَي عمواس، في إنجيل لوقا (راجع 24، 13-35): ”قلوب مُتَّقِدة، وأقدام تسير“. كان هذان التّلميذان مرتبكَين ومحبطَين، لكن اللقاء مع المسيح في الكلمة وعند كسر الخبز أشعل حماسهما وانطلقا من جديد نحو أورشليم، ليبشرا بأنّ الرّبّ يسوع قد قام حقًّا. في قصة الإنجيل، ندرك تغيّر التّلميذَين من بعض الصّور التي لها دلالة خاصّة: قلبان مُتَّقِدان لسماع الكتب المقدّسة التي يشرحها يسوع، وأعين ٱنفَتَحَت فعرفاه، وفي النّهاية، أقدام تسير. بالتأمّل في هذه الجوانب الثّلاثة، التي تحدّد مسيرة التّلاميذ المرسَلين، يمكننا أن نجدّد حماسنا للبشارة بالإنجيل في عالم اليوم.

1. كانت قلوبنا مُتَّقِدة ”عندما شرح لنا الكتب المقدّسة“. كلمة الله تنير وتغيّر القلب في حمل الرّسالة.

على الطّريق من أورشليم إلى عمواس، كان قلبا التّلميذَين مُكتَئِبَين - كما ظهر من وجهَيهِما - بسبب موت يسوع الذي كانا يؤمنان به (راجع الآية 17). أمام إخفاق المعلّم المصلوب، انهار رجاؤهما في أنّه المسيح (راجع الآية 21).

"وبَينَما هُما يَتَحَدَّثانِ ويَتَجادَلان، إِذا يسوعُ نَفْسُه قد دَنا مِنهُما وأَخَذَ يَسيرُ معَهما" (الآية 15). كما في بداية دعوة التّلاميذ، والآن أيضًا في لحظة الضّياع، بادر الرّبّ يسوع واقترب هو من التّلميذَين وسار معهما. في رحمته الكبيرة، لا يتعب أبدًا من البقاء معنا، على الرّغم من عيوبنا وشكوكنا وضعفنا، وعلى الرّغم من الحزن والتّشاؤم اللذين يقوداننا إلى أن نصير "قليلِي الفَهم وبطيئِي القَلْبِ" (الآية 25)، أناسًا قليلِي الإيمان.

واليوم، كما في ذلك الوقت، فإنّ الرّبّ يسوع القائم من بين الأموات قريب من تلاميذه المرسَلِين ويسير بجانبهم، خاصّةً عندما يشعرون بالضّياع والإحباط والخوف أمام سرّ الخطيئة الذي يحيط بهم ويريد أن يخنقهم. لذلك، "لا ندع أحدًا يسلبنا الرّجاء!" (الإرشاد الرّسوليّ، فرح الإنجيل، 86). الرّبّ يسوع أكبر من مشاكلنا، خاصّة عندما نواجهها في إعلان الإنجيل للعالم، لأنّ هذه الرّسالة، في النّهاية، هي له ونحن ببساطة معاونوه المتواضعون، ”خَدَم لا خَيرَ فيهِم“ (راجع لوقا 17، 10).

إنّي أعبّر عن قربي في المسيح من جميع المُرسَلِين والمُرسَلات في العالم، وخاصّة الذين يمرون بأوقات صعبة: الرّبّ يسوع القائم من بين الأموات، أيّها الأعزّاء، دائمًا معكم ويرى سخاءكم وتضحياتكم من أجل رسالة البشارة بالإنجيل في أماكن بعيدة. ليست كلّ أيام حياتنا مليئة بأشعة الشّمس، لكن لنتذكر دائمًا كلمات الرّبّ يسوع لأصدقائه قبل آلامه: "تُعانونَ الشِّدَّةَ في العالَم، ولٰكِن ثِقوا: إِنِّي قد غَلَبتُ العالَم" (يوحنّا 16، 33).

بعد أن أصغى إلى التلميذَين اللذَين كانا في طريقهما إلى عمواس، يسوع القائم من بين الأموات "بَدأَ مِن مُوسى وجَميعِ الأَنبِياء يُفَسِّرُ لَهما في جَميعِ الكُتُبِ ما يَختَصُّ بِه" (لوقا 24، 27). فاتَّقد قلبا التّلميذَين، كما اعترف في النّهاية الواحد للآخر بما في داخلهما: "أَما كانَ قَلبُنا مُتَّقِدًا في صَدرِنا، حينَ كانَ يُحَدِّثُنا في الطَّريق ويَشرَحُ لَنا الكُتُب؟" (الآية 32). في الواقع، يسوع هو الكلمة الحيّة، وهي وحدها تقدر أن تجعل القلب يتَّقِد وتقدر أن تنيره وتغيّره.

وهكذا نفهم فهمًا أفضل قول القدّيس هيرونيمُس: "جهلُ الكتُبِ المقدّسةِ هو جَهلٌ للمسيح" (راجع مقدّمة لسفر أشعيا). "بدون مساعدة الربّ لنا، من المستحيل أن نفهم الكتاب المقدّس فهمًا عميقًا، ولكن العكس صحيح أيضًا: بدون الكتاب المقدّس، تظلّ أحداث رسالة يسوع وكنيسته في العالم غير مفهومة" (رسالة بابوية، في صورة براءة بابوية، فَتحَ أَذْهانَهم، 1). لذلك، معرفة الكتاب المقدّس مهمّة لحياة المسيحي، وأكثر من ذلك لإعلان المسيح وإنجيله. وإلّا، فما الذي تنقله إلى الآخرين غير أفكارك ومشاريعك الخاصّة؟ وهل يمكن للقلب البارد أن يشعل قلوب الآخرين؟

لذلك لنسمح دائمًا بأن يرافقنا الرّبّ يسوع القائم من بين الأموات الذي يشرح لنا معنى الكتاب المقدّس. لنسمح له بأن يجعل قلوبنا تتَّقِد، وبأن ينيرنا ويغيّرنا، حتّى نستطيع أن نعلن سرّ خلاصه للعالم بالقدرة والحكمة اللتين تأتيان من روحه.

2. ”ٱنفَتَحَت أعينهما وعرفاه“ عند كسر الخبز. يسوع في الإفخارستيّا هو قِمَّة الرّسالة وينبوعها.

قلوبهما المتَّقِدة من أجل كلمة الله دفعت تلميذَي عمواس إلى أن يطلبا من المسافر الغريب أن يبقى معهما لما حان المساء. فٱنفَتَحَت أعينهما حول المائدة وعرفاه عندما كسر الخبز. العنصر الحاسم الذي فتح أعين التّلميذَين هو تسلسل الأعمال التي قام بها يسوع: أخذ الخبز، وباركه، وكسره وناولهما إياه. إنّها علامات عادية لربّ بيت يهودي، لكن، لمّا قام بها يسوع المسيح بنعمة الرّوح القدس، صارت حركات جدّدت للمشاركين على المائدة ذكر تكثير الأرغفة ولا سيّما علامة الإفخارستيّا، وسرّ ذبيحة الصّليب. لكن في اللحظة التي عرفا يسوع عند كسر الخبز، "غابَ عنهُما" (لوقا 24، 31). هذه الحقيقة تجعلنا نفهم حقيقة إيماننا الأساسيّة: المسيح الذي كسر الخبز يصير الآن الخبز المكسور، الذي يتقاسمه التّلاميذ وبالتالي يأكلونه. صار غير مرئي، لأنّه دخل الآن في قلبَي التّلميذَين ليزيدهما اتّقادًا، ما دفعهما لاستئناف طريقهما دون تأخير ليعلنا للجميع خبرة اللقاء الفريدة مع الرّبّ القائم من بين الأموات! وهكذا فإنّ المسيح القائم من بين الأموات هو الذي يكسر لنا الخبز وفي نفس الوقت هو الخبز المكسور من أجلنا. ولذلك، كلّ تلميذ مرسل مدعوٌ إلى أن يصير، مثل يسوع وفيه، بقوّة عمل الرّوح القدس، الشّخص الذي يكسر الخبز والذي يصير الخبز المكسور من أجل العالم.

وبهذا الصّدد، علينا أن نتذكّر أنّ مجرَّد كسر الخبز المادّي مع الجائعين باسم المسيح، هو بالفعل عمل الرّسالة المسيحيّة. وأكثر من ذلك، كسر الخبز الإفخارستيّ الذي هو المسيح نفسه، هو عمل الرّسالة بامتياز، لأنّ الإفخارستيّا هي ينبوع وقمّة حياة الكنيسة ورسالتها.

ذكّر بذلك البابا بنديكتس السّادس عشر، قال: "لا يمكننا أن نحتفظ لأنفسنا بالمحبّة التي نحتفل بها في سرّ [الإفخارستيّا]. إنّها تطلب بحكم طبيعتها أن تُعطَى للجميع. ما يحتاج إليه العالم هو محبّة الله، وهو لقاء المسيح والإيمان به. لذلك، الإفخارستيّا ليست فقط ينبوع وقمّة حياة الكنيسة، بل إنّها أيضًا رسالتها: الكنيسة التي هي حقًّا إفخارستيّة، هي كنيسة إرساليّة" (الإرشاد الرّسولي، سرّ المحبّة، 84).

لكي نؤتي ثمارًا، علينا أن نبقى متّحدين معه (راجع يوحنّا 15، 4-9). وهذا الاتّحاد يتحقّق بالصّلاة اليوميّة، خصوصًا في السّجود، وفي البقاء صامتين في حضور الرّبّ يسوع، الذي يبقى معنا في الإفخارستيّا. بتنمية هذه الشّركة مع المسيح بمحبّة، يمكن للتّلميذ المُرسَل أن يصبح صوفيًّا يعمل. ليمتلئ قلبنا بالشّوق دائمًا إلى رفقة يسوع، وليتلهَّف متَّقدًا بمِثلِ شوق تلميذَي عمواس، وخاصّة عندما يحلّ المساء: "أُمكُثْ مَعَنا، يا ربّ!" (راجع لوقا 24، 29).

3. أقدامٌ تسير، تحمل فرح البُشرى بالمسيح القائم من بين الأموات. الشّباب الأبديّ لكنيسة منفتحة دائمًا نحو الخارج.

بعد أن ٱنفَتَحَت أَعيُنهما وعرفا يسوع عند ”كسر الخبز“، "قام التّلميذان في تِلكَ السَّاعَةِ نَفْسِها ورَجَعا إِلى أُورَشَليم" (راجع لوقا 24، 33). الذهاب بسرعة بهذا الشّكل، لمشاركة الآخرين فرح اللّقاء مع الرّبّ يسوع، يُظهر أنّ "فرح الإنجيل يملأ قلب جميع الذين يلتقون بيسوع ويملأ كلّ حياتهم. الذين يقبلون أن يخلّصهم يحرّرهم من الخطيئة والحزن والفراغ الدّاخليّ والعزلة. مع يسوع المسيح يولد الفرح ويولد دائمًا من جديد" (الإرشاد الرّسوليّ، فرح الإنجيل، 1). لا يمكننا أن نلتقي حقًّا مع يسوع القائم من بين الأموات، من دون أن تشتعل فينا الرّغبة في أن نعلنه للجميع. لذلك، أوّل وأهمّ حاملين للرّسالة هم الذين عرفوا المسيح القائم من بين الأموات، في الكتاب المقدّس وفي الإفخارستيّا، ويحملون نَارَهُ في قلوبِهِم ونُورَهُ في نظراتِهِم. هؤلاء يمكنهم أن يشهدوا للحياة التي لا تموت أبدًا، حتّى في أصعب المواقف وفي أحلك اللّحظات.

صورة ”الأقدام التي تسير“ تذكّرنا مرّة أخرى الصّلاحيّة الدّائمة ”للرّسالة إلى الأمم“، وهي الرّسالة التي أعطاها الرّبّ يسوع القائم من بين الأموات إلى الكنيسة لتبشّر كلّ شخص وكلّ شعب، حتّى أقاصي الأرض. البشريّة التي أصيبت بالكثير من المظالم والانقسامات والحروب، هي بحاجة اليوم، أكثر من أيّ وقتٍ مَضَى، إلى البُشرى السّارّة بُشرى السّلام والخلاص في المسيح. لذلك، أغتنمُ هذه الفرصة لأكرّر أنّه "يحقّ للجميع قبول الإنجيل. ومن واجب المسيحيّين إعلانه دون إقصاء أحد، لا كمن يفرض واجبًا جديدًا، بل كمن يتقاسم فرحًا، كمن يدلّ على أفق جميل، كمن يقدّم وليمة شهية" (المرجع السّابق، 14). الارتداد إلى الرّسالة هو الهدف الرّئيسي الذي يجب أن ننظر إليه، أفرادًا وجماعات، لأنّ "عمل الرّسالة هو المثال لكلّ مهمّة في الكنيسة" (المرجع نفسه، 15).

كما أكّد الرّسول بولس، محبّة المسيح تأسرنا وتدفعنا (راجع 2 قورنتس 5، 14). إنّها المحبّة المزدوجة: محبّة المسيح لنا التي تدعو، وتُلهم وتُثير محبّتنا له. وهي المحبّة التي تجعل الكنيسة المتوجّهة نحو الخارج شابّة دائمًا، مع جميع أعضائها المُرسَلِين لإعلان إنجيل المسيح، مؤمنين أنّه "مِن أَجْلِهِم جَميعًا ماتَ، كَيلا يَحْيا الأَحياءُ مِن بَعدُ لأَنْفُسِهِم، بل لِلَّذي ماتَ وقامَ مِن أَجْلِهِم" (الآية 15). يمكن للجميع أن يساهموا في هذه الحركة الإرساليّة: بالصّلاة والعمل، وبتقدمة المال والآلام، وبالشّهادة الخاصّة. المؤسسات البابويّة للرّسالات هي الأداة المميّزة لتعزيز هذا التّعاون الإرساليّ على المستوى الرّوحي والمادّي. لهذا السّبب، جَمْعُ التّقادم في يوم الرّسالات العالمي يُخَصَّص للمؤسسة البابويّة لنشر الإيمان.

ضرورة عمل الرّسالة في الكنيسة يستلزم بالتّأكيد تعاونًا إرساليًّا وثيقًا دائمًا بين جميع أعضائها وعلى كلّ المستويّات. هذا هدف أساسيّ من أهداف المسيرة السّينوديّة التي تقوم بها الكنيسة مع الكلمات-المفتاح: الشّركة والمشاركة والرّسالة. هذه المسيرة ليست بالتّأكيد انطواء الكنيسة على نفسها، وليست عمليّة استطلاع شعبيّة لكي تقرّر، كما يحدث في البرلمان، ماذا يجب أن نصدّق ونمارس أو لا بحسب التّفضيلات الإنسانيّة. بل هي مسيرة نضع فيها أنفسنا على الطّريق ونسير مثل تلميذَي عمواس، ونصغي إلى الرّبّ يسوع القائم من بين الأموات، الذي يأتي دائمًا بيننا ليشرح لنا معنى الكتب المقدّسة ويكسر لنا الخبز، حتّى نستطيع أن نواصل حمل رسالته بقوّة الرّوح القدس في العالم.

كما روى هذان التّلميذان للآخرين ما حدث على طول الطّريق (راجع لوقا 24، 35)، كذلك إعلاننا سيكون رواية فرحة عن المسيح الرّبّ، وعن حياته، وآلامه، وموته وقيامته من بين الأموات، وعجائبه التي حقّقتها محبّته في حياتنا.

إذن، لننطلق نحن أيضًا من جديد، مُستنيرين بنور اللّقاء مع القائم من بين الأموات، ومُمتلئين بروحه القدّوس. لننطلق من جديد بقلوبٍ متَّقِدة، وبعيونٍ منفتحة، وبأقدامٍ تسير، لكي نشعل قلوبًا أخرى بكلمة الله، ونفتح عيونًا أخرى على يسوع الإفخارستيّا، وندعو الجميع لكي نسير معًا على طريق السّلام والخلاص الذي وهبه الله في المسيح للبشريّة.

يا قدّيسة مريم، يا سيّدة الطّريق، وأُمَّ تلاميذ المسيح المُرسَلِين، وملكة الإرساليّات، صلّي لأجلنا!

روما، بازيليكا القدّيس يوحنّا في اللاتران، يوم 6 كانون الثّاني/يناير 2023، عيد ظهور الرّبّ يسوع.

فرنسيس

[00137-AR.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua cinese semplificato

教宗二零二三年世界传教节文告

心灵火热,踏足前行(参见路24:13-35)

亲爱的兄弟姐妹们!

为今年的世界传教节,由路加福音中有关厄玛乌两位门徒的叙述中得到启发(参见路24:13-35),我选择了这一主题:"心灵火热,踏足前行"。两位门徒感到困惑和失望,但在圣言和擘饼中与基督的相遇点燃了他们心中的热火,于是再次出发前往耶路撒冷,宣布主真的复活了。在福音的叙述中,我们通过一些引人瞩目的画面领悟到门徒们的转变:他们由于耶稣讲解《圣经》而心灵火热,他们睁开眼睛认出了祂,最终,踏足前行。让我们默想传教使徒行程的以上三点描述,希望我们能在今天的世界里重新激起传播福音的热忱。

1. "当祂向我们讲解《圣经》的时候",心灵火热。天主圣言在传教中启迪并改变人心。

从耶路撒冷到厄玛乌的路上,由两位门徒的脸上可以看出,他们非常难过,因为他们所相信的耶稣已经死了(参见第17节)。面对被钉在十字架上的师傅的失败,他们认为耶稣是默西亚的希望破灭了(参见第21节)。

请看,"他们正在谈话讨论的时候,耶稣亲自走近,与他们同行"(第15节)。就如门徒们在被召叫之初,如今在他们迷惑不解的时刻,主也主动接近他们并与他们同行。祂无限慈悲,即使我们有缺点、疑惑及软弱,且忧伤和悲观使我们的心变得 "愚昧和迟钝"(第25节),成为小信德的人,祂也从不厌倦与我们同在。

今天,就像当初一样,复活的主靠近祂的传教使徒,尤其是在他们被欲使他们窒息的不义的奥秘所包围时,以及他们感到迷失、灰心和害怕时,主走近他们身边。因此,"不可让自己的望德被夺走!"(《福音的喜乐》第86号)。上主完全能解决我们的问题,尤其是我们向世界宣扬福音时遇到的那些问题,因为这一使命毕竟是祂的,我们只是祂卑微的合作者,"无用的仆人"(参见路17:10)。

我愿向世界上所有的传教士,特别是那些正经历困难时刻的传教士们,表达我在基督内的亲近:亲爱的诸位,复活的主一直与你们同在,祂看到你们在遥远的地方为福传使命所做的慷慨和牺牲。生命中的每一天并非都充满阳光,但是,让我们永远记住主耶稣在受难前对祂的朋友们说的话:"在世界上你们要受苦难,然而你们要有勇气:我已战胜了世界!"(若16:33)。

在聆听了前往厄玛乌的两位门徒的对话后,复活的耶稣"从梅瑟和众先知开始,把全部《经书》论及祂的话,都给他们解释了"(路24:27)。门徒们的心再次被点燃,他们最终互相倾诉:"当祂在路上与我们谈话,给我们讲解《圣经》的时候,我们的心不是火热的吗?"(第32节)。因为耶稣是生活的圣言,只有祂能点燃、启迪和改变人心。

因此,我们更能理解圣热罗尼莫所说的:"不认识圣经就是不认识基督"(《依撒意亚先知书诠释》,序言:PL24,17B)。"如果没有引领我们的主,我们就不可能深入了解圣经,反之亦然:如果没有圣经,就无法解读耶稣和祂的教会在世界中的使命"(《开启他们的明悟》手谕,1号)。所以,认识圣经对基督徒的生活很重要,对宣扬基督和祂的福音更是如此。否则,除了传给别人自己的想法和计划,还有什么可宣传?一颗冰冷的心能让他人的心燃烧起来吗?

为此,让复活的主永远伴随我们,让祂向我们诠释圣经的含义。我们请祂使我们的心燃烧起来,启迪我们并改变我们,以便我们能以来自祂圣神的力量和智慧,向世界宣扬祂救赎的奥秘。

2. 在擘饼时 "开了眼睛认出祂来 "。圣体中的耶稣是传教使命的源泉和顶峰。

被天主的圣言燃烧的心使厄玛乌的两位门徒在傍晚时,要求那位神秘的旅行者与他们一起住下。当他们一起就餐,祂擘饼时,他们的眼睛开了,认出祂来。使徒们睁开眼睛的决定性因素是耶稣所完成的一系列动作:拿起饼来,祝福了,擘开,递给他们。这些都是犹太户主的日常行为,但是,耶稣基督以圣神的恩宠来完成,祂为这两位共餐者重现了增饼,尤其是圣体的标记,即十字架上的祭献与牺牲。但是,在他们认识到擘饼者就是耶稣的那一刻,"祂从他们眼前隐没了"(路24:31)。这一事实使我们理解到信仰的一个基本现实:擘饼的基督现在成为被擘开的饼,供门徒享用,被他们领受。祂成为不可见的,因为祂现在已经进入门徒心中,使他们的心愈加燃烧,促使他们毫不迟疑地再次出发,将与复活者相遇的独特经验分享给所有的人!为此,复活的基督是擘饼者,同时也是为我们而成为被擘开的饼。所以,每个传教门徒都被要求像耶稣一样,并在祂内,因圣神的行动,为世界成为擘饼者且成为被擘开的饼。

在这方面,必须牢记,以基督的名义给饥饿的人简单地擘开物质的面包,已经是一种基督徒的传教行为。擘开基督圣体,更是卓越的传教行动,因为圣体是教会生活与使命的源泉和顶峰。

教宗本笃十六世提醒我们:"我们不能把我们在圣体圣事中庆祝的爱自我保留。它的本质是要求传达给所有人。世界所需要的是天主的爱,是与基督会晤并相信祂。这就是为什么圣体不仅是教会生活,而且是教会使命的源泉和顶点:一个真正的圣体教会是一个传教的教会'"(《爱德的圣事》宗座劝谕, 84)。

为了结出果实,我们必须与祂合一(参见若15:4-9)。而这种结合是通过日常的祈祷,特别是朝拜圣体,在主面前保持静默来实现的,主在圣体中与我们同在。以爱培育我们与基督的共融,传教的门徒可成为显修中的秘修者。当黑夜将近时厄玛乌两位门徒说:"主啊,请留下与我们同住!"(参见路24:29),受这两位门徒的热切请求所启发,也希望我们的心永远渴望耶稣的陪伴。

3. 走在路上,带着喜悦讲述复活的基督。不断走出去的教会将永保年轻。

门徒们睁开眼睛,在 "擘饼 "中认出了耶稣,就 "毫不迟疑地出发,回到了耶路撒冷"(参见路24:33)。这种匆忙前往,与他人分享与主相遇的喜乐,表明 "福音的喜悦充满了与耶稣相遇的人的心和他的整个生命。凡接受祂救恩的人,必从罪恶、悲哀、内在空虚和孤独中被解救出来。与基督一起,喜乐就会生生不息"(《福音的喜乐》宗座劝谕,1)。真正与复活的耶稣相遇的人,他的心就不能不被与众人分享的这一渴望所燃烧,因此,第一且重要的传教资源是那些在圣经和圣体中认出复活的基督的人,在他们的心中有祂的热火,在他们的眼中有祂的光。即使在最困难的情况和最黑暗的时刻,他们都会为永不消逝的生命做见证。

“踏足前行” 的影象再次提醒我们,万民福传的使命世代有效,这是复活的主赋予教会的使命,为向每个人及每一民族传播福音,直到地极。今日,被如此众多的不义、分裂和战争所伤害的人类,比以往任何时候都更需要基督和平和救赎的福音。因此,我借此机会重申,"每一个人都有领受福音的权利,基督徒有责任向所有人宣讲福音。宣讲时与其摆出把新诫律强加于人的姿态,倒不如心怀与人分享喜乐的诚意,指出美的境界,邀请人们出席甘美的盛宴"(同上,14)。传教的皈依仍然必须成为个人和团体为自己设定的主要目标,因为 "传教是教会所有活动的典范"(同上,15)。

正如保禄宗徒所说,基督的爱吸引并推动着我们(参见格后5:14)。这里是一个双重的爱的问题:基督的爱吸引、激发并唤起我们对祂的爱。而正是这种爱,使走出去的教会永保年轻,其所有成员一起去宣扬基督的福音,我们深信 "祂为众人死,使活着的人不再为自己生活,而是为替他们死而复活的那位生活"(林后4:15)。任何人都能为这传教运动做出贡献:用祈祷和行动,用金钱和痛苦的奉献,用自身的见证。宗座传教善会是鼓励这种精神和物质层面上传教合作的特殊工具。正因如此,世界传教日的募捐是专门为宗座传播信仰善会而设立。

教会传教行动的紧迫性,当然需要其所有成员在各个层面上进行更密切的传教合作。这是同道偕行进程的一个根本目标,且教会正以共融、参与及使命为秘诀来实现它。当然这个过程并非是教会自我封闭;也不是像议会那样通过民主投票并根据人的喜好来决定是否值得信仰和实践。而是像厄玛乌的门徒一样出发,聆听复活的主,因为祂总是在我们中间,向我们解释圣经的意义并为我们擘饼,使我们能够以圣神的力量在世界中继续祂的使命。

就像那两位门徒向其他人讲述路上所发生的事情一样(参见路24:35),我们的宣告也将是对主基督、祂的生命、苦难、死亡和复活,以及祂的爱在我们生命中所创造的奇事的喜乐讲述。

在与复活者的相遇中获得启迪,并被祂的圣神鼓励后,让我们也因此再次出发。让我们带着火热的心出发,睁开双眼,踏足前行,用上主的圣言点燃人心,让他人也睁开眼睛认出圣体中的耶稣,并邀请众人偕行于上主在基督内赐给人类的和平与救赎的道路上。

圣玛利亚旅途中保,基督传教使徒之母及传教之后,为我等祈!

罗马圣若望拉特朗大殿

二零二三年一月六日,主显节

[00137-AA.01] [Testo originale: Italiano]

[B0071-XX.02]